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Studiosa della natura, fu l’unica donna perugina a cui fu concesso il voto. Una personalitร  apprezzata dai maggiori letterati del tempoย 

Maria Alinda nasce, prima di tre sorelle, a Perugia nel 1841 da Gratiliano Bonacci, originario di Recanati, insegnante al Collegio della Sapienza e da Teresa Tarulli di Matelica. Viene educata in casa dal padre che le impartisce unโ€™istruzione scientifica e umanistica: a otto anni Maria Alinda veste da uomo, legge la Divina Commedia, I Sepolcri, i Fioretti di San Francesco, le Lettere del Gozzi, studia greco e latino, italiano e francese, storia, geografia e matematica[1]. La famiglia รจ costretta per motivi politici a trasferirsi nel 1854 a Foligno. Due anni piรน tardi lo stesso Gratiliano riunirร  sotto il tradizionale titolo Canti i componimenti poetici della figlia che egli stesso aveva iniziato a pubblicare fin dal 1853. Nel 1859, dopo le stragi del XX giugno, la diciottenne poetessa compone carmi libertari e monarchici che lโ€™anno seguente saranno stampati sotto il titolo Canti nazionali. Grazie a una speciale concessione, รจ lโ€™unica donna a votare, mescolata a 239 coetanei dellโ€™altro sesso, per lโ€™annessione dellโ€™Umbria e delle Marche allo Stato Sabaudo, un momento davvero unico e ricco di significato, che ella cosรฌ ricorda: ยซfanciulla oscura e timida con la scritta del SI sacra parola sporsi allโ€™urna la trepida man, fra le ausonie giovinette io sola!ยป[2]

Il trasferimento a Recanati

Nel 1860 la famiglia Bonacci, a seguito del ritiro definitivo per motivi di salute di Gratiliano dallโ€™insegnamento, si stabilisce definitivamente a Recanati. Il soggiorno recanatese รจ duro per la giovane Alinda che scrive ยซOh Recanati, Recanati, tu mโ€™assassiniยป e ancora ยซtanto รจ viver qui a Recanati come in un deserto dellโ€™Arabiaยป[3]. Finalmente nel 1868, divenuta sposa di Pietro Brunamonti, originario di Trevi, ex allievo del padre e professore di diritto allโ€™Universitร  di Perugia, Maria Alinda puรฒ tornare nella sua amata cittร  natale.ย 
Nel 1875 inizia a scrivere Memorie e pensieri, un diario personale e intellettuale che tieneย  aggiornato fino al 1900 quando unโ€™emiparesi le impedisce di continuarne la stesura. Alla fine del 1875 lโ€™editore Le Monnier di Firenze stampa la prima raccolta organica dei suoi versi dedicata alla memoria del padre, morto nel 1871. ย 

 

 

Lodi e critiche degli altri letterati

Nel giugno del 1877 Giosuรจ Carducci รจ a Perugia come commissario per gli esami di maturitร  del Liceo classico e ha modo di conoscere la poetessa: non lโ€™apprezza nรฉ sul piano fisico (ยซla Brunachilde la vidi ieri sera; ed รจ peggio che nel ritrattoยป), nรฉ sul piano poetico definendo i suoi ยซversi cosรฌ profondamente antipaticiยป[4]. Diversa รจ lโ€™opinione sia del Duprรฉ, che scrive al Maffei di averne apprezzato le capacitร : il suo ยซingegno potente sta chiuso entro i candidi veli della modestia: cara cosa fra la fastidiosa e tronfia pochezza dei piรนยป[5], che del Fogazzaro, il quale la colloca in stima ยซper italianitร  insigne sรฌ della veste che delle concezioniยป accanto al Carducci[6].

L'amore per la botanica

Nellโ€™aprile del 1879 i coniugi Brunamonti si recano in alta Italia: il viaggio consente alla poetessa perugina di conoscere di persona alcuni illustri personaggi con i quali giร  da tempo intratteneva una viva corrispondenza, comeย Giacomo Zanella, Andrea Maffei e Antonio Stoppani, nellโ€™animato salotto di Clara Maffei. Appassionata di botanica e geniale pittrice autodidatta la Brunamonti realizza anche un notevole erbario, andato purtroppo perduto, e una ricca serie di album con riproduzioni ad acquerello e tempera della flora umbra[7]. La natura rappresenta un vero e proprio elemento nutritivo per lo spirito della nostra poetessa, il contatto con essa spesso finisce per fondersi in autentica materia poetica.
Su questo rapporto intenso e originale scrive: ยซassolutamente son persuasa che non si possano scrivere idilli senza studiare la natura sul vero con amore di paesista. Bisogna compor quelle tinte giuste, quelle sfumature, quei tocchi di luce radente propri ad un luogo solo e non comuni a tutti. Cosรฌ giunge il pittore ad ottenere lo sfondo e la trasparenza. Come non dovrebbe il poeta? Ho verificato che lโ€™alito vivificante dei campi rinfresca lo stile e gli dona una certa vita luminosa e mobile, anche allora che non ci occupiamo di paesaggio e di idillio. Pare che lโ€™arte coltivata solo dentro uno studio chiuso e in mezzo ai libri puzzi di muffa e polvereยป[8].
Muore nel febbraio del 1903 e Vittoria Aganoor Pompilj la ricorda dalle pagine del numero speciale a lei dedicato de ยซLโ€™Unione Liberaleยป con queste parole: ยซschiva dโ€™ogni popolaritร  chiassosa, visse per la famiglia e per lโ€™arte, non cedendo al mutevole gusto delle mode e alla facile imitazione di scuole deliranti e pervertitriciยป[9]

 

 

[1] A. Zucconi, Lettere di Maria Alinda Brunamonti al Prof. Francesco Francesconi,โ€ฏin ยซRassegna Nazionaleยป (ott.-nov. 1936), pp. 1-16.
[2] Citazione riferita da ยซIl Cittadino di Recanatiยป, 3/2/2006.
[3] Citazioni tratte da A. Zucconi, cit., p. 4.
[4] G. Carducci, Lettere del 3 e del 31 luglio riferite da L.M. Reale, in M.A. Bonacci Brunamonti, Diario floreale inedito dalle Memorie e pensieri. 1875-1900, Perugia, Guerra, 1992, p. 13 e n. 18.
[5] Lettera del 16/6/1876 riferita da L.M. Reali, in M.A. Bonacci Brunamonti, cit., p. 25 e n. 87.
[6] ยซRoma letterariaยป, a. XL, n.4 citazione riportata da A. Zucconi, cit., p. 4.
[7] Ne rimangono due nel fondo manoscritti della Biblioteca Augusta studiati e pubblicati da L.M. Reale.
[8] M.A. Bonacci Brunamonti, Memorie e pensieri, 30/9/1884 riportato da L.M. Reale, Le erbe, i fiori e i paesaggi umbri di Maria Alinda Bonacci Brunamonti, 2001, in www.repubblicaletteraria.it.
[9] ยซLโ€™Unione Liberaleยป, 13-14/2/1903.

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Riferimenti bibliografici
Piatti, Monografia di Maria Alinda Brunamonti nata Bonacci, Firenze, Tipi dellโ€™arte della stampa, 1882
Trabalza, Alinda Brunamonti prosatrice, Perugia, Unione tipografica cooperativa, 1903
Urbini, Alinda Bonacci Brunamonti, Roma,Nuova Antologia, 1903
Antolini,โ€ฏAlinda Brunamonti e Vittoria Colonna, Firenze, Barbera, 1904.
Curatolo,โ€ฏDella vita e delle opere di Maria Alinda Bonacci Brunamonti, Roma, Forzani, 1904.
Pimpinelli,โ€ฏAlinda Bonacci Brunamonti ovvero Una massaia in Parnaso, Cittร  di Castello,Tibergraph, 1989.
L.M. Reale,โ€ฏMaria Alinda Bonacci Brunamonti, il dialetto, le tradizioni popolari e la ยซFlora Umbraยป (con appendice di testi e glossario), in ยซContributi di Filologia dell’Italia Medianaยป, voll. XI (1997) e XII (1998), pp. 195-236 e 127-167.ย 
Peducci,โ€ฏMaria Alinda Bonacci Brunamonti: i discorsi d’arte: un esempio del gusto fin de siรจcle, EFFE, Perugia, 2012.
L’archivio diโ€ฏMaria Alinda Bonacci Brunamonti. Inventario, a cura di G. D’Elia , coordinamento scientifico F. Ciacci, Soprintendenza archivistica dell’Umbria e delle Marche, Perugia 2015.ย 

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Lโ€™arco, arma prediletta dal leggendario Robin Hood, tanto che รจ difficile potersi immaginare tale personaggio senza questo arnese, riesce tuttโ€™ora ad evocare grande fascino.

