Santa Anatolia di Narco, acquerello dalle venature arcadiche dipinto sullโantica tela della Valnerina, nasconde, tra le voci dei mulinelli dโacqua che il Nera ricama in gocce di rugiada e ciottoli dโarenaria, la memoria del Fiume Sacro e della sua gente.
Una discendenza di uomini e tessitori che, scolpiti sui tramonti infuocati che in Val di Narco annunciano lโarrivo dellโinverno, abbandonava nella polvere acre dei solchi gioghi e aratri per impugnare telai e fusi di frassino, violini tormentati da mani nodose le cui corde raccontano di un territorio dal volto millenario che, nella lavorazione della canapa, custodisce la genesi della secolare sapienza umbra.
Santa Anatolia di Narco, foto di Enrico Mezzasoma
Un territorio, la Val di Narco, che racconta storie di antichi mestieri e di ruvidi telai, esperienze agresti a cui il Nera affida il compito di tracciare la rotta errante del viaggiatore, funambolo romantico dallo zaino in spalla allโincessante ricerca di meridiani e paralleli interiori, in bilico sul filo sottile ed etereo del veleggiare umano. Stelle polari puntate sul sipario della storia indicano a chi sceglie questo petalo di Valnerina una visione scarcerata da orizzonti e confini, che riaffiora limpida tra le increspature del tempo e della memoria, ai piedi di alberi maestri su cui fioriscono le vele della civiltร umbra.
Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane
Il Museo della Canapa
Azimut e zenit, costellazioni e punti cardinali che, varcata la soia del Museo della Canapa, assumono i contorni di telai e fusi di frassino, rose dei venti che ripercorrono le vicende di un territorio antico in cui il tempo si traduce in tradizione per poi perdersi nellโalba della storia.
Mestieri dal fascino arcaico che si materializzano nella ricostruzione museale di antichi laboratori tessili e di percorsi didattici che conservano idilli e frammenti di una civiltร secolare, quella umbra.
Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane
Un museo che non รจ solamente spazio espositivo, ma luogo della memoria, dove convivono e si intrecciano le trame di una storia antica, mani di tessitori e tessitrici le cui voci risuonano lapidee tra le latitudini del tempo. Esperienze del passato proiettate nel futuro, ecco il motivo migliore per cui scegliere il Museo della Canapa. A suggerirci questa interpretazione รจ unโopera dโarte esposta nella sede del museo e divenuta a tutti gli effetti unโicona – Spinning Dolls dellโartista inglese Liliane Lijn –ย una riproduzione in chiave contemporanea del mondo femminile e del suo antico legame con la tessitura.
E allora lโimmaginazione torna a indugiare sui passi compiuti dal protagonista di questa Umbria inattesa, il tessitore, chino sullโanima del telaio fra i mormorii inquieti di ombre e fantasmi che accompagnano gli echi di una civiltร rurale indimenticata e indimenticabile. Un mestiere arcaico nato tra le luci soffuse di antiche lampade a olio, una lavorazione che diviene inesorabilmente liturgia figlia del tempo, imprigionata per sempre fra le trame della tradizione popolare.
Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane
Il motto di Erasmo da Rotterdam, ispirato a una sentenza di Varrone, dร origine allโiconografia dellโHomo bulla, diffusa nella prima metร del XVI secolo. I protagonisti sono putti intenti a soffiare bolle di sapone, ignari che di lรฌ a poco le bolle svaniranno per sempre. Le rappresentazioni dellโHomo bulla rientrano a pieno titolo nel novero della Vanitas che, attraverso elementi quali fiori recisi, cristalli e bolle di sapone, rimandano allโineluttabilitร della morte e alla caducitร delle cose terrene. Ricchissima in tal senso รจ lโAllegoria di Jan Brueghel il Giovane, nella quale sono raffigurati molti oggetti che ricordano le effimere gioie dei sensi.
Gunter Zint, Il ragazzo che vive nei pressi del muro, 1963.
L'arte delle bolle di sapone
La Galleria Nazionale dellโUmbria di Perugia, fino al 9 giugno 2019,ย affronta per la prima volta questa tematica, tradizionalmente correlata al genere artistico della natura morta e dellaย vanitas. Lโesposizione, dal titoloย Bolle di sapone. Forme dellโutopia tra vanitas, arte e scienza, รจ curata daย Michele Emmer, professore di matematica allโUniversitร Sapienza di Roma eย da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dellโUmbria. Lโispirazione per la mostra giunge proprio da un testo di Michele Emmer, in cui vengono esplorate le interrelazioni con la matematica, la pittura, la fisica e lโarchitettura.
ยซร un progetto che Emmer e io avevamo in mente da tempoยป, racconta il direttore Marco Pierini. ยซร stato un grande sogno. Un sogno dalle molte facceยป, aggiunge Emmer. ยซร difficile trovare un gioco rimasto invariato per centinaia di anni, al pari delle bolle di saponeยป.
