La Pasqua si avvicina e sulle tavole degli italiani, tra le varie prelibatezze, non potrร di certo mancare la tradizionale colomba, di cui l’Umbria, con le sue innumerevoli pasticcerie artigianali, vanta un’offerta ampia e di qualitร . Ma come scegliere quella perfetta?
L’Universitร dei Sapori, Corebook e Rosaria Castaldo di AboutUmbria, domani alle ore 9.00, si incontrano presso la sede dell’Universitร dei Sapori con giornalisti ed esperti del settore per degustare le colombe artigianali umbre.
La Ciaramicola e la torta dolce sono i dolci tipici umbri del periodo pasquale. Non la colomba, le cui origini si confondono tra aneddoti e leggende del Nord. Anche se la contesa resta tra Milano e Verona, in tutta la pasticceria italiana non esiste dolce piรน simbolico di questa preparazione che evoca la pace, piรน che mai ambita in questa difficile fase internazionale. Se poi, alla particolare forma, aggiungiamo il successo smisurato raggiunto dai lievitati negli ultimi anni, ecco che la Colomba spicca il volo. Dal supermercato alla pasticceria piรน raffinata il soffice dolce ammicca su scaffali e vetrine, si parte da pochi euro fino a 40 e oltre per portare in tavola il simbolo della pace. Ma come scegliere tra le decine di offerte e proposte gourmet?
In base al proprio portafoglio ovviamente ma anche prediligendo un prodotto che rispecchi almeno in parte le caratteristiche qualitative di un disciplinare (sรฌ, la Colomba tradizionale ha un regolamento ministeriale), che sia ottimo al palato e soprattutto genuino. Scadenza breve, lievito madre, assenza di conservanti e ingredienti di qualitร : queste sono le proprietร principali che valgono la spesa un poโ piรน impegnativa per un prodotto realmente artigianale. Di questo e oltre si discuterร martedรฌ 19 marzo in questo incontro-degustazione, organizzato dallโUniversitร dei Sapori di Perugia in collaborazione con Corebook, con giornalisti ed esperti di settore per testare le colombe artigianali umbre piรน golose, quelle che assolutamente non potranno mancare sulla tavola pasquale.
Nel 1924 Giovanni Buitoni cambia il nome dei “Cazzotti” in “Baci” e gli dร una nuova veste. L’incarto argento con le scritte blu e il messaggio d’amore al suo interno sono opera dell’art director di Perugina, il futurista Federico Seneca.
Baci Perugina, un nome e un secolo di storia. Ogni italiano mangia, di media, 8,3 Baci Perugina ogni anno e la Peruginalo soddisfa producendone 500 milioni in 12 mesi. Malgrado si affoghi in dolci e di cioccolati di genere, i Baci Perugina sono inossidabili. Hanno superato il secolo e sono dei vecchietti in piena salute.
Baci Perugina, foto da baciperugina.com
Sono stati dei precursori di cose che oggi diamo per scontate. Un cioccolatino incartato? Normale. Un cioccolatino in scatola? Normale. Cioccolatini accanto o dentro un oggetto piรน o meno prezioso? Normale. Una confezione regalo? Normale. Ma cโรจ stato un tempo in cui tutto questo non solo non era normale, ma non lo aveva ancora pensato nessuno. I Baci Perugina sono stati un importante indotto di lavoro per tutta la provincia di Perugia. Forse รจ meglio cominciare dallโinizio. Nel 1922il cioccolato era ancora giovanetto. Il secolo precedente era servito a far cambiare aspetto al cioccolato da liquido a solido. Nel 1700 era solo la bevanda amata dalle รฉlite che lo sorbivano in magnifiche tazze di porcellana e lo versavano da bricchi appositi. Poi chimici e farmacisti scoprirono che se al cioccolato si aggiunge il burro di cacao, questo si solidifica.
NellโOttocento nacquero le tavolette di cioccolata prodotte da societร ancora in auge come Maiani, Lindt, Cadbury. Le tavolette sono la prima produzione industriale di cioccolato e vengono quadrettate o rigate per facilitarne la rottura. ร la forma che conosciamo che si divide facilmente si mette nel pane e si puรฒ dividere tra amici. ร diventata un prodotto sociale. Il prodotto va a ruba, ma resta di nicchia. Infatti, quando gli americani arrivarono in Italia con la Seconda Guerra Mondiale, distribuirono tavolette di cioccolata che molti italiani hanno ricordato per anni perchรฉ molti di loro non le avevano mai assaggiate.
Ma la tavoletta non รจ un cioccolatino. Li ci vuole ancora un poโ di tecnica. Il cioccolato in tavoletta รจ duro; allora la stessa massa, colata in uno stampo, diventa un piccolo recipiente che si presta ad essere riempito. Nascono cosรฌ le praline, che riempiono i vassoi delle belle pasticcerie di Torino e Parigi. Le praline era adatte per essere consumate al tavolo da tรจ e prese una per una con delicatezza per non sporcarsi le dita. Si confezionavano solo su richiesta ed erano molto care.
Intanto gli anni passano e a Perugia lavora la coppia Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni. Due industriali illuminati. Luisa segue la produzione delle caramelle Rossana, un grande successo, e poi dร il suo nome alle tavolette di cioccolato fondente. Cโerano anche altri prodotti dolciari prodotti dallโazienda e purtroppo gli sprechi erano elevati.
In fabbrica se si spreca รจ sempre per volumi molto grandi. Ogni giorno si gettavano nella spazzatura chili di nocciole e di cioccolato. Luisa non รจ tirchia, ma non intende buttare via materie prime di ottima qualitร .
Unโidea che ha si riassume in piรน punti.
La fase delle nocciole:
parte delle nocciole avanzate serve per fare il gianduia
alcune si conservano intere
le altre si riducono a granella
si miscela il gianduia con le nocciole spezzettate.
La fase del cioccolato:
in uno stampino si cola il cioccolato e sulla punta si cala una nocciola intera.
la scocca di cioccolato vuota viene riempita con la miscela di gianduia e granella di nocciole.
sigillare la base con il cioccolato Luisa fondente.
Il cioccolatino รจ fatto. Luisa trova che la forma le ricorda un pugno perchรฉ รจ tondeggiante con unโevidente protuberanza in cima. Decide di chiamarlo Cazzotto e questo sarร incartato. Lโidea dโincartarlo รจ ottima perchรฉ non sporca le dita quando lo si tocca, puรฒ essere tenuto in tasca e se ne puรฒ comperare uno alla volta e portarlo via. Ma il nome! Non puรฒ andare, รจ un errore di comunicazione. Come si fa a dire: ti offro un Cazzotto. ร meglio offrire un Bacio. ร nel 1924 che Giovanni Spagnoli cambia il nome ai Cazzotti per trasformali in Baci.
