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Le sue 26 sale contengono opere dal XIV al XX secolo: Ghirlandaio, Della Robbia, Pomarancio, Guttuso, De Chirico e molti altri.

Preziose opere dโ€™arte, affreschi e il fantasma di una donna che, nelle notti di luna piena, si aggira per le sue stanze. Tutto questo lo troviamo nel cinquecentesco Palazzo Vitelli alla Cannoniera sede della Pinacoteca Comunale di Cittร  di Castello, secondo maggior contenitore dโ€™arte della regione dopo la Galleria Nazionale dellโ€™Umbria di Perugia.

Pinacoteca di Cittร  di Castello

 

La sobria struttura, realizzata tra il 1521 e il 1543 per celebrare le nozze del condottiero Alessandro Vitelli con Angela Paola deโ€™ Rossi, รจ arricchita sulla facciata che dร  sul giardino da eleganti monocromi di Cristoforo Gherardi, su probabile disegno di Giorgio Vasari. Le sue 26 sale contengono opere dal XIV al XX secolo: la piรน antica รจ la pala della Madonna in trono col Bambino del Maestro di Cittร  di Castello, fedele seguace di Duccio di Boninsegna, che risale alla prima metร  del โ€˜300.

Martirio di San Sebastiano

Ma sono i primi lavori di Luca Signorelli e Raffaello Sanzio che catturano maggiormente lโ€™attenzione dei visitatori.
Del cittadino onorario Signorelli (nel 2023 si celebrano i 500 anni dalla morte) spicca il Martirio di San Sebastiano, realizzato dallโ€™artista nel 1498 per la Chiesa di San Domenico, dove colpisce la fisicitร  di arcieri e balestrieri e il corpo martoriato di Sebastiano; altro pezzo pregiato รจ lo Stendardo di San Giovanni Battista, di scuola Signorelli, commissionato dallโ€™omonima confraternita per la loro chiesa a Cittร  di Castello; e un frammento dellโ€™affresco del 1474 proveniente dalla Torre Civica della cittร  tifernate, raffigurante il volto di San Paolo a testimonianza della sua vicinanza a Piero della Francesca.
ยซIl Martirio di San Sebastiano si trova nella Sala della Contemplazione accanto allo Stendardo processionale della Santissima Trinitร , lโ€™unica opera mobile di Raffaello rimasta in Umbria. I due quadri dialogano tra loro in un vis-ร -vis inedito. Ma la Pinacoteca conserva anche lavori di Domenico Ghirlandaio, Andrea Della Robbia, Lorenzo Ghiberti, Antonio Vivarini, Raffaellino del Colle, Santi di Tito, il Pomarancio, Mario Mafai, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Carlo Carrร  e molti altri. รˆ possibile ammirare anche una ricca collezione di bronzi di Bruno Bartoccini, donata al Comune di Cittร  di Castello direttamente dallโ€™artista, mentre nella gipsoteca sono custoditi i gessi realizzati come bozzetti dallo scultore tifernate Elmo Palazzi: da menzionare Allegoria dellโ€™Umbria, una scultura che rappresenta la regione, la cui opera originale si trova nellโ€™Altare della Patria a Romaยป illustrano gli operatori della Cooperativa Sociale Poliedro, che gestisce la Pinacoteca.

 

 

Stendardo processionale della Santissima Trinitร , Raffaello

 

Lโ€™arte si manifesta e prende vita nella Pinacoteca anche negli affreschi delle diverse stanze del palazzo: vasi, mascheroni, motivi vegetali, putti, cornucopie, uccelli affiancano stemmi e simboli della famiglia tifernate dei Vitelli. Lo scalone che dร  accesso al piano nobile รจ anchโ€™esso affrescato con una complessa decorazione a carattere celebrativo e simbolico: Sibille e Profeti, Apollo e le Muse, Sapienti e Imperatori dellโ€™antichitร  che sono attribuiti a Cola dellโ€™Amatrice e a Cristoforo Gherardi.
Il mobilio esposto nelle diverse sale non appartiene allโ€™arredamento originale del palazzo, ma fa parte della donazione che Elia Volpi, responsabile dellโ€™ultimo restauro dellโ€™edificio e proprietario, fece al Comune di Cittร  di Castello nel 1912. Tavoli cinquecenteschi di fattura tipicamente umbra o di provenienza conventuale, una serie di sedie e seggioloni sei-settecenteschi ne sono un esempio. I pezzi di maggior pregio e interesse sono gli arredi provenienti da chiese e monasteri castellani.

