Grande successo di pubblico per lโiniziativa di promozione turistica dellโUmbria nel cuore di Trastevere durata unโintera settimana. Lโiniziativa, ideata dallโarchitetto Simona Bonini insieme aย Saberogi Property, ha coinvolto aziende e professionisti del settore turistico, avvocati esperti nel settore della compravendita, giornalisti, consulenti dโarte, investitori e consulenti nel settore della ristorazione.
Grande il coinvolgimento di turisti che, entrati nella location di vicolo del Moro, 49 a Trastevere (RM), si sono trattenuti con gli organizzatori, parlando di Umbria, degustando i nostri pregiati prodotti o sfogliando i numeri di Aboutumbria Collection.
Un modo originale e intelligente di fare marketing territoriale sottolineando la vicinanza dellโUmbria alla Cittร capitolina, non solo creando opportunitร per interessanti operazioni immobiliari, ma anche mettendo in contatto lโUmbria con il turista, facendogli ascoltare le voci, vedere i paesaggi, gustare i sapori attraverso piacevoli chiacchierate, dibattiti, tavole rotonde eโฆ con un poโ di quel vino dโUmbria che non guasta mai.
Tra gli interventi piรน interessanti ricordiamo quello di Debora Mendolicchio, art advisor e consulente arte e investimenti, dal titolo Lโimmobiliare e i patrimoni dโarte: punti di contatto e sinergie, quello di Massimo Sacco, coach e consulente per la ristorazione, incentrato su Il franchising nella ristorazione โ passive income series. Quello di Ugo Mancusi per AboutUmbria Magazine dal titolo Il network dellโeccellenza umbra; lโavvocato Giovanni Imbergamo รจ intervenuto invece su La fiscalitร italiana e gli acquirenti stranieri, lโavvocato Gianluca Ciurnelli su Tipologia degli immobili ricettivi presenti sul territorio umbro, aspetti giuridici e contrattuali e lโavvocato Matteo Falchetti dello Studio OPILEX su Ospitality e Food. Aspetti legali, e non solo, nelle strategie imprenditoriali. La road map di un corretto avviamento.
L’Umbria รจ diventata cosรฌ, per una settimana, il giardino di Roma e si รจ impreziosita della mondanitร capitolina nelle calde serate di luglio.
Prossima tappa? ยซNon cโรจ dubbioยป ha chiosato lโArchitetto Bonini al termine del suo intervento sulle Strutture in disuso e architetture riconvertite ยซla prossima volta ospiteremo noi Roma a casa nostraยป.
Il salotto si รจ concluso domenica 31 luglio alle 18.30.
Lโevento โLโUmbria: il giardino di Romaโ, organizzato dallโarchitetto Simona Bonini e da Saberogi Property, si terrร nella Capitale dal 26 al 31 luglio.
L’architetto Simona Bonini
Un salotto informativo dove si incontreranno professionisti del settore immobiliare che affronteranno tematiche come lโassistenza allโacquisto da parte di stranieri, il tipo di strutture ricettive presenti in Umbria e i loro legami giuridici e contrattuali, ma anche lโarte e gli immobili storici, la fattibilitร e le ristrutturazioni mirate al riuso, partendo da una visione inusuale in un particolare momento storico. Questo e molto altro รจ LโUmbria: il giardino di Roma, lโevento organizzato dallโarchitetto SimonaBonini insieme a Saberogi Property, con la collaborazione di AboutUmbria e Corebook Multimedia & Editoria, che si terrร nella Capitale dal 26 al 31 luglio.
Numerosi gli interventi da non perdere durante la sei giorni, come quello di Debora Mendolicchio, art advisor, consulente dโarte e investimenti che parlerร de Lโimmobiliare e i patrimoni dโarte: punti di contatto sinergie e presenterร una pillola inerente la criptovaluta immobiliare; o quello dellโavvocato Giovanni Imbergamo che lavora da anni con gli stranieri e presta assistenza agli americani che acquistano in Italia. Lโavvocato Gianluca Ciurnelli invece racconterร le tipologie di strutture ricettive e spiegherร lโospitalitร dellโUmbria, mentre lโavvocato Matteo Falchetti illustrerร Ospitality e Food. Infine, Massimo Sacco, coach e consulente per la ristorazione, si occuperร della giornata dedicata allโenogastronomia umbra.
Palazzotto a Tuoro
ยซSaranno degli incontri โ o meglio โ dei salotti in movimento per informare sulle potenzialitร dellโUmbria, che spesso non sono conosciute e che restano fuori dai circuiti piรน battuti. Ci vogliamo rivolgere agli investitori, a chi vuole acquistare una seconda casa o a chi vuol fare delle operazioni immobiliari assistite e ben definite. LโUmbria โ come recita il titolo dellโevento โ รจ il giardino di Roma, infatti, oltre a essere verde e vicina alla Capitale, รจ un luogo che spesso viene scelto dai romani per lโevasione e per acquistare la seconda casa. Inoltre, dopo il Covid la mentalitร รจ completamente cambiata. Ora si va alla ricerca di una slow life e lโUmbria per questo รจ un luogo perfetto: ha mantenuto nel tempo quel vivere interiore e quellโintimismo che oggi sono molto ricercati. Offe anche un patrimonio immobiliare che va dalla casa nel verde e dal casale allโappartamento nel borgo. Ha delle strutture antiche da fare rivivere e da reinterpretare con delle ristrutturazioni mirateยป spiega lโarchitetto Bonini.
