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ยซQuando cantiamo รจ fondamentale andare a tempo e andare nella stessa direzione, e ciรฒ dipende da due elementi: la guida del direttore e la sintonia tra di noi. Il direttore per noi รจ come un faro che ci guida e ci illumina la stradaยป.

Lโ€™amicizia sta alla base del gruppo vocale Trรฌtonus, nato a Perugia nel 2016 con lโ€™intento di dar vita a una realtร  musicale in grado di trasmettere quellโ€™intensitร  e quei valori, sia artistici sia umani, propri del canto corale. Lโ€™organico di voci, guidate e dirette dal Maestro Franco Radicchia con la collaborazione del Maestro Mauro Presazzi, comprende cantori di diverse etร , di differente formazione artistica e con un considerevole ed eterogeneo bagaglio di esperienza corale alle spalle: Francesca Maraziti (soprano), Costanza Mignini (soprano), Sabrina Alunni (contralto), Emilio Seri (tenore), Luca Rondini (tenore), Riccardo Forcignanรฒ (basso) e Alessandra Ligori (contralto). ยซPrima รจ nata lโ€™amicizia poi il gruppo, non il contrarioยป spiega Riccardo Forcignanรฒ, che si รจ fatto portavoce del coro per farci scoprire tutti i segreti e la storia dei Trรฌtonus.
Sebbene di recente formazione, la corale si รจ giร  esibita in vari contesti sia a livello locale sia nazionale, come la rievocazione storica Perugia 1416 o la Sagra Musicale Umbra nelle edizioni 2016, 2017 e 2018; ha tenuto concerti a Montepulciano, a Cortona e durante la 2ยฐ Rassegna Corale G. Costi a Crema. Nel maggio 2019 รจ arrivata la prima esperienza internazionale che li ha portati in Ungheria per la 30ยฐ edizione del Festival Corale Internazionale Miskolci Kamarakรณrus Fesztivรกl a Miskolc. ยซรˆ stata unโ€™esperienza fantastica e molto importante dal punto di vista formativoยป.

 

Trรฌtonus in esibizione nella Basilica di San Francesco ad Assisi. Foto di Claudia Ioan per gentile concessione del gruppo vocale.

Riccardo, qual รจ il vostro legame con lโ€™Umbria?

Siamo nati e cresciuti qui e proveniamo da diversi quartieri di Perugia.

Raccontaci in breve la vostra storiaโ€ฆ

Il gruppo รจ nato nel 2016 da una mia iniziativa: volevo tornare a cantare e conoscevo le persone giuste per farlo. Durante il liceo avevamo partecipato a un progetto corale col maestro Franco Radicchia: da quel momento il canto ci รจ entrato dentro e non lo abbiamo abbandonato piรน. Cโ€™รจ un detto che circola nellโ€™ambiente: ยซQuando inizi a cantare in un coro o lo abbandoni subito perchรฉ non ti piace, oppure non lo abbandoni piรนยป. Cosรฌ รจ stato anche per noi!

รˆ sicuramente una realtร  diversa rispetto al cantare da solistaโ€ฆ

Assolutamente sรฌ. Ci teniamo a sottolinearlo.

Qual รจ la differenza?

La cosa piรน bella nel cantare in un coro รจ la sensazione di inclusione che ti dร . รˆ un gioco di squadra, soprattutto quando il gruppo รจ piccolo come il nostro: non sei solo una voce, ma sei un supporto anche per gli altri.

Cโ€™รจ una parte difficile del cantare in coro a piรน voci?

Durante un concerto รจ importante andare a tempo e andare nella stessa direzione, e ciรฒ dipende da due elementi: la guida del direttore che sincronizza il lavoro e la sintonia tra di noi, e per questo lโ€™essere amici รจ fondamentale. Con il direttore formiamo un triangolo in cui il lui sta al vertice ed รจ il faro che illumina e ci guida.

Avete mai litigato?

No. Ci sono stati dei momenti di confronto, ma litigi veri e propri assolutamente mai.

 

Trรฌtonus. Foto di Claudia Ioan per gentile concessione del gruppo vocale.

Da dove arriva la scelta di questo nome? Ha un significato?

Il Trรฌtonus โ€“ lโ€™accento รจ sulla i โ€“ รจ lโ€™intervallo di tre toni tra una nota e lโ€™altra: nel Medioevo, siccome รจ un suono fastidioso e tetro, veniva definito il diavolo fatto musica e molti compositori dellโ€™epoca evitavano di inserirlo nelle loro musiche. Questo ci ha sempre molto affascinato e ci ha convinto per la scelta del nome. In piรน si discosta dalla nostra filosofia, che รจ quella della cura del suono anche dove ci sono contrasti. Abbiamo appunto giocato su questa opposizione.

Perchรฉ avete scelto di cantare musica medievale e rinascimentale?

La scelta risale fin dai tempi del liceo. Il Maestro Radicchia, che รจ tra i piรน esperti in Italia di musica medievale e rinascimentale, ce lโ€™ha fatta scoprire e con il tempo ha attecchito dentro di noi, ci ha appassionato e dunque abbiamo intrapreso questo percorso.

Eseguite anche altri generi musicali?

Il genere musicale รจ sempre quello, musica vocale a cappella in prevalenza, anche se ci รจ capitato di cantare accompagnati da musicisti. Il repertorio invece cambia: passiamo dalla musica sacra a quella profana, e anche se eseguiamo brani piรน contemporanei manteniamo sempre la vocalitร  che ci contraddistingue. Ci stiamo anche affacciando al vocal pop. Di recente un compositore ha scritto per noi un madrigale, che lo scorso ottobre abbiamo eseguito durante un concerto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. รˆ stata una vera emozione e un onore poter cantare qualcosa scritto appositamente per noi.

Come avvengono le vostre prove?

In condizioni normali proviamo in media una volta a settimana per un paio di ore. Sono prove molto intense e faticose. Studiamo le note, la contestualizzazione e la storia del brano; il Maestro ci guida, ma aspetta sempre che il dettaglio per lโ€™esecuzione esca da noi, fa sรฌ che ci maturi in testa.

Ora con il distanziamento come fate?

Come durante il precedente lockdown, abbiamo deciso di sospendere le prove perchรฉ non possono prescindere dalla convivenza, ma ci siamo incontrati online per studiare e parlare di progetti futuri. Abbiamo sospeso, ma non interrotto.

E quali sono i vostri progetti futuri?

Lโ€™idea รจ quella di incidere un cd, vedremo cosa si potrร  fare. รˆ prevista anche una collaborazione con un compositore e chitarrista francese per fare dei concerti: รจ ancora un progetto embrionale.

Cosa sognate? Dove vorreste arrivare?

Il gruppo รจ nato da unโ€™amicizia e non il contrario e ognuno di noi ha un lavoro extra coro. Per ora รจ una passione anche se lโ€™atteggiamento e lโ€™impegno sono a livello professionistico. รˆ un hobby, ma รจ vissuto come un vero lavoro. Il nostro intento รจ mantenerlo come un qualcosa che duri per sempre e abbiamo in cantiere bellissimi progetti, non ci siamo dati un limite. Vediamo come andrร ! Non escludiamo nulla.

In questo periodo spesso avete fatto esibizioni da remoto, ognuno a casa sua: cosa vi manca dei concerti dal vivo?