 

Interno della Pinacoteca

La leggenda di Laura

Ogni antico palazzo ha una leggenda e un fantasma che torna ad aggirarsi nelle sue sale durante le notti di luna piena. A Palazzo Vitelli alla Cannoniera si racconta la storia di Laura (Sora Laura), dei suoi amanti e dei suoi fazzoletti. Siamo nel โ€˜500, il condottiero Alessandro Vitelli viveva in questa dimora a Cittร  di Castello con la moglie Angela Paola deโ€™ Rossi, figlia di Bianca Riario e nipote di Caterina Sforza. Il loro non era stato certo un matrimonio dโ€™amore, ma piรน un accordo politico; per questo Angela, poco interessata al marito, lascia presto la dimora. La leggenda vuole che Laura โ€“ minuta, con lunghi capelli corvini e molto bella – incontri Alessandro fuori da palazzo: i loro sguardi si incrociano e lei, sfrontata, lo guarda dritto negli occhi, nonostante allโ€™epoca una donna del popolo non poteva comportarsi in quel modo con un uomo del lignaggio di Vitelli.
Lui rimane colpito dalla sua sfrontatezza e arroganza, per questo la manda a cercare dai suoi uomini. Laura cosรฌ entra a palazzo. Ma nei lunghi periodi in cui Alessandro รจ via lei resta sola, prigioniera di quelle stanze e cosรฌ per passare il tempo inizia a ricamare fazzoletti.
Un giorno annoiata si affaccia allโ€™unica finestra che dร  fuori dalla proprietร  e, al passaggio di un giovane, fa cadere il fazzoletto. Il ragazzo prontamente lo raccoglie ed entra in casa per restituirglielo, ma si trattiene piรน del dovuto, cosรฌ lei gli consiglia di non uscire dalla porta principale, perchรฉ le serve avrebbero raccontato tutto ad Alessandro. Esorta quindi il giovane a uscire da una porticina nascosta dagli affreschi. Laura tralascia perรฒ un particolare: la porta conduce in un pozzo, per questo si esce rapidamente e senza essere visti (mai piรน).
Secondo la leggenda, questo fazzoletto bianco, immacolato e puro – ma che cosรฌ puro non era – le sfugge piรน volte di mano e quella porta si apre molto spesso. รˆ per questo motivo che, nelle notti di luna piena, lei, presa dal rimorso, torna allโ€™interno del palazzo a cercare le anime dei tanti giovani che per colpa sua non hanno fatto piรน ritorno a casa.
ยซIl palazzo รจ molto affascinante e particolare, venire di notte quando รจ buio e non ci sono rumori incute un poโ€™ di timore. Si puรฒ avere la sensazione di non essere soli, di avvertire una presenza. Sarร  vero? รˆ solo suggestione? Tutto questo mistero lo rende cosรฌ affascinanteยป raccontano i gestori della Pinacoteca.

 

 


Pinacoteca al chiaro di luna –ย  speciale Luca Signorelli (venerdรฌ 26 maggio ore 21)

Tornano le tanto attese aperture serali di Palazzo Vitelli alla Cannoniera. Quest’anno, in occasione di “La Valle di Signorelli”, le visite guidate saranno focalizzate particolarmente sulla vita e le opere dell’artista cortonese conservate nel museo.
รˆ necessario prenotare: 0758554202 / 0758520656; cultura@ilpoliedro.org

Raccontare il Perugino รจ la mostra a Palazzo Sorbello a Perugia, a due passi dalle 70 opere esposte nella Galleria nazionale dellโ€™Umbria, visitabile fino al 31 dicembre 2023.

