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ยซSiamo nati con le macerie della Grande Guerra, abbiamo resistito alla Seconda Guerra Mondiale, siamo passati indenni dalla Prima alla Seconda Repubblica e abbiamo dato lavoro a tanti giovani, dopo la crisi economica degli anni 2000. Questa รจ la Cooperativa Pescatori del Trasimenoยป.

Ogni mattina, dโ€™estate e in inverno, con la tramontana o con la nebbia, con il buono o il cattivo tempo, i pescatori partono con le loro barche e le loro reti – veri e propri simboli della loro passione – alla conquista del pesce del lago Trasimeno. Uno specchio dโ€™acqua che, benchรฉ poco profondo, ha una fauna ittica molto ricca. Pesci pregiati o di poco valore, di mercato o predatori, riempiono ogni giorno le maglie delle reti della Cooperativa Pescatori del Trasimeno, fondata a San Feliciano nel 1928 che a oggi conta 30 soci pescatori e 13 persone a terra.

 

Foto by Cooperativa Pescatori del Trasimeno

 

ยซLโ€™obiettivo della Cooperativa โ€“ che lo scorso anno ha festeggiato 90 anni di storia – รจ quello di dare lavoro ai giovani: molti, infatti, a causa della crisi economica degli ultimi anni si sono riavvicinati a questo lavoro. C’รจ perรฒ anche lo scopo di valorizzare con la sostenibilitร  il Trasimeno, raccontandone la storia e il suo ambiente che รจ, giorno dopo giorno, sempre piรน a rischio. Il lago sta collassando, le sue acque poco profonde lo rendono molto precario e delicato; qualsiasi evento lo puรฒ danneggiare, anche una semplice siccitร . Inoltre, sta perdendo la sua biodiversitร  e manca sempre piรน spesso il pesce pregiato mangiato dai cosidetti pesci predatori. Per questo stiamo cercando con tutti gli attori coinvolti – Regione Umbria, Arpa, Legambiente, Ispra โ€“ di monitorarlo, ma servirebbe un aiuto concreto da parte della Comunitร  Europea. Facciamo fatica a sopravvivere e la mancanza di risorse di certo non aiuta: lo smantellamento delle Province, ad esempio, ha avuto un forte impatto su di noi. Loro si occupavano a 360 gradi del Trasimeno; oggi invece cโ€™รจ unโ€™assenza totale di un soggetto che si occupi del lago e di tutto quello che lo circondaยป spiega Valter Sembolini, amministratore delegato della Cooperativa Pescatori del Trasimeno.

 

Foto storica della Cooperativa Pescatori del Trasimeno

 

Si tratta di una vera e propria azienda che trasforma e commercializza il pesce catturato dai suoi pescatori: innovazione, consapevolezza, conoscenza, educazione e sostenibilitร  sono la missione della Cooperativa, che mette in moto ogni giorno unโ€™economia circolare a tutti gli effetti. ยซTra noi pescatori e lโ€™indotto che coinvolgiamo (ristoratori e altri soggetti) diamo lavoro a circa 200 persone, il settore ittico รจ un anello fondamentale del turismo del Trasimeno. Ovviamente oggi non ci occupiamo solo di pesca: trasformiamo, vendiamo a km zero, facciamo innovazione e puntiamo sul turismo con il trasposto pubblico. Purtroppo solo di pesca non si riesce piรน a vivereยป aggiunge Sembolini.
Il bottino dei pescatori puรฒ essere acquistato direttamente in Cooperativa oppure degustato nei migliori ristoranti del Trasimeno, che vengono quotidianamente riforniti.

Per vivere il Trasimeno come dei veri pescatori

La Cooperativa Pescatori del Trasimeno vive anche di attivitร  extra. Organizza battute di pesca per essere pescatori per un giorno, per vivere unโ€™avventura a stretto contatto con la natura del lago: provare lโ€™emozione dellโ€™uscita allโ€™alba sulle tipiche imbarcazioni dei pescatori, posizionare le reti, raccoglierle e tornare a casa con il pescato.
Per chi ama il buon cibo – in particolare il pesce – vengono organizzati corsi di cucina in collaborazione con Slow Food per far conoscere le ricette tradizionali dellโ€™area. Il piatto forte รจ sicuramente il pesce dโ€™acqua dolce (carpa, persico reale, tinca, anguilla, gamberone…) che in molti considerano meno buono del cugino di mare e piรน difficile da cucinare.
ยซQuando, tra un anno, avremo realizzato la nostra Locanda del Pescatore si potrร  consumare il pescato direttamente con noi e inizierร  la vera attivitร  di cucinaยป conclude lโ€™amministratore delegato.
รˆ possibile anche immergersi nella natura con escursioni nei luoghi piรน affascinanti, per osservare e fotografare le varie specie faunistiche presenti o – perchรฉ no – per un tuffo in acqua; oppure organizzare weekend e serate in spiaggia con musica e grigliate di pesce.

 

Foto by Cooperativa Pescatori del Trasimeno

Ambienti ampi ed eleganti, arredi dโ€™epoca e un balcone verde affacciato sul Trasimeno: Palazzo Pantini Nicchiarelli รจ ciรฒ che si dice un vero e proprio angolo di paradiso incastonato nel centro storico di Castiglione del Lago.

Palazzo Pantini Nicchiarelli, foto di Paola Butera

 

Sorto sulle vestigia di un edificio medievale, Palazzo Pantini Nicchiarelli fu eretto, per volere di un membro della rinomata famiglia Pompilj, durante lโ€™epoca napoleonica. Giovanni Pompilj era inoltre un tale estimatore del lavoro dellโ€™amico Giuseppe Piermarini, architetto folignate progettista del Teatro alla Scala di Milano, che volle replicarne lo stile in questa sua villa adagiata sullo sperone occidentale del Lago Trasimeno.
E cosรฌ che proprio dal teatro meneghino prese spunto per la realizzazione non solo dellโ€™ingresso con la scala semicircolare e la cupola, ma anche per la facciata austera e per gli originali affreschi a trompe lโ€™ล“il. Proprio gli affreschi sono al momento centro di unโ€™attenta opera di restauro. Tra quelli del piano nobile – neoclassici, con soggetti mitologici e dellโ€™antica Roma – ne รจ stato recentemente individuato uno nuovo, risalente ad almeno due secoli prima degli altri: ciรฒ dimostrerebbe come la villa sia stata eretta sulla base di un edificio ancora anteriore.

