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Si รจ svolta il 20 ottobre scorso a Cittร  della Pieve, presso la sede del Gal Trasimeno-Orvietano, una riunione operativa tra i firmatari del Protocollo dโ€™intesa – oltre al Gal, i Comuni di Cortona, Cittร  della Pieve, Orvieto e Todi – con lโ€™obiettivo di individuare i programmi e il progetto per le celebrazioni del 500mo anniversario dalla morte di Perugino e Signorelli.

Il Gal ha annunciato che sta prendendo forma un accordo di cooperazione interregionale tra diversi Gal Umbri e Toscani che potrebbe coinvolgere 6 Gal, 4 umbri e 2 Toscani, nel cui territorio ci sono opere di questi due grandi artisti del Rinascimento Italiano, che ha avuto giร  il consenso del Gal Alta Umbria, nel cui territorio il Perugino ha lasciato diversi grandi opere, e per il quale si รจ in attesa di altri imminenti riscontri. Nella riunione che si รจ riaggiornata per il giorno 18 novembre ad Orvieto, si coinvolgeranno, nel progetto, tutti gli altri Comuni che hanno nel proprio territorio tracce dellโ€™opera di Signorelli, Perugino e relative scuole. Si รจ poi giร  acquisita la disponibilitร  ad entrare nel progetto di alcuni privati ed in particolare Opera del Duomo di Orvieto per la Cattedrale e la Cappella di San Brizio e Proloco di Fontignano per la Tomba del Perugino ed aperta ad ogni tipo di collaborazione per la promozione degli eventi anche La Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Il Gal Trasimeno-Orvietano intende innanzitutto sostenere, anche con risorse proprie, la promozione e la comunicazione di tutti gli eventi e le iniziative che, in maniera del tutto autonoma i vari Comuni dellโ€™accordo di programma, quelli che faranno parte del progetto e gli altri soggetti che ne hanno titolo, proporranno. Oltre a ciรฒ si vuole far conoscere per sostenere il turismo che potrร  attrarre questo importante evento, il patrimonio culturale rinascimentale e i luoghi delle opere, i paesaggi e anche lโ€™offerta turistico-ricettiva, i punti delle eccellenze enogastronomiche, gli itinerari e i pacchetti turistici tematici del doppio anniversario. La comunicazione si avvarrร  delle piรน moderne tecnologie quali la realizzazione di una App, un applicativo per dispositivi mobili (smartphone, Ifone e Android), una mappa con relativa localizzazione dei luoghi del Perugino e Signorelli e indicazione del percorso per raggiungerli, un portale ed un sito dedicato, ma anche di attivitร  piรน tradizionali quali la presentazione a Fiere del Turismo a livello nazionale ed internazionale, creando momenti ed eventi di promozione specifici nelle cittร  piรน importanti dโ€™Italia ed in particolare a Roma e Milano. A questo proposito si intende sostenere la Guida di Repubblica dedicata a Perugino e Signorelli il Master in Turismo Sostenibile e Managment delle imprese creative e culturali proposto da Luiss Business School e Accademia Intrecci, un accordo con FIAVET e Confindustria per la predisposizione di pacchetti turisti specifici da vendere in tutte le agenzie di viaggi a livello nazionale ed un accordo con ENIT per promuovere lโ€™evento in tutte le loro sedi nel mondo. Gli altri interlocutori presenti hanno annunciato mostre, ed in particolare i comuni di Cortona sul Signorelli e di Cittร  della Pieve su Perugino, Conferenze e convegni quali lโ€™Opera del Duomo di Orvieto ed altre iniziative ancora da definire. Il Comune di Todi, dove troviamo opere dello Spagna allievo dei due maestri, ha presentato una idea progettuale che precede tre momenti, un itinerario esterno attraverso il quale รจ possibile ammirare tutti gli artisti rinascimentali che si trovano in cittร , una mostra rinascimentale presso il Museo Civico dove attorno alla bellissima Pala dello Spagna verrร  ricostruito un ambiente con contenuti multimediali e un ciclo di conferenze. Per il resto al prossimo appuntamento, che sarร  allargato ad altri Comuni e soggetti che volessero lavorare in questo ambito progetto, saranno presentate altre iniziative e, il Gal Trasimeno-Orvietano si รจ preso lโ€™impegno di proporre alcune ipotesi di logo attraverso cui veicolare tutta la promozione.

Fino al 26 gennaio 2020 la Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci, detto il Perugino, torna nel suo luogo d’origine, la Cappella dei Priori a Perugia.