La mostra, infatti, si presenta come unโiniziativa interdisciplinare che, parallelamente al percorso storico artistico, racconta anche la nascita dellโinteresse scientifico, fisico e matematico dei modelli perfetti delle bolle di sapone a partire da un libro di Isaac Newton proveniente dalla biblioteca Oliveriana di Pesaro, nel quale il fisico inglese descrive in dettaglio i fenomeni che si osservano sulle superfici delle lamine saponate, per arrivare alle attuali sperimentazioni attraverso lโausilio della computer grafica. La rassegna, infatti, evidenzia lโimportanza che le bolle hanno rivestito in tutta la scienza contemporanea, e come queste ultime scoperte, a loro volta, continuino a ispirare artisti e architetti contemporanei nelle loro creazioni.
Gino Boccasile, manifesto Achille Banfi, 1937
Il percorso espositivo
Il percorso si compone diย circa sessanta opere, concesse in prestito dalle piรน importanti istituzioni nazionali e internazionali: la Galleria degli Uffizi di Firenze, le Gallerie dellโAccademia di Venezia, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington e il Museo dellโErmitage di San Pietroburgo.
Jean Baptiste Simรฉon Chardin, La Lavandaia, 1730-1740, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo
I capolavori coprono un lungo arco di tempo che va dal Cinquecento –ย con Hendrick Goltzius – passando per il Seicento, nel quale il puttino si trasforma sempre piรน in un bambino contemporaneo. Si dovrร aspettare il XVIII secolo per incontrare vere e proprie scene di genere, nelle quali lโaspetto allegorico tende quasi a scomparire, come nel giovinetto ritratto da Fra Galgario. ย Non si dirada la presenza della bolla nella pittura dellโOttocento, importante nel Romanticismo storico con Pelagio Palagi, poi sempre piรน al centro di scene di vita quotidiana o di ritratti; celebre รจ infatti Bubbles di John Everett Millais, quando le bolle divennero lโimmagine dei saponi Pears.
Nel Novecento questo tema รจ declinato in maniera originale, aprendo una prospettiva inedita: nel 1964 Gรผnter Zint decide di documentare nella Berlino Ovest la vita di un bambino che, fra i giochi dellโinfanzia, diventa un testimone ignaro dei drammi della storia. Neppure i primi decenni del secolo attuale sono riusciti a sottrarsi alle bolle di sapone, che diventano un vero modello per architetture leggere, come il Watercube di Pechino.
Simbolo della fragilitร e della caducitร delle ambizioni umane, le bolle di sapone hanno affascinato non solo le generazioni di artistiย che rimanevano meravigliati per quei giochi di colore che si muovono sulle superfici, per la loro lucentezza e per la loro leggerezza, ma continuano ad affascinare anche i visitatori che percorrono le sale blu della Galleria Nazionale dellโUmbria.
Charles Amedรฉe Philippe Van Loo, Soap Bubbles, 1764, National Gallery Washington
ยซIl set de Il Nome della Rosa era come una grande famiglia; ho avuto la fortuna di avere un grande rapporto con John Turturro e con tantissimi attori. Il mio รจ un lavoro che quando lo fai ti ruba la vita, ma che quando finisce ti manca moltissimoยป.
Ciak dopo ciak Luca John Rosati si sta facendo strada nel mondo del cinema. Lavora a Roma da 15 anni e ha affiancato, come aiuto regista, direttori del calibro di Ridley Scott, Gabriele Muccino, Carlo Verdone, Sam Mendesโฆ solo per citarne alcuni. La sua ultima fatica รจ la serie tv internazionale Il Nome della Rosa, in onda in questi giorni su RaiUno, dove Luca ha aiutato il regista Giacomo Battiato. ยซDurante le riprese mi sono occupato di tutto. Ho scelto con il casting ogni singolo monacoยป. Con Perugia โย sua cittร natale โย e lโUmbria ha un rapporto di amore e odio e non si risparmia qualche tirata dโorecchie.
Il cast de Il Nome della Rosa
Qual รจ suo legame con lโUmbria?
ร un legame di amore e odio. Mi piacerebbe fare qualcosa di concreto per la mia cittร e la regione, sfruttando anche le mie conoscenze โย spero un giorno di poterlo fare. Perugia รจ la cittร dove sono nato e mi dispiace vedere alcune dinamiche che non cambiano mai: si presentano sempre i soliti screzi โ anche politici โ che non portano nulla nรฉ alla cittร nรฉ alla regione. Tutto questo lo dico e lo ribadisco, perchรฉ ho grande affetto per questi luoghi.
Concretamente cosa vorrebbe fare o cosa dovrebbero fare?
