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Nella Tabula Cortonensis, manufatto in bronzo del II secolo a.C., per la prima volta in assoluto appaiono il nome etrusco del lago Trasimeno – chiamato Tarsminass – e il riferimento ad alcuni possedimenti terrieri, in particolare a un vigneto.

La tabula รจ stata ritrovata spezzata in 8 parti, di cui solo una รจ dispersa. รˆ ospitata presso il MAEC, il celebre Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ed รจ la terza scrittura etrusca conosciuta piรน lunga per i suoi contenuti. Si tratta di un ยซatto giuridico di 40 righe in lingua etrusca, che riporta lโ€™arbitrato relativo ad una ereditร  contestata di un importante patrimonio fondiario dislocato tra il Lago Trasimeno e Cortonaยป (Massimo Pittau).

 

Tabula Cortonensis

 

L’influenza dell’etrusca cittร  di Cortona arrivava, con il suo territorio, fino al tratto spondale lacustre che va da Tuoro a Borghetto. Nelle 7 parti della tabula a noi giunte, al di lร  della loro importanza linguistica, scientifica e storica, ci preme sottolineare l’importanza del Tarminass per gli Etruschi; un lago, unitamente alla Val di Chiana, ricco e generoso dal punto di vista alimentare (pesce, olio, vino e grani).
Infatti nella sacralitร  della civiltร  etrusca il mangiare era considerato un fatto religioso e il vecchio lago Trasimeno era ritenuto un luogo sacro: era considerato la rappresentazione terrena della volta celeste.
Secondo l’etruscologo Giovanni Colonna l’immagine del lago Trasimeno รจ stata trasposta nel fegato di Piacenza o fegato etrusco; รจ un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni, suddiviso in settori riservati alle diverse divinitร . Era usato dai sacerdoti etruschi, gli aruspici, per leggere le viscere degli animali sacrificati per ricavarne auspici.
Gli Etruschi consideravano il Trasimeno il luogo d’unione tra le dodecapoli di Cortona, Chiusi e Perugia dove fiorivano gli scambi commerciali, l’artigianato, la pesca e l’agricoltura. A proposito di coltivazioni, nella tabula cortonensis si fa riferimento a un vigneto: รจ il piรน antico atto notarile della storia del vino. รˆ stato questo documento che, nel 2015, ha aperto la mostra Arte e Vino che si รจ svolta a Verona, un evento importantissimo collegato all’Expo. Ricordiamo che gli Etruschi consumavano grandi quantitร  di vino in varie occasioni; avevano l’usanza di miscelarlo, anche per coprirne i difetti, con acqua e con miele, insieme a spezie, fiori o formaggio.
Della magnificenza del Tarminass se ne accorse, come raccontato nel XVI secolo da Matteo dall’Isola nella sua Trasimenide, anche Trasimeno, il principe etrusco figlio del Re Tirreno, che si innamorรฒ della ninfa lacustre Agilla. I due giovani vissero una bellissima e struggente storia d’amore sulle rive lacustri che finรฌ tragicamente con la scomparsa, tra le acque del lago, del giovane principe.
Si racconta che, ancora oggi, la triste ninfa stia cercando il suo amato: quando un’onda fa muovere repentinamente una barca non รจ altro che Agilla che sta cercando tra le acque il suo Trasimeno e quando le foglie al vento si muovono provocando un suono simile a un lamento, pare che sia la dolce ninfa che piange il suo amato… ascoltare per credere.

Nella straordinaria scenografia naturale del vecchio molo alla Darsena di Passignano sul Trasimeno domenica 13 settembre Coralium, il Coro Lirico dellโ€™Umbria, ha realizzato open air un evento mai proposto neppure dai grandi teatri: ha allestito e portato in scena al calar del sole di una giornata di grecale nientemeno che Il Tabarro, una delle tre opere del Trittico Pucciniano del 1918.

Tra il respiro impetuoso del vento che agitava la superficie delle acque e lo sfilare silenzioso dei battelli illuminati che rientravano in darsena, รจ andata in scena una delle opere piรน passionali del grande Maestro.

Grazie alla sensibilitร  del Comune di Passignano e al solido sostegno del Club Velico locale, il Trasimeno รจ stato sacro testimone e proscenio di una grande suggestione. La piรน completa delle arti, lโ€™Opera Lirica, con la musica e il canto ha compiuto ancora una volta il prodigio di rendere vera per un pubblico attento e partecipe una vicenda dโ€™amore di sangue e di poesia.

 

 

Michele, impersonato dal famoso baritono Andrea Sari, Giorgetta dalla preziosa voce del soprano Paola Stafficci, Luigi dalla voce drammatica e potenteย del tenore Claudio Rocchi, la Frugola con la forte caratterizzazione di Rosalba Petranizzi: sono stati protagonisti di una vicenda complessa e lacerante piena di sentimenti forti e situazioni psicologicamente intriganti. Unโ€™ambientazione sociale ricca di spunti di modernitร , che riguarda personaggi riconoscibili tra le file della gente comune, giร  in qualche modo definibile come sottoproletariato urbano, in unโ€™atmosfera tra il noir e lโ€™intrigo.

Grandi le emozioni assicurate dalla regia di Stefano Rinaldi Miliani, che giocava sulla liason dellโ€™elemento acqua tra il Trasimeno e la Senna, dove si svolge la vicenda, qui riportata ai nostri anni โ€™50, dove le midinettes, le allegre sartine della Parigi inizio โ€˜900, diventano le merlettaie del lago, appassionate di intrecci e di canzoni dโ€™amore.

Il Coro Lirico era diretto dal deciso gesto di Sergio Briziarelli e lโ€™intensitร  musicale della partitura era affidata al raffinato tocco del pianista Ettore Chiurulla.ย  Il Coro Lirico dellโ€™Umbria con questo nuovo appuntamento dร  seguito e senso al Progetto Opera Trasimeno iniziato giร  dal 2016, che vorrebbe eleggere il Trasimeno a lago pucciniano: legittimamente, dal momento che il grande compositore amava assai frequentare le sue sponde in compagnia del suo ospite Riccardo Schnabl.

Un progetto ambizioso e avvincente che tutti gli artisti del coro contribuiscono a far crescere anche con le rispettive competenze, come quella di sarta teatrale del soprano Noemi Marroni creatrice del paradigmatico Tabarro, il grande mantello a ruota di Michele da cui lโ€™opera prende il nome. Il successo decretato dalla presenza di un folto pubblico โ€“ sia pur disciplinato e distanziato – entusiasta della novitร  dellโ€™evento ma soprattutto felice di assistere in un simile luogo a questa opera poco rappresentata, ha rafforzato i propositi del sindaco Sandro Pasquali, dellโ€™assessore Christian Gatti e di tutta lโ€™amministrazione comunale, di continuare insieme a Coralium con il Progetto Opera Trasimeno per dare appuntamento a cittadini e turisti nella bella stagione a unโ€™altra opera nei meravigliosi scenari del nostro lago.