La limonaia
LโUmbria non vuol essere considerata la sorella povera della Toscana e attira nel suo territorio acquirenti sia italiani che stranieri, che investono non solo nellโimmobiliare residenziale, ma anche in quello ricettivo. ยซI prezzi della Toscana sono pazzeschi e ora si trova veramente poco a livello immobiliare, lโUmbria ha molto piรน da offrire in questo momento. Quando ristrutturi e vendi un immobile non vendi solo quello, ma anche il territorio e tutto ciรฒ che lo circonda, in questo la visione dellโarchitetto รจ fondamentale. Io da architetto ho la mia visione iniziale e ho subito lโidea di cosa puรฒ diventare quellโimmobile, di come posso trasformarlo in funzione di e usarlo in base alle esigenze diโฆยป conclude Simona Bonini.
Cortona, cittadina aretina, si erge su una collina da cui si puรฒ godere di un suggestivo belvedere sulla Chiana Umbra e Toscana e sullโantico lago Trasimeno. Ha, come tanti altri meravigliosi borghi italiani, origini leggendarie che traggono spunto dalla storia.
Cortona รจ stata una delle dodici lucumonie etrusche, molto florida e potente e con territori molto ampi, come si puรฒ evincere dalla Tabula Cortonensis: essi giungevano fino alla costa nord-occidentale del lago Trasimeno. La Tabula, conservata presso il Museo dellโAccademia Etrusca di Cortona, รจ stata realizzata in bronzo nel II secolo a.C., dove, tra le altre cose, si cita di un vigneto che si trovava nei pressi del Trasimeno. Oltre alla testimonianza che viene riportata nel testo e alla sua lunghezza, che ha aiutato gli studiosi nella miglior comprensione di questa lingua, contiene un paio di rimandi che vogliamo mettere in evidenza: รจ il piรน antico documento ritrovato dove si fa riferimento al mondo del vino (un vigneto appunto) e a Tarsminass, il nome etrusco del lago umbro piรน antico dโItalia, il Trasimeno.
Cortona
La leggenda di Dardano
Cortona, lโaretina cittร che si erge vicino al confine tra Umbria e Toscana, sembra debbe le sue origini a Dardano, figlio di Giove ed Elettra. Virgilio, nella sua Eneide, fa riferimento a Dardano e a Cortona. Seguendo il racconto leggendario, Dardano stava combattendo in un luogo collinare dominante la Val di Chiana e durante il combattimento una lancia tirata da un avversario gli portรฒ via lโelmo. Questo non fu piรน ritrovato, ma gli aveva salvato la vita. Un indovino raccontรฒ che la Madre Terra se lโera preso a sรฉ, poichรฉ voleva che in quel punto fosse costruita una cittร inespugnabile e forte, come lโelmo dellโeroe. Allora Dardano costruรฌ le robuste mura, proprio dove aveva perduto il suo elmo, e alla cittร fu dato il nome di Curtun, poi Corito, dal greco corys, elmo appunto. Da qui Cortona. Quindi il cortonese Dardano si sarebbe recato in Asia, presso lo stretto dei Dardanelli, che da lui prende il nome e, non lontano da lรฌ la sua stirpe avrebbe fondato la mitica Troia. Virgilio, come รจ noto, racconta nella sua Eneide, che dopo la vittoria greca, il troiano Enea fuggรฌ per mare e dopo un lungo peregrinare approdรฒ nel Lazio dove diede inizio, tramite i suoi successori Romolo e Remo, alla fondazione e alla fantastica storia dellโantica Roma. Per questa incantevole leggenda e grazie al suo epico eroe Dardano, si dice che Cortona รจ mamma di Troia e nonna di Roma.
Eccoci al nostro primo appuntamento culinario con una delle quattro paste tipiche della cucina romana: la pasta alla Gricia.
Come abbiamo raccontato in precedenza su queste pagine, i pastori dellโAppennino Centrale, durante la transumanza con le loro greggi verso la campagna circondante Roma, si portavano dietro, tra le altre cose, il formaggio, il pepe e il guanciale, gli ingredienti tipici per la preparazione della pasta alla Gricia. Usavano la pasta essiccata oppure la tiravano fresca, con farina e acqua, poggiandosi sui loro grembiuli da lavoro fatti in cuoio e realizzavano una specie di maltagliati. Lโipotesi del nome รจ quella derivante da Gricio, il termine con cui venivano chiamati i numerosi panettieri che, dal Cantone dei Grigioni, giungevano fino a Roma e indossavano il Griscium, lo spolverino da lavoro. Altra ipotesi รจ quella che il piatto sia nato a Grisciano, un piccolo paesino reatino del Comune di Accumoli, al confine con Umbria, Marche e Abruzzo.
Pasta alla Gricia
Ma vediamo la ricetta tradizionale per preparare una buona Gricia:
Ingredienti per 4 persone:
400 grammi di pasta (a scelta tra spaghetti, umbricelli, mezze maniche, rigatoni);
280 grammi di guanciale di maiale;
100 grammi di pecorino romano;
Pepe;
Sale per la pasta
Preparazione:
In una pentola con acqua salata, fate cuocere la pasta;
Nel frattempo tagliare il guanciale a listarelle sottili;
In una padella, far rosolare il guanciale tagliato che rilascerร il suo grasso in forma liquida;
Togliere il guanciale rosolato e metterlo da parte;
Versare la pasta al dente e umida nella padella, dove รจ rimasto il grasso liquido del guanciale;
Aggiungere pochissima acqua di cottura e amalgamare;
A giusta cottura della pasta, spegnere la fiamma della padella, versare il pecorino grattugiato e continuare a mantecare;
Aggiungere il guanciale rosolato messo da parte;
Spolverare con pepe nero macinato e mescolare appena per armonizzare il tutto;
Impiattare, aggiustando con altro pecorino grattugiato e pepe nero macinato.