Innanzitutto, occorre parlarsi e trovarsi insieme: Regione e Comune dovrebbero andare nella stessa direzione. La cultura รจ una, รจ apolitica; lavorare divisi in questโambito non serve assolutamente a niente. Si fa un passo in aventi e due indietro. ร unโanalisi che faccio perchรฉ queste dinamiche le noto quando torno a Perugia: percepisco poco entusiasmo in cittร e sembra sempre che non ci interessi nulla. ร un atteggiamento molto provinciale. Tutto questo lo soffro molto, perchรฉ sono una persona che si esalta in tutti i progetti che fa. Ripeto, la mia รจ una critica per cercare di spronare. La gente โ ย non solo in Umbria โ si dovrebbe riabituare alla cultura, interessare e la si dovrebbe vivere maggiormente.
LโUmbria nel suo piccolo ha comunque molti eventi culturaliโฆ
Sรฌ, ma ne servono ancora di piรน. Va bene Umbria Jazz e tutti gli ospiti che attira, ma credo che le parti politiche, anche se opposte, dovrebbero โ almeno sulla cultura โ andare nella stessa direzione, senza pizzicarsi od ostacolarsi.
Come racconterebbe lโUmbria solo con qualche inquadratura?
Lo farei attraverso il lago Trasimeno, il monte Subasio, Assisi e soprattutto immortalando il verde. I panorami che abbiamo noi sono unici. Anche il centro di Perugia รจ bellissimo e bisognerebbe mantenere questa bellezza anche nelle periferie, costruendo con molto piรน criterio e con buon gusto architettonico, come sta avvenendo ultimamente a Milano, per fare un esempio.
Parliamo ora del suo lavoro: quandโรจ che ha messo piede per la prima volta in un set?
La mia prima volta รจ stata nel 2006 con la serie Roma dellโHBO. Avevo appena finito la scuola di regia cinematografica.
Comโรจ andata?
ร stato un impatto molto forte, anche perchรฉ si trattava di una produzione americana. Ho iniziato subito a livelli molto alti. Il set di Roma era grandissimo, la produzione molto importante, cosรฌ come gli attori: devo dire che รจ stato un bel debutto, ma allo stesso tempo molto impegnativo; spesso ci si svegliava alle 4 di mattina per girare e si tornava a casa alle 21.
Cosa fa in concreto un aiuto regista?
Il regista consegna una sceneggiatura e l’aiuto regista crea il piano di lavoro e di programmazione. Nelle produzioni americane siamo anche piรน di uno. Il primo aiuto regista รจ colui che crea la squadra, che prepara il set o che si occupa della chiusura di una strada se si deve girare unโesterna. Io sono abituato a fare tutto, sono un jolly. Ad esempio, per Il Nome della Rosa con lโaddetto ai casting ho scelto ogni monaco, faccia per faccia.
Ha lavorato con grandi registi come Ridley Scott, Gabriele Muccino, Carlo Verdone, Sam Mendes e molti altri: cosa ha imparato da loro, cosa gli ha โrubatoโ artisticamente?
Quello che mi ha colpito di loro รจ stata la grande umanitร e la loro conoscenza della macchina cinema. Hanno un grande rispetto nei confronti di ogni singola maestranza, in un set ci sono tanti lavori, tutti importanti. Tutto deve funzionare perchรฉ i tempi sono sempre ristretti e, per questo, รจ fondamentale il rispetto per ogni lavoratore, dalla punta alla base della piramide. Nel cinema si ha che fare con tante e diverse persone, questo ti apre molto la testa, ti dร una visione del mondo piรน ampia.
Luca John Rosati e Carlo Verdone
Lei ha preso parte come aiuto regista alla serie tv Il Nome della Rosa diretta da Giacomo Battiato: cosa si รจ portato a casa da questa esperienza?
Il set era diventato come una grande famiglia. Ho avuto la fortuna di avere un grande rapporto con John Turturro e con tantissimi attori italiani e stranieri, si era creata una squadra molto unita. Quando poi tutto รจ finito, ho sentito subito la mancanza: un impegno e un lavoro che quando lo fai ti ruba la vita, ma che quando finisce ti manca moltissimo.
ร soddisfatto del lavoro svolto?
Il prodotto รจ di alta qualitร e sarร sicuramente piรน apprezzato allโestero che in Italia: non vedo lโora di vedere come sarร accolto in Inghilterra. Noi siamo abituati a prodotti piรน scadenti e siamo un pubblico piรน tradizionale. Il successo che sta avendo non รจ poi cosรฌ lontano da serie piรน nazionalpopolari, non cโรจ stato โ finora โ un risultato di pubblico sconvolgente.
Perchรฉ secondo lei?
Come dicevo siamo abituati a prodotti piรน scadenti e vedere Il Nome della Rosa crea quasi una sorta di disturbo rispetto alla semplicitร narrativa e costruttiva di altre serie. Altre produzioni ti impongono piรน qualitร e ciรฒ deve essere da stimolo, altrimenti le cose resteranno sempre come sono.
