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ยซIl mio modo di manifestare lโ€™Arte รจ per me una profonda riflessione sullโ€™umanitร  dellโ€™artista; dico spesso che รจ lโ€™opera che fa lโ€™artistaยป

Bruno Ceccobelli

 

Bruno Ceccobelli, allievo di Toti Scialoja, รจ un artista spirituale che ha sviluppato un linguaggio formale del tutto autonomo e scevro dalle influenze dettate dalla moda. Dalla seconda metร  degli anni โ€™70 fa parte degli artisti che si insediarono nellโ€™ex pastificio Cerere a Roma, nel quartiere san Lorenzo, gruppo poi divenuto noto come Nuova scuola Romana o Officina san Lorenzo. Lโ€™artista tiene la sua personale nel 1976 presso la Galleria Spazio Alternativo di Roma; successivamente espone a Parigi e New York. Nel 1984 e nel 1986 รจ invitato alla Biennale di Venezia ed espone in diverse mostre in Europa, Canada e Stati Uniti.

Cโ€™รจ stato un momento in cui ha capito che lโ€™arte avrebbe fatto parte della sua vita e che lei sarebbe diventato un artista?

Beh, era il 1959 e frequentavo la prima elementare, vinsi un premio di pittura promosso dallโ€™I.N.A.- Istituto Nazionale Assicurativo, un libretto di risparmio a mio nome; vivevo in campagna e i miei erano contadini: fu uno sconvolgimento per tutto il circondario. Dipinsi un pastorello che conduceva le pecore, prendendo spunto dalla raffigurazione pubblicitaria della scatola dei colori Giotto che avevano per icona emblematica Cimabue, il quale guardava con entusiasmo il piccolo Giotto, che diverrร  poi suo allievo, mentre disegnava una pecora su una roccia. Mi ero cosรฌ impressionato da quel romanzato episodio artistico che credetti nel sogno totalmenteโ€ฆ e come Giotto anchโ€™io stavo con le pecore, in fondo mi mancava solo un futuro maestro: giร , d’altronde non si racconta anche nella Bibbia che ยซquello che credi ti sarร  datoยป?

Lei รจ stato un allievo di Toti Scialoja: questa relazione quanto ha influito sulla sua arte? Se vuole, ci puรฒ raccontare un aneddoto che ricorda con piacere?

Quattordici anni dopo aver vinto quel mio primo premio, allโ€™Accademia di Belle Arti di Roma, Sezione Scenografia, arrivรฒ il mio primo maestro, Toti Scialoja, un uomo coltissimo, pittore, poeta, giร  famoso per aver avuto allievi importanti come Pino Pascali, Jannis Kounellis, Giosetta Fioroni e Carlo Battaglia. Toti era un istrione, un perfetto narratore, un rigoroso insegnante e infine un bonario amico. Ricordo con piacere lโ€™ultima sua lezione, che fece anni dopo la sua uscita dallโ€™Accademia; per il suo ottantesimo compleanno organizzammo una festa di reincontro: lui e i suoi allievi piรน affezionati, pranzammo a San Lorenzo, al ristorante Pommidoro, per poi scegliere il mio studio allโ€™ex Pastificio Cerere per un ulteriore saluto. Toti, emozionato, non si trattenne e si caricรฒ per darci una sua definitiva prolusione sulla gnoseologia dellโ€™arte; finito il discorso con applausi e commozione, io rimasi scosso perchรฉ, ancora una volta, non solo lo ritrovai empatico, ma quello che il prof. aveva appena detto era esattamente il mio pensiero sullโ€™arte. Dunque, non ero io allievo che avevo un pensiero artistico originale, ma si ergeva in me lo spirito del maestro e ne fui felice.

 

”Motore Universale”, 2011, tecnica mista su legno

Lโ€™arte รจ quindi il saper rappresentare la visione olistica-filosofica e ontologica dellโ€™umana esistenza; infatti nelle sue opere รจ molto forte e preponderante lโ€™aspetto spirituale, il modo di ricercare lโ€™essenza attraverso lโ€™arte. Ci puรฒ raccontare?