Riser, flettenti, corda, bottone e rest, sono i componenti principali dellโ€™arco, ai quali, nelle versioni moderne, possono aggiungersi mirino e stabilizzatore. Attraverso di essi vengono realizzate, con diverse misure e dimensioni, cinque tipologie principali di archi: diritti, ricurvi, a delta, asimmetrici e compound. Questi ultimi, di piรน recente produzione, sono dotati di un sistema di cavi, pulegge e carrucole per ridurre lo sforzo di trazione, tanto che in campo arcieristico vengono associati piรน a delle macchine che ad archi nel senso tradizionale del termine.

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

Forgiato sull'arciere

Tuttavia lโ€™origine di questo straordinario arnese ha radici profonde, poichรฉ lโ€™arco fa la sua prima comparsa alla fine del Paleolitico, quale utensile per la caccia. Nel corso del tempo, perรฒ, il suo impiego รจ stato legato alla guerra, specialmente a seguito della nascita di territori definiti da confini precisi e del desiderio dei sovrani di ampliarli, divenendo una presenza costante nelle battaglie tra gli eserciti.
Storicamente, ogni popolo sviluppรฒ un proprio tipo di arco, a seconda delle materie a sua disposizione e delle modalitร  dโ€™uso: essi infatti differivano in dimensioni a seconda che lโ€™arciere lo utilizzasse stando in piedi, per cui avrebbe avuto una lunghezza maggiore, o, al contrario, se lo usasse stando seduto sul cavallo – l’arco sarebbe quindi stato piรน corto. Una precisazione: in una prima fase lโ€™arco veniva costruito basandosi sulle caratteristiche proprie dellโ€™arciere, adattandosi cosรฌ alle sue esigenze anche in senso fisico, al fine di garantire la migliore prestazione possibile. A partire dalla Guerra dei Centโ€™anni (1337-1453), perรฒ, lโ€™arco cominciรฒ a essere prodotto in serie, uniformandosi a uno standard. Questo anche a causa di nuove esigenze sorte sui campi di battaglia, tra cui quella di ridurre il numero di avversari negli schieramenti frontali, il che non richiedeva alcun tipo di precisione nella mira.

I giochi olimpici

Progressivamente lโ€™utilizzo di questo strumento andรฒ scemando, anche nelle guerre, dove venne sostituito da armi piรน potenti e distruttive e, per quasi tre secoli, cadde nellโ€™oblio, per essere poi ripreso, a partire dal Novecento, in ambito sportivo. Proprio allโ€™inizio del XX secolo, infatti, il tiro con lโ€™arco entrรฒ a far parte dei Giochi Olimpici, anche se venne escluso per un periodo di tempo che va dal 1920 al 1972. In Italia si affermรฒ in un primo momento come hobby per ragazzi, per divenire, poi, negli anni Trenta, sotto il regime fascista, disciplina riservata alle Giovani Italiane, tanto che a Orvieto venne organizzato, dallโ€™Accademia di Educazione Fisica, il primo campionato femminile. La prima societร  arcieristica italiana nacque nel 1956 a Treviso, la quale si occupava anche della realizzazione delle competizioni per ambo i sessi. Oggi nel nostro Paese esistono due federazioni principali, vale a dire la Federazione Italiana Tiro con lโ€™Arco (FITARCO) fondata nel 1961, che si divide in venti comitati regionali, e la Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna (FIARC) istituita nel 1983, che rappresenta lโ€™associazione italiana della International Field Archery Association (IFAA).

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

La filosofia

Il tiro con lโ€™arco รจ uno sport riconosciuto e praticato a tutti gli effetti, vista lโ€™organizzazione delle due federazioni sopracitate che prevedono gare e campionati nazionali e internazionali, ma molti sono gli appassionati amatoriali che lo scelgono come attivitร ; su questo si pensa che la cinematografia abbia un ruolo, ma si potrebbero aggiungere le numerose rievocazioni storiche che si svolgono in giro per lโ€™Italia, insieme allโ€™offerta di molte strutture ricettive che lo posizionano tra le pratiche da poter svolgere allโ€™aria aperta a contatto con la natura. Ma tra le altre motivazioni รจ interessante far emergere la filosofia giapponese.
In Giappone infatti la pratica dellโ€™arco รจ considerata uno stile di vita, una similitudine della vita stessa con le proprie sfaccettature e circostanze, a volte favorevoli e a volte meno, che hanno come perno lo sviluppo umano dellโ€™autocontrollo, con cui si puรฒ raggiungere qualsiasi obiettivo. Tra i molteplici autori che ne parlano in maniera esplicita, Paulo Coelho, ne Il cammino dellโ€™arco, descrive come lโ€™arco venga personificato e assuma significato per poter vivere prendendo coscienza di sรฉ: lโ€™arco diventa la vita, la fonte dellโ€™energia umana, mentre la freccia รจ lโ€™intenzione, ยซciรฒ che collega la forza dellโ€™arco al centro del bersaglioยป (p.55). Il bersaglio รจ invece lโ€™obiettivo che si vuole raggiungere, ma per farlo bisogna essere nella condizione spirituale adeguata, tanto da riuscire a immaginare che esso si avvicini allโ€™arciere. Scoccare la freccia vuol dire che lโ€™uomo ha preso coscienza di tutti i passi fatti fino a quel punto, ognuno dei quali รจ indispensabile. Tutto questo sottintende che, prima di arrivare al tiro, ci vuole molto tempo e impegno. Fa venire voglia a chiunque di iniziare a praticare questa attivitร .

Diventare arcieri in Umbria

E proprio su questo, lโ€™Umbria presenta unโ€™ampia scelta di strutture che propongono il tiro con lโ€™arco; molti agriturismi lo prevedono come attivitร  per tutti da svolgere immersi nel cuore verde, ma si puรฒ partecipare inoltre a corsi amatoriali con relativo rilascio di attestati. Ad esempio, due associazioni di Terni, lโ€™associazione sportiva Gaia e lโ€™agenzia Dreavel, si occupano di organizzare giornate di attivitร  outdoor e di tiro con lโ€™arco, che si svolgono rispettivamente a Fiastra e a Norcia. E, proprio nella cittร  di San Benedetto รจ possibile partecipare al corso di costruzione dellโ€™arco. Sempre a Norcia lโ€™associazione Sibillini Adventure organizza corsi specifici di tiro con lโ€™arco istintivo (quello antico, cosรฌ come รจ nato), a partire dal corso base di 18 ore, che prevede lezioni teoriche e pratiche e il rilascio di un attestato finale di partecipazione. Esiste infine il parco Activo Park a Scheggino, immerso nella natura selvaggia tipica della Valnerina, in cui si possono svolgere molte attivitร  sia per bambini che per adulti, tra cui il tiro con lโ€™arco.

