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Lรฌ cโ€™era il lago Umbro, poi si ritirรฒ, venne la palude e poi due fiumi con le canne.

I primi a insediarsi furono gli Etruschi seguiti dai Romani, poi dai barbari, i perugini e i papalini. Dopo tutto questo via vai รจ arrivata anche lโ€™Italia. La storia di Cannara comincia in collina nella zona di Collemancio. Gli Etruschi si allargarono verso la valle Umbra, dove cโ€™era il lago, e trovarono che la collina fosse un buon sito per costruire una cittร  mentre cercavano di sfruttare tutto il terreno coltivabile. Ma, si sa, niente รจ per sempre. Il lago Umbro non si prosciugรฒ del tutto e lasciรฒ la palude, due fiumi e tante canne.

 

Sito archeologico Urvinum Hortense. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Dopo gli Etruschi arrivano i Romani. A loro il sito piacque perchรฉ era buono per il commercio, Ampliarono la cittร , le dettero il nome di Urvinum Hortense e, efficienti come sempre, iniziarono la bonifica della palude. Le merci che transitavano lungo la via principale dovevano essere tante perchรฉ, a Urvinum fu dato il titolo di Municipium. Cosรฌ divenne cittร  e le cittร  offrono molti divertimenti. I Romani non si sono mai tirati indietro quando cโ€™era da divertirsi cosรฌ costruirono prima il tempio, poi il teatro, lโ€™anfiteatro, le terme, le botteghe e le domus. Una delle domus aveva addirittura le terme personali e aveva abbellito la villa con un mosaico di 65 mq con scene nilotiche. Lโ€™eleganza e la dimensione del mosaico fanno chiaramente capire che si trattava di una famiglia ricca e che il proprietario era stato in Africa. Urvinum doveva essere un luogo importante perchรฉ ne parla Plinio il Vecchio nel suo libro Naturalis Historiae. La scoperta del sito di Urvinum Hortense ha lasciato un dilemma non ancora risolto: i Romani erano abili ingegneri e sapevano trattare le acque, ma gli archeologi si chiedono come hanno fatto a convogliare cosรฌ tanta acqua fino a 500 metri di altezza? Prima o poi lo scopriranno.

 

Maniero di Collemancio. Foto di Enrico Mezzasoma

La nascita di Cannara

I secoli passarono, nel V secolo venne costruita una basilica paleocristiana, i Romani non erano piรน potenti, i commerci si fermarono, Urvinum Hortense decadde: il bosco lo ricoprรฌ e se ne persero le tracce fino al 1932 quando gli archeologi lo hanno riportato in luce. Purtroppo al momento non รจ visitabile. Intanto, a poche centinaia di metri aveva cominciato a svilupparsi il borgo di Collemancio. Dura la vita di Collemancio. I barbari, poi la guerra gotica, poi la rivalitร  tra Assisi e Perugia e infine il papato. Devastazioni e rovine non sono mancate. Ma in mezzo a tante vicende tragiche, tra il fiume Topino e un rio, nacque un nuovo insediamento che prese il nome dalle canne di palude: lo chiamarono Cannara.
In quei tempi cupi e pericolosi nacque come castrum, con mura perimetrali robuste una casa gentilizia e tante chiese. Lโ€™abbondanza di chiese in un luogo cosรฌ piccolo รจ sorprendente. Ci sono piรน chiese che case. Forse รจ da attribuirsi al fatto che San Francesco era un habituรฉ di Cannara e dormiva in un luogo oggi chiamato Il Tugurio. Pare che in quel Tugurio abbia fondato lโ€™ordine dei frati terziari.
Piccolo borgo medievale era politicamente molto impegnato, disposto anche a cambiare posizione. Infatti, passรฒ da guelfo a ghibellino. Cannara adesso รจ famosa per cose molto lontane tra loro: le cipolle Dop (in programma dal 5 al 10 settembre e dal 12 al 17 settembre), le lavande di primavera e il nuovo museo.

 

Mosaico di Urvinum

Il museo

Nel nostro Paese, dove possibile, si ricicla tutto, infatti il museo รจ allestito allโ€™interno del monastero benedettino, ma non ha niente della cupezza di un monastero perchรฉ prende tanta luce ed รจ luminoso e ben organizzato. Nelle teche si possono vedere molti reperti provenienti da Urvinum: arnesi da lavoro, monete, lanterne, pesi, monili e reperti fittili. Ci sono anche molte steli funebri di varie epoche, prima e dopo Cristo. Il pezzo forte, comunque, รจ il mosaico di Urvinum grande come un appartamento di 65mq e lo si puรฒ vedere bene solo dal primo piano. Le tessere delineano ippopotami, aironi, serpenti e pigmei che sono anche ritratti in una scena tra il comico e il canzonatorio: i pigmei urinano verso gli ippopotami. In Italia ogni luogo, anche se piccolo, ha dietro di sรฉ una storia affascinante millenaria e piena di sorprese e Cannara non รจ da meno.