A diciassette anni, a Roma, incontrai il mondo della Teosofia grazie a Emma Cusani della L.U.T. – Logge Unite Teosofiche, cosรฌ approfondii il pensiero filosofico di Madame Helen Blavatsky che tanto aveva influenzato pittori del Novecento come Hilmaaf Klint, Kazimir Malevic, Vasilij Kandinskij, Paul Klee e Piet Mondrian. Poi, nel 1985 fui uno dei pochi artisti italiani viventi a partecipare al Los Angeles County Museum of Art, quell’esposizione storica itinerante dallโ€™America allโ€™Europa dal titolo The Spiritual artabstract painting 1890-1985. Il mio modo di manifestare lโ€™Arte รจ per me una profonda riflessione sullโ€™umanitร  dellโ€™artista; dico spesso che รจ lโ€™opera che fa lโ€™artista. Senza dubbio i miei dipingere e scolpire sono iconico-simbolici e i miei temi sono le profonditร  del cosmo e dellโ€™anima.

Vorrei concludere chiedendole di lasciarci con una parola su cui riflettere; una parola che per lei rappresenti il connubio tra la sua arte e lโ€™Umbria.

Sono nato a Todi, nel cuore dellโ€™Umbria che รจ il cuore dโ€™Italia. Mi sento fortunato, vorrei abbinare allโ€™Umbria i miei quadri fatti con la parola cuore.

Berto di Giovanni, pittore umbro, pur non essendo di alto respiro poetico, presenta un certo interesse sia per le fonti spesso illustri alle quali si ispira, sia per il variare di stile nelle sue opere e aiuta a comprendere come l’arte del Perugino e di Raffaello abbiano notevolmente influito anche sulle minori personalitร  umbre.

Berto di Giovanni รจ menzionato per la prima volta in un atto notarile del 3 gennaio 1488: il suo nome figura infatti nella Matricola dei pittori per Porta Sole, anche se alcuni documenti lo nominano come Alberto o Ruberto. Viene citato per la prima volta come camerlengo dellโ€™arte e nel 1502 riceve vari pagamenti insieme a Eusebio da San Giorgio e Nicolรฒ da Cesena per lโ€™affresco, ora scomparso, di una camera destinata al vescovo nella canonica del duomo.

 

Berto di Giovanni. San Giovanni Evangelista scrive l’Apocalisse. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Nella bottega del Perugino

Berto di Giovanni lavorรฒ a bottega dal Perugino insieme ad altre notevoli personalitร : Eusebio da San Giorgio, Sinibaldo Ibi, Ludovico dโ€™Angelo e Lattanzio di Giovanni.
La bottega era una piccola realtร  nella quale si condividevano i contrasti sociali, il proprio tempo e la propria esperienza. Questa comunitร  portรฒ allo sviluppo di una Koinรฉ linguistica; uno stile in cui diventa veramente difficile cercare di isolare in precisi contorni le zone dโ€™ombra individuali, soffocate dalla necessitร  di aderire a uno stile comune e vincente.[1]
Una tra le maggiori opere del pittore รจ la Madonna con il Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Francesco; prima a San Francesco del Monte e ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. La Vergine seduta in un ampio paesaggio tiene in grembo il Bambino, che stringe tra le mani una coroncina di fiori; i Santi sono inginocchiati accanto a lei, mentre due angeli in volo le pongono sul capo una corona. Il Bambino deriva dal cartone rovesciato utilizzato per la Madonna della collezione Kress, ora nella National Gallery di Washington, con opportune modifiche al visino e al braccio destro per fargli impugnare, ben visibilmente, la corona di fiori.
Il paesaggio che si apre alle spalle dei protagonisti rende la tavola ancora piรน affascinante. Il linguaggio figurativo della composizione sembra articolarsi su piรน registri: da una parte la calma di una composizione tipicamente peruginesca ormai arcaizzante, dallโ€™altra un’evoluzione dei personaggi piรน moderna, visibile nella resa del chiaroscuro che avvolge San Giacomo; ciรฒ porta a una difficile lettura della tavola.[2]
Datata 1507 รจ laย Sacra conversazione, ora a Londra a Buckingham Palace, nella cui predella sono raffigurate la Nativitร  della Vergine Assunta e lo Sposalizio della Madonna. La pala mostra un prevalente influsso peruginesco con qualche ricordo della Pala Ansidei di Raffaello.
Il pittore partecipรฒ anche a unโ€™eccelsa opera, ora conservata nella Pinacoteca Vaticana: lโ€™Incoronazione della Vergine, realizzata da Raffaello, poi completata da Giulio Romano e Francesco Penni. Berto di Giovanni prese parte alla realizzazione della predella, ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.[3]

 

Berto di Giovanni, Gonfalone del duomo, Perugia, cattedrale di San Lorenzo

 