Conclusa la quarantena del Coronavirus sono uscita e sono andata in giro per la mia cittร : Roma. Vuota. Nessun turista e nessun cittadino in giro, solo io.

Camminando adagio attraverso il centro ho riscoperto la sua maestosa bellezza, di solito velata da strati sovrapposti di turisti che fotografano qualsiasi cosa a qualsiasi ora, anche mentre stanno mangiando. Allora ho pensato che fare un salto indietro nel tempo e immedesimarsi nelle vesti ingombranti di una viaggiatrice del Grand Tour sarebbe stato interessante.

 

Todi, Piazza del Popolo

 

Mentre mangio un gelaro seduta al bar, cerco di immaginare le emozioni di una fantomatica viaggiatrice ottocentesca come Madame de Staรซl e di vedere con occhi curiosi e ammirati una piazza italiana. Non ho scelto una piazza a caso, ma Piazza del Popolo a Todi, piccola e perfetta. Cโ€™รจ tutto quello che ci deve essere e niente stona, nemmeno gli ombrelloni.
Non passano macchine e oggi non ci sono neppure i bambini che corrono e lanciano gridolini. La piazza รจ il cuore pulsante di ogni piccola cittร  e di ogni borgo italiano: ne รจ il centro politico, commerciale e religioso. รˆ cosรฌ da quando le cittร  sono state fondate e i centri commerciali non avevano ancora sostituito la piazza. Piazza del Popolo รจ la piazza dei tuderti e dei molti popoli che si sono succeduti nei millenni, che lโ€™hanno attraversata parlando e mangiando.
Mentre sono seduta qui al bar, considero che i miei piedi, cosรฌ come quelli della de Staรซl prima di me, poggiano dove hanno passeggiato Etruschi e Romani che, mentre facevano politica, si muovevano tra i monumenti della piazza, di cui non vi รจ piรน traccia poichรฉ sono stati incorporati o riutilizzati. Mi guardo attorno e cerco di catturare la bellezza di ciรฒ che vedo.

Palazzo dei Priori con lโ€™aquila di bronzo

Laggiรน a destra, sul muro del palazzo dei Priori, cโ€™รจ lโ€™aquila di bronzo con la sua tovaglia tra gli artigli; le faccio un sorriso, se รจ unโ€™aquila lo vedrร . Io ho con me uno zainetto, ma se fossi una dama dei primi dellโ€™Ottocento avrei un ombrellino da sole, una grande borsa di tappeto come quella di Mary Poppins e un blocco da disegno con matite e acquerelli. Il blocco da disegno era un must che non poteva mancare a nessuna persona colta mentre era in viaggio: era lโ€™unico modo per fissare i ricordi. Paesaggi e monumenti si tracciavano sulla carta; i tramonti, cosรฌ fotogenici, non si prestavano a schizzi e acquarelli, e nessuno si sarebbe sognato di disegnare i piatti con le pietanze.
Il pezzo forte della piazza di Todi sono due palazzi in travertino chiarissimo: il palazzo del Capitano e quello del Popolo, maestosi e leggeri, con quelle finestre gotiche che sembrano merletti. Sono due palazzi che, essendo uniti da una scala, danno lโ€™impressione di essere uno solo, ma, se si osservano attentamente, si nota che anche le loro finestre sono diverse.
Il popolo che viveva in capanne o tuguri doveva estasiarsi davanti a tanta bellezza. Mi lascio prendere dal suo fascino mentre mi godo il gelato. Penso che se fossi stata Madame de Staรซl avrei notato subito le differenze e avrei iniziato a disegnare ogni minimo particolare.
Allโ€™epoca non si potevano fare selfie e non si poteva fotografare a raffica tutto quello che entrava nellโ€™obbiettivo dicendo: ยซpoi lo guardo a casa!ยป. Chi disegna assorbe i particolari, anche i piรน minuti, mentre oggi, quando si fotografa, ci si chiede se sia meglio una foto oppure un video: ma facciamoli tutti due! Come viaggiatrice avrei ammirato il palazzo del Capitano, ma non mi sarei meravigliata piรน di tanto, poichรฉ a una svizzera che ha conosciuto tutta lโ€™Europa il gotico รจ familiare.
Mi lascerei invece sorprendere dal Duomo, lassรน in cima alla scala: mi affascinerebbe il colore rosa della pietra umbra, la pietra del Subasio, la pietra dellโ€™altopiano e la pietra con cui hanno costruito Spello, che mi riprometteri di andare a vedere quando il sole tramonta e batte sulle mura e sulle case e tutta la cittร  diventa rosa come un confetto. Il Duomo, con la sua facciata rosa e bianca, il portale scolpito e il rosone vetrato, รจ una chiesa molto italiana anzi, molto centro-italiana.

 

Palazzo del Capitano

 

Poi farei anche un giro della piazza per vedere i palazzi privati che la circondano e scoprire dettagli per me inediti. Se fossi stata Madame de Staรซl mi sarei incantata davanti ai quei palazzi antichi modificati mille volte. Le vecchie porte medievali sono state murate oppure trasformate da arco tutto sesto a porta rettangolare. Anche le finestre sono state modificate: le ogive, cosรฌ romantiche, sono state infatti squadrate e vi sono stati aggiunti i vetri e le persiane. Sicuramente mi sarei seduta a disegnarle. Lโ€™Italia รจ il paese dove passato e presente convivono, mi sarei detta.
Tutto cambia e niente si elimina completamente. Todi รจ una cittร  fatta di pietra, una montagna di pietre assemblate per creare un gioiello e, se fossi stata Madame de Staรซl, avrei probabilmente scritto nel mio diario: ยซOggi sono salita sulla collina di Todi, mi sono seduta sulla piazza e mentre osservavo quelle pietre ho sentito pulsare la vita degli italiani presenti e passatiยป.

La luce รจ scintilla vitale per ogni essere vivente, invisibile e immateriale, eppure origine di ogni cosa. Penetra silenziosa allโ€™interno di vetrate e finestre, illuminando le navate e gli altari di chiese e cattedrali, rivelando cosรฌ lo spazio costruito.

Fin dallโ€™antichitร  i fasci di luce avevano un valore funzionale: il loro scopo era infatti quello di consentire un uso ottimale degli spazi. In seguito, soprattutto allโ€™interno dei luoghi sacri, la luce cominciรฒ ad assumere un altro significato, piรน simbolico: la presenza del divino.
Con la diffusione dellโ€™arte bizantina, le pareti delle chiese si ricoprirono di mosaici con fondo oro; su di essi la luce si riflette provocando spettacolari riflessi dorati. Infine, giochi di luce si ottennero grazie a grandi e preziosi rosoni realizzati interamente con vetrate colorate. I fasci di luce colorano le navate, rendendo visibile, anche internamente, il ricamo di vetro, vera e propria opera dโ€™arte realizzata dallโ€™estro di maestri vetrai.
In una regione mistica come quella umbra, terra di Santi e Beati, la spiritualitร  si cela nei grandi rosoni che campeggiano sulle facciate delle chiese. Nella chiesa di Santa Giuliana a Perugia il rosone domina la facciata, anche se la sua struttura risulta molto semplice: due giri di ruota con colonnine e archetti trilobati che ruotano intorno a un perno centrale.