Pubblicitร degli anni ’20
Basta questo a far scattare la molla della genialitร e le cose si concatenano. La Perugina aveva un Direttore Artistico che era Francesco Seneca. Lui trova che incartare il prodotto va bene, ma non si distingue, ci vuole un incarto che attiri lโattenzione. Lui e Giovanni Buitoni pensano a un incarto romantico. Forse รจ stata lโimmagine del famoso quadro di Francesco Hayez,Il Bacio, a suggerirglielo; comunque elaborano unโimmagine romantica: contro un cielo trapunto di stelle si stagliano due figure nere abbracciate mentre si baciano. Lโimmagine nera lascia immaginare ogni sfumatura della passione amorosa.
Il Bacio Perugina piace e piace anche lโincarto. Ma Buitoni non si accontenta, vuole distinguersi sopra tutti e fa aggiungere, tra la stagnola e il cioccolatino un cartiglio con una frase dโamore. Lโidea รจ piรน che vincente visto che a distanza di un secolo il cartiglio cโรจ ancora. Adesso รจ diventato multilingue, ma chi ha tra le mani un Bacio, prima di metterlo in bocca cerca subito il cartiglio. La nostra storia non finisce qui, perchรฉ Buitoni era uno di quegli industriali illuminati che ogni tanto appaiono e lavorano anche per la comunitร .
Unโaltra novitร sta per sorgere nellโuniverso Perugina/Buitoni: la confezione regalo.
Buitoni coinvolge una tipografia e una fabbrica di scatole. Sul coperchio fa stampare lโimmagine della coppia che si bacia sul fondo di stelle e dentro ci sono i cioccolatini in fila. Il tutto chiuso e legato da un bel fiocco. Si apriva lโera delle scatole di cioccolatini giร pronte per essere regalate. Perchรฉ illuminato? Perchรฉ la sua idea riattiva il settore tipografico che languiva e offrรฌ molti nuovi posti di lavoro. La stessa cosa accadde nel dopoguerra, quando a Deruta il lavoro dei ceramisti ristagnava e molti erano costretti ad emigrare.
Buitoni decide che la confezione regalo non sarร solo la scatola, ma diventa piรน preziosa se accanto ai cioccolatini cโรจ un oggetto. Nascono gli asinelli verdi in ceramica di Deruta, che tirano un carrettino o che trasportano due gerle cariche di cioccolatini. I Baci a dorso dโasino entreranno in tantissime case. Gli asinelli verdi oggi sono diventati un oggetto da collezione.
Lโattore e regista Gianluca Foresi ci ha regalato la sua personale descrizione di Orvieto, un girovagare per la cittร tra monumenti, storia, odori e sapori. UnโOrvieto come non lโavete mai vista!
Chiamatemi orvietano. Non vi paia questo un altezzoso esercizio narcisistico o un supponente timbro identitario, che vuole la stirpe urbevetana essere superiore in censo e nobile per nascita. ร solo un umile omaggio a un viaggiatore, Ismaele, che quando lโanimo gli si volge alla melanconia, non ha altro rimedio e panacea che mettersi per viaggio e andar per mare. E quando anchโio non per diporto o ferie drizzo la prua della mia automobile verso terre lontane, chรฉ lo faccio invece per mestiere, e volgo lo sguardo alla Rupe che tutto sovrasta e domina, giร pochi chilometri trascorsi, sento nascere dentro di me la nostalgia e lโamore per questo luogo ingombrante.
Veduta di Orvieto
Non si angoscino i miei concittadini: non ingombrante, perchรฉ pesante e fastidioso. Ingombrante per la sua storia, chรฉ nonostante il suo essere poco piรน di un borgo, ma non della Mancha, sul proprio suolo ha visto alternarsi eretici, architetti, pittori, filosofi, papi e financo imbonitori. I catari, a Orvieto conosciuti come patari (da qui la Strada Patarina), che qui hanno innalzato un baluardo contro la Santa Madre Chiesa; Lorenzo Maitani, che ha dato slancio ai marmi di una cattedrale a sostegno dellโemo-miracolo; Luca lโaffrescatore, di cui non mi sovviene il cognome – โฆ sarร un lapsus, vero Sigmund? – colpito anche tu dalla stessa dimenticanza, dopo averne ammirato il ciclo pittorico nella cappella del Duomo, ne hai magistralmente raccontato in Psicopatologia della vita quotidiana; e immagino gli appunti sul comodino della tua camera dโalbergo in Corso Cavour.
Affreschi di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto. Foto di Eleonora Cesaretti
Orvieto crocevia di esperienze e di speranze, come quella di Gerolamo Ferrante detto lโOrvietano, che nel 1603 ottenne dal comune la licenza a vendere un elisir, che famoso lo rese fino alla corte del Re Sole e onorato nelle lettere da Manzoni, Balzac, Moliรจre e Walter Scott; un elisir che se fosse venduto ai nostri giorni al mercato di Piazza del Popolo, ne sentiremmo gridare insieme a โSignoโ, guardate che pommidoriโ, โCโemo lโimpermiabbili peโ la pioggia e le elastiche peโ le mutandeโ e al cacio che โfarebbe resuscitaโ anche le morteโ. ร un coro polifonico รก la Dostoevskji il mercato di Orvieto, in cui le voci rimbalzano da un banco allโaltro come arringhe in un tribunale a difesa della propria merce e svilimento dellโaltrui. Opimo di profumi, di sapori e il popolo vi pascola, chi indolente, chi schizofrenico, fra primizie che poi planeranno sulle tavole e sui banchetti di questi Etruschi 2.0.
ร un formicolare il mercato, che poi si irradia per i vicoli, le strade e i boulevard (perdonami, Haussmannโฆ), Corso Cavour e Via del Duomo, dove si impastano sguardi indagatori e voraci, perchรฉ sullโUrbe il pettegolezzo รจ unโarte, filosofia di vita degli altri, รจ la chiacchieraย heideggeriana che dร la misura allโEssere e la dimensione e giustificazione al Tempo. Ma trattasi non di semplice intrusione nella vita altrui, piuttosto di una cura, un omaggio, unโattenzione che si pone a chi il proprio destino ha intrecciato al nostro, e come si intrecciano i destini degli uomini, cosรฌ fanno quelli delle strade. Perciรฒ tu, appassionato lettore, seguimi: vieni a gustare cornetti e cappelletti, insaccati e pasta fresca, odori di vigneti e fragranze di tozzetti. Lo so, cโhai preso gusto, e come te anche Orvieto, tanto che proprio qui nel lontano 1992 รจ nata la condotta Slow Food e da quel momento sulla Rupe, ma anche sotto, tutto รจ slow, tutto รจ lento, un tripudio di lentezza: ospedali, teatri, cattedrali, sembra di ritornare al ritmo della fabriceria, quando in quella che oggi รจ Piazza del Duomo, il lento incedere del tempo veniva scandito dal Maurizio, un automa che dettava le ore e i quarti agli operai e diceva loro: Adesso lavora, adesso riposa, adesso riposa, adesso lavora. Don, don, don. Lo stesso automa che anche oggi batte metallicamente il maglio sulla campana e detta al turista il suo tempo: adesso dormi, adesso destati.
