fbpx
Home / 2020 / Settembre

ยซSono appassionata di arte e in questo modo ho unito la mia passione con il mio lavoro di chimica, in piรน do un contribuendo alla salvaguardia di opere che fanno parte della nostra storia e culturaยป.

Essere una salvatrice di opere d’arte, fermare – o quantomeno rallentare –ย  il loro invecchiamento, unire passione e lavoro, amalgamare alla perfezione chimica e arte รจ il lavoro della dottoressa Letizia Monico (35 anni), ricercatrice perugina che lavora al CNR e fa parte di un team che collabora col Dipartimento di Chimica di Perugia per salvare quadri in fase di deterioramento. I Girasoli di Van Gogh e lโ€™Urlo di Munch sono passati sotto la sua lente e, con studi curati e approfonditi, si รจ scoperto che i colori โ€“ in particolare il giallo โ€“ perdono la loro bellezza: la causa รจ lโ€™umiditร . Recuperare queste opere non si puรฒ, perรฒ si puรฒ prevenire. Vincitrice di diversi riconoscimenti e premi, Letizia vanta anche pubblicazioni in riviste internazionali come Analytical Chemistry.

Letizia, la prima domanda รจ dโ€™obbligo per tutti: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nata a Umbertide e cresciuta a Perugia, dove ho anche studiato. Mi considero una perugina D.O.C.

Come รจ avvenuta la scoperta del degrado dellโ€™Urlo di Edvard Munch?

Faccio parte di unโ€™รฉquipe di chimici che fa indagini sui materiali e collaboriamo con conservatori e storici dellโ€™arte. Proprio i conservatori si erano accorti del degrado in atto, per la precisione avevano notato degli sbiancamenti del colore giallo presente sul quadro e lo sfaldamento della pittura stessa.

Come si puรฒ intervenire per evitare il peggio?

Occorre capire quali sono le cause e cercare di prevenirle. Con i nostri studi abbiamo sia studiato lโ€™opera sia ricreato in laboratorio dei pigmenti quanto piรน simili a quelli utilizzati da Munch. In questo modo si รจ arrivati a scoprire quale potesse essere la situazione ambientale migliore affinchรฉ questi pigmenti non subissero modificazioni. Le opere sono a stretto contatto con lโ€™ambiente, in primis luce e umiditร  e abbiamo visto come i due fattori โ€“ separatamente โ€“ possono incidere sullโ€™opera. La scoperta รจ che non รจ tanto la luce che incide, quanto lโ€™umiditร .

 

Letizia Monico mentre cura i Girasoli

Quindi cosa si puรฒ fare?

Si puรฒ rallentare il degrado di questa tipologia di pigmenti e tenere lโ€™opera in condizioni di umiditร  controllata.

Questo studio puรฒ essere utilizzato anche per salvare altri quadri?

Ogni quadro ha una storia a sรฉ ed รจ realizzato con altrettanti materiali. La prima cosa da fare รจ capire la storia dellโ€™opera, come รจ stata conservata e quali sono i materiali che la compongono. In teoria lo studio puรฒ essere rivendibile per le opere che hanno il giallo di cadmio, sul quale abbiamo fatto lo studio.

In passato si era anche occupata dei Girasoli di Van Goghโ€ฆ

Sรฌ, ma in quel caso si trattava di un altro tipo di giallo, giallo di cromo, che tende a scurirsi avendo una chimica del pigmento diversa rispetto al giallo di cadmio. Il fenomeno a livello visivo รจ diverso. In entrambi i casi perรฒ, ora si puรฒ intervenire per rallentare o interrompere il peggioramento.

Per questo ha vinto il Premio Levi 2015, riconoscimento nazionale della Sezione Giovani della Societร  Chimica Italianaโ€ฆ

Sรฌ, lโ€™ho vinto con la pubblicazione legata proprio al lavoro sui Girasoli: questo studio nasce con la mia tesi di dottorato. Ma non รจ stato il primo: giร  nel 2013 avevo vinto altri premi – il Premio miglior tesi di dottorato e Eric Samuel Scholarship Award in America – sempre legati allo studio del giallo di cromo.

In questo momento si sta occupando di qualche altra opera dโ€™arte?

Di recente abbiamo lavorato su opere di Rubens e continuiamo su Munch e su unโ€™altra versione dei Girasoli di Van Gogh che si trova a Londra.

Ha mai lavorato su qualche dipinto umbro?

Ancora il lavoro รจ nelle fasi iniziali, ma mi sto occupando anche degli affreschi del Cimabue di Assisi, quelli danneggiati durante il terremoto del 1997.

Comโ€™รจ arrivata da chimica a studiare le opere dโ€™arte?

A Perugia cโ€™รจ un gruppo di ricerca nel dipartimento di Chimica che lavora proprio sui beni culturali. Io ho iniziato con loro perchรฉ sono appassionata di arte. In questo modo sono riuscita a unire il lavoro con la passione. Sono molto fortunata!

