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Allโ€™alba del 28 giugno 1992, sul Monte Subasio, uno sprovveduto in buona fede inseguรฌ con un fuoristrada, quindi catturรฒ con le mani, un ยซbrutto cagnolino neroยป che portรฒ al campo-tendopoli del Comitato regionale umbro della Croce Rossa Italiana, realizzato in localitร  gli Stazzi, a non piรน di 300 metri dal luogo del โ€œsalvataggioโ€, dove era in addestramento insieme ad altre centinaia di volontari.

Questo รจ lโ€™inizio del racconto di Nerina, un lupo appenninico incappato in uno strano destino che lโ€™ha portato a condividere con lโ€™uomo tutta la sua lunga vita.

 

Nerina nel recinto di Villa Redenta, foto Mauro Magrini.

 

Quel giorno del 1992 ilย ยซbrutto cagnolino neroยป passรฒ di mano in mano fino ad arrivare sotto gli occhi di una veterinaria della ASL2 dellโ€™Umbria che si accorse subito che cโ€™era qualcosa di strano. Senza esitare allertรฒ gli zoologi dellโ€™Universitร  di Perugia e della Provincia, che si precipitarono sul posto.
Giunti sul Monte Subasio gli studiosi non trovarono lโ€™animale perchรฉ qualcuno aveva deciso di portarlo in un canile di Assisi. Raggiunto il rifugio, gli zoologi trovarono lโ€™animaletto chiuso nella carcassa di un’automobile, a stretto contatto con escrementi e peli di cane, con vicino una ciotola di latte contenente resti di cibo. Non appena videro lโ€™animale capirono subito che non si trattava di un cane, ma di un lupo appenninico (Canis lupus italicus) femmina di 40-50 giorni.

Nerina nell’area faunistica di Monte Tezio, foto Francesca Vercillo.

Lโ€™animale fu sequestrato dai funzionari della Provincia e la Procura della Repubblica di Perugia lo affidรฒ allโ€™Universitร , nella persona del Prof. Bernardino Ragni, esperto di Carnivori. Lโ€™ipotesi รจ che una famiglia di lupi avesse la tana con i piccoli non distante dalla zona del campo-tendopoli e lโ€™improvviso disturbo provocato dalla manifestazione aveva indotto i genitori a trasferire lโ€™unitร  sociale in luogo piรน tranquillo.
Lโ€™arrivo del fuoristrada probabilmente aveva perรฒ isolato la lupetta dal gruppo e lโ€™intervento dellโ€™uomo aveva poi definitivamente interrotto il contatto con il resto del branco; da quel momento il destino dellโ€™animale si era intrecciato indissolubilmente con quello degli uomini.
La giovane lupa fu trasferita nel Centro faunistico di Villa Redenta, a Spoleto, dove i custodi la battezzarono Nerina, visto il colore scuro-focato del mantello. Lโ€™etร  dellโ€™animale, il contatto fisico con lโ€™uomo e con i cani non consentirono un immediato ritorno in natura, sul Monte Subasio, anche se si cercรฒ di verificare – senza successo – se la famiglia dellโ€™animaletto fosse ancora nella zona di ritrovamento.
Gli zoologi si imposero la regola di non umanizzare il loro rapporto con la lupa appenninica. Quindi, per molto tempo, il nome non fu divulgato, per la preoccupazione che questa confidenza incrinasse, involontariamente, il rigore del proponimento di riportare la giovane lupa in natura, anche se non prima del raggiungimento del primo anno dโ€™etร .
Gli studiosi fecero di tutto, ma si scontrarono con lโ€™ostilitร  delle amministrazioni locali e dei residenti, che si opposero duramente alla possibilitร  di liberare lโ€™animale in natura, paventandone una brutta fine. Dopo vari tentativi di trovare una giusta collocazione allโ€™animale, il Comune di Perugia si rese disponibile a verificare la possibilitร  di realizzare unโ€™apposita struttura nel Parco comunale del Monte Tezio.