Palazzo dei Sette, foto di Eleonora Cesaretti
Quel turista che giunge sulla Rupe dallโOriente lungo la via della Carbonara o dal nuovo mondo a scoprire i Fettucciniii con tartuffffi e il panini al prisgiutto di cinghiale. Ma non di solo pane vive lโuomo, chรฉ un altro impasto prezioso nasce in questa terra, una tradizione fatta dโargilla e forgiata negli antichi forni al tempo dei Lucumoni e poi dei podestร . Buccheri con atleti, teste di madonne e di messeri su smalti gialli, cervi in volo su sfondi verdi immortalano unโiconografia che ancora ci illuse e oggi ci illude. E guardandoli fissi ci si perde nel vortice dei dettagli ed รจ quasi una vertigine, come quella che prende chi per la prima volta sโaffaccia ai finestroni umidi del Pozzo di San Patrizio: proverbiale รจ la sua profonditร e il numero delle scale che si intrecciano e si sovrappongono per farci guadagnare la discesa e faticare la salita. Il desiderio piรน gettonato che gli olimpionici turisti sembrano richiedere รจ quello di un lieve riaffiorare in superficie. E guardando e rimirando lโorrifica struttura che si evince dai disegni, ovvero una doppia scala elicoidale, due volgari scale a chiocciola sovrapposte, immagino, con lโalta fantasia a cui non manca possa, che un giorno a tavola sorseggiando del vino, giร rinomato e voluto dal Signorelli – Danke, Doktor Freud –ย a emolumento parziale dei suoi servigi e della sua arte, il giovane Sangallo sia rimasto folgorato da un torcolo di farina, olio, prosciutto e pecorino arrotolato su se stesso, una lumachella. Eureka!, avrebbe potuto esclamare, per poi chinarsi a trasporre tutto sulla carta. E infine in pietra.
Il Pozzo di San Patrizio, foto di Eleonora Cesaretti
Potrร sembrarvi tutto questo un elogio della follia, ma non vi paia poi cosรฌ improbabile nel luogo dove gran parte dellโeconomia, della prosperitร , della fortuna e del futuro ha avuto origine da un lontano evento, chรฉ nonostante il Miracolo Eucaristico sia avvenuto a Bolsena, รจ solo grazie al Social Media Manager ante-litteram con sede in Orvieto, papa Urbano IV, se รจ diventato una ricorrenza festeggiata da tutta la cristianitร : Il Corpus Domini.
Da AMOR DI PANE al Free from, tra dolci e cuori piccanti โUn lungo viaggioโ. Francesco Favorito si racconta al San Valentino di Terni. La cittร fibrilla di eventi per la settimana del cuore.
Terni in questi giorni รจ turbinio d’amore. Vestita del Drappo valentiniano in cui il volto del patrono รจ rivitalizzato dalle opere del pittore Giovanni Gasparro, amarsi รจ un must. Dal corteo religioso di San Valentino alle mostre, videomapping e balli in maschera, si accendono gli spot, con App, teatro, musica e letture con UmbriaLibri Love. Incastri di solidarietร . Forme d’Amore declinate in ogni versione, forme di cioccolato si esprimono ovunque per grandi e piccini. Il Chocolate Love fest apre gli eventi dedicati al santo patrono di Terni. Per il Master Chocolate il dolce di San Valentino 2024 รจ Amor di pane.ย Creativo e artistico l’impiattamento, รจ un dolce frutto dell’ideazione del gruppo di giovani pasticcieri della classe 5L della Scuola Alberghiera A. Casagrande di Terni: Alessio, Gabriele, Imad Kafi, Aurora, Sofia e Tommaso guidati dal docente Matteo Zannetti.ย Ex alunno dellโIstituto e ora supplente al Casagrande per Laboratorio di cucina ed arti bianche, conclude il concorso con la vittoria tra i sei dolci delle tre classi in gara.ย
Francesco Favorito
ยซIl dolce รจ accompagnato da una riduzione di mirtilliยป racconta festoso con i suoi studenti Matteo Zannetti ยซmescola gli ingredienti di due dolci tipici ternani il pan polenta delicato dolce tipico dell’inverno umbro e della cucina povera, e il panpepato natalizio, perciรฒ chiamato Amor di paneยป. ยซUn titolo idealeยป per il maestro Francesco Favorito ยซuna squisita variante di Pan polenta, detto a Terni anche Amorpolentaยป. Direttore artistico del Cioccolentino, lo intervistiamo per saperne di piรน al PalaSรฌ, in pieno centro a due passi da palazzo Spada, mentre allโingresso lo scultore Marco Diamanti scolpisce un drago con oltre 100 chili di cioccolato lavorato dagli stessi studenti dellโAlberghiero.ย
Amor di pane
Maestro Favorito, l’incarto รจ il primo messaggio di un prodotto. Cosa ci racconta della storica pasticceria di Terni?
La pasticciera ternana รจ una tradizione importante che nasce i primi anni del ‘900 con una generazione di pasticceri che ha saputo sviluppare capacitร sia artigiane sia imprenditoriali. Favorito รจ a Terni dal 1945, con la mia siamo alla terza generazione, grazie alla mia famiglia ho potuto sviluppare la specializzazione in Tecnologia degli alimenti e creare qualcosa di importante. Ho girato 105 paesi del mondo con la bandiera italiana e di Terni. Al tempo, con 110 mila panettoni a lievito madre, e presente nel 97 % delle tavole festive dei ternani, negliย anni ’60 – ’70 eravamo nel loro cuore con quel marchio F di Favorito, quel pasticcere di Terni.
Molto interessante la collaborazione con la scuola alberghiera di Terni, le giovani leve sono il futuro della professione. Amor di pane che mescola ingredienti con maestriaย ha vinto il concorso Chocolate master e ha un suo segreto sicuramente. Qual รจ il motivo del suo successo?ย
Grazie delle attenzioni le sue informazioni sono ben precise, e particolari allโevento. Amor di pane porta la tradizione ternana del pan polenta e panpepato come tradizione antica del centro d’italia. Una cultura fatta di continui spostamenti e viandanti. La forma del dolce in viaggio nella sacca รจ la pallina ricca di frutti della terra: noce, nocciola, pinoli, mandorla, e perchรฉ no diย frutta candita, grazie all’influenza araba che dalla Sicilia ha introdotto questo uso.