Torna a Ponte San Giovanni (Perugia), dall’1 al 6 settembre: Velimna- gli Etruschi del fiume.

Velimna รจ una manifestazione nata per divulgare la cultura etrusca attraverso eventi culturali e rievocazioni. Si svolge a Ponte San Giovanni, localitร  dove si trova uno dei piรน importanti siti archeologici etruschi: l’Ipogeo dei Volumni.

Tra gli eventi imperdibili di questa edizione c’รจ l’arrivo di tre legioni provenienti da Roma, ma anche il corteo storicoย  (4 settembre, ore 21) per le vie del quartiere e gli accampamenti che ricreeranno la vita, gli usi e costumi dell’epoca con tanto di laboratori didattici (il 4 settembre dalle 15 alle 24 e il 5 settembre dalle 10 alle 20).

 

ยซQuesto sito archeologico ci aiuta a capire dove erano piantate le radici piรน profonde della nostra civiltร ยป.

Cunicolo

Sono queste le parole del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla presentazione del progetto di valorizzazione del complesso monumentale della cattedrale di Perugia denominato Isola di San Lorenzo e il percorso nella Forma del Tempo. La storia di Perugia e del suo Colle Sacro, nella suggestiva cornice del chiostro superiore della Cattedrale perugina. Il progetto di valorizzazione nasce dal sodalizio tra alcuni professionisti del settore turistico-culturale e lโ€™Arcidiocesi di Perugia e Cittร  della Pieve, che hanno costituito Genesi, con lโ€™obiettivo di valorizzare i beni culturali e di sviluppare itinerari per valorizzare al meglio il territorio umbro. Il progetto รจ stato presentato dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, dal presidente del Capitolo dei Canonici mons. Fausto Sciurpa, dal vice sindaco di Perugia Gianluca Tuteri e dal presidente della societร  Genesi Giuseppe Capaccioni.

Il percorso

Proprio sotto il complesso della cattedrale si trova un meraviglioso sito storico-artistico e archeologico, la cui genesi risale a ventisei secoli fa. Percorrere gli scavi archeologici รจ come fare un tuffo nel passato e tornare indietro nei secoli; รจ cosรฌ possibile vedere come la cittร  di Perugia ha assunto il suo aspetto attuale attraverso la civiltร  etrusca, quella romana, fino allโ€™insediamento papale.
La Cattedrale di San Lorenzo sorge proprio dove anticamente si trovava lโ€™acropoli della cittร  antica, il luogo piรน alto nel quale spesso venivano edificati templi per le varie divinitร ; la posizione dellโ€™acropoli non venne mai abbandonata, subรฌ nel corso dei secoli varie distruzioni e successive ricostruzioni fino al suo aspetto attuale. I cunicoli sotterranei infatti rispecchiamo perfettamente questa antica struttura: proprio sotto il duomo si puรฒ ammirare unโ€™antica area sacra dove venne edificato un tempio del VI secolo a.C.
I fianchi dellโ€™acropoli erano molto ripidi cosรฌ, per evitare instabilitร , vennero realizzate spine di contenimento con grandi pietre in travertino messe in opera senza legante, cioรจ a secco, posizionate in file parallele. Il muro cosรฌ costruito non risulta perpendicolare, ma รจ leggermente inclinato per contrastare al meglio le spinte esercitate dalla terra della collina. Intorno alla collina dellโ€™acropoli si sviluppava lโ€™antica cittร , dagli scavi รจ infatti ancora possibile percorrere il decumano, una via che correva in direzioneย est-ovest nella cittร .[1]

 

Cunicolo

 

Vicino al decumano inoltre รจ ancora oggi visibile una domus, della quale ancora si puรฒ vedere lโ€™impluvium, ovvero il cortile interno e il pavimento di una stanza. Alzando lo sguardo รจ ben visibile il segno piรน scuro lasciato da un forte incendio avvenuto nel 40 a.C. Durante il periodo medievale, in questa strada vennero costruiti molti edifici a stretto contatto con la Cattedrale, come ad esempio il Salone dei Conclave, che la tradizione identifica come quello nel quale vennero celebrati cinque conclavi, che portarono allโ€™elezione di: Onorio III (1216), Clemente IV (1265), Onorio IV (1285), Celestino V (1294) e Clemente V (1305).

 

Sala dei Conclave

 

Visitando la Perugia sotterranea si rimane affascinanti da un percorso composto da strade e muri monumentali stratificati per ben quindici metri sotto il piano stradale con circa un chilometro di percorso visitabile, tra vie e cunicoli, che collega tra loro quattro civiltร  storiche: etrusca, romana, medioevale e rinascimentale.