 

Foto di Paola Butera

 

La bellezza senza tempo di Palazzo Pantini Nicchiarelli ha perรฒ rischiato di essere intaccata: durante la Seconda Guerra Mondiale, quando fu sede degli Stati generali, subรฌ infatti delle modifiche interne che ne deturparono definitivamente alcune pareti, prima completamente affrescate. Resta perรฒ una residenza dโ€™epoca di grande pregio, con i suoi saloni, gli arredi, i soffitti finemente affrescati, cosรฌ come lo spazioso giardino panoramico affacciato sulle mura federiciane dellโ€™acropoli, attrezzato con una tensostruttura di ultima generazione. Secondo lo studio di alcuni disegni antichi, una parte di questo meraviglioso balcone verde era un tempo parte del vicino Palazzo della Corgna.

 

Una vista mozzafiato, foto di Paola Butera

Sembrano le coordinate giuste per un matrimonio da sogno: Palazzo Pantini Nicchiarelli รจ infatti la location ideale per ricevimenti ricercati ed esclusivi, capaci di offrire agli invitati unโ€™atmosfera intima e una vista impareggiabile sul Lago Trasimeno. Non solo, il Palazzo mette a disposizione una selezione di fornitori capaci di soddisfare ogni esigenza: ristoratori, cuochi, staff di cucina e camerieri, ma anche fotografi, video-makers, parrucchieri e arredatori pronti a realizzare allestimenti esclusivi anche per meetings, eventi ed esposizioni.
Le sale, illuminate in maniera naturale grazie alle ampie vetrate, consentono infatti di mettere in mostra nuove linee aziendali o di esporre opere dโ€™arte in una cornice pressochรฉ inimitabile.

 

 


Palazzo Pantini Nicchiarelli

ยซPensiamo a Marc Chagall come al pittore-poeta del ventesimo secoloยป. (Wernerย Haftmann)

Le meravigliose sale interamente affrescate di Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago si colorano con le opere di uno dei massimi esponenti dellโ€™arte del Novecento: Marc Chagall.

La mostra, Marc Chagall. Lโ€™anima segreta del racconto, curata da Andrea Pontalti, promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarteย in collaborazione con Aurora Group e The Art Company, propone una significativa selezione di opere dellโ€™artista, prendendo in esame la serie Le Favole, il ciclo Chagall Litographe e Re David suona la cetra. La mostra consacra a buon diritto Chagall quale artista letterario e mitologico. Il visitatore potrร  ammirare le opere del grande maestro, sotto un soffitto interamente decorato; lโ€™esposizione infatti si apre nella sala di Fetonte (Camera di Diomede), affrescata dal Circignani, il quale raffigura la tragica fine di Fetonte; un monito a Diomede della Corgna a rimanere nei limiti naturali, indicati dalle quattro parti del giorno e dalla successione delle stagioni.

 

Le fasi di Chagall

Nella prima serie, Chagall inizia a illustrare Le Favole di La Fontaine su richiesta del mercante dโ€™arte Voillard. In queste venti acqueforti lโ€™accento cade sulla componente mitologica e universale della favola con la consueta padronanza nel posizionamento dei personaggi: le figure sembrano stagliarsi sul foglio come per dominarlo. Questo lavoro illustra i grandi temi della vita: amore, morte e follia umana, temi antitetici ma sempre presenti nella vita di ogni uomo.

 

Les Amoureux au soleil rouge

 

Il secondo ciclo invece comprende un nucleo di quattro opere: Le Cirque, La Jongleuse, Le Clown musicien e Carte d’invitation, le quali ruotano attorno al tema del circo; questo soggetto attraverserร  tutta lโ€™arte del Novecento. Chagall rimase sempre affascinato dagli spettacoli circensi e vide il circo come uno dei fulcri piรน interessanti della vita artistica e sociale. Lโ€™artista inoltre compare in due autoritratti: Le Peintre ร  la palette e Auto-portrait.

 

Auto-portrait

 

Nel Re David suona la cetra, il riferimento รจ sicuramente biblico; questo tema sarร  affrontato da Chagall ben due volte: nella prima il giovane David calma i mali di Re Saul con la musica, nella seconda il Re รจ intento a suonare nella solitudine di un paesaggio vitreo.

E infine, nella composizione Musicien et danseuse, vengono privilegiate la semplicitร  e la vivacitร  coloristica della musica; emerge infatti il tema del violinista, che sarร  una figura chiave del linguaggio figurativo di Chagall tanto da divenire allegoria stessa della musica. รˆ chiaro il riferimento alla sua infanzia e in particolare allโ€™universo folkloristico e rurale di Vitebsk.
Il percorso si completa con la sala ComeChagall, interamente dedicata alla creativitร  di grandi e piccoli. I visitatori possono diventare creatori di favole o racconti fantastici, grazie a fogli, penne colorate e parole magnetiche con cui comporre sul muro la propria favola; infatti unโ€™intera parete รจ a uso dei visitatori per lasciare i propri disegni oppure per scrivere una personalissima favola alla maniera di Chagall, ispirandosi alle opere presenti in mostra.

 

Sala ComeChagall

ยซLe favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perchรฉ i bambini lo sanno giร . Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfittiยป, scriveva Gilbert Keith Chesterton. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con lโ€™animo di un bambino.

Il russo parigino

Chagall (1877-1985), trascorre lโ€™infanzia nella sua cittร  natale Vitebsk, in un ambiente esclusivamente ebraico che influรฌ profondamente sulla sua produzione artistica. I suoi esordi hanno uno stile neoprimitivo, influenzato fortemente dalle icone russe e dallโ€™arte popolare. Chagall arriva, per la prima volta a Parigi nel 1910 dove entra in contatto con le avanguardie artistico – letterarie, in particolare con il fauvismo, il cubismo e lโ€™orfismo. Da questo momento in poi un tratto distintivo della sua poetica e della sua arte sarร  lโ€™elemento fantastico.
Pochi anni dopo, nel 1917, viene nominato commissario delle Belle Arti; nello stesso anno fonda lโ€™Accademia di Vitebsk da cui perรฒ prende le distanze tre anni piรน tardi per alcuni contrasti con Maleviฤ. Decide cosรฌ di dedicare la sua arte alla realizzazione di decori, costumi e scenografie per il teatro ebraico. I dipinti di questo periodo si focalizzano prevalentemente su vedute della sua cittร  natale e opere ispirate al suo matrimonio con Bella. A causa delle persecuzioni naziste, lโ€™artista รจ costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti e solo nel 1947 farร  ritorno in Francia.
Come molti artisti a lui contemporanei, tra cui Matisse, Braque e Picasso, Chagall esplora nuovi mezzi espressivi dedicandosi alla ceramica, al mosaico, alla scultura, allโ€™arazzo e alla pittura su vetro. In questi anni realizza le vetrate della Cattedrale di Metz, le decorazioni per lโ€™Opรฉra di Parigi e il Palazzo dellโ€™ONU a New York. Intorno al 1945 Chagall si avvicina alla litografia; insieme a Picasso frequenta il laboratorio dei fratelli Mourlot, dove vedranno la luce molti dei capolavori della litografia del Novecento.