La collaborazione tra i Musei Vaticani e la Galleria Nazionale dell’Umbria, sottolineata dai buoni accordi tra i rispettivi direttori, Barbara Jatta e Marco Pierini, ha permesso il ricongiungimento tra la cornice, la cimasa e la tavola centrale dell’opera. Il capolavoro, nella sua integritร , sarร  dapprima esposto nella Cappella dei Priori, sua dimora originaria e successivamente all’interno dei Musei Vaticani.

 

La Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci, foto by Galleria Nazionale dell’Umbria

 

Ma procediamo con ordine. La Cappella dei Priori รจ stata costruita nel Quattrocento con materiali, decori e affreschi realizzati da mani sapienti e da geniali artisti, affinchรฉ fosse il luogo, all’interno del Palazzo dei Priori a Perugia, piรน magnificente e rappresentativo.
Lo splendore e l’autorevolezza artistica della Cappella dei Priori accrebbe maggiormente dopo che Pietro Vannucci, detto il Perugino, dapprima ridipinse la cimasa raffigurando il Cristo in pietร  e poi la pala per l’altare, detta dei Decemviri dal nome dei committenti, dove si possono ammirare dipinti la Madonna col Bambino tra i Santi Ercolano, Costanzo, Lorenzo e Ludovico.
L’opera rimase all’interno del Palazzo dei Priori fino alla fine del XVIII secolo, quando le truppe napoleoniche francesi requisirono la pala lasciando, inspiegabilmente, al loro posto la cimasa col Cristo in croce e la cornice in legno intagliato e dorato.
Nel 1816, terminato il periodo napoleonico, Antonio Canova, inviato del Papa Pio VII, riuscรฌ a recuperare la pala e riportarla da quello che รจ l’odierno Museo del Louvre in Italia.
Canova, sempre accompagnato dal prezioso capolavoro pittorico, al suo rientro prese la direzione di Roma anzichรฉ di Perugia. Nonostante le sentite proteste perugine, la tavola fu accolta nella Pinacoteca Vaticana, dove รจ rimasta gelosamente custodita per circa due secoli, fin quando รจ tornata, ma solo temporaneamente, nella sua originaria collocazione umbra, ricongiungendosi alla cornice e alla cimasa.
A seguito dell’esposizione perugina, l’opera nella sua interezza sarร  esposta nel 2020 nei Musei Vaticani, in concomitanza dell’anniversario, dopo cinque secoli esatti, dall’anno della morte di un altro grande artista, Raffaello Sanzio da Urbino, allievo del Maestro Pietro di Cristoforo Vannucci.

Pietro Vannucci detto Il Perugino, รจ considerato uno dei massimi esponenti dell’umanesimo e il piรน grande rappresentante della pittura umbra del XV secolo.

Il pittore si muove in un contesto storico che รจ quello del tardo umanesimo. ยซNella cittร  di Perugia nacque ad una povera persona da Castello della Pieve, detta Cristofano, un figliuolo che al battesimo fu chiamato Pietro (โ€ฆ) Studiรฒ sotto la disciplina dโ€™Andrea Verrocchioยป. (Le vite deโ€™ piรน eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino aโ€™ tempi nostri. Parte seconda.ย Giorgio Vasari).

 

Autoritratto Perugino

Il Perugino nasce nel 1450 a Cittร  della Pieve e le sue prime esperienze artistiche umbre si appoggiarono probabilmente a botteghe locali come quelle di Bartolomeo Caporali e Fiorenzo di Lorenzo.

Fin da giovanissimo si trasferisce a Firenze, dove inizia a frequentare una delle piรน importanti botteghe: quella di Andrea del Verrocchio. La cittร  dei Medici fu fondamentale per la sua formazione; infatti i contemporanei lo considerarono di fatto, un maestro fiorentino dโ€™adozione.

Nei suoi capolavori si cela unโ€™intimitร  religiosa: le dolci colline tipicamente umbre, il paesaggio boschivo realizzato con piรน tonalitร  di verdi, il tenue modellato dei personaggi e gli svolazzanti nastri degli angeli sono i suoi stilemi decorativi che poi trasmise anche al suo allievo: Raffaello.

Le opere in Umbria e non solo

Una delle sue prime opere documentate รจ L’adorazione dei Magi e il Gonfalone con la Pietร , entrambe nelle sale espositive della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.

Nel 1473 il Perugino ricevette la prima commissione significativa della sua carriera: i francescani di Perugia, gli chiesero di decorare la nicchia di San Bernardino. Otto tavolette che insieme componevano due ante che chiudevano una nicchia con un gonfalone con lโ€™effigie del santo.

Piรน tardo (1477-1478) รจ lโ€™affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano, con una rara veduta di Deruta nel registro inferiore; probabilmente commissionata per invocare la protezione dei Santi Romano e Rocco, poichรฉ unโ€™epidemia di peste imperversava nel territorio di Perugia.