Nerina nell’area faunistica di Monte Tezio con un operatore addetto alla sua cura, foto Francesca Vercillo.

Andรฒ cosรฌ: lโ€™area faunistica fu realizzata, ma lโ€™ostilitร  della gente – anche di aree diverse, ma ecologicamente compatibili per un eventuale rilascio – rese impossibile pensare a qualsiasi forma di ritorno alla libertร , anche in considerazione del fatto che una specie a socialitร  molto complessa come il lupo non consentiva il rilascio di un soggetto in etร  avanzata.
Con rammarico tutto il gruppo di lavoro si rassegnรฒ e si concentrรฒ sulla necessitร  etica di consentire alla lupa appenninica di vivere la sua esistenza in cattivitร  nel migliore dei modi, furono messe in campo tutte le energie possibili per far sรฌ che Nerina potesse condurre una vita dignitosa.
Allโ€™etร  avanzatissima di 17 anni e 5 mesi e a quindici anni dal suo arrivo a Monte Tezio, allโ€™alba del 28 ottobre 2009 Nerina ha cessato di vivere. Nerina รจ stata sepolta sul Monte Tezio, nella suaย Area faunistica, e riposa sotto una umile pietra, come si conviene ad una figlia semplice e selvaggia della Montagna Appenninica.

 


  • Ragni B. (a cura di) 2013. Nerina e altri lupi in Umbria. Scritti in memoria di un’amica. Comune di Perugia, Regione Umbria e Universitร  degli Studi di Perugia.

Conclusa la quarantena del Coronavirus sono uscita e sono andata in giro per la mia cittร : Roma. Vuota. Nessun turista e nessun cittadino in giro, solo io.

Camminando adagio attraverso il centro ho riscoperto la sua maestosa bellezza, di solito velata da strati sovrapposti di turisti che fotografano qualsiasi cosa a qualsiasi ora, anche mentre stanno mangiando. Allora ho pensato che fare un salto indietro nel tempo e immedesimarsi nelle vesti ingombranti di una viaggiatrice del Grand Tour sarebbe stato interessante.

 

Todi, Piazza del Popolo

 

Mentre mangio un gelaro seduta al bar, cerco di immaginare le emozioni di una fantomatica viaggiatrice ottocentesca come Madame de Staรซl e di vedere con occhi curiosi e ammirati una piazza italiana. Non ho scelto una piazza a caso, ma Piazza del Popolo a Todi, piccola e perfetta. Cโ€™รจ tutto quello che ci deve essere e niente stona, nemmeno gli ombrelloni.
Non passano macchine e oggi non ci sono neppure i bambini che corrono e lanciano gridolini. La piazza รจ il cuore pulsante di ogni piccola cittร  e di ogni borgo italiano: ne รจ il centro politico, commerciale e religioso. รˆ cosรฌ da quando le cittร  sono state fondate e i centri commerciali non avevano ancora sostituito la piazza. Piazza del Popolo รจ la piazza dei tuderti e dei molti popoli che si sono succeduti nei millenni, che lโ€™hanno attraversata parlando e mangiando.
Mentre sono seduta qui al bar, considero che i miei piedi, cosรฌ come quelli della de Staรซl prima di me, poggiano dove hanno passeggiato Etruschi e Romani che, mentre facevano politica, si muovevano tra i monumenti della piazza, di cui non vi รจ piรน traccia poichรฉ sono stati incorporati o riutilizzati. Mi guardo attorno e cerco di catturare la bellezza di ciรฒ che vedo.