Ci racconti qualche curiositร legata alla serieโฆ
Le riprese realizzate a Perugia, ad esempio, sono state difficili: la mattina sembrava piena estate, poi nel pomeriggio รจ arrivato un acquazzone improvviso e abbiamo dovuto riprendere John Turturro con una luce totalmente diversa rispetto alle immagini giร girate. Ma questo รจ il bello del cinema!
Uno scatto con John Turturro
Ha mai pensato di realizzare un film tutto suo?
Ho dei progetti, le idee sono tante, ma vorrei aspettare il momento giusto e capire se quello che ho in mente puรฒ funzionare. Qualcosa, sicuramente, verrร fuoriโฆ Va detto che, per fare un film, ci vuole tantissimo tempo e io in questo momento ne ho avuto veramente poco. Quando deciderรฒ, dovrรฒ fermarmi un attimo e lavorare a tempo pieno al progetto, dovrร essere un prodotto forte al quale crederรฒ molto.
Cโรจ un regista con il quale le piacerebbe lavorare?
Cโรจ e ho giร avuto il piacere di lavorarci: รจ Wes Anderson. Ho lavorato in un cortometraggio che si chiama Castello Cavalcanti, diretto da lui.
E un attore che vorrebbe dirigereโฆ
Emilia Clarke รจ unโattrice che mi piacerebbe dirigere. La conosco, ho giร lavorato con lei in Voice from theStone, film americano girato tra la Toscana e il Lazio. ร unโattrice e una persona fantastica.
Come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Pace, libertร , casa.
La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโฆ
1 scorza grattugiata di limone non trattato (solo la parte gialla)
Olio o strutto per friggere
Sale
PREPARAZIONE:
Portate a ebollizione un litro e tre quarti d’acqua leggermente salata, versatevi a pioggia la farina di granoturco e, sempre mescolando fate cuocere per una quarantina di minuti, aggiungendo un po’ di acqua calda, se necessario, perchรฉ dovrete ottenere una polenta ben cotta ma morbida. Toglietela dal fuoco, unite il Mistral, la scorza grattugiata di limone, l’anice, lo zucchero, le uova e un po’ di farina di frumento. Buttate questo composto in olio bollente o in strutto ben caldo a cucchiaiate, estraete e passate le frittelle su carta da cucina che ne possa assorbire l’olio in eccesso.
Le frittelle di farina di granoturco si gustavano il giorno di San Giuseppe in alcune zone dell’assisano. Questa particolare ricetta viene da Capitan Loreto, dove vengono chiamate frittelle di polenta.
Per gentile concessione di Calzetti e Mariucci editore
ยซPulchra sabina Preces Prisca chirurgis patriaยป (Preci, il bel castello sabino, antica patria dei chirurghi).
Cosรฌ esordisce nel Subsidium medicinae Durante Scacchi, capostipite e antesignano della secolare scuola chirurgica preciana.
Un passato controverso quello castoriano, che riecheggia tra le pievi e i santuari di una valle dal fascino arcano; terra di eremiti, percorsa dallโenergia primordiale dei Monti Sibillini che, nel culto dei dioscuri Castore e Polluce – patroni della medicina classica – cela echi di gloriose vestigia pagane. ร lecito chiedersi il perchรฉ, nel cuore della Valnerina, sorse una tradizione chirurgia senza eguali in Europa: basti pensare che nel 1700 Durante Scacchi liberรฒ dal tormento della cataratta sua maestร Elisabetta I, regina di Inghilterra.
La scuola preciana
Tuttavia attribuire alla genesi della scuola preciana allโevangelizzazione anacoretica operata dagli eremiti siriani in Valnerina equivarrebbe a collocare le origini della tecnica chirurgica in un contesto storico-antropologico troppo lontano nel tempo. Appare dunque logico ricollegare sviluppo e decadenza dalla scuola preciana allโascesa, e parallelamente, al declino, della vicina Abbazia di SantโEutizio, roccaforte anacoretica in cui a veleggiare furono i vessilli di Benedetto da Norcia, patrono dโEuropa.
Perchรฉ la tecnica chirurgica conobbe in Preci e nella Valle Castoriana un fertile terreno su cui svilupparsi? La risposta va individuata nel tessuto socio-antropologico del luogo e nella specializzazione dei preciani nella mattazione del maiale, da cui ne derivarono profonde competenze anatomiche, tradotte successivamente nellโasportazione di cisti e calcoli.