 

 

 


[1] Enciclopedia online Treccani, voce Decumano.

 


Per saperne di piรน: Secretumbria

Certi sapori antichi fanno parte dei nostri geni, che hanno accumulato storia, tradizioni e cultura fin dalle nostre origini etrusche-romane e ci fanno sentire orgogliosi e fieri. Il senso di appartenenza a un territorio รจ visibile anche in un piatto, il cui gusto ci tocca fino in fondo allโ€™anima.

I popoli, le comunitร  e le persone si sono da sempre adattati a ciรฒ che offriva il proprio territorio, dando valore a quelle pietanze preparate per nutrirsi. Nel tempo, lโ€™estetica e la creativitร  espresse nella cottura hanno reso certi cibi piรน accattivanti e attraenti per unโ€™esperienza sensoriale che si รจ tatuata per lโ€™eternitร  nel nostro DNA. Sapori e profumi hanno pervaso e dimorano con pazienza nella nostra genia, e ogni volta che vengono risvegliati dai profumi dei cibi, ci adducono verso inebrianti sensazioni gastronomiche di assoluto compiacimento con lโ€™arte culinaria. In questa visione, una delle preparazioni che ha generato le proprie radici al tempo degli Etruschi รจ un cibo tanto semplice quanto delizioso per la sua particolaritร : il brustico, piatto tipico del lago Trasimeno e dei chiari di Chiusi e Montepulciano.

 

Il brustico, foto by www.valdichianaliving.it

 

Al tempo degli Etruschi

I nostri antenati etruschi adagiavano il loro pescato direttamente su un letto di cannine palustri umide e il pesce veniva ricoperto da un altro strato di giunchi lacustri. Il fuoco avvampava abbrustolendo il pesce esternamente. Dopo averlo raschiato, eviscerato, spinato e sfilettato veniva mangiato gustando il sapore leggermente amarognolo per la violenta bruciatura subita e per lโ€™odore di fumo. Tali antiche caratteristiche sensoriali sono rimaste intense ancora oggi nella degustazione del piatto a cui sono stati aggiunti olio extravergine di oliva, aceto o limone, sale e pepe e talvolta salvia o prezzemolo.
Ai tempi degli Etruschi i pesci utilizzati erano le tinche e le scardole, successivamente si sono aggiunte le specie inserite nellโ€™habitat lacustre in tempi relativamente recenti.
รˆ necessario ricordarsi che le specie ittiche autoctone del lago Trasimeno sono considerate in numero di sei: lโ€™anguilla, la tinca, il luccio, la scardola, lโ€™albo e la lasca (scomparsa nella metร  del secolo scorso). Oggi si possono contare 18 specie ittiche, alcune immesse nel Trasimeno in tempi differenti e successivi. Per il brustico preparato ai tempi nostri vengono utilizzati anche il boccalone o persico trota e il persico reale.

La preparazione

La preparazione del brustico ha una liturgia ben precisa, nellโ€™allestimento delle cannine, nella cottura del pesce, nella sua raschiatura e nella sua elaborazione per la degustazione. Gli Etruschi ci hanno trasmesso dei sapori antichi che ancora oggi si gustano nel brustico, con il suo sentore di fumo. Questo piatto, nel suo spirito e per le arcaiche pratiche culinarie, fa rivivere al DNA la nostra identitร  privilegiata di essere originari e appartenenti a questo nobile e misterioso territorio etrusco, che con magia ci accoglie tra le sue suggestive ed eterne rimembranze lacustri. Al brustico si puรฒ abbinare un Sangiovese rosso giovane dei Colli del Trasimeno o, per chi preferisce i bianchi, un blend di vigne lacustri a prevalenza Trebbiano con Malvasia e Grechetto che possono essere apprezzati congiuntamente o da soli e caratterizzati da un sapore delicato, armonico e fruttato.
Il brustico, con i suoi odori etruschi, unitamente a un bicchiere di buon vino, con i suoi profumi delle terre etrusche, possono rendere indimenticabili le sensazioni enogastronomiche provate nella degustazione dei sapori, che vengono accompagnate dagli splendidi tramonti pastello che si riflettono nelle placide ed eterne acque aranciate dellโ€™etrusco Tarsminass.

Sembra incredibile, ma la tradizione dei tipici dolci umbri รจ legata al fiume che attraversa la regione per andare fino a Roma: inutile dire che si tratta del Tevere.