E del pepato piccante? ย
Il pepato piccante รจ il frutto della dominazione turca, che ha portato la tradizione delle spezie: pepe cannella, noce moscataโฆ profumi straordinari. Nel panpepato andrebbe messo anche unย frutto tipico umbro, lโarancio amaro, merangola (ndr melangola), un frutto quasi scomparso che lo stesso Giotto disegnรฒ. Amor di Pane, per esempio, รจ anche free from per la presenza della farina di mais.
Perchรฉ dolci free fromโฆ senza glutine, senza…?
ร stata una mia scelta. Quando proposi l’idea di prodotti senza alcuni ingredienti fu considerata una follia, una follia sana, ora che sono uno dei massimi esperti mondiali a livello mondiale dell’intolleranza alimentare.ย
Quindi come fa colazione Favorito?
Senza lattosio maggiormente per la mia alimentazione e rispetto a una problematica man mano sempre piรน emergente. Sempre piรน trattata ora ma esisteva prima, non era stata tradotta ancora come esigenza alimentare.ย
La pasticceria รจ una questione di chimica. Se non si eseguono alla lettera i procedimenti rischiamo di vedere fallire la ricettaโฆย
Nella pasticceria e nella pasticceria lievitata mi vanto di essere lievitista, poichรฉ noi Favorito nasciamo come lievitisti. Ho avuto l’onore di lavorare tanti anni fa al fianco di Gualtiero Marchesi, che disse: “il pasticcere รจ un chimico ma non sa di esserlo”. Un pasticciere maneggia almeno 50 – 60 ingredienti tutti i giorni. Ed รจ vero, se non vai con una certa chimica il dolce non esce fuori. Nella cucina invece il piatto si puรฒ aggiustare diversamente. Nel mondo delle intolleranze, personalmente, ho fondato nel 2014 la World Gluten Free Chef Academy, ย la prima accademia mondiale che parla di intolleranza alimentare. In 10 anni abbiamo formato e certificato 350 ragazzi con grande soddisfazione. Rappresentano oggi quasi il 90% delle aziende presenti in Italia dedicate appunto al free from.
Complimenti maestro, ci regala una piccola ricetta per i lettori di AboutUmbria?
Quella che faremo stasera รจ la migliore. Per ora la migliore – per eccellenza – รจ un prodotto ideato di altissimo livello e di cui siamo particolarmente soddisfatti: la frolla free from con amido di mais e farina di riso o addirittura farina di mais, e sicuramente del tuorlo d’uovo per un’ottima impressione, di facile esecuzione.
400 di zucchero semolato o di zucchero grezzo
250 g di tuorlo dโuovo
550 di burro delattosato
600 g di amido di mais
400 g di farina di riso
Ricordiamo che una persona su 4 รจ intollerante al lattosio, dunque circa 6 milioni di persone intolleranti. E perchรฉ no, la facciamo anche senza glutine. Abbiamo l’obbligo di specificare i potenziali allergeni anche nelle ricette (Regolamento UE 1169/2011. Le buone pratiche). Formiamo questo sistema di impasto sablรฉe cui aggiungiamo l’uovo e otteniamo una eccellente frolla. Quella stessa offerta in degustazione al Cioccolentino.
Grazie di cuore, รจ il caso in questo festival.
Grazie AboutUmbria.
Sculture di cioccolato
Cioccolentino
Cioccolentino inizia la sua avventura nel 2004. Il format ideato da Andrea Barbarossa, vede via via crescere la manifestazione con eventi itineranti, show cooking e gli assaggi di specialitร presenti nei vari stand. Per questa edizione tante storie raccontate da pasticceri e chef:ย la storia del cioccolato e i ripieni, la storia del cioccolato fondente e della pasticceria ternana. La scuola di cake design, pasta di zucchero e lโanteprima di Wine Love con i vini del territorio. Dolce e piccante – Chef Academy –ย infine il liquore Viparo, di qualitร , come riduzione nei dolci. Ospite, special guest Roberto Rinaldini campione del mondo di pasticceria. Tutto in attesa del clou del 14 (a partire dalle 18.30) quando Francesco Favorito presenterร il dolce di san Valentino accompagnato da un racconto di storie, e poesie d’amore e gusto dello scrittore ternano Andrea Giuli, con le note del musicista Gustavo Gasperini. Gastriche dolcezze amorose amarezze. Un racconto semiserio e dolce (รจ sempre Carnevale), attraverso grandi autori –ย Proust, Calvino, Gadda, Marquez, Gozzano e altri โ Eros e cibo, dolciumi,ย passioni, sentimento e gola.
Golose e ghiotte:
[…] il farmivi da presso, baciarvi ad una ad una, o belle bocche intatte di giovani signore, baciarvi nel sapore di crema e cioccolatte?
Il 29 gennaio Perugia celebra San Costanzo, uno dei suoi tre patroni (gli altri sono San Lorenzo e SantโErcolano).
In questo giorno non puรฒ mancare sulle tavole dei perugini il Torcolo di San Costanzo. Nato come dolce povero, preparato con ingredienti semplici e facilmente reperibili – per lโimpasto di base si usava anche la pasta del pane โ la tradizione vuole che doveva essere regalato, come buono auspicio, alle giovani donne in etร da marito.
Diverse sono le versioni per spiegare la sua forma a ciambella: si dice che il buco rappresenti il collo decapitato del Santo, oppure che rappresenti la collana del Santo ricca di pietre preziose (da qui il cedro candito), che si รจ sfilata al momento della decapitazione, o che sia stato creato con un buco semplicemente per poterlo infilare facilmente nei bastoni per trasportarlo alle fiere o ai mercati. Mentre i cinque tagli obliqui sulla superficie rappresentano le porte di accesso ai cinque rioni del centro storico di Perugia: Porta Sole, Porta San Pietro, Porta Susanna, Porta Eburnea e Porta SantโAngelo.
Ingredienti per 6 persone
600 gr di farina
330 gr di acqua
170 gr di zucchero
170 gr di cedro candito
85 gr di olio extravergine d’oliva
85 gr di burro
170 gr di uvetta sultanina
170 gr di pinoli
un uovo
25 gr di lievito di birra
semi di anice a piacere
Preparazione:
Porre la farina a fontana in unโinsalatiera, sgretolarvi il lievito e impastare tutto con acqua tiepida; lavorare la pasta (che dovrร risultare della consistenza della pasta del pane) per qualche minuto, porre lโinsalatiera in un luogo caldo e al riparo dalle correnti dโaria. Quando la pasta avrร raddoppiato il suo volume, rovesciarla sulla spianatoia, spianarla leggermente con il palmo della mano, unire alla pasta il cedro candito tagliato a dadini, lโuvetta, i pinoli, lโolio, il burro, lo zucchero e due cucchiai di semi d’anice. Lavorare la pasta per una decina di minuti, arrotolarla e porla a ciambella in una tortiera bene imburrata. Porre la tortiera in un luogo caldo al riparo dallโaria e per facilitare la lievitatura, dove si mette a lievitare il torcolo, aggiungere una pentola con lโacqua bollente. Dopo tre ore la pasta sarร ben lievitata. Indorare la superficie con il tuorlo dโuovo e con un coltello a punta incidere lievemente centinando la pasta. Passare la tortiera in forno caldo (180ยฐ) per tre quarti dโora.