Quanto รจ difficile essere ricercatori oggi?

รˆ un lavoro molto difficile e faticoso, ci vuole pazienza. Ma se uno รจ attivo, pubblica e collabora a livello internazionale โ€“ che รจ fondamentale โ€“ si pongono le basi per un futuro, per fare concorsi e per riuscire a entrare nel mondo del lavoro. Certo, le posizioni sono poche. Ripeto, non รจ facile.

Qual รจ il bello di questo lavoro?

La possibilitร  – come detto – di unire due delle mie piรน grandi passioni: la chimica e lโ€™arte; la grande opportunitร  di stare a stretto contatto con oggetti di straordinaria bellezza e la consapevolezza che, nel mio piccolo, sto contribuendo un poโ€™ alla salvaguardia di opere che fanno parte della nostra storia e cultura.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Natura, arte e tartufo.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione?

Casa.

Il primo ottobre verrร  presentata a Perugia la prima Guida dei 27 Borghi piรน belli d’Italia in Umbria.

 

Si tratta di un’opera di rilievo che racconta la bellezza della regione, attraverso i suoi piccoli comuni di eccellenze certificata. Gli รจ stato dedicato un anno di lavoro, intensificato durante la quarantena e continuato fino all’estate, grazie al prezioso contributo di tutte le amministrazioni comunali coinvolte, coordinate dall’associazione I Borghi piรน belli d’Italiaย e con la realizzazione grafica di qualificate imprese umbre. รˆ un volume snello in formato tascabile, bilingue e gratuito, finanziato esclusivamente con i fondi associativi e messo a disposizione delle comunitร  e dei turisti.

Domenica 27 Settembre, in occasione delleย Giornate Europee del Patrimonio 2020, Acquasparta vi aspetta per unโ€™iniziativa speciale: lโ€™itinerario guidato delย Centro esperienziale di Palazzo Cesi!

Un percorso immersivo e multimediale, unico nel suo genere, che come tale catturerร  i visitatori e li condurrร  al cospetto di Federico Cesi, dei membri dellโ€™Accademia dei Lincei e di Galileo Galilei. Le loro esperienze, i legami di amicizia, gli esperimenti e lโ€™importanza del metodo scientifico applicato agli studi: del territorio, della vegetazione, degli insetti, ma anche del cielo, delle stelle e dei pianeti.

 

 

Unโ€™esperienza eccezionale da non perdere, che sarร  possibile effettuare negli orari di apertura del palazzo (dalle h.11:00 alle h. 13:00 e dalle h. 15:30 alle h.18:30) al costo del solo ticket dโ€™ingresso.

Evento a cura dellโ€™Associazione ACQUA, in collaborazione con il Comune di Acquasparta e con il supporto della societร  Euromedia di Terni.

 


Informazioni

Cel. 351 703 18 53 (operatori)

e.mail:ย infopalazzocesi@gmail.com

Arriva lโ€™autunno: stagione ideale per chi ama camminare, non fa troppo caldo e si cammina bene. Dedicato agli appassionati di trekking รจ Il cammino dei borghi silenti: un nuovo percorso di 86 km, aperto da poco.

Il Cammino si snoda nella zona poco conosciuta dei monti Amerini (cioรจ di Amelia) nellโ€™Umbria meridionale e segue il profilo dei monti Croce di Serra e Melezzole. Siamo in un angolo remoto della regione, coperto di boschi di lecci e soprattutto di castagni, con resti di monasteri sulle parti piรน alte dei suoi rilievi e circondato da una vera corona di borghi poco abitati, da cui il nome silenti.
Il cammino dura 4 giorni e i camminatori hanno a disposizione B&B, agriturismi o strutture comunali tipo ostello per riposare dalle fatiche del percorso. A Santa Restituta รจ stata aperta il 25 agosto la nuova struttura comunale con letti, docce e cucina attrezzata.
Il punto di partenza e di arrivo del circuito รจ il borgo di Tenaglie, panoramico e bello: venne scelto dai Romani, quelli dellโ€™impero, per costruirvi una villa, di cui restano tracce di mosaici. Comunque chi seguirร  il percorso dei monti amerini godrร  di panorami inattesi che abbracciano buona parte dellโ€™Italia Centrale, si muoverร  sui fianchi della montagna in mezzo a boschi di castagni che danno ottimi marroni e si immergerร  nella civiltร  del castagno.

