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La Pasqua si avvicina e sulle tavole degli italiani, tra le varie prelibatezze, non potrร  di certo mancare la tradizionale colomba, di cui l’Umbria, con le sue innumerevoli pasticcerie artigianali, vanta un’offerta ampia e di qualitร . Ma come scegliere quella perfetta?

L’Universitร  dei Sapori, Corebook e Rosaria Castaldo di AboutUmbria, domani alle ore 9.00, si incontrano presso la sede dell’Universitร  dei Sapori con giornalisti ed esperti del settore per degustare le colombe artigianali umbre.

 

 

La Ciaramicola e la torta dolce sono i dolci tipici umbri del periodo pasquale. Non la colomba, le cui origini si confondono tra aneddoti e leggende del Nord. Anche se la contesa resta tra Milano e Verona, in tutta la pasticceria italiana non esiste dolce piรน simbolico di questa preparazione che evoca la pace, piรน che mai ambita in questa difficile fase internazionale. Se poi, alla particolare forma, aggiungiamo il successo smisurato raggiunto dai lievitati negli ultimi anni, ecco che la Colomba spicca il volo. Dal supermercato alla pasticceria piรน raffinata il soffice dolce ammicca su scaffali e vetrine, si parte da pochi euro fino a 40 e oltre per portare in tavola il simbolo della pace. Ma come scegliere tra le decine di offerte e proposte gourmet?

In base al proprio portafoglio ovviamente ma anche prediligendo un prodotto che rispecchi almeno in parte le caratteristiche qualitative di un disciplinare (sรฌ, la Colomba tradizionale ha un regolamento ministeriale), che sia ottimo al palato e soprattutto genuino. Scadenza breve, lievito madre, assenza di conservanti e ingredienti di qualitร : queste sono le proprietร  principali che valgono la spesa un poโ€™ piรน impegnativa per un prodotto realmente artigianale. Di questo e oltre si discuterร  martedรฌ 19 marzo in questo incontro-degustazione, organizzato dallโ€™Universitร  dei Sapori di Perugia in collaborazione con Corebook, con giornalisti ed esperti di settore per testare le colombe artigianali umbre piรน golose, quelle che assolutamente non potranno mancare sulla tavola pasquale.

Nel 1924 Giovanni Buitoni cambia il nome dei “Cazzotti” in “Baci” e gli dร  una nuova veste. L’incarto argento con le scritte blu e il messaggio d’amore al suo interno sono opera dell’art director di Perugina, il futurista Federico Seneca.

Baci Perugina, un nome e un secolo di storia. Ogni italiano mangia, di media, 8,3 Baci Perugina ogni anno e la Perugina lo soddisfa producendone 500 milioni in 12 mesi. Malgrado si affoghi in dolci e di cioccolati di genere, i Baci Perugina sono inossidabili. Hanno superato il secolo e sono dei vecchietti in piena salute.

Baci Perugina, foto da baciperugina.com

Sono stati dei precursori di cose che oggi diamo per scontate. Un cioccolatino incartato? Normale. Un cioccolatino in scatola? Normale. Cioccolatini accanto o dentro un oggetto piรน o meno prezioso? Normale. Una confezione regalo? Normale. Ma cโ€™รจ stato un tempo in cui tutto questo non solo non era normale, ma non lo aveva ancora pensato nessuno. I Baci Perugina sono stati un importante indotto di lavoro per tutta la provincia di Perugia. Forse รจ meglio cominciare dallโ€™inizio. Nel 1922 il cioccolato era ancora giovanetto. Il secolo precedente era servito a far cambiare aspetto al cioccolato da liquido a solido. Nel 1700 era solo la bevanda amata dalle รฉlite che lo sorbivano in magnifiche tazze di porcellana e lo versavano da bricchi appositi. Poi chimici e farmacisti scoprirono che se al cioccolato si aggiunge il burro di cacao, questo si solidifica.

Nellโ€™Ottocento nacquero le tavolette di cioccolata prodotte da societร  ancora in auge come Maiani, Lindt, Cadbury. Le tavolette sono la prima produzione industriale di cioccolato e vengono quadrettate o rigate per facilitarne la rottura. รˆ la forma che conosciamo che si divide facilmente si mette nel pane e si puรฒ dividere tra amici. รˆ diventata un prodotto sociale. Il prodotto va a ruba, ma resta di nicchia. Infatti, quando gli americani arrivarono in Italia con la Seconda Guerra Mondiale, distribuirono tavolette di cioccolata che molti italiani hanno ricordato per anni perchรฉ molti di loro non le avevano mai assaggiate.

Ma la tavoletta non รจ un cioccolatino. Li ci vuole ancora un poโ€™ di tecnica. Il cioccolato in tavoletta รจ duro; allora la stessa massa, colata in uno stampo, diventa un piccolo recipiente che si presta ad essere riempito. Nascono cosรฌ le praline, che riempiono i vassoi delle belle pasticcerie di Torino e Parigi. Le praline era adatte per essere consumate al tavolo da tรจ e prese una per una con delicatezza per non sporcarsi le dita. Si confezionavano solo su richiesta ed erano molto care.

Intanto gli anni passano e a Perugia lavora la coppia Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni. Due industriali illuminati. Luisa segue la produzione delle caramelle Rossana, un grande successo, e poi dร  il suo nome alle tavolette di cioccolato fondente. Cโ€™erano anche altri prodotti dolciari prodotti dallโ€™azienda e purtroppo gli sprechi erano elevati.

In fabbrica se si spreca รจ sempre per volumi molto grandi. Ogni giorno si gettavano nella spazzatura chili di nocciole e di cioccolato. Luisa non รจ tirchia, ma non intende buttare via materie prime di ottima qualitร .

Unโ€™idea che ha si riassume in piรน punti.

La fase delle nocciole:

  1. parte delle nocciole avanzate serve per fare il gianduia
  2. alcune si conservano intere
  3. le altre si riducono a granella
  4. si miscela il gianduia con le nocciole spezzettate.

La fase del cioccolato:

  1. in uno stampino si cola il cioccolato e sulla punta si cala una nocciola intera.
  2. la scocca di cioccolato vuota viene riempita con la miscela di gianduia e granella di nocciole.
  3. sigillare la base con il cioccolato Luisa fondente.

 

Il cioccolatino รจ fatto. Luisa trova che la forma le ricorda un pugno perchรฉ รจ tondeggiante con unโ€™evidente protuberanza in cima. Decide di chiamarlo Cazzotto e questo sarร  incartato. Lโ€™idea dโ€™incartarlo รจ ottima perchรฉ non sporca le dita quando lo si tocca, puรฒ essere tenuto in tasca e se ne puรฒ comperare uno alla volta e portarlo via. Ma il nome! Non puรฒ andare, รจ un errore di comunicazione. Come si fa a dire: ti offro un Cazzotto. รˆ meglio offrire un Bacio. รˆ nel 1924 che Giovanni Spagnoli cambia il nome ai Cazzotti per trasformali in Baci.