Una volta il Tevere era un fiume navigabile e non quel misero rigagnolo, sempre in secca, che vediamo ora. Se torniamo indietro di almeno 2500 anni scopriamo che il Tevere era un confine quasi invalicabile; ci saranno stati forse dei traghettatori, ma le due sponde non erano ancora collegate da ponti. A quellโ€™epoca sulla sponda destra vivevano gli Etruschi, mentre sulla sponda sinistra si estendeva la regione degli Umbri, che comprendeva Foligno, Spoleto e Norcia. Possiamo dire: tanto vicini e tanto diversi.
Il territorio etrusco si estendeva fino al mare Tirreno e fu proprio attraverso il mare che gli Etruschi entrarono in contatto con popolazioni, culture e cibi diversi. Gli Umbri invece, sulla destra del fiume, erano lontani dal mare, perciรฒ si servivano solo di cibi a chilometro zero.

La mandorla e la noce

La caratteristica delle due popolazioni si puรฒ riassumere in due frutti piccoli, ma ricchi di significato: la mandorla e la noce. Gli Etruschi usavano le mandorle, gli Umbri le noci. Giacchรฉ sono state trovate tracce di mandorli nella zona di Cittร  di Castello, si pensa che lโ€™albero fosse presente in epoca etrusca. A sinistra invece, il noce era la pianta tradizionale della civiltร  contadina.
Cโ€™รจ anche da dire che in quei tempi lontani gli alberi erano legati a un concetto di sacralitร  e di buon auspicio. Il mandorlo era visto come foriero di benessere e si perde nella notte dei tempi lโ€™uso di mangiare confetti in occasione dei matrimoni per augurare agli sposi di vivere felici e contenti per 100 anni.
Per contro il noce ha una storia cupa che parla di streghe e di malefici vari. Tuttavia, malgrado la cattiva fama dellโ€™albero, si mangiava il frutto e si usava il legno, esattamente come il castagno della zona di Amelia/Santa Restituta.

 

dolci natalizi umbri

Torciglione

Dolci umbri

Gli usi diversi li ritroviamo ancora oggi perchรฉ la tradizione si รจ mantenuta nei dolci. Ripartiamo da destra dove sโ€™incontra Perugia e a Perugia si mangia il Torciglione: un serpentone che si morde la coda ripieno di mandorle e canditi, tipica composizione natalizia. Lo si trova anche a Chiusi, cittร  ancora piรน etrusca e pure a Cittร  di Castello e sul lago Trasimeno. Forse, anzichรฉ un serpente il Torciglione rappresentava unโ€™anguilla e serviva a propiziare le pesca.
Il Torciglione si mangia durante le feste del Natale, mentre cโ€™รจ un altro dolce perugino, a base di mandorle, che si consuma un mese prima: le Fave dei Morti. Sono piccoli biscotti a forma ovviamente di fava, fatti di pasta di mandorle e zucchero. Le Fave dei Morti si preparavano in occasione di un funerale e si consumavano sulla tomba del defunto durante il banchetto funebre. Usare le mandorle equivaleva a dire ricchezza e per secoli le mandorle hanno fatto la loro comparsa solo sulle tavole dei ricchi e nelle spezierie, dove si allestivano medicinali sempre per ricchi.

 

biscotti tipici umbri

Fave dei Morti

 

Noci e nocciole erano invece cibo per poveri e questo caratterizzava il lato sinistro del Tevere. ย Anche se poveri gli Umbri hanno elaborato un dolce che รจ il loro vanto e che tutti conoscono: la Rocciata. รˆ conosciuta come la Rocciata di Assisi, ma si tratta di un dolce che si prepara tra Umbria e Marche. Pare che la sua origine sia antichissima e se ne trova una traccia non troppo dissimile nelle Tavole Eugubine, tavole di bronzo, scritte in lingua umbra, risalenti al III secolo a.C. e che riportano fatti risalenti a secoli prima. In questo dolce poi hanno messo lo zampino anche i Longobardi: รจ infatti simile a uno strรผdel, con mele e noci e avvolte in una pasta sottile.
Per me fu una sorpresa scoprire che la pasta della Rocciata fosse fatta proprio come la pasta dello strรผdel che faceva mia nonna altoatesina, e anche mia nonna mescolava mele e noci. Sono passati piรน di 10 secoli e non cโ€™รจ stata alcuna variazione nella pasta e poca nel ripieno. Il ripieno invece si รจ differenziato perchรฉ in Umbria รจ stata aggiunta una spruzzata di alchermes che gli conferisce quel bel colore rosato. Lโ€™alchermes fa dunque la grossa differenza tra Nord e Centro, ma ci sono pure delle piccole differenze locali: a Spoleto รจ stato aggiunto il cacao e a Foligno si sparge sullโ€™impasto del pan grattato per assorbire i liquidi in eccesso.