Nelle quattro scene della predella i forti contrasti di colore mostrano la netta influenza di Giulio Romano. Infatti, nell’ultimo periodo, Berto di Giovanni fu attratto dal grande pittore dei Gonzaga e si abbandonรฒ a una tecnica manieristica di tocco duro, con forti risalti chiaroscurali, ben lungi dalla precedente morbidezza di colorito delle piccole tavole.
Percorrendo le sale della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria si possono ammirare altri capolavori del pittore: S. Giovanni Evangelista in Patmos con lunetta con lโ€™Eterno e la predella con le Storie del santo, che venne eseguita per le cistercensi di Santa Giuliana a Perugia. Nella tavola si puรฒ notare la goffa rappresentazione dellโ€™evangelista ripresa dalla figura di Pitagora nella Scuola di Atene; nella predella invece, si rileva un forte incupimento dei colori ravvivato solo da qualche lumeggiatura. Lโ€™ultima opera certa conservata nel duomo di Perugia รจ un gonfalone fatto dipingere nel 1526 in occasione della peste, posto sopra un altare nella navata sinistra.[4]

 


[1] Laura Teza, Un dipinto in societร : Perugino, Berto di Giovanni e la Bottega del 1496, pp. 47-61, in Pietro Vannucci e i Pittori Perugini del Primo Cinquecento. I lunedรฌ della Galleria. Atti delle Conferenze 23 febbraio-10 maggio 2004, a cura di Paola Mercurelli Salari, Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio Storico Artistico ed etnoantropologico dellโ€™Umbria, Perugia, Ponte San Giovanni.โ‡‘
[2] F. Santi, Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV-XVI, Roma, 1985, p. 140, la considera di Giannicola, mentre F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al Cinquecento, Milano, 1989, I, p. 278 e Mercurelli Salari, Pittore di ambito peruginesco 9, Madonna con Bambino, due angeli, i santi Giacomo Maggiore e Francesco, in Perugino e il paesaggio, catalogo della mostra (Cittร  della Pieve, 28febbraio-18 luglio 2004), Milano 2004, p.60 vicina a Berto di Giovanni.โ‡‘
[3] Dictionary of Painters and Engravers Biographical and Critical, by Michael Bryan, p. 119, New Edition Revised and Enlarged, Edit by Robert Edmund Graves B.A., of the British Museum. Volume I A-K, London 1886.โ‡‘
[4] Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume IX, 1967.โ‡‘

ยซNon vedo un disegno concreto, un progetto globale che si ponga lโ€™obiettivo di promuovere la conoscenza dellโ€™arte contemporanea nelle sue varie espressioniยป.

Artista, docente universitario e storico dellโ€™arte. รˆ tutto questo, e molto di piรน, il professore emerito di Storia dellโ€™Arte Bruno Toscano, classe 1930, che nel dopoguerra, con il Gruppo dei sei e con il Premio Spoleto (Mostra Nazionale di Arti Figurative) ha contribuito a promuovere Spoleto tra i centri piรน attivi dellโ€™arte contemporanea: una personalitร  che ha dato molto e che ancora puรฒ dare, allโ€™arte italiana e allโ€™Umbria stessa.

artista-spoleto

Bruno Toscano

Professore, qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

I miei genitori erano calabresi, ma io sono nato e ho ricevuto la prima educazione a Spoleto. Inoltre, molte mie ricerche sono di argomento umbro.

Ho letto che รจ stato il fondatore del primo cineclub di Spoleto: oggi, che rapporto ha con questโ€™arte?

Fondammo, gli amici pittori e io, il cineclub subito dopo la guerra, nel 1949, come un atto di libertร . Volevamo far conoscere tanti film che il fascismo aveva proibito e inaugurammo il cineclub con La grande illusione, il capolavoro di Jean Renoir contro la guerra. Nel programma cโ€™era molto cinema francese degli anni Trenta, ma anche il neorealismo italiano, che stava esplodendo proprio in quegli anni. Nellโ€™insieme, era un cinema povero, in bianco e nero. Oggi รจ decisamente piรน tecnologico e spettacolare, talvolta solo di intrattenimento, talvolta, per fortuna, con forti messaggi di attualitร .

Come era artisticamente lโ€™Umbria al tempo del Gruppo dei sei di cui faceva parte (Bruno Toscano, Giuseppe De Gregorio, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Piero Raspi)?

รˆ stato un periodo di attivitร  intensa e tuttโ€™altro che provinciale per lโ€™Umbria e per Spoleto, dove confluivano critici e artisti di primo piano dai maggiori centri italiani. Nella giuria delle numerose edizioni del Premio Spoleto, a partire dal 1953, cโ€™erano critici come Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi e artisti come Mario Mafai, Roberto Melli e Marino Mazzacurati.

