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«Il mio ultimo libro è un racconto minimale in bianco e nero dove disegno i paesaggi mistici dell’Umbria, dal santuario di Santa Maria Giacobbe al Bosco Sacro di Monteluco».

Francesco Gaggia si divide tra insegnamento e disegno con lo pseudonimo di Kuiry, con cui firma le tavole. Con un tratto ricercato e minimale, che alterna colore e bianco e nero, ci porta con le sue storie tra i paesaggi dell’Umbria o nelle città noir ispirate all’America degli anni Cinquanta e Settanta. Il suo ultimo libro è Pale – l’anima della terra che ci porta in un bosco sacro, in un eremo incastonato in una parete di roccia dove un uomo, solo e febbricitante, vive una drammatica esperienza metafisica, tra oscure presenze fluttuanti e il retaggio di antichi culti pagani. A breve arriverà anche un nuovo episodio del detective Dog Kane dal titolo La maestra sbagliata, in cui avrà a che fare con dei clienti davvero particolari.

 

Francesco Gaggia

Come prima domanda: chi è Francesco Gaggia?

Principalmente sono un professore e un architetto. Ho studiato architettura a Firenze e poi sono diventato un insegnante. Il fumetto fa parte della mia vita da sempre, ho imparato a leggere anche prima di andare a scuola, con Topolino, e ho sempre amato moltissimo disegnare. Ma il vero punto di svolta c’è stato negli anni Novanta, quando con Claudio Ferracci – presidente della Biblioteca delle Nuvole di Perugia – abbiamo realizzato FLIT Comics, una rivista di fumetti e critica. Da qui si è concretizzata la mia passione, anche con mostre ed eventi. Poi dal 2013 ho iniziato l’autoproduzione, diventando editore di me stesso e pubblicando le mie opere.

Kuiry invece chi è? Il tuo alter ego?

Oramai ho fatto pace con questa cosa: Kuiry è un soprannome che ho fin da ragazzo e lo uso come nome d’arte per firmare le tavole, mentre Francesco Gaggia è l’editore. Il doppio nome in questo caso è utile.

Da dove nasce l’ispirazione? C’è un momento particolare della giornata in cui disegni?

La parte operativa si svolge chiaramente a tavolino anche se, usando molto il digitale – disegno prevalentemente con un tablet – potrei lavorare ovunque, ma preferisco farlo nel mio studio o a casa. Invece, l’idea per una storia… ogni momento è buono. Ad esempio, quando vado in bici, quando passeggio e in tutti quei momenti in cui libero la mente dai pensieri quotidiani. Spesso l’idea risolutiva arriva quando meno me lo aspetto.

 

Parliamo del tuo ultimo libro Pale – l’anima della terra, un racconto grafico dedicato a una divinità pagana e ambientato in uno dei luoghi più suggestivi dell’Umbria: l’eremo di Santa Maria Giacobbe presso Pale (Foligno).

È un racconto di 64 pagine con dialoghi minimali in cui prevale l’immagine; è un fumetto particolare perché il parlato è espresso con delle didascalie e non con dei veri e propri fumetti che escono dalla bocca. Il protagonista è un eremita che parla con sé stesso, quindi ho cercato di non essere verboso. Il mio obiettivo era trasmette al lettore le sensazioni e le suggestioni di un uomo che vive solo.

 

Questo si manifesta anche con la scelta del bianco e nero?

Esatto. In questo modo rappresento un pensiero ascetico, più asciugato. L’ascetismo in qualche modo è o bianco o nero. Non ha sfumature.

In Pale dominano anche i paesaggi dell’Umbria…

Il luogo principale è appunto l’eremo di Pale (da qui il titolo), che si trova sopra Foligno, il cui toponimo deriva da una dea pagana molto antica. Una divinità pastorale il cui culto nella zona è continuato fino alla prima metà del Novecento. È dedicato a Santa Maria Giacobbe e ha all’interno affreschi che richiamano la maternità. Un altro luogo di snodo del fumetto il Bosco Sacro di Monteluco, un posto particolarissimo in cui c’è una dimensione sensoriale unica: quando si entra è come entrare in una cattedrale, un luogo diverso da quello esterno, in cui viene automatico parlare sottovoce.