 

Pubblicitร  degli anni ’20

 

Basta questo a far scattare la molla della genialitร  e le cose si concatenano. La Perugina aveva un Direttore Artistico che era Francesco Seneca. Lui trova che incartare il prodotto va bene, ma non si distingue, ci vuole un incarto che attiri lโ€™attenzione. Lui e Giovanni Buitoni pensano a un incarto romantico. Forse รจ stata lโ€™immagine del famoso quadro di Francesco Hayez, Il Bacio, a suggerirglielo; comunque elaborano unโ€™immagine romantica: contro un cielo trapunto di stelle si stagliano due figure nere abbracciate mentre si baciano. Lโ€™immagine nera lascia immaginare ogni sfumatura della passione amorosa.

Il Bacio Perugina piace e piace anche lโ€™incarto. Ma Buitoni non si accontenta, vuole distinguersi sopra tutti e fa aggiungere, tra la stagnola e il cioccolatino un cartiglio con una frase dโ€™amore. Lโ€™idea รจ piรน che vincente visto che a distanza di un secolo il cartiglio cโ€™รจ ancora. Adesso รจ diventato multilingue, ma chi ha tra le mani un Bacio, prima di metterlo in bocca cerca subito il cartiglio. La nostra storia non finisce qui, perchรฉ Buitoni era uno di quegli industriali illuminati che ogni tanto appaiono e lavorano anche per la comunitร .

 

 

Unโ€™altra novitร  sta per sorgere nellโ€™universo Perugina/Buitoni: la confezione regalo.

Buitoni coinvolge una tipografia e una fabbrica di scatole. Sul coperchio fa stampare lโ€™immagine della coppia che si bacia sul fondo di stelle e dentro ci sono i cioccolatini in fila. Il tutto chiuso e legato da un bel fiocco. Si apriva lโ€™era delle scatole di cioccolatini giร  pronte per essere regalate. Perchรฉ illuminato? Perchรฉ la sua idea riattiva il settore tipografico che languiva e offrรฌ molti nuovi posti di lavoro. La stessa cosa accadde nel dopoguerra, quando a Deruta il lavoro dei ceramisti ristagnava e molti erano costretti ad emigrare.

Buitoni decide che la confezione regalo non sarร  solo la scatola, ma diventa piรน preziosa se accanto ai cioccolatini cโ€™รจ un oggetto. Nascono gli asinelli verdi in ceramica di Deruta, che tirano un carrettino o che trasportano due gerle cariche di cioccolatini. I Baci a dorso dโ€™asino entreranno in tantissime case. Gli asinelli verdi oggi sono diventati un oggetto da collezione.

Lโ€™attore e regista Gianluca Foresi ci ha regalato la sua personale descrizione di Orvieto, un girovagare per la cittร  tra monumenti, storia, odori e sapori. Unโ€™Orvieto come non lโ€™avete mai vista!

Chiamatemi orvietano. Non vi paia questo un altezzoso esercizio narcisistico o un supponente timbro identitario, che vuole la stirpe urbevetana essere superiore in censo e nobile per nascita. รˆ solo un umile omaggio a un viaggiatore, Ismaele, che quando lโ€™animo gli si volge alla melanconia, non ha altro rimedio e panacea che mettersi per viaggio e andar per mare. E quando anchโ€™io non per diporto o ferie drizzo la prua della mia automobile verso terre lontane, chรฉ lo faccio invece per mestiere, e volgo lo sguardo alla Rupe che tutto sovrasta e domina, giร  pochi chilometri trascorsi, sento nascere dentro di me la nostalgia e lโ€™amore per questo luogo ingombrante.

 

Veduta di Orvieto

 

Non si angoscino i miei concittadini: non ingombrante, perchรฉ pesante e fastidioso. Ingombrante per la sua storia, chรฉ nonostante il suo essere poco piรน di un borgo, ma non della Mancha, sul proprio suolo ha visto alternarsi eretici, architetti, pittori, filosofi, papi e financo imbonitori. I catari, a Orvieto conosciuti come patari (da qui la Strada Patarina), che qui hanno innalzato un baluardo contro la Santa Madre Chiesa; Lorenzo Maitani, che ha dato slancio ai marmi di una cattedrale a sostegno dellโ€™emo-miracolo; Luca lโ€™affrescatore, di cui non mi sovviene il cognome – โ€ฆ sarร  un lapsus, vero Sigmund? – colpito anche tu dalla stessa dimenticanza, dopo averne ammirato il ciclo pittorico nella cappella del Duomo, ne hai magistralmente raccontato in Psicopatologia della vita quotidiana; e immagino gli appunti sul comodino della tua camera dโ€™albergo in Corso Cavour.

 

Affreschi di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto. Foto di Eleonora Cesaretti

 

Orvieto crocevia di esperienze e di speranze, come quella di Gerolamo Ferrante detto lโ€™Orvietano, che nel 1603 ottenne dal comune la licenza a vendere un elisir, che famoso lo rese fino alla corte del Re Sole e onorato nelle lettere da Manzoni, Balzac, Moliรจre e Walter Scott; un elisir che se fosse venduto ai nostri giorni al mercato di Piazza del Popolo, ne sentiremmo gridare insieme a โ€œSignoโ€™, guardate che pommidoriโ€, โ€œCโ€™emo lโ€™impermiabbili peโ€™ la pioggia e le elastiche peโ€™ le mutandeโ€ e al cacio che โ€œfarebbe resuscitaโ€™ anche le morteโ€. รˆ un coro polifonico รก la Dostoevskji il mercato di Orvieto, in cui le voci rimbalzano da un banco allโ€™altro come arringhe in un tribunale a difesa della propria merce e svilimento dellโ€™altrui. Opimo di profumi, di sapori e il popolo vi pascola, chi indolente, chi schizofrenico, fra primizie che poi planeranno sulle tavole e sui banchetti di questi Etruschi 2.0.

รˆ un formicolare il mercato, che poi si irradia per i vicoli, le strade e i boulevard (perdonami, Haussmannโ€ฆ), Corso Cavour e Via del Duomo, dove si impastano sguardi indagatori e voraci, perchรฉ sullโ€™Urbe il pettegolezzo รจ unโ€™arte, filosofia di vita degli altri, รจ la chiacchieraย heideggeriana che dร  la misura allโ€™Essere e la dimensione e giustificazione al Tempo. Ma trattasi non di semplice intrusione nella vita altrui, piuttosto di una cura, un omaggio, unโ€™attenzione che si pone a chi il proprio destino ha intrecciato al nostro, e come si intrecciano i destini degli uomini, cosรฌ fanno quelli delle strade. Perciรฒ tu, appassionato lettore, seguimi: vieni a gustare cornetti e cappelletti, insaccati e pasta fresca, odori di vigneti e fragranze di tozzetti. Lo so, cโ€™hai preso gusto, e come te anche Orvieto, tanto che proprio qui nel lontano 1992 รจ nata la condotta Slow Food e da quel momento sulla Rupe, ma anche sotto, tutto รจ slow, tutto รจ lento, un tripudio di lentezza: ospedali, teatri, cattedrali, sembra di ritornare al ritmo della fabriceria, quando in quella che oggi รจ Piazza del Duomo, il lento incedere del tempo veniva scandito dal Maurizio, un automa che dettava le ore e i quarti agli operai e diceva loro: Adesso lavora, adesso riposa, adesso riposa, adesso lavora. Don, don, don. Lo stesso automa che anche oggi batte metallicamente il maglio sulla campana e detta al turista il suo tempo: adesso dormi, adesso destati.