Come รจ oggi dal punto di vista artistico la nostra regione?

Non vedo un disegno concreto, un progetto globale che si ponga lโ€™obiettivo di promuovere la conoscenza dellโ€™arte contemporanea nelle sue varie espressioni. Avverto semmai la tendenza a visioni parziali, spesso legate a mode effimere o ad avanguardie molto datate. Fa eccezione il Ciac di Foligno, concepito come un osservatorio di ampia visibilitร . Ma questo non รจ un problema dellโ€™Umbria. รˆ noto che il declino ha origini profonde e di vasto raggio. Quando la conoscenza non รจ piรน considerata necessaria, si abbassa il livello dellโ€™istruzione e anche lโ€™interesse per la storia e per lโ€™arte.

Come ha influito lโ€™Umbria nella sua pittura?

I quadri che ho dipinto sono legati ai luoghi chi mi circondano. Ma questi non sono panorama, ma piuttosto un habitat ricco di stimoli e molto coinvolgente. Cโ€™รจ qualcosa di materno nella terra che ci circonda, che non puรฒ essere rappresentato in forme figurative convenzionali.ย  Negli anni Cinquanta le poetiche riconducibili allโ€™Informale, tra le quali lโ€™Ultimo naturalismo di Francesco Arcangeli, rispecchiavano questo contatto a livello profondo con la natura.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Divisa tra aree in crescita e aree in abbandono; per conseguenza, impoverita; nonostante tutto, affascinante.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

โ€ฆfertile costa dโ€™alto monte pendeโ€ฆ.

Ilย  pittore inglese Graham Dean, plasma ยซmagnifiche modelle, atleti, incredibili feticisti del bondage, gemelli omozigoti, individui con imperfezioni fisicheยป usando i loro corpi come ยซveicoli dโ€™espressioneยป[1]. Attraverso i suoi incredibili e innovativi acquerelli, narra emozioni, idee e ricordi, giocando con i contrasti e con strati innumerevoli. Guardando ai suoi rossi, รจ facile immaginarsi le luminose tinte dellโ€™India, ma difficilmente potremmo credere che Dean sia stato ispirato anche dallโ€™Umbria.

 

Era il 1992 quando Graham Dean, nato a Birkenhead, nel Merseyside, venne in Italia per trascorrere sei mesi di soggiorno-studio alla British School di Roma. Aveva vinto un prestigioso premio โ€“ il Senior Abbey Award in Painting โ€“ e aveva sfruttato la possibilitร  offerta di vivere e visitare Roma e le cittร  circostanti. Da quel momento in avanti, lโ€™Italia gli entrรฒ nel cuore.
Durante le numerose visite fuori Roma, Graham visitรฒ la rinomata cittร  di Assisi e poi, sulla via del ritorno, si fermรฒ in una piccola cittadina sul Lago Trasimeno.
ยซNon sapevo niente dellโ€™Umbria, ma mi soffermai sul lago e sulle terre che lo circondano, chiedendomi come mai questo posto fosse un tale segreto. Perchรฉ era cosรฌ poco conosciuto?ยป afferma Graham. ยซUna volta tornato a Roma, giurai che un giorno sarei tornato per comprarvi una casa e, magari, uno studioยป.

Era solo lโ€™inizio: Graham Dean, che ha esposto in numerose personali in tutto il mondo, rimase cposรฌ folgorato dallโ€™Umbria che, adesso, possiede una casa-studio tra Migliano e San Vito, a circa 15 minuti da Marsciano. Torna in quella tenuta, circondata da campi e costeggiata dal fiume Fersenone, circa cinque o sei volte lโ€™anno.
ยซNello studio, lavoro sui progetti o sulle idee. Posso contare sulla gran quantitร  di tempo che ho, per pensare e riflettere. Mi sono accorto, nei quindici anni che possiedo la casa, che questo รจ lโ€™unico ambiente in cui posso rilassarmi completamente. Cโ€™รจ unโ€™atmosfera che รจ difficile da descrivere, a meno che non la si sperimenti in prima persona, e tutti quelli che vengono a farmi visita lo confermano. Cerco di non idealizzare troppo, so che per le persone che vivono qui โ€“ soprattutto i giovani โ€“ puรฒ essere difficile vivere serenamente, viste le difficoltร  economicheยป.