 

Il percorso

 

ยซDel maiale non si butta nienteยป รจ un vecchio modo di dire che vale per l’animale, ma anche per lโ€™albero del castagno. Se cโ€™รจ un albero versatile quello รจ proprio questo. Le foglie secche servivano per riempire i materassi – meglio un materasso con le foglie secche che fanno rumore quando ti giri, piuttosto che dormire sulla nuda terra. E le traversine dei treni? Erano fatte di castagno perchรฉ resiste bene alle intemperie e allโ€™usura. Poi si deve aggiungere la fame: intere popolazioni si sono salvate mangiando castagne e pane di farina di castagne, con aggiunta di farina di ghiande. Per non parlare dellโ€™uso di quel bel legno per fare porte, finestre, tavoli e manici di attrezzi agricoli. I poveri devono la vita al castagno e… ai benedettini. I benedettini erano un mix tra i volontari di oggi e i missionari; ovunque andassero costruivano il loro monastero, ben isolato, e la loro legge era ora et labora, prega e lavora. Il lavoro li ha sempre portati fuori dal monastero a contatto con le popolazioni locali.

 

Il castagno

 

Nella zona di Avigliano Umbro, Santa Restituta, Melezzole, Toscolano e Morre, borghi attraversati dal Cammino dei Borghi Silenti, quei santi uomini venuti per costruire eremi e monasteri trovarono popolazioni che sopravvivevano a mala pena e che non sfruttavano adeguatamente i terreni. Loro, i monaci, vivevano sulla cima dei monti Amerini, mentre il popolo viveva nei borghi sottostanti. Tra i monasteri e i borghi cโ€™erano, e ancora ci sono, interi fianchi di colline coperti di castagni. I benedettini si resero subito conto che quei terreni erano propizi alla crescita dei castagni cosรฌ, rimboccandosi le maniche, si misero a insegnare ai villici lโ€™arte di coltivare il castagno ma soprattutto lโ€™arte di innestarlo. Unโ€™arte sopraffina e delicata perchรฉ trasforma una pianta selvatica in unโ€™ottima pianta da marroni. Purtroppo questa รจ unโ€™attivitร  che ormai sta sparendo: lโ€™uso che si faceva del legno di castagno รจ stato soppiantato da altri materiali. Le traversine della ferrovia sono di cemento, gli infissi sono in alluminio o in PVC, i tavoli li produce lโ€™IKEA con mescole diverse, gli attrezzi agricoli non si fanno piรน in casa.
Per i comuni della zona del circuito la Sagra della castagna รจ comunque un importante appuntamento annuale, una tradizione alla quale purtroppo questโ€™anno si dovrร  rinunciare a causa del Coronavirus. Tuttavia, percorrendo quel circuito in autunno puรฒ capitare di trovare sul terreno dei marroni e si possono certamente gustare piatti a base di castagne nei vari ristoranti e locande sparse un poโ€™ovunque.

Raffaello, genio del Rinascimento e uno dei piรน grandi artisti di ogni tempo, fu soprattutto un pittore, ma forse non tutti sanno che la bellezza e la grazia delle sue opere, cosรฌ come avvenuto anche per il suo grande maestro Perugino, sono state una grandissima fonte di ispirazione per lโ€™arte della ceramica, arte che ebbe e ha ancora in Umbria uno dei territori di massima elezione.

Dallโ€™ultimo quarto del XV secolo e fino ai primi decenni del secolo successivo la maiolica lustrata rappresentรฒ infatti lโ€™eccellenza dei maestri vasai italiani, in particolare di quelli delle due cittadine umbre di Deruta e di Gubbio. Rapidamente, a partire dagli anni Venti del XVI secolo, si affermรฒ una nuova tipologia che la letteratura ceramologica moderna comprende negli istoriati, fortemente influenzata dalla pittura di Raffaello Sanzio e favorita dalla grande diffusione delle stampe di Marcantonio Raimondi che ne riproducevano disegni e opere, rendendo facilmente accessibili dipinti del maestro urbinate altrimenti difficilmente avvicinabili.

 

Camera delle meraviglie

 

Verso il secondo decennio del XVI secolo, la nuova moda della ceramica figurata con scene evocative di miti, imprese o di episodi biblici, spesso tratti dalle opere di pittori coevi, soppiantรฒ quella del lustro, o maiolica secondo la antica denominazione. Testimoni del passaggio furono le officine di Gubbio, in particolare quella di Mastro Giorgio Andreoli, che ancora verso gli anni โ€™30 del Cinquecento apponeva il lustro su piatti istoriati urbinati, come si legge inequivocabilmente in quello datato 1532, raffigurante la Presentazione della Vergine al Tempio, che sul retro porta la specificazione M G finรฌ de maiolica.

A Gubbio, perciรฒ, in occasione delle celebrazioni raffaellesche per i 500 anni dalla morte dellโ€™artista, la Fondazione CariPerugia Arte organizza la mostra Dal lustro allโ€™istoriato: Raffaello e la nuova maiolica allestita dallโ€™11 settembre 2020 al 6 gennaio2021 presso le Logge dei Tiratori della Lana. A cura di due fra i massimi esperti della materia a livello internazionale, Giulio Busti e Franco Cocchi con la collaborazione di Luca Pesante ed Ettore Sannipoli, la mostra documenta attraverso circa centoquaranta opere, altri materiali e supporti multimediali le caratteristiche e il rapido passaggio dalla produzione a lustro a quella istoriata – con particolare riferimento alla riproduzione dalle incisioni e stampe delle opere di Raffaelo e altri pittori dellโ€™epoca – nonchรฉ lโ€™evoluzione del gusto nel collezionismo e alle riproduzioni di marca storicista tra Otto e Novecento.