Recentemente è uscito anche Salomè NOIR, un fumetto liberamente tratto dall’opera teatrale di Oscar Wilde…

È una trasposizione della Salomè di Wilde, ambientata però negli anni Settanta, in America, reinterpretata in chiave noir. Questo, rispetto a Pale, è un fumetto molto parlato e dove il testo è fondamentale.

 

Il genere noir lo esprimi anche con il personaggio di Dog Kane?

Sì, è una mia grande passione questo genere. Per Dog Kane ho creato una città immaginaria tipo la Gotham di Batman, ispirata a diverse città americane.

Quanto ti assomiglia questo personaggio?

Fisicamente quando è nato era una mia caricatura, poi lui è rimasto trentenne e io sono invecchiato (ride). I suoi pensieri sono simili ai miei e quando scrivo penso a cosa farei io in quel momento. È un qualcosa che viene in automatico, ogni autore credo trasferisce parte di sé nei personaggi che crea.

 

Hai in cantiere nuovi progetti?

Sto lavorando a un’altra avventura di Dog Kane. Inizierà a indagare anche nel suo passato: in questa storia ci saranno dei flashback in cui ritornerà nella sua infanzia. Lui è operativo, come detective, negli anni Cinquanta, ma vorrei farlo muovere nel corso del Novecento, così da poter rappresentare diversi periodi storici. Finora l’ho raccontato trentenne negli anni Cinquanta, ora mi piacerebbe spostarlo negli anni Settanta, quando ha 50 anni, o negli anni Trenta, quando ancora è un bambino. La maestra sbagliata è un primo esperimento: avrà come clienti due bambini che andranno da lui perché secondo loro insegnante non è più lei e quindi, con dei flashback, tornerà quand’era lui stesso ragazzino.

Se dovessi rappresentare l’Umbria con un fumetto, come la disegneresti?

L’Umbria è unica perché, in uno spazio limitato e piccolo c’è una varietà incredibile di paesaggi: da quelli aspri, quasi alpini, della Valnerina, alle dolci colline, fino al lago Trasimeno, con i cipressi che sembra già di stare in Toscana. Nel giro di pochi chilometri ci sono tanti scenari e quindi, in un eventuale fumetto, cambierei stile a ogni capitolo, usando il colore, il bianco e nero, linee rotonde o spigolose.

I fumetti che peso hanno nel raccontare la realtà?

Secondo me sono uno strumento eccezionale per rappresentare la realtà, Zerocalcare ne è un ottimo esempio. Lui racconta la sua esperienza personale e ha realizzato anche dei reportage di guerra, è molto bravo a utilizzare questo strumento per raccontare la realtà delle cose. Non dimentichiamo anche Maus, il fumetto di Art Spiegelman sull’Olocausto che ha vinto il Premio Pulitzer. Io, come sensibilità, fatico a fare una cosa di questo genere, probabilmente perché sono più portato a traferire nei miei lavori la parte emozionale e fantasiosa, sicuramente anche a causa della mia formazione.

 


Per scoprire tutti i suoi lavori: Kuiry, Dog Kane

Si è tenuta ieri 26 maggio, presso il Cinema Teatro Concordia di Marsciano, la conferenza stampa di presentazione del progetto Masters & Monsters, realizzato nell’ambito delle attività per le politiche giovanili della Zona sociale n. 4 della Media Valle del Tevere. L’iniziativa, a cui hanno aderito i Comuni di Marsciano (capofila), Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e San Venanzo, è un progetto culturale formativo dedicato al fumetto.

Masters & Monsters prevede la realizzazione di masterclasses con 30 ore di lezione tra il 25 giugno e il 30 luglio 2021, rivolte a giovani dai 16 ai 35 anni residenti in Umbria che potranno iscriversi gratuitamente. Le lezioni saranno finalizzate ad espertizzare i partecipanti nel comics to movie, ovvero le tecniche di disegno rivolte alla produzione cinematografica.