 

Chiesa di Santa Maria a Monteluce. Perugia

La luce che invece penetrava allโ€™interno della chiesa di San Francesco al Prato mostrava, agli occhi dei fedeli e dei visitatori, le straordinarie opere dโ€™arte lรฌ conservate, come la Pala Baglioni e la Pala degli Oddi di Raffaello, la Resurrezione del Perugino e tante suppellettili sacri. Il grande rosone, realizzato con un morbido disegno a griglia, si distacca da quelli classici, rivelando un tema iconografico inusuale.
Anche nella chiesa di Santa Maria di Monteluce la navata centrale รจ illuminata da un magnifico rosone, posto nel registro superiore della facciata a capanna. Il rosone รจ interamente composto da una griglia traforata con un motivo circolare.

Chiesa di San Costanzo

Nella chiesa di San Costanzo, elevata nellโ€™ottobre del 2008 da papa Benedetto XVI a basilica minore e dedicata al primoย vescovo di Perugia, รจ visibile un rosone fiancheggiato da altorilievi allegorici che rappresentano i quattro Evangelisti. Oltre il rosone รจ inoltre presente un portale costituito da due stipiti in marmo ornati da tralci e animali fantastici, mentre nell’architrave รจ raffigurato Cristo benedicente tra i simboli degli evangelisti, unesempio di scultura romanica di fine del XII secolo.

Il principale edificio religioso a Perugia รจ indubbiamente la cattedrale di San Lorenzo. Presenta una complessa stratificazione di fasi costruttive. Venne iniziata il 20 agosto 1345 come narrato dalle cronache dei Baglioni: ยซAdรฌ 20 de agosto nel dicto millesimo se comenzรณ a fondare la chiesa nuova S. Lorenzoยป. [1]

Diversamente dalle maggiori cattedrali, quella di Perugiaย ha la fiancata laterale rivolta verso la piazza principale della cittร . Tale lato รจ caratterizzato dallaย Loggia di Braccio, commissionata daย Braccio da Montone. La navata centrale รจ interamente illuminata dalla vetrata del rosone, simbolo per eccellenza dellโ€™estro di maestri vetrai.

 

Cattedrale di San Lorenzo

 

In questo straordinario mondo luminoso celebre รจ lโ€™attivitร  dello Studio Moretti Caselli, che ebbe inizio nel 1858, con il lavoro svolto da Francesco Moretti; esecutore e maestro, ha legato il suo nome e quello di tutto lo studio al merito di aver ripreso, continuato e reso prestigiosa lโ€™arte vetraia in Italia. Nel 1861 fu installato un vero e proprio laboratorio tecnico, prima nel complesso di San Domenico, poi trasferito nellโ€™ex convento di San Francesco al Prato e infine nellโ€™attuale via Fatebenefratelli.[2] Oggi lo studio-laboratorio รจ diventato un magnifico museo.

Vetrata. Nativitร 

Nella cattedrale di Perugia il primo intervento fu curato proprio da Moretti, che realizzรฒ la Nativitร  o Lโ€™adorazione dei pastori da porre nel finestrone della cappella. La magnifica vetrata impressionรฒ talmente tanto i perugini per la sua bellezza che fu lodata da due poeti: Giovanni Bini Cima e Alinda Bonacci Brunamonti.
Il successivo intervento fu di Ludovico Caselli, che tra il 1917-1920 realizzรฒ il Martirio di San Lorenzo. Anche questa vetrata fu accolta e descritta con parole poetiche.[3] Le vetrate dello studio rappresentano una sorta di pittura di luce e i fasci diretti e puri, colorati e sfumati filtrano dalla sottile rete degli elementi metallici, diventando simbolo terreno della presenza divina.

 


[1] Cronaca della Cittร  di Perugiaย  dal 1309 al 1491. Nota col nome di Diario del Graziani secondo un codice appartenente ai conti Baglioni supplita neโ€™ luoghi mancanti con escerti di altre inedite cronache perugine e pubblicate per cura di Ariodante Fabretti con annotazioni del medesimo di F. Bonaini e F. Polidori, p. 18.โ‡‘
[2] La carta, il fuoco e il vetro. Lo studio-laboratorio Moretti-Caselli di Perugia attraverso i documenti, disegni e le vetrate artistiche. Catalogo della mostra, a cura di G. Giubbini, R. Santola Mazza, Edimond Editore, 2001, p. 60.โ‡‘
[3] La carta, il fuoco e il vetro. Lo studio-laboratorio Moretti-Caselli di Perugia attraverso i documenti, disegni e le vetrate artistiche. Catalogo della mostra, a cura di G. Giubbini, R. Santola Mazza, Edimond Editore, 2001, pp. 68-69.โ‡‘

Nella bella cornice offerta dallโ€™agriturismo Il Poggiolo (Pilonico Materno, Perugia), il 12 settembre 2020 si terrร  la prima edizione di Umbria BIOdiversity 2020, unโ€™intera giornata dedicata alla biodiversitร  umbra.

Aperta al pubblico, la manifestazione ha come scopo l’avvicinamento alla conoscenza dei prodotti, dei produttori e i loro territori e nasce da unโ€™idea di Valentina Dugo di Consorzio AVO in collaborazione con 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare dellโ€™Umbria.

La manifestazione si apre con una mostra-mercato di aziende produttrici di biodiversitร  alimentare autoctona e di eccellenze del territorio, a entrata libera, con allestimento diffuso nel parco dellโ€™agriturismo, dove i visitatori potranno conoscere e acquistare lโ€™offerta agro-alimentare regionale, garanzia in fatto di qualitร  dei prodotti e di salute del consumatore.

La giornata prosegue con interessanti appuntamenti di riflessione sulla biodiversitร , ad accesso limitato per garantire sicurezza e distanziamento, come lโ€™Incontro interattivo con la Nutrizionista: Cereali e legumi, questi sconosciuti a cura della biologa nutrizionista Melissa Finali, il Consumer test delle varietร  di pomodoro della Casa dei Semi del Trasimeno, a cura di 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria (3A-PTA), e la Sinfonia Vespertina del trio jazz Hobby Horses, a cura di Chiara Ryan Izzo & Radio Safari, un esperimento musicale di comunione fra lโ€™attivitร  umana e quella sempre presente, e spesso ignorata, della Natura.

 

 

Umbria BIOdiversity 2020 rappresenterร  anche un appuntamento importante per gli addetti ai lavori, che potranno confrontarsi sul tema della costruzione di una filiera dedicata allโ€™agro-biodiversitร  regionale, in occasione della tavola rotonda, organizzata da 3A-PTA, Per una filiera delle eccellenze dellโ€™agrobiodiversitร  regionale.