Le quattro sezioni

Il progetto espositivo si articola in quattro sezioni: Deruta, Perugino, Pinturicchio e i vasi che paion dorati, che documenta la produzione derutese dalla seconda metร  del Quattrocento e il rapporto con la pittura umbra coeva; Mastro Giorgio finรฌ de maiolica, incentrata sullโ€™attivitร  di Mastro Giorgio Andreoli, divenuto celebre per lโ€™applicazione dei lustri in oro e rubino sulle maioliche, e della sua bottega fra Quattro e Cinquecento; Raffaello e lโ€™istioriato, che attraverso una selezione di alcune opere appartenenti alla Collezione di Maioliche Rinascimentali della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia documenta lโ€™influenza di Raffaello sul cambiamento della ceramica e dellโ€™affermarsi dello stile istoriato nella prima metร  del Cinquecento.

Un vero coup de thรฉรขtre รจ rappresentato dalla sezione Il gabinetto delle curiositร  e delle meraviglie che ricrea idealmente una camera di collezioni dโ€™arte e curiositร  ceramiche, tornato in voga fra Ottocento e Novecento come ripresa storicista di quelle che fin dal Rinascimento avevano trovato collocazione nelle dimore reali, nobiliari, di scienziati e uomini illustri e istituzioni. Di grande impatto scenografico questa parte dellโ€™allestimento comprende cinquantacinque opere ispirate alla iconografia raffaellesca.

 

Percorso espositivo

 

Il percorso si completa con le proiezioni di alcuni video, tra cui quello della mostra MAIOLICA โ€“ Lustri oro e rubino dal Rinascimento ad oggi allestita sempre dalla Fondazione CariPerugia Arte ad Assisi nel 2019, con la quale Dal lustro allโ€™istoriato: Raffaello e la nuova maiolica si pone in continuitร .

Lโ€™iniziativa sarร  anche occasione di approfondimento attraverso un programma di webinar, collaterale alla mostra, con la presenza di esperti a confronto sul tema dellโ€™influenza di Raffaello sulla ceramica italiana ed europea.

 


Orari di apertura: dal martedรฌ al venerdรฌ 15.30-18.30; sabato e domenica 10.00-13.00 e 15.30-19.00

Info e prenotazioni: 075 8682952; loggedeitiratori@fondazionecariperugiaarte.it

Sito Internet: www.fondazionecariperugiaarte.it

Nella Tabula Cortonensis, manufatto in bronzo del II secolo a.C., per la prima volta in assoluto appaiono il nome etrusco del lago Trasimeno – chiamato Tarsminass – e il riferimento ad alcuni possedimenti terrieri, in particolare a un vigneto.

La tabula รจ stata ritrovata spezzata in 8 parti, di cui solo una รจ dispersa. รˆ ospitata presso il MAEC, il celebre Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ed รจ la terza scrittura etrusca conosciuta piรน lunga per i suoi contenuti. Si tratta di un ยซatto giuridico di 40 righe in lingua etrusca, che riporta lโ€™arbitrato relativo ad una ereditร  contestata di un importante patrimonio fondiario dislocato tra il Lago Trasimeno e Cortonaยป (Massimo Pittau).

 

Tabula Cortonensis

 

L’influenza dell’etrusca cittร  di Cortona arrivava, con il suo territorio, fino al tratto spondale lacustre che va da Tuoro a Borghetto. Nelle 7 parti della tabula a noi giunte, al di lร  della loro importanza linguistica, scientifica e storica, ci preme sottolineare l’importanza del Tarminass per gli Etruschi; un lago, unitamente alla Val di Chiana, ricco e generoso dal punto di vista alimentare (pesce, olio, vino e grani).
Infatti nella sacralitร  della civiltร  etrusca il mangiare era considerato un fatto religioso e il vecchio lago Trasimeno era ritenuto un luogo sacro: era considerato la rappresentazione terrena della volta celeste.
Secondo l’etruscologo Giovanni Colonna l’immagine del lago Trasimeno รจ stata trasposta nel fegato di Piacenza o fegato etrusco; รจ un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni, suddiviso in settori riservati alle diverse divinitร . Era usato dai sacerdoti etruschi, gli aruspici, per leggere le viscere degli animali sacrificati per ricavarne auspici.
Gli Etruschi consideravano il Trasimeno il luogo d’unione tra le dodecapoli di Cortona, Chiusi e Perugia dove fiorivano gli scambi commerciali, l’artigianato, la pesca e l’agricoltura. A proposito di coltivazioni, nella tabula cortonensis si fa riferimento a un vigneto: รจ il piรน antico atto notarile della storia del vino. รˆ stato questo documento che, nel 2015, ha aperto la mostra Arte e Vino che si รจ svolta a Verona, un evento importantissimo collegato all’Expo. Ricordiamo che gli Etruschi consumavano grandi quantitร  di vino in varie occasioni; avevano l’usanza di miscelarlo, anche per coprirne i difetti, con acqua e con miele, insieme a spezie, fiori o formaggio.
Della magnificenza del Tarminass se ne accorse, come raccontato nel XVI secolo da Matteo dall’Isola nella sua Trasimenide, anche Trasimeno, il principe etrusco figlio del Re Tirreno, che si innamorรฒ della ninfa lacustre Agilla. I due giovani vissero una bellissima e struggente storia d’amore sulle rive lacustri che finรฌ tragicamente con la scomparsa, tra le acque del lago, del giovane principe.
Si racconta che, ancora oggi, la triste ninfa stia cercando il suo amato: quando un’onda fa muovere repentinamente una barca non รจ altro che Agilla che sta cercando tra le acque il suo Trasimeno e quando le foglie al vento si muovono provocando un suono simile a un lamento, pare che sia la dolce ninfa che piange il suo amato… ascoltare per credere.