 

Palazzo dei Sette, foto di Eleonora Cesaretti

 

Quel turista che giunge sulla Rupe dallโ€™Oriente lungo la via della Carbonara o dal nuovo mondo a scoprire i Fettucciniii con tartuffffi e il panini al prisgiutto di cinghiale. Ma non di solo pane vive lโ€™uomo, chรฉ un altro impasto prezioso nasce in questa terra, una tradizione fatta dโ€™argilla e forgiata negli antichi forni al tempo dei Lucumoni e poi dei podestร . Buccheri con atleti, teste di madonne e di messeri su smalti gialli, cervi in volo su sfondi verdi immortalano unโ€™iconografia che ancora ci illuse e oggi ci illude. E guardandoli fissi ci si perde nel vortice dei dettagli ed รจ quasi una vertigine, come quella che prende chi per la prima volta sโ€™affaccia ai finestroni umidi del Pozzo di San Patrizio: proverbiale รจ la sua profonditร  e il numero delle scale che si intrecciano e si sovrappongono per farci guadagnare la discesa e faticare la salita. Il desiderio piรน gettonato che gli olimpionici turisti sembrano richiedere รจ quello di un lieve riaffiorare in superficie. E guardando e rimirando lโ€™orrifica struttura che si evince dai disegni, ovvero una doppia scala elicoidale, due volgari scale a chiocciola sovrapposte, immagino, con lโ€™alta fantasia a cui non manca possa, che un giorno a tavola sorseggiando del vino, giร  rinomato e voluto dal Signorelli – Danke, Doktor Freud –ย  a emolumento parziale dei suoi servigi e della sua arte, il giovane Sangallo sia rimasto folgorato da un torcolo di farina, olio, prosciutto e pecorino arrotolato su se stesso, una lumachella. Eureka!, avrebbe potuto esclamare, per poi chinarsi a trasporre tutto sulla carta. E infine in pietra.

 

Il Pozzo di San Patrizio, foto di Eleonora Cesaretti

 

Potrร  sembrarvi tutto questo un elogio della follia, ma non vi paia poi cosรฌ improbabile nel luogo dove gran parte dellโ€™economia, della prosperitร , della fortuna e del futuro ha avuto origine da un lontano evento, chรฉ nonostante il Miracolo Eucaristico sia avvenuto a Bolsena, รจ solo grazie al Social Media Manager ante-litteram con sede in Orvieto, papa Urbano IV, se รจ diventato una ricorrenza festeggiata da tutta la cristianitร : Il Corpus Domini.

 


Per scoprire il dialetto orvietano

Da AMOR DI PANE al Free from, tra dolci e cuori piccanti โ€œUn lungo viaggioโ€. Francesco Favorito si racconta al San Valentino di Terni. La cittร  fibrilla di eventi per la settimana del cuore.

Terni in questi giorni รจ turbinio d’amore. Vestita del Drappo valentiniano in cui il volto del patrono รจ rivitalizzato dalle opere del pittore Giovanni Gasparro, amarsi รจ un must. Dal corteo religioso di San Valentino alle mostre, videomapping e balli in maschera, si accendono gli spot, con App, teatro, musica e letture con UmbriaLibri Love. Incastri di solidarietร . Forme d’Amore declinate in ogni versione, forme di cioccolato si esprimono ovunque per grandi e piccini. Il Chocolate Love fest apre gli eventi dedicati al santo patrono di Terni. Per il Master Chocolate il dolce di San Valentino 2024 รจ Amor di pane.ย Creativo e artistico l’impiattamento, รจ un dolce frutto dell’ideazione del gruppo di giovani pasticcieri della classe 5L della Scuola Alberghiera A. Casagrande di Terni: Alessio, Gabriele, Imad Kafi, Aurora, Sofia e Tommaso guidati dal docente Matteo Zannetti.ย Ex alunno dellโ€™Istituto e ora supplente al Casagrande per Laboratorio di cucina ed arti bianche, conclude il concorso con la vittoria tra i sei dolci delle tre classi in gara.ย 

 

Francesco Favorito

 

ยซIl dolce รจ accompagnato da una riduzione di mirtilliยป racconta festoso con i suoi studenti Matteo Zannetti ยซmescola gli ingredienti di due dolci tipici ternani il pan polenta delicato dolce tipico dell’inverno umbro e della cucina povera, e il panpepato natalizio, perciรฒ chiamato Amor di paneยป. ยซUn titolo idealeยป per il maestro Francesco Favorito ยซuna squisita variante di Pan polenta, detto a Terni anche Amor polentaยป. Direttore artistico del Cioccolentino, lo intervistiamo per saperne di piรน al PalaSรฌ, in pieno centro a due passi da palazzo Spada, mentre allโ€™ingresso lo scultore Marco Diamanti scolpisce un drago con oltre 100 chili di cioccolato lavorato dagli stessi studenti dellโ€™Alberghiero.ย 

 

Amor di pane

 

Maestro Favorito, l’incarto รจ il primo messaggio di un prodotto. Cosa ci racconta della storica pasticceria di Terni?

La pasticciera ternana รจ una tradizione importante che nasce i primi anni del ‘900 con una generazione di pasticceri che ha saputo sviluppare capacitร  sia artigiane sia imprenditoriali. Favorito รจ a Terni dal 1945, con la mia siamo alla terza generazione, grazie alla mia famiglia ho potuto sviluppare la specializzazione in Tecnologia degli alimenti e creare qualcosa di importante. Ho girato 105 paesi del mondo con la bandiera italiana e di Terni. Al tempo, con 110 mila panettoni a lievito madre, e presente nel 97 % delle tavole festive dei ternani, negliย  anni ’60 – ’70 eravamo nel loro cuore con quel marchio F di Favorito, quel pasticcere di Terni.

 

Molto interessante la collaborazione con la scuola alberghiera di Terni, le giovani leve sono il futuro della professione. Amor di pane che mescola ingredienti con maestriaย  ha vinto il concorso Chocolate master e ha un suo segreto sicuramente. Qual รจ il motivo del suo successo?ย 

Grazie delle attenzioni le sue informazioni sono ben precise, e particolari allโ€™evento. Amor di pane porta la tradizione ternana del pan polenta e panpepato come tradizione antica del centro d’italia. Una cultura fatta di continui spostamenti e viandanti. La forma del dolce in viaggio nella sacca รจ la pallina ricca di frutti della terra: noce, nocciola, pinoli, mandorla, e perchรฉ no diย  frutta candita, grazie all’influenza araba che dalla Sicilia ha introdotto questo uso.