Allโ€™incontro, moderato da Marco Pareti di AboutUmbria, dopo i saluti da parte del sindaco di Marsciano Francesca Mele, dellโ€™Amministratore Unico di 3APTA Marcello Serafini e del Responsabile del Servizio Sviluppo rurale e Agricoltura sostenibile Franco Garofalo, interverranno: Luciano Concezzi – 3A-PTA, Giordano Mainรฒ – azienda agraria La Valle dellโ€™Oasi, Matteo Ciucci societร  agricola Il Poggiolo, Marta Rinaldi azienda agricola Lโ€™Orto di Marta, Marco Caffarelli – 3A-PTA , Valentina Dugo – Consorzio AVO, Moreno Peccia – Cantina Moreno Peccia, Manuel Vaquero Dipartimento di Scienze Politiche โ€“ UNIPG, Filippo Antonelli – Cantina Antonelli San Marco. Dopo le conclusioni a cura dellโ€™Assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria Roberto Morroni, verrร  proposta una degustazione dei prodotti dellโ€™agro-biodiversitร  regionale.

 


Ingresso libero dalle 10.30 alle 19.30.

Garantite le norme di sicurezza anti Covid19.

Un viaggio lungo 7.000 km, 2 anni e mezzo e 354 tappe: i ragazzi di Vaโ€™ Sentiero riprendono il loro percorso attraverso il sentiero piรน lungo del mondo, il Sentiero Italia. Prima tappa: Visso-Norcia.

Definito dalla CNN ยซIl piรน grande tra i grandi camminiยป, il Sentiero Italia รจ lโ€™alta via che percorre le catene montuose dello Stivale, collegando tutte le regioni (comprese quelle insulari) e oltre 350 borghi montani. Un percorso, lungo otto volte il Cammino di Santiago, รจ stato realizzato circa una trentina di anni fa dallโ€™Associazione omonima e dal Club Alpino Italiano, ma รจ stato, col passare del tempo, pressochรฉ dimenticato. Fino al 2018, quando il CAI ne annuncia il progetto di restauro, attraverso non solo interventi di ripristino del tracciato e della segnaletica, ma anche tramite una serrata campagna di promozione.

 

Il percorso, courtesy of www.vasentiero.org

Il progetto Vaโ€™ Sentiero

รˆ proprio nel tratto centrale di questo percorso che sfiora i 7.000 km che incontriamo i ragazzi di Vaโ€™ Sentiero, la spedizione che, nel maggio 2019, รจ partita da Muggia (TS) per attraversare prima tutto lโ€™arco alpino e poi discendere verso le estremitร  dello stivale, in nome dellโ€™amore per la montagna e del turismo lento, nonchรฉ della volontร  di rispettare le peculiaritร  locali e di contribuire al sostegno del tessuto socio-economico di aree interne in via di spopolamento. Il progetto, nato dalle menti dei fondatori Yuri Basilicรฒ, Giacomo Riccobono e Sara Furlanetto, รจ basato su due principali sfumature del termine condivisione, quella digitale โ€“ attraverso il racconto in tempo reale sui social (Facebook, Instagram) e di media partner di primo livello (Touring Club Italiano, Radio Francigena, Gazzetta dello Sport) โ€“ e quella fisica. Chi vuole, infatti, puรฒ aggregarsi per una o piรน tappe, cosรฌ da creare spazi di condivisione per idee, progetti e storie di vita, nonchรฉ per camminare qualche ora in compagnia circondati dalla bellezza autentica dei paesaggi italiani.

 

I ragazzi di Va’ Sentiero sulla cima del monte Patino (Norcia)

Il collante dei luoghi spezzati

In apertura del secondo anno di progetto โ€“ sebbene slittato di qualche mese a causa del Covid-19 โ€“ si sono poste tappe a cavallo tra Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, in zone che recano ancora gli evidenti segni di un terremoto devastante e dove la presenza umana sembra sia stata quasi sopraffatta dalla natura. Norcia, Castelluccio di Norcia, Arquata del Tronto, Accumoli, Colle dโ€™Accumoli e Campotosto sono luoghi in cui lโ€™unica forma di turismo possibile รจ ormai quello lento, che permette di stare a contatto con la natura, di mangiare buon cibo e di fare esperienza di rapporti umani piรน genuini.

E allora il passaggio dei ragazzi di Vaโ€™ SentieroYuri Basilicรฒ, guida del team sul sentiero e coordinatore del progetto; Sara Furlanetto, fotografa e responsabile della comunicazione; Giacomo Riccobono, ufficiale logistico; Andrea Buonpane,ย  videomaker; Francesco Sabatini, cambusiere e responsabile della ricerca culturale; Martina Stanga, social media manager, Giovanni Tieppo, driver del furgone โ€“ assume qui un valore ancora maggiore, tanto da coinvolgere anche sezioni locali del CAI e associazioni come Trekkify (Perugia), Arquata Potest e Monte Vector (Arquata del Tronto, AP), Il Cammino delle Terre Mutate (Roma) e Discover Sibillini (Macerata).

 

Parco Nazionale Monti Sibillini, foto di Sara Furlanetto

Una sfida su piรน fronti

Si tratta senza ombra di dubbio di unโ€™enorme sfida. Non solo fisica – i ragazzi hanno giร  affrontato forti nevicate, uragani, pioggia, zecche, tendiniti, infiammazioni e vesciche โ€“ ma anche personale, data dalla difficoltร  del percorso e dal fatto di trovarsi sotto i riflettori, tutti insieme, per almeno sette mesi allโ€™anno. Di grande aiuto, in questo senso, sono lโ€™accoglienza data dalle comunitร  locali e il sostegno della community di oltre 40.000 followers, nonchรฉ quello della campagna di crowdfunding e degli sponsor (Montura, Ferrino, Oxeego, Lenovo, Motorola, Fondazione Cariplo, F. Carispezia, Wonderful Outdoor Week, F. di Venezia, F. Agostino De Mari, F. CariLucca, F. dei Monti Uniti di Foggia ed EOM Italia).

Ma cโ€™รจ anche unโ€™altra sfida, forse la piรน grande: far conoscere un percorso unico al mondo, capace di unire lโ€™Italia nonostante le sue differenze, godibile attraverso un punto di vista privilegiato, quello della montagna. ยซIl nostro sogno รจ che il progetto sia il seme per una svolta nellโ€™approccio dei giovani alla montagna. Siamo consapevoli si tratti di un percorso impegnativo: la montagna stessa รจ una strada in salita. Ma Walter Bonatti, cui dedichiamo il progetto, disse che โ€œchi piรน in alto sale, piรน lontano vedeโ€. E noi proprio lร  puntiamo, in alto!ยป dichiara Sara Furlanetto, co-founder di Vaโ€™ Sentiero.

E noi, vedendo quanto coinvolgimento, quanta speranza e quanto senso comunitario ha scatenato tale impresa, non possiamo che essere dโ€™accordo con lei.

Tra i mestieri tradizionali della Bevagna medievale, il piรน caratteristico รจ legato alla lavorazione della canapa, per la fabbricazione di tele e cordami.