Nella straordinaria scenografia naturale del vecchio molo alla Darsena di Passignano sul Trasimeno domenica 13 settembre Coralium, il Coro Lirico dellโ€™Umbria, ha realizzato open air un evento mai proposto neppure dai grandi teatri: ha allestito e portato in scena al calar del sole di una giornata di grecale nientemeno che Il Tabarro, una delle tre opere del Trittico Pucciniano del 1918.

Tra il respiro impetuoso del vento che agitava la superficie delle acque e lo sfilare silenzioso dei battelli illuminati che rientravano in darsena, รจ andata in scena una delle opere piรน passionali del grande Maestro.

Grazie alla sensibilitร  del Comune di Passignano e al solido sostegno del Club Velico locale, il Trasimeno รจ stato sacro testimone e proscenio di una grande suggestione. La piรน completa delle arti, lโ€™Opera Lirica, con la musica e il canto ha compiuto ancora una volta il prodigio di rendere vera per un pubblico attento e partecipe una vicenda dโ€™amore di sangue e di poesia.

 

 

Michele, impersonato dal famoso baritono Andrea Sari, Giorgetta dalla preziosa voce del soprano Paola Stafficci, Luigi dalla voce drammatica e potenteย del tenore Claudio Rocchi, la Frugola con la forte caratterizzazione di Rosalba Petranizzi: sono stati protagonisti di una vicenda complessa e lacerante piena di sentimenti forti e situazioni psicologicamente intriganti. Unโ€™ambientazione sociale ricca di spunti di modernitร , che riguarda personaggi riconoscibili tra le file della gente comune, giร  in qualche modo definibile come sottoproletariato urbano, in unโ€™atmosfera tra il noir e lโ€™intrigo.

Grandi le emozioni assicurate dalla regia di Stefano Rinaldi Miliani, che giocava sulla liason dellโ€™elemento acqua tra il Trasimeno e la Senna, dove si svolge la vicenda, qui riportata ai nostri anni โ€™50, dove le midinettes, le allegre sartine della Parigi inizio โ€˜900, diventano le merlettaie del lago, appassionate di intrecci e di canzoni dโ€™amore.

Il Coro Lirico era diretto dal deciso gesto di Sergio Briziarelli e lโ€™intensitร  musicale della partitura era affidata al raffinato tocco del pianista Ettore Chiurulla.ย  Il Coro Lirico dellโ€™Umbria con questo nuovo appuntamento dร  seguito e senso al Progetto Opera Trasimeno iniziato giร  dal 2016, che vorrebbe eleggere il Trasimeno a lago pucciniano: legittimamente, dal momento che il grande compositore amava assai frequentare le sue sponde in compagnia del suo ospite Riccardo Schnabl.

Un progetto ambizioso e avvincente che tutti gli artisti del coro contribuiscono a far crescere anche con le rispettive competenze, come quella di sarta teatrale del soprano Noemi Marroni creatrice del paradigmatico Tabarro, il grande mantello a ruota di Michele da cui lโ€™opera prende il nome. Il successo decretato dalla presenza di un folto pubblico โ€“ sia pur disciplinato e distanziato – entusiasta della novitร  dellโ€™evento ma soprattutto felice di assistere in un simile luogo a questa opera poco rappresentata, ha rafforzato i propositi del sindaco Sandro Pasquali, dellโ€™assessore Christian Gatti e di tutta lโ€™amministrazione comunale, di continuare insieme a Coralium con il Progetto Opera Trasimeno per dare appuntamento a cittadini e turisti nella bella stagione a unโ€™altra opera nei meravigliosi scenari del nostro lago.

Conclusa la quarantena del Coronavirus sono uscita e sono andata in giro per la mia cittร : Roma. Vuota. Nessun turista e nessun cittadino in giro, solo io.