Palazzo dei Priori con lโ€™aquila di bronzo

Laggiรน a destra, sul muro del palazzo dei Priori, cโ€™รจ lโ€™aquila di bronzo con la sua tovaglia tra gli artigli; le faccio un sorriso, se รจ unโ€™aquila lo vedrร . Io ho con me uno zainetto, ma se fossi una dama dei primi dellโ€™Ottocento avrei un ombrellino da sole, una grande borsa di tappeto come quella di Mary Poppins e un blocco da disegno con matite e acquerelli. Il blocco da disegno era un must che non poteva mancare a nessuna persona colta mentre era in viaggio: era lโ€™unico modo per fissare i ricordi. Paesaggi e monumenti si tracciavano sulla carta; i tramonti, cosรฌ fotogenici, non si prestavano a schizzi e acquarelli, e nessuno si sarebbe sognato di disegnare i piatti con le pietanze.
Il pezzo forte della piazza di Todi sono due palazzi in travertino chiarissimo: il palazzo del Capitano e quello del Popolo, maestosi e leggeri, con quelle finestre gotiche che sembrano merletti. Sono due palazzi che, essendo uniti da una scala, danno lโ€™impressione di essere uno solo, ma, se si osservano attentamente, si nota che anche le loro finestre sono diverse.
Il popolo che viveva in capanne o tuguri doveva estasiarsi davanti a tanta bellezza. Mi lascio prendere dal suo fascino mentre mi godo il gelato. Penso che se fossi stata Madame de Staรซl avrei notato subito le differenze e avrei iniziato a disegnare ogni minimo particolare.
Allโ€™epoca non si potevano fare selfie e non si poteva fotografare a raffica tutto quello che entrava nellโ€™obbiettivo dicendo: ยซpoi lo guardo a casa!ยป. Chi disegna assorbe i particolari, anche i piรน minuti, mentre oggi, quando si fotografa, ci si chiede se sia meglio una foto oppure un video: ma facciamoli tutti due! Come viaggiatrice avrei ammirato il palazzo del Capitano, ma non mi sarei meravigliata piรน di tanto, poichรฉ a una svizzera che ha conosciuto tutta lโ€™Europa il gotico รจ familiare.
Mi lascerei invece sorprendere dal Duomo, lassรน in cima alla scala: mi affascinerebbe il colore rosa della pietra umbra, la pietra del Subasio, la pietra dellโ€™altopiano e la pietra con cui hanno costruito Spello, che mi riprometteri di andare a vedere quando il sole tramonta e batte sulle mura e sulle case e tutta la cittร  diventa rosa come un confetto. Il Duomo, con la sua facciata rosa e bianca, il portale scolpito e il rosone vetrato, รจ una chiesa molto italiana anzi, molto centro-italiana.

 

Palazzo del Capitano

 

Poi farei anche un giro della piazza per vedere i palazzi privati che la circondano e scoprire dettagli per me inediti. Se fossi stata Madame de Staรซl mi sarei incantata davanti ai quei palazzi antichi modificati mille volte. Le vecchie porte medievali sono state murate oppure trasformate da arco tutto sesto a porta rettangolare. Anche le finestre sono state modificate: le ogive, cosรฌ romantiche, sono state infatti squadrate e vi sono stati aggiunti i vetri e le persiane. Sicuramente mi sarei seduta a disegnarle. Lโ€™Italia รจ il paese dove passato e presente convivono, mi sarei detta.
Tutto cambia e niente si elimina completamente. Todi รจ una cittร  fatta di pietra, una montagna di pietre assemblate per creare un gioiello e, se fossi stata Madame de Staรซl, avrei probabilmente scritto nel mio diario: ยซOggi sono salita sulla collina di Todi, mi sono seduta sulla piazza e mentre osservavo quelle pietre ho sentito pulsare la vita degli italiani presenti e passatiยป.

Durante il periodo del grande isolamento mi sono ritrovato spesso a guardare le vecchie foto che ho scattato in momenti spensierati o meno e mi sono ritrovato a pensare a quanto sarei voluto tornare a girovagare, nelle mie solitarie domeniche pomeriggio.