Cominciare da qui prima di entrare tra le opere garantisce emozioni, svela segreti, rimette ordine nella Storia e scolpisce ricordi. Le opere dโ€™arte hanno un contesto complesso di cui sono anche espressione e, nel caso di Perugino questo riconosciuto, รจ indispensabile sapere anche il silenzio di cui hanno sofferto per il mancato sguardo, frutto di una pessima informazione delle fonti. Eccone alcuni cenni.

Madonna degli Alberelli, Casa Museo Palazzo Sorbello, Perugia

Questa remise en forme รจ stata possibile grazie a una divulgatrice ante litteram del Novecento: Maria Maddalena de Vecchi Ranieri (Marilena, madre di Ruggero Ranieri) che ha curato, raccolto e tramandato la ricca biblioteca dei marchesi Ranieri Bourbon di Sorbello. Biblioteca che ospita un ricco fondo di opere dedicate al Viaggio e quindi ai viaggiatori del Settecento e dellโ€™Ottocento che hanno visitato lโ€™Italia e lโ€™Umbria. ยซSono passati anniยป afferma Diego Brillini ยซdalla pubblicazione della prima edizione di Viaggiatori stranieri in Umbria, risultato di quella che forse fu la principale tra le fatiche intellettuali di Marilena de Vecchi Ranieriยป.

Si parte cosรฌ alla scoperta e riscoperta di Pietro Vannucci detto il Perugino. Tutti gli autori che hanno collaborato alla mostra e alla stesura del catalogo scrivono come gli insigni viaggiatori siano stati influenzati, a torto, dalle Vite di Giorgio Vasari, aretino, pittore poco richiesto, di sicuro il primo critico dโ€™arte che racconta degli artisti del suo tempo sulla base di valutazioni soggettive e spesso campanilistiche. Cosรฌ danneggiรฒ anche Pintoricchio, apostrofandolo come ยซdecoratore a metraggioยป. E danneggiรฒ Perugino e Perugia in quanto i grandi viaggiatori nei rispettivi diari fecero riferimento prevalente proprio al Vasari. Lo scrive Isabella Nardi citando Lalande, astronomo e intellettuale che nel suo Voyageย dโ€™un franรงois enย Italie fait dans les annรฉes 1765 et 1766 cita la povertร  infantile del pittore a cui avrebbe fatto da contraltare lโ€™aviditร  di guadagno e lโ€™invidia per Michelangelo. Continua la Nardi: ยซUna attribuzione sbagliata, da Perugino a Raffaello, รจ appunto argomento di conversazione tra Adriano Meis e la pettegola signorina Caporale nel Fu Mattia Pascal, pubblicato a puntate nel 1904 sulla Nuova Antologiaยป.

Perugino รจ stato un pittore molto richiesto, riceveva commesse a non finire in tante cittร  dโ€™Italia, fino a Napoli. Per questo meraviglia la poca accuratezza sullโ€™attribuzione delle sue opere o forse anche la poca curiositร , un controsenso per un viaggiatore spesso alla ricerca di percorsi non battuti. Alberto Sorbini nel suo saggio Perugino e i viaggiatori del Grand Tour: ยซPer la stragrande maggioranza degli intellettuali che venivano a visitare il Bel Paese, ciรฒ che era degno di ammirazione partiva dal divino Raffaello e poco o nulla degli artisti che lโ€™hanno precedutoโ€ฆ La damnatio memoriae del pittore di Cittร  della Pieve precede i viaggiatori che vengono in Italia. Si prenda ad esempio il Viaggio pittorescoโ€ฆ del 1671 opera del francese Giacomo Barriโ€ฆ riguardo alla cittร  di Perugia si citano lโ€™opera di Barocci nel Duomo, del ยซgran Raffaelloยป nella chiesa di San Severoโ€ฆ e infine un ยซquadro nobilissimoยป di Guido Reni nella Chiesa nuova di San Filippo Neri; non vi รจ traccia delle opere del Peruginoยป.