Come pittore del corpo umano, Graham Dean si รจ accorto che sta lentamente focalizzando la sua attenzione sullโ€™idea del paesaggio e sul senso dellโ€™altro che sia lui che i suoi amici sperimentano nella casa di Migliano. Sente che lโ€™Umbria come un territorio nuovo, da esplorare.
Quale sarร  il suo prossimo passo? Gli piacerebbe fare una grande mostra dei suoi lavori proprio qui, in Umbria, ma ancora attende proposte! Questo perchรฉ, nonostante numerosi giovani pittori abbiano cercato di agevolarlo, le istituzioni non lโ€™hanno fatto, il che ha portato a una situazione dโ€™impasse.
Ma chi lo sa? Scommettiamo che, presto o tardi, vedremo uno degli enormi e bellissimi dipinti di Graham Dean in uno dei nostri musei.

 


Fonte:ย www.grahamdean.com

 

[1] Adattamento di un articolo scritto da Galerie Maubert, Paris. Settembre 2011, in http://grahamdean.com/about/.โ‡‘

Sรฌ, era umbro Pino Lancetti, potremmo dire un umbro DOC, di quelli che nel mondo hanno lasciato unโ€™impronta indelebile e di cui lโ€™Umbria puรฒ essere davvero fiera.

Lancetti

Pino Lancetti con le sorelle, Vanda, Lorena ed Edda

 

Nacque a Bastia Umbra il 27 novembre 1928; qui trascorse la sua giovinezza e giร  da allora era evidente quellโ€™animo gentile e quellโ€™indole artistica, doti che lo portarono a intraprendere la carriera di disegnatore di moda e che lo videro per molti anni protagonista assoluto a livello internazionale. Recuperiamo perle preziose della vita di Lancetti dalla monografia che gli dedicรฒ nel 2007, anno della sua morte, la professoressa Edda Vetturini, sua ex insegnante e grande sostenitrice, in unโ€™edizione speciale del ยซIl Giornale di Bastiaยป edito dalla Pro Loco di Bastia Umbra.
Da lei apprendiamo come il giovane Pino non amasse frequentare la piazza insieme ai suoi coetanei, ma preferisse disegnare schizzi su quellโ€™album da disegno da cui difficilmente si separava e come, giร  da allora, nei suoi lavori si intravedessero fantasia e talento straordinari.
Frequentรฒ lโ€™Accademia di Belle Arti di Perugia, e dopo un primo periodo trascorso ancora in Umbria in cui si dedicรฒ allโ€™attivitร  di disegnatore, prima nel campo della ceramica, poi nel settore artistico della Perugina, nel 1954 si trasferรฌ a Roma.

Da sarto umbro a re dellโ€™alta moda

Qui aprรฌ un suo laboratorio in via Margutta e lentamente iniziรฒ a crearsi una certa fama nei salotti importanti della Capitale, che gli permise di realizzare la sua prima collezione per la principessa Lola Giovannelli. I suoi lavori ebbero il plauso della piรน grande giornalista di moda italiana, Irene Brin, e da lรฌ in avanti iniziรฒ la sua importante carriera di disegnatore dโ€™alta moda.
Lโ€™arte fu la sua musa ispiratrice, in particolare la pittura, e ai pittori sono orientate le sue piรน celebri collezioni: la prima, successo del 1956, influenzata da Modigliani; nel 1977 la collezione Italian Style Rinascimento suggerita dalle stanze di Raffaello, fino alla realizzazione di veri capolavori dโ€™arte con il lancio nel 1984 della Sophisticated Lady, stoffe impreziosite da disegni che raccontano le profonde suggestioni degli artisti che piรน aveva amato e che maggiormente lo avevano guidato: Cimabue, Giotto, Picasso, Matisse, Kandinskij, Modigliani.

 

bozzetto_lancetti

Collezione di Alta Moda primavera/estate, 1986

Il sarto pittore

Piรน che abiti, queste creazioni erano vere opere dโ€™arte, da esporre piรน che da indossare, e non a caso a Lancetti venne attribuito dalla stampa specializzata lโ€™appellativo di โ€œsarto pittoreโ€.ย Quel sarto pittore che nel 1986, per i 25 anni di alta moda, presentรฒ a Villa Medici, sede dellโ€™Accademia di Francia, una stupenda collezione in onore di Picasso, in contemporanea con una mostra presentata dal grande pittore nel suo ultimo periodo artistico: ยซI modelli di Arlecchino suscitano la stessa attenzione di quelli dellโ€™artista spagnolo unendo, dipinto e Moda, in un armonico connubio allโ€™insegna dellโ€™Arteยป.[1]