Nel suo Saggio georgico sulla proprietร  dellโ€™acque del torrente Lattone e commercio delle tele in Bevagna del 1782, Alessandro Aleandri scrive: ยซFra tutte per altro le arti, che quivi a perfezione son giunte, verunโ€™ altra avvenne, che possa in elevazione contendere collโ€™arte di tessere e imbiancare dโ€™ogni specie le Tele. Buona parte del territorio di Bevagna รจ attivissimo alla produzione e cresciuta della Canape, di cui si raccoglie quantitร  considerabile. Raccolta in Bevagna la Canape vโ€™รจ tutto il modo di macerarla in alcuni Fossi a ciรฒ destinati, chiamati perciรฒ Maceratori, cinquecento passi in circa lungi dallโ€™abitato. Compiuta la macerazione, ed incigliata dai Contadini la Canape, passa alle Botteghe dei Canapari, delle quali se ne contano nellโ€™abitato in gran numero, vivendo perciรฒ la maggior parte della Plebe collโ€™esercizio di questโ€™arte. Ridotta allโ€™opportuno lavoro viene poi consegnata alle Filatrici, dalle Filatrici passa allโ€™Orditrici, e Tessitrici, dalle quali si lavorano le Tele di diversa qualitร , giusta il desiderio di chi ne fa lโ€™ordinazione. In Bevagna si conta un numero infinito di Telari, sicchรฉ ascendono a migliaia le Tele che in ciascun mese si lavorano. La tela si divide in quattro pezze, e ciascuna pezza in ventisette braccia, o sia in nove Canne Romane. Lavorate le tele resterebbe di imbiancarle e dovrebbesi mandarle altrove, se non vi fosse anche qui la maniera dโ€™eseguirlo non solo perรฒ evvi tal comodo; ma egli รจ tale che non evvi luogo in tutta lโ€™Europa, ove le tele naturalmente riducansi a piรน perfetto biancheggio, quanto da noi e il cui perfetto biancheggio proviene soltanto dalle acque del nostro Lattone. Questo torrente denominato Lattone rimane lungi circa due miglia da Bevagna, sotto un Castello denominato la Torre del Colle. Sebbene dagli Abitanti della Torre non si usi alcuna particolaritร  nรฉ segreto per biancheggiare, con tutto ciรฒ รจ infallibile che lโ€™acque del detto Lattone bianchiscono piรน di tutte lโ€™altre acque, benchรฉ non si usi nรฉ calce, nรฉ sapone, nรฉ si raddoppino tanti bucati, quanti se ne usano in altri luoghi di biancheggio. Giunte finalmente al grado del desiderato biancheggio, le genti della Torre del Colle le stendono in vari prati, presi in affitto per asciugarle. Indi a perfezione purgate le riportano aโ€™ rispettivi mercadanti in Bevagna, incontrandosi di continuo per la strada che conduce colร  Uomini e Donne, Giovanotti e fanciulle, di fresca, di adulta, di virile e ancor di vecchia etade portar sopra la testa chi tre, chi quattro e chi per fine sei di quelle Tele. Fra le tele dunque, che si mandano a curare al Lattone vi sono le Cortinelle, che si fabbricano in tutta la Germania; la loro tirata รจ di circa canne 20 Romane, e si paga per curarle baj.25 la pezza. Le tele di Cento fabbricate in Baviera di tirata canne 25, e pagansi per curarle baj.30 la pezza. Le tele Navine fabbricate similmente in Baviera simili nella tirata e nel prezzo alle tele di Cento. Le tele di Bevagna di tirata canne 9, si paga per biancheggio baj.10. Vengono finalmente anche le tele di Bologna e dโ€™altre parti, il cui biancheggio si paga piรน o meno secondo la loro maggiore o minor tirata ed altezzaยป.
Aleandri cosรฌ conclude il saggio: ยซFinchรฉ sussisterร  questโ€™arte, non mancherร  popolazione, girerร  il denaro e fiorirร  in Bevagna la ricchezza e lโ€™abbondanza; ma trascurandosi si vedrร  il popolo in povertร  e decadenza. Si dovrebbe quindi custodire la medesima con somma gelosia e usare ogni mezzo possibile per mantenerla e accrescerla, senza frapporvi il menomo ostacolo, anche in riflesso di qualunque pubblica gravezza, potendosi in caso di bisogno aumentare gli aggravi personali, non mai perรฒ il traffico o delle canape o delle Tele, unico mezzo che ci resta in oggi per sperare la sussistenza ed aumento del Popolo di Bevagnaยป.

 

Telaio in lavorazione

Un’antica tradizione

Da un documento di proprietร  dei Conti Spetia risulta che, ancora nel XIX secolo, gran parte della popolazione vive dellโ€™esercizio di questa arte: 2404 sono le filatrici che, dalle frazioni e dai comuni limitrofi, vengono quotidianamente a Bevagna per prendere e riportare i filati; 36 sono le botteghe per la raffinazione della canapa: 376 le donne del capoluogo impegnate nella tessitura e 381 le persone impiegate nel biancheggio delle famose Tele di Bevagna e di quelle straniere. Sembra che anche Caterina De’ Medici, andando in sposa ad Enrico II, re di Francia, porti nel suo corredo finissime camicie di canapa, tessute e confezionate a Bevagna.
In realtร , verso il Mille, la coltivazione della canapa รจ diffusissima su tutto il territorio pianeggiante e ricco di acque e pertanto adatto, per la sua configurazione, a questo tipo di coltura da cui contadini e artigiani traggono il loro sostentamento, contribuendo alla notorietร  del borgo con la produzione di tele pregiate e cordami resistentissimi. Lo stesso Statuto documenta lโ€™importanza che a Bevagna aveva la coltivazione della canapa e la tessitura. Nel libro terzo si vieta lโ€™importazione della canapa di Foligno a Bevagna e nel suo distretto; รจ fatto obbligo al Podestร  di inviare il proprio notaio ogni martedรฌ, giorno di mercato, a controllare il Forum Canipae perchรฉ non si contravvenisse alla norma. La pena per coloro che erano stati trovati colpevoli era stabilita in decem solidis pro manna qualibet, cioรจ per ciascuna matassa. Veniva stabilita lโ€™ubicazione del mercato della canapa: da porta Giuntula fino a Porta S. Vincenzo, e in nessun altro luogo e anche in questo caso il notaio del Podestร  doveva esercitare un severo controllo. Si stabiliva anche che nessuno potesse passare attraverso i campi coltivati a canapa, cioรจ le canapine, per andare a lavare i panni ed era compito del Notaio ai Danni Dati controllare e indagare su coloro che non avessero rispettato la norma. Infine lo Statuto considerava lecito per chiunque macerare la canapa, il canapone e il lino in qualsiasi maceratoio di Bevagna e del suo distretto con il consenso degli eventuali proprietari. Il capitolo 178 definisce il salario delle tessitrici dei panni canapati in base ai nodi con precisione estrema: il compenso va da tre soldi per sei nodi e a otto soldi per quindici nodi. ย Textrices, seu texentes panni canapatii accipiant pro stesa panni facti in sex legaminibus tres solidos: et pro stesa panni facti a sex usque in decem legaminibus quinque solidos, et pro stesa panni facti in undecima, et in duodecim legaminus sex solidos, et pro stesa panni facti in quatordecim legaminibus septem solidos et sex denarios, et pro stesa panni facti in quindecim legaminibus octo solidos denariorum.