 

 

Perugino muore nel 1523. Per farla breve bisognerร  aspettare il 1907 con lโ€™Esposizione dโ€™antica arte umbra nella pinacoteca della cittร . ยซFu offerta unโ€™occasione in piรนยป cosรฌ Diego Brillini ยซper poter ammirare i capolavori della scuola umbra e del Perugino, molti dei quali concessi in prestito per lโ€™occasione da collezionisti privati, tra i quali figurano i fratelli Ruggero Ranieri Bourbon di Sorbello e Emanuele Ranieri, questโ€™ultimo al tempo proprietario della celebre Annunziazione Ranieri, opera giovanile del Perugino attualmente in deposito presso la Galleria Nazionaleยป. La differenza tra le opere di Perugino, Pintoricchio e Raffaello รจ forse evidente a chi ha avuto una frequentazione piรน ravvicinata. Una per tutte la postura delle figure: nel Perugino una maggiore compostezza rispetto allโ€™accenno di movimento di Pintoricchio che in Raffaello diventa quasi danzante, come fosse un anticipo del Cinema.

Sta di fatto che: ยซNessun quadro venne attribuito a Peruginoยป cosรฌ Francis Russel ยซnellโ€™inventario di Van Der Doort dellโ€™eccezionale collezione di re Carlo Iโ€ฆยป Unโ€™altra data topica per la ricostruzione storica รจ il 22 aprile del 1945. ยซUno degli ultimi importanti momenti della presenza alleataยป scrive Ruggero Ranieri ยซfu lโ€™organizzazione della mostra Quattro secoli di pittura in Umbria. Mostra celebrativa del V centenario della nascita di Pietro Perugino, aperta il 22 aprile del 1945 alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria, frutto della collaborazione fra i Monuments Men e il Soprintendente per le Gallerie e i Monumenti, Achille Bertini Colossoโ€ฆ Fu un evento di grande risonanza con la presenza dellโ€™allora Ministro della Pubblica Istruzione Vincenzo Arangio-Ruizโ€ฆ un catalogo stampato sia in versione italiana che inglese, 51 opere di cui ben 40 erano della Galleria nazionale stessaโ€ฆยป.

Tante storie nelle storie: ยซLโ€™iconografia della Madonna degli Alberelli Ranieri di Sorbelloยป cosรฌ Claudia Pazzini ยซcon le figure dagli sguardi rivolti in direzioni opposte e la particolare posa sinuosa dellโ€™infanteโ€ฆ ripete un fortunato schema compositivo che il Perugino propose per la prima volta nella Pala dei Decemviriโ€ฆ la fortunata invenzione fu copiata dalla maggioranza dei seguaci umbri e toscani del Vannucciยป. Dal danno alla beffa. ยซโ€ฆquesto rinato interesse per la conservazione delle pitture del Cambioยป scrive Cristina Galassi ยซil 1797 si rivelรฒ un anno terribile per le opere di Perugino: รจ noto che il pittore Jaques-Pierre Tinet fu inviato a Perugia allo scopo di ampliare la esigua lista di dipinti in precedenza predisposta da Jean-Antoine Gros e col fine di selezionare nuove opere, non comprese tra le cento indicate nel trattato di Tolentino, destinate al museo del Louvre. Perugino, nei famigerati elenchi delle requisizioni compilati in quellโ€™anno, finirร  malauguratamente, con lโ€™occupare un posto di assoluto privilegioยป.

 


  • Mostra Raccontare il Perugino dal 4 aprile al 31 dicembre 2023

Palazzo Sorbello, piazza Piccinino a Perugia.

Catalogo Raccontare il Perugino, impressioni e resoconti di viaggiatori stranieri in Umbria alla scoperta di Pietro Vannucci (Campisano editore)

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  • Mostra Il meglio maestro dโ€™Italia. Perugino nel suo tempo

In esposizione 70 opere dal 4 marzo allโ€™11giugno 2023.