 

dolci tipici umbri

Rocciata di Assisi

 

Le noci entrano anche nella ricetta dei Maccheroni dolci. Lโ€™origine? Potrebbe trattarsi di una parola greco-bizantina legata allโ€™uso della cena funebre, perchรฉ maccheroni proviene dal greco makarios (beato). Si preparano infatti in occasione delle feste dei Morti, dei Santi e si mangiano anche la sera della vigilia di Natale. La ricetta prevede come ingredienti: maccheroni, noci, zucchero/miele e alchermes.
Comunque, qualunque sia lโ€™origine di questi dolci, rimane chiaro che a destra del fiume i dolci, ancora oggi, sono farciti o addirittura fatti con le mandorle mentre quelli di sinistra, anche se sono intervenuti i nordici Longobardi, nel loro ripieno hanno sempre le noci.

Nella Tabula Cortonensis, manufatto in bronzo del II secolo a.C., per la prima volta in assoluto appaiono il nome etrusco del lago Trasimeno – chiamato Tarsminass – e il riferimento ad alcuni possedimenti terrieri, in particolare a un vigneto.

La tabula รจ stata ritrovata spezzata in 8 parti, di cui solo una รจ dispersa. รˆ ospitata presso il MAEC, il celebre Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ed รจ la terza scrittura etrusca conosciuta piรน lunga per i suoi contenuti. Si tratta di un ยซatto giuridico di 40 righe in lingua etrusca, che riporta lโ€™arbitrato relativo ad una ereditร  contestata di un importante patrimonio fondiario dislocato tra il Lago Trasimeno e Cortonaยป (Massimo Pittau).

 

Tabula Cortonensis

 

L’influenza dell’etrusca cittร  di Cortona arrivava, con il suo territorio, fino al tratto spondale lacustre che va da Tuoro a Borghetto. Nelle 7 parti della tabula a noi giunte, al di lร  della loro importanza linguistica, scientifica e storica, ci preme sottolineare l’importanza del Tarminass per gli Etruschi; un lago, unitamente alla Val di Chiana, ricco e generoso dal punto di vista alimentare (pesce, olio, vino e grani).
Infatti nella sacralitร  della civiltร  etrusca il mangiare era considerato un fatto religioso e il vecchio lago Trasimeno era ritenuto un luogo sacro: era considerato la rappresentazione terrena della volta celeste.
Secondo l’etruscologo Giovanni Colonna l’immagine del lago Trasimeno รจ stata trasposta nel fegato di Piacenza o fegato etrusco; รจ un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni, suddiviso in settori riservati alle diverse divinitร . Era usato dai sacerdoti etruschi, gli aruspici, per leggere le viscere degli animali sacrificati per ricavarne auspici.
Gli Etruschi consideravano il Trasimeno il luogo d’unione tra le dodecapoli di Cortona, Chiusi e Perugia dove fiorivano gli scambi commerciali, l’artigianato, la pesca e l’agricoltura. A proposito di coltivazioni, nella tabula cortonensis si fa riferimento a un vigneto: รจ il piรน antico atto notarile della storia del vino. รˆ stato questo documento che, nel 2015, ha aperto la mostra Arte e Vino che si รจ svolta a Verona, un evento importantissimo collegato all’Expo. Ricordiamo che gli Etruschi consumavano grandi quantitร  di vino in varie occasioni; avevano l’usanza di miscelarlo, anche per coprirne i difetti, con acqua e con miele, insieme a spezie, fiori o formaggio.
Della magnificenza del Tarminass se ne accorse, come raccontato nel XVI secolo da Matteo dall’Isola nella sua Trasimenide, anche Trasimeno, il principe etrusco figlio del Re Tirreno, che si innamorรฒ della ninfa lacustre Agilla. I due giovani vissero una bellissima e struggente storia d’amore sulle rive lacustri che finรฌ tragicamente con la scomparsa, tra le acque del lago, del giovane principe.
Si racconta che, ancora oggi, la triste ninfa stia cercando il suo amato: quando un’onda fa muovere repentinamente una barca non รจ altro che Agilla che sta cercando tra le acque il suo Trasimeno e quando le foglie al vento si muovono provocando un suono simile a un lamento, pare che sia la dolce ninfa che piange il suo amato… ascoltare per credere.

Capolavoro di ingegneria idraulica e monumento-simbolo della civiltร  etrusca, tanto studiata quanto misteriosa: questo รจ il Pozzo etrusco, meraviglia architettonica a perenne testimonianza del popolo che fondรฒ Perugia, nonchรฉ oggi sito museale noto in tutto il mondo.