E mi sono ritrovato spesso a guardare le fotografie e a esclamare qualcosa. Come nel caso di quella scattata una domenica sera dโ€™inverno, al tramonto, sulla cima del Subasio, dove una vecchia auto anni Ottanta mi sorpassa e con i fari illumina la strada.
Ho sempre detto che quella foto รจ stata una gran botta di fortuna perchรฉ, mentre me ne stavo tornando allโ€™auto, con il freddo che mi bloccava le mani e che mi faceva battere i denti, sono stato sorpassato da questโ€™auto che nemmeno avevo sentito arrivare e sono riuscito a scattare al momento giusto, tirando su la Reflex che tenevo in mano e mettendo a fuoco al volo. Credo di aver avuto anche le impostazioni regolate a dovere (o forse no?) e sono riuscito a catturare qualcosa che a me personalmente ha sempre colpito molto e mi ha fatto dire piรน di una volta ยซMi sembra lโ€™Arizonaยป.

 

auto in stradra

 

Ecco, io in Arizona non ci sono mai stato, in veritร . Non credo nemmeno di avercela bene in mente, lโ€™Arizona. E allora perchรฉ ho detto proprio ยซMi sembra lโ€™Arizonaยป? Forse perchรฉ in quel momento avevo bisogno proprio di vedere quello, era unโ€™evasione dal mio mondo fatta trasformando un paesaggio che di suo non ha nessun rimando allโ€™Arizona in qualcosa che forse la ricorda.
Cosรฌ sono andato a vedere anche le altre foto che negli anni ho scattato al Monte Subasio (uno dei miei posti preferiti, isolato, panoramico, e poi ci sono i cavalli!) e ogni volta mi sono trovato di fronte a paesaggi completamente diversi nonostante si trattasse sempre dello stesso posto.

 

 

Un paesaggio multiforme

Mi รจ tornata in mente una riflessione che feci dopo aver letto il Robinson Crusoe di Defoe. Qual รจ lโ€™isola di Robinson Crusoe? รˆ un luogo reale? Magari รจ lโ€™isola di Mร s a Tierra su cui visse il naufrago Alexander Selkirk a cui Defoe si ispirรฒ per il suo personaggio? Magari, ma nonostante ci siano lunghissime pagine in cui lo scrittore la descrive minuziosamente, per quanto possano essere precise e dettagliate, esse non potranno mai combaciare con la reale immagine dellโ€™isola.
Se ricordiamo bene, essa inizialmente si presenta tetra, inospitale, terrificante, un luogo dove Robinson Crusoe ha timore di vivere. Ma, lentamente, il naufrago ne diventa il re, il paesaggio si apre e diventa ricco, prospero, si illumina, fino a tornare di nuovo spettrale e minaccioso quando Crusoe scopre di vivere insieme a una tribรน cannibale.
รˆ un luogo che cambia con il personaggio, che muta e fa mutare anche la nostra percezione del luogo stesso. E cosรฌ รจ stato per il Subasio e lโ€™Arizona e le foto.
La forma del monte cambia in base alla mia percezione in quel determinato momento e cambia quando anche altri scattano e scattano, secondo la loro sensibilitร  e secondo la loro percezione di quel momento.
Trovo incredibile questa cosa: come ognuno di noi riesca a inserire allโ€™interno di un paesaggio giร  esistente e ben delineato la propria persona. Cosรฌ non abbiamo piรน un unico paesaggio, ma centinaia di migliaia di paesaggi. Un paesaggio multiforme.

 

 

Ogni curva del monte, ogni mattone di ogni paese di ogni cittร  puรฒ assumere una diversa forma nonostante il monte sia lรฌ da intere ere geologiche e che, per esempio, la Basilica di San Francesco abbia la stessa architettura da quando fu edificata intorno al 1228.
Per questo non si puรฒ mai esaurire la voglia di scoprire il paesaggio che ci circonda. In fondo, il fotografo Luigi Ghirri ha scattato per la maggior parte della sua vita nel raggio di cinquanta chilometri da casa sua e ogni volta rimaneva a bocca aperta per un dettaglio nuovo che riusciva a scoprire. รˆ cosรฌ che, alla fine, riguardando le vecchie foto durante lโ€™isolamento mi viene voglia di ritornare a esclamare ยซMi sembra lโ€™Arizonaยป!