Museo della Scuola chirurgica di Preci
Eppure nel percorrere questo viaggio nella storia della chirurgia preciana occorre distinguere nettamente i due orientamenti in cui si articolava la celebre corporazione dei chirurghi: se da una parte campeggiava il pensiero empirico โ che trovava supporto in chirurghi provetti che tornavano allโamata Preci dai borghi di tutta Europa in cui dispensavano la secolare sapienza umbraย โ dallโaltra spiccano austeri profili di chirurghi di professione, figli dellโรฉlite cittadina e dellโerudizione accademica. Particolare menzione, nella disputa tra gli empirici e i professionisti della chirurgia, merita una citazione del Durante Scacchi, sostenitore del pragmatismo scientifico e dellโapplicazione tecnica: ยซLa dottrina cederร alla dotta manoยป.
La nascita del ciarlatano
Ed รจ proprio allโinterno di questo scenario socio-antropologico che la figura del chirurgo preciano entra inevitabilmente in collisione con uno dei personaggi piรน dibattuti ed enigmatici del suo tempo: il ciarlatano, da cerretano: abitante di Cerreto di Spoleto che la Treccani definisce letteralmente come colui il quale cavava sulla pubblica piazza i denti o vendeva rimedi che decantava miracolosi.
In seguito ai numerosi abusi empirici di chirurghi ambulanti, provenienti perlopiรน dal contado di Cerreto di Spoleto, fu richiesta a coloro che esercitavano la professione la Patente di Mezza Chirurgia, vale a dire una rudimentale abilitazione che autorizzava chi ne era in possesso a procedere chirurgicamente sui pazienti.
Museo della Scuola chirurgica di Preci
Il chirurgo di Cerreto di Spoleto
La figura di Durante Scacchi, divenuto celebre per lโutilizzo del rasoio cauterizzatore, che limitava le emorragie, trovรฒ in BaronioVincenzo, illustre medico e chirurgo di Foligno nonchรฉ marito dellโaristocratica Delia Nobili da Cerreto di Spoleto, un degno successore. A Borgo Cerreto, crocevia di itinerari e viandanti, costui fece erigere un ambulatorio ospedaliero in cui esercitรฒ per decenni la nobile professione di chirurgo e, successivamente, commissionรฒ la realizzazione della Chiesa di Gesรน e Maria, divenuta mausoleo della famiglia Vincenzi. Nella cripta del santuario sono state recuperate importanti testimonianze degli interventi effettuati dal Vincenzi: trattasi di crani che esibiscono tracce di perforazioni chirurgiche, praticate verosimilmente come esperimenti, uno dei quali mostra visibili segni di rimarginazione, comprovando lโipotesi che il paziente sopravvisse a lungo grazie alla buona riuscita dellโintervento.
ยซPensiamo a Marc Chagall come al pittore-poeta del ventesimo secoloยป. (Wernerย Haftmann)
Le meravigliose sale interamente affrescate di Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago si colorano con le opere di uno dei massimi esponenti dellโarte del Novecento: Marc Chagall.
La mostra, Marc Chagall. Lโanima segreta del racconto, curata da Andrea Pontalti, promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarteย in collaborazione con Aurora Group e The Art Company, propone una significativa selezione di opere dellโartista, prendendo in esame la serie Le Favole, il ciclo Chagall Litographe e Re David suona la cetra. La mostra consacra a buon diritto Chagall quale artista letterario e mitologico. Il visitatore potrร ammirare le opere del grande maestro, sotto un soffitto interamente decorato; lโesposizione infatti si apre nella sala di Fetonte (Camera di Diomede), affrescata dal Circignani, il quale raffigura la tragica fine di Fetonte; un monito a Diomede della Corgna a rimanere nei limiti naturali, indicati dalle quattro parti del giorno e dalla successione delle stagioni.
Le fasi di Chagall
Nella prima serie, Chagall inizia a illustrare Le Favoledi La Fontaine su richiesta del mercante dโarte Voillard. In queste venti acqueforti lโaccento cade sulla componente mitologica e universale della favola con la consueta padronanza nel posizionamento dei personaggi: le figure sembrano stagliarsi sul foglio come per dominarlo. Questo lavoro illustra i grandi temi della vita: amore, morte e follia umana, temi antitetici ma sempre presenti nella vita di ogni uomo.
Les Amoureux au soleil rouge
Il secondo ciclo invece comprende un nucleo di quattro opere: Le Cirque, La Jongleuse, Le Clown musicien e Carte d’invitation, le quali ruotano attorno al tema del circo; questo soggetto attraverserร tutta lโarte del Novecento. Chagall rimase sempre affascinato dagli spettacoli circensi e vide il circo come uno dei fulcri piรน interessanti della vita artistica e sociale. Lโartista inoltre compare in due autoritratti: Le Peintre ร la palette e Auto-portrait.
Auto-portrait
Nel Re David suona la cetra, il riferimento รจ sicuramente biblico; questo tema sarร affrontato da Chagall ben due volte: nella prima il giovane David calma i mali di Re Saul con la musica, nella seconda il Re รจ intento a suonare nella solitudine di un paesaggio vitreo.