Sellano si trova su un colle affacciato sulla valle del fiume Vigi: questa posizione strategica ha fatto sรฌ che lโabitato si sviluppasse giร dal I secolo a.C., anche se รจ nel Medioevo che cominciรฒ gradualmente estendersi verso la sommitร del colle.
Fu poi nel Rinascimento che Sellano assunse lโaspetto attuale, rimasto inalterato nel tempo e con un agglomerato abitativo ricco di edifici di pregio come il Palazzo Comunale del XVI secolo – dove รจ conservato il cosiddetto piatto dei brevicelli in rame sbalzato e dorato (sec. XVI) – la Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce – un tempietto tipicamente montano a pianta ottagonale sorto nel XVI secolo intorno a unโimmagine mariana – e la Chiesa di Santa Maria, edificata nel XIII secolo, che custodisce le spoglie del Beato Jolo, eremita vissuto nel XIII-XIV secolo e co-patrono di Sellano.
Sellano. Foto di Enrico Mezzasoma
Il paesaggio – un tempo caratterizzato da coltivazioni, frutteti e pascoli – oggi vede la natura riprendere il sopravvento regalando al visitatore fitte foreste popolate da una grande varietร di flora e di fauna: molti sono i percorsi che lโattraversano – ideali per trekking ed escursioni a cavallo e in bicicletta – e spesso corrispondono alle antiche vie di comunicazione che sono ora in via di ripristino. Si puรฒ vivere la lussureggiante natura anche con gare di pesca o ammirando le bellezze delle Cascate delle Rote o il lago Vigi.
Nel territorio di Sellano si incontrano piรน di 40 frazioni, molte delle quali arroccate su ripidi pendii e con viste che spaziano sui Monti Sibillini. Tra questi vi รจ Cammoro, sorto nella terra di confine con Foligno e Camerino e posto a guardia della vecchia Via della Spina, che sin dallโepoca romana collegava Spoleto con Plestia, sullโaltopiano di Colfiorito. Costruito nel secolo XIII su uno sperone roccioso, รจ dominato dalla torre della vecchia sede comunale, oggi campanile della Chiesa di Santa Maria Novella, raro esempio di chiesa pensile sovrapposta a unโantica via coperta di cui sono ancora visibili i due accessi.
Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce. Foto Enrico Mezzasoma
E ancora, Postignano, con il suo castello medievale sormontato da una torre esagonale, posto strategicamente al crocevia tra Spoleto, Norcia, Foligno e Assisi e centro nevralgico della lavorazione e del commercio di ferro e canapa in Umbria; Pupaggi, che si รจ sviluppato nel XIV secolo attorno a un preesistente nucleo medievale, composto da una chiesa e da una torre colombara; Montesanto, sorto probabilmente come insediamento abitato nei pressi della cella monastica di San Nicolรฒ di Acqua Premula. Proprio il Convento dellโAcqua Premula si trova fra Sellano e Montesanto e prende il nome da unโantica sorgente,ย Acquaย Premula, utilizzata per secoli nella cura della calcolosi. Lโacqua, dal 1974, viene imbottigliata con il marchio commerciale di ACQUA TVLLIA.
Infine, nella frazione di Sterpare da visitare รจ la Chiesa della Madonna delle Grazie, alla fine del 1700 al centro di un fatto miracoloso che mise in contrasto due famiglie del posto. Un giorno alcuni pastori trovarono nella cavitร di un castagno la statua lignea di una Madonna con Bambino, che fu prontamente recuperata per essere venerata. Le famiglie dei Vitali e dei Patrizi, artefici del ritrovamento, decisero di portarla alla chiesina di Santa Lucia, loro punto di riferimento spirituale, ma a questa decisione si oppose la famiglia dei Germani che invece voleva che la statua venisse collocata nella chiesa dedicata proprio alla Madonna. La statua venne spostata piรน volte, di nascosto, dallโuna e dallโaltra famiglia che non riuscivano a trovare un accordo. Siccome gli spostamenti avvenivano sempre di notte, si sparse la voce che avessero del miracoloso, e si decise di lasciare la statua della Madonna nella chiesa a lei dedicata, posta al centro del paese piuttosto che in campagna. Accanto alla chiesa resiste piantato il famoso travaglio, una sorta di impalcatura che serviva a sollevare i buoi mentre venivano ferrati.
Nella frazione di Case Rampi vi รจ invece un Museo diffuso della civiltร contadina: frequentando le case degli agricoltori del pian dโOrsano e dintorni, Angelo Rampi, constatata la regolare presenza degli utensili degli agricoltori e la diffusa competenza nellโarte della coltivazione di cereali, legumi, viti, ortaggi e nella coltivazione dei campi, ha pensato di raccogliere tali strumenti in un unico contenitore per evitarne la dispersione. Il museo รจ stato inaugurato nel 2013.
Lime e raspe
Altro imperdibile contenitore del saper fare รจ senza dubbio il caratteristico Museo della Produzione delle Lime e delle Raspe, che raccoglie documenti, immagini, manufatti e testimonianze di questa importante tradizione artigianale del sellanese. Un tempo nella zona si svolgeva infatti lโintero ciclo di produzione: lโestrazione del ferro nelle miniere di Monte Birbone, la prima lavorazione nelle ferriere di Monteleone chiuse dopo il terremoto del 1703, la forgiatura e la produzione degli utensili. La tradizione vuole che i frati di Santa Croce di Sterpare e di San Nicolรฒ di Acquapremula, per sollevare gli abitanti delle ville di Sellano dalle condizioni di assoluta povertร in cui vivevano, li istruirono proprio nellโarte della lavorazione del ferro, il cui segreto riguardava la fase di cementazione e tempera, che consentiva di aumentare la durezza del metallo evitando la deformazione dei denti. La stessa tradizione vuole anche che i frati, preoccupati che la ricchezza potesse allontanare dalla fede gli abitanti, per mantenerli devoti e onesti invocassero la maledizione su coloro che avessero guadagnato piรน del necessario per vivere. A completare lโofferta cultura vi sono anche una ludoteca attrezzata e una biblioteca di ben 7000 volumi, che include un laboratorio professionale di produzione digitale audiovisiva e un ricco archivio storico.