Camminando adagio attraverso il centro ho riscoperto la sua maestosa bellezza, di solito velata da strati sovrapposti di turisti che fotografano qualsiasi cosa a qualsiasi ora, anche mentre stanno mangiando. Allora ho pensato che fare un salto indietro nel tempo e immedesimarsi nelle vesti ingombranti di una viaggiatrice del Grand Tour sarebbe stato interessante.

 

Todi, Piazza del Popolo

 

Mentre mangio un gelaro seduta al bar, cerco di immaginare le emozioni di una fantomatica viaggiatrice ottocentesca come Madame de Staรซl e di vedere con occhi curiosi e ammirati una piazza italiana. Non ho scelto una piazza a caso, ma Piazza del Popolo a Todi, piccola e perfetta. Cโ€™รจ tutto quello che ci deve essere e niente stona, nemmeno gli ombrelloni.
Non passano macchine e oggi non ci sono neppure i bambini che corrono e lanciano gridolini. La piazza รจ il cuore pulsante di ogni piccola cittร  e di ogni borgo italiano: ne รจ il centro politico, commerciale e religioso. รˆ cosรฌ da quando le cittร  sono state fondate e i centri commerciali non avevano ancora sostituito la piazza. Piazza del Popolo รจ la piazza dei tuderti e dei molti popoli che si sono succeduti nei millenni, che lโ€™hanno attraversata parlando e mangiando.
Mentre sono seduta qui al bar, considero che i miei piedi, cosรฌ come quelli della de Staรซl prima di me, poggiano dove hanno passeggiato Etruschi e Romani che, mentre facevano politica, si muovevano tra i monumenti della piazza, di cui non vi รจ piรน traccia poichรฉ sono stati incorporati o riutilizzati. Mi guardo attorno e cerco di catturare la bellezza di ciรฒ che vedo.

Palazzo dei Priori con lโ€™aquila di bronzo

Laggiรน a destra, sul muro del palazzo dei Priori, cโ€™รจ lโ€™aquila di bronzo con la sua tovaglia tra gli artigli; le faccio un sorriso, se รจ unโ€™aquila lo vedrร . Io ho con me uno zainetto, ma se fossi una dama dei primi dellโ€™Ottocento avrei un ombrellino da sole, una grande borsa di tappeto come quella di Mary Poppins e un blocco da disegno con matite e acquerelli. Il blocco da disegno era un must che non poteva mancare a nessuna persona colta mentre era in viaggio: era lโ€™unico modo per fissare i ricordi. Paesaggi e monumenti si tracciavano sulla carta; i tramonti, cosรฌ fotogenici, non si prestavano a schizzi e acquarelli, e nessuno si sarebbe sognato di disegnare i piatti con le pietanze.
Il pezzo forte della piazza di Todi sono due palazzi in travertino chiarissimo: il palazzo del Capitano e quello del Popolo, maestosi e leggeri, con quelle finestre gotiche che sembrano merletti. Sono due palazzi che, essendo uniti da una scala, danno lโ€™impressione di essere uno solo, ma, se si osservano attentamente, si nota che anche le loro finestre sono diverse.
Il popolo che viveva in capanne o tuguri doveva estasiarsi davanti a tanta bellezza. Mi lascio prendere dal suo fascino mentre mi godo il gelato. Penso che se fossi stata Madame de Staรซl avrei notato subito le differenze e avrei iniziato a disegnare ogni minimo particolare.
Allโ€™epoca non si potevano fare selfie e non si poteva fotografare a raffica tutto quello che entrava nellโ€™obbiettivo dicendo: ยซpoi lo guardo a casa!ยป. Chi disegna assorbe i particolari, anche i piรน minuti, mentre oggi, quando si fotografa, ci si chiede se sia meglio una foto oppure un video: ma facciamoli tutti due! Come viaggiatrice avrei ammirato il palazzo del Capitano, ma non mi sarei meravigliata piรน di tanto, poichรฉ a una svizzera che ha conosciuto tutta lโ€™Europa il gotico รจ familiare.
Mi lascerei invece sorprendere dal Duomo, lassรน in cima alla scala: mi affascinerebbe il colore rosa della pietra umbra, la pietra del Subasio, la pietra dellโ€™altopiano e la pietra con cui hanno costruito Spello, che mi riprometteri di andare a vedere quando il sole tramonta e batte sulle mura e sulle case e tutta la cittร  diventa rosa come un confetto. Il Duomo, con la sua facciata rosa e bianca, il portale scolpito e il rosone vetrato, รจ una chiesa molto italiana anzi, molto centro-italiana.