E infine, nella composizione Musicien et danseuse, vengono privilegiate la semplicitร e la vivacitร coloristica della musica; emerge infatti il tema del violinista, che sarร una figura chiave del linguaggio figurativo di Chagall tanto da divenire allegoria stessa della musica. ร chiaro il riferimento alla sua infanzia e in particolare allโuniverso folkloristico e rurale di Vitebsk.
Il percorso si completa con la sala ComeChagall, interamente dedicata alla creativitร di grandi e piccoli. I visitatori possono diventare creatori di favole o racconti fantastici, grazie a fogli, penne colorate e parole magnetiche con cui comporre sul muro la propria favola; infatti unโintera parete รจ a uso dei visitatori per lasciare i propri disegni oppure per scrivere una personalissima favola alla maniera di Chagall, ispirandosi alle opere presenti in mostra.
Sala ComeChagall
ยซLe favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perchรฉ i bambini lo sanno giร . Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfittiยป, scriveva Gilbert Keith Chesterton. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con lโanimo di un bambino.
Il russo parigino
Chagall (1877-1985), trascorre lโinfanzia nella sua cittร natale Vitebsk, in un ambiente esclusivamente ebraico che influรฌ profondamente sulla sua produzione artistica. I suoi esordi hanno uno stile neoprimitivo, influenzato fortemente dalle icone russe e dallโarte popolare. Chagall arriva, per la prima volta a Parigi nel 1910 dove entra in contatto con le avanguardie artistico – letterarie, in particolare con il fauvismo, il cubismo e lโorfismo. Da questo momento in poi un tratto distintivo della sua poetica e della sua arte sarร lโelemento fantastico.
Pochi anni dopo, nel 1917, viene nominato commissario delle Belle Arti; nello stesso anno fonda lโAccademia di Vitebsk da cui perรฒ prende le distanze tre anni piรน tardi per alcuni contrasti con Maleviฤ. Decide cosรฌ di dedicare la sua arte alla realizzazione di decori, costumi e scenografie per il teatro ebraico. I dipinti di questo periodo si focalizzano prevalentemente su vedute della sua cittร natale e opere ispirate al suo matrimonio con Bella. A causa delle persecuzioni naziste, lโartista รจ costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti e solo nel 1947 farร ritorno in Francia.
Come molti artisti a lui contemporanei, tra cui Matisse, Braque e Picasso, Chagall esplora nuovi mezzi espressivi dedicandosi alla ceramica, al mosaico, alla scultura, allโarazzo e alla pittura su vetro. In questi anni realizza le vetrate della Cattedrale di Metz, le decorazioni per lโOpรฉra di Parigi e il Palazzo dellโONU a New York. Intorno al 1945 Chagall si avvicina alla litografia; insieme a Picasso frequenta il laboratorio dei fratelli Mourlot, dove vedranno la luce molti dei capolavori della litografia del Novecento.
ยซSpesso chi non arriva prima cede, io non ho mai mollato: gara dopo gara, anche guardando dalle tribune perchรฉ ero stato eliminato. Ho lavorato tanto, mi piace allenarmi, e ora sono qui da Campione del Mondoยป.
Alessio Foconi ama il cinema, la carbonara e urlare ยซdaje!ยป alla fine di ogni gara. Per il fiorettista ternano – che ha iniziato ad allenarsi allโetร di sei anni con la societร Circolo della scherma di Terni – il 2018 รจ stato l’anno dei record. Ha vinto il titolo individuale nel Mondiale, il titolo mondiale a squadre ed รจ diventato il numero uno nel ranking, aggiudicandosi cosรฌ la Coppa del Mondo 2018. Anche questโanno รจ partito alla grande con diversi podi, conquistati nelle tappe che portano alla vittoria del trofeo piรน prestigioso.
Alessio perรฒ ha ben saldi i suoi obiettivi e non si culla con i risultati ottenuti, puntando diritto con il suo fioretto alle Olimpiadi di Tokyo 2020. ยซAd aprile iniziano le qualificazioni, cercherรฒ di non farmi prendere dalla paura che solo il nome evocaยป.
Alessio Foconi bacia la sua coppa del mondo
Alessio, qual รจ il suo legame con lโUmbria?
ร un legame forte, sono molto affezionato sia a Terni sia allโUmbria. Le mie origini sono qui e credo che sia una delle regioni piรน belle dโItalia: non posso non apprezzare questi luoghi.
Il 2018 รจ stato per lei – a livello sportivo – un anno pieno di soddisfazioni: il 2019 รจ iniziato bene, con diverse vittorie nelle tappe del circuito di Coppa del Mondo di fiorettoโฆ Cosa si augura ancora?