 

 


Per maggiori informazioni.

Lโ€™amore per un mestiere che si trasforma in arte: questa รจ la storia di come ragazzo ha salvato il sapere di un tempo. A guidarlo, lโ€™anziana nonna.

Siamo attesi presso il Retificio Mancinelli, a San Feliciano (Magione). A incorniciare il giardino ci sono i cerchi di plastica delle reti piรน grandi, affastellati da una parte a indicare lโ€™industriositร  di quella apparentemente tranquilla villetta di lago.

Andrea Mancinelli e sua nonna ci accolgono nella stanza da lavoro, grande e luminosa, che il sole mattutino taglia obliquamente come un diamante perfetto. Da un lato, le sedie di legno impilate si innalzano faccia a faccia con un appendiabiti particolare, che invece dei vestiti mette in mostra le reti.

Una stanza smarrita tra le pieghe del tempo

Sรฌ, perchรฉ รจ in questa stanza tutta finestre che Andrea e sua nonna cuciono le reti. Il Retificio Mancinelli potrebbe infatti ridursi a questa luminosa scatola, dove il ragazzo impara il mestiere dei vecchi e gli dona nuova vita, coadiuvato da quella che รจ una vera e propria istituzione da queste parti. Non sembra poi cosรฌ fuori luogo quel tavolo, pericolosamente simile alla cattedra di una scuola, stretto tra scatoloni ripieni di reti e ricoperto di piombini, galleggianti e aghi.

Una stanza che sembra smarrita nel tempo, con i modellini in cotone delle reti e la foto del defunto patriarca a tenere sotto controllo ogni colpo di ago e gioco di mano, elementi coreografici, sebbene pratici, di un lavoro artigianale che affonda le sue radici nella vita quotidiana dei pescatori del Trasimeno.

A completare la scena, una sorta di sgabello di legno posto sopra un armadietto โ€“ che poi scoprirรฒ essere un sostegno per le grosse nasse di nylon โ€“ e alcune carrucole che pendono dal soffitto e alle quali Andrea appende subito un tofo.

Mentre i fotografi si scatenano, osservo la perfezione tecnica di tale creazione, con i suoi inganni dal nome emblematico che intrappolano lโ€™ingenuo pesce. Andrea, nel frattempo, ci dร  una dimostrazione pratica di come la rete viene attaccata ai cerchi, contando i punti uno per uno: ogni quattro punti si ferma e fa un nodo, lasciando presagire un lavoro piuttosto ripetitivo, ma che chiede in cambio unโ€™estrema attenzione. Quello che lui chiama ago, รจ in realtร  lโ€™achecella, una sorta di pettine a due soli denti che Andrea muove in maniera fluida e sapiente, come se stesse pettinando la chioma dellโ€™amata.

 

Dal 1955

E pensare che, secondo sua nonna, ha ancora molto da imparare. Cerco di capire se รจ fiera di suo nipote, di come ha ripreso il mestiere sul quale ha ruotato la sua vita. Invece di rispondermi, inizia a parlare di sรฉ.

รˆ dal lontano 1955 che fa questo lavoro certosino, ma da un anno a questa parte ha dovuto smettere per via della salute che comincia a vacillare. Ha lavorato tanto e con passione, ma ora sente di essersi invecchiata e le si spezza il cuore. La paura per la sua salute, cosรฌ come lโ€™impossibilitร  di rassegnarsi allโ€™inevitabilitร  di una situazione, le incrinano la voce โ€“ ma non cโ€™รจ bisogno che sia io a dirle che รจ una guerriera e che tutti vorremmo avere una nonna come lei.

Precisione ed esperienza

Dalla breve dimostrazione di Andrea capiamo che questo tipo di lavoro รจ estremamente complicato: richiede precisione e esperienza, cosรฌ come una soglia dโ€™attenzione estremamente elevata. A dimostrazione di tale tesi, Andrea dispiega un tramaglio stendendolo tra lโ€™appendiabiti e la finestra a est: il nylon, inizialmente di un azzurro chiarissimo, sembra quasi scomparire, sospeso tra il pulviscolo e il sole di tarda mattina. Adesso capisco perchรฉ la stanza รจ cosรฌ luminosa.

Non deve essere facile, inoltre, ricordarsi gli innumerevoli schemi delle altrettanto innumerevoli tipologie di reti. Spuntano allora degli appunti consunti, conservati nei cassetti della cattedra-scrivania: schemi, numerazioni, aggiornamenti. Tutto quello che serve per costruire una rete perfetta รจ scritto lรฌ, su fogli contabili e quaderni scollati, un patrimonio dallโ€™aspetto umile che vale piรน di un raro tesoro.

รˆ il sapere che permette di costruire i complicati tramagli e le similari reti per la caccia alla lepre, o quelle per il mare, per lo sport, per le vetrine, per i ristoranti e per i giochi dei bambini. Quelle reti che generazioni e generazioni di pescatori hanno steso sul lago Trasimeno, il cui verde pastello si staglia discreto in fondo alla strada.

 


Retificio Mancinelli

ยซSe lโ€™Umbria fosse un fumetto? Sarebbe divertente e pieno di coloriยป.

Antonio Vincenti, meglio conosciuto come Sualzo, si definisce un sassofonista mancato e un disegnatore autodidatta. Con la sua matita illustra e racconta storie: ยซPer me รจ fondamentale raccontare delle belle storie. Scelgo sempre argomenti che mi stanno a cuoreยป.
Vincitore di diversi premi, i suoi lavori sono stati pubblicati non sono in Italia, ma anche in USA, Russia, Francia, Spagna, Polonia, Inghilterra, Corea del Sud e altri paesi: il 30 novembre sarร  in Russia a rappresentare lโ€™Italia alla Fiera Internazionale del libro di Mosca. Ma Sualzo resta legato a doppio filo con il suo territorio, con lโ€™Umbria e soprattutto con il lago Trasimeno, che vede ogni giorno dalla finestra di casa. ยซLโ€™Umbria รจ spesso rappresentata nei miei fumetti e il lago spunta sullo sfondo dei miei disegniยป.

Sualzo Antonio Vincenti all’opera

La prima domanda รจ dโ€™obbligo: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nato a Perugia, ma da vent’anni vivo a San Feliciano: sono un trapiantato orgoglioso. Mi sento molto legato alla fisicitร  di questo posto, รจ un luogo che sento molto mio; qui ho conosciuto mia moglie, qui sono nati i miei figli.