Galleria nazionale dellโ€™Umbria. Corso Vannucci, Perugia

Il catalogo di Dario Cimorelli Editore

 

  • Il Perugino a Porta S. Angelo, mostra di cartoline e documenti fino al 27 maggio

Biblioteca di San Matteo degli Armeni

Orario: Dal lunedรฌ al venerdรฌ 9.30-13.00 e 15.00-19.30

 

 

Esistono opere che piรน di altre hanno un ruolo significativo e identitario nella cittร  per cui sono realizzate: il Reliquiario del Santo Anello รจ certamente una di queste.ย 

In occasione del quinto centenario della morte di Pietro Vannucci detto il Perugino e dellโ€™esposizione straordinaria del Reliquiario, visibile fino allโ€™11 giugno, presso il Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia, lโ€™Isola di San Lorenzo organizza mercoledรฌ 24 maggio alle ore 17.30 una conferenza dal titoloย Raffaello e lโ€™arte dellโ€™oreficeria. Unโ€™ipotesi per il Reliquiario del Santo Anello della Cattedrale di Perugia, che sarร  tenuta dal dott. Gabriele Barucca, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova.โ€ฏAl centro della conferenza ci saranno gli esiti di una nuova ricerca, in cui si indaga il rapporto tra Raffaello e le arti minori, analizzando un capolavoro dellโ€™oreficeria rinascimentale, realizzato dalla bottega degli orafi perugini Federico e Cesarino del Roscetto nel 1511. ย Il prezioso manufatto, allโ€™interno del quale ancora oggi viene esposto il Santo Anello, fu realizzato per lโ€™omonima cappella della Cattedrale di San Lorenzo, in cui si trovava lo Sposalizio della Vergine dipinto da Pietro Vannucci detto il Perugino tra il 1501 e il 1504.ย ย 

Il Reliquiario, in bronzo parzialmente dorato e argento, รจ unโ€™opera che ci permette di conoscere e approfondire una pagina importante delle committenze artistiche della Cattedrale perugina nel corso dellโ€™etร  rinascimentale, in cui fede, devozione e potere si uniscono insieme, per continuare a sorprendere ancora oggi, lโ€™occhio di fedeli e visitatori. Un viaggio in cui la storia del prezioso monile e delle committenze artistiche che ruotano intorno ad esso, incontra Perugino e volge lo sguardo a Raffaello.ย 

Raffaello รจ erede della grande tradizione artistica italiana tre e quattrocentesca che si fonda sul ruolo vitale della bottega, luogo fisico della produzione artistica nonchรฉ di trasmissione del sapere e dei procedimenti pratici. Questa componente artigianale, era cosรฌ profondamente radicata nella cultura artistica dellโ€™Umanesimo, che proprio Raffaello, diversamente dai suoi grandi contemporanei Leonardo e Michelangelo, mostra costantemente nel corso della sua carriera un interesse particolare e una grande curiositร  per i processi di lavorazione artistica e per gli oggetti prodotti dallโ€™abilitร  degli artefici.โ€ฏUnโ€™opportunitร  per mettere in luce lโ€™impegno creativo di Raffaello verso le โ€˜arti minoriโ€™ illustrando il rapporto privilegiato che ebbe con gli orafi, gli intagliatori di gemme e la loro arte.ย 

Al termine della conferenza sarร  possibile visitare la sala del Museo del Capitolo allโ€™interno della quale รจ esposto il Reliquiario del Santo Anello. Occasione unica per poterlo ammirare come generalmente non รจ possibile fare e poter cogliere i numerosi dettagli che caratterizzano.ย 

ยซMi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbroยป.

A 500 anni dalla morte, il 3, 4, 5 aprile arriva nei cinema italiani Perugino. Rinascimento immortale, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia che, insieme a Marco Pisoni e Filippo Nicosia, ne ha realizzato anche il soggetto. Il documentario, attraverso la voce dellโ€™attore Marco Bocci, racconta la vita e le opere del Divin Pittore, partendo dal legame con lโ€™Umbria e dai paesaggi luminosi che spesso lโ€™artista ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti.