La pasta alla Gricia รจ un piatto molto gustoso e saporito, dove la grassezza del guanciale e la sapiditร del pecorino devono armonizzarsi al profumo e al palato, con un buon vino. Se hai voglia di un vino bianco puoi abbinare la tua pasta alla Gricia con un Trebbiano Umbro servito fresco, dove la sua aciditร sarร tua complice. Se hai voglia di vino rosso, un Montefalco Rosso, sarร di sostegno alla valorizzazione dei sapori decisi del piatto. A volte un peccato di gola, come quello per la Gricia e un bicchiere di buon vino, puรฒ farti sentire beatoโฆ provare per credere!
Viene costituita lโAssociazione Cittร dellโAria, che riunisce i Comuni italiani e umbri legati al mondo aeronautico per storia, cultura, sport o economia, per favorire lo sviluppo del volo da diporto e sportivo, al fine di promuovere il turismo e il territorio. A sostenere lโiniziativa, anche una proposta di legge ad hoc, curata dal sen. Luca Briziarelli.
Il 19 Aprile 1909 i fratelli Wright effettuarono, dallโaeroporto romano di Centocelle, il primo volo ufficiale in Italia: da quel momento ci furono molte eroiche imprese aeronautiche italiane che danno lustro alla storia della nostra Aviazione. Nel giorno dellโanniversario dellโevento e nella stessa Cittร Eterna, a distanza di oltre centodieci anni, il 19 Aprile 2021 si รจ segnato un altro passo per il mondo aviatorio.
Infatti, a Roma presso Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, nella Sala Caduti di Nassirya, รจ stata presentata in conferenza stampa, lโAssociazione Cittร dellโAria. Il progetto vuole individuare e definire il ruolo dei piccoli aeroporti, aviosuperfici e campi volo che possono svolgere a favore del turismo e della promozione del territorio.
LโAssociazione riunisce i Comuni italiani, che per storia, tradizione o perchรฉ hanno sul proprio territorio strutture aeronautiche, sono significativi e propensi per il settore.
Al momento, i Comuni che hanno aderito alla Cittร dellโAria sono 34 e una ventina le Associazioni, ma nel breve si prevede una crescita esponenziale delle adesioni.
Il settore aeronautico puรฒ sviluppare un importante indotto economico: infatti lโiniziativa intende facilitare la ripresa economica del settore, nonchรฉ favorire un turismo sostenibile che possa far apprezzare la bellezza di quei piccoli borghi che hanno tanto da offrire in termini di cultura, arte ed enogastronomia.
Il disegno di legge sullโAvioturismo รจ stato elaborato e presentato dal senatore umbro Luca Briziarelli, nonchรฉ promotore della neonata Associazione Cittร dellโAria, che ha dichiarato: ยซSi รจ pensato al nome Cittร dellโAria perchรฉ lโItalia non รจ solo mare ma anche aria. Tantissimi Comuni sono legati alla storia dellโAeronautica. Penso a Lugo di Romagna che ha dato i natali a Francesco Baracca, o a Cittร della Pieve che li ha dati a Capannini ed era giusto che tanti Comuni si ritrovassero per costituire una rete, affinchรฉ il nostro Paese si potesse promuovere anche attraverso il mondo aeronautico. La nascita dellโAssociazione Cittร dellโAria si inserisce in un percorso piรน ampio che vede la presentazione di una legge quadro per la valorizzazione e la promozione del volo da diporto, sportivo e dellโavioturismo perchรฉ, รจ bene ricordarlo, il volo non รจ solo storia, cultura e ricordo del passato ma รจ anche unโopportunitร di crescita economica. Infatti sono italiane le aziende leader del settore in Europa e cโรจ un indotto che puรฒ dare posti di lavoro sul territorio attraverso le aviosuperfici, le scuole volo e il turismo in generale. Oggi la presenza di ANCI Umbria mi rende particolarmente orgoglioso, anche perchรฉ sono 12 i comuni umbri che hanno giร aderito allโAssociazione Cittร dellโAria come Perugia, Foligno, Terni, Todi, Gubbio, Magione, Passignano sul Trasimeno, Cittร della Pieve, Castiglione del Lago, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Lugnano in Teverinaยป.
Alla presentazione, il Presidente di ANCI Umbria nonchรฉ Sindaco di Deruta, Michele Toniaccini, ha donato al senatore Briziarelli, primo firmatario della proposta di legge, unโopera dโarte in ceramica derutese, raffigurante il logo dellโAssociazione Cittร dellโAria, ispirato allโaeropittura del grande maestro umbro futurista Gerardo Dottori.
Amelia รจ stata una cittร cosรฌ famosa da far scomodare Cicerone per difendere Roscio Amerino dallโaccusa di parricidio. Un processo stile Perry Mason, che ribaltรฒ completamente il quadro accusatorio scoprendo gli inganni che si nascondevano dietro la falsa accusa.
Non si sa se Cicerone arrivรฒ ad Amelia a cavallo oppure in carrozza, ma รจ certo che seguรฌ la via Amerina. Amelia, quando Cicerone la vide, aveva giร un teatro e uno stadio, molti templi e una strabiliante e antichissima cinta muraria in opera poligonale. Le mura sono la presentazione imponente della cittร verticale; Amelia si svolge infatti tutta in verticale, dalle mura fino al Duomo situato al vertice, dove allโepoca di Cicerone si ergevano due templi.
Oggi, le mura e la porta Romana, ci accolgono arrivando da sud e, dopo aver visto i basoli della via Amerina dove passarono i calzari di Cicerone, girando lโangolo si arriva al Museo Archeologico Edilberto Rosa. Che sarร mai il museo di una piccola cittร ? Qualche reperto allineato in bacheca e poi un poโ di polvere? Assolutamente no, in quanto dietro quellโangolo si cela un museo moderno, multimediale, di facile lettura, senza polvere e con reperti di enorme valore.