Ci spieghi a grandi linee come nasce un suo fumetto. Come le viene lโ€™idea, lโ€™ispirazioneโ€ฆ

Io lavoro con due tipi di storie. Mi occorrono sei-sette anni per realizzare un libro con una storia completamente mia: il lavoro parte da unโ€™idea che si affaccia nella mia mente tramite il mio vissuto; oppure lavoro su storie scritte da Silvia Vecchini, e a quel punto il processo creativo รจ piรน rapido. Silvia scrive la storia che ha in mente e poi inizia un processo di cambiamento, di elaborazione e raffinazione del racconto. Questโ€™ultima รจ la parte piรน importante e piรน creativa, dopodichรฉ parte il vero mestiere, dove si mettono in pratica le tecniche acquisite negli anni.

Nascono prima i testi o i disegni?

Prima nascono i testi, anche se a volte un testo puรฒ essere generato da unโ€™immagine: crei un personaggio non sapendo che poi sarร  lui stesso far nascere una suggestione e una storia. Comunque, in genere, prima di tutto cโ€™รจ la scrittura. La scrittura รจ – per me – la parte piรน importante.

Sualzo Antonio Vincenti e Silvia Vecchini

Da cosa sono ispirati i suoi personaggi?

Nelle storie che scrivo, riverso sempre una parte di me. I personaggi non sono al 100% autobiografici, perรฒ mi somigliano molto, sono una sorta di auto-fiction. รˆ molto importante nei miei libri parlare di cose che ho vissuto realmente e soprattutto di argomenti che mi stanno a cuore; se non fosse cosรฌ, sarebbe impossibile riuscire a scrivere 100-200 pagine. Stesso discorso vale per i libri per bambini: la scelta degli argomenti รจ sempre orientata nel comunicare un qualcosa di importate; la motivazione deve essere forte.

Fa piรน fumetti o graphic novel?

In questo momento – vista la richiesta di mercato – lavoro piรน a graphic novel, anche per ragazzi.

Quale tra i due preferisce?

Per mia estrazione sono sempre stato affascinato dallโ€™idea di una narrazione non seriale, piรน vicina al romanzo. Una narrazione che non deve necessariamente far nascere un personaggio, ma una storia senza presupposti e conseguenze. A me non interessa raccontare un personaggio, ma solo delle storie.

Questโ€™anno con La zona rossa ha vinto il premio Attilio Micheluzzi come miglior libro a fumetti per ragazzi: ci puรฒ parlare di questo lavoro?

La zona rossa รจ un fumetto che racconta ai ragazzi il terremoto. Prima di realizzarlo abbiamo temporeggiato molto: la casa editrice Il Castoro ci aveva commissionato un libro su questo argomento prima della scossa del 30 ottobre, ma, come dicevo prima, a Silvia e a me serve sempre una motivazione reale e, purtroppo, il 30 ottobre รจ arrivata. In piรน, gli sfollati di Norcia erano ospiti in alcune strutture di San Feliciano e per diverso tempo hanno vissuto con noi in paese, si sono mescolati a noi, a quel punto – anche se solo da spettatori – siamo entrati nella storia e lโ€™abbiamo raccontata piรน da vicino. Inoltre, una parte del ricavato del libro ha finanziato una scuola di teatro nelle zone terremotate: รจ importante ricostruire, ma non soltanto le cose. Il prossimo anno La zona rossa uscirร  negli Stati Unici e in Corea: una storia locale puรฒ avere anche un respiro internazionale.

Cโ€™รจ un fil rouge tra tutti i suoi lavori?

Quello che ritorna sempre nel mio lavoro รจ lโ€™esigenza di voler comunicare un concetto e un pensiero di base. Anche nel fumetto per bambini Gaetano e Zolletta – che racconta la storia di due asini padre e figlio – cโ€™รจ una comunicazione importate: il ruolo della paternitร . Io e Silvia abbiamo voluto affrontare questo aspetto, che nei libri per i piรน piccoli รจ poco rappresentato o cโ€™รจ solo in maniera marginale. Voglio specificare: non devono essere libri pedagogici, ma libri che raccontano una storia solida e bella. รˆ una nostra esigenza.

Perรฒ non scrive libri solo per i bambini.

Le storie che scrivo con Silvia sono per bambini e ragazzi, quelle che scrivo da solo sono per un pubblico adulto.

Se lโ€™Umbria fosse un fumetto, come la disegnerebbe? Quali sono le parti che metterebbe in evidenza?

Sicuramente sarebbe un fumetto umoristico: gli umbri hanno un umorismo di pancia, non sono musoni come sembrano. Sanno essere divertenti. Comunque, sarebbe un fumetto a colori: lโ€™Umbria รจ piena di colori. Pure nei miei lavori i paesaggi della regione sono molto presenti: il lago spesso affiora e fa capolino nelle mie storie – dopotutto lo vedo ogni giorno dalla mia finestra.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Crocevia, camminata, mistica.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Riposo dello sguardo.

Un libro di post-it collegati attraverso una favola: cosรฌ lo definisce lโ€™autore, ma Avventure a Borgo Gioioso รจ molto di piรน. Inno allโ€™ecologia e al Trasimeno, รจ una splendida favola di formazione per bambini e non.

 

Borgo Gioioso รจ un borgo ideale attorno al lago. Lรฌ si svolgono le avventure di Svassino e Gamberello, di Tinchella e Canneto, cui ne capiteranno delle belle.
Una favola ad alta leggibilitร , in italiano e in inglese, per trasmettere lโ€™amore e la passione per un territorio anche ai piรน piccoli, grazie a note e approfondimenti storici che gli adulti possono utilizzare per far conoscere le peculiaritร  del lago Trasimeno.
Abbiamo intervistato lโ€™autore, Marco Pareti.

 

Come ti รจ venuta lโ€™idea di scrivere un libro per bambini?
Ho una certa esperienza del lago e, parlando con le persone โ€“ soprattutto i piรน giovani โ€“ mi sono reso conto che molte cose non si conoscevano. Cโ€™erano addirittura luoghi di cui non si conosceva lโ€™esistenza, ormai dimenticati. Era veramente un peccato, dal punto di vista della conservazione del patrimonio lacustre. Per questo, ho cercato di trasmettere un messaggioย  – legato alla natura, alla storia, alle leggende, alle tradizioni e, in generale, alla cultura โ€“ attraverso uno strumento piรน semplice: una favola, ambientata sul posto, che potesse arrivare perรฒ anche ai cuori dei grandi.