 

Palazzo del Capitano

 

Poi farei anche un giro della piazza per vedere i palazzi privati che la circondano e scoprire dettagli per me inediti. Se fossi stata Madame de Staรซl mi sarei incantata davanti ai quei palazzi antichi modificati mille volte. Le vecchie porte medievali sono state murate oppure trasformate da arco tutto sesto a porta rettangolare. Anche le finestre sono state modificate: le ogive, cosรฌ romantiche, sono state infatti squadrate e vi sono stati aggiunti i vetri e le persiane. Sicuramente mi sarei seduta a disegnarle. Lโ€™Italia รจ il paese dove passato e presente convivono, mi sarei detta.
Tutto cambia e niente si elimina completamente. Todi รจ una cittร  fatta di pietra, una montagna di pietre assemblate per creare un gioiello e, se fossi stata Madame de Staรซl, avrei probabilmente scritto nel mio diario: ยซOggi sono salita sulla collina di Todi, mi sono seduta sulla piazza e mentre osservavo quelle pietre ho sentito pulsare la vita degli italiani presenti e passatiยป.

La luce รจ scintilla vitale per ogni essere vivente, invisibile e immateriale, eppure origine di ogni cosa. Penetra silenziosa allโ€™interno di vetrate e finestre, illuminando le navate e gli altari di chiese e cattedrali, rivelando cosรฌ lo spazio costruito.

Fin dallโ€™antichitร  i fasci di luce avevano un valore funzionale: il loro scopo era infatti quello di consentire un uso ottimale degli spazi. In seguito, soprattutto allโ€™interno dei luoghi sacri, la luce cominciรฒ ad assumere un altro significato, piรน simbolico: la presenza del divino.
Con la diffusione dellโ€™arte bizantina, le pareti delle chiese si ricoprirono di mosaici con fondo oro; su di essi la luce si riflette provocando spettacolari riflessi dorati. Infine, giochi di luce si ottennero grazie a grandi e preziosi rosoni realizzati interamente con vetrate colorate. I fasci di luce colorano le navate, rendendo visibile, anche internamente, il ricamo di vetro, vera e propria opera dโ€™arte realizzata dallโ€™estro di maestri vetrai.
In una regione mistica come quella umbra, terra di Santi e Beati, la spiritualitร  si cela nei grandi rosoni che campeggiano sulle facciate delle chiese. Nella chiesa di Santa Giuliana a Perugia il rosone domina la facciata, anche se la sua struttura risulta molto semplice: due giri di ruota con colonnine e archetti trilobati che ruotano intorno a un perno centrale.

 

Chiesa di Santa Maria a Monteluce. Perugia

La luce che invece penetrava allโ€™interno della chiesa di San Francesco al Prato mostrava, agli occhi dei fedeli e dei visitatori, le straordinarie opere dโ€™arte lรฌ conservate, come la Pala Baglioni e la Pala degli Oddi di Raffaello, la Resurrezione del Perugino e tante suppellettili sacri. Il grande rosone, realizzato con un morbido disegno a griglia, si distacca da quelli classici, rivelando un tema iconografico inusuale.
Anche nella chiesa di Santa Maria di Monteluce la navata centrale รจ illuminata da un magnifico rosone, posto nel registro superiore della facciata a capanna. Il rosone รจ interamente composto da una griglia traforata con un motivo circolare.

Chiesa di San Costanzo

Nella chiesa di San Costanzo, elevata nellโ€™ottobre del 2008 da papa Benedetto XVI a basilica minore e dedicata al primoย vescovo di Perugia, รจ visibile un rosone fiancheggiato da altorilievi allegorici che rappresentano i quattro Evangelisti. Oltre il rosone รจ inoltre presente un portale costituito da due stipiti in marmo ornati da tralci e animali fantastici, mentre nell’architrave รจ raffigurato Cristo benedicente tra i simboli degli evangelisti, unesempio di scultura romanica di fine del XII secolo.

Il principale edificio religioso a Perugia รจ indubbiamente la cattedrale di San Lorenzo. Presenta una complessa stratificazione di fasi costruttive. Venne iniziata il 20 agosto 1345 come narrato dalle cronache dei Baglioni: ยซAdรฌ 20 de agosto nel dicto millesimo se comenzรณ a fondare la chiesa nuova S. Lorenzoยป. [1]

Diversamente dalle maggiori cattedrali, quella di Perugiaย ha la fiancata laterale rivolta verso la piazza principale della cittร . Tale lato รจ caratterizzato dallaย Loggia di Braccio, commissionata daย Braccio da Montone. La navata centrale รจ interamente illuminata dalla vetrata del rosone, simbolo per eccellenza dellโ€™estro di maestri vetrai.

 

Cattedrale di San Lorenzo

 

In questo straordinario mondo luminoso celebre รจ lโ€™attivitร  dello Studio Moretti Caselli, che ebbe inizio nel 1858, con il lavoro svolto da Francesco Moretti; esecutore e maestro, ha legato il suo nome e quello di tutto lo studio al merito di aver ripreso, continuato e reso prestigiosa lโ€™arte vetraia in Italia. Nel 1861 fu installato un vero e proprio laboratorio tecnico, prima nel complesso di San Domenico, poi trasferito nellโ€™ex convento di San Francesco al Prato e infine nellโ€™attuale via Fatebenefratelli.[2] Oggi lo studio-laboratorio รจ diventato un magnifico museo.