Tutto ciรฒ si affianca alle tradizionali ricorrenze come la Sagra della fojata e dellโattorta (due dei piatti tipici locali) che si svolge a Villamagina, la Festa delle erbe dimenticate, sulla tradizione delle erbe selvatiche commestibili e medicinali al lago del Vigi e a Montesanto, Lโoro dei molini, che riporta in vita le tradizioni molitorie dellโarea e riapre al pubblico lโunico rimasto degli antichi mulini a Molini.
Al centro dell’Umbria, su una propaggine del monte Serano, si erge Trevi, antico borgo dallโetimo incerto, giร noto a Plinio il Vecchio: รจ proprio nei suoi scritti che compare come Trebiae, nome che potrebbe riferirsi alla dea Diana conosciuta come Trivia o piรน semplicemente derivare da treb-, radice umbra di parole come casa o costruzione.
Nata in etร romana dallโunione tra la fortificazione in collina e la civitas in pianura, Trevi dal III secolo a.C. acquista rilevanza grazie al processo di romanizzazione e alla costruzione della Via Flaminia che, implicando la bonifica della valle, permette lo sviluppo delle ville di campagna lungo Clitunno. Ma nel VI secolo la valle torna a impaludarsi, il sistema fluviale Clitunno-Tevere diviene innavigabile e il dominio romano decade; la civitas viene abbandonata, la collina si ripopola e diventa prima gastaldo dei Longobardi, poi comune, conquistato e saccheggiato da Spoleto e in seguito funestato dal vicariato dei Trinci di Foligno. Rifiorisce nel XIV secolo grazie al suo pregiato olio dโoliva, divenendo lโimportante centro commerciale chiamato Il porto secco; acquisito il titolo di cittร grazie a Papa Pio VI, seguirร le sorti del Papato fino allโUnitร dโItalia.
Piazza Mazzini. Foto di Enrico Mezzasoma
Trevi si sviluppa in cerchi concentrici allโinterno di una forma conica che asseconda la conformazione delle colline, incantando lo sguardo di viandanti e scrittori come Leopardi. Cuore del centro storico รจ Piazza Mazzini, che fa angolo col Palazzo comunale, e la sua torre civica del XIII secolo. Proseguendo a fianco di Palazzo Valenti, si arriva allโex convento di San Francesco, un complesso museale che ospita la Pinacoteca, il Museo Civico, il Museo della Civiltร dellโUlivo e la Raccolta dโArte. La chiesa di San Francesco del 1288 ospita invece un crocifisso su tavola dโispirazione giottesca del XIV secolo, realizzato da un artista sconosciuto chiamato Maestro del Crocifisso di Trevi; custodisce anche la stele sepolcrale dellโeremita Beato Ventura, morto nel 1310. Proseguendo in via Fantosati, oltrepassando Porta del Cieco, si giunge in cima al colle dove la cattedrale di SantโEmiliano, rifatta nel XIX secolo, ospita lโaltare del Sacramento, decorato da Rocco di Tommaso. Prima di Porta del Cieco, invece, da Piazza Garibaldi si raggiunge la passeggiata di viale Ciuffelli, ombreggiata da alberi secolari, ponte tra il centro e il convento francescano di San Martino, dove si trova la cappella affrescata dallo Spagna.
Scendendo verso via Flaminia, si incontra il rinascimentale santuario della Madonna delle Lagrime – cosรฌ chiamato per lacrimazione di un dipinto raffigurante la Madonna – che conserva i monumenti sepolcrali della famiglia Valenti e LโAdorazione dei Re Magi con i Santi Pietro e Paolo (1521), lโultima opera del Perugino. Oltre lโArco di Mastaccio, vi sono case dโimpianto medioevale e palazzi rinascimentali come villa Boemi, senza contare il teatro Clitunno, impreziosito da un sipario dipinto da Domenico Bruschi.
La natura di Trevi offre molte opportunitร : passeggiate alla scoperta delle erbe selvatiche, biking, birdwatching, equitazione e visite alle Fonti del Clitunno, alimentate da sorgenti sotterranee, un vero gioiello naturalistico.
Comune delle Terre dellโOlio e del Sagrantino e sede di scuole di alta cucina improntate sullโuso dellโolio, a Trevi รจ dโobbligo una visita esplorativa ai frantoi. Tra gli eventi piรน attesi vi รจ la Processione di Santa Illuminata, Trevi in piazza e Palio dei Terzieri, ma anche la Mostra mercato del Sedano Nero di Trevi e la Festa dellโOlio Nuovo, appuntamenti imperdibili per scoprire i gustosi prodotti che sono i fiori allโocchiello del borgo: il tenero sedano nero, ottimo ripieno o in pinzimonio e lโeccellente olio dโoliva dalle caratteristiche organolettiche uniche al mondo. A coronamento delle specialitร gastronomiche, non puรฒ mancare il Trebbiano, vino di produzione limitata e dallโaroma inconfondibile.
Per conoscere e imparare ad apprezzarne tutte le varietร non basterebbe una vita perchรฉ, per quanto riguarda lโolio extravergine dโoliva, lโItalia vanta primati di qualitร difficilmente eguagliabili.
Sempre imitato, spesso contraffatto, qualche volta danneggiato persino dai suoi connazionali – che lo rendono protagonista di scandali e dibattiti imbarazzanti – il nostro olio regala punte di eccellenza che vale la pena conoscere e valorizzare. Solo conoscendo lโalta qualitร , infatti, siamo in grado di riconoscere ed evitare le sue goffe falsificazioni: a questa eccellenza ho deciso di dedicare un intero articolo. Lโolio extravergine Dop del Cilento, quello pugliese, lโolio dei Monti Iblei e quello delle colline teatine sono alcuni che, insieme a quello umbro, hanno un sapore particolare e unโintensitร acida.
Non esistono aree particolarmente vocate alla produzione di olio di qualitร , quanto buone pratiche agronomiche e tecnologiche da seguire durante la filiera e tecniche virtuose di gestione dellโoliveto: la raccolta, la trasformazione e la conservazione permettono di ottenere un olio superiore. Se queste best practice sono state attuate, il prodotto non presenterร alcun difetto allโassaggio; sarร riconoscibile il sapore fruttato, indice di unโoliva sana. Poi, in base al tipo di oliva utilizzata e alla sua origine, presenterร diverse caratteristiche positive: dalla mandorla fresca alla mela, dal carciofo alla foglia di pomodoro fino ad altre sensazioni vegetali. Nonostante molti consumatori siano convinti che lโamaro e il piccante siano attributi negativi, nellโolio extravergine di oliva sono invece fattori positivi. Un altro fattore che costituisce spesso un pregiudizio nello stabilire la qualitร dellโolio รจ il colore. Ma conta davvero?