 

Il sottotitolo sembra fare riferimento alla famosa poetica del fanciullino di Pascoli, e sembra riallacciarsi al filone capeggiato da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupรฉry. Perchรฉ hai scelto quel sottotitolo? Immagino che non sia solo per la presenza delle note. ย 
No, ovviamente. Come dicevo, cercavo uno strumento semplice che potesse raggiungere i bambini, ma anche i grandi. Quando ho immaginato il libro, ho visualizzato anche un nonno, davanti al caminetto, intento a leggerlo al nipote, oppure un genitore che, seduto su una panchina del lungolago, ne raccontasse le vicende al figlio. Ma ho immaginato anche un insegnante che, grazie alle note, diffonde la cultura anche verso altri adulti.

A proposito delle note: non temi che i bambini possano spaventarsi? Stesso discorso per lโ€™appendice storica.ย 
No, non credo. Il libro ha una struttura ripartita che non ne interrompe la sequenzialitร : la prima parte รจ la favola, seguita dalle note e anticipata dalle illustrazioni. Il primo impatto รจ quindi visivo, ma le note e lโ€™appendice storica non disturbano, sono in realtร  un valore aggiunto.

 

La scelta degli argomenti e del genere favola, insieme a quella del font ad alta leggibilitร  Biancoenero โ€“ in modo da non escludere chi soffre di D.S.A. โ€“ parlano di semplicitร  e benessere. รˆ questa la sensazione che trasmette a te il Lago Trasimeno?ย 
Sรฌ, me la trasmette anche la sola vista del lago. Sento di essere immerso nella storia e nella cultura, che si rivelano anche solo facendo una passeggiata. Basta vedere i pescatori pescare con tecniche vecchie di secoli o parlare con gli abitanti โ€“ ognuno di loro รจ un genius loci, posto lโ€™egida del Trasimeno

 

Lโ€™ecologia รจ senza dubbio uno dei macrotemi su cui si fondano i diversi episodi. Deduco che per te sia un argomento importante.
Certo che lo รจ: il Trasimeno รจ un lago antico, laminare e con profonditร  minime, che si alimenta con acqua piovana e esigui inserimenti di altre acque interne. รˆ dunque un sistema particolare, con un ricambio piuttosto basso, che richiede attenzione. Il rispetto della natura รจ fondamentale, tanto che in Avventure a Borgo Gioioso parlo di fosfati, nitrati e di biopastiche, affinchรฉ arrivi a tutti il messaggio che il Trasimeno รจ un luogo che deve essere conservato.

 

Come รจ nata la collaborazione con lโ€™illustratrice Sara Belia? รˆ stato difficile riprodurre fedelmente le imbarcazioni o le reti usate dai pescatori?
Prima di incontrare Sara, avevo altri contatti, ma lei aveva la mano giusta. Sara perรฒ era titubante: pur essendo unโ€™illustratrice di professione, non si era mai cimentata in un libro. La lettura โ€“ poi ripetuta piรน volte, per rendere fedelmente i tofi, le barche e altre piccole caratteristiche del nostro lago โ€“ ha subito suscitato in lei lo spirito creativo, e alla fine ha accettato. Le illustrazioni rappresentano quindi la realtร , anche se rielaborata; quella raccontata dalle persone che vivono il lago che, raccontandosi, mostrano la bellezza del tesoro che si portano nellโ€™animo.

Qual รจ il personaggio che preferisci?
Ai personaggi, soprattutto ai quattro principali, ne succedono di tutti i colori. Mettono cosรฌ a nudo le loro paure e debolezze, le loro sensazioni; sicuramente perรฒ quello a cui tengo di piรน รจ Tarsminass, saggio regolatore dei ritmi lacustri, aiuta chi ha voglia di fare e acquieta gli animi.

 

Puoi raccontarci qualche aneddoto curioso legato al libro?
Una madre mi ha chiamato dicendomi: ยซMarco, tu mi hai creato un problema!ยป Alla mia richiesta di spiegazioni, mi ha raccontato che la figlia, che avrebbe dovuto accompagnarla a fare delle commissioni, si era rifiutata di staccarsi dalla lettura del libro. Doveva assolutamente finire di leggerlo. Voleva anche riconoscere i pesci e gli uccelli citati in Avventure a Borgo Gioioso โ€“ e approfonditi nelle note – su un poster che aveva a casa. Non lโ€™ho detto alla madre, ma era quello che auspicavo il mio libro scatenasse nei lettori. (ride) Anche le associazioni turistiche e le scuole elementari e medie, infatti, hanno iniziato a usare il libro per i laboratori di scienze, cosรฌ come per laboratori linguistici, anche per adulti che si accingono a imparare lโ€™inglese. Si รจ pensato, per la primavera, di studiare dei percorsi storici che coinvolgano il lago e gli artigiani, e di usare il libro per preparare i partecipanti alla visita.


Avventure a Borgo Gioioso โ€“ Favola lacustre scritta per i grandi, ma da leggere quando si รจ ancora bambini

Marco Pareti

Illustrazioni di Sara Belia

Morlacchi Editore, Perugia 2018

 

Il meraviglioso e colorato mondo di Jhoan Mirรณ invade le sale di Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago.

“Ubu Roiโ€ (1966)

 

Allโ€™interno dellโ€™antico palazzo, progettato dal Vignola e da Galeazzo Alessi, e poi abitazione dei marchesi della Corgna, il visitatore entra in contatto con le opere del maestro catalano. La prestigiosa esposizione, visibile fino al 4 novembre, รจ unโ€™occasione unica per lasciarsi incantare da inattese visioni e da improvvise libertร  espressive che fanno di Mirรณ lโ€™incomparabile Maestro del Novecento di cui รจ difficile non innamorarsi. Interamente curata da Andrea Pontalti, รจ promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group.

La mostra

La mostra, dedicata alla scoperta di questo meraviglioso artista, si snoda attraverso settanta opere grafiche appartenenti a quattro serie complete. La mostra espone le opere realizzate tra il 1966 e il 1976, in etร  matura: Ubu Roiย (1966), composta da tredici coloratissime litografie, in cui forme e volumi sembrano potersi muovere liberamente nello spazio. Percorrendo le sale del palazzo si possono ammirare anche Le Lรฉzard aux Plumes dโ€™Orย (1971), Maravillas con variaciones acrรณsticas en el jardin de Mirรณย (1975), in queste opere lโ€™artista catalano si esprime con segni neri e vivaci macchie colorate dal forte impatto visivo. Infine, si puรฒ anche apprezzare Le Marteau sans maรฎtreย (1976), nel quale Mirรณ rende omaggio al poeta Renรฉ Chair, una delle voci piรน importanti della letteratura francese del Novecento.
Questi capolavori raccontano il sogno poeticoย di Mirรณ e quella sua capacitร  di oggettivare le immagini della fantasia e di esprimerle attraverso un linguaggio assolutamente personale, svelando cosรฌ il rapporto del maestro catalano con i libri dโ€™artista. Attraverso il percorso espositivo viene scoperto il rapporto complesso tra testo e illustrazione proprio di quegli anni. Mirรณ infatti scriveva: ยซHo una certa esperienza per poter realizzare quello che si puรฒ definire fare un libro, non illustrarlo, che รจ sempre qualcosa di secondario. Un libro deve avere la stessa dignitร  di unโ€™opera scolpita nel marmoยป.

