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Vivaio è un progetto artistico immerso nella natura del territorio di Greccio in provincia di Rieti, di proprietà dello scultore Temistocle Astorri che da molti anni sta trasformando il suo terreno in un’area dedicata alle arti per diventare un luogo d’incontro e dialogo.

L’artista sta modellando il paesaggio naturale armonizzandosi con l’ambiente della dolce pianura reatina, ha restaurato una vasca di raccolta delle acque, modellato con sinuosi muretti le terrazze ornate da oasi di cespugli curati, riunito in zone distinte gli alberi da frutto e piante da orto con zolle rialzate che emergono come isole. Sono elementi concatenati in un percorso, in cui sculture in legno e ferro trovano l’ambientazione ideale. Accanto vi è un magazzino dove l’artista ha conservato pietre, metalli, legni pronti per nuove realizzazioni. Negli ultimi anni, condividendo l’esperienza creativa con l’artista Andrea Deangelis (Negro) sono nate opere a quattro mani, che si sono misurate con lo spazio, dando luogo ad un’idea espositiva di arte contemporanea in continuo movimento, denominata Vivaio che diverrà un evento artistico multidisciplinare, aperto al pubblico per alcuni giorni, che avrà cadenza annuale.

 

 

La prima edizione conterrà la forma e gli elementi del suo carattere, proponendosi quale momento di conoscenza, incontro e condivisione per diventare un piccolo festival delle arti di ogni espressione e linguaggio, chiamando artisti che possano lasciare un segno durevole del loro passaggio. La condivisione, alla base di questo progetto d’arte, è il principale obbiettivo dello scultore Temistocle Astorri, che vuole fare gli onori di casa invitando altri colleghi artisti ad immaginare un segno creativo che sia integrato perfettamente nell’ambiente.

Le opere d’arte installate all’aperto, s’inseriranno in uno scenario naturale e rurale, instaurando un dialogo interessante e reciproco. Vivaio è il terreno dove coltivare nuove idee d’arte, per diventare un punto di raccordo e di inclusione per le diverse realtà che operano nel territorio umbro e laziale. Vivaio vuole creare un dialogo che recuperi il ruolo di centralità della natura, oggi quanto mai di fondamentale importanza.

Il progetto si avvale di un gruppo di lavoro che ha scelto gli artisti, pensato per essere arricchito e ampliato da contributi critici più vari e operatori culturali di più ambiti artistici.

A cura di: Temistocle Astorri, Isabella Cruciani, Andrea Deangelis, Graziano Marini, Antonella Pesola, Franco Profili.

Artisti:

Anelo 1997, Temistocle Astorri, Diletta Boni, Estelle Casali, Giorgio Crisafi, Alessandro Deflorio, Desiderio, Marino Ficola, Luca Leandri, Paolo Massei, Graziano Marini, Saverio Mercati, Negro, Angela Palmarelli, Alessandro Persi, Attilio Quintili, Rosita Rossi, Roberto Sportellini, Elisabeth Tronhjem, Xavier Vantaggi, Samuele Vesuvio, Paul Wiedmer.

 


Inaugurazione: sabato 9 settembre 2023 dalle 17.00 alle 24.00

Durata e orari:

domenica 10, sabato 16 e domenica 17 settembre 2023 dalle 10.00 alle 19.00

Sede:

Via del Vivaio, 3 Limiti di Greccio (Rieti)

Per informazioni:

Temistocle Astorri: 3497931897

vivaiogiardinodartista@gmail.com

La personale dell’artista perugino sarà visibile fino al 5 marzo alla Rocca di Umbertide. 54 opere e tre nuove installazioni.

La Regina Elisabetta, Gianni Agnelli, spray disinfettanti giganti e la Statua della Libertà tutta nera. Questo, e molto altro, vi aspetta nella mostra d’arte contemporanea Queen Pass dell’artista perugino Massimiliano MaMo Donnari, che si svolge fino al 5 marzo 2022, con il patrocinio del Comune di Umbertide, all’interno della Rocca.