Lโanno รจ iniziato nel migliore dei modi e mi sto allenando per mantenere questo ritmo. Ovviamente punto a vincere il piรน possibile. Nellโestate ci saranno due appuntamenti molto importanti: gli Europei e i Mondiali di scherma. Il mio obiettivo รจ quello di confermare quello che ho giร fatto lo scorso anno: รจ una sfida e un mettersi in gioco ancora una volta. Ad aprile, poi, iniziano anche le qualificazioni olimpiche. Ci sarร piรน tensione, ma cercherรฒ di usare lโapproccio giusto, senza farmi prendere dalla paura che il nome Olimpiade puรฒ suscitare.
A cosa si pensa quando si รจ sulla pedana e si gareggia per un Mondiale?
Cerco di liberare la mente il piรน possibile perchรฉ – quando si รจ alla fine di un assalto, si รจ in vantaggio e manca solo una stoccata – pensare a quello che puรฒ avvenire dopo รจ controproducente e cโรจ il rischio che lโavversario possa recuperare. Per questo, tengo sempre la mente sullo 0-0 come se ci fosse ancora una gara da giocare. Lโimportate รจ rimanere sempre concentrati, poi raggiunta la vittoria si dร libero sfogo a tutto!
Numero uno nel ranking mondiale di scherma, che effetto fa?
Bisogna restare con i piedi per terra ed evitare di accontentarsi. Anche se il tuo avversario sa che sei il numero uno al mondo, si deve gareggiare alla pari puntando alla vittoria, e mai sottovalutare chi si ha difronte.
Come ha iniziato a praticare scherma?
Ho iniziato perchรฉ mio fratello maggiore aveva deciso di provare questo sport. Ho avuto la fortuna di cimentarmi in diverse discipline, ma quando sono entrato nella palestra di scherma non ho piรน avuto il coraggio di uscire. Mi sono innamorato di questo sport e delle persone che ho incontrato – forse รจ per questo che ho perso la testa per la scherma. I valori che ti insegna, il rapporto di amicizia che si crea con gli istruttori e i compagni, sono legami importanti che porto sempre con me. Alla luce di questo, consiglio a tutti di provare questa disciplina.
Ci spieghi in poche parole come si allena un fiorettistaโฆ
In questo momento mi alleno seguendo tre fasi: la prima รจ tecnica, cioรจ lโincontro con lโavversario o la lezione con il mio maestro Filippo Romagnoli; la seconda รจ la preparazione atletica che faccio con Walter Cutrรฌ; infine, la terza fase riguarda la mente, la psicologia e la concentrazione, tutti elementi fondamentali in questo sport. Per questo mi alleno anche con il mental coach Filippo Fanin: questโultima fase mi serve per gestire la tensione durante una gara e per sapere al meglio come approcciarla psicologicamente.
Per un Mondiale, invece, come si prepara?
La gara non ha nulla di diverso dalle altre che si disputano durante il resto dellโanno; chiaramente, essendo perรฒ piรน importante, nella mente scatta qualcosa, ed รจ qui che entra in gioco il mental coach che mi aiuta a visualizzare bene lโobiettivo. Arrivo perciรฒ preparato ad affrontare le paure che possono nascere da un evento del genere.
Alessio Foconi
Ci racconti una curiositร privata: ho letto che ama la carbonaraโฆ
Sรฌ, รจ vero!ย Amo molto anche il cinema, sono un vero cultore, e raramente dico che un film รจ brutto.
Qual รจ il suo film preferito?
Sono un fan sfegatato di Star Wars, di tutta la saga. Quando vedo le spade laser mi esalto!
Da sportivo fa dei gesti scaramantici prima di una competizione?
No. Anzi, cerco sempre di fare cose diverse ogni volta che ho una gara: in questo modo evito di auto-condizionarmi.
Il ยซdajeยป che dice alla fine di una gara non รจ scaramantico?
Quello รจ un atto liberatorio, un modo per sfogare la fatica e tutto il lavoro fatto per arrivare lรฌ.
Comโรจ il panorama giovanile di scherma, in particolare quello umbro? Ci sono delle piccole promesse? ย ย
Cโรจ un bel gruppetto che puรฒ emergere. Spero che vogliano continuare a divertisti e a vincere; non รจ sempre facile, ma, impegnandosi, potrebbero facilmente andare avanti. Questo รจ molto bello.
Come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Tosta, cibo buono, eccellenze sportive di cui vantarsi.
La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโฆ
Numeri, ospiti ed eventi degni del piรน grande evento europeo sui media.
Lโaria che si respira a Perugia durante il Festival Internazionale del Giornalismo รจ qualcosa di unico. Potrebbe sembrare un evento autoreferenziale e dedicato solo agli addetti ai lavori, ma, se si scava bene, non รจ cosรฌ: il centro della cittร si anima di personaggi, di giornalisti famosi e di aspiranti tali, ma anche di persone curiose e sempre pronte a informarsi. Nellโera in cui lโinformazione ha cambiato pelle, in cui tutti possono โ grazie ai social โ scrivere una notizia, il ruolo del giornalista, forse, diventa ancora piรน importate e deve mantenere e, in alcuni casi, ritrovare quellโautorevolezza che aveva in passato, destreggiandosi tra fake news e odio 4.0.
