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«Un mio sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non è uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinando».

Francesca Cesarini ha 16 anni, vive a Magione (Perugia) ed è una stella dello sport paralimpico. Ha conquistato – volteggiando con la pole dance, una performance art che di danza e ginnastica con una pertica – il primo premio al World Pole and Aerial Championship 2022 ed è anche salita sul podio più alto della federazione Posa Pole Sports & Arts World Federation.
Francy, come la chiama la mamma Valeria, è nata senza gli avambracci e una gamba e ha scelto questa disciplina un po’ per caso – forse a causa di un sogno – nemmeno lei lo sa con certezza. Quello che sa invece, è che è un animale da palcoscenico. «Me lo dicono tutti!».
Lo ha dimostrato anche durante le riprese del docufilm Come una piuma (in uscita prossimamente), per la regia di Daniele Suraci e promosso dall’associazione perugina MenteGlocale, che racconta la sua storia sportiva e personale. E in qualche modo anche durante la nostra chiacchierata dove, senza nessun tipo di timidezza adolescenziale, ha risposto alle mie domande con molta schiettezza. Oltreché in palestra si allena con il palo piantato in salotto e questo la fa sentire libera. «Quando volteggio posso essere chi voglio!».

 

L’atleta Francesca Cesarini

Francesca, come mai a 11 anni hai scelto questa disciplina?

Non mi ricordo di preciso. Ricordo solamente che un giorno sono andata dalla mamma e le ho detto: «Mamma, voglio fare la pole dance». Forse l’ho visto sui social, forse me lo sono sognato, però sta di fatto che da quel giorno – dopo aver trovato una palestra – ho iniziato questa disciplina.

Quante ore ti alleni?

Tre volte alla settimana per circa un’ora e mezza.

Facci capire cosa di prova a volteggiare in aria…

Un po’ d’ansia c’è per il rischio di cadere, ma quando sono in alto sul palco posso fare ciò che voglio. Mi fa sentire libera. È una sensazione che provo ancora, anche dopo tanto tempo. È sempre bello!

Cosa consiglieresti a una giovane che vuole iniziare la pole dance?

Prima cosa le consiglierei di fare una prova e di continuare a provarci anche se da subito non la coinvolge, perché comunque è un sport molto bello.

Segui una dieta particolare?

No. Io mangio tutto. Non faccio nessuna dieta (ride).

Hai mai pensato di dire “basta, smetto”?

È successo a luglio 2022. Ho dovuto cambiare allenatrice, per questo ho rischiato di non poter partecipare al Mondiale. Per due settimane ho detto: «Basta, non continuo!». Poi mia mamma si è messa alla ricerca di altre scuole di pole: abbiamo conosciuto Giulia Lupattelli, insegnante di pole alla Mov’it di Perugia e alla scuola Altrove danza di Magione, la quale mi ha messo in contatto con l’attuale allenatrice di Firenze, Iliana Ciccarello. Quindi mi divido con gli allenamenti tra Magione (con Giulia) e Firenze (con Iliana).

Chi è Francesca quando è fuori dalla palestra?

Mi piace tanto stare con i miei amici, uscire con loro il sabato sera e andare a ballare. Spesso ci organizziamo e si va in centro, al cinema o in qualche centro commerciale. D’estate invece il posto che più frequentiamo è il lago Trasimeno. Amo molto anche ascoltare la musica.

Che musica ascolti?

Musica americana di qualsiasi genere. Adoro anche guardare film e serie tv. Ne vedo tantissime.

Quali sono le ultime serie che hai visto?

Con mia mamma sto guardando Grey’s Anatomy, poi guarderemo Stazione 19. Da poco ho terminato Mercoledì e The Vampire Diaries.

Ho letto che sei appassionata di Harry Potter: si sta parlando della realizzazione di una serie tv, che ne pensi?

Sarà bellissimo avere una serie su Harry Potter, però gli attori non saranno quelli dei film, quindi non so se sarà bella lo stesso!

 

Durante le riprese di “Come una piuma”

Quali sono i tuoi prossimi impegni sportivi?

 Le prossime gare saranno alla fine dell’anno. Per ora mi alleno soltanto.

Già sai cosa vorrai fare da grande? Qual è il tuo sogno?

Vorrei continuare a esibirmi con la pole dance. Mi piacerebbe anche lavorare in ambito medico: sto studiando Biotecnologie sanitarie all’ITAS Giordano Bruno e il mondo della medicina mi affascina molto. Fare il medico sarebbe bellissimo… ancora però non ho pensato la specializzazione. Ho tempo! Un altro sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non è uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinando; si spera di farlo rientrare già nelle prossime Olimpiadi. Sarebbe fichissimo!

Oramai la pole dance è diventata anche molto di moda…

Sì. Negli ultimi anni è cresciuta tantissimo, questo si vede anche durante le gare dove partecipano molti più atleti.

In autunno uscirà il docufilm “Come una piuma” con la regia di Daniele Suraci e promosso dall’associazione perugina MenteGlocale, che si occupa dal 2001 di progetti di comunicazione sociale. Come sono andate le riprese?

Mi sono divertita tantissimo, anche a girare con i miei amici che sono presenti in alcune scene. Stare davanti alla telecamera mi piace, mi hanno detto che sono un animale da palcoscenico. Non provo mai ansia. Anche alle gare sono un po’ agitata qualche minuto prima di salire sul palco, poi quando sono lì divento tranquilla e faccio la mia esibizione.

Hai qualche piccolo rito scaramantico?

Faccio un saltello e un passo quando chiamano il mio nome prima dell’esibizione. Tutto qui.

 


 

 

Dal 21 aprile al 1° maggio torna l’evento più amato della stagione primaverile. Grande attesa per le spettacolari sfilate dei carri allegorici rivestiti di petali: parate previste il 23, il 25 e, in notturna, il 30 aprile. Tante le iniziative in programma.