 

Immersi nel colore

Nelle sue opere i colori e lo straordinario alfabeto di segni sono il risultato della sua incredibile capacitร  di rinnovarsi e di vivere lโ€™arte con curiositร  e versatilitร . Gli sfondi neutri vengono macchiati da segni scuri e da colori brillanti, come il blu, il rosso, il verde e il giallo, in una precisa alternanza tra corpi informi e linee curve, per dare vita a vere e proprie visioni oniriche.
ยซQuesta mostra offre uno spaccato interessante e di nicchia su Mirรณ, un artista infinito da conoscere. (โ€ฆ)Visitare la mostra significa immergersi nel linguaggio artistico generato da questoย โ€‹straordinario artistaยป. รˆ con queste parole che Andrea Pontalti, il curatore della mostra, descrive le opere del grande artista catalano. La prestigiosa esposizione di Castiglione del Lago รจ unโ€™occasione unica per lasciarsi incantare dal meraviglioso linguaggio surrealista di Mirรณ. La mostra accompagna il visitatore alla scoperta di quellโ€™alternanza di segni, versi e immagini che solo unโ€™artista eccelso come Jhoan Mirรณ puรฒ raffigurare.

 

โ€œLe Lรฉzard aux Plumes dโ€™Orโ€ (1971)

 


Per maggiori informazioni: Palazzo della Corgna

ยซโ€ฆ fra lโ€™ostro e lโ€™occidente / confine al lago รจ Castiglion, che sporge / come capo o penisola sullโ€™onda, di un turrito palagio, e dei fronzuti / fecondi olivi di sua balza alteroยป (Assunta Pieralli, Il Lago Trasimeno)

Castiglione del Lago ยซsta su un promontorio calcareo che si incunea per mezzo chilometro, come una grande nave pronta a salpare, circondato da tre lati dallโ€™acqua, sul Lago Trasimenoยป[1].

 

lago trasimeno

L’isola Polvese. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Storia

Vanta origini antichissime e risulta essere abitato giร  nel Paleolitico superiore, come testimoniano alcuni reperti quali ad esempio la Venere del Trasimeno. Data al Neolitico la presenza, nella zona, di palafitte ยซquando il Trasimeno era molto piรน vasto e le acque non venivano contenute [โ€ฆ] dalle colline e dai terrazzamentiยป e ยซCastiglione era unโ€™isola, la quarta del Trasimenoยป[2]. Ma la storia vera e propria dellโ€™insediamento inizia con gli Etruschi che fanno di Castiglione del Lago una colonia denominandola Clusium Novum. Testimonianza del periodo etrusco sono i resti di un tempio dedicato alla dea Celati. Passa poi sotto Roma e ยซsi vuole che ai Romani venisse in pensiero il taglio dellโ€™istmo per renderlo posizione inespugnabile, ma, abbandonata lโ€™idea, il luogo rimase comโ€™eraยป[3].
Non si hanno perรฒ attestazioni certe fino allโ€™anno 776, quando sappiamo che Carlo Magno restituisce Clusium Novum a papa Adriano. Il possesso, comprensivo dellโ€™intero lago e delle tre isole, viene confermato da Ludovico il Pio a Pasquale I nellโ€™817. Nel 995 Ottone III consegna Castiglione del Lago a Perugia.

 

museo castiglione del lago

Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

 

Conteso a lungo fra Perugia, Arezzo e Siena grazie allโ€™importante posizione strategica, nel 1100 passa definitivamente a Perugia che ne fa un caposaldo difensivo. Verso la metร  del XIII secolo lโ€™imperatore Federico II fa costruire imponenti mura a protezione dellโ€™abitato trasformando il precedente castelletto in una vera e propria roccaforte denominandola Castello del Leone dal cui nome derivรฒ probabilmente lโ€™attuale toponomastica.
Dal 1416 al 1424 lโ€™abitato รจ sotto il dominio di Braccio Fortebracci e alla sua morte passa a Martino V. Nel 1488 vi si rifugiano i degli Oddi che ne hanno il possesso finchรฉ il conte di Pitigliano, generale dei fiorentini che stanziava a Camucia, non stabilisce che essi restituiscano Castiglione del Lago a Perugia, ma i Baglioni, pagando al conte 800 ducati dโ€™oro, ne ottengono la signoria. Alla signoria dei Baglioni succede la dominazione papale finchรฉ nel 1554 Giulio III concede Castiglione del Lago a Francesco della Corgna e ad Ascanio, figlio dello stesso Francesco e di Giacoma del Monte, sorella del pontefice. Con i della Corgna, che tengono Castiglione del Lago fino al 1645, lโ€™abitato diviene prima un marchesato e poi un ducato, e muta il suo assetto urbanistico trasformandosi in quello che รจ ancora oggi. Passato definitivamente sotto lo Stato della Chiesa vi rimane fino allโ€™Unitร  dโ€™Italia.

Palazzo della Corgna o Palazzo Ducale

Attuale sede del Comune, che lo acquistรฒ nel 1870, originariamente sorse come casa-torre dei Baglioni, che fra queste mura ospitarono tra gli altri Niccolรฒ Machiavelli e Leonardo da Vinci. A partire dal 1563, anno in cui acquisรฌ il titolo di marchese, Ascanio della Corgna ne iniziรฒ la completa trasformazione per renderlo una piccola reggia. Il Palazzo fu edificato sul progetto del Vignola e dellโ€™Alessi. Sviluppato su quattro livelli aveva in basso cantine e scuderie, nel seminterrato cucine e magazzini, sopra i quali stava il piano nobile mentre al secondo e ultimo piano le camere da letto. Gli affreschi di Niccolรฒ Circignani detto il Pomarancio e di Salvio Savini celebrano le grandezze dei della Corgna tramite trasposizioni mitiche e rappresentazioni delle loro gesta.