 

A moderare l’incontro il vicesindaco di Marsciano, Andrea Pilati, che ha sottolineato come questa manifestazione rappresenti un’occasione importante per portare avanti e approfondire un tema come quello del fumetto, che desta molto interesse fra i giovani e sul quale hanno investito sia la Regione Umbria, sia il Comune di Marsciano con l’istituzione di una sezione dedicata all’interno della Biblioteca Comunale.

 

Da sinistra. Daniele Procacci e Andrea Pilati. Ph Comune di Marsciano

 

Obiettivo è quello di accrescere le competenze e lo skill dei partecipanti, dallo sviluppo concettuale fino al lavoro finito creando contestualmente un appuntamento che potrà essere ripetuto annualmente.

Due i temi di lavoro principali:

 

– l’identità del territorio: ogni comune indicherà ai ragazzi una pagina della propria storia su cui i potranno ambientare il proprio lavoro

la costruzione concettuale sul tema della diversità, affrontando argomenti attualissimi quali il bullismo, l’emarginazione, la discriminazione. I “testimonial” di questo tema saranno i personaggi dei fumetti X-Men, in grado di rappresentare la diversità per eccellenza che diventa peculiarità e quindi punto di forza. Questa attività verrà estesa anche alle scuole del territorio.

 

Direttore artistico dell’iniziativa l’artista Daniele Procacci che ha sottolineato come parteciperanno a queste giornate fumettisti nazionali e internazionali oltre a professionisti in campo musicale. Tra loro, Jack Lenz, compositore canadese di colonne sonore per il cinema, la televisione e il teatro, Greg Snegoff, scrittore, doppiatore, regista americano e creatore della serie animata Robotech, i fumettisti e illustratori italiani Moreno Chiacchiera, Igor Chimisso e Francesco Barbieri, il compositore e direttore d’orchestra M° Vince Tempera. La formazione sarà accompagnata da conferenze di approfondimento e da altri eventi culturali. A moderare gli incontri internazionali l’Associazione Sequenze Frequenze, partner di progetto.

 

 

All’incontro sono intervenuti in rappresentanza dei Comuni aderenti al progetto: Chiara Titani, assessore al Comune di Massa Martana, Roberta Giuliani, assessore al Comune di San Venanzo, Agnese Cerquaglia, assessore al Comune di Monte Castello di Vibio e Giovanni Primiera, vicesindaco del Comune di Fratta Todina.

 

Presenti anche i partner strutturali Confimi Industria Umbria con il presidente Nicola Angelini, AboutUmbria con la presidente Sonia Bagnetti e Corebook con il direttore commerciale Ugo Mancusi.

 

I Comuni di Marsciano, Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, San Venanzo insieme ai partner internazionali Procacci Entertainments e Lenz Entertainments e all’associazione Sequenze Frequenze hanno il piacere di invitarti alla conferenza di presentazione del progetto Masters & Monsters, realizzato nell’ambito delle attività per le politiche giovanili della Zona sociale n. 4 della Media Valle del Tevere.

Masters & Monsters è un progetto culturale formativo dedicato al fumetto che prevede la realizzazione di una masterclass con 30 ore di lezione tra il 25 giugno e il 30 luglio 2021, rivolta a giovani dai 16 ai 35 anni residenti in Umbria che potranno iscriversi gratuitamente, finalizzata ad espertizzare i partecipanti nel comics to movie, ovvero le tecniche di disegno rivolte alla produzione cinematografica. Docenti del corso, insieme a Daniele Procacci, saranno fumettisti nazionali e internazionali oltre a professionisti in campo musicale. Tra loro, Jack Lenz, compositore canadese di colonne sonore per il cinema, la televisione e il teatro, Greg Snegoff, scrittore, doppiatore, regista americano e creatore della serie animata Robotech, i fumettisti e illustratori italiani Moreno Chiacchiera, Igor Chimisso e Francesco Barbieri, il compositore e direttore d’orchestra M° Vince Tempera. La formazione sarà accompagnata da conferenze di approfondimento e altri eventi culturali per la direzione artistica di Daniele Procacci.