Amelia romana
Il museo archeologico
Erma del dio Termine
La potenza di una nazione – passatemi la parola moderna di nazione – si percepisce meglio in periferia che nella capitale. La potenza dello Stato della Chiesa si percepisce ad Avignone, davanti al grandioso palazzo dei papi. Il valore dellโimpero inglese lo si toccava con mano nelle colonie, piรน che a Londra. La stessa cosa vale per Roma. Perchรฉ quella di Roma รจ stata una civiltร che ha lasciato tracce in ogni settore: politico, religioso, ingegneristico e legislativo. Cosรฌ, dai reperti trovati ad Amelia e conservati al museo, non si fatica a capire il significato delle parole Civiltร romana. Roma regolava ogni attivitร e la marcava in maniera inequivocabile. Al museo รจ conservato un piccolo cippo che, insieme a tanti altri, serviva a marcare il territorio segnando il confine dei poderi. Il cippo con lโabbozzo dellโerma del dio Termine rappresenta proprio questo: segnalare dove finisce una proprietร e ne inizia unโaltra.
Come tutti i luoghi importanti, anche Amelia era preceduta da una necropoli monumentale e lo dimostrano i magnifici corredi funebri in mostra nelle bacheche. Si tratta dei corredi che si esponevano al pubblico prima delle esequie affinchรฉ tutti li potessero ammirare. Gente ricca gli Amerini, gente che seppelliva il morto con gioielli dโoro e suppellettili in abbondanza.
Il Germanico
L’Amelia romana doveva avere una notevole importanza se la grande statua di Germanico venne trovata proprio lรฌ, fuori dalle sue mura. Morto a soli 34 anni, forse avvelenato, Caio Giulio Cesare Germanico era nipote, fratello e padre di imperatori, condottiero e poeta e sarebbe dovuto diventare imperatore ma, come dicevano i latini: Muore giovane colui che al cielo รจ caro.
La statua del Germanico
Germanico venne celebrato, pianto e rimpianto. Per la sua morte furono eretti archi di trionfo in tutto lโImpero. Il suo mito รจ stato poi coltivato per secoli: Haendel ne fece unโopera nel 1709, Poussin lo ritrasse sul letto di morte nel 1627 e Rubens dipinse il profilo di Germanico e di sua moglie Agrippina nel 1614. Mito cancellato dagli eroi dellโOttocento, ma la sua figura รจ riemersa ad Amelia, possente e di bronzo: una grande statua loricata, cioรจ con la corazza da parata, alta 2 metri e 9 centimetri. La statua lo ritrae in piedi con il braccio teso nel gesto di chi si appresta a parlare (adlocutio).
Il museo archeologico Edilberto Rosa ci propone Germanico come lโeroe che รจ stato, ma con le tecniche di oggi grazie alla Mizar di PacoLanciano, una societร multimediale che ha ridato vita a tanti monumenti e ad Amelia ha fatto parlare il generale. La parete attorno e dietro Germanico si anima e noi veniamo a scoprire tutto di lui: lo vediamo bambino, ritratto nel bassorilievo dellโAra Pacis (Roma) mentre sfila nel corteo di suo nonno Augusto, lo seguiamo nelle sue campagne militari, conosciamo la sua amata moglie Agrippina e partecipiamo al suo trionfo post mortem. Un film davvero avvincente.
Ma รจ pure emozionante rivedere il ritrovamento della statua e il suo meticoloso restauro che ha rimesso assieme i pezzi di un delicato puzzle di un bronzo unico nel suo genere, trovato nel 1963 e arrivato ad Amelia solo nel 2001.
ยซHo iniziato la mia carriera con Pippo Baudo, sono portato per le dirette, ho scioltezza e naturalezza particolari, per questo mi sento a mio agio sia in televisione sia in teatroยป.
ร stata unโintervista-chiacchierata molto lunga quella con lโattore Guido Roncalli di Montorio, nato a Roma ma perugino di sangue e di adozione, forse perchรฉ cโerano tante cosa da raccontare. La sua carriera infatti รจ corposa e ricca: televisione, cinema e teatro. Un attore completo che vanta ruoli nei maggiori film e fiction degli ultimi anni: da Gli equilibristi a Cetto cโรจ,ย senzadubbiamente, da Permette? Alberto Sordi a I ragazzi dello Zecchino dโoro, senza dimenticare DOC, I Medici, Rocco Schiavone, Lโalligatore, In arte Nino e ovviamente The New Pope, solo per citarne alcuni. Una carriera lunghissima iniziata con Pippo Baudo nel 1992 e consolidatasi sempre di piรน nel corso del tempo, fino ad arrivare alla corte cardinalizia del Premio OscarPaolo Sorrentino.
Guido Roncalli di Montorio
Guido la prima domanda รจ di rito: qual รจ il suo legame con lโUmbria?
ร un legame familiare molto forte. Mia nonna Antonietta Conestabile della Staffa era perugina, un quarto del mio sangue รจ umbro. A fine anni โ70 da Roma, dove sono nato, ci siamo traferiti a Perugia, dove mio padre Francesco insegnava Etruscologia allโUniversitร . Ho studiato al liceo classico Mariotti di Perugia e ho frequentato il primo biennio di Scienze Politiche, che poi ho proseguito a Milano. Oggi vivo a Roma, ma i miei affetti sono ancora a Perugia. I miei genitori e le mie sorelle vivono lรฌ.
Comโรจ iniziata la sua carriera?