 

Mercato delle Gaite

La lavorazione durante le Gaite

Per rispetto di questa antica tradizione della Bevagna medievale, nellโ€™ambito della manifestazione del Mercato delle Gaite, una delle quattro, la Gaita Santa Maria, si รจ impegnata fin dallโ€™inizio a far rivivere nei gesti e nei suoni i diversi momenti della lavorazione della canapa, ripercorrendone con fedeltร  i complessi passaggi, secondo le antiche tecniche. Nel 1993 la Gaita ha pensato di arricchire il suo angolo originario dando vita alla ars guarnellariorum o arte dei cascami pesanti che lega insieme, in una stessa corporazione, gli artigiani che tessono la canapa e la lana, nonchรฉ i cordari. In un accogliente e suggestivo angolo verde i visitatori hanno modo di seguire contemporaneamente le fasi della scavezzatura e quelle della scardezzatura dei due cascami pesanti. In un angolo, Osvaldo il pastore tosa con mani esperte una grossa pecora belante, da cui ricava la lana che alcuni giovani donne lavano ripetutamente alla fonte dโ€™acqua corrente. Mentre Cinzia e Manuela sono impegnate in questo lavoro, Maria e Gina stendono al sole la lana lavata, disponendola su camorcanne. Quella giร  imbiancata viene invece scardazzata a mano da Marisa e Peppinella, che la allargano in fiocchi, con gesti veloci, dopo averla unta con olio di oliva. Al centro del giardino si susseguono le fasi della stigliatura: le mannelle di canapa che stanno a essiccare al sole, vengono prese e sottoposte ai colpi ripetuti e ritmati del bastone e della maciulla, con cui Cesare e Angelo spezzano gli steli in frammenti, facilmente separabili dalla filaccia. La fibra, che ne risulta, viene passata poi al pettine; Tarsavio e Silvio, con gesti lenti ma costanti, allungano e tirano ripetutamente le fibre di canapa e lana sopra i due grossi pettini, legati stabilmente ad un tavolaccio, cosรฌ da eliminare la parte piรน grossolana della filaccia e del fiocco e disporre le fibre in unโ€™unica direzione, preparandole per la filatura. Ogni tanto una ragazza, Simona, preleva i fiocchi di lana e canapa, appena pettinati, per riportarli alle filatrici. Dina, Letizia e Maria su pesanti banchetti incappucciano le rocche, fatte da loro con grosse canne, con u batuffolo di fibra di canapa e lana. Le tengono strette sotto lโ€™ascella, oppure infilate nella cintura delle lunghe sottane, cosรฌ da avere entrambe le mani libere per tirare e torcere il filo che si avvolge attorno al fuso. Giacomina e Giustina fanno ruotare i naspi con sorprendente rapiditร  e lasciano poi cadere nel cesto, ai loro piedi, le matasse appena allacciate. Caroletta gira lentamente il filarino e il rocchetto si riempie di filo, Ope ed Elia, girano le piccole ruote che avvolgono il filo della matassa intorno ai rocchetti. Su antichi telai, con gesti precisi e ritmo cadenzato, Angela ed Elide lanciano la spoletta sopra e sotto, a destra e a sinistra, tra i fili tesi dellโ€™ordito. La trama cresce, si allunga e la tela splende bianca e resistente. Donne in abiti succinti e coloratissimi si danno un gran daffare intorno ad alcune vasche di pietra. Stanno tingendo. Michela, Anna, Laura, Ilena, Assunta, Francesca e Pia, tingono le matasse di lana e i teli di canapa, utilizzando le tradizionali le tradizionali sostanze vegetali: il nero ottenuto dalla daphne gnidium, il giallo dalle foglie di ontano o dallo scotano, il turchino dal guado, il marrone dalla galla, il rosso dalla rubia tinctoria. Un giovane scalzo pesta le tele tessute al telaio in un grosso catino di terracotta, pieno di un liquido composto di acqua, sapone, sabbia, calce e orina, che ha il potere di conferire al panno grezzo una particolare lucentezza e resistenza.
Lungo il muro che delimita per tutta la sua lunghezza il vicoletto, rivive con fedeltร  lโ€™antica arte dei cordai: Gigi gira con pazienza e solerzia la ruota dellโ€™antica tornetta, rallentando o accelerando, secondo le richieste degli esperti cordai, Olivo e Attadio, che per lunghi anni hanno fabbricato corde per una infinitร  di usi, torcendo con gesti rapidi ed esperti la fibra di canapa. Il passato, come dโ€™incanto, si รจ fatto presente.

 

Mestieri delle Gaite

La canapa, una fibra versatile

Ne La Divina Villa del perugino Corniolo della Corna, che scrive nella prima metร  del Quattrocento, la canapa viene al primo posto nella fabbricazione di funi, corde, reti e sartiami. Piero de Crescenzi parla dellโ€™impiego della canapa per fare panni, camicie, lenzuola. Sempre nel Quattrocento, due grandi trattati di gastronomia e dietetica, come il Libro de arte coquinaria di Maestro Martino da Como e il De honesta vuluptade et valetitudine di Bartolomeo Platina, parlano ampiamente della canapa. Dallโ€™antichitร  fino allโ€™inizio del XIX secolo il 90% delle vele delle navi era in canapa. Fino agli anni venti del Novecento circa lโ€™80% dei prodotti tessili e delle stoffe per vestiti, tappeti, tende, coperte, asciugamani ecc., era in fibre di canapa, considerati piรน caldi del cotone e tre volte piรน resistenti a strappi e conservabili piรน a lungo. Quasi fino alla fine del XIX secolo, una percentuale stimata tra il 75% e il 90% della carta fabbricata nel mondo era prodotta con fibre di canapa: oltre alla Bibbia di Gutenberg risalente al 1455, anche le opere di M. Twain, V. Hugo, A. Dumas furono stampate su carta di canapa, come la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Essendo una fibra forte e lucida in grado di resistere al calore, alla muffa, agli insetti e non venendo danneggiata dalla luce, pitture a olio dipinte su tele di canapa si sono conservate in buone condizioni attraverso i secoli: i quadri di Rembrandt, di Van Gogh e di altri famosi artisti erano dipinte su tessuti di canapa. Per almeno 3000 anni gli estratti di canapa (cime, foglie, radici) hanno costituito i farmaci piรน diffusi per il trattamento della maggior parte di malattie. Si trovano citati per la prima volta per il trattamento di disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale in un testo di medicina cinese del III millennio a.C. Senza dimenticare lโ€™utilizzo per la produzione di prodotti cosmetici; per la produzione di tavole molto robuste per lโ€™edilizia e la falegnameria; per la produzione di mattoni in cemento impastato con legno di canapa.