Vetrata. Nativitร 

Nella cattedrale di Perugia il primo intervento fu curato proprio da Moretti, che realizzรฒ la Nativitร  o Lโ€™adorazione dei pastori da porre nel finestrone della cappella. La magnifica vetrata impressionรฒ talmente tanto i perugini per la sua bellezza che fu lodata da due poeti: Giovanni Bini Cima e Alinda Bonacci Brunamonti.
Il successivo intervento fu di Ludovico Caselli, che tra il 1917-1920 realizzรฒ il Martirio di San Lorenzo. Anche questa vetrata fu accolta e descritta con parole poetiche.[3] Le vetrate dello studio rappresentano una sorta di pittura di luce e i fasci diretti e puri, colorati e sfumati filtrano dalla sottile rete degli elementi metallici, diventando simbolo terreno della presenza divina.

 


[1] Cronaca della Cittร  di Perugiaย  dal 1309 al 1491. Nota col nome di Diario del Graziani secondo un codice appartenente ai conti Baglioni supplita neโ€™ luoghi mancanti con escerti di altre inedite cronache perugine e pubblicate per cura di Ariodante Fabretti con annotazioni del medesimo di F. Bonaini e F. Polidori, p. 18.โ‡‘
[2] La carta, il fuoco e il vetro. Lo studio-laboratorio Moretti-Caselli di Perugia attraverso i documenti, disegni e le vetrate artistiche. Catalogo della mostra, a cura di G. Giubbini, R. Santola Mazza, Edimond Editore, 2001, p. 60.โ‡‘
[3] La carta, il fuoco e il vetro. Lo studio-laboratorio Moretti-Caselli di Perugia attraverso i documenti, disegni e le vetrate artistiche. Catalogo della mostra, a cura di G. Giubbini, R. Santola Mazza, Edimond Editore, 2001, pp. 68-69.โ‡‘

Dal 23 al 27 settembre si terrร  a Gubbio la sesta edizione del Festival del Medioevo, che questโ€™anno ha scelto un tema di grande appeal: Mediterraneo. Il mare della storia.

Ecco dunque che, allโ€™interno di un ricco a articolato programma, non potevano mancare i racconti e le descrizioni attraverso le fonti di quel complesso fenomeno che furono le crociate (Franco Cardini), del sacco di Costantinopoli del 1204 (Marina Montesano), dei viaggi fra Cipro e lโ€™Occidente Latino di Jacques de Molay, ultimo gran maestro dellโ€™Ordine del Tempio (Sonia Merli) e della epocale battaglia di Lepanto del 1571 (Alessandro Barbero).

 

Ma non รจ tutto. A introduzione dei temi trattati nelle varie conferenze, il 19 settembre sarร  infatti proposto un itinerario tematico, dal titolo Il Medioevo infinito dei Templari, che sarร  guidato per lโ€™occasione da Sonia Merli. Partendo dunque dalla Sala 1 della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria, sarร  possibile ripercorrere le vicende dellโ€™Ordine del Tempio e dellโ€™Ordine dellโ€™Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, poi di Rodi e di Malta, tra i luoghi della Terrasanta e le Terre della Chiesa. In particolare, รจ grazie allโ€™autorizzazione gentilmente accordata dal Sovrano Militare Ordine di Malta che sarร  possibile visitare la Commenda di San Giustino, in origine monastero benedettino, poi concesso alla Milizia del Tempio nel 1237 per volontร  di papa Gregorio IX.

Desiderosi di disporre di una sede piรน vicina alla cittร  di Perugia, di lรฌ a una ventina dโ€™anni i Templari si insediarono nel contado di Porta Sole, dove edificarono ex novo una chiesa in onore dellโ€™eremita locale Bevignate, oggi nota in tutto il mondo per il ciclo di affreschi della controfacciata con cui si vollero celebrare le gesta in Terrasanta del piรน potente e controverso ordine religioso-militare del Medioevo. Basti pensare allโ€™arresto di massa cui furono sottoposti i templari di Francia il 13 ottobre 1307 per volontร  di Filippo IV il Bello, al processo per eresia, idolatria e sodomia che ne seguรฌ, alla morte sul rogo di molti membri dellโ€™Ordine (tra i quali il gran maestro Jacques de Molay) e alla soppressione della Milizia del Tempio, avvenuta nel 1312 per volontร  di papa Clemente V, che dispose inoltre il passaggio del cospicuo patrimonio immobiliare templare nelle mani degli Ospitalieri.

Grazie al suo glorioso passato e alla eccezionalitร  delle sue vestigia monumentali, dal 2017 la precettoria di San Bevignate รจ entrata a far parte della Templars Route European Federation, nata per iniziativa delle cittร  di Troyes e Tomar.

  • 1