Nel 1478 continuรฒ a lavorare in Umbria, dipingendo gli affreschi della cappella della Maddalena nella chiesa parrocchiale di Cerqueto, nei pressi di Perugia.

Raggiunta la fama venne chiamato nel 1479 a Roma, dove realizzรฒ uno dei piรน grandi e prestigiosi lavori: la decorazione della Cappella Sistina, lavoro al quale partecipano anche Cosimo Rosselli, il Botticelli e il Ghirlandaio. รˆ qui che realizza uno dei suoi tanti capolavori: La consegna delle Chiavi a San Pietro, il Battesimo di Cristo e il Viaggio di Mosรจ in Egitto.

Nei dieci anni successivi Perugino continuรฒ a spostarsi tra Roma, Firenze e Perugia. Tra il 1495 e il 1496, plasmรฒ un altro capolavoro: la Pala dei Decemviri, chiamata cosรฌ perchรฉ realizzata su commissione dai Decemviri di Perugia per la cappella nel Palazzo dei Priori. Dipinse poi il Polittico di San Pietro, con la raffigurazione dellโ€™Ascensione di Cristo, la Vergine, gli Apostoli, nella cimasa Dio in gloria, nella predella lโ€™Adorazione dei Magi, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e due pannelli con i santi protettori di Perugia.

Nello stesso periodo lavorรฒ alla decorazione della Sala dellโ€™Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, ciclo terminato nel 1500. Il 1501-1504 รจ lโ€™anno in cui realizzรฒ lo Sposalizio della Vergine, dipinto per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, iconografia ripresa da Raffaello per la chiesa di San Francesco a Cittร  di Castello.

 

Sposalizio della Vergine

 

Il Perugino continuรฒ a ricevere commissioni; infatti realizzรฒ la Madonna della Consolazione, il Gonfalone della Giustizia e la Pala Tezi, conservate nelle sale espositive della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria e la Resurrezione per San Francesco al Prato, commissionata per lโ€™omonima chiesa perugina.

Eccelse opere del pittore sono conservate anche a Cittร  della Pieve, non lontano dal confine con la vicina Toscana. Presso Santa Maria dei Bianchi e la Cattedrale dei SS Gervasio e Protasio, si trovano alcune delle sue opere piรน significative come lโ€™Adorazione dei Magi.[1]

Seguendo i passi del Perugino, tappa obbligata รจ poi Panicale, pittoresco paese che fa parte dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia. Nella Chiesa di San Sebastiano si trova lโ€™opera il Martirio di San Sebastiano, unโ€™intera parete affrescata dallโ€™artista. Unโ€™altra tappa importante per scoprire tutta lโ€™arte del Divin Pittore รจ Fontignano, dove nel 1511 il Perugino stabilรฌ la sua bottega per sfuggire alla peste.

 

San Sebastiano. Cerqueto

 

Proprio di peste il pittore morรฌ nel 1523-1524, mentre lavorava a un affresco raffigurante Lโ€™adorazione dei pastori commissionatogli per la piccola Chiesa dellโ€™Annunziata, lโ€™affresco lasciato incompiuto dal Perugino, ma finito dai suoi allievi, e infine una Madonna con bambino, lโ€™ultima opera da lui completata nel 1522.
Perugino fu lโ€™iniziatore di un nuovo modo di dipingere; lโ€™artista va alla costante ricerca di paesaggi di piรน vasto respiro, ammirando lโ€™esempio dei precedenti fiorentini come Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Beato Angelico, ben noti in terra umbra. Il Perugino procede verso una lenta e graduale conquista del naturale. Lโ€™armonia insita nel paesaggio peruginesco fu creata da un approccio mistico con la natura e da unโ€™arte che, piuttosto che fondarsi sullโ€™intelletto e sullโ€™addestramento dellโ€™occhio, come avveniva a Firenze, scaturiva dal cuore e dalla forza dei sentimenti.[2]
Il Perugino segnรฒ cosรฌ il gusto di unโ€™epoca.

 


[1] Emma Bianchi, โ€œPetro penctoreโ€: lโ€™Adorazione dei magi e la confraternita di Santa Maria dei Bianchi di Cittร  della Pieve, in Perugino e il paesaggio, Silvana Editoriale, 2004, pp. 119-128.โ‡‘

[2] Silvia Blasio, Il paesaggio nella pittura di Pietro Perugino, in Perugino e il paesaggio, Silvana Editoriale, 2004, pp. 15-41.โ‡‘

ยซNella cittร  di Perugia nacque ad una povera persona da Castello della Pieve, detta Cristofano, un figliuolo che al battesimo fu chiamato Pietro (โ€ฆ) Studiรฒ sotto la disciplina dโ€™Andrea Verrocchio. Dipinse molte figure et Madonne. Si mostrerร  aglโ€™artefici che chi lavora e studia continuamente, e non a ghiribizzi o a capricci, lascia opere e si acquista nome, facultร  et amiciยป.
Le vite de’ piรน eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri. Parte seconda. Giorgio Vasari.