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

 

Le rievocazioni storiche

Il tiro con lโ€™arco, come accennato in precedenza, si ritrova in diverse rievocazioni storiche, di cui lโ€™Umbria รจ particolarmente ricca. Queste manifestazioni, solitamente, prevedono la rappresentazione della vita quotidiana di epoche passate, durante le quali i borghi e le cittร  umbre erano suddivisi in fazioni, spesso in competizione tra loro. Cortei storici, taverne ed eventi ludici caratterizzano questi momenti, svolti rigorosamente nei costumi tradizionali e in precisi periodi dellโ€™anno. Le sfide tra fazioni, chiamate in modi differenti a seconda della localitร , consistono in alcune gare il cui scopo รจ la conquista di un Palio, ossia un arazzo dipinto da qualche celebre artista. In Umbria le rievocazioni storiche le cui sfide principali consistono in una gara di tiro con lโ€™arco sono tre: due di esse si svolgono a Todi, la terza a Cittร  della Pieve.
Nel caso di Todi, entrambe le gare di tiro con lโ€™arco si tengono nellโ€™ambito del campionato nazionale della FITAST, la Federazione Italiana Tiro Arco Storico e Tradizionale: la prima viene proposta ad aprile, nota come Todi cittร  degli Arcieri, in cui a sfidarsi sono duecento arcieri su venti piazzole; la seconda, in ottobre, si chiama Disfida di San Fortunato e prevede un massimo di centoventi arcieri che gareggiano su un percorso di dieci piazzole, il tutto nello sfondo del meraviglioso centro storico tuderte.
A Cittร  della Pieve, invece, si svolge, in agosto, il cosiddetto Palio dei Terzieri. I terzieri sono porzioni di terreno in cui era suddivisa anticamente la cittร , i quali si distinguono nel Castello medievale o Classe dei Cavalieri, che identificava lโ€™aristocrazia; il Borgo dentro, con il quale ci si riferiva, invece, alla borghesia; il Casalino o Classe dei Pedoni, che individuava il ceto dei contadini. La gara principale รจ conosciuta come Caccia del Toro, in cui tre arcieri per ogni terziere devono colpire dei bersagli mobili a forma di toro, tutti situati su di una medesima giostra. La competizione รจ divisa in tre tempi, e dal primo allโ€™ultimo la velocitร  delle sagome-bersaglio aumenta. Il terziere vincente otterrร  il Palio, costituito da un arazzo rappresentante i simboli dei tre terzieri e, in alto, lo stemma della cittร , trofeo che verrร  conservato dal vincitore fino alla successiva sfida.
Strumento sportivo e storico, e recentemente dotato anche di una connotazione filosofica, lโ€™arco costituisce, dunque, una sorta di legame tra lโ€™uomo dellโ€™antichitร  e lโ€™uomo moderno, che permette a questโ€™ultimo di evadere dalle tecnologie che oggi invadono la quotidianitร  e riassaporare il senso della realtร .

 


Fonti:

Enzo Maolucci (2012) Arco per tutti, Hoepli, Milano.

Paulo Coelho (2003) Il cammino dellโ€™arco; nuova edizione 2017 di La nave di Teseo, Milano. http://www.activopark.com

http://www.asgaia.it

https://www.dreavel.com/ita/4/attivita/214/norcia-corso-di-tiro-con-larco-istintivo/

http://www.fitarco-italia.org

https://www.fiarc.it

https://www.sibilliniadventure.it

https://www.paliodeiterzieri.it

ยซVorrei raccontare lโ€™Umbria come Fellini ha dipinto la sua terra in Amarcordยป

Raffaella Covino riceve il premio al Worldfest di Houston

 

ยซSono tutta tua!ยป Inizia cosรฌ la chiacchierata – molto piacevole – con Raffaella Covino, una regista perugina che con il film Dammi una mano – sua opera prima – ha conquistato il mondo, raccogliendo ben 17 premi tra Europa e America. Il film a km 0, prodotto e realizzato interamente in Umbria – tra Perugia e Assisi – รจ una pellicola al femminile, che ha la leggerezza della commedia, ma, per le tematiche che affronta e per la sua struttura narrativa, รจ piรน affine a un giallo.
Caterina รจ una giovane e affermata psicologa. La sua vita รจ perfetta: amore, lavoro, famiglia, amicizie sono tutto quello che lei desidera. Ma quando il padre muore lasciandola piena di debiti, uno scandalo di provincia le infanga la reputazione, perde il lavoro e il marito la lascia. Per la prima volta Caterina si trova cosรฌ a ricominciare tutto daccapo. A reinventarsi e a ricostruire la propria vita.
Chi meglio di Raffaella puรฒ parlarci della sua terra, dove ha ambientato il film, e di come i suoi occhi da regista la vedono e la raccontano.

Come prima cosa: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nata a Perugia e ho sempre vissuto in questa cittร . Ho un legame stretto con questa terra e cerco sempre di esaltare la sua bellezza, accogliendo al meglio lo straniero che la visita.

Da dietro la cinepresa, come rappresenterebbe questa regione?

รˆ una terra bellissima, ma poco rappresentata al cinema. La mostrerei senza falsare il suo paesaggio e il suo potenziale. Lโ€™Umbria รจ un inno alla bellezza ed รจ una straordinaria location per qualsiasi film.

 

Il suo film ha ottenuto premi e riconoscimenti in ogni parte del mondo: di quale รจ piรน orgogliosa?

La pellicola ha raccolto 20 selezioni e 17 premi. Sicuramente sono molto orgogliosa del premio Special Jury Award alla 51ยฐ edizione del Worldfest di Houston. In questo festival sono passati nomi del calibro di Steven Spielberg, David Lynch e Oliver Stone. Gli americani hanno apprezzato il film e riso tantissimo e mi hanno giร  anticipato che vogliono organizzare la prima mondiale del mio prossimo lavoro. Sono orgogliosa anche delle 4 nomination al Nice IFF, Festival Internazionale del Cinema di Nizza, e del trampolino di lancio che ha avuto al Festival del cinema italiano a Miami: Dammi una mano รจ stato presentato accanto a Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, ricevendo tanti complimenti da altri registi. Quando accade ciรฒ cominci a renderti conto che ce la puoi fare, che stai facendo un buon lavoro.

Come descriverebbe il film con una frase?

รˆ una commedia graziosa e completa. Ha una coerenza nella storia e fa ridere. Fa ridere non con le gag, ma grazie alla costruzione dei personaggi e ai loro dialoghi. Hanno riso tutti, soprattutto americani e francesi: loro adorano le commedie italiane.

Nel film racconta uno scandalo di provincia che avrร  delle serie conseguenze sulla protagonista: crede che Perugia sia ancora una cittร  cosรฌ provinciale, oppure ha calcato la mano?

Non ho assolutamente calcato la mano, ho raccontato tutto comโ€™รจ, con molto realismo. Una piccola realtร  ha i suoi pregi e i suoi difetti: ha il pregio di essere un posto protetto in cui tutti si conoscono, ma ha il difetto delle chiacchiere. Un poโ€™ come avviene a Caterina (Ilaria Falini), la protagonista, che uno scandalo di provincia le infanga la reputazione e le toglie il lavoro e il marito.

Ci racconti come si realizza una pellicola senza budget, senza una mega produzione alle spalle.

Il film รจ stato prodotto da Ogni Fotogramma in collaborazione con Promovideo e Sound Studio Service, e realizzato con il crowdfunding e la partecipazione di tanti umbri. In tre anni sono riuscita a far incontrare professionalitร  umbre di livello nazionale – due su tutte, Promovideo e Sound Studio Service, che hanno materialmente realizzato e coprodotto il film – attori, costumisti, scenografi e comunicatori. Soggetti che hanno messo gratuitamente a disposizione le proprie competenze per realizzare un esperimento di cinema di qualitร  dal basso, pensato anche per veicolare la bellezza dellโ€™Umbria – vera coprotagonista del film – fuori dalla regione. Insomma, ci siamo buttati e abbiamo detto: ยซVediamo dove possiamo arrivareยป. Cโ€™รจ stato un percorso passo dopo posso: dal primo crowdfunding, con cui sono stati raccolti i 5000 euro necessari per avviare la lavorazione, con lo slogan ยซcompra il biglietto del film che non cโ€™รจยป; alla realizzazione, fino alla distribuzione che, grazie al passaparola, sta riempiendo le sale. A Houston รจ entrato anche nei circuiti di distribuzione americani e canadesi, a partire dal circuito americano di Amazon prime, dove รจ giร  disponibile. In un film deve funzionare tuttoโ€ฆ e ha funzionato tutto. Essendo unโ€™opera prima non รจ perfetta, ma va bene cosรฌ!