Pozzo etrusco in piazza Danti, foto di Fondazione Ranieri

Lโ€™ingresso della struttura รจ dato dal n. 18 della centralissima Piazza Danti, situata a pochi passi dalla ben piรน nota Piazza IV Novembre, salotto buono della cittร  nota per la magnifica Fontana Maggiore, sulla quale si affacciano Palazzo dei Priori e la cattedrale di San Lorenzo. Allโ€™arrivo il visitatore รจ accolto in un ambiente di raro fascino, ricavato nei sotterranei di palazzo Sorbello, residenza storica cittadina, nonchรฉ sede della Fondazione Ranieri di Sorbello, ente culturale dedicato alla memoria di Uguccione V Ranieri di Sorbello, intellettuale cosmopolita, eroe di guerra, giornalista e studioso di storia locale. Fu proprio per volontร  di Uguccione che, intorno al 1960, vennero condotti i primi rilievi archeologici su quello che per lui era un bene di famiglia da conoscere e preservare, studi che confermarono una realizzazione di mano etrusca, nozione della quale si era persa memoria malgrado lโ€™uso continuativo da parte della popolazione locale nel corso dei secoli.
Nella sala dโ€™accoglienza, un video introduttivo costituisce il vero biglietto dโ€™accesso alle meraviglie dellโ€™ingegneria idraulica etrusca: il Pozzo etrusco รจ un colosso millenario, risalente alla seconda metร  del III secolo a. C., che pesca nel terreno per ben 37 metri a partire dallโ€™attuale livello stradale. Ancora oggi il pozzo รจ attivo (anche se non piรน utilizzato come fonte di acqua potabile), alimentato dalle stesse tre sorgenti sotterranee da piรน di duemila anni.

 

Passerella interna del pozzo

Il pozzo appartiene una classe di opere di ingegneria diffuse ovunque, con la medesima finalitร , anche se non sempre con le stesse forme che, nel caso specifico di questa struttura, assumono dimensioni ragguardevoli: dai vari rilievi speleologici svolti nel corso degli anni รจ stato appurato avere una dimensione, complessiva di 424 metri cubi arrivando a contenere (a massimo regime) fino a 424.000 litri di acqua.
Lโ€™opera รจ costituita da una canna cilindrica che si allarga a formare una grande cisterna per la raccolta dellโ€™acqua, avente un diametro di 5,60 metri e unโ€™altezza di 12. La parte superiore di questo ambiente รจ sicuramente uno dei punti forti della visita al Pozzo: la cisterna รจ infatti rivestita da grandi blocchi di travertino proveniente dalle cave di Ellera (8 km da Perugia), materiale utilizzato anche nella costruzione delle monumentali mura etrusche di Perugia.

 

pozzo etrusco_perugia

Travature, foto di Fondazione Ranieri

 

Anche la copertura superiore del pozzo, retta da grandi lastre collocate trasversalmente e sorrette da travature in pietra posizionate ad incastro senza uso di malta a formare due capriate del peso di 80 quintali lโ€™una, รจ realizzata in travertino. Questa omogeneitร  di materiali e tecniche costruttive riscontrata tra il pozzo e le mura etrusche di Perugia, ha consentito di ipotizzare che questo sia stato realizzato fin dal principio come opera pubblica.
La presenza di scanalature rilevate sulla superficie dei blocchi di travertino della copertura superiore ha lasciato supporre che per la raccolta dellโ€™acqua dovette essere inizialmente utilizzato un sistema piuttosto semplice come lโ€™impiego di secchi legati a una fune. Un sistema a carrucola centrale sarebbe stato adottato solo in seguito, con la realizzazione della vera che ancora oggi indica il pozzo a livello stradale. Nel 1768, a chiusura dellโ€™imboccatura della vera venne realizzata una graticciata di ferro, sulla quale vennero apposti due stemmi gentilizi, anch’essi in ferro, relativi a due delle famiglie nobili proprietarie di Palazzo Sorbello: i conti Eugeni e i marchesi Bourbon di Sorbello.

 

Sala Carlo III – Casa Museo di Palazzo Sorbello

 

La Fondazione Ranieri di Sorbello, che gestisce il Pozzo etrusco dal luglio 2016, ha nel tempo portato avanti una serie di operazioni volte a migliorare lโ€™esperienza del visitatore mediante progetti mirati di restauro e miglioria, volti a potenziare tanto la narrazione quanto la fruizione della struttura; a questo si affianca una fruttuosa collaborazione con altre strutture museali cittadine dedicate allโ€™archeologia etrusca, come il Museo del Capitolo di Perugia, punto di partenza del percorso alla scoperta della Perugia Sotterranea: viaggio allโ€™interno delle stratificazioni architettoniche dellโ€™acropoli dellโ€™antica Perusna (nome etrusco di Perugia).
La storia a Perugia affonda le sue radici in profonditร , proprio come il Pozzo etrusco: un monumento che, con la sua peculiaritร  costruttiva, ci parla di unโ€™epoca lontana permettendo ancora oggi di coglierne lโ€™atmosfera.