 

cavallo

Spello appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Grazie alla sua posizione mozzafiato su di una dolce collina che contrasta per altezza con il vicino Monte Subasio, il comune di Spello si รจ guadagnato anche per il 2017 la selezione tra i Borghi piรน Belli dโ€™Italia.

Celebreย per le sueย maestoseย infiorateย in occasione del Corpus Domini,ย che di anno in anno diventano sempre piรนย conosciute anche fuori dallโ€™Umbria eย durante le quali le strade si colorano di tappeti rappresentanti scene di natura religiosa create con i petali, il piccolo borgo fu fondato dagli Umbri per poi passare sotto la dominazione romana intorno al 41 a.C.ย eย nellโ€™epoca augusteaย ricevette lโ€™appellativo diย โ€œSplendida colonia Iuliaโ€. Fu proprio con la presenza dei Romani che Spello venne dotata delle strutture urbanistiche tipiche dellโ€™impero, quali mura, terme,ย unย teatro e persino un impianto idrico che, nonostante le varie vicissitudini – dall’invasione dei Barbari ai passaggi di dominio tra vari Ducati e il Papato, sono giunte fino ai giorni nostri.

 

panorama_spello

Veduta di Spello,ย foto di Marica Sorbini

 

Edย รจย la riscoperta di una di esse che ha reso il borgo unโ€™attrattiva anche per gli sportivi: se siete degli escursionisti con la passione per la natura cโ€™รจย un meraviglioso percorso che fa perย voi! Infatti, nel 2009, un tratto dellโ€™acquedotto romanoย รจย stato recuperato grazie ad un progetto volutoย dellโ€™architetto Stefano Antinucci, realizzando un tracciato per gli amanti del trekking e della mountain bike. Lโ€™antico manufatto, in pietra calcarea locale, bianca e rosata,ย subรฌย diverse ristrutturazioni nel corso degli anni edย รจย stato funzionante fino allโ€™Ottocento, quando a causa dellโ€™eccessive perditeย fu sostituito da una nuova struttura e quindiย temporaneamente cadde nel dimenticatoio.
Ma oggi lโ€™acquedotto costituisce un importante reperto, conservando molti tratti originali, che si possono ammirare durante il percorso, intersecandosi con antichi ponti e persino un abbeveratoio, un tempo utilizzato per dissetare gli animali, dove attualmente si trova una fontanella dalla quale รจ possibile attingere acqua fresca.

 

acquedotto_spello

Acquedotto romano,ย foto di Marica Sorbini

 

Il sentiero ha il suo punto di partenza a Spello, dal cui centro storico si deve arrivareย alla Fonte dellaย Bulgarellaย (quota 313ย m)ย e da lรฌย si va attraverso una via ben tracciata che giungeย sotto ilย piccolo e caratteristicoย borgo diย Collepinoย (quota 456ย m),ย maย ovviamenteย รจย percorribile anche in senso contrarioย eย anzi,ย รจย considerato come il naturale proseguimento delย preesistente Sentiero 52ย che collega direttamente ilย Monte Subasioย aย Collepino. Si sviluppa per circa 5 km edย รจย prevalentemente pianeggiante, aspetto che lo rende adattoย a escursionisti di tutte le etร , compresiย bambini e anziani. Lungo di esso sono presenti delle panchine che consentono alle persone di riposarsi, ma soprattutto di godere e ammirare il paesaggio circostante:ย scorci sulla valle delย Chiona, sulle colline appenniniche e su Spello, sonoย indubbiamenteย buoneย ragioni per cui intraprendere questa passeggiata.

 

Collepino

Sentiero di Collepino,ย foto di Marica Sorbini