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Ho in mente un nuovo film, che avrร  delle aspettative piรน alte. Occorrono finanziamenti e perchรฉ no, anche lโ€™intervento delle istituzioni. Inoltre, lโ€™11 giugno ai Giardini del Frontone a Perugia, faremo una serata speciale per festeggiare i premi vinti da Dammi una mano e proietteremo il film.

Se lโ€™Umbria fosse un film, come la rappresenterebbe?

Mi piacerebbe descrivere lโ€™Umbria come Federico Fellini ha rappresentato la sua terra in Amarcord o come Paolo Sorrentino ha portato sul grande schermo Roma in La Grande Bellezza. Racconti una storia e attraverso di lei racconti anche il fascino e la bellezza di una cittร .

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Verde, solare e bella.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Spesso penso alla bellezza dei centri storici delle diverse cittร  della regione e cerco di guardarli attraverso gli occhi di uno straniero che li vede per la prima volta. Loro sanno apprezzare quello che abbiamo, che per noi รจ spesso scontato.

 

Lโ€™impiccato, il gobbo Severino, la Sor Aurelia e due cinesi. Sono solo alcune delle mummie che si possono conoscere nel Museo di Ferentillo, in provincia di Terni. Il paese si trova in una posizione molto particolare: alla confluenza di due crinali rocciosi che quasi si congiungono, chiudendo la Valle del Nera. Due sono i borghi che lo compongono: Mattarella e Precetto, posti sulle due sponde del fiume.

Mummie di Ferentillo

 

Precetto ha un assetto urbano duecentesco e un sistema di fortificazioni ben sviluppato: di esso si sono conservate le mura merlate, che corrono sul crinale del monte, e le poderose torri. La parte del paese che si รจ sviluppata nella parte pianeggiante รจ, invece, di formazione piรน recente, risalendo al XV secolo. Questa riorganizzazione fu voluta dai nobili Lorenzo e Francesco Cybo, i quali avevano progettato lโ€™edificazione di nuove chiese in tutto il territorio. Nello specifico una doveva essere dedicata a Santo Stefano, e doveva essere costruita nellโ€™area in cui giร  sorgeva una chiesa di origine medievale (XIII secolo). Questa non venne demolita, ma fu utilizzata come base per le fondamenta delle nuove costruzioni. Gli spazi modificati resero possibile un utilizzo alternativo della chiesa che, inglobata dalla nuova struttura, fu riadattata a cripta sepolcrale della chiesa superiore.

La cripta

Questo spazio fu riempito con della terra (probabilmente materiali di scarto della lavorazione della pietra utilizzata per edificare la chiesa superiore) che andรฒ a modificare il livello del pavimento originario. Lunga ventiquattro metri, larga nove e alta due, la cripta presenta ancora oggi elementi architettonici e artistici risalenti alla fase della chiesa medievale del XIII secolo, come lโ€™antico portale e i resti dellโ€™abside. In questo luogo, dal XVI secolo in poi, vennero inumati tutti i morti del borgo di Precetto fino al 1806, quando fu esteso allโ€™Italia lโ€™editto napoleonico di Saint Cloud, Dรฉcret Impรฉrial sur les Sรฉpultures, che vietava la sepoltura allโ€™interno delle mura cittadine e che impose la costruzione dei cimiteri extraurbani. Oltre a vietare la sepoltura, lโ€™editto ordinรฒ anche la riesumazione dei corpi e cosรฌ ci si accorse della perfetta mummificazione di alcuni di essi.

 

Il museo

Dal momento della scoperta (specialmente dal XIX secolo) questo luogo รจ divenuto famoso per la collezione di questi corpi mummificati, tanto da suscitare l’interesse di numerosi studiosi e di moltissimi visitatori. Proprio per questo grande interesse, nel 1992, si รจ deciso di dar vita a una nuova musealizzazione, utilizzando nuove teche espositive per la conservazione dei corpi e accogliendo i visitatori con questa incisione sopra alla porta di ingresso del museo: ยซOggi a me, domani a te, io fui quel che tu sei, tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che il tuo fine รจ questo e pensa pur che ciรฒ sarร  ben prestoยป.

Le mummie

Ad oggi sono 21 tra uomini, donne e bambini, le mummie esposte al Museo. Ci sono poi 10 teste, 270 teschi, una bara ancora sigillata e due volatili mummificati (uno dei quali รจ unโ€™aquila). Inoltre, durante gli ultimi interventi di pulitura e manutenzione della cripta sono state rinvenute delle sepolture nella sala antecedente a questa, forse destinate ai non battezzati. La particolaritร  di questo Museo, oltre allo straordinario stato di conservazione dei defunti, sta nel fatto che possiamo realmente conoscere la mummia che ci troviamo davanti. Di alcune di esse, infatti, si conosce la storia, che continua a essere tramandata oralmente o si ritrova negli archivi ecclesiastici.

 

I cinesi

I cinesi

Una particolare ricostruzione riguarda le mummie di due asiatici (riconoscibili dalla caratteristica fisionomia). Le leggende narrano di un ricco uomo e della sua sposa, probabilmente cinesi, in viaggio di nozze a Venezia. ยซDopo un lungo e felice viaggio i due giovani giunsero nella Serenissima [โ€ฆ] Essendo cattolica, Fiore dโ€™Estate volle pure visitare la cittร  di San Pietro. Cosรฌ giunsero a Roma. Cโ€™era molta gente in cittร . Capitavano durante lโ€™Anno Santo straordinario (1750). E qui i due giovani furono colpiti da un male terribile: il colera. Fuggirono dalla cittร  santa e si spinsero nellโ€™entroterra umbro, forse per recarsi a Triponzo dove le fonti termali potevano far sperare nel miracolo della guarigione. Era un giorno molto caldo. I sintomi del male erano evidenti in Fiore dโ€™Estate [โ€ฆ] Furono trovati allโ€™alba sui gradini della chiesa di Santo Stefano. Fiore dโ€™Estate teneva stretto in mano il piccolo crocefisso dโ€™oro regalatole dal suo A-Tuan[1]ยป. La leggenda รจ supportata dalla presenza dei loro abiti, in buona condizione fino agliย anni Settanta.

Lโ€™avvocato

Altra curiositร  riguarda il corpo custodito nell’unica bara ancora chiusa presente nella cripta. Si tratta di un avvocato del luogo ucciso da numerose pugnalate la cui mummia non viene esposta per rispetto nei riguardi dei discendenti dell’uomo ancora viventi e residenti a Ferentillo. Anche uno degli assalitori rimase ucciso durante l’omicidio, e il suo corpo รจ esposto in una delle teche del museo. ยซ[โ€ฆ] Lโ€™avvocato sedeva nel suo studio ancora indaffarato nel disbrigo di alcune pratiche. Preso il lume si affrettรฒ ad aprire. Riconobbe subito un suo amico. Era venuto per avvertirlo che un gregge stava distruggendo il suo oliveto [โ€ฆ] Giunti allโ€™incrocio con il sentiero del piano, ecco allโ€™improvviso spuntare dalla grande quercia due individui, che, con il coltellaccio alla mano li assalirono. Lโ€™amico, falso e traditore, si unรฌ a quelli e giรน colpรฌ alla cieca. Lโ€™avvocato, nonostante che fosse stato colto alla sprovvista, siccome era aitante e coraggioso trasse di tasca il coltello, inseparabile compagno in quei tempi, e cominciรฒ a difendersi energicamente. Colpito a morte dai tre, ebbe tuttavia la forza, prima di cadere esanime, di uccidere il traditore che ora giace con lui per sempre[2]ยป.