Il regista Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Ma รจ soprattutto un docufilm che vuole riscattare la figura di Pietro Vannucci, dandogli il giusto posto nella storia dellโ€™arte e mettendone in luce le novitร , i meriti e il carattere.
Il progetto, sostenuto dal Ministero della Cultura, Regione Umbria e Arpa Umbria, vanta gli interventi di esperti come il direttore della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria Marco Pierini, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia dellโ€™architettura presso lโ€™Universitร  di Firenze Emanuela Ferretti, il geografo allโ€™Universitร  di Bologna Franco Farinelli, la storica dellโ€™arte della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni. Il regista Giovanni Piscaglia ci racconta il suo film, ma soprattutto ci regala un Perugino forse inedito e meno conosciuto che si merita di stare tra i grandi nomi dellโ€™arte italiana.

Giovanni, il docufilm vuole essere in qualche modo un riscatto per lโ€™artista, non solo allievo di Piero Della Francesca e maestro di Raffaelloโ€ฆ

รˆ il primo film che racconta la sua figura e ha quindi lo spirito di riabilitarne la memoria. Siamo abituati a sentir parlare di Perugino sempre legato a qualcun altro e soprattutto accostato a Raffaello: questo marchio รจ dovuto a Giorgio Vasari che nelle sue Vite lo ridimensiona a figura di secondo livello, descrivendolo con toni dispregiativi e riportando aneddoti e tratti del carattere negativi. Vasari lo inserisce tra i maestri dai quali distaccarsi e che realizzano unโ€™arte sorpassata; riesce a elogiarlo solo quando si bagna nellโ€™Arno e va a lavorare a Firenze. Prima, per lui, รจ solo un pittore provinciale. Il docufilm vuole smentire il biografo, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci dei maggiori studiosi e storici dellโ€™arte, analizzando le opere nel dettaglio e cercando una veritร  diversa da quella giunta fino ai giorni nostri con lโ€™obiettivo di riscattarlo.

รˆ un artista amato e richiesto nel suo tempo, che perรฒ sbiadisce nel corso dei secoli successiviโ€ฆย 

Esatto. Perugino รจ stato spesso criticato per la sua impostazione artigianale molto tecnica, che si basava sulla bottega. รˆ stato uno straordinario capo bottega e proprio grazie al suo laboratorio ha realizzato dipinti che hanno fatto il giro dโ€™Italia, dettando e creando un vero e proprio linguaggio pittorico. Questo lo ha reso una star, allโ€™epoca. La sua sfortuna perรฒ รจ stata quella di vivere a lungo e diventare contemporaneo di Leonardo, Raffaello e Michelangelo: tre geni che a differenza sua lavoravano di loro mano e che inventarono figure di rottura. Vannucci divenne cosรฌ un pittore obsoleto ancor prima del tempo.

 

Foto by Alessandro Bachiorri

Quali sono gli aspetti della sua figura che vengono messi piรน in risalto nel film?

Come detto, il primo obiettivo รจ quello di riconsegnargli la fama che aveva quando era in vita. Cโ€™รจ poi un aspetto fondamentale che รจ quello sul suo attaccamento al territorio umbro: nonostante molti lo considerino un pittore fiorentino – perchรฉ a Firenze ha raggiunto la sua maturitร  e ha avuto la consacrazione da Lorenzo il Magnifico che lo ha portato ad affrescare la Cappella Sistina – il legame col territorio dโ€™origine รจ stato presente per tutta la sua vita. I paesaggi che dipinge non sono paesaggi umbri reali, perรฒ i colori, le valli, la vegetazione e i laghi ricordano quelli dellโ€™Umbria. Mi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino, e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbro. Unโ€™altra parte fondamentale del film รจ quella che lo celebra come un vero pittore. Un artista che amava ciรฒ che faceva e che soprattutto amava lโ€™arte; che รจ morto a Fontignano con il pennello ancora in mano mentre dipingeva lโ€™ennesima Adorazione dei pastori. Anche se vecchio e in declino ha continuato a sviluppare le sue opere e a essere a suo modo innovatore. Questo รจ per confutare quello che Vasari – e molti dellโ€™epoca – pensavano di lui, e cioรจ che fosse un pittore avaro e legato ai soldi, che dipingeva solo per arricchirsi e non per una necessitร  artistica.