La Rocca di Umbertide

Un drappo che scende dalla torre indica la strada della personale dell’eclettico artista che, con il suo carattere esplosivo, rende viva ogni realizzazione e riesce a trasporre nei suoi personaggi, con le tecniche più disparate e innovative, sentimenti e sogni che esaltano e rendono suggestive tutte le sue opere. Racconta, alla sua maniera, i personaggi del nostro tempo che, grazie al suo estro, sfuggono dal loro ruolo per divertirsi e far divertire tutti coloro che li ammirano: un’ironia che però lancia messaggi importanti e soprattutto contemporanei.
«È la personale più grande che abbia mai fatto, oltre alle 54 opere ci sono anche tre installazioni. L’ironia della mostra parte proprio dal titolo: dobbiamo usare il Green Pass anche per prendere un caffè e allora ho pensato, per accedere alla mostra serve il Pass della Regina, da qui Queen Pass» spiega l’artista. L’inaugurazione si è svolta con circa 280 persone tra mandorle portafortuna incapsulate in provette e M&M’S realizzate per l’occasione con la Regina disegnata.

In giro per la mostra

All’interno della Rocca del 1300 la mostra è suddivisa in tre piani: all’entrata ci accoglie la zona degli spruzzini, proprio a voler dire che, come prima cosa dobbiamo disinfettarci le mani. Qui svetta Upgrade – il famoso spuzzino – esposto già in diverse mostre d’Italia. È un’opera che ha come protagonista il comune spray disinfettante, prodotto diventato improvvisamente prezioso in questo momento storico, rivisto in chiave ironica rievocando l’etichettatura dello Champagne Dom Perignart. Altra installazione imperdibile è la Statua della Libertà nera che in una mano ha la solita fiamma, mentre nell’altra uno spray dal quale tira fuori la sua energia positiva e si riappropria del suo colore originale.

 

Nel primo livello ci aspettano diversi personaggi e ad accoglierci c’è un vecchio cameriere dell’hotel Brufani che, con un cocktail in mano, invita a proseguire la mostra. C’è Gianni Agnelli con i nipoti, Raffaello Sanzio, Donald Trump e Strawberry War, un carro armato che spara fragole. Ma è la Regina Elisabetta la fashion queen indiscussa della mostra e in alcuni quadri sveste i suoi classici tailleur pastello per indossare magliette e jeans. Sull’apice della torre infatti si trovano tutte le regine: Elisabetta con i nipoti vestiti da guardie reali e il suo sarto Domenico Dolce, ma anche la regina della musica Ornella Vanoni e la regina del fashion style Iris Apfel. Gironzolando si scoprono anche le altre opere… ma non vogliamo svelarvi troppo!

 

«Oltre alla mostra, ho creato anche un nuovo catalogo che si chiama sempre Queen Pass; si tratta un volume ricco di suggestioni in cui hanno dato il contributo varie personalità (Matteo Grandi, Michele Fioroni, Michela Proietti, Carolina Cucinelli, Enrico Vanzina, Eugenio Guarducci, Simona Esposito Elisabetta Furin, Daniele Corvi, Umberto Maiorca, Angelo Bacci e Fabio Marcelli) prese in prestito dagli ambienti più disparati per connotare le mille sfaccettature della mia arte. In questi due anni di stop ho creato molto, ho realizzato anche un mio hangar-laboratorio di circa 100 m² all’interno della mia azienda, dove le creazioni prendono vita» conclude MaMo.
Ad aprile la mostra si dovrebbe spostare a Città della Pieve mentre in estate a Todi. Sabato invece (ore 16.30) è previsto un incontro con la scrittrice Eva Grippa che parlerà del suo libro Elisabetta e le altre proprio in linea con il tema della mostra.