Lโ€™ingordo messere

ยซ[โ€ฆ] Mangiava di tutto e andava pazzo per quelle ciambelle allโ€™anice che si distribuiscono ai popolani nella ricorrenza di Santโ€™Antonio Abate [โ€ฆ] Era diventato ormai la Favola del paese. Lo sbeffeggiavano tutti ma non in sua presenza perchรฉ ne temevano lโ€™ira. Ricco assai, poteva permettersi qualsiasi stravaganza e vendetta [โ€ฆ] A sera, mentre il messere era intento a sgranocchiarsi un bel coscio di tacchino, bussarono ripetutamente al suo portone. Era una povera vecchia, ricoperta di pochi stracci che supplicava per avere un pezzo di pane [โ€ฆ] Messere Francesco urlรฒ ai servi di cacciarla. La donna disperata e umiliata, con tutto lโ€™odio inveรฌ contro di lui: โ€œ[โ€ฆ] Verrร  il giorno che il tuo corpo non reggerร  al peso del pane che hai mangiato e la tua bocca stessa non riuscirร  piรน a mangiarneโ€. Lโ€™anatema dovette sortire il suo effetto dato che il messere fu colpito da un male incurabile che gli deformรฒ la bocca e impedendogli di nutrirsi, di lรฌ a poco lo condusse alla morte[3].
Sono presenti anche le mummie di una giovane donna morta di parto sepolta insieme al feto nato morto, di Sora Aurelia, una vecchia contadina con gli abiti ancora intatti, di un campanaro, di un impiccato e del gobbo Severino.

 

Sor Aurelia

La mummificazione

Nel 1887 l’Accademia dei Lincei pubblicรฒ uno studio dettagliato sul curioso fenomeno della mummificazione dei corpi. Gli studiosi Carlo Maggiorani e Aliprando Moriggia, professori universitari, supportati dal chimico Vincenzo Latini, si dichiararono convinti che la mummificazione fosse da imputarsi al tipo di terreno, ricco di silicati di ferro e di allumina, di solfato e nitrati di calcio di magnesio e ammoniaca, alla ventilazione del locale e alla presenza sulla pelle delle mummie di microrganismi che, nutrendosi delle materie decomponibili dei cadaveri, li fecero essiccare velocemente. In seguito il terreno della cripta รจ stato analizzato nel tentativo di ricavare dati certi per consolidare le ipotesi giร  formulate, ma la ragione certa non รจ stata individuata. Seguirono perรฒ tentativi di mummificazione con corpi di animali, che rivelarono la rapiditร  del processo grazie al terreno della cripta. Sembra comunque probabile che a mummificare le salme sia un battere che disidrata i corpi.

 

I teschi


 

Orari del museo:

1 APRILE – 30 SETTEMBRE Aperto tutti i giorni

Mattina: 10 – 13ย  Pomeriggio: 15 – 19

1 OTTOBRE – 31 OTTOBRE Aperto tutti i giorni

Mattina: 10 – 13 ย ย Pomeriggio: 15 -18

1 NOVEMBRE – 28 FEBBRAIO Aperto tutti i giorni

Mattina: 10 – 13 ย Pomeriggio: 15 – 17

1 MARZO – 31 MARZO Aperto tutti i giorni

Mattina: 10 -13 ย Pomeriggio: 15 -18

L’ingresso al museo รจ consentito fino a 15 minuti prima della chiusura.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI tel: 328 6864226 โ€” 335 6543008

e-mail: info@mummiediferentillo.it web: www.mummiediferentillo.it

 


Bibliografia:

  1. Favetti, Ferentillo Segretaโ€ฆ Storia di un Principatoโ€ฆ, Tipolito Visconti, Terni, 2005
  2. Santini, Guida di Terni e del ternano, Tipolitografia Petruzzi, Cittร  di Castello, 1998
  3. Carlo Favetti e Annamaria Pennacchi,ย Le Mummie di Ferentillo, Edizioni Quattroemme, Ponte San Giovanni (PG), 1993

 


Sitografia:

http://www.mummiediferentillo.it/mummie/

https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_delle_mummie_di_Ferentillo

http://luoghidavedere.it/luoghi-da-vedere-in-italia/cosa-vedere-in-umbria/museo-mummie-ferentillo-storia-orari-raggiungere_10680

http://www.museiprovinciaterni.it/context_musei.jsp?ID_LINK=508&area=47

 


[1] C. Favetti, Ferentillo Segretaโ€ฆ Storia di un Principatoโ€ฆ, Tipolito Visconti, Terni, 2005โ‡‘

[2] C. Favetti, Ferentillo Segretaโ€ฆ Storia di un Principatoโ€ฆ, Tipolito Visconti, Terni, 2005โ‡‘

[3] C. Favetti, Ferentillo Segretaโ€ฆ Storia di un Principatoโ€ฆ, Tipolito Visconti, Terni, 2005โ‡‘

INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  • 100 g di cime di luppolo
  • 6 uova
  • 1 cipollotto fresco
  • 1 spicchio d’aglio
  • 5 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
  • Sale
  • Pepe

 

PREPARAZIONE:

Lavate le cime di luppolo, asciugatele e tagliatele a pezzetti lunghi circa 3 cm; sbucciate aglio e cipollotto e tritateli finemente. Ponete il trito in una padella per frittate assieme all’olio, fate insaporire, quindi unite le cime di luppolo. Lasciate cuocere a fuoco basso versando, se necessario, un goccio d’acqua calda; salate leggermente, quindi unite le uova sbattute, alle quali avrete aggiunto un pizzico di sale e una presa di pepe. Lasciate rapprendere da entrambi i lati; la frittata si puรฒ servire sia calda sia fredda.

 

 

La frittata con i luppoli era diffusa soprattutto nel ternano, che in dialetto definisce il luppolo li lupari.

ย 

Per gentile concessione di Calzetti & Mariucci editore

รˆ meglio iniziare dal panino con la porchetta oppure dal panino con il Cicotto? Dubbio amletico. Io penso che sia meglio iniziare dal sapore delicato e morbido della porchetta, e domani passare al sapore piรน intenso e ricco del Cicotto, godendosi il piacere succulento dei panini senza pensare a colesterolo e affini. Per un giorno possono stare a riposo.

 

Una porchetta non รจ altro che un maiale arrosto. Ma cโ€™รจ maiale e maiale, porchetta e porchetta. Quella che tre famiglie producono a Grutti, sullโ€™altopiano, รจ divina. Benedetti, Biondini e Natalizi hanno ormai la preparazione della porchetta nel loro DNA e seguono la tradizione elaborata dai loro antenati. In un mondo sempre piรน industrializzato, dove ogni articolo possibile si compra su Amazon, la porchetta di Grutti รจ preparata a mano, tagliata a mano, ogni panino รจ farcito a mano ed รจ venduta dal furgone della ditta in giro per la regione.
Ho visitato il laboratorio Benedetti: mi aspettavo un ambiente orrido con schizzi di sangue ovunque. Invece mi sono trovata davanti a un locale pulito come una sala operatoria. Pareti bianche, pavimento bianco, tavoli operatori puliti, scarti di lavorazione infilati negli appositi secchi. Nessun odore sgradevole, si percepiva solo il profumo delle erbe aromatiche e del pepe. Le erbe che aromatizzano la carne del maialetto sono raccolte in zona e tritate a mano per non perdere nemmeno una molecola di aroma. รˆ un lavoro lungo a cui si dedica una persona per due giorni a settimana. Una quantitร  di erbe enorme, ma giusta per aromatizzare le 20-25 porchette che servono a farcire circa 2500 panini che i Benedetti vendono ogni settimana. Lโ€™unica spezia a non essere a chilometro zero รจ il pepe in grani, che arriva dallโ€™India. Tutte le porchette nascono, crescono, sono lavorate e vendute in un raggio di 40 chilometri dal punto di partenza.
Se poi moltiplichiamo per tre la produzione – Benedetti, Biondini e Natalizi – sembra che gli Umbri dellโ€™altopiano e della valle abbiano crisi dโ€™astinenza se non mangiano almeno un panino con la porchetta a settimana.