Oltre 150.000 tulipani, circa 1 milione di petali, 4 carri allegorici che hanno richiesto ben tre mesi di lavoro per la loro creazione, quattro I Borghi più Belli d’Italia gemellati e presenti all’evento con le proprie delegazioni in costume, più di 150 volontari, 11 giorni di manifestazione con decine di iniziative ed eventi in programma. Con questi numeri imponenti è stata presentata l’edizione numero 53 della Festa del Tulipano di Castiglione del Lago (PG). Tutto pronto per la più importante festa di primavera dell’Umbria che si protrarrà fino a lunedì 1° maggio e che avrà nelle sfilate di domenica 23, martedì 25 e domenica 30 aprile (quest’ultima in notturna) i suoi momenti clou.

 

 

Decisamente affollata la presentazione, avvenuta sotto la regia dell’Associazione “I Borghi più Belli d’Italia” presieduta da Fiorello Primi e fondata nel 2001 proprio nella cittadina lacustre. “Aggregazione, senso di appartenenza, tradizione e storia, voglia di accogliere i visitatori e di scommettere sul futuro del proprio territorio” sono state le parole chiave utilizzate da Primi e dal testimonial Osvaldo Bevilacqua, popolarissimo personaggio televisivo, per rappresentare l’evento che si prepara ad accogliere, come ogni anno, migliaia di turisti e curiosi. Concetti ben sviluppati da Marco Cecchetti, presidente dell’Associazione “Eventi Castiglione del Lago” che da alcuni anni ha raccolto il testimone del passato nell’organizzazione della manifestazione: “In mezzo al tripudio di colori e profumi – ha detto Cecchetti – ben abbinati ai sapori eno-gastronomici del territorio, a rubare la scena sarà l’opera di tanti castiglionesi che con abilità e sacrificio hanno fatto di tutto per garantire uno spettacolo unico. Esempio tangibile di questo impegno sono i quattro carri allegorici che sabato verranno decorati con migliaia di petali di tulipano, in una specie di rito che coinvolge tutta la cittadina”.

Un volano turistico considerevole, che secondo il Consigliere di Amministrazione di Enit-Agenzia Nazionale del Turismo Sandro Pappalardo testimonia “la fertilità di iniziative che per il 2023 porta a prevedere il sorpasso dei dati del boom registrato su tutto il territorio nazionale nel 2019, dopo i duri anni dell’epoca-Covid. Castiglione del lago – ha sottolineato – si candida di diritto ad autentico esempio di borgo sul territorio dove si possono ben ritrovare quelle caratteristiche richieste da migliaia di turisti”.

Parole particolarmente apprezzate dal sindaco della cittadina lacustre, nonché presidente dell’Unione dei Comuni del Trasimeno, Matteo Burico, che non ha mancato di elogiare come la “Festa del Tulipano” è “un’esperienza modello che sta mettendo in rete tanti borghi capaci di rappresentare il marketing migliore per valorizzare tanti territori della penisola. Un plauso convinto va agli organizzatori e ai volontari che hanno saputo tramandare la bellezza di una festa antica e sentita esaltando quel senso di comunità che ogni città dovrebbe avere”. E a proposito di borghi è proprio dai temi scelti per la realizzazione dei carri allegorici che emerge la grande unità di intenti: Gradara (Marche), Poppi (Toscana), Castel San Pietro Romano (Lazio) e Pacentro (Abruzzo) si uniranno fisicamente a Castiglione del Lago per esaltare ben più che idealmente la bellezza dei territori del centro Italia attraverso, rispettivamente, la raffigurazione della Rocca dove Paolo e Francesca vissero il loro tragico amore, del teatro della Battaglia di Campaldino tra Guelfi e Ghibellini, della celebre piazzetta dove Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida furono mitici interpreti di “Pane, amore e fantasia” e dello scenario tipicamente abruzzese dove da oltre 200 anni si rinnova il rito a piedi nudi della “Corsa degli Zingari”.

 

 

La bontà dell’evento è stata rimarcata anche dalle altre istituzioni intervenute: l’Assemblea legislativa della Regione dell’Umbria con il vicepresidente Michele Bettarelli; il Gal Trasimeno-Orvietano, che da sempre offre un supporto notevole alla manifestazione, con il Direttore Francesca Caproni; la Confcommercio Trasimeno con il presidente Mirko Salvi; il Consorzio Tutela Vini Colli del Trasimeno con il presidente Emanuele Bizzi. La collaborazione e il sostegno di queste realtà ha così reso possibile un fitto programma di iniziative scaricabile, sul sito internet dell’evento www.festadeltulipano.com. Tra queste spicca la quarta edizione del “Trasimeno Rosé Festival”, organizzato in collaborazione con il Consorzio Tutela vini Doc Colli del Trasimeno, che propone un viaggio tra gusto, eccellenze enologiche e storia del territorio. Ad attendere i visitatori ci saranno la suggestiva “Terrazza del Rosé”, un punto di degustazione e di promozione delle etichette locali nello scenario unico del poggio adiacente la Rocca del Leone, e una particolare offerta presso la “Taverna del Tulipano” dove sarà predisposta una carta dei vini dedicata ai rosati del Trasimeno.

Dopo il successo dell’edizione 2022 torna anche il “Trasimeno Jamboparty”, una due giorni di divertimento per rivivere la magia degli anni ‘50 e ‘60 attraverso un raduno di auto, moto e vespe d’annata, musica dal vivo e intrattenimento (in collaborazione con “I cinquantini eventi vintage”). Non poteva poi mancare lo sport, con la quarta edizione de “La Trasimena”, ciclostorica del lago Trasimeno aperta a bici storiche antecedenti al 1987, e con il torneo nazionale di calcio “Trasimeno-Cup”, riservato alle categorie esordienti e pulcini.