Nella mia famiglia si รจ sempre respirata arte. Tutti abbiamo studiato uno strumento musicale: a 10 anni ho iniziato a suonare la chitarra e questo mi ha portato โ non essendo affatto una persona timida โ a esibirmi giร in tenera etร . Poi, durante lโuniversitร a Milano, avevo degli amici che frequentavano il Piccolo Teatro Studio e da lรฌ mi sono appassionato alla carriera artistica, mettendo da parte quella diplomatica per la quale avevo studiato. La mia prima esperienza รจ stata in televisione: ho partecipato nel 1992 a Domenica In condotta da Pippo Baudo, vincendo un quiz di cultura generale.
Quindi รจ stato scoperto da Baudoโฆ
In un certo senso. ร stata la mia prima apparizione nazionalpopolare. Sono persino finito in una domanda del Trivial Pursuit: ยซCome si chiama il super campione di Domenica In?ยป
Paolo Sorrentino, Gianni Boncompagni, Luca Manfrediโฆ solo per citare alcuni dei registi con cui ha lavorato: comโรจ stato essere diretti da loro?
Con Gianni Boncompagni ho lavorato nel 1997 nel varietร Macao: lui รจ stato un genio, un grandissimo innovatore nel campo televisivo e radiofonico. Essere diretto da Paolo Sorrentino invece รจ come partecipare al Campionato del Mondo: mi sono ritrovato a lavorare negli studi di Cinecittร di Federico Fellini con Jude Law e John Malkovich. Fino a quel momento avevo recitato in serie A, con Sorrentino invece รจ stato come partecipare alla finale del Mondiale! Con Luca Manfredi, oltre al film su Alberto Sordi โ di cui sono orgogliosissimo – avevo giร girato In arte Nino (in onda sabato 20 marzo su Rai1) il film sulla vita di Nino Manfredi – di cui il 22 marzo ricorre il centenario della nascita, celebrato da Luca con il libro Un friccico ner core e un documentario in onda su Rai2 proprio il 22 – e le cui riprese vennero fatte tra Narni e Terni. La famiglia Manfredi รจ da sempre legata allโUmbria: la moglie di Nino, mamma di Luca, รจ Erminia Ferrari, del mitico Bar Ferrari di Perugia.
Guido Roncalli con Edoardo Pesce in “Permette? Alberto Sordi”
Ci racconti qualche curiositร legata alla sua esperienza in The New Pope di Sorrentino…
Sorrentino รจ un genio creativo, anche lui รจ un innovatore. Il suo cinema รจ subito riconoscibile ed รจ meticolosissimo e sempre attento al particolare. Per me รจ stato un onore essere scelto in questo cast ed essere diretto da lui.
Dove si manifesta la sua precisione?
Le faccio un esempio. Io in The NewPope interpreto il cardinale Roncalli โ รจ stato lo stesso regista a chiedermi di lasciare il mio cognome, cosรฌ da citare il vero cardinale Roncalli, poi diventato Giovanni XXIII โ e indosso un abito completo, composto da diversi strati comโรจ realmente un abito cardinalizio. Non si stratta di un costume di scena, ma di un vero abito di sartoria ecclesiastica. Al contrario, in altre produzioni puรฒ capitare che si indossi solo una parte di un costume, quella che poi verrร inquadrata. Con Sorrentino ciรฒ non accade. Ho fatto piรน di una prova costume; questo รจ possibile grazie al budget di cui puรฒ disporre un Premio Oscar ma anche a una grandissima cura del dettaglio. Inoltre, durante le riprese, lo trovi arrampicato a scegliere lโinquadratura perfetta o ti appare allโimprovviso per riprenderti in primo piano.
Come ha accennato, ha dei legami con papa Giovanni XXIIIโฆ
Le origini della famiglia sono comuni e proveniamo dalla stessa zona bergamasca. ร un legame che risale a prima del โ600, quando il mio ramo acquisรฌ il titolo di conte di Montorio. Ma tra papa Giovanni e mio nonno โ che erano piรน o meno coetanei โ รจ stato un legame piรน di amicizia che di parentela. Hanno fatto la carriera diplomatica insieme e sono rimasti in rapporti tra loro fino alla morte, mantenendo anche un continuo carteggio. Questa loro relazione, la porto in scena nello spettacolo teatrale Roncallilegge Roncalli in cui โ accompagnato dal violoncello suonato da mio fratello Diego – racconto storie private, leggo lettere inedite e faccio vedere immagini dellโarchivio della mia famiglia legate a papa Giovanni. ร un recital che riporteremo in scena appena sarร possibile.
Guido Roncalli con il fratello Diego nello spettacolo “Roncalli legge Roncalli”
Teatro, televisione, cinema: qual รจ il suo mondo?
Non si puรฒ fare una vera scelta. Ognuno ha le sue caratteristiche. Il teatro non perdona e il pubblico vede tutto. In televisione, nel varietร , devi essere capace di non pensare che dietro alla luce rossa della telecamera ci sono milioni di persone. Il cinema ha ancora altre caratteristiche: sei circondato da tante persone e la scena la puoi rifare, anche se io faccio sempre finta di essere in diretta per evitare di fare troppi ciak. Devo dire perรฒ che io sono portato per le dirette, ho scioltezza e naturalezza particolari, e per questo mi sento particolarmente a mio agio in televisione e in teatro.
Ha lavorato con tanti attori, tra cui Valerio Mastrandrea e Antonio Albanese: ce li racconti brevementeโฆ
Valerio lo conosco da tanti anni, รจ molto naturale ed รจ raro che debba rifare molti ciak. Con Albanese ho girato Cetto cโรจ, senzadubbiamente e mi sono molto divertito, perchรฉ la commedia รจ nelle mie corde. Antonio รจ simpaticissimo e ci conosciamo da molto tempo, ma al contrario di come puรฒ apparire, รจ molto riservato, gentile e mai sopra le righe. Certamente anche lui รจ geniale e originale.