 

E del pepato piccante? ย 

Il pepato piccante รจ il frutto della dominazione turca, che ha portato la tradizione delle spezie: pepe cannella, noce moscataโ€ฆ profumi straordinari. Nel panpepato andrebbe messo anche unย  frutto tipico umbro, lโ€™arancio amaro, merangola (ndr melangola), un frutto quasi scomparso che lo stesso Giotto disegnรฒ. Amor di Pane, per esempio, รจ anche free from per la presenza della farina di mais.

 

Perchรฉ dolci free fromโ€ฆ senza glutine, senza…?

รˆ stata una mia scelta. Quando proposi l’idea di prodotti senza alcuni ingredienti fu considerata una follia, una follia sana, ora che sono uno dei massimi esperti mondiali a livello mondiale dell’intolleranza alimentare.ย 

 

Quindi come fa colazione Favorito?

Senza lattosio maggiormente per la mia alimentazione e rispetto a una problematica man mano sempre piรน emergente. Sempre piรน trattata ora ma esisteva prima, non era stata tradotta ancora come esigenza alimentare.ย 

 

La pasticceria รจ una questione di chimica. Se non si eseguono alla lettera i procedimenti rischiamo di vedere fallire la ricettaโ€ฆย 

Nella pasticceria e nella pasticceria lievitata mi vanto di essere lievitista, poichรฉ noi Favorito nasciamo come lievitisti. Ho avuto l’onore di lavorare tanti anni fa al fianco di Gualtiero Marchesi, che disse: “il pasticcere รจ un chimico ma non sa di esserlo”. Un pasticciere maneggia almeno 50 – 60 ingredienti tutti i giorni. Ed รจ vero, se non vai con una certa chimica il dolce non esce fuori. Nella cucina invece il piatto si puรฒ aggiustare diversamente. Nel mondo delle intolleranze, personalmente, ho fondato nel 2014 la World Gluten Free Chef Academy, ย la prima accademia mondiale che parla di intolleranza alimentare. In 10 anni abbiamo formato e certificato 350 ragazzi con grande soddisfazione. Rappresentano oggi quasi il 90% delle aziende presenti in Italia dedicate appunto al free from.

 

Complimenti maestro, ci regala una piccola ricetta per i lettori di AboutUmbria?

Quella che faremo stasera รจ la migliore. Per ora la migliore – per eccellenza – รจ un prodotto ideato di altissimo livello e di cui siamo particolarmente soddisfatti: la frolla free from con amido di mais e farina di riso o addirittura farina di mais, e sicuramente del tuorlo d’uovo per un’ottima impressione, di facile esecuzione.

  • 400 di zucchero semolato o di zucchero grezzo
  • 250 g di tuorlo dโ€™uovo
  • 550 di burro delattosato
  • 600 g di amido di mais
  • 400 g di farina di riso

Ricordiamo che una persona su 4 รจ intollerante al lattosio, dunque circa 6 milioni di persone intolleranti. E perchรฉ no, la facciamo anche senza glutine. Abbiamo l’obbligo di specificare i potenziali allergeni anche nelle ricette (Regolamento UE 1169/2011. Le buone pratiche). Formiamo questo sistema di impasto sablรฉe cui aggiungiamo l’uovo e otteniamo una eccellente frolla. Quella stessa offerta in degustazione al Cioccolentino.

 

Grazie di cuore, รจ il caso in questo festival.

Grazie AboutUmbria.

 

Sculture di cioccolato

Cioccolentino

Cioccolentino inizia la sua avventura nel 2004. Il format ideato da Andrea Barbarossa, vede via via crescere la manifestazione con eventi itineranti, show cooking e gli assaggi di specialitร  presenti nei vari stand.
Per questa edizione tante storie raccontate da pasticceri e chef:ย  la storia del cioccolato e i ripieni, la storia del cioccolato fondente e della pasticceria ternana. La scuola di cake design, pasta di zucchero e lโ€™anteprima di Wine Love con i vini del territorio. Dolce e piccante – Chef Academy –ย  infine il liquore Viparo, di qualitร , come riduzione nei dolci. Ospite, special guest Roberto Rinaldini campione del mondo di pasticceria. Tutto in attesa del clou del 14 (a partire dalle 18.30) quando Francesco Favorito presenterร  il dolce di san Valentino accompagnato da un racconto di storie, e poesie d’amore e gusto dello scrittore ternano Andrea Giuli, con le note del musicista Gustavo Gasperini. Gastriche dolcezze amorose amarezze. Un racconto semiserio e dolce (รจ sempre Carnevale), attraverso grandi autori –ย  Proust, Calvino, Gadda, Marquez, Gozzano e altri โ€“ Eros e cibo, dolciumi,ย  passioni, sentimento e gola.

 

Golose e ghiotte:

[…] il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?

Il 29 gennaio Perugia celebra San Costanzo, uno dei suoi tre patroni (gli altri sono San Lorenzo e Santโ€™Ercolano).

In questo giorno non puรฒ mancare sulle tavole dei perugini il Torcolo di San Costanzo. Nato come dolce povero, preparato con ingredienti semplici e facilmente reperibili – per lโ€™impasto di base si usava anche la pasta del pane โ€“ la tradizione vuole che doveva essere regalato, come buono auspicio, alle giovani donne in etร  da marito.

Diverse sono le versioni per spiegare la sua forma a ciambella: si dice che il buco rappresenti il collo decapitato del Santo, oppure che rappresenti la collana del Santo ricca di pietre preziose (da qui il cedro candito), che si รจ sfilata al momento della decapitazione, o che sia stato creato con un buco semplicemente per poterlo infilare facilmente nei bastoni per trasportarlo alle fiere o ai mercati. Mentre i cinque tagli obliqui sulla superficie rappresentano le porte di accesso ai cinque rioni del centro storico di Perugia: Porta Sole, Porta San Pietro, Porta Susanna, Porta Eburnea e Porta Santโ€™Angelo.

 

prodotti tipici umbria

Ingredienti per 6 persone

  • 600 gr di farina
  • 330 gr di acqua
  • 170 gr di zucchero
  • 170 gr di cedro candito
  • 85 gr di olio extravergine d’oliva
  • 85 gr di burro
  • 170 gr di uvetta sultanina
  • 170 gr di pinoli
  • un uovo
  • 25 gr di lievito di birra
  • semi di anice a piacere

Preparazione:

Porre la farina a fontana in unโ€™insalatiera, sgretolarvi il lievito e impastare tutto con acqua tiepida; lavorare la pasta (che dovrร  risultare della consistenza della pasta del pane) per qualche minuto, porre lโ€™insalatiera in un luogo caldo e al riparo dalle correnti dโ€™aria. Quando la pasta avrร  raddoppiato il suo volume, rovesciarla sulla spianatoia, spianarla leggermente con il palmo della mano, unire alla pasta il cedro candito tagliato a dadini, lโ€™uvetta, i pinoli, lโ€™olio, il burro, lo zucchero e due cucchiai di semi d’anice. Lavorare la pasta per una decina di minuti, arrotolarla e porla a ciambella in una tortiera bene imburrata. Porre la tortiera in un luogo caldo al riparo dallโ€™aria e per facilitare la lievitatura, dove si mette a lievitare il torcolo, aggiungere una pentola con lโ€™acqua bollente. Dopo tre ore la pasta sarร  ben lievitata. Indorare la superficie con il tuorlo dโ€™uovo e con un coltello a punta incidere lievemente centinando la pasta. Passare la tortiera in forno caldo (180ยฐ) per tre quarti dโ€™ora.