 

panino-porchetta

Il classico panino, foto via Facebook

Ristoro per gli affamati

Come si รจ arrivati a tanto? Fino alla Seconda Guerra Mondiale, il maialino era presente in ogni casa per gli usi privati – salsicce, carne, grasso e altro – e la porchetta era preparata solo per le feste, le sagre e i matrimoni. Poi dopo la guerra, la fame ha cominciato a mordere e i soldi erano pochi, allora i porchettai di Grutti hanno lasciato che i paesani andassero a raccogliere il grasso che colava sotto lo spiedo durante la lunga cottura della porchetta. Tutto gratis. Il grasso serviva per condire le minestre, per cuocere e anche per inzupparci dentro il pane. Nel frattempo stava arrivando il boom economico, durante il quale il camion ha sostituito il carretto con lโ€™asino e la porchetta รจ diventata una presenza abituale in tutti mercati settimanali.

Il Presidio Slow Food

Fin qui la porchetta. Ma Grutti vanta anche un Presidio Slow Food, di origine antichissima e adesso vera ghiottoneria che si chiama Cicotto, deformazione di una parola latina che indicava il cosciotto del maiale. Partendo dal principio che del maiale non si butta via niente, i porchettari recuperano anche le parti di scarto. Orecchie, zampetti, lingua, stinco e trippa, dopo essere stati accuratamente puliti e lavati, sono posti nel recipiente sotto lo spiedo e cuociono nel forno assieme alla porchetta. Lo spiedo gira lentamente per 12 ore, lasciando che il grasso che sessanta anni fa veniva regalato scenda e nobiliti anche gli scarti, creando uno stracotto ricco di aromi e profumi che vanno a impregnare il panino rotondo.
I Grutticiani sono cosรฌ sicuri della bontร  del loro prodotto che ogni anno portano in piazza la porchetta e cicotto, e fanno festa per tre giorni. A Porchettiamo sono presenti anche i produttori di porchetta di altre regioni e si trovano gli stand di tanti tipici cibi da strada.

 

Porchettiamo รจ giunto alla 10ยฐ edizione

 


Scopri Porchettiamo, dal 18 al 20 maggio

ยซVivere รจ sognareโ€ฆ date corpo ai vostri sogniยป

Questa รจ la filosofia di vita di Marco Lucacci, 48 anni, di Bastia Umbra, personal trainer e proprietario della palestra Vitamin’s, ma sopratuttoย bodybuilder, vincitore del titolo di Mr. Italia Body Building nel 2002 e dei Giochi del Mediterraneo nel 2005 e 2006. Una vita dedicata alla cura del corpo, facendo sacrifici e rinunce, ma sempre con un obiettivo ben preciso: migliorare la salute fisica e mentale. ยซQuando si sta bene con il proprio corpo, si sta bene anche con gli altriยป. Con lui, oltre che parlare dellโ€™Umbria, abbiamo parlato di forma fisica e super muscoli: non poteva essere altrimenti!

 

sport

Marco Lucacci, foto di Massimo Marini

Come prima cosa: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Vivo a Bastia Umbra e sono da sempre molto attaccato alla mia terra.

Ho letto che il suo sogno era quello di diventare bodybuilder e nel 2002 ha vinto il titolo Mr. Italia Body Building: ha realizzato quindi il suo sogno?

Tutto quello che sognavo da ragazzino l’ho realizzato. Sono entrato in palestra per la prima volta a 16 anni dopo un infortunio al ginocchio mentre giocavo a calcio. Da quel momento non ne sono piรน uscito. Ho smesso con il calcio e mi sono dedicato al mio corpo: il culturismo รจ diventato la mia passione. Con il tempo ho trasformato questa passione in un lavoro. Posso dire che tutti i miei sacrifici sono stati ripagati.

A proposito di sacrifici: cosa ha rinunciato per arrivare a questo traguardo?

In primis al cibo: ovviamente chi pratica questa disciplina – perchรฉ il culturismo รจ una disciplina e non uno sport – non puรฒ mangiare tutto. Poi ho rinunciato al tempo libero e agli stravizi da ragazzo. Poca vita notturna, perchรฉ altrimenti non si ha la forza per gli allenamenti la mattina dopo.

Non ha mai pensato di aver esagerato nello sviluppare i suoi muscoli?

Non mi รจ mai passato per la testa, anche se so che รจ difficile dire basta, soprattutto se pratichi il culturismo a livello agonistico. Cerchi sempre di progredire e migliorare il tuo corpo.

Non si corre il rischio che diventi unโ€™ossessione?

Sรฌ. Per questo รจ fondamentale conoscere i propri limiti. Ognuno di noi li ha, e per questo vanno rispettati. Sono loro che danno uno stop e ci evitano di spingerci sempre piรน avanti.

Ci dia qualche consiglio per mettersi in forma in vista dellโ€™estateโ€ฆ

รˆ inutile fare gli ipocriti, oggi lโ€™estetica conta molto. E non lo dico io. Tutti vogliono guardarsi allo specchio e piacersi, come pure essere in forma in vista dellโ€™estate, ma non lo si puรฒ fare ad aprile o a maggio. Ci deve essere un allenamento di 3-4 ore a settimana sempre, tutto lโ€™anno. Lโ€™attivitร  fisica non porta benessere solo al corpo, ma anche alla mente, ti fa stare bene con te stesso e di conseguenza con le altre persone. Lo stare bene con il proprio corpo รจ fondamentale nella vita, perchรฉ ti rende piรน bello e ti fa rapportare con gli altri nel migliore dei modi.

Il suo รจ un tipo di sport legato allโ€™etร ?

Il culturismo รจ una disciplina senza una fine ben precisa. Puoi fare il bodybuilder anche a 60 anni. Si va in pensione quando si perdono le motivazioni, quando la cura del corpo, lโ€™attivitร  fisica e tutto questo mondo non interessano piรน, ma a quel punto non ci sono rimpianti. รˆ una scelta precisa della persona.

Cosa accade al corpo quando si decide di abbandonare?

La visione popolare, errata, รจ che i miei 100 chili di muscoli diventino 100 chili di grasso. I muscoli non si trasformano in grasso, possono diminuire e da 100 si passa a 70, ma non si cambierร  mai radicalmente stile di vita. Una persona abituata da oltre 30 anni alla vita sportiva, a mangiare determinate cose, non inizierร  mai a ingozzarsi di dolci e schifezze e non smetterร  di fare attivitร  fisica.

Lโ€™Umbria nellโ€™ambiente del culturismo che ruolo ha a livello nazionale?

In Umbria cโ€™รจ poco, solo piccole realtร  a livello agonistico.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Vivibile, la regione piรน bella dโ€™Italia, chiusa di mentalitร . Questโ€™ultima caratteristica non รจ detto che sia un difetto.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Famiglia.