Bettona di giorno. Foto di Alessandro Bertani

 

In poche e semplici parole, il pittore, architetto e storico dellโ€™arteย Giorgio Vasari elogia Pietro Vannucci per la sua arte e le sue opere. Il Perugino dipinse, tra il 1512 e il 1513, una tempera su tavola raffigurante la Madonna della Misericordia. La Vergine, in piedi, allarga il proprio mantello per accogliervi San Lorenzo, San Girolamo e due committenti. Si tratta di un retaggio dellโ€™epoca medievale, detto della protezione del mantello, che le nobildonne altolocate potevano concedere ai perseguitati e ai bisognosi dโ€™aiuto; con il passare degli anni questa iconografia ebbe ampia diffusione e sotto il mantello della Vergine finรฌ per trovare riparo tutta lโ€™umanitร .
Lโ€™opera proveniva dalla Chiesa di Santa Caterina, dove era stata trasferita dalla Chiesa di Santโ€™Antonio, e ora รจ conservata nellaย Pinacotecaย Comunale di Bettona, uno dei borghi piรน caratteristi della regione, considerata un balcone sullโ€™Umbria: la cittร , infatti, sorge su un colle da cui la visuale spazia da Perugia e Assisi fino a Spello, passando per i verdi campi coltivati.

 

Madonna della Misericordia. Foto di Alessandro Bertani

L'arte di salvare l'arte

Lโ€™opera รจ la protagonista, insieme ad altri eccelsi capolavori, della mostra Lโ€™Arte di Salvare lโ€™Arte. Frammenti di storia dโ€™Italiaย nelle sale del Palazzo del Quirinale, aperta al pubblico fino al 14 luglio 2019. Lโ€™esposizione รจ nata per celebrare il 50ยฐ anniversario della nascita del comando dei caschi blu della cultura ovvero ilย Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. In mezzo secoloย i carabinieri hanno salvato migliaia di opere che altrimenti sarebbero state sottratte al patrimonio dello Stato:ย oltre ottocentomila beni recuperati, piรน diย un milione di reperti archeologiciย sequestrati provenienti da scavi clandestini,ย circa un milione di opere falseย eย oltre sedicimila reperti rubati in Italia e restituiti, riconsegnando cosรฌ al bene pubblico un patrimonio artistico inestimabile. La Madonna della Misericordia, insieme a Santโ€™Antonio da Padova – anche esso del Perugino – vennero trafugate dalla Pinacoteca Comunale di Bettona nella notte tra 26 e 27 ottobre 1987 e ritrovate nel 1990 in Giamaica, nella villa di un ricco possidente.

Riscoprire il perduto

La mostra permette al pubblico di rivivere storie di recuperi, alcuni avventurosi, altri frutto di un lungo e minuzioso lavoro investigativo. Tutte le opere sono state riportate in Italia, ricontestualizzate nel territorio o nel tessuto urbano che le ha generate, restituendo loro dignitร  culturale, ma – soprattutto – restituendo loro il contesto di appartenenza.
Unโ€™opera dโ€™arte appartiene allโ€™umanitร  intera, ma essa acquisisce valore di civiltร  solo dalla profonda relazione con i luoghi che lโ€™hanno prodotta, con la cultura che lโ€™ha generata e con il paesaggio che lโ€™ha suggerita.
Il visitatore potrร  inoltre venire a conoscenza delle emergenze sismiche degli ultimi tempi, che hanno messo a nudo la fragilitร  del territorio e dei beni culturali. รˆ possibile infatti assistere anche ad alcuni filmati storici, girati nelle zone terremotate che hanno colpito la nostra Umbria, dove i protagonisti sono ancora una volta i caschi blu culturali, che annaspano tra le macerie per recuperare opere artistiche con una cura e un amore incommensurabile.
Ammirando lโ€™opera del Perugino, la dolcezza della Madonna della Misericordia, il tenero modellato dei Santi e le verdi campagne umbre dipinte alle loro spalle, non si puรฒ che provare empatia e riconoscenza verso chi restituisce a una comunitร  ferita la memoria e il suo senso di appartenenza, restituendo altresรฌ alla collettivitร  i suoi preziosi valori.

Lโ€™estate a Firenze รจ torrida, laggiรน in basso, sotto lโ€™Appennino e lontano dal mare. Anche Perugia รจ lontana dal mare, ma almeno รจ in cima a una collina e cโ€™รจ sempre una bavetta di vento che rinfresca.