Lei, che idea si รจ fatto?

Penso che sia stato un uomo del suo tempo e che sicuramente ha avuto un buon senso degli affari. Aveva creato un marchio di fabbrica e uno stile riconoscibile che si รจ diffuso in tuttโ€™Italia. Era un uomo che sapeva concentrarsi molto e che non lasciava niente al caso, perchรฉ i suoi dipinti, ancora oggi, hanno grande freschezza: penso a quelli di Panicale e Cittร  della Pieve. Era un ottimo pittore e possedeva una notevole maestria, oltre a essere uno straordinario disegnatore e uno straordinario interprete delle figure femminili. Insomma, un uomo di luce e ombra: da una parte sapeva fare affari e ottenere grandi commissioni, utilizzava la bottega per fare piรน opere possibili e spesso sempre uguali, ma questo non deve distogliere lโ€™attenzione dal fatto che aveva unโ€™ottima mano.

 

Durante le riprese del docufilm. Foto by Alessandro Bachiorri

Comโ€™รจ partito il progetto del docufilm?

Il progetto รจ nato grazie allโ€™amicizia e alla stima reciproca che mi lega alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria e in particolare al direttore Marco Pierini. Sono stato davvero felice e onorato quando il direttore mi ha chiamato un giorno dโ€™agosto di due anni fa, dicendomi: ยซGiovanni, che ne pensi di realizzare un soggetto per un documentario su Perugino?ยป Ecco, tutto รจ nato da lรฌ. Devo dire che non saremmo arrivati a questa felice conclusione se non ci fosse stata una relazione di stima e fiducia con lโ€™intero staff della Galleria, che ha messo a disposizione i locali per le riprese anche in orari insoliti.

Sono presenti anche scene di danza. Come mai questa scelta?

Lโ€™idea mi รจ venuta perchรฉ avevo visto Virgilio Sieni, uno tra i piรน grandi coreografi e ballerini, realizzare una serie di performance tratte dai quattro Cenacoli storici di Firenze. Ho trovato questo spazio bellissimo e assolutamente sconosciuto ai piรน e quindi ho pensato di coinvolgerlo. Sieni sostiene che, sebbene Perugino sembri un pittore statico, le sue figure sono degli incubatori di atteggiamenti che si possono sviluppare attraverso la danza. Danza che, in questo caso, fa muovere figure cristallizzate dalla pittura.

La voce narrante รจ lโ€™attore umbro Marco Bocciโ€ฆ

Sรฌ. Marco Bocci รจ riuscito a dare alla storia – che รจ un poโ€™ la parabola di un artista che tocca il cielo e poi cade – unโ€™interpretazione partecipata e intima, ma allo stesso tempo leggera. รˆ stato disponibile e si รจ dimostrato da subito molto coinvolto nel progetto. Con lui siamo riusciti a girare โ€“ รจ la prima volta che mi capita con un attore – in tante location diverse: dalla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria al Collegio del Cambio, fino allโ€™isola Polvese.

 

Marco Bocci e Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Perchรฉ lโ€™isola Polvese?

Grazie allโ€™Arpa – che รจ partnership nel progetto – abbiamo potuto girare nellโ€™isola anche in inverno. Secondo me, nessun luogo meglio della Polvese poteva identificare e fotografare il momento finale di un artista maturo e in decadenza. Quei luoghi e Marco Bocci, solo nella natura, chiudono il cerchio alla perfezione sulla vita di Perugino.

ย Per concludere: รจ soddisfatto del lavoro finale?

Sono molto soddisfatto. รˆ stata una produzione avventurosa e gestita bene, nonostante le difficoltร , con un grande dialogo. Posso dire che non ho nessun rimorso. Anche le musiche, composte da Eraldo Bernocchi, arricchiscono lโ€™opera, donandole una componente coinvolgente ed emotiva.