ยซรˆ successo! Semplicemente meraviglioso! Siamo Campioni d’Italia! E mettiamo in bacheca questo triplete!ยป (Safety Conad Perugia)

sir

Il capitano Luciano De Cecco , foto via Facebook

 

Le eccellenze umbre si esprimono in tanti modi, uno di questi รจ lo sport. In questo coso la pallavolo. La Sir Safety Conad Perugia, per la prima volta nella sua storia, vince il tricolore e sale di diritto sul tetto dโ€™Italia, dove nessuna squadra maschile umbra era mai arrivata.
Dopo cinque partite avvincenti, batte la Lube Civitanova – campione in carica – e si cuce sul petto lo scudetto. Lโ€™ultimo punto decisivo รจ proprio dellโ€™umbro Ivan Zaytsev, che con il suo attacco manda in delirio il PalaEvangelisti e fa realizzare ai Block Devils unโ€™impresa storica: il tanto agognato triplete, dopo le vittorie in Supercoppa e Coppa Italia. Un momento storico, per la pallavolo maschile, difficile da dimenticare.
Unโ€™impresa costruita mattone dopo mattone, partita dopo partita, set dopo set. Costruita da mister Lorenzo Bernardi e dal suo staff, che hanno reso consapevole questo gruppo della propria forza. Costruita soprattutto da questo gruppo di atleti, eccellenti atleti, ma soprattutto atleti di cuore.
Atanasijevic, il migliore in campo; lo Zar, lโ€™umo piรน atteso; capitan De Cecco e tutta la squadra sono stati capaci di far avvicinare e appassionare a questo sport anche i perugini meno tifosi, creando in cittร  e nei social un clima di attesa e speranza, come non succedeva da anni. E alla fine non hanno deluso: dovevano vincere e hanno vinto.
ยซQuesta รจ una grande vittoria, fortemente voluta, anche se forse a inizio stagione non tutti ci credevano. Dalla Supercoppa abbiamo dimostrato di avere la nostra identitร  e abbiamo iniziato a impensierire le altre squadre. Devo fare i complimenti alla Lube che รจ una grande squadra e ci ha portati fino a questa gara 5. Sarebbe davvero bello ritrovarsi la prossima settimana in unโ€™altra finale, questa volta europeaยป, ha dichiarato Simone Anzani.
Le sfide e le coppe da portare a casa, infatti, non sono finite: cโ€™รจ la Final Four di Champions League, che potrebbe rendere esaltante una stagione giร  indimenticabile. Perchรฉ come si dice: il primo scudetto non si scorda mai!

 

Sir Perugia

Lorenzo Bernardi sale sul seggiolone dell’arbitro, come fece 28 anni quando vinse il primo oro mondiale

La storia: dalla serie C al triplete

Il 2001 รจ lโ€™anno dellโ€™esordio della Sir e di Gino Sirci nella pallavolo in serie C. Alla seconda stagione i Block Devils fanno subito il primo salto, conquistando la promozione in B2. Nel 2005 approdano in B1, dove restano fino allโ€™estate 2010 facendo campionati di vertice terminati con il meritato ripescaggio, per meriti sportivi, in serie A2. Alla prima stagione in categoria la squadra, passata nel frattempo da Bastia Umbra a Perugia, paga lo scotto del noviziato. Nel 2012 il salto nella massima serie. I Block Devils di Kovac disputano una stagione esemplare, a Corigliano arriva la certezza del primo posto finale e della conseguente promozione in A1. Nel 2012-13 arriva la colonia serba, con Magnum Atanasijevic su tutti: finalissima in Coppa Italia, terzo posto in Regular Season e Play Off che si fermano a un soffio dal Tricolore, con la ciliegina della qualificazione alla Champions League.
Il 2015 inizia in salita per Daniel Castellani, sostituito da Boban Kovac. La squadra arriva ancora una volta fino alla semifinale di Coppa Italia e ferma la sua corsa europea in Cev Cup nei quarti di finale contro la Dinamo Mosca. Il capolavoro avviene ai Play Off scudetto quando i Block Devils superano prima Verona e poi Civitanova, giungendo fino alla finalissima, dove cedono a Modena.
Con il 2017 ecco il libero Colaci, il palleggiatore statunitense Shaw, i centrali Ricci e Anzani, il libero Cesarini e il centrale finlandese Siirila. Dal torneo polacco, invece, รจ arrivato il giovane opposto Leo Andric. Confermata lโ€™artiglieria pesante, a partire dalla diagonale delle meraviglie De Cecco-Atanasijevic, e gli schiacciatori di posto 4: lo Zar Zaytsev, lo statunitense Russell e allโ€™austriaco Berger. Arrivano cosรฌ i primi trofei: la Coppa Italia, la Supercoppa e il Campionato italiano.

ยซโ€ฆ fra lโ€™ostro e lโ€™occidente / confine al lago รจ Castiglion, che sporge / come capo o penisola sullโ€™onda, di un turrito palagio, e dei fronzuti / fecondi olivi di sua balza alteroยป (Assunta Pieralli, Il Lago Trasimeno)

Castiglione del Lago ยซsta su un promontorio calcareo che si incunea per mezzo chilometro, come una grande nave pronta a salpare, circondato da tre lati dallโ€™acqua, sul Lago Trasimenoยป[1].

 

lago trasimeno

L’isola Polvese. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Storia

Vanta origini antichissime e risulta essere abitato giร  nel Paleolitico superiore, come testimoniano alcuni reperti quali ad esempio la Venere del Trasimeno. Data al Neolitico la presenza, nella zona, di palafitte ยซquando il Trasimeno era molto piรน vasto e le acque non venivano contenute [โ€ฆ] dalle colline e dai terrazzamentiยป e ยซCastiglione era unโ€™isola, la quarta del Trasimenoยป[2]. Ma la storia vera e propria dellโ€™insediamento inizia con gli Etruschi che fanno di Castiglione del Lago una colonia denominandola Clusium Novum. Testimonianza del periodo etrusco sono i resti di un tempio dedicato alla dea Celati. Passa poi sotto Roma e ยซsi vuole che ai Romani venisse in pensiero il taglio dellโ€™istmo per renderlo posizione inespugnabile, ma, abbandonata lโ€™idea, il luogo rimase comโ€™eraยป[3].
Non si hanno perรฒ attestazioni certe fino allโ€™anno 776, quando sappiamo che Carlo Magno restituisce Clusium Novum a papa Adriano. Il possesso, comprensivo dellโ€™intero lago e delle tre isole, viene confermato da Ludovico il Pio a Pasquale I nellโ€™817. Nel 995 Ottone III consegna Castiglione del Lago a Perugia.

 

museo castiglione del lago

Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

 

Conteso a lungo fra Perugia, Arezzo e Siena grazie allโ€™importante posizione strategica, nel 1100 passa definitivamente a Perugia che ne fa un caposaldo difensivo. Verso la metร  del XIII secolo lโ€™imperatore Federico II fa costruire imponenti mura a protezione dellโ€™abitato trasformando il precedente castelletto in una vera e propria roccaforte denominandola Castello del Leone dal cui nome derivรฒ probabilmente lโ€™attuale toponomastica.
Dal 1416 al 1424 lโ€™abitato รจ sotto il dominio di Braccio Fortebracci e alla sua morte passa a Martino V. Nel 1488 vi si rifugiano i degli Oddi che ne hanno il possesso finchรฉ il conte di Pitigliano, generale dei fiorentini che stanziava a Camucia, non stabilisce che essi restituiscano Castiglione del Lago a Perugia, ma i Baglioni, pagando al conte 800 ducati dโ€™oro, ne ottengono la signoria. Alla signoria dei Baglioni succede la dominazione papale finchรฉ nel 1554 Giulio III concede Castiglione del Lago a Francesco della Corgna e ad Ascanio, figlio dello stesso Francesco e di Giacoma del Monte, sorella del pontefice. Con i della Corgna, che tengono Castiglione del Lago fino al 1645, lโ€™abitato diviene prima un marchesato e poi un ducato, e muta il suo assetto urbanistico trasformandosi in quello che รจ ancora oggi. Passato definitivamente sotto lo Stato della Chiesa vi rimane fino allโ€™Unitร  dโ€™Italia.

Palazzo della Corgna o Palazzo Ducale

Attuale sede del Comune, che lo acquistรฒ nel 1870, originariamente sorse come casa-torre dei Baglioni, che fra queste mura ospitarono tra gli altri Niccolรฒ Machiavelli e Leonardo da Vinci. A partire dal 1563, anno in cui acquisรฌ il titolo di marchese, Ascanio della Corgna ne iniziรฒ la completa trasformazione per renderlo una piccola reggia. Il Palazzo fu edificato sul progetto del Vignola e dellโ€™Alessi. Sviluppato su quattro livelli aveva in basso cantine e scuderie, nel seminterrato cucine e magazzini, sopra i quali stava il piano nobile mentre al secondo e ultimo piano le camere da letto. Gli affreschi di Niccolรฒ Circignani detto il Pomarancio e di Salvio Savini celebrano le grandezze dei della Corgna tramite trasposizioni mitiche e rappresentazioni delle loro gesta.