Sicuramente in quel caldo luglio del 1503 Pietro Vannucci stava rimpiangendo la sua cittร . Lavoro e famiglia lo avevano portato a Firenze e lรฌ era costretto a sopportare il caldo. Ci sono dei momenti in cui il caldo toglie anche la forza di pensare, nemmeno sapere che a settembre lโ€™estate se ne va, riesce ad alleviare la sensazione di essere dentro un forno e di cuocere a fuoco lento.
Perรฒ lui doveva lavorare anche con il gran caldo e, mentre lavorava, succhiava i suoi confetti.ย  Il suo pusher di fiducia era Di Giovanni che gli procurava, a caro prezzo, quelle piccole delizie che rallegravano le lunghe ore da passare seduto davanti alle tele. Di Giovanni era lo speziale della farmacia Al Giglio, ed era abituato ad ascoltare le richieste degli artisti, e non stiamo parlando dโ€™imbianchini o spaccapietre, ma dellโ€™Olimpo dellโ€™arte italiana del Rinascimento.

Il pittore in nero

Nelle sfere piรน alte dellโ€™Olimpo cโ€™era lui, il pittore dal viso tondo e grassottello, fronte alta, capelli lunghi sul collo, berretto in testa, guance e naso rubizzi, e unโ€™elegante giacca di velluto nero. Il Perugino si รจ ritratto cosรฌ, nella Sala del Cambio a Perugia, si รจ ritratto come un uomo non giovane e sempliciotto. Sembra affetto da couperose, quella malattia che dilata i capillari facendo venire le guance rosse, ma forse soffriva di fragilitร  capillare oppure era stato molto allโ€™aria aperta. Questa seconda ipotesi รจ poco probabile, dato che allora i pittori lavoravano perlopiรน dentro lo studio oppure in chiesa.
Pietro Vannucci da Cittร  della Pieve, detto il Perugino, era stato uno dei piรน influenti pittori della sua epoca, e come tutti i migliori, aveva lavorato a Roma per il Papa e per le grandi committenze. Il Perugino e i suoi colleghi – i pittori del Rinascimento – non usavano molto il nero perchรฉ colore del lutto. Preferivano i colori delicati che si sposano meglio con la serenitร  annunciata da ยซquantโ€™รจ bella giovinezza… chi vuol esser lieto siaยป. Pietro Vannucci usa il nero nel Compianto del Cristo morto e nelle Deposizioni perchรฉ il dolore richiedeva anche tratti di nero. Invece nei suoi ritratti indossa sempre una giacca nera, forse perchรฉ era alla moda tra gli artisti. Anche nel ritratto fatto dal suo allievo, indossa una giacca nera molto elegante e in testa ha un berretto nero abbinato alla giacca. Quellโ€™allievo, che era Raffaello, ha dipinto con affetto il grande maestro mentre guarda lo spettatore con aria seria, con lo sguardo intenso di una persona intelligente. Raffaello e Perugino, allievo e maestro.

Il Perugino in un ritratto di Raffaello e Lorenzo di Credi, Galleria degli Uffizi

Confetti con un cuore

Nel luglio 1503 lโ€™artista lavorava e mentre lavorava succhiava i confetti con lโ€™anima di semi di coriandolo. I confetti si succhiano e in bocca il piacere dura a lungo. Dโ€™altronde il Perugino era un signore benestante che poteva permettersi i confetti e mantenere con larghezza la famiglia. I coriandoli confetti, che a lui piacevano, erano noti fin dai tempi dei romani perchรฉ ritenuti digestivi, tanto che li aveva fatti servire anche Lorenzo de’ Medici alla fine del suo pranzo di nozze.
Lo speziale Di Giovanni registra che in luglio i garzoni del pittore, una volta Donato unโ€™altra volta Jacopo, sono andati a prendere tre once di confetti, in tutto circa due etti, ma hanno portato a casa anche altre specialitร  medicinali: zuccheri rosati e violati, cotognate e altre squisitezze erano le preparazioni medicinali del tempo.
Se Mary Poppins cantava: ยซbasta un poco di zucchero e la pillola va giรนยป, allโ€™inizio del Cinquecento lo zucchero lavorato costituiva la pillola. Zucchero e mele cotogne erano la base da elaborare con spezie e sughi di piante, fino a formare dei solidi a forma di dattero, di manina, di tondino anche di morselletto.
Perugino si trattava come un ricco petroliere e non badava certo a spese per soddisfare il suo piacere e curare la sua grande famiglia, perchรฉ i prodotti che lui acquistava erano, come scritto nel Ricettario Farmaceutico Fiorentino del 1498: ยซsolo per ricchi e potentiยป.