Cโรจ un personaggio che vorrebbe interpretare che ancora non ha fatto?
Mi piacerebbe cantare e suonare la chitarra anche in scena. Per esempio Georges Brassens, grande chansonnier e ispiratore di De Andrรฉ, sarebbe un personaggio che interpreterei volentieri, dato che conosco il francese.
In questi giorni รจ su un set: a cosa sta lavorando? Ci puรฒ anticipare qualcosa?
Ancora non posso anticipare nulla. Posso solo dire che si tratta di un film per la televisione che vedremo nella prossima stagione di RaiUno.
Quando รจ difficile lavorare in questo periodo di Covid?
Certamente non รจ facile, come non lo รจ per nessuno. Facciamo il tampone ogni settimana e restiamo nella bolla. E togliamo la mascherina solo al momento del ciak, come รจ giusto che sia.
A breve dove la vedremo?
Ho tre progetti in arrivo nei prossimi mesi. Buongiorno mamma, su Canale 5 con Raoul Bova, dove interpreto un magistrato amico del protagonista; La fuggitiva, con Vittoria Puccini, dove sono un direttore sanitario, รจ in arrivo su RaiUno; e Yara, film per Netflix sul caso di Yara Gambirasio, diretto da Marco Tullio Giordana, con Alessio Boni e Isabella Ragonese. Non voglio anticipare altroโฆ
Se lโUmbria fosse un film quale sarebbe?
Un film su San Francesco dโAssisi.
Come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Medioevo, meravigliosa, famiglia.
La prima cosa che le viene in mente pensando alla regione?
Campagna e riposo.
Ci sono anche strade e soprattutto percorsi che hanno preso vita da precise motivazioni delle persone che avevano la necessitร di spostarsi da un luogo a un altro in modo piรน comodo, veloce e sicuro possibile.
ร il caso dell’Abate Alberto che nel 1236 partรฌ dalla cittadina tedesca di Stade, ubicata nel Nord della Germania vicino alla foce del fiume Elba, in direzione Roma per incontrare Papa Gregorio IX. All’andata fece la Via Francigena mentre al ritorno la Romea-Germanica. Al rientro dal viaggio, durato circa sei mesi e dopo aver percorso circa 3.500 chilometri, deluso per una serie di motivi personali e di contrasti con i suoi confratelli, si dimise da Abate ed entrรฒ in convento.
Qui si dedicรฒ alla stesura di alcune opere tra cui gli Annales, una cronaca in latino degli avvenimenti piรน importanti del tempo. All’interno degli Annales รจ contenuto un dialogo tra due monaci immaginari che conversano sulle migliori strade da intraprendere per un pellegrinaggio verso Roma.
Nel dialogo, Alberto di Stade, racconta minuziosamente il suo viaggio, descrivendo i luoghi, le distanze, le soste e altre notizie utili ma soprattutto indica la Romea-Germanica come la Melior Via per raggiungere Roma.
Un'autentica e precisa guida di viaggio per il Pellegrino!
Da quel momento, tutti identificarono il percorso fatto da Alberto di Stade, attraverso la via Romea-Germanica o Via Romea Perigrinorum, come la strada piรน comoda e preferibile per raggiungere Roma dalla Germania.
La Romea-Germanica aveva molti incroci e diramazioni e collegava il Nord-Est europeo a Roma con una vera e propria rete stradale, di analoga importanza alla Via Francigena e al Cammino di Santiago di Compostela (all’epoca erano le tre strade europee piรน importanti e trafficate).
Alberto descrive, nel dialogo tra i due monaci, che partendo da Stade si attraversava una serie di cittร tedesche e austriache, dopodichรฉ si valicava il Passo del Brennero e, a seguire, si transitava per Trento, Padova, Venezia, Ravenna, Forlรฌ, Alpe di Serra, Arezzo, Val di Chiana, Orvieto, Acquapendente (dove la Melior Via si univa alla Francigena), Viterbo e si arrivava a Roma.
La via Romea-Germanica attraversava varie localitร del territorio del Trasimeno e della Chiana, e giungendo da Nord troveremo la Melior Via che dopo Arezzo toccherร nello specifico e in successione: Castiglion Fiorentino, Cortona, Montalla, Ossaia, Petrignano del Lago, Giorgi, Pozzuolo Umbro, Casamaggiore, Gioiella, Vaiano, Villastrada, Cimbano, Vocabolo Tre Case, Caselle, Paciano, San Donato, Popoltaio Schiacciato, Casaltondo, Cittร della Pieve, Fabro, Ficulle, Allerona, Orvieto, Acquapendente (qui si unisce alla Francigena), Viterbo e infine Roma.
In localitร Ossaia esisteva una sua derivazione che transitava sulla costa Nord del Lago Trasimeno nei territori di Tuoro, Passignano e Magione, proseguendo poi in direzione Corciano, Perugia, Assisi, Spoleto, Rieti e quindi Roma.
La Romea-Germanica o Melior Via era chiamata anche dell’Alpe di Serra o via dei Pellegrini o Major o degli Eserciti; infatti รจ stata attraversata oltre che da pellegrini e viandanti anche da Re, Imperatori Sassoni, Sovrani Svevi, Papi, Santi ed Eserciti e nel periodo dal 1000 in poi รจ stata, per molti secoli, la via piรน transitata per giungere a Roma e da qui, con altre strade, si poteva proseguire per la Terra Santa.