Il contatto con il pubblico e cantare dal vivo ci manca tantissimo. Il concerto di ottobre ci ha dato una boccata di ossigeno visto che venivamo da mesi di isolamento; inoltre, ci siamo esibiti allโ€™interno della rassegna internazionale di musica sacra Assisi Pax Mundi in cui erano presenti tanti direttori dโ€™orchestra e questo รจ stato davvero emozionante.

Quanto รจ difficile oggi il mondo della musica?

Molto. Ci vuole coraggio, talento e fortuna per vivere in questo mondo. รˆ un mondo difficile soprattutto per noi che siamo nati spontaneamente senza unโ€™impostazione predefinita per arrivare da qualche parte. Il nostro obiettivo รจ quello di non compromettere la vera essenza della nostra musica.

Ingredienti

  • 40 g di tartufo nero di Norcia o bianco di Gubbio
  • 6 uova
  • 6 cucchiai di olio extravergine dโ€™oliva
  • Sale

 

Preparazione

Fare a scaglie il tartufo; rompere in una terrina le uova, salarle e sbatterle leggermente. Versare lโ€™olio in una padella per friggere, aspettare che sia ben caldo e versarvi le uova sbattute. Lasciar rapprendere la frittata in modo che sotto sia leggermente dorata e rimanga morbida in superficie. Togliere la padella dal fuoco, cospargrte rapidamente la superficie morbida con le scagliette di tartufo e ripiegare la frittata su sรฉ stessa. Servire subito.

 

 

Molti mescolano il tartufo alle uova sbattute, ma questo era il modo in cui un tempo a Norcia e Gubbio preparavano la frittata di tartufi; la tecnica usata, รจ di fatto, quella delle omelettes ma mi pare piรน giusto il termine frittata, che era quello usato in queste due cittadine umbre del tartufo.

 


Per gentile concessione diย Calzetti&Mariucci.

I perugini che videro nascere nel 1478 Giovan Battista Danti non immaginavano di certo che qualche anno piรน tardi quel ragazzo universitario pieno di talento li avrebbe fatti stare con il naso all’insรน per ammirare le sue evoluzioni aeree, per la prima volta in assoluto effettuate con un mezzo ad ala fissa (simile all’attuale deltaplano).

Questo Dedalo umbro– chiamato anche il perugino volante – dopo approfonditi studi e ricerche da precoce e illuminato ventenne, realizzรฒ una struttura alare con un telaio di legno e superfici in pelle. Siamo negli anni dove l’altro scienziato, il ben noto e stimato Leonardo da Vinci, era convinto che l’uomo potesse volare con macchine che imitassero il volo degli uccelli, per lo sbattere delle ali, oppure con una macchina a volo elicoidale, tipo l’elicottero odierno. Danti, dal canto suo era, invece convinto che l’uomo potesse volare grazie a una macchina ad ala fissa, sfruttando il vento e le correnti ascensionali.

I due si incontrarono nel 1502 a Castiglione del Lago, dove Leonardo stava ipotizzando opere di ingegneria idraulica per realizzare una rete di comunicazione tra la Chiana, il Trasimeno, l’Arno e il Tevere. Grazie a Giampaolo Baglioni, il signore di Perugia, si confrontarono sui loro studi, teorie e imprese riguardo il volo. Al termine dell’incontro ognuno rimase della propria idea, ma Leonardo, qualche anno piรน tardi, si ricredette sul volo ad ala fissa proposto da Danti.
Il perugino volante, al momento dell’incontro con Leonardo, aveva giร  volato con la sua macchina e quindi non solo teorizzato quello che riteneva il miglior metodo di volo umano. Infatti Danti si sperimentรฒ per la prima volta nel 1498, lanciandosi dalla sommitร  di Isola Maggiore con la sua macchina di legno, tessuto e pelli e, dopo un breve volo, planรฒ sulle acque del Trasimeno. Provรฒ piรน volte nel tempo, perfezionando il suo sistema, e ogni volta veniva recuperato, dalle acque del lago, da un suo fedele assistente.

Il volo su Perugia

L’occasione ufficiale per presentare la sua macchina volante fu nel 1498 (per alcuni il 1503), durante la celebrazione delle nozze tra Pantasilea Baglioni e Bartolomeo d’Alviano, capitano di ventura.
Durante la festa, quando la Piazza Grande perugina (oggi Piazza IV Novembre) era gremita di festante gente, Danti iniziรฒ a volare, lanciandosi da un tetto e volteggiando sulle teste della folla incredula e stupita, tra applausi, silenzi apprensivi e grida di stupore. A un tratto, un supporto del telaio ebbe un cedimento e il Dedalo perugino cadde violentemente su un tetto, rompendosi malamente una gamba e rimanendo offeso per sempre da una zoppia. Da allora non riuscรฌ piรน a volare, ma l’onore e la gloria lo accompagnarono a seguito dell’impresa. In seguito andรฒ a lavorare come ingegnere a Venezia, dove morรฌ a soli 39 anni, nel 1517.
Il Dedalo umbro, colui che effettuรฒ per la prima volta il volo umano con una macchina ad ala fissa sulle acque del Trasimeno, fu come precursore di altri fatti aereonautici che accaddero qualche secolo piรน tardi sempre sul vecchio Tarminass: l’istituzione della prima Scuola di Guerra per Piloti di Idrovolanti d’Italia a San Feliciano, inaugurata nel 1914 dal tenente Anselmo Cesaroni, l’inaugurazione del campo per aerei terrestri nel 1918, poi aeroporto, a Castiglione del Lago e l’avvento nel 1931 della Scuola Caccia e l’istituzione dell’azienda aeronautica SAI Ambrosini a Passignano sul Trasimeno nel 1934. Quella di Giovan Battista Danti รจ un primato di orgogliosa eccellenza per il Trasimeno, per Perugia e per l’Umbria. Se il perugino volante avesse potuto osservare le conseguenze di ciรฒ a cui aveva dato inizio…

Monteluco รจ il bosco sacro del monte sopra Spoleto, coperto di faggi, lecci e carpini.

Lo hanno considerato sacro i Romani e poi i benedettini, lo hanno considerato sacro i francescani e anche molte signore; ma di questo ne parleremo piรน avanti. Il monte รจ stato amato dagli eremiti, che mille anni fa arrivavano a piedi fin lassรน ed erano in stretto contatto con la natura e con il cielo.

 

Eremo di San Francesco

 

San Francesco non poteva tralasciare un luogo simile tanto che con i confratelli ha costruito un convento; poi vi passarono Michelangelo, Pirandello, il Gabibbo, la Sora Lella, Fiorenzo Fiorentini ed anche il tenore Beniamino Gigli. Non รจ necessario essere famosi per farsi prendere dal fascino del luogo.
Nel convento cโ€™รจ ancora la stanzetta dove ha dormito il poverello dโ€™Assisi, ma ci anche sono le celle dei frati che risalgono al 1218. Sono ambienti minuscoli e nudi, costruiti con una tecnica molto spartana; le pareti sono state costruite con i materiali che offriva il posto: due strati di vimini intrecciati, dentro i quali, come in un cesto, sono state versate le pietre, e sopra hanno dato una mano dโ€™intonaco. Il letto, quando cโ€™รจ, รจ un tavolaccio e il cuscino รจ un semplice pezzo di legnoโ€ฆ del resto allโ€™epoca di San Francesco si usava dormire sul duro, soprattutto quando cโ€™erano non cโ€™era altra scelta.