I malanni della famiglia Vannucci

Purtroppo non tutto era roseo. Nel 1503 la sua fama di Vannucci vacillava perchรฉ avanzavano le nuove tendenze che volevano piรน forza e piรน tormento nella pittura e nella scultura. La serenitร  dellโ€™Umanesimo non era piรน di moda e non corrispondeva alla durezza dei tempi. Vedere di non essere apprezzato e addirittura criticato, comโ€™era accaduto alla corte dei Gonzaga, aveva lasciato il segno, e lui dormiva male. Di Giovanni gli prepara delle pilloline di Diacodio e altre di Fumosterno, che contenevano papavero per schiare lโ€™umor nero e conciliare il sonno. Cosรฌ almeno si credeva.
I registri dello speziale sono preziosi, perchรฉ lui ha annotato tutti gli acquisti dei suoi clienti permettendoci di conoscere, negli anni, le malattie che circolavano nella famiglia Vannucci. Apprendiamo cosรฌ che stomaco e intestino erano i suoi punti deboli e anche quelli della moglie. Mandavano spesso a prendere la polvere di Cassia e di Agarico agarico che sono piante lassative, e si permettono anche la Trifera persica.
Questo rimedio di antica origine persiana, da cui il nome Persica, era una preparazione molto complicata e conteneva tutte le piante che svolgono unโ€™azione lassativa: prugne e agarico, ma anche rose rosse, olio di viole e viole secche. Allora non si guardava alla ricerca o alla modernitร , allora si pensava che un rimedio antico fosse garanzia di efficacia. Infatti si usavano anche pezzetti di mummia, perchรฉ se la mummia aveva passato tanti millenni senza distruggersi voleva dire che era sicuramente efficace. Punti di vista.
Tante volte il maestro mandava a prendere ยซcose stomachicheยป cioรจ dei rimedi buoni per il curare lo stomaco della moglie. Di Giovanni consegna tante volte ai garzoni queste ยซcose stomachicheยป e prepara anche un ยซsacheto di erbe a lo stomacho della donnaยป. Chiara Fancelli, figlia di un famoso architetto fiorentino, era la moglie e la madre dei cinque figli del Perugino. Lui aveva dipinto decine di volte la Madonna. Lโ€™aveva dipinta al momento dellโ€™Annunciazione, lโ€™aveva dipinta mentre adorava il Bambino e con il Bambino in braccio. Per dipingere la Madonna si era servito sempre di modelle giovani e belle e forse, la piรน bella, รจ stata proprio Chiara Fancelli, che sembra essere stata di fragile costituzione. Forse erano stati i parti a debilitare la salute della donna.
I prodotti che uscivano dalle spezierie antiche erano dei rimedi con indicazioni varie, e molti erano considerati una panacea, cioรจ erano dei rimedi che curavano tutto – dalla peste al mal di testa, alle pulci del cane. A casa Vannucci entrano due preparati che sono quasi delle panacee, ma che potrebbero aver a che fare con il parto. Infatti la pomata Infrigidante di Galeno era considerata anche un aiuto per le doglie, mentre lโ€™acqua di capelvenere era ritenuta utile nel dopo parto. Sarร  vero? Non lo sapremo mai.
Perรฒ lo speziale Di Giovanni ha fatto scendere dallโ€™Olimpo il Perugino, lo ha portato vicino a noi che soffriamo di mal di stomaco, che prendiamo lโ€™influenza, che facciamo fatica a dormire e che amiamo succhiare delle cose buone. Quando vi troverete tra le mani dei confetti al coriandolo ricordatevi che hanno attraversato i secoli e che sicuramente piacevano al Divin Pittore dalla giacca nera.


  1. A. Covi, New sources for the study of italian Renaissance art., 1969.
  2. Covi, Tacuinum de’ spezierie, Perugia, ali&no, 2017.

Giovanni di Pietro detto Lo Spagna per lโ€™origine spagnola della sua famiglia (Spagna 1470 โ€“ Spoleto 1528) รจ tra i protagonisti dellโ€™arte pittorica umbra tra XV e XVI secolo. Meno conosciuto rispetto ad altri seguaci del Maestro umbro Pietro Vannucci (per citare i suoi allievi piรน celebri: Pinturicchio e Raffaello), รจ un artista interessante e molto gradevole che vale la pena approfondire.

Il Maestro

Il giovane Giovanni si trovava probabilmente a Firenze intorno al 1493 quando Pietro Vannucci, detto Il Perugino, era tra i quattro maestri piรน in vista della cittร  insieme a Botticelli, Filippino, e Ghirlandaio. Perugino assunse in quegli anni un ruolo di guida aprendo bottega presso lโ€™Ospedale di Santa Maria Nuova; il suo laboratorio era tra i piรน attivi e frequentati anche da numerosi allievi che da tutta Europa giungevano per imparare ยซla grazia che ebbe nel colorire in quella sua manieraยป (G.Vasari, 1568). Questo ci fa pensare che il nostro artista potrebbe essere entrato qui in contatto con il maestro umbro, diventandone in seguito allievo e collaboratore.