Per gli amanti dei fiori, invece, grande attesa per il “Giardino dei Tulipani” dove i visitatori potranno ammirare decine di tipologie di questo bellissimo fiore, andare a caccia dei preferiti, raccoglierli e portarli a casa in un apposito cestino. La “Fiera del Fiore” colorerà inoltre le strade di Castiglione del Lago da sabato 22 a martedì 25 aprile e da sabato 29 aprile a lunedì 1° maggio, con decine di produttori e coltivatori che metteranno in mostra le più svariate tipologie di piante e fiori recisi. Entrambe le iniziative si svolgeranno in piazza Dante Alighieri sovrastate da una gigantesca ruota panoramica multicolore per la gioia di grandi e piccini. Nell’area del “Poggio”, che si affaccia direttamente sul lago Trasimeno, sarà allestita una grande area giochi per bambini. Numerose, infine, le iniziative organizzate in prossimità del “Bar del Poggio”, con numerosi appuntamenti musicali e serate danzanti per ogni gusto.

 


Info e programma completo sul sito www.festadeltulipano.com

 

La Ballata del Trasimeno, il film realizzato dalla VisualCam APS, dopo il sold out della prima visione al Cinema Zenith di Perugia, ora sta girando i festival sia nazionali sia internazionali e ad oggi ha conquistato tre awards: all’8 & Halfilm Awords 2023 “Best European Comedy”, al Frida Film Festival 2023 “Best European Short Film” e al Ponza Film Awards 2023 “Best Short Film”.

Il mediometraggio nasce dall’intuizione di due membri del direttivo della VisualCam APS, Mauro Magrini regista dell’opera e Arianna Fiandrini autrice e attrice della stessa. Partendo dall’amore per il territorio e la sua cultura e dalla loro esperienza collaborativa in qualità di studio videofotografico al Trasimeno Blues si sono chiesti: perché non raccontare l’Umbria, con le sue tradizioni e contaminazioni attraverso una storia blues? Da questa domanda nasce “La Ballata del Trasimeno” che vede come protagonista l’attore romano, anche lui innamorato del territorio umbro, Massimiliano Varrese.

 

Il soggetto

Protagonista de La Ballata del Trasimeno è un poliziotto, interpretato da Massimiliano Varrese, che in una missione come infiltrato, viene scoperto dalla malavita. Viene così messo in atto il programma di protezione, organizzato dal vicequestore (Antonio Ballarano), il quale lo nasconde in Umbria presso un contatto fidato, cambiando la sua identità in Roberto Giansoni (richiamo a Robert Johnson bluesman dei primi del Novecento). Il contatto ospite di Giasoni è Renzo (Mirko Revoyera), un pescatore del lago Trasimeno, che lo accoglie sotto la sua ala protettiva e lo istruisce alla pesca. Roberto inizialmente è scontroso, anche perché proviene da un ambiente cittadino e ha frequentato i bassifondi, ma poi grazie al suo nuovo mentore, alla magnificenza della natura e dell’ambiente rurale si apre e si rasserena. Jart (Fabrizio Martin), un chitarrista bluesman, gli fa conoscere il Trasimeno Blues e lì Roberto incontra Giulia (Arianna Fiandrini), fotografa del festival. Queste due nuove amicizie lo aprono a una socialità semplice e naturale, portandolo a riscoprire sé stesso. Per lui sarà un vero e proprio cambiamento, che lo porterà a riscoprire la semplicità delle tradizioni, la forza di Madre Natura e il suono spirituale del blues. Roberto ritornerà al suo vecchio lavoro? Il film è stato realizzato con la collaborazione di Novifilm, di Philms, dello Studio Teclas e di tutto lo staff tecnico e cast, il sostegno di Regione Umbria, Unione dei Comuni del Lago Trasimeno, Comune di Castiglione del Lago, Comune di Magione, GAL Trasimeno Orvietano, Umbria in Vespa, Frantoio Berti, Farma Centro e Trasimeno Blues.

 

VisualCam APS

Visualcam APS è un’Associazione culturale di Promozione Sociale con sede a Corciano che opera nel settore cineaudiovisivo e nelle arti in generale. Il direttivo è composto da professionisti specializzati sia in produzioni di format tv – dall’idea alla realizzazione – sia di documentari, cortometraggi e produzioni musicali.

 


Sito web dove troverete foto e video www.laballatadeltrasimeno.it

Link del trailer https://www.youtube.com/watch?v=DIVqJe6mQmY

«Mi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui è stato innovatore, se non fosse stato umbro».

A 500 anni dalla morte, il 3, 4, 5 aprile arriva nei cinema italiani Perugino. Rinascimento immortale, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia che, insieme a Marco Pisoni e Filippo Nicosia, ne ha realizzato anche il soggetto. Il documentario, attraverso la voce dell’attore Marco Bocci, racconta la vita e le opere del Divin Pittore, partendo dal legame con l’Umbria e dai paesaggi luminosi che spesso l’artista ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti.

Il regista Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Ma è soprattutto un docufilm che vuole riscattare la figura di Pietro Vannucci, dandogli il giusto posto nella storia dell’arte e mettendone in luce le novità, i meriti e il carattere.
Il progetto, sostenuto dal Ministero della Cultura, Regione Umbria e Arpa Umbria, vanta gli interventi di esperti come il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia dell’architettura presso l’Università di Firenze Emanuela Ferretti, il geografo all’Università di Bologna Franco Farinelli, la storica dell’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni. Il regista Giovanni Piscaglia ci racconta il suo film, ma soprattutto ci regala un Perugino forse inedito e meno conosciuto che si merita di stare tra i grandi nomi dell’arte italiana.