Tariffario delle camere

Durante la Grande Guerra

In seguito, durante la Prima Guerra Mondiale, toccรฒ ai prigionieri austriaci di costruire la strada, e da allora lโ€™eremo non รจ piรน stato tale. Nel 1921 รจ stato costruito uno chalet con camere sicuramente piรน confortevoli delle celle dei frati: talmente confortevoli da venire affittate a ore, a mezze ore e a quarti dโ€™ora; la targa allโ€™interno dellโ€™Hotel Ferretti รจ lรฌ a dimostrarlo. Era un luogo riservato in mezzo al bosco sacro, lontano da occhi indiscreti. Pochi anni dopo lo chalet divenne Hotel Ferretti e cambiรฒ la destinazione dโ€™uso. I proprietari dellโ€™hotel collezionano moto dโ€™epoca, alcune ancora funzionanti, e tra i memorabilia fa bella figura la locandina dellโ€™Estate Spoletina del 1933. Ventโ€™anni prima di Giancarlo Menotti, Spoleto aveva giร  una propensione per il festival.

Il bosco sacro

Il bosco di lecci รจ particolarmente bello e molto ben tenuto, ma descriverlo non รจ facile sapendo che Pirandello ha soggiornato lรฌ nel 1924: il confronto รจ impari. Il bosco sacro รจ gestito con molta attenzione, senza confliggere con lโ€™ecosistema.
Non cโ€™รจ sottobosco, cosรฌ le piante morte rimangono in sito per nutrire insetti, larve e quantโ€™altro: cosa che รจ determinante per il corretto mantenimento del bosco.
La gestione del bosco, cosรฌ come quella dei boschi attorno a Spoleto, รจ stata oggetto di grande cura anche in epoca romana: i Romani per istinto regolamentavano tutto, anche i boschi. Al centro del bosco sacro non puรฒ sfuggire un blocco di pietra calcarea, dove รจ incisa la inflessibile
Lex Spoletina: gli alberi potevano essere asportati, abbattuti e rimossi solo nei giorni del sacrificio a Giove, mentre per i trasgressori era prevista una multa consistente e si faceva anche obbligo di offrire un bue in sacrificio a Giove. Nel III secolo a.C. i Romani si preoccupavano di preservare il bosco.

 

Lex Spoletina all’interno del Bosco Sacro di Monteluco

ยซLa mia cucina parte dai colori, dai profumi e dai sapori della terra in cui vivo. Lโ€™Umbria รจ in tutti i miei piatti come espressione del mio legame con il territorio, con le sue tradizioni e con le materie. Proporre un menu significa per me far percorrere un viaggio multisensoriale tra i paesaggi e i sentori di questa regioneยป.

ยซSe mi assegnano la Stella Michelin faccio una festa che dura tre giorni. Devi venire anche tu!ยป (scherza). Paolo Trippini, classe 1979, topย  chef umbro di Civitella del Lago (Terni), deve attendere solo fino al 25 novembre per sapere se lui e il suo Ristorante Trippini saranno insigniti di questo ambito riconoscimento. ยซรˆ lโ€™Oscar della cucina?ยป chiedo. ยซEsatto, รจ inutile far finta che non interessi. A me interessa eccomeยป. Nel frattempo lo chef รจ stato nominato Ambasciatore Italiano del Gusto, primo e unico umbro entrato a far parte della prestigiosa associazione italiana che promuove, sostiene e valorizza, nel mondo, il patrimonio agroalimentare ed enogastronomico di eccellenza made in Italy e made in Umbria. Dal 2015 รจ membro dei Jeunes Restaurateurs dโ€™Europe, associazione che riunisce i migliori e i piรน giovani rappresentanti dellโ€™alta gastronomia; รจ, inoltre, docente della scuola del Gambero Rosso e partner della famiglia Eataly, per cui, nel food district Eataly di Roma, ha portato il suo Bosco Umbro.
Trippini, stagione dopo stagione, racconta il suo territorio attraverso il menu e regala aneddoti – tramandati di padre in figlio – come fosse un diario di bordo, per un viaggio alla scoperta di unโ€™intera regione, dei suoi usi e costumi, del suo tessuto sociale, economico e culturale.

รˆ forse troppo facile farle questa domanda: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame viscerale. Sono nato e cresciuto in Umbria e ho un amore spassionato per tutto quello che รจ umbro: dal cibo ai panorami fino alla cultura.

Ritroviamo i sapori dellโ€™Umbria anche nei suoi piatti e nella sua filosofia in cucinaโ€ฆ

Assolutamente. Negli ultimi anni abbiamo fatto un percorso per portare nel piatto tutti gli ingredienti tipici umbri, anche contaminati con altre cucine.

Diventare chef รจ stato quasi un passo obbligato – visto il ristorante di famiglia – oppure รจ quello che ha sempre sognato di fare fin da piccolo?

Ho sempre sognato di fare questo lavoro e non penso di essere capace di farne un altro. Non ho mai avuto dubbi a riguardo, per me รจ il lavoro piรน bello del mondo! Sono una persona fortunata, faccio ciรฒ che mi piace e non รจ un lusso che tutti possono avere.

 

Paolo Trippini, 41 anni

รˆ il primo e unico umbro nominato Ambasciatore Italiano del Gusto: cosa significa per lei questo riconoscimento?

Per me รจ un bellissimo riconoscimento di cui sono molto orgoglioso, ancora di piรน perchรฉ sono lโ€™unico umbro. Essere Ambasciatore del Gusto vuol dire far conoscere al mondo quali sono le proprie tradizioni e la propria cultura del cibo. รˆ una bella responsabilitร .

E cosa significa per la regione?

Avere un umbro che si puรฒ sedere al tavolo con i rappresentati delle altre regioni รจ molto importante. Cosรฌ comโ€™รจ importante confrontarsi con altri chef e presentare loro tutti i sapori dellโ€™Umbria: parlo di Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, di top chef o stellati.

A proposito di stellati, la stella Michelin รจ un obiettivo?

Le stelle le vedo tutte le sere! (scherza). รˆ ovviamente un obiettivo, ogni anno lavoriamo anche per questo e se arrivasse saremmo felicissimi, anche per lโ€™Umbria. Sono onesto, se la ottengo faccio una festa che dura tre giorni. รˆ il riconoscimento piรน importante per un cuoco, รจ inutile far finta che non interessi. I risultati di questโ€™anno escono il 25 novembre. Chissร ! Vedremo!

Allora, incrociamo le ditaโ€ฆ

Ve lo faremo sapere. Vi invito alla festa!

La ristorazione รจ uno dei tanti settori colpiti dal lockdown localizzato: come affronta questo periodo? Pensa che sia una giusta precauzione?

Finora abbiamo fatto tutto ciรฒ che cโ€™era da fare. Sicuramente non vorrei essere nei panni di chi ci governa in questo periodo, sai a livello nazionale sia regionale. Il problema cโ€™รจ ed รจ inutile nascondersi: il DPCM che ha ufficializzato la chiusura dei ristoranti ci ha lasciato un poโ€™ amareggiati; avevamo fatto tanto: distanziato i tavoli e istallato le varie protezioni per scaglionare la gente. Questa chiusura andava gestita in maniera diversa, magari con la prenotazione e unโ€™autocertificazione avremmo potuto continuare a lavorare come prima. I bar e i ristornati sono due realtร  distinte e si potevano gestire in modo diverso: nel ristorante gira meno gente, lโ€™apertura รจ ridotta โ€“ non piรน di tre ore โ€“ e tutto si controlla piรน facilmente.