Influssi e primi lavori

Quando nel 1501 Perugino aprรฌ bottega a Perugia, ricco comune che voleva rinnovarsi nello stile e nel gusto contemporaneo che proprio lโ€™artista, originario del contado perugino, aveva con successo elaborato nella grande Firenze, Giovanni lo seguรฌ, entrando in contatto probabilmente anche con Raffaello, altro giovane seguace del Perugino. Col Maestro, Giovanni lavorerร  al ciclo di affreschi per il Convento francescano di Monteripido del quale rimane un affresco staccato con San Francesco che riceve le stimmate, conservato alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria, che si trovava sul timpano della facciata della chiesa.
La critica รจ concorde nel vedere nello stile pittorico di Giovanni di Pietro
un‘adesione forte a modelli perugineschi, passaggio fondamentale per la formazione del pittore e per ottenere commissioni, ma anche lโ€™abilitร  di saper raccogliere lโ€™influsso di Raffaello, mantenendo allo stesso tempo un linguaggio personale, semplice e ricco di finezze coloristiche e di grazia. Alcune sue opere sono oggi parte delle collezione dei musei piรน importanti del mondo, per citarne alcuni: Londra (National Gallery), Parigi (Musรจe du Louvre), Roma (Pinacoteca dei Musei Vaticani).

Dai primi passi al successo

Agli inizi del 1500 lโ€™ambiente perugino รจ sotto il controllo della bottega del Vannucci e, come altri collaboratori del Perugino โ€“ tra cui Pinturicchio โ€“ lo Spagna si dovrร  trasferire in cerca di lavoro per poter creare un proprio entourage. Sarร  in altri centri umbri che decollerร  la sua carriera artistica.

Rilevante รจ la cittร  di Todi, bella ed elegante cittadina che domina la valle del Tevere: nel 1507 venne stipulato a Todi il contratto tra il pittore e gli osservanti della chiesa di Montesanto per la creazione di una pala d’altare raffigurante lโ€™Incoronazione della Vergine (Todi, Museo civico) (fig.1), completata nel 1511 quando il pittore vi andrร  ad abitare e a costituire una societร . Oltre alla pala di Montesanto, Giovanni lavorรฒ nel duomo dove affrescรฒ diverse cappelle (tra gli anni 1513 e 1515) decorando anche l’organo (1516). Rimangono due tavole con S. Pietro e S. Paolo e un lacerto di affresco raffigurante una Trinitร  (quarta navata sulla destra, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Todi).

Altro importante centro umbro per la carriera de Lo Spagna รจ la cittร  di Trevi, borgo che da unโ€™altura del monte Serano, domina splendidamente la valle spoletina, dimora di potenti famiglie locali. Qui lโ€™artista รจ chiamato da Ermodoro Minerva, ambasciatore di Ludovico Sforza, per decorare la Cappella di San Girolamo nella chiesa di S. Martino. La lunetta con la Vergine in gloria con i Santi Girolamo, Giovanni Battista, Francesco e Antonio da Padova datata 1512 รจ un affresco con evidenti richiami perugineschi, paesaggio ideale e ameno, ma dai colori piรน decisi. Per la stessa chiesa realizzerร  nel 1522 una imponente pala d’altare con Incoronazione della Vergine (ora alla pinacoteca del Complesso museale di San Francesco) ricca di toni puri, raffinati e cangianti, solida costruzione delle figure, materie e oggetti attentamente descritti con resa illusionistica, derivata dal prototipo di Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto (1467-69) e da unโ€™Incoronazione della Vergine del Ghirlandaio, che realizzรฒ a San Girolamo a Narni nel 1486; entrambe furono da riferimento anche per Raffaello nel 1505 per la pala di Monteluce a Perugia. Sempre a Trevi il maestro spagnolo, oramai richiesto e apprezzato in tutta lโ€™Umbria, decorerร  la chiesa della Madonna delle Lacrime tra 1518 e 1520 con riferimenti allo stile del richiestissimo Raffaello, in particolare nella scena del Trasporto di Cristo, dove cโ€™รจ un forte richiamo al capolavoro del maestro urbinate eseguito per la cappella Baglioni di Perugia nel 1507, oggi alla Galleria Borghese a Roma. Testimonianza dellโ€™evoluzione dellโ€™artista spagnolo quindi in continuo e rapido rinnovamento, stimolato da continuo studio e approfondimento, al passo con le richieste delle committenze piรน facoltose.