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Tradizione e innovazione: la versatilitร  di Lancetti

La moda di Lancetti era una moda raffinata, preziosa, gli abiti erano spesso ornati da ricami sapienti, decorati da pietre, cristalli, paillettes. Ogni capo era unโ€™opera unica e irripetibile, da ammirare proprio come i dipinti amati dallโ€™artista e da cui traeva ispirazione.
Famosi in tutto il mondo divennero i suoi foulard, veri e propri quadri con tanto di cornice monocolore, che rappresentarono un simbolo di eleganza e raffinatezza fra gli anni Settanta e Novanta.
Pino Lancetti fu un artista poliedrico, lavorรฒ per il cinema (nel โ€™79 creรฒ i costumi per il film La luna di Bernardo Bertolucci), fu artefice di profonde trasformazioni frutto di uno studio costante e di unโ€™accurata ricerca: creativitร  sรฌ, ma senza improvvisazione.
Accanto allโ€™abito-opera dโ€™arte, lo stilista intuรฌ la necessitร  di cambiamento nella moda femminile, in linea con lโ€™emancipazione che stava vivendo la donna negli anni Settanta. Da qui lโ€™esigenza di creare una moda veloce, pratica, facile da indossare: nacque cosรฌ il prรชt-ร -porter che gli valse il Premio Speciale della Stampa Italiana.
Lancetti fu in effetti uno stilista molto amato dalla stampa, italiana e estera, e molti furono i premi e i riconoscimenti ufficiali che ebbe durante la sua carriera: da Cavaliere della Repubblica alla Nomination in Whoโ€™s in Italy 1997, dal Baiocco dโ€™oro del Comune di Perugia, allโ€™Oscar alla Carriera dalla Camera nazionale della Moda. Solo per citarne alcuni. Nel 2001 il Presidente Ciampi lo nominรฒ Grande Ufficiale al merito della Repubblica.
Fra le numerose mostre celebrative a lui dedicate, vogliamo ricordare quella allestita nella sua regione: nel 1999 nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina vennero esposti cento capolavori dโ€™alta moda facenti parte della collezione privata dellโ€™artista.

 

Collezione primavera/estate, 1986

Il tributo della sua cittร 

A dieci anni dalla scomparsa di Pino Lancetti, Bastia Umbra, che dopo la sua morte accolse il feretro del suo concittadino in un commosso abbraccio, ha voluto intitolargli la piazzetta adiacente alla Chiesa di San Rocco. In mezzo al piccolo Largo Pino Lancetti, egli osserva con la sua aria elegante e vagamente malinconica, quelle strade che tante volte lo videro passeggiare portando sottobraccio il suo inseparabile album da disegno.

 

[1]E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโ€™Alta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. โ‡‘

 


Fonti:

E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโ€™Alta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. La pubblicazione รจ stata gentilmente messa a disposizione da Vanda Lancetti, sorella di Pino.

 

 

Per saperne di piรน su Bastia Umbra

Giovanni di Pietro detto Lo Spagna per lโ€™origine spagnola della sua famiglia (Spagna 1470 โ€“ Spoleto 1528) รจ tra i protagonisti dellโ€™arte pittorica umbra tra XV e XVI secolo. Meno conosciuto rispetto ad altri seguaci del Maestro umbro Pietro Vannucci (per citare i suoi allievi piรน celebri: Pinturicchio e Raffaello), รจ un artista interessante e molto gradevole che vale la pena approfondire.

Il Maestro

Il giovane Giovanni si trovava probabilmente a Firenze intorno al 1493 quando Pietro Vannucci, detto Il Perugino, era tra i quattro maestri piรน in vista della cittร  insieme a Botticelli, Filippino, e Ghirlandaio. Perugino assunse in quegli anni un ruolo di guida aprendo bottega presso lโ€™Ospedale di Santa Maria Nuova; il suo laboratorio era tra i piรน attivi e frequentati anche da numerosi allievi che da tutta Europa giungevano per imparare ยซla grazia che ebbe nel colorire in quella sua manieraยป (G.Vasari, 1568). Questo ci fa pensare che il nostro artista potrebbe essere entrato qui in contatto con il maestro umbro, diventandone in seguito allievo e collaboratore.