 


Bibliografia

Opere scelte di Alessandro Aleandri, a cura di T. Sediari e C. Vinti, Fabrizio Fabbri Editore, 1999
Un viaggio attraverso i secoli: Il mercato delle Gaite, a cura della Gaita Santa Maria, Tipolitografia Recchioni,1994
La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, a cura di C. Poni e S. Fronzoni, Clueb, 2005

Un evento di rete che si colloca in maniera convinta e importante allโ€™interno del panorama culturale non solo regionale, ma anche nazionale, vista la caratura degli ospiti presenti.

Il Festival delle Corrispondenze โ€“ giunto alla sua nona edizione โ€“ possiamo definirlo un festival in evoluzione e in costante crescita. Anno dopo anno ha aggiunto un tassello importante e si รจ costruito una veste unica, miscelando in maniera inedita dibattiti sullโ€™attualitร , analisi storico-sociologica e letteratura, attraverso lettere e corrispondenze. Oltre 20 appuntamenti in 4 giorni โ€“ dal 3 al 6 settembre a Monte del Lago nel Comune di Magione – tutti a ingresso gratuito: tra reading, seminari, tavole rotonde, presentazioni di libri, serate teatrali, lezioni, approfondimenti ed eventi dedicati ai bambini, racconta uno spaccato storico e culturale attraverso le suggestioni della comunicazione epistolare. ยซUn evento per tutti i palati e tutte le sensibilitร ยป, cosรฌ ama definirlo Vanni Ruggeri, Assessore alla Cultura del Comune di Magione, che promuove il Festival con il sostegno delย GAL Trasimeno-Orvietano.

 

Lo staff del Festival con Piergiorgio Odifreddi, l’ospite d’onore dello scorso anno

 

ยซNonostante lโ€™emergenza sanitaria, non sarร  unโ€™edizione ridotta: il format salotto letterario ben si adatta alla situazione che dobbiamo affrontare e verranno prese tutte le precauzioni del caso. Le location – Piazzetta Santโ€™Andrea e Villa Aganoor – ci consentono di svolgere tutto in sicurezza e al meglio; inoltre lโ€™intero programma verrร  trasmesso in streaming sulle piattaforme social del Festival. Lโ€™unico aspetto di cui abbiamo dovuto far a meno รจ stato quello conviviale, gestito negli anni passati dalla Proloco di Monte del Lago che ci ha comunque fornito un ottimo supporto nellโ€™organizzazioneยป illustra lโ€™Assessore.

Arte, crisi e anniversari

Sarร  unโ€™edizione che non rinuncia a confrontarsi con i temi di attualitร , pur trovando sempre un fil rouge che lega lettere e arte. Verranno celebrati, con degli eventi ad hoc, anniversari di respiro nazionale e internazionale come i 500 anni dalla morte di Raffaello con la lezione di Paolo Francesco Di Teodoro, storico dellโ€™arte e saggista, dal titoloย Lettera a Leone X di Raffaello e Baldassarre Castiglione (6 settembre ore 11); i 40 anni della strage di Bologna con la conferenza La strage alla stazione di Bologna attraverso le lettere ricevute dal Sindaco, con la professoressa di Storia contemporanea Cinzia Venturoli (6 settembre ore 17.00), lโ€™anniversario di Amedeo Modigliani e i 100 anni di Gianni Rodari con la presentazione del libro 100 anni di Rodari, di e con Vanessa Roghi (4 settembre ore 17.30).
Tra gli appuntamenti da segnare in agenda ci sono lโ€™incontro con il violinista Uto Ughi, che ripercorrerร  la propria carriera attraverso le corrispondenze (5 settembre ore 21.30); lโ€™intervista del giornalista Fausto Biloslavo, al giornalista e scrittore Toni Capuozzo (in collegamento skype, 5 settembre ore 18.00) e la presentazione del libro Il vento attraversa le nostre anime. Marcel Proust e Reynaldo Hahn. Una storia dโ€™amore e dโ€™amicizia, di e con la giornalista e scrittrice Lorenza Foschini (4 settembre ore 19.00). La chiusura dellโ€™edizione 2020 รจ affidata alla redazione di Lercio.it, con la serata Lercio live 2020, alle ore 21.30.

 

Monte del Lago

 

ยซQuestโ€™anno il festival รจ dedicato a due diverse e complesse relazioni che segnano e narrano importanti fasi della nostra storia: quella tra lettere e arte e tra lettere e crisi. รˆ inevitabile affrontare il periodo storico che stiamo vivendo e che rimarrร  ben impresso nella memoria collettiva. Unโ€™importante riflessione su questo verrร  fatta – venerdรฌ 4 ore 21.30 – con lo storico e saggista Franco Cardini e la sua lectio magistralis dal titolo: 1348/2020. Lโ€™annus horribilis tra crisi e rinascita (un appuntamento in collaborazione con il Festival del Medioevo di Gubbio). Inoltre, abbiamo voluto fortemente unire lโ€™attualitร  della comunicazione contemporanea con le lettere, che sembrano un sistema comunicativo lontano, vecchio e polveroso, ma che in realtร  tutti i giorni utilizziamo: post, chat, Tik Tok sono sempre modi epistolari per interagire. Cambia la piattaforma ma non la dinamica comunicativa. Il Festival, oramai da diverse edizione, tiene anche alta la guardia sul linguaggio impoverito e violento che viene utilizzato spesso nei social. Questโ€™anno lo farร  con la tavola rotonda Lโ€™odio corre sulla rete: hate speach, violenza verbale e uso dei social con Mario Morcellini, Massimo Arcangeli e Stefano Andreoli, fondatore del blog satirico collettivo Spinoza.itยป conclude Vanni Ruggeri.

 


Gli appuntamenti sono gratuiti ma con prenotazione telefonica (o tramite whatsapp) al numero 335 6871130.

Programma completo su: www.festivaldellecorrispondenze.it

Un trionfo giร  realizzato al Morlacchi si ripeterร  questa sera (ore 21) nellโ€™arena del Frontone.

Confermato lโ€™entusiasmo di coloro che avevano chiesto una replica del grande evento dello scorso febbraio, e che e lucevan le stelle lo ascolteranno sotto il firmamento che fa da scenografia naturale al grande spettacolo portato a Perugia da Ermanno Fasano e la Solti snc.

Una Gabrielle Mouhlen altera ed elegante, nello stesso tempo appassionata, รจ la Floria Tosca che incanterร  il pubblico perugino. Una grande artista sorretta da un cast di esperienza per recitare i tre atti di una delle piรน belle opere di Puccini, la stessa con cui il Teatro La Scala ha aperto la stagione. Il soprano, che ha giร  interpretato lo stesso personaggio al Festival Pucciniano di Torre del Lago e al Musikthetaer di Essen, si รจ giร  detta innamorata di Perugia, ed รจ bene lieta di tornare, e magari fare anche qualche giro da turista. Lo stesso vale per Davi Ryu che ha interpreterร  con intensitร  Mario Cavaradossi, un personaggio che puรฒ dare spazio alla sua potenza vocale e al suo impeto interpretativo.