Nel 1516 gli venne concessa la cittadinanza spoletina, testimonianza del fatto che Giovanni risiedeva a Spoleto giร  da diversi anni. Il 31 agosto 1517 viene nominato capitano dell’Arte dei Pittori e degli Orefici, conferma del riconoscimento del ruolo di caposcuola. Dal 1516 in poi la sua attivitร  รจ attestata a Spoleto e nei centri circostanti, sia su base documentaria, sia attraverso un nutrito gruppo di opere, nelle quali traspare la presenza di aiuti e l’attivitร  di una bottega che ne aveva assimilato la maniera.
Tra le opere piรน
interessanti e significative, la Madonna Ridolfi, una Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo, Niccolรฒ da Tolentino, Caterina e Brizio, commissionata da Pietro Ridolfi, governatore di Spoleto dal 1514 al 1516 (Spoleto, Palazzo comunale) e le Virtรน dipinte per la Rocca, staccate nel 1824 e ricomposte in un monumento dedicato a Leone XII (Palazzo comunale). La disposizione e l’iconografia delle tre figure allegoriche, la Giustizia in alto, con la Caritร  e Clemenza ai lati, suggeriscono la destinazione verso un ambiente con funzioni giudiziarie.

Spoleto – San Giacomo

Nella Caritร , concepita secondo una composizione rotante, e nella Clemenza, caratterizzata da uno scorcio che conferisce efficacia retorica a gesti e posture, si riflettono soluzioni elaborate da Raffaello negli anni romani, suggerendo cosรฌ una cronologia abbastanza avanti nel tempo.
Lungo la via Flaminia, poco lontano da Spoleto, per la chiesa di
San Giacomo Apostolo, protettore dei pellegrini, nel 1526 Giovanni di Pietro รจ chiamato a decorare lโ€™abside e due cappelle. Nel catino raffigura una Incoronazione della Vergine e sulla parete San Giacomo e il Miracolo dellโ€™impiccato e il Miracolo dei galli. Straordinaria ricchezza di dorature, colori e ornamenti a grottesca, affollato di figure e scenicamente complesso: qui Lo Spagna raggiunge uno degli esiti piรน alti della sua attivitร , una rara testimonianza umbra della maniera moderna.

In questi anni, insieme alla bottega, Lo Spagna lavorรฒ in Valnerina: nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Gavelli, ove vi sono affreschi datati 1518 e 1523; a Visso nella chiesa di S. Agostino; a Scheggino, dove, infine nel 1526 sottoscrisse il contratto per la decorazione della tribuna della chiesa di S. Niccolรฒ per la quale gli furono offerti 150 fiorini.

Ereditร 

Lo Spagna morรฌ forse di peste, nellโ€™ottobre del 1528: il decesso รจ attestato da una carta dell’Archivio capitolare di Spoleto che riferisce che nel giorno 9 di quel mese vennero ricevuti i ceri per la cerimonia funebre: ยซdie 9 octobris, havemmo per la morte dello Spagna pictore quatro torcieยป (Gualdi Sabatini, 1984, p. 395).

Dono Doni fu il seguace piรน noto, ma non il solo a raccoglierne il testimone, la sua fiorente bottega costituisce ancora oggi un aspetto caratterizzante del patrimonio artistico della zona spoletina e della Valle del Nera. Tra i collaboratori vanno ricordati Giovanni Brunotti e Isidoro di ser Moscato, Giacomo di Giovannofrio Iucciaroni (1483-1524 circa) attivo in Valnerina; Piermarino di Giacomo che nel 1533 terminรฒ gli affreschi di Scheggino.

 

PER INFO:

TodiMuseo civico (chiuso lunedรฌ, orari 10.00-13.00/ 15.00-17.30), Cattedrale di Santa Maria Annunziata (apertura orario continuato 9.00-18.00), uff. turistico tel. 075 8942526

Trevi โ€“ Pinacoteca complesso museale di San Francesco (aperto da venerdรฌ a domenica dalle 10.30-13.00/ 14.30-18.00), altri spazi apertura su richiesta. ProTrevi tel. 0742 781150

Spoleto โ€“ Palazzo Comunale (orari da lun a ven 9.00-13.00, lun e gio 15.00-17.00), uff. turistico tel. โ€ฏ0743218620/1

 

 


Fausta Gualdi Sabatini, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, Spoleto, Accademia Spoletina, 1984.
Pietro Scarpellini, Perugino, Electa, MIlano 1984.
Perugino: il divin pittore, cat. della mostra a cura di Vittoria Garibaldi e Federico Francesco Mancini, (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria 2004), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2004.
Giovanna Sapori, Giovanni di Pietro: un pittore spagnolo tra Perugino e Raffaello, Milano, Electa, 2004

 

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