Influssi e primi lavori

Quando nel 1501 Perugino aprรฌ bottega a Perugia, ricco comune che voleva rinnovarsi nello stile e nel gusto contemporaneo che proprio lโ€™artista, originario del contado perugino, aveva con successo elaborato nella grande Firenze, Giovanni lo seguรฌ, entrando in contatto probabilmente anche con Raffaello, altro giovane seguace del Perugino. Col Maestro, Giovanni lavorerร  al ciclo di affreschi per il Convento francescano di Monteripido del quale rimane un affresco staccato con San Francesco che riceve le stimmate, conservato alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria, che si trovava sul timpano della facciata della chiesa.
La critica รจ concorde nel vedere nello stile pittorico di Giovanni di Pietro
un‘adesione forte a modelli perugineschi, passaggio fondamentale per la formazione del pittore e per ottenere commissioni, ma anche lโ€™abilitร  di saper raccogliere lโ€™influsso di Raffaello, mantenendo allo stesso tempo un linguaggio personale, semplice e ricco di finezze coloristiche e di grazia. Alcune sue opere sono oggi parte delle collezione dei musei piรน importanti del mondo, per citarne alcuni: Londra (National Gallery), Parigi (Musรจe du Louvre), Roma (Pinacoteca dei Musei Vaticani).

Dai primi passi al successo

Agli inizi del 1500 lโ€™ambiente perugino รจ sotto il controllo della bottega del Vannucci e, come altri collaboratori del Perugino โ€“ tra cui Pinturicchio โ€“ lo Spagna si dovrร  trasferire in cerca di lavoro per poter creare un proprio entourage. Sarร  in altri centri umbri che decollerร  la sua carriera artistica.

Rilevante รจ la cittร  di Todi, bella ed elegante cittadina che domina la valle del Tevere: nel 1507 venne stipulato a Todi il contratto tra il pittore e gli osservanti della chiesa di Montesanto per la creazione di una pala d’altare raffigurante lโ€™Incoronazione della Vergine (Todi, Museo civico) (fig.1), completata nel 1511 quando il pittore vi andrร  ad abitare e a costituire una societร . Oltre alla pala di Montesanto, Giovanni lavorรฒ nel duomo dove affrescรฒ diverse cappelle (tra gli anni 1513 e 1515) decorando anche l’organo (1516). Rimangono due tavole con S. Pietro e S. Paolo e un lacerto di affresco raffigurante una Trinitร  (quarta navata sulla destra, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Todi).

Altro importante centro umbro per la carriera de Lo Spagna รจ la cittร  di Trevi, borgo che da unโ€™altura del monte Serano, domina splendidamente la valle spoletina, dimora di potenti famiglie locali. Qui lโ€™artista รจ chiamato da Ermodoro Minerva, ambasciatore di Ludovico Sforza, per decorare la Cappella di San Girolamo nella chiesa di S. Martino. La lunetta con la Vergine in gloria con i Santi Girolamo, Giovanni Battista, Francesco e Antonio da Padova datata 1512 รจ un affresco con evidenti richiami perugineschi, paesaggio ideale e ameno, ma dai colori piรน decisi. Per la stessa chiesa realizzerร  nel 1522 una imponente pala d’altare con Incoronazione della Vergine (ora alla pinacoteca del Complesso museale di San Francesco) ricca di toni puri, raffinati e cangianti, solida costruzione delle figure, materie e oggetti attentamente descritti con resa illusionistica, derivata dal prototipo di Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto (1467-69) e da unโ€™Incoronazione della Vergine del Ghirlandaio, che realizzรฒ a San Girolamo a Narni nel 1486; entrambe furono da riferimento anche per Raffaello nel 1505 per la pala di Monteluce a Perugia. Sempre a Trevi il maestro spagnolo, oramai richiesto e apprezzato in tutta lโ€™Umbria, decorerร  la chiesa della Madonna delle Lacrime tra 1518 e 1520 con riferimenti allo stile del richiestissimo Raffaello, in particolare nella scena del Trasporto di Cristo, dove cโ€™รจ un forte richiamo al capolavoro del maestro urbinate eseguito per la cappella Baglioni di Perugia nel 1507, oggi alla Galleria Borghese a Roma. Testimonianza dellโ€™evoluzione dellโ€™artista spagnolo quindi in continuo e rapido rinnovamento, stimolato da continuo studio e approfondimento, al passo con le richieste delle committenze piรน facoltose.