Per questo il festival diventa un luogo d’incontro irrinunciabile per discutere di questo mestiere, ma soprattutto per affrontare i temi cruciali che riguardano da vicino le nostre societร contemporanee.
La XIII edizione รจ alle porteย โ si svolgerร dal 3 al 7 aprile โย e si prepara ad accogliere e ospitare, come sempre, speaker, esperti, giornalisti, accademici, attivisti e un pubblico proveniente da tutto il mondo.
Foto di Bartolomeo Rossi
Diamo i numeri
Saranno presenti oltre 600 speaker e quasi 300 eventi per cinque giorni intensi tra tavole rotonde, presentazioni, keynote speech, workshop, interviste, serate teatrali. Il 49% degli speaker saranno donne: ยซSiamo riusciti, finalmente, ad avere quasi la paritร tra speaker donne e uomini. Lโobiettivo per il 2020 รจ arrivare almeno al 50 e 50ยป ha affermato Arianna Ciccone, organizzatrice del festival.
Arriveranno da tutto il mondo anche i 128 volontari, studenti, aspiranti giornalisti, fotografi provenienti da 19 diversi paesi: Argentina, Francia, Germania, Ghana, Grecia, Kenya, India, Italia, Lituania, Malta, Messico, Pakistan, Polonia, Regno Unito, Romania, Russia, Slovenia, Spagna, Tunisia.
Tanti eย variegati saranno gli argomenti affrontanti in questa edizione: disinformazione, cambiamento climatico, cyber guerra e disinformazione, intelligenza artificiale, ruolo delle tecnologie, crisi umanitarie e migrazioni, giornalismo investigativo, lโimportanza della relazione di fiducia con i cittadini, fact-checking, data journalism, engagement, start-up, giornalismo investigativo transnazionale, diversitร e inclusione per migliorare la qualitร dei contenuti, i modelli di business e la libertร dei media sotto attacco.
Foto di Silvia Mazzocchin
Gli ospiti da non perdere
La co-fondatrice dell’evento Arianna Ciccone intervisterร il presidente della Camera Roberto Fico. Il pm Nino Di Matteo, il direttore dellโAnsa Luigi Contu e il giornalista e scrittore Saverio Lodato affronteranno il tema: Il patto sporco. Il processo Stato-mafia nel racconto di un suo protagonista, mentre il tema de La corruzione รจ un furto di futuro, un furto di democrazia vedrร la partecipazione del presidente dellโAnac Raffaele Cantone, che ne discuterร con Amalia De Simone del Corriere.it.
Tra gli incontri in calendario ci saranno anche quello con Vladimir Luxuria e il giornalista e attivista Pasquale Quaranta dal titolo:ย La transessualitร spiegata ai bambini (e non solo) e Where are you? Le storie dietro la fotografia icona della crisi dei migranti in cui Andrea Bosello (Fox Networks Group Italia), Marco Cattaneo (direttore Le Scienze), Fabrizio Gatti (L’Espresso), Massimo Sestini (fotografo) mostreranno le prime immagini del reportage Where are you?ย a cura di National Geographic.
Giorgio Meletti de Il Fatto Quotidiano discuterร invece con il professor Luigi Zingales dellโUniversitร di Chicago sul capitalismo e sulla sua crisi. Sarร il direttore de Il Fatto Quotidiano.it Peter Gomez, poi, a parlare di โndrangheta con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e con il saggista Antonio Nicaso, nellโincontro Storia segreta dellaโndrangheta. Una lunga e oscura vicenda di sangue e potere (1860-2018).
Diego Bianchi, in arte Zoro, foto di Bartolomeo Rossi
Marco Travaglio, invece, sarร protagonista di uno degli appuntamenti teatrali. Sul palco, saliranno anche Roberto Saviano, Lirio Abbate (vicedirettore de LโEspresso), Pif e i protagonisti di Propaganda Live come Diego Bianchi, in arte Zoro, e Marco Damilano.
Tra i tanti ospiti non possiamo non citare anche il professor Gianfranco Pasquino, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, lโastronauta SamanthaCristoforetti, il vincitore del Festival di SanremoMahmood, Paolo Flores DโArcais, Corrado Formigli, Nando Pagnoncelli, la scrittrice Michela Murgia e il cantante Niccolรฒ Fabi che racconterร il suo viaggio in Africa: A casa loro. Viaggio che ha fatto insieme a Medici con l’Africa Cuamm per incontrare le persone che hanno potuto e hanno scelto di rimanere in Africa.
Tutti gli eventi saranno a ingresso libero e in live streaming. I contenuti del Festival saranno disponibili anche on-demand sulla piattaforma media.journalismfestival.com e su Youtube.