 


Per informazioni contattare il numero 075 9413691

Palazzo della Corgna, un tempo nobile dimora del Marchese Ascanio della Corgna, apre le sue stanze affrescate all’arte contemporanea e ospita, fino al 1 settembre 2019, la mostra di Alessandro Scarabello, Uppercrust. A cura di Marcello Smarrelli.

Alessandro Scarabello, Uppercrust #5, 2011, acrilico e olio su tela, cm 187×154, photo by Giorgio Benni, courtesy the Gallery Apart, Roma

 

La mostra è promossa dal Comune di Castiglione del Lago ed è organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group e The Gallery Apart Roma.
Alessandro Scarabello (Roma, 1979) vive e lavora a Bruxelles. Ha esposto in numerose istituzioni pubbliche e private italiane, tra cui il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, Palazzo Collicola di Spoleto e Palazzo delle Esposizioni di Roma; ha partecipato, inoltre, a diverse Biennali d’arte contemporanea. «Ogni opera è per me una trasformazione, stati d’animo che raccontano un percorso e diventano narrazione» ha annunciato Alessandro Scarabello.

 

Alessandro Scarabello, Uppercrust #8, 2011, acrilico e olio su tela cm187x154, photo by Giorgio Benni, courtesy the Gallery Apart, Roma

Un catalogo di personaggi

Upper crust è un’espressione ampiamente utilizzata nella società anglosassone e designa una nuova aristocrazia, che utilizza la propria posizione dominante in termini economici, finanziari e di comunicazione. L’artista, partendo proprio da upper crust, ha creato un vero catalogo di tipi umani che potessero rappresentare questa élite.
Raffigurazioni caricaturali, vizi ed espressioni tipiche dei contemporanei upper crust, sono effettuate volutamente per sottolineare il contrasto con la nobiltà del Palazzo che si affaccia sul lago Trasimeno, ma soprattutto con le gesta eroiche e coraggiose di Ascanio della Corgna, che non fu solo un valente condottiero ma anche un profondo conoscitore delle arti e un abile amministratore; fu infatti l’iniziatore di una riforma agraria fortemente innovativa. L’artista gioca molto su questa contrapposizione e invita lo spettatore a un confronto molto serrato.

 

Alessandro Scarabello, Uppercrust_heads #101, 2011, acrilico e olio su tela, cm 187×154, photo by Giorgio Benni, courtesy the Gallery Apart, Roma

 

Scarabello ha realizzato, proprio per celebrare il Marchese della Corgna, il capolavoro Opera Rubra, ideato per la Sala delle Gesta di Ascanio, dove gli antichi affreschi del Pomarancio dialogano con l’arte contemporanea. Quest’opera è un trittico, in cui il linguaggio pittorico è al limite tra arte figurativa e informale e simboleggia proprio l’ardore, il coraggio e la passione che contraddistinguevano la figura del valente comandante.
Nelle successive sale del palazzo, l’artista espone per la prima volta la serie Uppercrust, composta da undici grandi ritratti a figura intera e a grandezza naturale, oltre al ciclo Heads, che comprende, di contro, più di cento dipinti di formato ridotto.
La mostra intende evocare, nell’animo del visitatore, emozioni contrastanti e grandi suggestioni, grazie alla potenza del colore, all’espressività dei volti e alla grandezza dei ritratti; il tutto collocato in un nobile palazzo nel quale il tempo si è fermato.

 

Alessandro Scarabello, Uppercrust #2, 2011, acrilico e olio su tela cm 187×154, photo by Giorgio Benni, courtesy the Gallery Apart, Roma

 


Per informazioni: Palazzo della Corgna

«Da una parte vorrei che nessuno, dopo avermi ascoltato e aver chiesto spiegazioni, resti deluso. Inoltre vorrei che, emendati i numerosi luoghi erronei o mutili e svelati quelli oscuri, il lettore curioso null’altro possa desiderare».