 


Per informazioni su giorni e orari dโ€™apertura consultare il sito: www.pozzoetrusco.it
รˆ stata aggiornata la voce Wikipedia relativa al Pozzo etrusco, consultabile allโ€™indirizzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Pozzo_etrusco

Bettona appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Unico insediamento etrusco sulla riva sinistra del Tevere umbro, Bettona sorge a 365 metri sopra il livello del mare, su di un colle che delinea lโ€™estrema propaggine di un sistema di alture che si distacca dai Monti Martani. Ringhiera sull’Umbria, ne domina la pianeggiante vallata sottostante, si apre sulle cittร  che la contornano e sulle montagne dellโ€™Appennino umbro-marchigiano che, lontane, la sovrastano a semicerchio.

bettona

Interno del Museo di Bettona

 

Le sue antiche origini umbro-etrusche, i numerosi reperti archeologici e le mura ben conservate, fanno di Bettona un luogo ricco di pregevoli testimonianze storico-artistiche, un museo diffuso che si dilata e si amplia su tutto il territorio. I suoi palazzetti, un tempo splendide residenze, gli scorci mozzafiato, le chiese e gli oratori finemente adornati, e il museo comunale, si impongono come meta obbligata per turisti, studiosi e appassionati.

Il Museo

Situato in Piazza Cavour, il Museo della Cittร  di Bettona si colloca sulla contingenza di Palazzo del Podestร  e Palazzo Biancalana. Il primo fu edificato nel 1371 nellโ€™ambito della ricostruzione della cittร  ordinata dal cardinale e legato pontificio Egidio Albornoz; il secondo, fu costruito in stile neoclassico su progetto dello stesso proprietario Francesco Biancalana dopo la seconda metร  del XIX secolo.

 

afrodite_bettona

Testa marmorea di Afrodite, II sec. d.C, Museo di Bettona, sezione archeologica

 

La collezione, profondamente radicata alla storia locale, include due distinte sezioni, entrambe di gran pregio: una archeologica e una pittorica.
La sezione archeologica del Museo dร  inizio al percorso espositivo, fornendo testimonianza delle origini del territorio. Include manufatti etruschi, un numero consistente di terrecotte architettoniche, cippi funerari e di confine, ceramiche, opere scultoree del periodo tardo-ellenistico e marmi di epoca romana.
Tra i pezzi piรน considerevoli della collezione figura una magnifica testa marmorea di Afrodite risalente alla media Etร  Imperiale, rinvenuta nel 1884 nei terreni agricoli di proprietร  dalla famiglia Bianconi; trafugata nel 1987, venne ritrovata a New York nel 2001.
Gli ori e gli altri reperti rinvenuti nella tomba del Colle, camera sepolcrale scoperta nel 1913, sono invece esposti al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria di Perugia.
I lavori di rifacimento della pavimentazione di Piazza Cavour hanno portato alla luce un antico pozzo monumentale risalente alla fine del XV secolo; si tratta di una struttura a pianta circolare in conci di pietra arenaria squadrati. Interessanti anche i resti di murature interrate e un tratto viario basolato di epoca romana.

La Pinacoteca

La Pinacoteca Comunale occupa, invece, il trecentesco palazzo del Podestร  e alcuni ambienti della residenza della famiglia Biancalana.
La raccolta, costituitasi a partire dal 1904, comprende materiale di vario genere e strettamente aderente alla storia locale. La Pinacoteca ospita una sessantina di opere, in gran parte pittoriche. Si segnalano il Santโ€™Antonio di Padova e la Madonna della Misericordia con i santi Stefano, Girolamo e committenti di Pietro Vannucci detto โ€œIl Peruginoโ€, due preziosi corali miniati trecenteschi, il San Michele arcangelo di Fiorenzo di Lorenzo, un crocifisso in legno policromo attribuito ad Agostino di Duccio, la monumentale pala dโ€™altare con la Madonna in gloria e santi di Jacopo Siculo, un tabernacolo con Cristo ed Evangelisti attribuito a Domรญnikos Theotokรณpoulos meglio noto come โ€œEl Grecoโ€, i Santi Pietro e Paolo di Giuseppe Ribera detto โ€œLo Spagnolettoโ€, una terracotta invetriata a tutto tondo raffigurante Santโ€™Antonio di Padova riconducibile allโ€™ambiente dei Della Robbia, ed una meravigliosa tavola con lโ€™Adorazione dei pastori dellโ€™artista assisiate Dono Doni, restaurata in tempi record a seguito dellโ€™evento sismico dellโ€™ottobre 2016. Lโ€™intervento, finanziato dalla Galleria degli Uffizi, รจ stato condotto intramoenia, tramite la creazione di un vero e proprio laboratorio di restauro visibile e fruibile da tutti gli utenti.
Allโ€™interno del Museo, sono inoltre attivi servizi educativi con unโ€™offerta didattica di qualitร  in grado di coniugare il rigore artistico delle collezioni ad unโ€™atmosfera ludico-creativa. Arte, gioco e creativitร  per comunicare alle nuove generazioni lโ€™importanza che lโ€™arte ha nello sviluppo sociale e antropologico di ognuno.