Giovanni, il docufilm vuole essere in qualche modo un riscatto per l’artista, non solo allievo di Piero Della Francesca e maestro di Raffaello…

È il primo film che racconta la sua figura e ha quindi lo spirito di riabilitarne la memoria. Siamo abituati a sentir parlare di Perugino sempre legato a qualcun altro e soprattutto accostato a Raffaello: questo marchio è dovuto a Giorgio Vasari che nelle sue Vite lo ridimensiona a figura di secondo livello, descrivendolo con toni dispregiativi e riportando aneddoti e tratti del carattere negativi. Vasari lo inserisce tra i maestri dai quali distaccarsi e che realizzano un’arte sorpassata; riesce a elogiarlo solo quando si bagna nell’Arno e va a lavorare a Firenze. Prima, per lui, è solo un pittore provinciale. Il docufilm vuole smentire il biografo, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci dei maggiori studiosi e storici dell’arte, analizzando le opere nel dettaglio e cercando una verità diversa da quella giunta fino ai giorni nostri con l’obiettivo di riscattarlo.

È un artista amato e richiesto nel suo tempo, che però sbiadisce nel corso dei secoli successivi… 

Esatto. Perugino è stato spesso criticato per la sua impostazione artigianale molto tecnica, che si basava sulla bottega. È stato uno straordinario capo bottega e proprio grazie al suo laboratorio ha realizzato dipinti che hanno fatto il giro d’Italia, dettando e creando un vero e proprio linguaggio pittorico. Questo lo ha reso una star, all’epoca. La sua sfortuna però è stata quella di vivere a lungo e diventare contemporaneo di Leonardo, Raffaello e Michelangelo: tre geni che a differenza sua lavoravano di loro mano e che inventarono figure di rottura. Vannucci divenne così un pittore obsoleto ancor prima del tempo.

 

Foto by Alessandro Bachiorri

Quali sono gli aspetti della sua figura che vengono messi più in risalto nel film?

Come detto, il primo obiettivo è quello di riconsegnargli la fama che aveva quando era in vita. C’è poi un aspetto fondamentale che è quello sul suo attaccamento al territorio umbro: nonostante molti lo considerino un pittore fiorentino – perché a Firenze ha raggiunto la sua maturità e ha avuto la consacrazione da Lorenzo il Magnifico che lo ha portato ad affrescare la Cappella Sistina – il legame col territorio d’origine è stato presente per tutta la sua vita. I paesaggi che dipinge non sono paesaggi umbri reali, però i colori, le valli, la vegetazione e i laghi ricordano quelli dell’Umbria. Mi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino, e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui è stato innovatore, se non fosse stato umbro. Un’altra parte fondamentale del film è quella che lo celebra come un vero pittore. Un artista che amava ciò che faceva e che soprattutto amava l’arte; che è morto a Fontignano con il pennello ancora in mano mentre dipingeva l’ennesima Adorazione dei pastori. Anche se vecchio e in declino ha continuato a sviluppare le sue opere e a essere a suo modo innovatore. Questo è per confutare quello che Vasari – e molti dell’epoca – pensavano di lui, e cioè che fosse un pittore avaro e legato ai soldi, che dipingeva solo per arricchirsi e non per una necessità artistica.

Lei, che idea si è fatto?

Penso che sia stato un uomo del suo tempo e che sicuramente ha avuto un buon senso degli affari. Aveva creato un marchio di fabbrica e uno stile riconoscibile che si è diffuso in tutt’Italia. Era un uomo che sapeva concentrarsi molto e che non lasciava niente al caso, perché i suoi dipinti, ancora oggi, hanno grande freschezza: penso a quelli di Panicale e Città della Pieve. Era un ottimo pittore e possedeva una notevole maestria, oltre a essere uno straordinario disegnatore e uno straordinario interprete delle figure femminili. Insomma, un uomo di luce e ombra: da una parte sapeva fare affari e ottenere grandi commissioni, utilizzava la bottega per fare più opere possibili e spesso sempre uguali, ma questo non deve distogliere l’attenzione dal fatto che aveva un’ottima mano.

 

Durante le riprese del docufilm. Foto by Alessandro Bachiorri

Com’è partito il progetto del docufilm?

Il progetto è nato grazie all’amicizia e alla stima reciproca che mi lega alla Galleria Nazionale dell’Umbria e in particolare al direttore Marco Pierini. Sono stato davvero felice e onorato quando il direttore mi ha chiamato un giorno d’agosto di due anni fa, dicendomi: «Giovanni, che ne pensi di realizzare un soggetto per un documentario su Perugino?» Ecco, tutto è nato da lì. Devo dire che non saremmo arrivati a questa felice conclusione se non ci fosse stata una relazione di stima e fiducia con l’intero staff della Galleria, che ha messo a disposizione i locali per le riprese anche in orari insoliti.

Sono presenti anche scene di danza. Come mai questa scelta?

L’idea mi è venuta perché avevo visto Virgilio Sieni, uno tra i più grandi coreografi e ballerini, realizzare una serie di performance tratte dai quattro Cenacoli storici di Firenze. Ho trovato questo spazio bellissimo e assolutamente sconosciuto ai più e quindi ho pensato di coinvolgerlo. Sieni sostiene che, sebbene Perugino sembri un pittore statico, le sue figure sono degli incubatori di atteggiamenti che si possono sviluppare attraverso la danza. Danza che, in questo caso, fa muovere figure cristallizzate dalla pittura.