La Melior Via ha rappresentato nel passato e per molte localitร , scambio di persone, influenza culturale e artistica e sviluppo economico; dal secolo scorso, con l’avvento di nuovi percorsi di comunicazione piรน rapidi e veloci, alcuni tratti sono stati abbandonati o relegati in strade di secondaria o marginale importanza.
Recentemente si รจ dato nuovo interesse al ritrovato percorso della Romea-Germanica, il quale tocca localitร suggestive e interessanti da molti punti di vista e con una grossa portata storica.
Nel tratto del comprensorio del Trasimeno e non solo, l’antica Strada potrebbe rappresentare per un turismo sostenibile e responsabile, un’attrattiva artistica, culturale e naturista da valorizzare in favore della bellezza dei Borghi e dei luoghi visitabili attraverso essa; durante il suo tracciato si potrebbero incontrare numerose testimonianze culturali e ammirare un paesaggio mozzafiato che con i suoi colori delicati e pastello, mette tutto in armonia.
Gli operatori del settore, tramite l’organizzazione costante e calendarizzata di iniziative attraverso percorsi culturali indirizzati o passeggiate rilassanti o trekking o visite dedicate o altro, potrebbero trarre dalla Melior Via un vantaggio economico integrativo per la loro attivitร imprenditoriale.
Prima del Coronavirus venne la peste. Veniva da est, era arrivata seguendo la via della Seta e giunse in tempo per essere raccontata da Boccaccio nel 1348. Poi si ripresentรฒ nel 1630 per dare a Manzoni lโoccasione di scrivere molte belle pagine.
Tra le due pesti letterarie ce ne fu unโaltra nel 1527 che non ebbe cantori, ma che fece strage egualmente. Questa arrivรฒ da nord, da quella zona che sarebbe diventata la Germania. Attraversรฒ le Alpi con i lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโimperatore Carlo V, che li aveva arruolati ma non sempre li pagava. Erano luterani, erano violenti e carichi dโodio verso i cattolici papisti e soprattutto verso Roma, dove cโera il Papa e, con il Papa, la corruzione della Chiesa. Poi – per inciso – era piena di ricchezze e di opere dโarte di valore. Entrati in cittร si abbandonarono a violenze e stupri, devastarono case e palazzi, rubarono tutto quello che riuscirono a rubare. Fu una strage.
Alla fiine se ne andarono. Erano entrati il 6 maggio 1527 quando Roma contava circa 100.000 abitanti. Se ne andarono a febbraio 1528 lasciando 30.00 morti. Non era finita lรฌ.
La via Amerina
L’epidemia passa per l’Umbria
Se ne andarono, ma a Roma lasciarono la peste, che si portรฒ via altre 20.000 persone. Se ne andarono per tornare in Germania seguendo ilpercorso della via Amerina, che li avrebbe portati fino in Umbria. Loro risalivano e la peste li seguiva. Le persone morivano a migliaia e anche i lanzichenecchi si ammalavano e morivano, ma non abbastanza. Quelli rimasti hanno continuato a infierire e devastare. Le soldataglie germaniche sul loro percorso incontrarono Nepi ed entrarono da Porta Nica marciando sul basolato romano della via Amerina. Ai Nepesini fu riservato lo stesso trattamento che giร aveva sperimentato Roma, peste inclusa.
Poi continuarono a risalire, attraversarono il Tevere; alcuni deviarono verso Narni e ne fecero scempio. Altri andarono verso Viterbo, ma poi tutti ripresero il percorso della via Amerina. La strada collegava Amelia, Todi e Perugia e sul suo percorso si affacciavano borghi e castelli di proprietร di due famiglie rivali: gli Atti guelfi, filoimperiali, e i Chiaravalle, ghibellini e sostenitori del papato. Collicello fu il primo. Le mura rimasero in piedi e ancora sfoggiano otto torri. Poi continuarono per Avigliano, che godeva di una posizione strategica a metร strada tra Todi e Amelia. Dopo toccรฒ a Montecastrilli, che era sotto la diretta protezione del Papa. Ultima fu Casalina, di proprietร del monastero di San Pietro a Perugia.
Lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโimperatore Carlo V
I lanzichenecchi infierirono sulla popolazione e portarono via tutto quello che li poteva sfamare e tutto quello che era di valore. Se ne andarono e fu la fame per i sopravvissuti. Poi cominciรฒ la peste, che non si diffuse in maniera drammatica come a Roma. Il merito era dovuto allโinvolontario distanziamento sociale. Quei piccoli borghi erano lontani lโuno dallโaltro, arroccati su colline e dossi che si guardavano a vista, per sicurezza e soprattutto per le rivalitร politiche tra le due grandi famiglie. Gli abitanti erano pochi e, dopo il passaggio dei soldati, ne rimasero ancora meno. La peste ne portรฒ via pochi: si puรฒ dire che fu piรน benevola dei lanzichenecchi.
Per i piccoli borghi non era ancora finita. Dopo i lanzichenecchi, dopo la fame e dopo la peste, li attendeva unโaltra una terribile prova: lacarestia. Se le pietre potessero parlare, quei borghi avrebbero storie terribili da raccontare. Adesso sono ancora lรฌ con i loro castelli e le loro mura, immersi nel silenzio della vecchia via Amerina. Immersi nel verde dellโUmbria.
Bernardino di Betto, noto come il Pinturicchio, nasce a Perugia nel 1454 da Benedetto di Biagio, nel quartiere di Porta SantโAngelo.[1] Probabilmente venne chiamato Pinturicchio a causa della sua statura minuta.