 

Francesco Maturanzio (1443-1518) era un importante letterato perugino, umanista al servizio delle arti e della città, docente universitario, segretario comunale, ambasciatore e storico municipale. L’origine del suo cognome nasce proprio in ambiente perugino: il nonno, Matteo di Giovanni, esercita l’arte di conciare di panni di lana, attività poi praticata anche da Marco, padre di Francesco. Da qui l’origine del cognome Matarazzo, poi trasformato dallo stesso Francesco in Maturanzio per nobilitare la famiglia.
Francesco Maturanzio dedica tutta la sua vita allo studio: in Grecia, culla della classicità, approfondisce la lingua. Tornato in patria nel 1474, il suo stato d’animo risente del grave travaglio politico che colpisce Perugia in quegli anni: il disordine morale e sociale, le lotte, spesso cruente, tra le nobili famiglie dei Baglioni e degli Oddi, lacerano gli entusiasmi e gli ideali patriottici che animano il pensiero dell’umanista. Decide così di lasciare la sua città per Vicenza; tornerà a Perugia nel 1497, richiamato dall’amato umanista Amico Graziani, a cui si deve la commissione al Perugino degli affreschi del Collegio del Cambio.

 

L’ispirazione

L’opera più autentica e matura che accosta il letterato alle arti figurative è proprio il complesso ed erudito impianto iconografico sotteso al ciclo pittorico del Collegio del Cambio. Il ciclo si presenta, agli occhi dello spettatore, come un organismo unitario, ma molto complesso. Francesco Maturanzio ha preso in considerazione molte opere erudite per la propria ispirazione – per esempio il De Astronomia di Igino per il cielo. Nella sua biblioteca è infatti presente una stampa dell’opera del 1482, da cui probabilmente sono stati tratte le figure dei Trionfi dipinti sulla volta.
Per la riproduzione delle quattro Virtù Cardinali e degli eroi, la fonte iconografica dalla quale Maturanzio ha preso ispirazione è il De Inventione di Cicerone; una stampa è anch’essa presente nella sua biblioteca e reca delle annotazioni dell’umanista. Infine, sotto la volta della Luna, è rappresentato Catone. Questo personaggio richiama da vicino la personalità dell’umanista perugino: entrambi accettano la solitudine dell’esilio pur di mantenere il proprio ideale di libertà contro la tirannide e contro tutti gli odi politici. Lo stoico romano è infatti, un ritratto simbolico di Francesco. Maturanzio così appone la propria firma all’interno di un grande scrigno del Rinascimento italiano.

 

La mostra

La Biblioteca Augusta, a 500 anni dalla morte, celebra lo studioso perugino con una mostra: Francesco Maturanzio. Le rotte dell’Umanesimo, visitabile fino al 26 gennaio 2019, curata da Francesca Grauso, Alberto Maria Sartore e Paolo Renzi, nella quale rivive la sua prestigiosa raccolta libraria – conservata proprio all’interno della biblioteca – oltre a documenti, in gran parte inediti, provenienti dalle raccolte dell’Archivio di Stato di Perugia e dalle città nelle quali Maturanzio ha insegnato.
Alcuni volumi giungono in Augusta grazie all’originario lascito di Prospero Podiani, altri vi sono trasferiti nel 1798, per merito del bibliotecario Luigi Canali; la biblioteca ha potuto così conservare la maggior parte dei libri appartenuti a Maturanzio. All’interno della mostra è possibile ammirare un manoscritto miniato della Biblioteca Bertoliana di Vicenza, un registro dell’Archivio di Stato di Vicenza, una raccolta autografa di orazioni dell’Archivio storico dell’Università di Perugia, gigantografie di immagini degli affreschi del Collegio del Cambio e un frammento di affresco del palazzo Baglioni sul Colle Landone. In mostra anche la ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia di Maturanzio, ricostruito da Alberto Maria Sartore.
È una raccolta accuratamente selezionata sia in vista della conservazione degli antichi testi, sia in funzione della formazione personale; risalta la presenza della prima edizione in lingua originaria dell’intero corpus di Aristotele, pubblicata in cinque volumi da Aldo Manuzio. Un documento identificato da Alberto Maria Sartore si rivela di fondamentale importanza per la ricostruzione della sua biblioteca: nell’ottobre del 1529, alla morte di Aurelio Apollinare, figlio di Francesco, viene resa esecutiva la volontà espressa nel testamento paterno di donare la propria biblioteca al monastero dei Benedettini di S. Pietro.