 

 

Ermanno Fasano, lโ€™impresario, ci aveva promesso per questa data la Boheme, ma lโ€™emergenza sanitaria ha ristretto i tempi di preparazione, e riferisce: โ€œSiccome siamo abituati a una certa qualitร  cui non vogliamo rinunciare, abbiamo deciso di trasformare il limite in virtรน, e accontentare tutti coloro che a febbraio non erano riusciti a entrare al Morlacchi per il veloce sold out e per lโ€™impossibilitร  di realizzare una replicaโ€. Ho Joun Lee impersonerร  il terribile Scarpia รจ un baritono ormai riferimento per spettacoli lirici in tutto il mondo.

Nellโ€™intervista al Direttore e Maestro Concertatore, Lorenzo Castriota Skanderbeg ci regala alcune chicche ricordando che non a caso Tosca era lโ€™opera preferite e dirette da Gustav Mahler, ed รจ una delle opere piรน amate anche da altri direttori per la genialitร  della musica pucciniana da cui sono nati gli stessi Musical americani, da cui discendono e a cui si sono ispirati molti altri compositori successivi, anche di musica Pop.

La regia รจ affidata a Guido Zamara che nel rispetto della tradizione riesce sempre a sorprenderci con qualche particolare innovativo che coinvolge il pubblico con la ricerca del significato che generalmente nello stile zamarese si svela nel finale.

La presenza dellโ€™orchestra sinfonica della cittร  di Grosseto insieme al Coro Lirico dellโ€™Umbria ha creato un connubio artistico toscoumbro sperimentato ormai da tre anni e che si rinnova e rafforza in ogni evento, confermato anche nelle tournรฉe fuori regione.

Una menzione speciale a Stefano Rinaldi Miliani, che nella sua lunga carriera ha interpretato molti ruoli, e ha calcato le scene di teatri di tutto il mondo, e dopo averlo giร  rappresentato allโ€™Arena di Verona, anche domani interpreterร  Angelotti ha offerto unโ€™ottima interpretazione sia scenica che vocale.

Una presenza di freschezza fanciullesca comunque connotata da professionalitร  matura รจ stata portata dalla presenza del Coro delle Voci Bianche del Conservatorio di Perugia, con la direzione del Maestro Franco Radicchia, il quale riferisce che: โ€œIl coro ha da tempo obiettivi artistiche ed educativi che portino i piccoli e i giovani alla conoscenza della musica di alto livello, come formazione del futuro fruitore del belloโ€. In un iter educativo che responsabilizza notevolmente i cantori e le famiglie a un senso di formazione e preparazione. Fra tutti emerge la figura del pastorello che sarร  interpretato da Tommaso Tortoioli in un tripudio di sentimenti e passioni forti quale รจ Tosca, ha porterร  con naturalezza e grande espressivitร  la purezza dellโ€™etร  novella.

Importanti collaboratori del Coro Lirico e in questo contesto di tutta lโ€™opera messa in scena i maestri preparatori Sergio Briziarelli ed Ettore Chiurulla, che oltre alla preparazione degli artisti del coro, contribuiranno con grandi effetti sonori afferenti ai vari contesti musicali.

Lo stesso Ermanno Fasano, titolare della S.O.L.T.I , che giร  da oltre tre anni porta lโ€™Opera Lirica nella nostra cittร , entusiasta dellโ€™accoglienza e dalla calorositร  del pubblico perugino promette che febbraio al Morlacchi sarร  un appuntamento annuale conย  lโ€™Opera, dove ci incanterร  con un altro importantissimo titolo, e facendo i dovuti scongiuri che sul palcoscenico sono doverosa consuetudine.

Il Comune di Tuoro sul Trasimeno, la ProLoco di Isola Maggiore, il GAL Trasimeno-Orvietano e il Progetto Donna vede Donna insieme nella suggestiva isola lacustre dove arte, cultura, turismo e commercio si incontrano con uno sguardo positivo verso il futuro.

Il 29 e 30 agosto 2020, la centrale via Guglielmi di Isola Maggiore diventerร  una galleria a cielo aperto, che ospiterร  la mostra fotografica corredata da versi Donna vede Donna. L’evento รจ organizzato dalla Proloco di Isola, ARS Cultura, Trasimeno in Dialogo, con il supporto del GAL Trasimeno-Orvietano e del Comune di Tuoro sul Trasimeno.

Sโ€™incontreranno all’aria aperta, arte, turismo ed economia, nel rispetto delle distanze e in linea con le indicazioni istituzionali in tempo di Covid. L’inaugurazione della mostra Donna vede Donna, รจ prevista sabato 29 agosto alle ore 11.00, davanti all’ingresso del Museo del Merletto.

 

La mostra

La mostra di Isola รจ nata da un incontro di idee e di intenti tra Silvia Silvi, Lorena Passeri e Marco Pareti, coordinatore del progetto Donna vede Donna, trovando grandi consensi: la centrale via Guglielmi di Isola Maggiore ospiterร  la mostra fotografica corredata da versi, Donna vede Donna.

Le finalitร  della mostra, giunta al suo sesto appuntamento, sono quelle di descrivere, con foto e versi, le varie sfaccettature femminili e di mettere in risalto la dolcezza, la bellezza e la centralitร  sociale delle donne, aborrendo ogni forma di violenza. Si potrร  passeggiare nella bellissima via centrale di Isola Maggiore ammirando le opere fotografiche e leggendo i versi a corredo.

Tra l’altro alcune foto della mostra, vedono come protagoniste proprio alcune signore isolane dedite all’arte del merletto, il tipico Pizzo d’Irlanda, caratteristico della Maggiore.

Le fotografe sono nove, amatoriali e professioniste, tra italiane, russe e albanesi: Sara Belia, Roberta Costanzi, Elena Kovtunova, Antonella Marzano, Lorena Passeri, Rita Peccia, Antonella Piselli, Anastasia Trofimova, Renilda Zajmi. Le cinque autrici sono di origine italiana, russa e giapponese: Sara Belia, Naoko Ishii, Graziella Mallamaci, Mariapia Scarpocchi e Marina Sereda. Il coordinatore fotografico e direttore artistico รจ Stefano Fasi.

Isola Maggiore accoglierร  arte e cultura, in sinergia con turismo e commercio, per favorire il rilancio economico e culturale, dopo il tempo sospeso del coronavirus. Vale la pena andare a visitare Isola Maggiore, dove si puรฒ respirare una storia unica e suggestiva di uno dei luoghi piรน caratteristici e magici in assoluto. Si ringrazia per il supporto e la gentile collaborazione, la ProLoco di Isola e i suoi abitanti, il GAL Trasimeno-Orvietano e il Comune di Tuoro.

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