La presentazione si terrà mercoledì 26 maggio 2021 alle ore 11.00 presso il teatro Concordia a Marsciano e si svolgerà in presenza, ti chiediamo quindi, per ragioni di sicurezza nel rispetto delle misure anticovid, di confermarci la tua partecipazione inviando una mail a biblioteca@comune.marsciano.pg.it o telefonando ai numeri 0758742906 – 3939356587 entro martedì 25 maggio.

 

Una matita in fuga 15 anni fa verso l’America – dove tutt’ora ha partnership e compagnia incorporata – che ha deciso di tornare in Umbria e aprire anche in terra natale una compagnia, fondando la Procacci Entertainments Srl: «Credo che la vera America sia qui».

Daniele Procacci è venuto a farci visita in redazione. Con lui abbiamo fatto una bella chiacchiera sul suo lavoro di concept designer e production designer – che svolge tra gli Stati Uniti, il Canada, l’Inghilterra e l’Italia – sul cinema e sull’Umbria. Ci ha mostrato i suoi lavori e in diretta – tra una discussione e una battuta – ha realizzato per noi un possibile “nuovo” Batman. Dopo anni di esperienza in progetti e collaborazioni con compagnie come Walt Disney Corporation, Marvel e Warner Brothers, per citarne alcune, Daniele è tornato in Italia e ha fondato la Procacci Entertainments Srls che offre servizi di sviluppo, production design, video editing e filming on location per numerosi progetti locali e nazionali. «Credo e sono convinto che la vera America sia qui».

 

Foto per gentile concessione di VegVideo

 

Daniele qual è il suo legame con l’Umbria?

Diamoci del tu please… in America non esiste del “lei” se non per meriti assoluti. L’Umbria è la mia terra. Sono nato Foligno e cresciuto in Umbria tra le vie dei piccoli borghi, perché la mia famiglia è originaria di Todiano di Preci e Borgo Cerreto di Spoleto in Valnerina. Questi luoghi hanno contribuito alla mia formazione artistica, perché in qualsiasi posto tu vada, l’Umbria offre sempre paesaggi artistici.

Negli anni Novanta hai collaborato con l’allora Walt Disney Studios e Marvel UK di Londra: ci racconti queste esperienze.

Ho iniziato 26 anni fa a lavorare come freelance (Indipendente a contratto) per la Walt Disney company: all’epoca facevo l’in-betweener, in pratica realizzavo i sette disegni in un secondo di minore importanza ma necessari all’animazione. Vi spiego meglio: in un secondo di animazione ci sono 12 disegni, il disegnatore supervisor – il grande nome – produce i disegni fondamentali, io e altri tantissimi ragazzi allora che l’animazione era tutta disegnata a mano, ci occupavamo invece delle intercalazioni del disegno, talmente impercettibili che l’occhio non riesce nemmeno a cogliere. Per la Marvel UK invece ho fatto, e faccio ancora, il Concept e Production Artist, mestiere che svolgo anche con la compagnia italiana nostra, la Procacci Entertainments Srls.

Tra i due lavori quale preferisci?

Sicuramente il Concept artist e da 15 anni mi occupo primariamente proprio di questo. Io e la mia società facciamo parte delle centinaia di quelle figure invisibili che realizzano l’architettura di un film fino ai formati digitali che l’industria del cinema di oggi predilige, anche se mi piace ancora lavorare in maniera classica. Ovviamente il digitale è più veloce, lo puoi modificare e puoi tornare indietro se sbagli, ma l’acquarello e le tecniche miste hanno ancora il suo fascino e fanno parte delle fondamenta del progetto, qualunque esso sia. Gli artisti di grande livello lavorano ancora disegnando a mano.

Il digitale oggi ha superato la “vecchia scuola”?

Oramai sono un’unica scuola. Non c’è più la vecchia e la nuova, c’è integrazione tra le due, però se non sei in grado di realizzare un acquarello con tre colori, non sarai mai in grado di far nulla nemmeno con 100 pennelli digitali.