La voce narrante è l’attore umbro Marco Bocci…

Sì. Marco Bocci è riuscito a dare alla storia – che è un po’ la parabola di un artista che tocca il cielo e poi cade – un’interpretazione partecipata e intima, ma allo stesso tempo leggera. È stato disponibile e si è dimostrato da subito molto coinvolto nel progetto. Con lui siamo riusciti a girare – è la prima volta che mi capita con un attore – in tante location diverse: dalla Galleria Nazionale dell’Umbria al Collegio del Cambio, fino all’isola Polvese.

 

Marco Bocci e Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Perché l’isola Polvese?

Grazie all’Arpa – che è partnership nel progetto – abbiamo potuto girare nell’isola anche in inverno. Secondo me, nessun luogo meglio della Polvese poteva identificare e fotografare il momento finale di un artista maturo e in decadenza. Quei luoghi e Marco Bocci, solo nella natura, chiudono il cerchio alla perfezione sulla vita di Perugino.

 Per concludere: è soddisfatto del lavoro finale?

Sono molto soddisfatto. È stata una produzione avventurosa e gestita bene, nonostante le difficoltà, con un grande dialogo. Posso dire che non ho nessun rimorso. Anche le musiche, composte da Eraldo Bernocchi, arricchiscono l’opera, donandole una componente coinvolgente ed emotiva.

 

 

Gal Trasimeno-Orvietano, sviluppo locale e territori rurali: ottimo riscontro da parte degli stakeholder sia pubblici che privati sul lavoro che si sta per concludere e altrettanto coinvolgimento sulla nuova programmazione.

Ottima partecipazione degli attori locali, sia pubblici che privati, alla serie di incontri che il Gal Trasimeno-Orvietano ha organizzato in varie parti del territorio per la definizione delle linee strategiche e dei temi che accompagneranno la nuova programmazione per il futuro quinquennio, per il quale è chiamato a rispondere al bando della Regione in scadenza il 28 febbraio prossimo.

Una occasione utile anche per fare un consuntivo del lavoro fin qui svolto, soprattutto rispetto alla programmazione che sta per scadere, ma anche dell’impatto complessivo che lo strumento LEADER ha avuto in quasi un trentennio dalla sua nascita. Sotto questo aspetto con soddisfazione i responsabili del Gal hanno apprezzato i plausi ricevuti sia da parte della componente pubblica che di quella privata, registrando un utile impatto sul territorio anche delle relative ricadute in termini di sostegno all’economia locale. Con questo importante incoraggiamento, che verrà comunque approfondito proprio nella parte finale dell’attuale lavoro, si è voluto affrontare il tema del nuovo periodo 2023/2027 le cui decisioni si baseranno da una parte sull’analisi economica del territorio, sull’evoluzione degli indici più importanti, punti di forza e di debolezza, dall’altra parte si farà tesoro del riscontro che darà la fase partecipativa bottom up ovvero la raccolta di proposte progettuali, necessità e fabbisogni del territorio, calibrati proprio sulla base del contributo di idee degli stakeholders pubblici e privati, che vede una importante partecipazione, segno anche del riconoscimento si una  presenza che il Gruppo di Azione Locale ha costantemente condiviso con l’intero territorio del Trasimeno e dell’Orvietano. Per quanto concerne il primo aspetto, che è anche propedeutico all’analisi Swot che evidenzierà non solo l’evoluzione o meno di una economia locale, ma anche i suoi punti di forza e di debolezza, rilievo fondamentale per impostare le politiche attive della nuova programmazione. Ciò che si rileva in questa parte del lavoro, in fase di realizzazione, è innanzitutto una tendenza allo spopolamento dell’area che solo nell’ultimo anno sembra aver perso oltre il 4% della popolazione, è anche molto evidente l’impatto negativo per esempio sul numero delle imprese e sulla crisi in particolare di alcuni settori, quali per esempio il manifatturiero, e gli effetti negativi in generale che hanno prodotto, la pandemia come una guerra alle porte dell’Europa e una crisi energetica senza precedenti.

 

 

Nell’anno che si è appena concluso invece abbiamo assistito in entrambe le aree a una forte ripresa del settore del Turismo, sia in termini di arrivi e presenze che di permanenza media, e di conseguenza dei settori del commercio legati alla ristorazione o ai servizi connessi. Per quanto riguarda invece la cosiddetta programmazione dal basso il territorio esprime una certa vivacità e conferma la necessità del sostegno agli eventi, soprattutto quelli di grande livello, in continuità con la programmazione attuale, riconoscendo a questa strategia un ruolo molto importante soprattutto in termini di sostegno al turismo cosiddetto di nicchia o culturale in un momento nel quale peraltro molti Enti locali sono stati costretti a ridurre drasticamente le spese in questi settori.  Come pure indice di ripresa è la richiesta di sostegno agli investimenti da parte delle imprese e delle associazioni di categoria. Queste, come altre considerazioni che stanno emergendo dal lavoro che la struttura tecnica del Gal insieme a quella politica stanno portando avanti, e che porteranno alla decisione sulla scelta dei temi e delle strategie. Intanto si invitano tutti i cittadini, le imprese, gli Enti locali a sottoporre ancora suggerimenti anche attraverso la mail galtogalto.info i contatti con la sede 0578/297011 e le informazioni che possono pervenire anche oltre gli appuntamenti delle assemblee pubbliche.

Il 24 febbraio prossimo l’assemblea dei soci del Gal Trasimeno – Orvietano, che ha un partenariato molto ampio, sarà chiamata a decidere su questi temi. A seguire la scadenza del 28 febbraio il prossimo appuntamento con la programmazione CSR 2023/2027 sarà per la preparazione del nuovo Piano di Azione Locale che preparerà le linee programmatiche del futuro quinquennio.

Sabato 11 Febbraio, in occasione dell’Humus Music Fest – edizione invernale, presso il cinema teatro Zenith di Perugia è stato presentato alle istituzioni e al pubblico il mediometraggio dalle sfumature blues La Ballata del Trasimeno, che vede come protagonista l’attore romano Massimiliano Varrese nei panni di Roberto Giansoni, chiaro rimando al bluesman Robert Johnson.