Ci racconti la sua Umbria a tavolaโ€ฆ

รˆ una regione genuina. La sua cucina รจ molto radicata nel territorio e fonda tutto il suo gusto sui prodotti del bosco, sia a livello vegetale sia animale. Un giornalista una volta mi disse: ยซLโ€™autunno รจ la primavera umbraยป, in effetti questo periodo รจ il piรน bello, per lโ€™Umbria. Abbiamo funghi, tartufi, castagneโ€ฆ

Se lโ€™Umbria fosse un piatto, quale sarebbe?

Senza dubbio il Bosco umbro. รˆ una mia specialitร  vegetale che si rinnova con le stagioni, ma sempre inconfondibilmente legata al cuore dellโ€™Umbria. Oppure, se vogliamo pensare alla tradizione, il piatto che piรน ci rappresenta รจ il piccione, uno dei piรน ambiti nei ristoranti gourmet di tutto il mondo. Ho un aneddoto legato a questa cucina: ancora oggi non sono riuscito a cucinare un piccione in salmรฌ buono come quello che fa mio padre. Il piccione in salmรฌ rappresenta proprio lโ€™Umbria, in tutto e per tutto.

La nostra regione non รจ molto famosa per il cibo: come mai?

รˆ vero. In pochi sanno che in Umbria si mangia bene. Al di fuori non viene mani riconosciuta per questa peculiaritร ; ad esclusione dei romani, che vengono qui per mangiar bene. Inoltre, ci sono tanti chef famosi e stellati che comprano nelle aziende umbre che garantiscono prodotti eccellenti, ma anche questo รจ poco conosciuto. รˆ un vero peccato: a volte non abbiamo la consapevolezza del potenziale che cโ€™รจ qui, dobbiamo presentarci al di fuori con il vestito migliore. Questo รจ un mio obiettivo da ambasciatore.

Nella sua cucina non manca maiโ€ฆ

Come ingrediente, nella mia cucina, non manca mai la ricotta. Come status, non deve mancare mai il rispetto e la voglia di scoprire e conoscere.

Cโ€™รจ un piatto o un ingrediente che odia cucinare o mangiare?

Uno in particolare no, cerco di assaggiare tutto e mangio di tutto, ma direi che i cachi non mi danno nessun gusto quando li mangio. รˆ un frutto che non utilizzo nemmeno in cucina. Non mi dร  soddisfazione.

Facciamo un gioco: panpepato o pinoccate?

Panpepato.

Norcina o umbricelli al tartufo?

Norcina.

Rocciata o ciaramicola?

Rocciata.

Castagnole o torcolo di San Costanzo?

Castagnole.

Lenticchie o cicerchiata?

Cicerchiata.

Per finire, come descriverebbe lโ€™Umbria con tre prodotti locali?

Legumi, ricotta, piccione.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione?

Burbera.

S’innalza verso il cielo e si staglia come se fosse sul monte degli Dei, a guardia austera del confine umbro-toscano e delle colline dove รจ poggiato, incutendo rispetto e curiositร .

Quando si arriva nei suoi pressi, si rimane ancor piรน stupiti: si ha la sensazione di essere in cima al mondo e lo sguardo vaga cosรฌ lontano da perdersi tra colline, monti, laghi, pianure e borghi… si ha una vasta visione d’insieme e da qui si puรฒ capire che tipo di emozione il perugino Danti – che, a cavallo del Cinquecento, volรฒ sul Trasimeno con il primo rudimentale deltaplano della storia –ย  abbia provato.
Questo luogo suggestivo e d’incanto si trova in Umbria, nel comune di Tuoro sul Trasimeno: รจ il castello o, per meglio dire il fortilizio, di Montegualandro, รจ adagiato nell’omonima localitร .

 

Fortilizio di Montegualandro, foto de I luoghi del silenzio

 

Da qui si possono ammirare l’estensione della Chiana romana e di quella toscana, la bellezza del lago Trasimeno, delle sue isole e dei borghi prospicienti le sue placide e antiche acque, cosรฌ come la corona delle colline che lo cingono su tre lati. Alzando lo sguardo, si vedono le colline aretine, i rilievi senesi, il Monte Amiata, il Cetona e, piรน distante, il laziale Soratte, il Monte Arale e il Peglia. Continuando, si scorgono i monti Martani, il lontano Terminillo, i Sibillini e l’assisano Monte Subasio. Accolti tra le pieghe di questi monti e declivi vi sono le cittadine e i borghi che sembrano incastonati come degli unici gioielli preziosi e pare siano messi lรฌ per arricchire la vista di un paesaggio che, per magia e senso storico dei luoghi, amplifica ed esalta le emozioni che nascono dal profondo di ogni animo.

Una finestra sulla storia

Questo รจ il regalo di Montegualandro con il suo fortilizio: un paesaggio unico e vasto come se fosse una finestra aperta sulla storia che ha visto l’Etruria, nella sua massima estensione, terra di cultura storia e leggenda. Semplicemente mozzafiato!
La storia del maniero e della sua evoluzione parte, secondo notizie, dal X secolo, anche se giรน una stele etrusca ne ricorda il luogo. Nel XVI secolo il letterato locale Matteo dall’Isola affermรฒ che il suo nome derivasse dal greco gala (latte) per l’abbondanza di greggi che qui pascolavano. Ma รจ dal longobardo wald e land, bosco e terra, che trae origine l’ipotesi piรน accreditata sull’etimologia del toponimo.
Per la sua posizione dominante – sulla strada che collegava Perugia ad Arezzo e quindi a Firenze – fu sempre oggetto di mire e di conquiste. Qui, anche Federico Barbarossa mise la sua firma e, tra perugini e cittร  toscane, se non anche con lo Stato della Chiesa, passรฒ spesso di mano, cosรฌ come tra le famiglie Casali, Montemelini e Ranieri.

 

Fortilizio di Montegualandro, foto by I luoghi del silenzio

Ancor prima Annibale, nel giugno del 217 a.C., qui stabilรฌ il suo campo nella battaglia e Carlo Magno, qualche secolo piรน tardi, ne divenne il proprietario. Il Castello di Montegualandro fu visitato, al tempo del GranTour, da Goethe e Byron e il Carducci ne scrisse.
Il fortilizio รจ stato ristrutturato in tutta la sua bellezza: la cinta muraria, le torri, la chiesa e il corpo centrale hanno ripreso e rinnovato gli antichi e suggestivi fasti. รˆ di proprietร  privata e normalmente non visitabile internamente, ma vale bene il tempo di una bella passeggiata per ammirare esternamente la sua magica e affascinante composizione. In particolare da lassรน, si potrร  toccare il cielo con un dito, sentire il respiro della natura ed estasiarsi guardando il pittoresco paesaggio che si rispecchia nell’antico lago che gli Etruschi appellavano Tarsminass.

Un itinerario turistico fuori dagli schemi, tra suggestivi borghi medievali: si parte dal territorio perugino e si attraversa un lungo tratto della Valle Umbra per arrivare in terra marchigiana.

Ho scritto questo lungo articolo non nascondendo il mio amore per l’Umbria. Ho percorso questo itinerario in estate e ne ho tratto un giro turistico-leggendario che forse potrร  piacere anche ad altri. Il resoconto, con notizie anche note – ma non sempre e non a tutti – mette insiemeย  un vero e proprio viaggio di oltre 130 chilometri da Casa del Diavolo (PG) ad Acquasanta Terme (AP). Il testo รจ molto lungo e cosรฌ potete decidere di leggerlo a pezzi, scegliendo le localitร  che piรน vi interessano, o per intero, compiendo intanto questo viaggio virtuale per poi, perchรฉ no, programmarne uno reale, che difficilmente vi deluderร . E quindi chi lo ha detto che non si puรฒ unire il Diavolo con l’Acquasanta?