L’assaggio
Lโassaggio ufficiale viene eseguito in un bicchiere in vetro scuro: questo significa che il colore non deve condizionare il sapore; non si fornisce alcuna indicazione sulla qualitร , tantomeno su caratteristiche legate alla leggerezza, intensitร , amarezza o piccantezza. Tuttavia, il colore cambia a seconda di diversi fattori: tipo di oliva, grado di maturazione del frutto, presenza di elementi chimici come le clorofille e i caroteni. Gialli dorati o verdi intensi, gli oli possono essere comunque di altissima qualitร . Chiaramente se il consumatore si trovasse di fronte un olio tendente al rossastro, significherebbe che รจ vecchio ed che รจ stato esposto alla luce, allโaria o al calore e di conseguenza presenterร un sapore rancido.
Nella mia cucina lโolio รจ la massima espressione della semplicitร del nostro territorio, storia dei posti dove siamo e futuro della nostra gastronomia. Questโanno sono lieto di presentarvi lโolio extra vergine della Pieve di Caminino che trovate nel mio sito: abpersonalchef.com
In arrivo il quarto fine settimana della XXVI edizione diย Frantoi Aperti in Umbria.
A celebrare lโarrivo dellโolio nuovo da venerdรฌ 17 fino a domenica 19 novembre i borghi e le cittร di: Amelia (Tr) con Amerinolio; Arrone (Tr) con โAmor dโOlioโ; Assisi (Pg)conle passeggiate di UNTO nei castelli e nel territorio; Campello sul Clitunno con la โFesta dei Frantoi e dei Castelliโ che animerร la Piazza della Bianca domenica 19 novembre; e Spello (Pg) con โL’Oro di Spello – Festa dell’olivo e Sagra della Bruschettaโ.
In ogni borgo e in ogni cittร dโarte che fa parte del circuito di Frantoi Aperti in Umbria, si terranno degustazioni guidate diย olio extravergine d’oliva curate da esperti assaggiatori, momenti musicali tra gli ulivi e nei centri storici ed un servizio navetta di collegamento tra il centro storico del comune aderente e i frantoi del comune stesso.
Queste le iniziative da segnalare per il quarto weekend di Frantoi Aperti in Umbria:
Giร da venerdรฌ sera (17 novembre) sarร possibile partecipare alle cene oleocentriche dagliโUmbrian #EVOOAmbassador – Testimoni di oli uniciโ che proporranno menรน di terra e di lago in abbinamento con gli oli e.v.o. di qualitร dei produttori aderenti a Frantoi Aperti 2023. Venerdรฌ 17 novembre sono due le cene oleocentriche in programma: a Torgiano (Pg) presso il Ristorante Quattro Sensi โ Borgo Brufa e ad Orvieto (Tr) presso il Ristorante Vis a Vis che proporrร un menรน completamente vegetale in cui ad essere protagonisti saranno gli oli monocultivar e i blend del Frantoio Cecci di Castel Viscardo (Tr). Una collaborazione quella tra il Frantoio Cecci e lo chef Emanuele Rengo del Ristorante Vis a Vis che si ripeterร anche domenica 19 novembre quando si terrร al Frantoio Cecci il โPranzo Oleocentrico in Frantoioโ accompagnato dalla musica dal vivo di Andrea Gioia e dalla visita del frantoio con degustazione degli oli.
Due saranno gli appuntamenti di trekking tra gli ulivi con esperienze musicali e di arte contemporanea entrambe in programma domenica 19 novembre ad Arrone e a Campello sul Clitunno.
Ad Arrone la partenza del trekking รจ alle ore 9.30 da piazza Garibaldi per salire, attraverso un antico sentiero, al monte di Arrone e arrivare al balcone naturale che si affaccia sulla fascia olivata della Valnerina. Ridiscendendo tra i boschi e gli oliveti del versante orientale si farร sosta al Frantoio Bartolini, dove si assaggerร l’olio nuovo. Durante il trekking si visiterร la Chiesa di San Giovanni Battista dove in occasione di #Chiaveumbra2023 | In Naturaย | Sperimentazioni artistiche nel paesaggio olivato, sarร possibile vedere lโinstallazione artistica di Chiara Fantaccione una โcleptomane dellโarteโ che usa i materiali piรน diversi, prelevati da ambiti del tutto inattesi, riassemblandoli in conformazioni singolari. Le sue opere sono spesso opere-ambienti con una forte connotazione site-specific in cui non di rado mette in dialogo organico e artificiale
Sempre nella giornata di domenica 19 novembre, a Campello sul Clitunno รจ invece in programma un doppio appuntamento outdoor con la Pedalata tra i castelli della Fascia olivata, a cura di Fiab e YouMobility; ed il trekking ad anello alla scoperta di olivi secolari lungo la Fascia Olivata Assisi-Spoleto riconosciuta dalla FAO quale โPatrimonio agricolo di importanza mondialeโ. Lungo il cammino lโartista Jessica Moroni in occasione di #Chiaveumbra2023, narrerร il suo lavoro visibile in alcuni saggi presso gli olivi secolari che si incontrano lungo il percorso. La passeggiata sarร inoltre lโoccasione per una sosta dโascolto del concerto della rassegna musicale โSuoni dagli Olivi Secolariโ con lโesibizione di โMusica Mutaโ con Michele Rosati e Rachele Fogu, un duo di virtuosissimi chitarristi classici che spazia dal Jazz alla musica popolare latina ed internazionale. Al termine del percorso poi la possibilitร di degustare lโolio appena franto.
Tre sono poi gli appuntamenti con gli โAssaggi di Storie. Degustazioni di Oli e di prodotti uniciโ. Il primo, sabato 18 novembre, a Spello presso la Taverna Costantino Imperatore alle ore 17.00, dove la degustazione sarร guidata da Claudio Baccarelli. A seguire domenica 19 novembre ad Arrone alle ore 11.00 la degustazione di olii della Valnerina sarร guidata da Giulio Scatolini, mentre a Campello sul Clitunno la degustazione guidata da Emanuela De Stefanis, componente del Panel della Dop Umbria, si terrร alle ore 16.00, presso Villa Negri Arnoldi e lโOlio e.v.o. di qualitร dei produttori del territorio sarร abbinato al pregiatissimo tartufo locale.