 

Prodotto da Visualcam APS, associazione culturale che ha sede nel Comune di Corciano e che raccoglie professionisti del settore cineaudiovisivo, il mediometraggio vede l’esordio nel cinema del regista umbro nonché presidente Mauro Magrini. Scritto da Arianna Fiandrini – che ne è anche interprete nel ruolo di Giulia, la fotografa del Trasimeno Blues – e con i dialoghi dell’attore Mirko Revoyera che veste i panni del coprotagonista, il pescatore Renzo, racconta la storia di un poliziotto infiltrato che, dopo una brutta vicenda nei sobborghi di una grande città, viene sottoposto al programma di protezione dal vicequestore Antonio (interpretato dal cantante e ora anche attore Antonio Ballarano) e spedito in Umbria, al lago Trasimeno, dove dovrà diventare un pescatore.

La natura, il lago Trasimeno che è il vero protagonista di questa storia, le tradizioni, il blues e la genuinità delle persone pian piano cambiano lo stato d’animo del protagonista che, affascinato, poco a poco si integra felicemente, anche grazie ai personaggi come Jart (interpretato dal bluesman Fabrizio Martin).

 

 

Il medioetraggio è stato coprodotto da Philms e NoviFilm e molti partner hanno contribuito alla sua realizzazione: Trasimeno Blues, Corebook, AboutUmbria, Cantabris, il Ristorante l’Acquario con il suo B&B e la Locanda dei Pescatori. È stato sponsorizzato da Frantoio Berti, Farmacentro e Umbria in Vespa e patrocinato da Regione Umbria Assemblea Legislativa, GAL Trasimeno Orvietano, Comune di Castiglione del Lago, Comune di Magione e Unione dei Comuni del Trasimeno.

Alla proiezione erano presenti Simona Meloni per la Regione Umbria, Matteo Burico per il Comune di Castiglione del Lago e l’Unione dei Comuni del Trasimeno, Vanni Ruggeri per il Comune di Magione, Francesco Mangano e Andrea Braconi per il Comune di Corciano. L’evento, sold out, si è concluso con le musiche della colonna sonora proposte live dal cast e dal regista, di fronte a un pubblico caldo e partecipe. Il video dell’evento è stato realizzato da Filippo Fagioli (Philms) e Matteo Novelli (NoviFilm), le foto da Leonardo Corgna.

 


 Per maggiori informazioni: www.laballatadeltrasimeno.it

Da Orvieto è iniziata l’animazione territoriale per la nuova fase di programmazione 2023/2027 con la quale il Gal Trasimeno-Orvietano costruirà il percorso per definire programmi, progetti e strategie a sostegno dello sviluppo locale del prossimo quinquennio.

 

Infatti l’Ente lavorerà secondo il metodo di programmazione dal basso ovvero cosiddetto bottom up per intercettare i fabbisogni del territorio e implementare un Piano di Azione Locale che possa essere di vero sostegno all’economia rurale. È necessario tener conto che lo scenario è oggi profondamente diverso da quello delle precedenti programmazioni, a seguito delle forti crisi che hanno condizionato i processi economici e sociali in questi ultimi anni segnati da una pandemia, da una guerra alle porte dell’Europa e da una crisi energetica senza precedenti. Già negli ultimi due anni il Gruppo di Azione Locale ha voluto cambiare il passo precedente, sostenendo principalmente gli investimenti delle piccole-medie imprese e gli eventi, proprio per i motivi appena citati, spostando l’attenzione sulla parte privata dell’economia piuttosto che su quella pubblica, proprio perché in questo momento è quella che soffre di più. Saranno poi i dati, l’analisi swot, l’individuazione di punti di forza e di debolezza a condurre le scelte di base, ma sarà soprattutto la capillare animazione che coinvolgerà la popolazione locale, le parti sociali, gli Enti locali, il mondo legato all’impresa che segnalerà criticità e necessità di cui si dovrà necessariamente tener conto.  Lunedì prossimo 23 ottobre alle ore 17 in sala comunale a Orvieto ci sarà la prima iniziativa a cui ne seguirà un’altra il 25 gennaio a Città della Pieve presso la sede del Gal e, a seguire, una serie di altre assemblee in giro per entrambe le due aree  del Trasimeno e dell’Orvietano nelle quali si illustreranno gli elementi base del bando regionale, ma soprattutto si proporrà un concorso di idee per la nuova programmazione coinvolgendo gli stakeholder a indicare strategie e a presentare idee programmatiche. Siamo infatti convinti del fatto che il successo di ogni programmazione e soprattutto il raggiungimento degli obiettivi che ci assegna l’Unione Europea, passa proprio per questo tipo di approccio, tipico dell’iniziativa Leader e della Misura 19 del nuovo CSR (Complemento di Programmazione Reginale) che è proprio dedicata ai Gruppi di azione Locali.


Tutti i programmi e le attività saranno consultabili nel sito del Gal: www.galto.info.

Sant’Andrea e San Spiridione, protettori dei pescatori del lago Trasimeno, si festeggiano rispettivamente il 30 novembre e il 14 dicembre, con grande riverenza religiosa e laica.

Il lago Trasimeno, fin dalla notte dei tempi, è abbinato con l’antica arte della pesca: un binomio inscindibile! Infatti, i pescatori che solcano le acque lacustri, con le loro caratteristiche barche, fissano il loro sapiente sguardo in lontananza per scrutare le verità meteorologiche del cielo e si guardano attorno per capire i venti, la loro forza e direzione, e ancor oggi utilizzano sistemi di pesca ancestrali.