In viaggio

Per chi vuol fare un giro turistico attraverso borghi e localitร  conosciute e non e piene d’incanto, per chi ha un budget ristretto e poco tempo a disposizione propongo questo itinerario che certamente vi sorprenderร  dal punto di vista paesaggistico, storico ma soprattutto leggendario.

Casa del Diavolo

Si parte da Casa del Diavolo, che รจ una frazione del comune di Perugia a 237 metri sul livello del mare. Il suo nome รจ intriso di mistero e di segreto tale da farne il luogo piรน inquietante di tutta la regione e tale da stuzzicare la curiositร  del viaggiatore e del turista. รˆ proprio il caso di dire: ยซPerchรฉ diavolo si chiama cosรฌ questo posto?ยป. Le origini del nome non sono certe e per questo si sono moltiplicate le leggende. Secondo alcuni storici l’origine รจ legata al passaggio di Annibale (216 a.C.) che causรฒ cosรฌ tanta distruzione e tanta morte che portรฒ il luogo a essere considerato come la dimora del male e quindi del Diavolo.
Un’altra tesi, basata anche su reperti archeologici, fa risalire questo nome all’etร  medievale, quando molti bambini nascevano morti o morivano prematuramente. Non essendo stati battezzati in tempo, i bambini non potevano cosรฌ accedere al Paradiso e il loro destino era l’Inferno. Secondo un’altra leggenda, d’ispirazione medievale, questo luogo era sede di una locanda dove solitamente vi soggiornavano banditi, assassini e briganti delle zone vicine. Queste frequentazioni attirarono l’attenzione del Diavolo stesso, che non esitรฒ ad intrattenersi e a stringere patti con questi loschi figuri, per poi aprire una profondissima buca e tornare all’Inferno.
Uscendo da Casa del Diavolo si percorre la E45 e poi la strada provinciale 174 e dopo circa 19 km si arriva a Perugia.

 

cosa vedere a perugia umbria

Perugia

Perugia

Nota per le mura difensive, il Palazzo dei Priori e la Fontana Maggiore, Perugia รจ il capoluogo di Regione. La leggenda che caratterizza maggiormente questa cittร  รจ quella che vede coinvolta anche Narni. Si narra infatti che, in epoca medievale, un Grifo, creatura dal corpo di leone e testa di aquila, tormentava gli abitanti e faceva razzia di animali dei due centri cittadini e delle campagne circostanti. Perugini e narnesi allora unirono le forze, mettendo da parte la loro rivalitร , per eliminare questa bestia che alla fine, dopo dure battaglie, fu catturata. Come trofeo Perugia prese la pelle e Narni il corpo scuoiato. Da qui l’origine degli stemmi: Perugia, Grifo bianco (la pelle) in campo rosso e, Narni, Grifo rosso (il corpo scuoiato) in campo bianco.
La tappa successiva, dopo circa 20 minuti di auto, รจ Assisi.

Assisi

รˆ qui che, nel 1180, nacque Francesco divenuto Santo e fondatore dell’Ordine dei Francescani. Intorno a San Francesco si mescola storia e leggenda, cosรฌ agli oltre 40 miracoli riconosciuti dalla Chiesa, si aggiungono altrettante leggende che lo vedono protagonista. Vediamone una tra le piรน rappresentative: quella del pesce.
Si narra che un pescatore, vedendo passare Francesco, lo avesse fermato e gli avesse regalato una tinca appena pescata. Francesco accettรฒ il regalo, ma rigettรฒ la tinca in acqua ed iniziรฒ a cantare le lodi di Dio. La leggenda racconta che il pesce rimase vicino al Santo a giocare e ad ascoltare le lodi e che, appena gli fu dato il permesso, tornรฒ libero tra gli altri pesci. Ad Assisi non ho resistito a comprare i Baci, morbidi pasticcini con pasta di mandorle e granella di pistacchio e il Bocconcello, focaccia biscottata arricchita da formaggio. Continuando sempre in direzione sud, dopo circa 15 minuti arriviamo a Spello.

 

Spello

Spello

Spello รจ un borgo ricchissimo di storia e di arte, carico di tradizioni ma anche di leggende. La piรน famosa รจ quella legata alla figura del paladino Orlando, il celebre compagno dell’Imperatore Carlo Magno. La leggenda vuole che Orlando passasse per Spello e, nonostante la sua fama fosse grandissima, non fosse riconosciuto dagli abitanti del luogo e cosรฌ rinchiuso dalle guardie in una specie di prigione. Una volta accortisi chi veramente era, gli spellani lo liberarono e lo nominarono protettore della cittร .
Un segno del leggendario passaggio di Orlando a Spello lo troviamo nelle mura, dove c’รจ unโ€™epigrafe che allude all’eroe. A Spello ho fatto acquisti in una salumeria; palle del nonno e ciauscolo. Le avrei provate in serata, terminato il viaggio, anche se dall’aspetto mi era venuta voglia di provarle subito.
Neanche 10 minuti di auto e giungiamo a Foligno.

Foligno

Terra mistica l’Umbria, dove molti racconti, tramandati anche per via orale, hanno origini che si perdono nella memoria. Foligno per la sua posizione รจ considerata, fin dai tempi antichi, lu centru de lu munnu e i suoi abitanti, oltre a chiamarsi folignati si chiamano pure Cuccugnau, cioรจ civetta. Ci sono tre leggende che spiegano questo appellativo. La prima fa riferimento alle monete d’oro fabbricate nella zecca di Foligno e chiamate occhi di civetta. La seconda narra di una colomba di cartapesta fatta calare dal campanile della cattedrale durante la festa di Pentecoste, ma piรน che una colomba assomigliava a una civetta. La terza leggenda ci parla invece di come i folignati fossero degli esperti nella caccia alla civetta.
Dopo appena 12 km arriviamo a Trevi.

Trevi

Continua cosรฌ il nostro viaggio attraverso le meraviglie e le leggende dell’Umbria. Nel Comune di Trevi, ma non semplicissima da trovare e tra l’altro completamente immersa nella vegetazione, si trova un luogo di culto affascinante ma anche dimenticato: l’Abbazia di Santo Stefano in Manciano. Quasi totalmente divelta, di essa oggi rimangono parte delle mura, una parte della cripta e dell’abside. Attorno a questa chiesa aleggia una leggenda che la vorrebbe come sede di un tesoro nascosto. Si narra che i monaci ivi residenti fossero talmente ricchi e pieni d’argento da poter ferrare con questo metallo i propri cavalli. La leggenda continua a narrare che i lupi, mentre attaccavano i cavalli, spaventati per la luminositร  dell’argento, scapparono via senza colpo ferire. Si dice che questo tesoro รจ ancora sepolto sotto l’Abbazia.
Passeggiando tra gli oliveti รจ obbligo visitare anche il Santuario della Madonna delle Lacrime e, a proposito di oliveti, non puรฒ mancare l’acquisto di una bottiglia d’olio extravergine, il piรน rinomato dei prodotti tipici trevani. Con una bottiglia di Trebbiano e con del sedano nero ho terminato i miei acquisti enogastronomici.
Dieci minuti di macchina e siamo a Campello sul Clitunno.