Foto per gentile concessione di VegVideo

Dipingi anche utilizzando solo il vino…

La tecnica Con il Vino nasce nel 1997 nella tenuta di Francis Ford Coppola in California quando per errore intinsi il pennello nel bicchiere del suo Cabernet Franc, invece che nell’acqua. La tecnica ottimizza l’uso del solo vino come colore: ho usato, per realizzare i quadri, dall’Amarone al Brunello, dal Sagrantino al Cabernet Sauvignon, fino al Merlot e al Chianti. Con i miei quadri ho avuto l’onore di omaggiare Nicholas Cage, Al Pacino, Clint Eastwood, Penelope Cruz, Arnold Schwarzenegger, Elton John, Andrea e Veronica Bocelli e Rutger Hauer.

Parlaci della Procacci Entertainments Srls: di cosa di occupa?

Siamo uno studio di Concept Art e Production Design per l’industria del Cinema e del Teatro. Tre anni fa, quando ci fu il terremoto in Umbria e nelle Marche, sono tornato a casa per dare contributo e portare opportunità nella nostra terra martoriata dal sisma e ho deciso di aprire una compagnia che portasse il mio cognome così da essere conosciuto meglio anche in Italia. Non sono un cervello in fuga, semmai sono una mano scappata all’estero, ma il fatto di tornare l’ho visto come un’opportunità. Sono convinto che l’America sia qui. Come me la pensano tanti produttori americani, che sempre più spesso vengono in Italia per produrre i loro film, ad esempio Wonder Woman è stata girata in Puglia e The Avengers in Trentino Alto Adige. Tutto però dipende da quello che si propone a chi viene a investire economicamente nel nostro Paese.

L’Umbria potrebbe offrire questi servizi e attirare grandi produzioni?

È una domanda da 100 milioni di euro… che in Umbria purtroppo non ci sono (scherza). Questa regione ha tanti diamanti, ma che sono nascosti e che nessuno ha mai pubblicizzato e fatto conoscere. Per far questo servirebbe qualcuno esperto del settore cinema, oltre a un sito in inglese e a una gestione dei rapporti commerciali con l’estero fatta soprattutto da professionisti del settore. Alla fine degli anni Novanta eravamo un polo d’attrazione importante grazie anche al Centro multimediale di Terni, ma la gestione fatta dai non addetti ai lavori non ha saputo mantenere e sfruttare al meglio ciò che avevamo a disposizione. Ora si sta parlando di creare una Fondazione di Cinema a Perugia, ma l’industria cinematografica non ha nulla a che fare con la politica comunale, regionale o nazionale. In Umbria vengono a girare solo fiction o film medievali perché vanno a colpo sicuro, perché qualcuno dello staff sa che c’è un tale posto o un tale castello. Le mega produzioni si orientano in altre regioni o a Cinecittà, perché qui non c’è una struttura organizzativa che gli garantisce un andamento sicuro dei lavori: le produzioni made in Usa arrivano fino alla porta dell’Umbria e poi però girano e vanno in Puglia o a Roma, dove trovano il meglio che al momento attuale l’Italia può offrire per l‘industria del cinema.

Ma questo da cosa dipende?

Dal fatto che non c’è una Film Commission gestita da esperti del settore e tecnici, dal fatto che non c’è nessuno incaricato che sappia come si vende ad una produzione internazionale il prodotto Umbria. Quelle che ci sono state, o hanno fatto degli accordi con i singoli comuni – per esempio Paul Verhoeven con il Comune di Bevagna –  o sono venute per volere di privati insieme ad amministrazioni più lungimiranti di altre, come è accaduto per Il Nome della Rosa.

Foto per gentile concessione di VegVideo

Cosa servirebbe?

Come ho già detto, occorre una struttura adatta a vendere il prodotto Umbria nell’industria del cinema e soprattutto delle figure competenti ed eccellenti a cui una produzione può rivolgersi quando decide di venire a girare qui. Ribadisco, servono persone di merito che conoscono il settore, altrimenti le produzioni non verranno mai; la nuova Fondazione di cinema mi auguro sia affidata e gestita da professionisti del settore, basta controllare le biografie artistiche e la presenza di crediti e credenziali nell’industria prima di affidare un incarico. Chi è venuto a Perugia per qualche evento a tema, come ad esempio il Love Film Festival, è rimasto incantato dalla sua bellezza, definendola un set perfetto per tante pellicole; il problema è che non ci sono le condizioni per girare in città: i produttori con le finanze necessarie a produrre arrivano fino alla porta, poi non venendo riconosciuti e non trovando un referente esperto, si girano e vanno da un’altra parte, in un’altra regione troppo spesso.