Fu lโerede di una tradizione pittorica e miniaturista di rilievo che ha i suoi precedenti in Bartolomeo Caporali, Fiorenzo di Lorenzo e Benedetto Bonfigli. Il Pinturicchio spiccรฒ come uno degli artefici della grande stagione rinascimentale di riscoperta della classicitร : infatti sarร tra coloro che si avventureranno nel sottosuolo romano, copiando gli affreschi della Domus Aurea, dando inizio al gusto del revival archeologico e contribuendo alla diffusione delle grottesche. Entrรฒ a bottega dal Perugino e collaborรฒ con il maestro a Roma, tra il 1481 e il 1482, realizzando due affreschi: il Battesimo di Cristo e la Circoncisione dei figli di Mosรจ nella Cappella Sistina.
Nel 1486 eseguรฌ le Storie di S. Bernardino che decorano la cappella Bufalini in S. Maria in Ara Coeli. Tali affreschi sono stati commissionati al pittore da messer Niccolรฒ di Manno Bufalini, avvocato concistoriale, per ricordare la vicinanza avvenuta tra la sua famiglia e i Baglioni di Perugia, proprio per merito di S. Bernardino.
A Roma venne in contatto anche con la pittura del Ghirlandaio e del Botticelli, i quali contribuirono alla sua formazione artistica. Nella seconda metร del Quattrocento, lโartista realizzรฒ una piccola ma deliziosa tempera su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e San Giovannino, conservata nel Museo del Duomo a Cittร di Castello.
Madonna con Bambino e San Giovanni. Museo del Duomo. Cittร di Castello
La piccola tavola raffigura Maria, Gesรน bambino, in piedi sulle ginocchia della madre e San Giovanni Battista, che sostiene la scritta Ecce Agnus Dei. Le tre figure sono luminose su ampio sfondo, con un linguaggio stilistico composto e severo.
Lโartista rientrรฒ a Perugia il 14 febbraio 1495, stipulando, con i religiosi del convento di S. Maria degli Angeli a Porta S. Pietro, il contratto per la realizzazione del Polittico di S. Maria deโ Fossi, ora nella Galleria Nazionale dellโUmbria. Il contratto per lโopera, ci รจ pervenuto e contiene dettagliatissime istruzioni circa la realizzazione dell’opera, che era destinata all’altare maggiore per la chiesa, detta dei Fossi. Il pittore era all’epoca allโapice del suo successo, favorito da Papa Alessandro VI per il quale aveva appena concluso la grande impresa della decorazione dellโappartamento Borgia.
Pala di Santa Maria dei Fossi. Dettaglio
Anche per la cornice lignea le prescrizioni dei religiosi furono precise ed essa venne realizzata a imitazione dell’architettura della facciata della chiesa. Il Vasari non vide lโopera, sebbene essa venne ampiamente lodata dagli studiosi locali anche nei secoli successivi. La pala รจ oggi composta da sette pannelli principali; al centro campeggia la Madonna con il bambino e san Giovannino, affiancata dai santiย Agostino, vestito con un riccoย piviale eย Girolamo, vestito daย cardinaleย e con un modellino della chiesa in mano, forse la stessa Santa Maria degli Angeli. Sopra di essi due riquadri con l’Angelo annuncianteย e laย Vergine annunciata. Sullaย cimasaย campeggia ilย Cristo morto sorretto da due angeliย e laย Colomba dello Spirito Santo.
Nel 1497 vennero eseguiti gli affreschi per la decorazione della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Leonardo, immersa in un dolcissimo paesaggio lacustre tipico della scuola umbra.
Nel 1501 Pinturicchio realizzรฒ unโaltra delle sue opere migliori la cappella bella, ovvero la cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello. La decorazione venne commissionata dal priore Troilo Baglioni, poi vescovo di Perugia. Lโimpresa fu l’ultima commissione importante del Pinturicchio in Umbria, prima di partire per Roma e Siena.
Autoritratto Pinturicchio. Cappella Baglioni a Spello
Lโimpresa, come uso del il pittore perugino, venne condotta con notevole rapiditร grazie all’utilizzo di una ben organizzata bottega, con lโimpiego di altri maestri che dipingevano su suo disegno. Tali affreschi recano la firma Bernardius Pictoricius Perusinus e rappresentano sulle pareti: lโAnnunciazione, lโAdorazione dei Magi, Gesรน fra i dottori, nelle vele invece le quattro Sibille e un Autoritratto.
La libreria Piccolomini a Siena, del 1502, รจ lโopera considerata il suo capolavoro assoluto: potente cromatismo, gusto del particolare, grande attenzione allโaspetto decorativo, caratterizzano lโintervento di Pinturicchio nella biblioteca fatta edificare nel 1495 dal cardinale Todeschini Piccolomini in onore di Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II.
Lโultima opera documentata dellโartista รจ la Madonna in Gloria tra i Santi Gregorio Magno e Benedetto, per gli Olivetani della chiesa di Santa Maria di Barbiano presso San Giminiano. Fu Vasari, grazie a un aneddoto, a raccontare i suoi ultimi anni. Il pittore aveva trovato alloggio presso i Frati di San Francesco a Siena e chiese con insistenza di togliere dalla sua cella un cassone, ma durante il trasloco questo si ruppe rivelando il suo tesoro: cinquecento ducati dโoro, i quali spettarono ai frati riempiendo il pittore di tristezza fino a condurlo alla morte.[2]
Lโartista morรฌ lโ11 dicembre 1513 a Siena. Riposa nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio.
[1] Giorgio Vasari, Le Vite deโ piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 493-531.โ
[2] Giorgio Vasari, Vite deโpiรน eccellenti pittori, scultori e architetti, edizione commentata del 1878, vol. III, pag. 503-505.โ