 

Trevi

Campello sul Clitunno

Principale caratteristica del luogo sono le Fonti del Clitunno, parco naturale con un laghetto di acque limpide e calme, polle sorgive e salici piangenti. Si racconta che le acque del Clitunno fossero una fonte di purificazione dell’anima: chiunque s’immergeva nel fiume ne usciva migliorato. La leggenda sul Clitunno ci dice che i buoi che si fermavano ad abbeverarsi al fiume ne uscivano con un manto piรน pulito. Siamo in orario sulla tabella di marcia e lo stomaco comincia a dare segni inequivocabili; abbiamo fame. รˆ ora di trovare un’osteria o locanda e assaggiare i piatti tipici di questa zona. Da queste parti non riesco a rinunciare alla strapazzata con il tartufo, agli strangozzi e alle lumache. Per finire un’ottima porzione di rocciata, dolce che assomiglia un po’ allo strudel. Da bere? Un calice di Sagrantino e uno di Montefalco.

Spoleto

Soddisfatti del pranzo arriviamo a Spoleto, famosa soprattutto per il Festival dei Due Mondi. La leggenda di Spoleto รจ legata al Ponte Sanguinario. Il Ponte Sanguinario รจ situato nel sottosuolo, a pochi metri dalla Basilica di San Gregorio Maggiore, l’ingresso รจ possibile grazie ad una breve scala che si interra sotto il piano stradale.
La leggenda narra che, intorno al II secolo d.C., viveva a Spoleto un giovane nobile di nome Ponziano che iniziรฒ a predicare la religione dei cristiani. Le politiche anticristiane dell’epoca erano implacabili e anche Ponziano non fu risparmiato dalle persecuzioni. Condotto sul ponte che al tempo conduceva allla via Flaminia oltre il fiume Tessini, venne decapitato. La testa mozzata raggiunse il luogo dove poi รจ sorta la chiesa e prese a zampillare una fonte di acqua purissima.
Percorrendo la strada statale 685 in 50 minuti arriviamo a Norcia.

 

Norcia

Norcia

Norcia รจ posta a 600 metri s.l.m. ed รจ inserita nel comprensorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Sappiamo quanto รจ stata colpita dal terremoto del 2016 ma il carattere tenace dei suoi abitanti la riporterร  a nuovi splendori. Norcia รจ soprattutto famosa per le sue norcinerie piene di prosciutti, salsicce e ogni ben di Dio. Famosa altrettanto per il tartufo, le lenticchie, la pasta alla norcina, la birra dei monaci benedettini e i coglioni di mulo, il salume irriverente. La birra me la sono comprata direttamente dai monaci presso il Monastero. La Guida alle birre d’Italia l’ha definita imperdibile!
La leggenda che avvolge il Parco Naturale รจ la leggenda della Sibilla. Secondo la comune credenza, lungo le pareti dei monti si troverebbe la grotta, luogo ora incantato ora stregato in cui una fata o una megera riceveva la visita dei piรน coraggiosi che volevano conoscere il proprio futuro. Dopo secoli di favole tramandate della grotta non resta che un cumulo di macerie e un’infinitร  di teorie si sono sviluppate intorno a questa favola magica. Da notare che la leggenda si รจ diffusa in tutta Europa grazie al romanzo cavalleresco Il Guerin Meschino.
Uscendo da Norcia s’imbocca la strada provinciale 477 e dopo 18 km si arriva a Forca Canapine.

Forca Canapine

Innanzitutto c’รจ da specificare bene che Forca Canapine non ha niente da condividere con la Foce di Canapino. I nomi sono simili ma i luoghi sono distanti. La Foce di Canapino non รจ altro che un impegnativo fuoripista dell’appennino tosco-emiliano, sconosciuto a molti. Forca Canapine invece รจ un valico stradale dell’appennino umbro-marchigiano situato sui monti Sibillini, ad un’altezza di 1541 metri s.l.m.; siamo quindi sul confine tra Umbria e Marche. Il toponimo deriva da due termini: Forca che vuol dire valico, mentre Canapine fa riferimento alla coltivazione e alla raccolta della canapa. Interessante notare che la localitร  fa parte dell’itinerario del Sentiero E1 che congiunge Capo Nord a Capo Passero, in provincia di Siracusa.
Con un passo siamo nelle Marche.

 

Forca Canapine

Arquata del Tronto

Percorrendo la strada provinciale 64, poi la strada statale 685 e ancora le strade provinciali 230 e 129, in circa 25 minuti arriviamo ad Arquata del Tronto, provincia di Ascoli Piceno.
รˆ un piccolo Comune di poco piรน di mille abitanti ed anche questo รจ stato gravemente danneggiato dal terremoto del 2016. Anche Arquata ha la sua leggenda. Si narra infatti che il locale castello sia infestata da fantasmi, o meglio, da un fantasma femminile. La leggenda racconta che il re Giacome di Borbone rinchiuse la moglie e regina Giovanna II d’Angiรฒ nella torre piรน alta del maniero dopo averla dichiarata pazza perchรฉ piรน volte macchiatasi del peccato di lussuria. Si dice che, in base alla qualitร  della prestazione, la regina aveva il potere di dare in pasto ai lupi i pastori che non raggiungevano la sufficienza sotto le lenzuola. Povero Giacomo di Borbone! Giovanna II D’Angiรฒ abiterebbe ancora dentro quelle mura sotto forma di fantasma; qualcuno dice ancora di sentire dei rumori sinistri riecheggiare dalla rocca.
Dopo circa 12 km, percorrendo la provinciale 129 e la statale 4, arriviamo alla nostra ultima tappa: Acquasanta Terme.

 

Acquasanta Terme

Acquasanta Terme

Acquasanta Terme รจ un comune di 2600 abitanti in provincia di Ascoli Piceno e si trova nel comprensorio del Parco Nazionale del Gran Sasso. Giร  il nome della localitร  รจ un programma: dal sottosuolo infatti sgorga un’acqua termale sulfurea alla temperatura di 38 gradi. Il territorio poi รจ ricco di tesori artistici e di principale interesse sono il Castel di Luco e il monastero di San Benedetto in Valledacqua. La piccola leggenda di questo paese vuole che le sue terme abbiano dato sollievo, nel 712, a un console romano, tanto che da quel momento vennero segnate sulla mappa per curare i feriti dopo le battaglie.

Con questo itinerario, che consiglio veramente a tutti ma specialmente ai forestieri, sono riuscito a unire il Diavolo (Casa del Diavolo) con l’Acquasanta (Acquasanta Terme). Buon Viaggio!

ยซRiaccendiamo la speranzaยป รจ lo slogan che accompagna l’iniziativa di ripristinare l’abitudine che, fino al 2010, ricorreva ogni anno, dall’8 dicembre al 7 gennaio: veniva allestita una struttura stilizzata e illuminata che, raffigurante un albero di Natale, veniva adagiata sul versante collinare nord-ovest dell’Isola Maggiore, nel Comune di Tuoro sul Trasimeno.