Matteo dall’Isola già nel XVI secolo, li aveva narrati e così ben descritti nella sua Trasimenide che, nei tempi odierni, quando dalla riva del lago li vediamo lanciare in acqua il giacchio o posare i tofi o i martavelli, ci sembra di riviverne gli antichi gesti.
I pescatori del Trasimeno sono una testimonianza unica e portatrice del sapere, degli aneddoti, della custodia della beltà dei luoghi ma anche delle problematiche delle antiche acque del Tarsminass, che vanno ancora maggiormente protette nel segno della tradizione e della salvaguardia di questa antica e preziosa arte della pesca, che andrebbe maggiormente tutelata, conservata e sostenuta.

 

 

Una delle tradizioni del Trasimeno è appunto la cerimonia religiosa e conviviale che celebrano i pescatori lacustri: San Spiridione è quello festeggiato da quelli di San Feliciano, mentre Sant’Andrea è celebrato da tutti gli altri pescatori del lago e non solo. Sant’Andrea, protettore universale dei pescatori, è l’Apostolo che indicò a Gesù il bambino che aveva nella cesta i pani e i pesci che poi vennero utilizzati nel miracolo della moltiplicazione, mentre San Spiridione proviene dall’Oriente – era nativo dell’Isola di Cipro – e il suo nome significa dono: il Santo protettore prescelto dai pescatori di San Feliciano.
Le celebrazioni dei due Santi sono cerimonie che annoverano grande partecipazione degli addetti ai lavori, autorità religiose, politiche e civili. Le due ricorrenze rappresentano l’incontro e il vostro inviato lacustre ne ha avuto la piacevole testimonianza diretta: l’amore per il lago, per il proprio lavoro ma anche le preoccupazioni imprescindibili del mestiere e dell’ambiente lacuale sono oggetto di costruttivo confronto e speranzoso dibattito tra i tanti intervenuti per trovare le giuste soluzioni da applicare come determinazione alle specifiche esigenze del settore.
La Cooperativa Pescatori del Trasimeno di San Feliciano, con il Presidente Aurelio Cocchini e l’AD Valter Sembolini, e quella denominata Stella del Lago di Panicarola, presieduta da Ivo Bianconi, dapprima hanno celebrato con una Santa Messa il proprio Santo e poi c’è stato un dibattito tra i convenuti. In chiusura di ciascuna ricorrenza c’è stato un momento conviviale.

 

Foto di Cooperativa dei Pescatori del Trasimeno

 

Un sano campanilismo tra le due cooperative testimonia l’amore che questa brava gente di pescatori ha per il proprio lago e per il proprio mestiere, a cui va riconosciuto un gran tributo di stima, gratitudine e solidarietà. Da parte di chi ha il potere decisionale politico e civile, si sperano ulteriori sostegni per il mondo della pesca e per gli operatori economici locali, in aggiunta a quelli numerosi già fatti, per continuare a proteggere e sviluppare l’accoglienza lacustre, così che i visitatori potranno apprezzare l’eccellenza umbra del Trasimeno e chi, come la comunità dei pescatori, ne è l’elemento prezioso, irrinunciabile, certo e caratterizzante.

A colloquio con il presidente dei Borghi più Belli d’Italia in Umbria, tra futuro e soluzione per evitare lo spopolamento di questi territori.

In questi ultimi anni, i borghi e le piccole realtà stanno vivendo una nuova giovinezza. Sono tornati – soprattutto a livello turistico – molto di moda. La riscoperta del loro territorio, dell’enogastronomia e della vita slow attraggono turisti,ma anche persone che decidono di abbandonare la città e trasferirsi in questi luoghi di pace e tranquillità. Tanti i vip – italiani e stranieri – che hanno scelto l’Umbria come rifugio dal caos cittadino. Ralph Fiennes, Daniele Bossari e la moglie Filippa Lagerback, Colin Firth, Ed Sheeran, Paolo Genovese, Susanna Tamaro, Mario Draghi, Luca Argentero… e tanti altri. Di queste realtà abbiamo parlato con Alessandro Dimiziani, vicesindaco di Lugnano in Teverina e, dal 2020, presidente del Borghi più belli d’Italia in Umbria. L’associazione – nata nel 2001- ha come obiettivo quello di proteggere, promuovere e sviluppare i comuni riconosciuti con tale denominazione; l’Umbria è la regione italiana che ne ha di più, ben 30, e rappresentano un vanto e un’attrattiva turistica anche dall’estero. Un patrimonio da salvare e promuovere.

 

Alessandro Dimiziani

Presidente come prima cosa: quali sono i requisiti per entrare nell’associazione dei Borghi più belli d’Italia?

La popolazione nel centro storico o nella frazione non deve superare i 2.000 abitanti, mentre nell’intero comune non si può andare oltre i 15.000 abitanti. Il borgo inoltre deve avere una presenza di almeno il 70% di edifici storici anteriore al 1939 e offrire qualità urbanistica, architettonica e promozione del territorio. Va detto che sono gli stessi borghi che fanno la richiesta e poi un comitato scientifico valuta gli oltre 90 parametri e delibera l’entrata del paese nell’associazione.

Con Stroncone – entrato da poco – nella regione si contano 30 borghi. Un record italiano che fa superare le Marche, ferme a 29…

Proprio alcuni giorni fa c’è stata l’ufficializzazione di Stroncone con la consegna della bandiera dell’associazione. Se consideriamo la grandezza del nostro territorio e il numero dei comuni inferiore rispetto alle Marche, la percentuale di borghi più belli è molto alta. Oltre a Stroncone gli ultimi entrati sono Monteleone d’Orvieto nel 2019 e Nocera Umbra nel 2020.