 


Accademia Italiana della Cucina di Perugia

Sellano si trova su un colle affacciato sulla valle del fiume Vigi: questa posizione strategica ha fatto sรฌ che lโ€™abitato si sviluppasse giร  dal I secolo a.C., anche se รจ nel Medioevo che cominciรฒ gradualmente estendersi verso la sommitร  del colle.

Fu poi nel Rinascimento che Sellano assunse lโ€™aspetto attuale, rimasto inalterato nel tempo e con un agglomerato abitativo ricco di edifici di pregio come il Palazzo Comunale del XVI secolo – dove รจ conservato il cosiddetto piatto dei brevicelli in rame sbalzato e dorato (sec. XVI) – la Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce – un tempietto tipicamente montano a pianta ottagonale sorto nel XVI secolo intorno a unโ€™immagine mariana – e la Chiesa di Santa Maria, edificata nel XIII secolo, che custodisce le spoglie del Beato Jolo, eremita vissuto nel XIII-XIV secolo e co-patrono di Sellano.

 

Sellano. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Il paesaggio – un tempo caratterizzato da coltivazioni, frutteti e pascoli – oggi vede la natura riprendere il sopravvento regalando al visitatore fitte foreste popolate da una grande varietร  di flora e di fauna: molti sono i percorsi che lโ€™attraversano – ideali per trekking ed escursioni a cavallo e in bicicletta – e spesso corrispondono alle antiche vie di comunicazione che sono ora in via di ripristino. Si puรฒ vivere la lussureggiante natura anche con gare di pesca o ammirando le bellezze delle Cascate delle Rote o il lago Vigi.

Nel territorio di Sellano si incontrano piรน di 40 frazioni, molte delle quali arroccate su ripidi pendii e con viste che spaziano sui Monti Sibillini. Tra questi vi รจ Cammoro, sorto nella terra di confine con Foligno e Camerino e posto a guardia della vecchia Via della Spina, che sin dallโ€™epoca romana collegava Spoleto con Plestia, sullโ€™altopiano di Colfiorito. Costruito nel secolo XIII su uno sperone roccioso, รจ dominato dalla torre della vecchia sede comunale, oggi campanile della Chiesa di Santa Maria Novella, raro esempio di chiesa pensile sovrapposta a unโ€™antica via coperta di cui sono ancora visibili i due accessi.

 

Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce. Foto Enrico Mezzasoma

 

E ancora, Postignano, con il suo castello medievale sormontato da una torre esagonale, posto strategicamente al crocevia tra Spoleto, Norcia, Foligno e Assisi e centro nevralgico della lavorazione e del commercio di ferro e canapa in Umbria; Pupaggi, che si รจ sviluppato nel XIV secolo attorno a un preesistente nucleo medievale, composto da una chiesa e da una torre colombara; Montesanto, sorto probabilmente come insediamento abitato nei pressi della cella monastica di San Nicolรฒ di Acqua Premula. Proprio il Convento dellโ€™Acqua Premula si trova fra Sellano e Montesanto e prende il nome da unโ€™antica sorgente,ย Acquaย Premula, utilizzata per secoli nella cura della calcolosi. Lโ€™acqua, dal 1974, viene imbottigliata con il marchio commerciale di ACQUA TVLLIA.

Infine, nella frazione di Sterpare da visitare รจ la Chiesa della Madonna delle Grazie, alla fine del 1700 al centro di un fatto miracoloso che mise in contrasto due famiglie del posto. Un giorno alcuni pastori trovarono nella cavitร  di un castagno la statua lignea di una Madonna con Bambino, che fu prontamente recuperata per essere venerata. Le famiglie dei Vitali e dei Patrizi, artefici del ritrovamento, decisero di portarla alla chiesina di Santa Lucia, loro punto di riferimento spirituale, ma a questa decisione si oppose la famiglia dei Germani che invece voleva che la statua venisse collocata nella chiesa dedicata proprio alla Madonna. La statua venne spostata piรน volte, di nascosto, dallโ€™una e dallโ€™altra famiglia che non riuscivano a trovare un accordo. Siccome gli spostamenti avvenivano sempre di notte, si sparse la voce che avessero del miracoloso, e si decise di lasciare la statua della Madonna nella chiesa a lei dedicata, posta al centro del paese piuttosto che in campagna. Accanto alla chiesa resiste piantato il famoso travaglio, una sorta di impalcatura che serviva a sollevare i buoi mentre venivano ferrati.

Nella frazione di Case Rampi vi รจ invece un Museo diffuso della civiltร  contadina: frequentando le case degli agricoltori del pian dโ€™Orsano e dintorni, Angelo Rampi, constatata la regolare presenza degli utensili degli agricoltori e la diffusa competenza nellโ€™arte della coltivazione di cereali, legumi, viti, ortaggi e nella coltivazione dei campi, ha pensato di raccogliere tali strumenti in un unico contenitore per evitarne la dispersione. Il museo รจ stato inaugurato nel 2013.

 

Lime e raspe

 

Altro imperdibile contenitore del saper fare รจ senza dubbio il caratteristico Museo della Produzione delle Lime e delle Raspe, che raccoglie documenti, immagini, manufatti e testimonianze di questa importante tradizione artigianale del sellanese. Un tempo nella zona si svolgeva infatti lโ€™intero ciclo di produzione: lโ€™estrazione del ferro nelle miniere di Monte Birbone, la prima lavorazione nelle ferriere di Monteleone chiuse dopo il terremoto del 1703, la forgiatura e la produzione degli utensili. La tradizione vuole che i frati di Santa Croce di Sterpare e di San Nicolรฒ di Acquapremula, per sollevare gli abitanti delle ville di Sellano dalle condizioni di assoluta povertร  in cui vivevano, li istruirono proprio nellโ€™arte della lavorazione del ferro, il cui segreto riguardava la fase di cementazione e tempera, che consentiva di aumentare la durezza del metallo evitando la deformazione dei denti. La stessa tradizione vuole anche che i frati, preoccupati che la ricchezza potesse allontanare dalla fede gli abitanti, per mantenerli devoti e onesti invocassero la maledizione su coloro che avessero guadagnato piรน del necessario per vivere. A completare lโ€™offerta cultura vi sono anche una ludoteca attrezzata e una biblioteca di ben 7000 volumi, che include un laboratorio professionale di produzione digitale audiovisiva e un ricco archivio storico.