Nel 1516 gli venne concessa la cittadinanza spoletina, testimonianza del fatto che Giovanni risiedeva a Spoleto giร  da diversi anni. Il 31 agosto 1517 viene nominato capitano dell’Arte dei Pittori e degli Orefici, conferma del riconoscimento del ruolo di caposcuola. Dal 1516 in poi la sua attivitร  รจ attestata a Spoleto e nei centri circostanti, sia su base documentaria, sia attraverso un nutrito gruppo di opere, nelle quali traspare la presenza di aiuti e l’attivitร  di una bottega che ne aveva assimilato la maniera.
Tra le opere piรน
interessanti e significative, la Madonna Ridolfi, una Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo, Niccolรฒ da Tolentino, Caterina e Brizio, commissionata da Pietro Ridolfi, governatore di Spoleto dal 1514 al 1516 (Spoleto, Palazzo comunale) e le Virtรน dipinte per la Rocca, staccate nel 1824 e ricomposte in un monumento dedicato a Leone XII (Palazzo comunale). La disposizione e l’iconografia delle tre figure allegoriche, la Giustizia in alto, con la Caritร  e Clemenza ai lati, suggeriscono la destinazione verso un ambiente con funzioni giudiziarie.

Spoleto – San Giacomo

Nella Caritร , concepita secondo una composizione rotante, e nella Clemenza, caratterizzata da uno scorcio che conferisce efficacia retorica a gesti e posture, si riflettono soluzioni elaborate da Raffaello negli anni romani, suggerendo cosรฌ una cronologia abbastanza avanti nel tempo.
Lungo la via Flaminia, poco lontano da Spoleto, per la chiesa di
San Giacomo Apostolo, protettore dei pellegrini, nel 1526 Giovanni di Pietro รจ chiamato a decorare lโ€™abside e due cappelle. Nel catino raffigura una Incoronazione della Vergine e sulla parete San Giacomo e il Miracolo dellโ€™impiccato e il Miracolo dei galli. Straordinaria ricchezza di dorature, colori e ornamenti a grottesca, affollato di figure e scenicamente complesso: qui Lo Spagna raggiunge uno degli esiti piรน alti della sua attivitร , una rara testimonianza umbra della maniera moderna.

In questi anni, insieme alla bottega, Lo Spagna lavorรฒ in Valnerina: nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Gavelli, ove vi sono affreschi datati 1518 e 1523; a Visso nella chiesa di S. Agostino; a Scheggino, dove, infine nel 1526 sottoscrisse il contratto per la decorazione della tribuna della chiesa di S. Niccolรฒ per la quale gli furono offerti 150 fiorini.

Ereditร 

Lo Spagna morรฌ forse di peste, nellโ€™ottobre del 1528: il decesso รจ attestato da una carta dell’Archivio capitolare di Spoleto che riferisce che nel giorno 9 di quel mese vennero ricevuti i ceri per la cerimonia funebre: ยซdie 9 octobris, havemmo per la morte dello Spagna pictore quatro torcieยป (Gualdi Sabatini, 1984, p. 395).

Dono Doni fu il seguace piรน noto, ma non il solo a raccoglierne il testimone, la sua fiorente bottega costituisce ancora oggi un aspetto caratterizzante del patrimonio artistico della zona spoletina e della Valle del Nera. Tra i collaboratori vanno ricordati Giovanni Brunotti e Isidoro di ser Moscato, Giacomo di Giovannofrio Iucciaroni (1483-1524 circa) attivo in Valnerina; Piermarino di Giacomo che nel 1533 terminรฒ gli affreschi di Scheggino.

 

PER INFO:

TodiMuseo civico (chiuso lunedรฌ, orari 10.00-13.00/ 15.00-17.30), Cattedrale di Santa Maria Annunziata (apertura orario continuato 9.00-18.00), uff. turistico tel. 075 8942526

Trevi โ€“ Pinacoteca complesso museale di San Francesco (aperto da venerdรฌ a domenica dalle 10.30-13.00/ 14.30-18.00), altri spazi apertura su richiesta. ProTrevi tel. 0742 781150

Spoleto โ€“ Palazzo Comunale (orari da lun a ven 9.00-13.00, lun e gio 15.00-17.00), uff. turistico tel. โ€ฏ0743218620/1

 

 


Fausta Gualdi Sabatini, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, Spoleto, Accademia Spoletina, 1984.
Pietro Scarpellini, Perugino, Electa, MIlano 1984.
Perugino: il divin pittore, cat. della mostra a cura di Vittoria Garibaldi e Federico Francesco Mancini, (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria 2004), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2004.
Giovanna Sapori, Giovanni di Pietro: un pittore spagnolo tra Perugino e Raffaello, Milano, Electa, 2004