 

Pinacoteca Comunale

Per saperne di piรน su Bettona

Sguardi, bocche semiaperte che sembrano sospirare, cantare. Pelle di marmo bianco, velato da una patina di polvere e ragnatele, angeli e fantasmi: il cimitero monumentale di Perugia offre a chi vi passeggi un tour silenzioso tra sculture estremamente assorte e tristemente affascinanti.

Guardiani silenziosi

Situato nei pressi della chiesa di San Bevignate, in una zona che giร  dal tempo degli Etruschi era adibita a necropoli, il cimitero fu inaugurato nel 1849, e poi ampliato, sui progetti di Filippo Lardoni e Alessandro Arienti. Qui si dispiega un romantico panorama dell’arte scultorea perugina tra Ottocento e Novecento.

L’entrata monumentale apre l’ingresso a tre lunghi sentieri silenziosi, costellati di cappelle e mausolei di ogni stile e fattezze, affascinanti per la loro eterogeneitร , tra l’eclettico e l’eccentrico: รจ il caso della tomba a piramide egizia, completa di severe sfingi all’ingresso (Romano Mignini, Cappella Vitalucci, 1892).

La suggestione piรน forte si avverte in ogni caso percorrendo le due gallerie coperte ai lati dei campi comuni, progettate dall’Arienti. Una serie di monumenti funebri si susseguono lungo la parete, una volta stellata vi accompagna sotto l’ombra del portico, mentre la luce filtra geometricamente dalle aperture delle arcate bianche e rosa.

A fine taste

Intanto sculture di esseri alati bianchi e ritratti di defunti abitano le gallerie, volgendo gli sguardi altrove o, a seconda della posizione, guardandovi dubbiosamente negli occhi. Molte statue hanno le sembianze di giovani asessuati dai tratti fisionomici dolci e aggraziati, colti in mosse misurate e panneggi svolazzanti.

Si scopre il gusto Liberty diffuso a cavallo tra XIX e XX secolo, interpretato da artisti perugini quasi coetanei, formatisi all’Accademia delle Belle Arti di Perugia.

Molte le opere in questo senso di Giuseppe Frenguelli (1856-1940), scultore perugino: l’angelo in posa ricercata che zittisce dolcemente, fissandovi negli occhi, a guardia del monumento Vicarelli (1895), o quelli musicanti, piรน scenografici, dai lunghi panneggi fluttuanti, assorti in un canto silenzioso, i quali aleggiano in una composizione complessa sul monumento Rossini (1905).

Atteggiamenti delicati, che conferiscono un’atmosfera di sospensione ed indefinitezza, come l’angelo languidamente seduto sopra il monumento sepolcrale della famiglia Nottari: la testa appoggiata alla mano, il gomito sopra una pila di libri, l’espressione vitrea, tra il vago, il fiacco, l’inerte. Del 1888, firmata da Raffaele Angeletti (1842-1899) e Francesco Biscarini (1838 โ€“ 1903), questa รจ solo una delle tante opere dei due artisti all’interno del cimitero di Perugia, i quali, dopo aver fondato nel 1861 uno studio di scultura, intrapresero l’attivitร  di un laboratorio e una fornace di terrecotte artistiche, in Via del Labirinto.

Allegorie dell'Aldilร 

Allegorie epiche accompagnano talvolta i ritratti dei defunti, come le sfingi, questa volta di tradizione greca, che sostengono il monumento funebre della poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti: le due donne alate, dalle possenti zampe di leone, hanno l’espressione elegante di nobili fanciulle, il collo lungo e i tratti fini; i capelli sono acconciati con una corona di alloro e nastri svolazzanti, in linea con il gusto decorativo liberty. Il monumento fu realizzato nel 1914 da Romano Mignini, con la collaborazione del figlio Venusto; lo scultore aveva frequentato il laboratorio Angeletti โ€“ Biscarini, e come i suoi maestri, si era formato all’Accademia perugina.

Tra i personaggi che animano le sculture funebri, le figure dei bambini addolciscono l’immaginario legato ai defunti. Sul monumento della famiglia Pezzolet, firmato Giuseppe Scardovi (1857 โ€“ 1924), sta seduto in posa scomposta un bambino dalle fattezze angeliche; mentre lo stesso Giuseppe Frenguelli scolpisce nel 1915, per la cappella della famiglia Pagnotta lungo il viale centrale, un bambinetto aggraziato e immobile nella sua tristezza, i cui fiocchi alle scarpe sono il dettaglio di verosimiglianza che conferisce alla figura l’apparenza funerea di uno spirito bambino.

La visita al cimitero si rivela un viaggio tra una moltitudine di figure, spiriti, e creature celesti scultoree, i quali rivelano simboli e allusioni legate all’universo dei defunti: scoprirle sarร  una passeggiata in un museo a cielo aperto, immerso nel silenzio.

 

 

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