Tutto ciรฒ si affianca alle tradizionali ricorrenze come la Sagra della fojata e dellโ€™attorta (due dei piatti tipici locali) che si svolge a Villamagina, la Festa delle erbe dimenticate, sulla tradizione delle erbe selvatiche commestibili e medicinali al lago del Vigi e a Montesanto, Lโ€™oro dei molini, che riporta in vita le tradizioni molitorie dellโ€™area e riapre al pubblico lโ€™unico rimasto degli antichi mulini a Molini.

Al centro dell’Umbria, su una propaggine del monte Serano, si erge Trevi, antico borgo dallโ€™etimo incerto, giร  noto a Plinio il Vecchio: รจ proprio nei suoi scritti che compare come Trebiae, nome che potrebbe riferirsi alla dea Diana conosciuta come Trivia o piรน semplicemente derivare da treb-, radice umbra di parole come casa o costruzione.

Nata in etร  romana dallโ€™unione tra la fortificazione in collina e la civitas in pianura, Trevi dal III secolo a.C. acquista rilevanza grazie al processo di romanizzazione e alla costruzione della Via Flaminia che, implicando la bonifica della valle, permette lo sviluppo delle ville di campagna lungo Clitunno. Ma nel VI secolo la valle torna a impaludarsi, il sistema fluviale Clitunno-Tevere diviene innavigabile e il dominio romano decade; la civitas viene abbandonata, la collina si ripopola e diventa prima gastaldo dei Longobardi, poi comune, conquistato e saccheggiato da Spoleto e in seguito funestato dal vicariato dei Trinci di Foligno. Rifiorisce nel XIV secolo grazie al suo pregiato olio dโ€™oliva, divenendo lโ€™importante centro commerciale chiamato Il porto secco; acquisito il titolo di cittร  grazie a Papa Pio VI, seguirร  le sorti del Papato fino allโ€™Unitร  dโ€™Italia.

 

Piazza Mazzini. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Trevi si sviluppa in cerchi concentrici allโ€™interno di una forma conica che asseconda la conformazione delle colline, incantando lo sguardo di viandanti e scrittori come Leopardi. Cuore del centro storico รจ Piazza Mazzini, che fa angolo col Palazzo comunale, e la sua torre civica del XIII secolo. Proseguendo a fianco di Palazzo Valenti, si arriva allโ€™ex convento di San Francesco, un complesso museale che ospita la Pinacoteca, il Museo Civico, il Museo della Civiltร  dellโ€™Ulivo e la Raccolta dโ€™Arte. La chiesa di San Francesco del 1288 ospita invece un crocifisso su tavola dโ€™ispirazione giottesca del XIV secolo, realizzato da un artista sconosciuto chiamato Maestro del Crocifisso di Trevi; custodisce anche la stele sepolcrale dellโ€™eremita Beato Ventura, morto nel 1310. Proseguendo in via Fantosati, oltrepassando Porta del Cieco, si giunge in cima al colle dove la cattedrale di Santโ€™Emiliano, rifatta nel XIX secolo, ospita lโ€™altare del Sacramento, decorato da Rocco di Tommaso. Prima di Porta del Cieco, invece, da Piazza Garibaldi si raggiunge la passeggiata di viale Ciuffelli, ombreggiata da alberi secolari, ponte tra il centro e il convento francescano di San Martino, dove si trova la cappella affrescata dallo Spagna.

Scendendo verso via Flaminia, si incontra il rinascimentale santuario della Madonna delle Lagrime – cosรฌ chiamato per lacrimazione di un dipinto raffigurante la Madonna – che conserva i monumenti sepolcrali della famiglia Valenti e Lโ€™Adorazione dei Re Magi con i Santi Pietro e Paolo (1521), lโ€™ultima opera del Perugino. Oltre lโ€™Arco di Mastaccio, vi sono case dโ€™impianto medioevale e palazzi rinascimentali come villa Boemi, senza contare il teatro Clitunno, impreziosito da un sipario dipinto da Domenico Bruschi.

La natura di Trevi offre molte opportunitร : passeggiate alla scoperta delle erbe selvatiche, biking, birdwatching, equitazione e visite alle Fonti del Clitunno, alimentate da sorgenti sotterranee, un vero gioiello naturalistico.

Comune delle Terre dellโ€™Olio e del Sagrantino e sede di scuole di alta cucina improntate sullโ€™uso dellโ€™olio, a Trevi รจ dโ€™obbligo una visita esplorativa ai frantoi. Tra gli eventi piรน attesi vi รจ la Processione di Santa Illuminata, Trevi in piazza e Palio dei Terzieri, ma anche la Mostra mercato del Sedano Nero di Trevi e la Festa dellโ€™Olio Nuovo, appuntamenti imperdibili per scoprire i gustosi prodotti che sono i fiori allโ€™occhiello del borgo: il tenero sedano nero, ottimo ripieno o in pinzimonio e lโ€™eccellente olio dโ€™oliva dalle caratteristiche organolettiche uniche al mondo. A coronamento delle specialitร  gastronomiche, non puรฒ mancare il Trebbiano, vino di produzione limitata e dallโ€™aroma inconfondibile.

Per conoscere e imparare ad apprezzarne tutte le varietร  non basterebbe una vita perchรฉ, per quanto riguarda lโ€™olio extravergine dโ€™oliva, lโ€™Italia vanta primati di qualitร  difficilmente eguagliabili.

Sempre imitato, spesso contraffatto, qualche volta danneggiato persino dai suoi connazionali – che lo rendono protagonista di scandali e dibattiti imbarazzanti – il nostro olio regala punte di eccellenza che vale la pena conoscere e valorizzare. Solo conoscendo lโ€™alta qualitร , infatti, siamo in grado di riconoscere ed evitare le sue goffe falsificazioni: a questa eccellenza ho deciso di dedicare un intero articolo. Lโ€™olio extravergine Dop del Cilento, quello pugliese, lโ€™olio dei Monti Iblei e quello delle colline teatine sono alcuni che, insieme a quello umbro, hanno un sapore particolare e unโ€™intensitร  acida.

 

 

Non esistono aree particolarmente vocate alla produzione di olio di qualitร , quanto buone pratiche agronomiche e tecnologiche da seguire durante la filiera e tecniche virtuose di gestione dellโ€™oliveto: la raccolta, la trasformazione e la conservazione permettono di ottenere un olio superiore. Se queste best practice sono state attuate, il prodotto non presenterร  alcun difetto allโ€™assaggio; sarร  riconoscibile il sapore fruttato, indice di unโ€™oliva sana. Poi, in base al tipo di oliva utilizzata e alla sua origine, presenterร  diverse caratteristiche positive: dalla mandorla fresca alla mela, dal carciofo alla foglia di pomodoro fino ad altre sensazioni vegetali. Nonostante molti consumatori siano convinti che lโ€™amaro e il piccante siano attributi negativi, nellโ€™olio extravergine di oliva sono invece fattori positivi. Un altro fattore che costituisce spesso un pregiudizio nello stabilire la qualitร  dellโ€™olio รจ il colore. Ma conta davvero?