Le Proloco di Isola Maggiore e di Tuoro sul Trasimeno si sono unite per riprendere, da quest’anno e dopo 10 anni di fermo, la tradizione per l’allestimento dell’Albero di Natale isolano che affonda le radici nei primi anni Novanta.
Il Comune di Tuoro ha ben accolto e sostenuto l’iniziativa, che rappresenta il rinnovo di un simbolo tradizionale delle festivitร , ma anche un messaggio di speranza, in questi tempi di emergenza sanitaria sempre piรน stringente. La presidente della Proloco di Isola Maggiore, Silvia Silvi, ci ha detto con orgoglio: ยซIl ripristino dell’albero รจ un momento importante per la nostra beneamata isola. Da qualche anno non veniva piรน realizzato, per la drastica riduzione del numero degli isolani e per l’impianto d’illuminazione dell’albero, che non era piรน a norma. Inoltre la sinergia d’intenti e l’unione delle forze con la Proloco di Tuoro, in accordo con il Comune, rappresenta un momento molto significativo, in quanto si tratta di una prima volta, per due associazioni di questa tipologia, che operano in simbiosi sullo stesso territorioยป.

 

 

Fabrizio Magara, il presidente della Proloco di Tuoro, invece ha riferito: ยซLa struttura dell’albero รจ composta da oltre 400 metri di cavo e da circa 300 lampadine a led. Sarร  visibile dalla superstrada e da molti punti del territorio lacustre. Questa iniziativa รจ un grosso impegno che ci siamo sentiti di prendere insieme alla Proloco di Isola e al Comune per riuscire a rilanciare un simbolo che ridร , con la sua luce, speranza a tuttiยป. รˆ poi la volta dellโ€™assessore alla Cultura del comune lacustre, Thomas Fabilli: ยซL’albero verrร  acceso l’8 dicembre, probabilmente dalla panoramica terrazza toreggiana, definita Del Rondรฒ, che si affaccia sulle acque del Trasimeno e proprio di fronte a sรฉ ha la nostra Isola Maggiore. Sul suo versante collinare sarร  ubicata la struttura che richiama alla mente un albero di natale, pronto a illuminarsi per l’azione della prima cittadina, Maria Elena Minciaroniยป.

 

 

La Sindaca Maria Elena Minciaroni ha comunicato con fierezza: ยซL’iniziativa rappresenta – e il Comune ne รจ partecipe –ย  la volontร  della nostra gente di ripristinare l’albero di Natale di Isola, per rinverdire una tradizione che si era persa da qualche anno. Potrร  dare speranza a tutte quelle persone sole che, anche da lontano, riusciranno a intravedere l’albero illuminato, che farร  loro un po’ di compagnia. Inoltre sarร  compagno di tutti quelli che, guardandolo, potranno ritrovare energia, fiducia e ottimismo in questi delicati e complicati tempi di emergenza sanitariaยป. Le due Proloco e il Comune si riservano di integrare l’evento con un programma, ovviamente tenendo conto degli aggiornamenti in tema di sicurezza COVID. Gli organizzatori saranno ben felici di ricevere supporto dai privati e dagli imprenditori che volessero contribuire al sostegno dell’iniziativa.

ยซLa rivalitร  tra Terni e Perugia รจ divertente e fa parte del gioco, basta che non si esageri altrimenti diventa stupido. Il Perugia in C? Beh, sรฌ che ho goduto!ยป.

Francesco Lancia รจ uno che lavora dietro le quinte come autore di numerose trasmissioni televisive per Rai, La7, Sky, Mediaset, DeejayY Tv e Comedy Central. รˆ anche autore e voce di Radio Deejay, nel programma Chiamate Roma Triuno Triuno con il Trio Medusa e proprio questโ€™estate, durante la trasmissione radiofonica, ha fatto uno spot divertente e decisamente efficace, per incentivare il turismo in Umbria. Lui, umbro di Terni, รจ molto legato alla regione e alla sua cittร : qualche giorno fa, in dialetto ternano, ha lanciato un appello da influencer per incentivare lโ€™uso della mascherina. ยซAppena posso nei miei spettacoli e testi cerco sempre di inserire lโ€™Umbria. Ho citato persino Perugia!ยป (scherza). ยซVorrei vedere!ยป gli rispondo di getto. Nel corso della nostra chiacchierata via Skype, la rivalitร  tra Perugia e Terni รจ venuta fuori – non poteva essere altrimenti: un sano sfottรฒ, quello che ti fa fare una risata. Ma lโ€™obiettivo dellโ€™intervista รจ far conoscere Francesco, diventato famoso ai piรน per ยซVenite in Umbria, strโ€ฆยป.

Visto lโ€™appello che hai fatto questโ€™estate non posso che chiederti: qual รจ il tuo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame molto forte: sono nato a Terni, ho vissuto a Terni fino a 18 anni poi sono andato a studiare a Roma e, a causa del mio lavoro, ora vivo qui, ma i miei genitori abitano ancora a Terni e appena posso vado a trovarli. Le feste comandate (come si dice) le passo sempre lรฌ. Inoltre, nei miei spettacoli cerco sempre di citare la cittร  o la regione proprio per evidenziare il mio attaccamento.

Informatico, autore televisivo, speaker radiofonico, attore, doppiatore: di preciso chi รจ Francesco?

Non lo so ancora! Posso dire che il mio mestiere principale รจ quello di autore radiotelevisivo, poi dallโ€™autoraggio radiofonico sono diventato anche una voce, ma la mia grande passione รจ quella dellโ€™improvvisazione teatrale. Ovviamente oggi รจ difficile vivere solo di teatro, ma รจ una bellissima passione che cerco di portare avanti. Sono uno a cui piace fare un sacco di cose e cambiare spesso, magari tornerรฒ a fare lโ€™informatico, mai dire mai!

Quindi lโ€™improvvisazione รจ la tua passione?

Sรฌ, sono disposto a fare chilometri e chilometri anche gratis. Gli altri sono anchโ€™essi divertenti, ma rimangono lavoro. Scrivere mi piace tantissimo, lavorare in radio anche, ma รจ dallโ€™improvvisazione che รจ nato tutto, sono partito da lรฌ.

 

Francesco Lancia, ph Elisa Pรฌzza

Sei anche uno dei fondatori della compagnia teatrale de I Bugiardini che fa proprio teatro dโ€™improvvisazioneโ€ฆย ย 

Esatto. Saliamo sul palco senza avere nulla di pronto e chiediamo al pubblico cosa vuole vedere. Riusciamo a realizzare uno spettacolo con una storia e delle canzoni, cosรฌ, creato dal nulla. รˆ molto divertente sia per il pubblico sia per noi attori. Non sai mai quello che succede. Devo dire che รจ utile anche per la vita di tutti i giorni: se arriva un imprevisto sai come affrontarlo e come reagire al meglio. Un corso dโ€™improvvisazione lo consiglierei a tutti.

Cโ€™รจ un programma che hai scritto di cui sei piรน orgoglioso?

Tanti. Ho sempre avuto la fortuna di lavorare in programmi che mi sono piaciuti, fin dal primo realizzato col Trio Medusa. Poi da autore ho scritto il programma per La7 la Gaia Scienza, se potessi lo rifarei domani, mi sono divertito moltissimo. Non posso non nominare anche Zero e lode andato in onda su RaiUno. Sono molti i programmi che ho voluto fare e pochi quelli che ho dovuto fare. Mi sento un privilegiato!

Partendo da Terni, come si arriva a fare tutto questo? Come hai cominciato?