La mostra ha ottenuto il logo Anno europeo del patrimonio culturale 2018.

 


Francesco Maturanzio. Le rotte dell’Umanesimo

26 ottobre – 26 gennaio 2019

Sala espositiva della Biblioteca Augusta

 

Il meraviglioso e colorato mondo di Jhoan Miró invade le sale di Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago.

“Ubu Roi” (1966)

 

All’interno dell’antico palazzo, progettato dal Vignola e da Galeazzo Alessi, e poi abitazione dei marchesi della Corgna, il visitatore entra in contatto con le opere del maestro catalano. La prestigiosa esposizione, visibile fino al 4 novembre, è un’occasione unica per lasciarsi incantare da inattese visioni e da improvvise libertà espressive che fanno di Miró l’incomparabile Maestro del Novecento di cui è difficile non innamorarsi. Interamente curata da Andrea Pontalti, è promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group.

La mostra

La mostra, dedicata alla scoperta di questo meraviglioso artista, si snoda attraverso settanta opere grafiche appartenenti a quattro serie complete. La mostra espone le opere realizzate tra il 1966 e il 1976, in età matura: Ubu Roi (1966), composta da tredici coloratissime litografie, in cui forme e volumi sembrano potersi muovere liberamente nello spazio. Percorrendo le sale del palazzo si possono ammirare anche Le Lézard aux Plumes d’Or (1971), Maravillas con variaciones acrósticas en el jardin de Miró (1975), in queste opere l’artista catalano si esprime con segni neri e vivaci macchie colorate dal forte impatto visivo. Infine, si può anche apprezzare Le Marteau sans maître (1976), nel quale Miró rende omaggio al poeta René Chair, una delle voci più importanti della letteratura francese del Novecento.
Questi capolavori raccontano il sogno poetico di Miró e quella sua capacità di oggettivare le immagini della fantasia e di esprimerle attraverso un linguaggio assolutamente personale, svelando così il rapporto del maestro catalano con i libri d’artista. Attraverso il percorso espositivo viene scoperto il rapporto complesso tra testo e illustrazione proprio di quegli anni. Miró infatti scriveva: «Ho una certa esperienza per poter realizzare quello che si può definire fare un libro, non illustrarlo, che è sempre qualcosa di secondario. Un libro deve avere la stessa dignità di un’opera scolpita nel marmo».

 

Immersi nel colore

Nelle sue opere i colori e lo straordinario alfabeto di segni sono il risultato della sua incredibile capacità di rinnovarsi e di vivere l’arte con curiosità e versatilità. Gli sfondi neutri vengono macchiati da segni scuri e da colori brillanti, come il blu, il rosso, il verde e il giallo, in una precisa alternanza tra corpi informi e linee curve, per dare vita a vere e proprie visioni oniriche.
«Questa mostra offre uno spaccato interessante e di nicchia su Miró, un artista infinito da conoscere. (…)Visitare la mostra significa immergersi nel linguaggio artistico generato da questo ​straordinario artista». È con queste parole che Andrea Pontalti, il curatore della mostra, descrive le opere del grande artista catalano. La prestigiosa esposizione di Castiglione del Lago è un’occasione unica per lasciarsi incantare dal meraviglioso linguaggio surrealista di Miró. La mostra accompagna il visitatore alla scoperta di quell’alternanza di segni, versi e immagini che solo un’artista eccelso come Jhoan Miró può raffigurare.

 

“Le Lézard aux Plumes d’Or” (1971)

 


Per maggiori informazioni: Palazzo della Corgna