La rivista americana “The Travel” ha pubblicato da poco la classifica dei dieci borghi italiani preferiti dai turisti internazionali: al 9° posto c’è Monteleone d’Orvieto (unico umbro). Serve più marketing internazionale per l’Umbria?

Sicuramente, anche se non siamo messi male. I nostri social sono tra i primi in Europa per visualizzazione. Da poco abbiamo anche realizzato un video promozionale che presenteremo il 7 dicembre a Citerna, in cui sono riuniti e illustrati tutti i borghi: questo verrà utilizzato durante le presentazioni fuori regione.

 

Monteleone d’Orvieto. Foto by Enrico Mezzasoma

Quanto è importante il turismo di ritorno?                   

È importantissimo e da poco abbiamo creato un tavolo di lavoro per capire tutte le tappe da seguire e i vari passaggi da mettere in pratica.

Concretamente, come si svolge?

Abbiamo iniziato a lavorare sui registri comunali, chiedendo a ogni Comune di inviare i nomi dei concittadini residenti all’estero: si è visto che la maggior parte si trovano negli Stati Uniti, in Brasile, in Belgio e in Lussemburgo, sono circa 2000 persone. Con un protocollo, l’intervento del Ministero del Turismo e dell’associazione Italiani nel Mondo cercheremo di contattarli. A gennaio poi verrà organizzato un evento ad hoc a New York in cui sarà presente la nostra associazione e quella degli Italiani nel Mondo. È il primo passo per iniziare a capire come muoversi.

Il turismo nei borghi, in questi anni, è tanto di moda: come se lo spiega?

È inutile negarlo, la pandemia ha dato una grossa mano. Nel 2020 c’è stata un’invasione, ovviamente positiva, che ha premiato il lavoro di valorizzazione fatto negli anni precedenti. Oltre all’Italia turistica e famosa che tutti conoscono, c’è un’Italia da scoprire e da vivere, tra sentieri, prodotti tipici e cucina. Questo attira molto il turista, anche straniero; tra l’altro l’Umbria è l’unica destinazione italiana entrata nella lista Best in travel 2023 stilata dalla Lonely Planet. Per il nostro Paese il turismo è una risorsa importantissima sulla quale si deve puntare al massimo.

Se avesse a disposizione un tesoretto, quali sono le prime cose che farebbe?

I primi interventi sarebbero rivolti al miglioramento dei servizi: sociali, sanitari, alle infrastrutture, ma anche alla connessione internet per lo smart working. Un borgo non può essere escluso da questo; il turista, ma soprattutto chi decide di restare, chiede navette o bus di collegamento con la stazione più vicina. Molto di questo ancora manca. A Lungano in Teverina, ad esempio, molti americani e danesi si sono innamorati del luogo, dei paesaggi e, grazie a uno statuto comunale, hanno avuto in dotazione degli uliveti e quest’anno per la prima volta hanno raccolto l’oliva. Tutto questo è sicuramente un incentivo per restare nel territorio, ma i servizi devono essere presenti.

Ciò serve ad arginare lo spopolamento…

Combattere lo spopolamento – che è una vera piaga – è tra gli obiettivi dell’associazione. Per noi è come una lenta morte, dovuta al decremento demografico e alla mancanza di lavoro che porta i giovani a lasciare il borgo per trasferirsi in città o all’estero. È per questo che cerchiamo di bilanciare con il turismo di ritorno o con i nuovi residenti. Riallacciandomi alla domanda precedente, gli investimenti sarebbero fondamentali anche per la creazione di lavoro, in modo da incentivare i giovani a restare.

Potremmo raccontare l’Umbria attraverso i borghi: ce n’è uno che la rappresenta di più?

Tutti i borghi rappresentano l’Umbria, poi ci sono quelli che attirano più come Trevi e Spello, ma ultimamente anche quelli meno conosciuti si stanno facendo notare. L’Italia, ripeto, deve puntare su queste piccole realtà che sono un patrimonio fondamentale per il turismo, da nord a sud. In questo modo può primeggiare nel mondo.

 

Spello. Foto Enrico Mezzasoma

Ci sono in cantiere dei nuovi progetti?

Nel 2023 uscirà la nuova brochure con tutte le informazioni sui borghi – edita da Corebook – anche in lingua cinese. Stiamo lavorando anche con le comunità energetiche per installare le colonnine di ricarica per auto e biciclette. Si punta a promuovere e portare avanti interventi a 360° con attività, eventi e festival, cercando di coinvolgere tutti.

Facciamo un gioco: per ogni borgo mi dica un aggettivo e una caratteristica che lo contraddistingue.

Acquasparta (Rinascimento umbro), Allerona (la porta del sole), Arrone (Valnerina), Bettona (etrusco-romana), Bevagna (le Gaite), Castiglion del Lago (il Trasimeno), Citerna (Borgo dei Borghi. Nel 2023 parteciperà al programma di Rai3), Corciano (la costola di Perugia), Deruta (ceramica), Lugnano in Teverina (archeologia e biodiversità), Massa Martana (riscatto architettonico), Monte Castello di Vibio (il teatro più piccolo del mondo), Montecchio (olio e archeologia), Montefalco (Sagrantino), Monteleone d’Orvieto (balcone su tre regioni: Umbria, Toscana e Lazio), Monteleone di Spoleto (altezza e bellezza), Montone (storia e architettura), Nocera Umbra (la rinascita della bellezza), Norcia (norcineria e tartufo), Paciano (vista sul lago Trasimeno), Panicale (arte e bellezza), Passignano sul Trasimeno (oasi di bellezza), Preci (scuola chirurgica), Sangemini (il bello sopra l’industria), Sellano (le acque della Valnerina), Spello (colori), Stroncone (olio e architettura), Torgiano (vino), Trevi (fascia olivata), Vallo di Nera (enogastronomia ad alta quota).

 


Per saperne di più

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