Ho rinunciato a un contratto a tempo indeterminato per iniziare seriamente la carriera di autoreโ€ฆ immagina la reazione dei miei genitori! Passo dopo passo, per ora รจ andata beneโ€ฆ

La tua promozione dellโ€™Umbria su Radio Deejay questโ€™estate ha avuto un grande successoโ€ฆ

Sรฌ, me lo hanno detto in tanti e alcuni sostengono che sia anche un poโ€™ merito mio il turismo di questโ€™estate. Io non penso: lโ€™Umbria รจ meravigliosa ed รจ facile da raggiungere. Io posso aver messo il tarlo in testa a qualcuno, ma il grosso lo fa il territorio.

Com’รจ nato il pezzo?

Quel pezzo lโ€™ho scritto al volo, la mattina stessa e lโ€™ho fatto con molta leggerezza. Sono contentissimo che sia diventato virale! Quando posso, cerco sempre di valorizzare la regione: non si puรฒ restare attaccati al solo passato industriale – parlo di Terni – si deve puntare su altro come ad esempio lโ€™enogastronomia. ยซMa quando se magna bene in Umbria?!ยป Ma in pochi lo sanno. Inoltre, ti do una notizia in anteprima: per Comedy Central ho girato una puntata particolare (andrร  in onda tra diversi mesi) e tutto quello che serviva lo abbiamo trovato in Umbria. Siamo stati al Caos di Terni, allโ€™Abbazia di San Pietro in Valle e al museo delle mummie di Ferentillo. รˆ una regione tutta da scoprire.

Per il turismo natalizio cosa potremmo dire? Venite in Umbria a Nataleโ€ฆ

Intanto ci sono io, in Umbria a Natale, che mangio il panpepato โ€“ lo faccio anche a Roma con la mia ricettina e poi lo regalo. In Umbria non cโ€™รจ il mare, quindi quale migliore occasione se non dโ€™inverno, poi non nevica o nevica poco, ci sono un sacco di cose da vedere: lโ€™albero di Gubbio, la Stella di Miranda a Terniโ€ฆ una buona meta a basso costo per il Natale! Situazione Covid permettendo.

Hai fatto il liceo scientifico Galileo Galilei di Terniโ€ฆ io quello di Perugia! Da qui ti chiedo: lโ€™ha mai sentita la rivalitร  tra le due cittร ?

Avoja! Ci gioco spessissimo sulla rivalitร  tra le due cittร , ovviamente in modo goliardico, non farei mai nulla di male ai cugini biancorossi. Ho una carissima amica perugina e ce le diciamo di tutti i colori, perchรฉ รจ divertente. Come hai sentito, nello spot ho nominato anche Perugia e ci sono tante persone intelligenti perugine โ€“ (scherza) โ€“ che in radio mi scrivono per prendermi in giro per lโ€™accento ternano. Lo fanno simpaticamente. Fa parte del gioco. Da ragazzo poi, vivevo la rivalitร  anche a livello calcistico.

Quindi sei tifoso?

Della Ternana sarรฒ sempre tifoso. Da ragazzo andavo in curva, in trasfertaโ€ฆ ora seguo molto poco il calcio, perรฒ: ยซChe ha fatto la Ternana?ยป lo devo sapere ogni domenica. Finchรฉ il campanilismo รจ divertimento va bene, quando esagera diventa stupido.

Dรฌ la veritร : hai goduto della retrocessione in serie C del Perugia?

Beh, per forza! Un poโ€™ sรฌ (ride). In questo momento รจ una guerra tra poveri, ma fa godere lo stesso! Vediamo cosa succede questโ€™anno.

Sei un appassionato di giochi da tavolo: qual รจ il tuo preferito?

Ne ho piรน di 400. Non sono i classici giochi, sono i giochi da tavolo di ultima generazione, quando li ho scoperti mi si รจ aperto un mondo. รˆ complicato sceglierne uno.

Se lโ€™Umbria fosse un gioco da tavolo, quale sarebbe?

รˆ una bellissima domanda. Potrebbe essere Indovina chi? Tipo: ยซCโ€™รจ la metropolitana?ยป si butta giรน tutto e finisce, oppure ยซCi sono Santi famosi?ยป ยซSรฌยป allora si lasciano alzati Terni, Assisi, Cascia. Ci si potrebbe pensare.

Come descriveresti lโ€™Umbria in tre parole?

Natura, cibo, Natale.

La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Il verde, la cascata delle Marmore.

Lโ€™Umbria รจ una regione lontana dal mare: a sinistra ci vogliono 138 km per arrivare allโ€™Adriatico e a destra 335 km per raggiungere il Tirreno. Eppure in questa regione, che ha conosciuto il mare solo qualche milione dโ€™anni fa, la collana di corallo รจ stata un oggetto a cui non si poteva rinunciare.

Era il regalo della suocera alla nuora e, nel caso la suocera non avesse avuto disponibilitร , ci pensava la mamma della sposa. La collana non poteva assolutamente mancare: ogni figlia che andava sposa doveva essere protetta da fatture e malefici.
La collana aveva perle rigorosamente digradanti ed era quella centrale a conferirle il vero valore. La perla centrale doveva essere grande, addirittura esagerata per meglio esibire la ricchezza della famiglia. Una tradizione tramandata fino agli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso, quando in ogni circostanza importante si doveva sfoggiare la collana di corallo. Ormai il suo valore scaramantico รจ stato dimenticato: la collana col suo colore sanguigno non protegge piรน dalle influenze maligne, รจ semplicemente bella da portare e piรน si รจ distanti dal mare piรน la si apprezza.
Chi oggi tratta ancora coralli in Umbria afferma che la collana rossa รจ tornata di moda e che se ne vendono tante. La lavorazione perรฒ non si fa qui e gli artigiani capaci di ricavare perle e altri manufatti dalle colonne coralline sono sempre piรน rari.

 

Un monile antico

In Umbria, anche quando i collegamenti erano difficili e rischiosi, come nel Medioevo, i coralli si trovavano sempre. Li avevano gli speziali, che li macinavano per farne medicine per i ricchi, li dipingevano i pittori, caricandoli di tutti i simboli religiosi e magici allora conosciuti ed erano portati dalle donne che potevano permetterseli.
I pittori del Quattrocento e del Cinquecento hanno amato molto il corallo, tanto che Piero della Francesca, Pinturicchio, Bronzino e diversi pittori umbri hanno spesso raffigurato Gesรน Bambino con una collanina da cui ne pende un rametto. Il colore rosso ricorda il sangue, la forma articolata dei rami del corallo ricorda la circolazione sangue e il tutto preannuncia il futuro martirio. Il Bambino con collanina piรน famoso รจ certamente quello in braccio alla Madonna di Senigallia di Piero della Francesca.
Ormai il corallo viene da mari lontani perchรฉ il Mediterraneo lo ha quasi tutto esaurito. Sembra incredibile, ma solo 50 – 60 anni fa a Torre del Greco (Napoli) si lavorava solo il corallo di prima qualitร  mentre il resto veniva usato per costruire le case o come materiale di riempimento sotto lโ€™asfalto. Oggi, girando per Torre del Greco, si possono ancora vedere muri fatti con pietre e corallo. Adesso che il mondo si รจ ristretto, il commercio del corallo si รจ allargato anche se il materiale da gioielleria รจ sempre piรน difficile da reperire.
Ci รจ stato spiegato che il corallo rosa e quello pelle dโ€™angelo vengono dal Pacifico, quello rosso scuro (detto moro) proviene dal Giappone, mentre la qualitร  migliore รจ ancora quella del Mediterraneo e in particolare quella di Alghero dove perรฒ, per trovare una bella barriera, si deve scendere fino a 120 metri di profonditร .

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