L’assaggio

Lโ€™assaggio ufficiale viene eseguito in un bicchiere in vetro scuro: questo significa che il colore non deve condizionare il sapore; non si fornisce alcuna indicazione sulla qualitร , tantomeno su caratteristiche legate alla leggerezza, intensitร , amarezza o piccantezza. Tuttavia, il colore cambia a seconda di diversi fattori: tipo di oliva, grado di maturazione del frutto, presenza di elementi chimici come le clorofille e i caroteni. Gialli dorati o verdi intensi, gli oli possono essere comunque di altissima qualitร . Chiaramente se il consumatore si trovasse di fronte un olio tendente al rossastro, significherebbe che รจ vecchio ed che รจ stato esposto alla luce, allโ€™aria o al calore e di conseguenza presenterร  un sapore rancido.

Nella mia cucina lโ€™olio รจ la massima espressione della semplicitร  del nostro territorio, storia dei posti dove siamo e futuro della nostra gastronomia. Questโ€™anno sono lieto di presentarvi lโ€™olio extra vergine della Pieve di Caminino che trovate nel mio sito: abpersonalchef.com

In arrivo il quarto fine settimana della XXVI edizione diย Frantoi Aperti in Umbria.

A celebrare lโ€™arrivo dellโ€™olio nuovo da venerdรฌ 17 fino a domenica 19 novembre i borghi e le cittร  di: Amelia (Tr) con Amerinolio; Arrone (Tr) con โ€œAmor dโ€™Olioโ€; Assisi (Pg) con le passeggiate di UNTO nei castelli e nel territorio; Campello sul Clitunno con la โ€œFesta dei Frantoi e dei Castelliโ€ che animerร  la Piazza della Bianca domenica 19 novembre; e Spello (Pg) con โ€œL’Oro di Spello – Festa dell’olivo e Sagra della Bruschettaโ€.

In ogni borgo e in ogni cittร  dโ€™arte che fa parte del circuito di Frantoi Aperti in Umbria, si terranno degustazioni guidate diย olio extravergine d’oliva curate da esperti assaggiatori, momenti musicali tra gli ulivi e nei centri storici ed un servizio navetta di collegamento tra il centro storico del comune aderente e i frantoi del comune stesso.

 

 

Queste le iniziative da segnalare per il quarto weekend di Frantoi Aperti in Umbria:

Giร  da venerdรฌ sera (17 novembre) sarร  possibile partecipare alle cene oleocentriche dagli โ€œUmbrian #EVOOAmbassador – Testimoni di oli uniciโ€ che proporranno menรน di terra e di lago in abbinamento con gli oli e.v.o. di qualitร  dei produttori aderenti a Frantoi Aperti 2023. Venerdรฌ 17 novembre sono due le cene oleocentriche in programma: a Torgiano (Pg) presso il Ristorante Quattro Sensi โ€“ Borgo Brufa e ad Orvieto (Tr) presso il Ristorante Vis a Vis che proporrร  un menรน completamente vegetale in cui ad essere protagonisti saranno gli oli monocultivar e i blend del Frantoio Cecci di Castel Viscardo (Tr). Una collaborazione quella tra il Frantoio Cecci e lo chef Emanuele Rengo del Ristorante Vis a Vis che si ripeterร  anche domenica 19 novembre quando si terrร  al Frantoio Cecci il โ€œPranzo Oleocentrico in Frantoioโ€ accompagnato dalla musica dal vivo di Andrea Gioia e dalla visita del frantoio con degustazione degli oli.

Due saranno gli appuntamenti di trekking tra gli ulivi con esperienze musicali e di arte contemporanea entrambe in programma domenica 19 novembre ad Arrone e a Campello sul Clitunno.

Ad Arrone la partenza del trekking รจ alle ore 9.30 da piazza Garibaldi per salire, attraverso un antico sentiero, al monte di Arrone e arrivare al balcone naturale che si affaccia sulla fascia olivata della Valnerina. Ridiscendendo tra i boschi e gli oliveti del versante orientale si farร  sosta al Frantoio Bartolini, dove si assaggerร  l’olio nuovo. Durante il trekking si visiterร  la Chiesa di San Giovanni Battista dove in occasione di #Chiaveumbra2023 | In Naturaย | Sperimentazioni artistiche nel paesaggio olivato, sarร  possibile vedere lโ€™installazione artistica di Chiara Fantaccione una โ€œcleptomane dellโ€™arteโ€ che usa i materiali piรน diversi, prelevati da ambiti del tutto inattesi, riassemblandoli in conformazioni singolari. Le sue opere sono spesso opere-ambienti con una forte connotazione site-specific in cui non di rado mette in dialogo organico e artificiale

Sempre nella giornata di domenica 19 novembre, a Campello sul Clitunno รจ invece in programma un doppio appuntamento outdoor con la Pedalata tra i castelli della Fascia olivata, a cura di Fiab e YouMobility; ed il trekking ad anello alla scoperta di olivi secolari lungo la Fascia Olivata Assisi-Spoleto riconosciuta dalla FAO quale โ€œPatrimonio agricolo di importanza mondialeโ€. Lungo il cammino lโ€™artista Jessica Moroni in occasione di #Chiaveumbra2023, narrerร  il suo lavoro visibile in alcuni saggi presso gli olivi secolari che si incontrano lungo il percorso. La passeggiata sarร  inoltre lโ€™occasione per una sosta dโ€™ascolto del concerto della rassegna musicale โ€œSuoni dagli Olivi Secolariโ€ con lโ€™esibizione di โ€œMusica Mutaโ€ con Michele Rosati e Rachele Fogu, un duo di virtuosissimi chitarristi classici che spazia dal Jazz alla musica popolare latina ed internazionale. Al termine del percorso poi la possibilitร  di degustare lโ€™olio appena franto.

 

 

 

Tre sono poi gli appuntamenti con gli โ€œAssaggi di Storie. Degustazioni di Oli e di prodotti uniciโ€. Il primo, sabato 18 novembre, a Spello presso la Taverna Costantino Imperatore alle ore 17.00, dove la degustazione sarร  guidata da Claudio Baccarelli. A seguire domenica 19 novembre ad Arrone alle ore 11.00 la degustazione di olii della Valnerina sarร  guidata da Giulio Scatolini, mentre a Campello sul Clitunno la degustazione guidata da Emanuela De Stefanis, componente del Panel della Dop Umbria, si terrร  alle ore 16.00, presso Villa Negri Arnoldi e lโ€™Olio e.v.o. di qualitร  dei produttori del territorio sarร  abbinato al pregiatissimo tartufo locale.

Prosegue poi, domenica 19 novembre, lโ€™appuntamento con il nuovo spin-off di Frantoi Aperti in Umbria, dedicato a bambini e famiglie, dal titolo โ€œTrekking e Fiabe tra gli uliviโ€. La CamminAttrice Loretta Bonamente accompagnerร  i bambini (dai 5 ai 12 anni) e i loro genitori in una passeggiata lungo il sentiero dellโ€™acquedotto Romano, coinvolgendoli nel racconto di storie sugli alberi, gli olivi e l’olio. La partenza รจ alle ore 9.30 ed al termine della passeggiata รจ prevista una merenda degustazione di Olio e.v.o. appena franto.