 

La fortezza medievale

Lโ€™edificazione si deve a Federico II di Svevia che ne iniziรฒ la costruzione nel 1247 su progetto di Frate Elia Coppi da Cortona. Si presenta con una struttura pentagonale irregolare con quattro torri agli angoli (due delle quali coeve alla rocca, mentre le restanti vennero costruite nel XV e XVI secolo a sostituzione delle precedenti andate distrutte) e con un mastio triangolare di circa 39 metri di altezza. Un camminamento di ronda unisce il Palazzo della Corgna alla prima porta della fortezza. Costituisce uno dei piรน interessanti esempi di architettura medievale umbra e nel Cinquecento era considerato pressochรฉ inespugnabile.

L'isola Polvese

Frazione del comune di Castiglione del Lago, costituisce lโ€™isola piรน grande del Trasimeno. Di proprietร  della Provincia di Perugia dal 1973, oggi รจ destinataย a Parco scientifico-didattico nellโ€™ambito delย Parco regionale del Lago Trasimeno. Il nome dell’isola deriva probabilmente dal termineย polvento, zona sottovento. Il territorio รจ stato sicuramente frequentato da Etruschi e Romani. Il primo documento storico risale allโ€™817 quando lโ€™isola รจ nominata da Ludovico il Pio che concede alย papa Pasquale I il Lago Trasimeno con le tre isole.

 

cosa vedere al lago trasimeno

Veduta del lago Trasimeno. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Tra i monumenti presenti nellโ€™isola si ricordano le chiese diย San Giulianoย e diย San Secondo, ilย Monastero Olivetanoย e ilย Castello. Di epoca piรน recente รจ ilย Giardino delle Piante Acquatiche-Piscina del Porcinaiย realizzato nel 1959 daย Pietro Porcinai. Per quanto riguarda lโ€™ambiente, le specie vegetali prevalenti sono lecci, roverelle, ornielle, viburno, alloro, pungitopo, ligustro, melograno e rosmarino mentre oltre alle numerose specie di insetti รจ possibile incontrare volpi, faine, lepri, nutrie e una grande varietร  di uccelli quali svassi, folaghe, aironi e germani.

 


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  1. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896.

s.v. Castiglione del Lago, in P. Caruso, Benvenuti in Umbria. 92 comuni, Collazzone (PG), Grilligraf, 1999, pp. 114-117.

  1. Binacchiella, Castiglione del Lago e il suo territorio, Catiglione del Lago, [s.n.], 1977.

s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, pp. 321-326.

  1. Festuccia, Castiglione del Lago. Guida al Palazzo Ducale ed alla Fortezza medievale, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2008.
  2. Festuccia, Castiglione del Lago. Cuore del Trasimeno fra natura, arte e storia, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2017.

https://it.wikipedia.org/wiki/Castiglione_del_Lago

http://digilander.libero.it/Righel40/VEP/PAL/Grav/gaIT.htm

http://polvese.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_Polvese


[1] s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, p. 321.โ‡‘

[2] Ibidem.โ‡‘

[3] A. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896, p. 4.โ‡‘

Assisi, cittร  famosa nel mondo per essere la patria di San Francesco, oltre ad essere considerata terra mistica di santi e di preghiera, conserva e tramanda l’arte di un mestiere tipicamente femminile che trae probabilmente origine dalle tele che le Clarisse realizzavano a mano e che impiegavano nella cura della sorella Chiara, costretta allโ€™infermitร .

Assisi

Tovaglia punto Assisi, foto via

 

Questo รจ il punto Assisi, un ricamo dal carattere geometrico e dalla tecnica semplice, ma dal risultato complessivo assai raffinato. La sua caratteristica principale รจ la monocromia della lavorazione, eseguita su tela di lino di colore naturale, che la tradizione vuole con filati di cotone blu o marrone ruggine (piรน raramente in verde, giallo e rosso).

Le tinture

In origine le tele erano tessute a mano e i filati erano colorati tramite tintura di origine naturale, vegetale o animale, procedura che rimase in vigore fino al XIX secolo. Nelle terre dellโ€™assisano, probabilmente, anche le Clarisse stesse o gli artigiani tessitori si avvalevano di tali tecniche. Erano conosciute allโ€™epoca molte piante tintorie dalle quali si ricavavano i colori principali: dalla pianta del guado (Isatis tinctoria), per esempio, si estraeva una sostanza con la quale si potevano ottenere molte gradazioni di azzurro, dai toni piรน pieni e vivaci fino a quelli piรน tenui, come un celeste molto pallido che veniva detto allazzato. Anche dalle umili origini di colori e materie prime impiegate nel ricamo a punto Assisi trasuda la vocazione allโ€™essenzialitร  e povertร  che caratterizzava fortemente i primi nuclei francescani.

La tecnica

Il punto Assisi รจ un ricamo a fili contati – filato ritorto nยฐ20 DMC – realizzato su tela di lino naturale tessuta a ordito regolare, che spesso viene denominata come Tela Assisi.
Il ricamo viene eseguito in tre tempi. Prima si esegue la tracciatura dei contorni con un punto filza, utilizzando un filato di colore nero o di un tono piรน scuro rispetto a quello scelto per il riempimento; poi si riempie il fondo della tracciatura con il filato del colore prescelto tramite punto croce. Infine si completa il lavoro con la finitura degli orli, eseguiti in punto quadro. รˆ consuetudine, come ultima rifinitura, impreziosire gli angoli di tovaglie, centrini o cuscini applicando tre fascette di nappine realizzate con il filato da ricamo. Si utilizza un ago con la punta arrotondata per riportare lo schema โ€“ inizialmente realizzato su carta a quadretti – su tela.

 

Il punto Assisi nella storia

Si hanno testimonianze della presenza di oggetti realizzati in punto Assisi giร  dal 1300, come pure nel celeberrimo ciclo giottesco della Basilica Superiore di San Francesco: nella Morte del Cavaliere di Celano รจ raffigurata una tovaglia ricamata con i motivi del punto Assisi.
I primi disegni (quelli che ora vengono comunemente denominati schemi di lavoro) inizialmente piuttosto primitivi divengono, a partire dal Quattrocento, eleganti e minuziosi fino a raggiungere la grandissima raffinatezza dei secoli XIX-XX. Affreschi, portali, cori lignei finemente intarsiati rappresentano la piรน grande fonte dโ€™ispirazione dalla quale estrapolare i motivi da ricamare su tela. Ogni disegno ha un nome preciso: famosissimo รจ la reginetta, che rappresenta figure animali alate.

Le scuole

Lโ€™insegnamento della tecnica del ricamo – al quale moltissime giovani si avvicinavano vuoi per avere la capacitร  di realizzare con le proprie mani il corredo per il futuro matrimonio, vuoi per ottenere un minimo di indipendenza economica – avveniva allโ€™interno dei conventi, mentre a partire dallโ€™inizio del XX secolo, nacquero le prime scuole di avviamento al lavoro, la prima delle quali fu la Scuola delle Figlie del Popolo presso il Laboratorio San Francesco, fondata nel 1902. Oggi, il Laboratorio San Francesco รจ sede dellโ€™Accademia Punto Assisi, unโ€™associazione che si occupa di promuovere e valorizzare questa antica arte di ricamo. Quest’ultima, fondata nel 1998 su progetto ministeriale, occupa la sede storica del primo laboratorio di avviamento al lavoro sorto nella cittร . Tre sono le parole fondamentali che animano le associate: tutelare, tramandare e diffondere. Si organizzano corsi di ricamo tradizionale per bambini e adulti che intendono avvicinarsi a questโ€™arte in via di estinzione, fornendo opportunitร  di scambio, di collaborazione e socializzazione. Lโ€™Accademia organizza anche eventi e concorsi a tema per promuovere il ricamo in ambito nazionale e internazionale.

 


Fonti: Tiziana Borsellini, presidente e fondatrice Accademia Punto Assisiย www.accademiapuntoassisi.com