Se dovessi disegnare l’Umbria, come la disegneresti?

La disegnerei come una donna bellissima con abiti multicolori e sgargianti di fogge di epoche che vanno dal preistorico fino all’ipertecnologico, passando per Medioevo e Rinascimento… ma bendata, che non riesce troppo spesso a vedere di preciso dove sta andando.

Hai iniziato con i fumetti, per passare poi ai cartoon: quale dei due preferisci realizzare?

Io sono nato con il fumetto, sono cresciuto da ragazzino nella realtà perugina dello Star Shop, poi mi sono trasferito in America perché era lì che mi venivano date le migliori opportunità di fare vedere merito e talento. Lo dico a tutti quelli che vogliono provare a fare questo lavoro: provateci, andate negli Stati Uniti, in Inghilterra, oggi anche a oriente… provate in una grande città italiana, per esempio a Milano o a Roma, bussate a tutte le porte, credete nei vostri sogni. In Umbria i giovani regna un senso di disillusione contagioso, i giovani non credono più nei loro sogni: io ho buone speranze, ci credo e cerco di convincere gli altri a tornare a sognare. In Italia manca la meritocrazia o spesso è subordinata a tanti altri fattori.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Qualcosa di magnifico ed estremamente importante è in lavorazione ed ogni giorno c’è una novità più di livello, ma ancora è presto per parlarne…. Niente spoiler, come nella filosofia attuale dell’industria del Cinema. Vi terrò informati!

Come descriveresti l’Umbria in tre parole?

Speranza, sacro e profano.

La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regione…

Ci si potrebbe girare qualsiasi Progetto di film hollywoodiano senza bisogno di andare da altre parti.

Anche “Sapore di Mare”?

Sì, se giri in certi posti del lago Trasimeno puoi anche ricreare il mare della riviera, perché no!

«Se l’Umbria fosse un fumetto? Sarebbe divertente e pieno di colori».

Antonio Vincenti, meglio conosciuto come Sualzo, si definisce un sassofonista mancato e un disegnatore autodidatta. Con la sua matita illustra e racconta storie: «Per me è fondamentale raccontare delle belle storie. Scelgo sempre argomenti che mi stanno a cuore».
Vincitore di diversi premi, i suoi lavori sono stati pubblicati non sono in Italia, ma anche in USA, Russia, Francia, Spagna, Polonia, Inghilterra, Corea del Sud e altri paesi: il 30 novembre sarà in Russia a rappresentare l’Italia alla Fiera Internazionale del libro di Mosca. Ma Sualzo resta legato a doppio filo con il suo territorio, con l’Umbria e soprattutto con il lago Trasimeno, che vede ogni giorno dalla finestra di casa. «L’Umbria è spesso rappresentata nei miei fumetti e il lago spunta sullo sfondo dei miei disegni».

Sualzo Antonio Vincenti all’opera

La prima domanda è d’obbligo: qual è il suo legame con l’Umbria?

Sono nato a Perugia, ma da vent’anni vivo a San Feliciano: sono un trapiantato orgoglioso. Mi sento molto legato alla fisicità di questo posto, è un luogo che sento molto mio; qui ho conosciuto mia moglie, qui sono nati i miei figli.

Ci spieghi a grandi linee come nasce un suo fumetto. Come le viene l’idea, l’ispirazione…

Io lavoro con due tipi di storie. Mi occorrono sei-sette anni per realizzare un libro con una storia completamente mia: il lavoro parte da un’idea che si affaccia nella mia mente tramite il mio vissuto; oppure lavoro su storie scritte da Silvia Vecchini, e a quel punto il processo creativo è più rapido. Silvia scrive la storia che ha in mente e poi inizia un processo di cambiamento, di elaborazione e raffinazione del racconto. Quest’ultima è la parte più importante e più creativa, dopodiché parte il vero mestiere, dove si mettono in pratica le tecniche acquisite negli anni.