Prosegue poi, domenica 19 novembre, lโappuntamento con il nuovo spin-off di Frantoi Aperti in Umbria, dedicato a bambini e famiglie, dal titolo โTrekking e Fiabe tra gli uliviโ. La CamminAttrice LorettaBonamente accompagnerร i bambini (dai 5 ai 12 anni) e i loro genitori in una passeggiata lungo il sentiero dellโacquedotto Romano, coinvolgendoli nel racconto di storie sugli alberi, gli olivi e l’olio. La partenza รจ alle ore 9.30 ed al termine della passeggiata รจ prevista una merenda degustazione di Olio e.v.o. appena franto.
Frantoi Aperti in Umbria รจ un evento promosso dallโAssociazione Strada dellโolio e.v.o. Dop Umbria,ย che si avvale di Add Comunicazione ed Eventi, agenzia specializzata nella comunicazione e promozione dellโOlio e dellโoleoturismo, in collaborazione con laย Regione Umbria e con tutti gli attori del comparto olivicolo umbro.ย Si avvale inoltre del sostegno di alcune aziende aventi le radici nel territorio, fra queste, Vuscom, societร del Gruppo Valle Umbra Servizi, Guido srl, Diva International S.r.l.,ย Tartufi Fortunati Stocchi srl, del partner tecnico Officialย Greenย Carrierย Trenitalia. Da evidenziare anche il sostegno di Crรฉdit Agricole Italia, primario istituto di riferimento per il settore agricolo.
Il โconnubioโ perfetto tra cibo e vino andrร in scena al Caio Melisso, il teatro allโitaliana piรน antico della cittร , con produzioni indipendenti e innovative. Al Teatrino delle sei, novitร di questโanno, in scena le 2 produzioni teatrali selezionate tra le 50 arrivate attraverso la call Play EaT.
Grande attesa e grandi novitร per la II edizione di Eat, Enogastronomia a Teatro. Cibo, vino e teatro tornano, quindi, insieme per proporre il format innovativo che lega arte culinaria e spettacolo e che lo scorso anno ha entusiasmato stampa e pubblico. Questโanno la manifestazione รจ cresciuta in termini di numeri: piรน giornate (23, 24, 25 e 26 novembre 2023) e piรน spettacoli sempre con la cittร di Spoleto che farร da cornice agli appuntamenti dedicati allโenogastronomia con spettacoli tutti da bere e da mangiare.
Il tutto condito dalle grandi novitร del 2023. A partire dal Premio Umbre Best Experience promosso dalla rete al femminile con vocazione turistica โUMBREโ (United Marketing for Business and Regional Experience) e destinato alle migliori e piรน innovative esperienze turistiche realizzate sul territorio. Per proseguire con Pasticceri. Io e mio fratello Robertoย di e con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano a cura della Compagnia Orsini. I due fratelli pasticceri, portano in palcoscenico un laboratorio (vero) di pasticceria, frullano ragionamenti e montano albumi di neve, realizzando ben sette torte tra profiteroles, gianduia e charlotte. Immancabili sono anche il nuovo spettacoloย FoodEnsembleย – Il concerto che puoi mangiare, unโesperienza sensoriale da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena e laย degustazione del Re dei bianchi umbri, con laย Spoleto DOC Trebbiano Spoletino, sapientemente raccontato e gustato dal giornalistaย Francesco Saverio Russo. Torna Daniele De Michele โDonpastaโ, dj, economista e appassionato di gastronomia con uno spettacolo completamente nuovo con 4 ospiti dโeccezione pronti a sfidarsi davanti al pubblico votante: Giorgione, Carlotta Delicato, Le Sorelle Passera e Guido Farinelli che poteranno sulla โtavolaโ di Eat ognuno il suo piatto abbinato ad un disco.
Un incontro sarร , invece, dedicato agli studenti degli istituti alberghieri dellโUmbria per imparare insieme allo chefย Lorenzo Cantoniย che in cucina l’olio non รจ solo un ingrediente, ma una maniera di pensare.
Pasticceri. Io e mio fratello Roberto
Questโannoย EaT, il festival del teatro dedicato allโenogastronomia, raddoppia: oltre al Caio Melisso, splendido esempio di teatro allโitaliana, la rassegna presenta alcuni spettacoli alย Teatrino delle sei in pieno centro storico. Sarร proprio questo luogo suggestivo ad ospitare le produzioni teatrali selezionate attraverso la callย Play EaT, novitร dellโedizione 2023, uno spazio riservato ai migliori spettacoli teatrali legati allโuniverso dellโenogastronomia. Gli spettacoli, scelti con la collaborazione di Alessandro Sesti, direttore di Strabismi Festival, porteranno nel territorio umbro le eccellenze dello spettacolo dal vivo: tra leย 50 compagnie da tutta Italia che hanno risposto al bando sono stati selezionati 2 spettacoli. Conย โDans la cuisineโ siamo in Belgio: Mรฉlanie prova a cucinare le tagliatelle al ragรน secondo la ricetta di sua nonna Anna. Un ribollire culinario, musicale ed emozionale, mentre si prepara, con il pubblico, un pasto in onore dei propri antenati. Questo esempio di โteatro surrealista-documentatoโ avrร sul palco Lisa Tonelli, per la regia di Emeline Marcour. Dalla call Play EaT arriva anche Il talismano della felicitร . Ricettario per due portate: lโArrosto e Arcano Iย di Collettivo lunAzione che vede protagoniste le attrici-cuoche Martina Di Leva e Cecilia Lupoli. Due fulminanti monologhi al femminile in cui il cibo รจ protagonista di vicende spiazzanti e grottesche: ne โL’arrostoโ una donna legata alla sedia instaura un irresistibile dialogo dal sapore beckettiano con il suo aguzzino, mentre in โArcano Iโ a parlare รจ la celeberrima assassina Leonarda Cianculli, che ci conduce negli inquietanti meandri della sua macabra vicenda.
Donpasta @eat spoleto 22
Sempre il Teatrino delle sei sarร la location di due stand-up comedy come le Memorie di un barista di e con Alessandro Sesti: lโautore racconta le confessioni ricevute dietro al bancone di un bar quando cercava di mantenersi prima di iniziare a vivere di solo teatro e il Monologo di donna con pecorinoย di e con Giulia Cerruti, un simpatico affresco di delusioni dโamore raccontate con cinica ironia, ma anche una riflessione su alcune aspettative della societร di tutti i tempi nei confronti delle donne.
Per chi vuole scoprire attraverso le ricette del territorio alcuni momenti decisivi della storia locale cโรจ, infine, Viaggio gastronomico nella storia di Spoleto, in programma al Teatrino delle sei. Guido Farinelli guiderร gli spettatori dal passaggio di Federico Barbarossa ai banchetti rivoluzionari della Repubblica Romana e ai movimenti anticlericali. Lo spettacolo sarร accompagnato dalla degustazione di strangozzi alla spoletina.
EaT sul web www.eatspoleto.itย | #eatspoleto ย | @eatenogastronomiaateatro