Frantoi Aperti in Umbria รจ un evento promosso dallโ€™Associazione Strada dellโ€™olio e.v.o. Dop Umbria,ย che si avvale di Add Comunicazione ed Eventi, agenzia specializzata nella comunicazione e promozione dellโ€™Olio e dellโ€™oleoturismo, in collaborazione con laย Regione Umbria e con tutti gli attori del comparto olivicolo umbro.ย Si avvale inoltre del sostegno di alcune aziende aventi le radici nel territorio, fra queste, Vuscom, societร  del Gruppo Valle Umbra Servizi, Guido srl, Diva International S.r.l.,ย Tartufi Fortunati Stocchi srl, del partner tecnico Officialย Greenย Carrierย Trenitalia. Da evidenziare anche il sostegno di Crรฉdit Agricole Italia, primario istituto di riferimento per il settore agricolo.

 


Per maggiori informazioni su Frantoi Aperti:
info@stradaoliodopumbria.itwww.frantoiaperti.net

Il โ€œconnubioโ€ perfetto tra cibo e vino andrร  in scena al Caio Melisso, il teatro allโ€™italiana piรน antico della cittร , con produzioni indipendenti e innovative. Al Teatrino delle sei, novitร  di questโ€™anno, in scena le 2 produzioni teatrali selezionate tra le 50 arrivate attraverso la call Play EaT.

Grande attesa e grandi novitร  per la II edizione di Eat, Enogastronomia a Teatro. Cibo, vino e teatro tornano, quindi, insieme per proporre il format innovativo che lega arte culinaria e spettacolo e che lo scorso anno ha entusiasmato stampa e pubblico. Questโ€™anno la manifestazione รจ cresciuta in termini di numeri: piรน giornate (23, 24, 25 e 26 novembre 2023) e piรน spettacoli sempre con la cittร  di Spoleto che farร  da cornice agli appuntamenti dedicati allโ€™enogastronomia con spettacoli tutti da bere e da mangiare.

Il tutto condito dalle grandi novitร  del 2023. A partire dal Premio Umbre Best Experience promosso dalla rete al femminile con vocazione turistica โ€œUMBREโ€ (United Marketing for Business and Regional Experience) e destinato alle migliori e piรน innovative esperienze turistiche realizzate sul territorio. Per proseguire con Pasticceri. Io e mio fratello Robertoย di e con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano a cura della Compagnia Orsini. I due fratelli pasticceri, portano in palcoscenico un laboratorio (vero) di pasticceria, frullano ragionamenti e montano albumi di neve, realizzando ben sette torte tra profiteroles, gianduia e charlotte. Immancabili sono anche il nuovo spettacoloย FoodEnsembleย – Il concerto che puoi mangiare, unโ€™esperienza sensoriale da vivere come un concerto, uno spettacolo da gustare come una cena e laย degustazione del Re dei bianchi umbri, con laย Spoleto DOC Trebbiano Spoletino, sapientemente raccontato e gustato dal giornalistaย Francesco Saverio Russo. Torna Daniele De Michele โ€˜Donpastaโ€™, dj, economista e appassionato di gastronomia con uno spettacolo completamente nuovo con 4 ospiti dโ€™eccezione pronti a sfidarsi davanti al pubblico votante: Giorgione, Carlotta Delicato, Le Sorelle Passera e Guido Farinelli che poteranno sulla โ€œtavolaโ€ di Eat ognuno il suo piatto abbinato ad un disco.

Un incontro sarร , invece, dedicato agli studenti degli istituti alberghieri dellโ€™Umbria per imparare insieme allo chefย Lorenzo Cantoniย che in cucina l’olio non รจ solo un ingrediente, ma una maniera di pensare.

 

Pasticceri. Io e mio fratello Roberto

 

Questโ€™annoย EaT, il festival del teatro dedicato allโ€™enogastronomia, raddoppia: oltre al Caio Melisso, splendido esempio di teatro allโ€™italiana, la rassegna presenta alcuni spettacoli alย Teatrino delle sei in pieno centro storico. Sarร  proprio questo luogo suggestivo ad ospitare le produzioni teatrali selezionate attraverso la callย Play EaT, novitร  dellโ€™edizione 2023, uno spazio riservato ai migliori spettacoli teatrali legati allโ€™universo dellโ€™enogastronomia. Gli spettacoli, scelti con la collaborazione di Alessandro Sesti, direttore di Strabismi Festival, porteranno nel territorio umbro le eccellenze dello spettacolo dal vivo: tra leย 50 compagnie da tutta Italia che hanno risposto al bando sono stati selezionati 2 spettacoli. Conย โ€œDans la cuisineโ€ siamo in Belgio: Mรฉlanie prova a cucinare le tagliatelle al ragรน secondo la ricetta di sua nonna Anna. Un ribollire culinario, musicale ed emozionale, mentre si prepara, con il pubblico, un pasto in onore dei propri antenati. Questo esempio di โ€˜teatro surrealista-documentatoโ€™ avrร  sul palco Lisa Tonelli, per la regia di Emeline Marcour. Dalla call Play EaT arriva anche Il talismano della felicitร . Ricettario per due portate: lโ€™Arrosto e Arcano Iย di Collettivo lunAzione che vede protagoniste le attrici-cuoche Martina Di Leva e Cecilia Lupoli. Due fulminanti monologhi al femminile in cui il cibo รจ protagonista di vicende spiazzanti e grottesche: ne โ€œL’arrostoโ€ una donna legata alla sedia instaura un irresistibile dialogo dal sapore beckettiano con il suo aguzzino, mentre in โ€œArcano Iโ€ a parlare รจ la celeberrima assassina Leonarda Cianculli, che ci conduce negli inquietanti meandri della sua macabra vicenda.

 

Donpasta @eat spoleto 22

 

Sempre il Teatrino delle sei sarร  la location di due stand-up comedy come le Memorie di un barista di e con Alessandro Sesti: lโ€™autore racconta le confessioni ricevute dietro al bancone di un bar quando cercava di mantenersi prima di iniziare a vivere di solo teatro e il Monologo di donna con pecorinoย di e con Giulia Cerruti, un simpatico affresco di delusioni dโ€™amore raccontate con cinica ironia, ma anche una riflessione su alcune aspettative della societร  di tutti i tempi nei confronti delle donne.

Per chi vuole scoprire attraverso le ricette del territorio alcuni momenti decisivi della storia locale cโ€™รจ, infine, Viaggio gastronomico nella storia di Spoleto, in programma al Teatrino delle sei. Guido Farinelli guiderร  gli spettatori dal passaggio di Federico Barbarossa ai banchetti rivoluzionari della Repubblica Romana e ai movimenti anticlericali. Lo spettacolo sarร  accompagnato dalla degustazione di strangozzi alla spoletina.

 


EaT sul web www.eatspoleto.itย | #eatspoleto ย | @eatenogastronomiaateatro

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