Nascono prima i testi o i disegni?

Prima nascono i testi, anche se a volte un testo può essere generato da un’immagine: crei un personaggio non sapendo che poi sarà lui stesso far nascere una suggestione e una storia. Comunque, in genere, prima di tutto c’è la scrittura. La scrittura è – per me – la parte più importante.

Sualzo Antonio Vincenti e Silvia Vecchini

Da cosa sono ispirati i suoi personaggi?

Nelle storie che scrivo, riverso sempre una parte di me. I personaggi non sono al 100% autobiografici, però mi somigliano molto, sono una sorta di auto-fiction. È molto importante nei miei libri parlare di cose che ho vissuto realmente e soprattutto di argomenti che mi stanno a cuore; se non fosse così, sarebbe impossibile riuscire a scrivere 100-200 pagine. Stesso discorso vale per i libri per bambini: la scelta degli argomenti è sempre orientata nel comunicare un qualcosa di importate; la motivazione deve essere forte.

Fa più fumetti o graphic novel?

In questo momento – vista la richiesta di mercato – lavoro più a graphic novel, anche per ragazzi.

Quale tra i due preferisce?

Per mia estrazione sono sempre stato affascinato dall’idea di una narrazione non seriale, più vicina al romanzo. Una narrazione che non deve necessariamente far nascere un personaggio, ma una storia senza presupposti e conseguenze. A me non interessa raccontare un personaggio, ma solo delle storie.

Quest’anno con La zona rossa ha vinto il premio Attilio Micheluzzi come miglior libro a fumetti per ragazzi: ci può parlare di questo lavoro?

La zona rossa è un fumetto che racconta ai ragazzi il terremoto. Prima di realizzarlo abbiamo temporeggiato molto: la casa editrice Il Castoro ci aveva commissionato un libro su questo argomento prima della scossa del 30 ottobre, ma, come dicevo prima, a Silvia e a me serve sempre una motivazione reale e, purtroppo, il 30 ottobre è arrivata. In più, gli sfollati di Norcia erano ospiti in alcune strutture di San Feliciano e per diverso tempo hanno vissuto con noi in paese, si sono mescolati a noi, a quel punto – anche se solo da spettatori – siamo entrati nella storia e l’abbiamo raccontata più da vicino. Inoltre, una parte del ricavato del libro ha finanziato una scuola di teatro nelle zone terremotate: è importante ricostruire, ma non soltanto le cose. Il prossimo anno La zona rossa uscirà negli Stati Unici e in Corea: una storia locale può avere anche un respiro internazionale.

C’è un fil rouge tra tutti i suoi lavori?

Quello che ritorna sempre nel mio lavoro è l’esigenza di voler comunicare un concetto e un pensiero di base. Anche nel fumetto per bambini Gaetano e Zolletta – che racconta la storia di due asini padre e figlio – c’è una comunicazione importate: il ruolo della paternità. Io e Silvia abbiamo voluto affrontare questo aspetto, che nei libri per i più piccoli è poco rappresentato o c’è solo in maniera marginale. Voglio specificare: non devono essere libri pedagogici, ma libri che raccontano una storia solida e bella. È una nostra esigenza.

Però non scrive libri solo per i bambini.

Le storie che scrivo con Silvia sono per bambini e ragazzi, quelle che scrivo da solo sono per un pubblico adulto.

Se l’Umbria fosse un fumetto, come la disegnerebbe? Quali sono le parti che metterebbe in evidenza?

Sicuramente sarebbe un fumetto umoristico: gli umbri hanno un umorismo di pancia, non sono musoni come sembrano. Sanno essere divertenti. Comunque, sarebbe un fumetto a colori: l’Umbria è piena di colori. Pure nei miei lavori i paesaggi della regione sono molto presenti: il lago spesso affiora e fa capolino nelle mie storie – dopotutto lo vedo ogni giorno dalla mia finestra.

Come descriverebbe l’Umbria in tre parole?

Crocevia, camminata, mistica.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione…

Riposo dello sguardo.