 

La fortezza medievale

Lโ€™edificazione si deve a Federico II di Svevia che ne iniziรฒ la costruzione nel 1247 su progetto di Frate Elia Coppi da Cortona. Si presenta con una struttura pentagonale irregolare con quattro torri agli angoli (due delle quali coeve alla rocca, mentre le restanti vennero costruite nel XV e XVI secolo a sostituzione delle precedenti andate distrutte) e con un mastio triangolare di circa 39 metri di altezza. Un camminamento di ronda unisce il Palazzo della Corgna alla prima porta della fortezza. Costituisce uno dei piรน interessanti esempi di architettura medievale umbra e nel Cinquecento era considerato pressochรฉ inespugnabile.

L'isola Polvese

Frazione del comune di Castiglione del Lago, costituisce lโ€™isola piรน grande del Trasimeno. Di proprietร  della Provincia di Perugia dal 1973, oggi รจ destinataย a Parco scientifico-didattico nellโ€™ambito delย Parco regionale del Lago Trasimeno. Il nome dell’isola deriva probabilmente dal termineย polvento, zona sottovento. Il territorio รจ stato sicuramente frequentato da Etruschi e Romani. Il primo documento storico risale allโ€™817 quando lโ€™isola รจ nominata da Ludovico il Pio che concede alย papa Pasquale I il Lago Trasimeno con le tre isole.

 

cosa vedere al lago trasimeno

Veduta del lago Trasimeno. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Tra i monumenti presenti nellโ€™isola si ricordano le chiese diย San Giulianoย e diย San Secondo, ilย Monastero Olivetanoย e ilย Castello. Di epoca piรน recente รจ ilย Giardino delle Piante Acquatiche-Piscina del Porcinaiย realizzato nel 1959 daย Pietro Porcinai. Per quanto riguarda lโ€™ambiente, le specie vegetali prevalenti sono lecci, roverelle, ornielle, viburno, alloro, pungitopo, ligustro, melograno e rosmarino mentre oltre alle numerose specie di insetti รจ possibile incontrare volpi, faine, lepri, nutrie e una grande varietร  di uccelli quali svassi, folaghe, aironi e germani.

 


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  1. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896.

s.v. Castiglione del Lago, in P. Caruso, Benvenuti in Umbria. 92 comuni, Collazzone (PG), Grilligraf, 1999, pp. 114-117.

  1. Binacchiella, Castiglione del Lago e il suo territorio, Catiglione del Lago, [s.n.], 1977.

s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, pp. 321-326.

  1. Festuccia, Castiglione del Lago. Guida al Palazzo Ducale ed alla Fortezza medievale, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2008.
  2. Festuccia, Castiglione del Lago. Cuore del Trasimeno fra natura, arte e storia, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2017.

https://it.wikipedia.org/wiki/Castiglione_del_Lago

http://digilander.libero.it/Righel40/VEP/PAL/Grav/gaIT.htm

http://polvese.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_Polvese


[1] s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, p. 321.โ‡‘

[2] Ibidem.โ‡‘

[3] A. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896, p. 4.โ‡‘

Ilย  pittore inglese Graham Dean, plasma ยซmagnifiche modelle, atleti, incredibili feticisti del bondage, gemelli omozigoti, individui con imperfezioni fisicheยป usando i loro corpi come ยซveicoli dโ€™espressioneยป[1]. Attraverso i suoi incredibili e innovativi acquerelli, narra emozioni, idee e ricordi, giocando con i contrasti e con strati innumerevoli. Guardando ai suoi rossi, รจ facile immaginarsi le luminose tinte dellโ€™India, ma difficilmente potremmo credere che Dean sia stato ispirato anche dallโ€™Umbria.

 

Era il 1992 quando Graham Dean, nato a Birkenhead, nel Merseyside, venne in Italia per trascorrere sei mesi di soggiorno-studio alla British School di Roma. Aveva vinto un prestigioso premio โ€“ il Senior Abbey Award in Painting โ€“ e aveva sfruttato la possibilitร  offerta di vivere e visitare Roma e le cittร  circostanti. Da quel momento in avanti, lโ€™Italia gli entrรฒ nel cuore.
Durante le numerose visite fuori Roma, Graham visitรฒ la rinomata cittร  di Assisi e poi, sulla via del ritorno, si fermรฒ in una piccola cittadina sul Lago Trasimeno.
ยซNon sapevo niente dellโ€™Umbria, ma mi soffermai sul lago e sulle terre che lo circondano, chiedendomi come mai questo posto fosse un tale segreto. Perchรฉ era cosรฌ poco conosciuto?ยป afferma Graham. ยซUna volta tornato a Roma, giurai che un giorno sarei tornato per comprarvi una casa e, magari, uno studioยป.

Era solo lโ€™inizio: Graham Dean, che ha esposto in numerose personali in tutto il mondo, rimase cposรฌ folgorato dallโ€™Umbria che, adesso, possiede una casa-studio tra Migliano e San Vito, a circa 15 minuti da Marsciano. Torna in quella tenuta, circondata da campi e costeggiata dal fiume Fersenone, circa cinque o sei volte lโ€™anno.
ยซNello studio, lavoro sui progetti o sulle idee. Posso contare sulla gran quantitร  di tempo che ho, per pensare e riflettere. Mi sono accorto, nei quindici anni che possiedo la casa, che questo รจ lโ€™unico ambiente in cui posso rilassarmi completamente. Cโ€™รจ unโ€™atmosfera che รจ difficile da descrivere, a meno che non la si sperimenti in prima persona, e tutti quelli che vengono a farmi visita lo confermano. Cerco di non idealizzare troppo, so che per le persone che vivono qui โ€“ soprattutto i giovani โ€“ puรฒ essere difficile vivere serenamente, viste le difficoltร  economicheยป.

Come pittore del corpo umano, Graham Dean si รจ accorto che sta lentamente focalizzando la sua attenzione sullโ€™idea del paesaggio e sul senso dellโ€™altro che sia lui che i suoi amici sperimentano nella casa di Migliano. Sente che lโ€™Umbria come un territorio nuovo, da esplorare.
Quale sarร  il suo prossimo passo? Gli piacerebbe fare una grande mostra dei suoi lavori proprio qui, in Umbria, ma ancora attende proposte! Questo perchรฉ, nonostante numerosi giovani pittori abbiano cercato di agevolarlo, le istituzioni non lโ€™hanno fatto, il che ha portato a una situazione dโ€™impasse.
Ma chi lo sa? Scommettiamo che, presto o tardi, vedremo uno degli enormi e bellissimi dipinti di Graham Dean in uno dei nostri musei.

 


Fonte:ย www.grahamdean.com

 

[1] Adattamento di un articolo scritto da Galerie Maubert, Paris. Settembre 2011, in http://grahamdean.com/about/.โ‡‘

Strangozzi, stringozzi, strozzapreti, bringoli, umbricelli, bigoli, umbrichelle, lombrichelli, ciriole, anguillette, manfricoli: se mai vi capitasse di fare un giro nelle osterie umbre, sedendovi in quelle sale dalle rustiche atmosfere e addentrandovi nella lettura dei prelibati menu, vi accorgereste che nella sezione dedicata ai primi piatti campeggiano portate dai nomi evocativi quanto ambigui.

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Farina e acqua

Non รจ facile ricostruire la storia di un piatto dalle antiche origini, soprattutto nel caso in cui regni ancora indisturbata la confusione persino sul nome da attribuirgli, contaminato com’รจ dall’imprecisione propria della lingua parlata e dall’uso consuetudinario di alcuni termini piuttosto che di altri.

Ma andiamo per ordine: stiamo innanzi tutto parlando di un tipo di pasta fresca, rustica in quanto fatta a mano e dunque imprecisa, grossolana, la cui bontร  sta proprio nella ruvidezza della sua composizione. Le fonti concordano sulle origini povere di questo piatto, realizzato con acqua e farina di grano tenero. Ciรฒ che fa la differenza รจ perรฒ la forma che assume: ecco dunque che dallo stesso impasto nascono molti tipi di pasta, i cui nomi sono spessi confusi a causa di una somiglianza etimologica.

A Spoleto, ยซErti de stinarello e fini de cortelloยป

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Gli stringozzi di Spoletoโ€“ chiamati strangozzi a Terni, manfricoli a Orvieto, anguillette nella zona del lago Trasimeno, umbricelli a Perugia per la loro somiglianza con i lombrichi, o ancora brigoli, lombrichelli o ciriole โ€“ sono degli spaghetti piuttosto tozzi e grossolani, con una circonferenza di 3-4 millimetri e una lunghezza di circa 25 centimetri, arrotolati a mano sulla spianatoia. Come afferma il detto, nel momento in cuiย si stende la sfoglia, non bisogna assottigliarla in maniera eccessiva; si starร  attenti allo spessore solo in un secondo momento, quando col coltello la si taglierร  nel senso della lunghezza.
La cottura degli strangozzi deve avvenire in abbondante acqua, e bisogna star pronti a ripescarli nel momento esatto in cui vengono a galla.Vengono conditi con sughi al ragรน, con tartufo, con parmigiano o con le verdure.ย 
Senza dubbio, la preparazione piรน caratteristica รจ quella che tiene alto il nome di Spoleto – โ€œalla spoletinaโ€ appunto – in cui vengono esaltati dal gusto del pomodoro, del prezzemolo e dal peperoncino piccante.

Una bagarre linguistica

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Ciรฒ che รจ curioso, รจ che gli strangozziย per questa loro assonanza col verbo โ€œstrangolareโ€-vengano spesso confusi con gli strozzapreti, altra preparazione ottenuta dallo stesso semplice impasto di acqua e farina.

Sebbene i nomi vengano spesso usati in maniera intercambiabile, gli strozzapreti hanno una formato ben diverso dagli strangozzi (e dai loro omologhi): sono piรน corti e si presentano come delle listarelle di sfoglia arrotolate su sรฉ stesse, la cui forma assomiglia alle stringhe delle scarpe, un tempo fatte di tenace cuoio arricciato.

Qualcuno doveva pur finire per strozzarsi

La leggenda vuole che i rivoltosi anticlericali usassero le suddette stringhe per strangolare, ai tempi del dominio dello Stato Pontificio, gli ecclesiastici di passaggio. Non sembra un’ipotesi troppo remota, se consideriamo la continua lotta dei perugini contro l’ingerenza dello Stato Pontificio: episodi come la Guerra del Sale del 1540 o l’acceso anticlericalismo ottocentesco sfociato nelle Stragi di Perugia, ci fanno ben comprendere lo scarso amore della popolazione verso i prelati. Questi ultimi, infatti, oltre a riscuotere i tributi, erano notoriamente dei golosoni, sempre pronti a scroccare pasti alla povera gente.ย 

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Un’altra interpretazione vuole che gli strozzapreti fossero cosรฌ chiamati perchรฉ le massaie, costrette a dimezzare le porzioni ai loro cari per fare quella dei prelati, augurassero loro di strozzarsi con quello che mangiavano. Una variante รจ quella che vede le donne di casa maledire i preti per aver loro sottratto le uova come tributo, costringendole a fare una pasta โ€œpoveraโ€, composta solo di acqua e farina.
Un’ulteriore interpretazione โ€“ e conferma dello spropositato appetito della Curia – ci รจ data dal poeta Giuseppe Gioacchino Belli, maestro del vernacolo romanesco:

 

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Nun pรฒi crede che ppranzo che cciร  ffatto ย 
Quelโ€™accidente de Padron Cammillo. ย 
Un pranzo, chโ€™รจ impossibbile de dรญllo: ย 
Ma un pranzo, un pranzo da restacce matto. ย 
Quello perantro cโ€™ha mmesso er ziggillo ย 
A ttutto er rimanente de lo ssciatto, ย 
รˆ stato, guarda a mmรฉ, ttanto de piatto ย 
De strozzapreti cotti cor zughillo. ย 
Ma a pproposito cqui de strozzapreti: ย 
Io nun pozzo capรญ ppe cche rraggione ย 
Sโ€™abbi da dรญ cche strozzino li preti: ย 
Quanno oggni prete รจ un sscioto de cristiano ย 
Da iggnottisse magara in un boccone ย 
Er zor Pavolo Bbionni sano sano.ย 

(G.G. Belli, La Scampaggnata)ย 

 

 

 

Sembra dunque che l’eco degli stomaci affamati dei prelati si fosse propagata fino a Roma: il loro appetito era talmente smisurato da superare persino la difficoltร  che la particolare forma degli strozzapreti donava all’atto di mangiarli. Altro che strozzarsi: ci vuole ben altro che una zuppiera di strozzapreti per far passare l’appetito ad un religioso!

Un piatto sostanzioso

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Oggi, sebbene gli strozzapreti vengano prodotti a livello industriale, la lavorazione attuata con una trafila in bronzo li rende ruvidi come quelli fatti in casa, permettendo il completo assorbimento dei condimenti con cui vengono serviti. Tra le sinuositร  del suo profilo, infatti, i sughi si depositano e lรฌ restano, donando al palato una piacevole sensazione di consistenza e corpositร , cosรฌ come sono tutte le paste dal sapore antico.

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