 

 

Nellโ€™immaginario collettivo, allโ€™idea di Rivoluzione francese si associa la terribile immagine della ghigliottina, cosรฌ come a Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – 5 maggio 1821, Longwood House, Longwood, Sant’Elena) corrisponde il ricordo delle incessanti campagne di guerra, che sconvolsero lโ€™Europa per oltre un ventennio, travolgendo nazioni e regimi e causando cinque milioni di morti.

A questo periodo dovrebbe essere associata anche unโ€™altra immagine: le sistematiche spoliazioni delle nazioni vinte che venivano umiliate nel loro patrimonio storico-artistico. I quadri e le sculture passarono in mano alla nazione francese, non per furto o per saccheggio, ma in seguito ad accordi internazionali. I drammatici eventi che portarono alle requisizioni segnarono indubbiamente il patrimonio regionale. Le spoliazioni vennero costantemente perpetrate nellโ€™arco di venti anni, dal 1797 fino al Congresso di Vienna del 1815.
Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono ยซil piรน grande spostamento di opere d’arte della storiaยป, inoltre lo storico sottolinea che Napoleone, pur non avendo una profonda cultura artistica, comprese subito ยซquale valore, in termini di prestigio e di propaganda, potevano avere le arti e le scienze per un regime politicoยป.

Il patrimonio umbro

In Umbria venne data grande importanza storica a Cimabue e Giotto e soprattutto al genio di Raffaello: ad aumentare la fama dellโ€™urbinate fu lโ€™uscita nel 1784 a Perugia di una guida della cittร , scritta dallโ€™architetto e teorico Baldassarre Orsini, intitolata Guida al forestiere per lโ€™Augusta cittร  di Perugia, moderna e agile descrizione finalizzata alla divulgazione degli straordinari tesori della cittร . Questo testo divenne ben presto un agile strumento nelle mani dei commissari napoleonici. Al suo interno la scelta delle opere piรน significative era facilitata da un comodo sistema di asterischi: gli asterischi andavano da uno fino a tre, ad esempio i capolavori di Raffaello e Barocci erano evidenziati da tre. Tinet, esperto dโ€™arte, scelto da Bonaparte per requisire le opere, fu a Perugia almeno in tre occasioni: durante questi soggiorni si dotรฒ della guida dellโ€™Orsini.
Alcuni capolavori non furono giudicati allโ€™altezza delle collezioni del Louvre e furono destinati ai musei dipartimentali in via di costruzione. Tinet scrisse al magistrato di Perugia per informarlo di essere stato incaricato, dietro ordine di Bonaparte, di ยซfare la scelta nelle chiese ed altri luoghi pubblici di questa cittร  di quadri, libri, manoscritti, e generalmente di tutti gli oggetti di Scienze e di Arti, che degne saranno di essere raccolte per poi trasportarsi in Francia nel museo della Repubblicaยป. Furono veramente poche le chiese e i complessi monastici e conventuali che furono risparmiati dalla visita del commissario francese. I quadri che furono individuati a Perugia calzavano alla perfezione con gli ideali estetici della cultura francese. Vennero requisite moltissime opere dโ€™arte: nel palazzo dei Priori la Pala dei Decemviri del Perugino, nella chiesa di Santa Maria di Monteluce lโ€™Incoronazione della Vergine, di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni su disegno di Raffaello, e la Pala Oddi nella chiesa di San Francesco al Prato.

 

Pietร , Pietro Vannucci detto il Perugino

Il ritorno a casa

Gli oggetti dโ€™arte requisiti giunsero a Parigi nel mese di luglio del 1798. Vennero organizzate una serie di celebrazioni per festeggiare l’entrata dei convogli in cittร , realizzando un vero e proprio corteo delle meraviglie. I commissari napoleonici requisirono tantissime opere, alcune delle quali tornarono in Italia, alcune anche in Umbria, grazie ad Antonio Canova, Ispettore Generale delle Belle Arti. Tra le opere che tornarono nel loro luogo di origine, e che oggi possiamo ammirare per la loro bellezza, spiccano sicuramente le opere del Perugino: il Polittico di San Pietro e la Pietร .
Il primo รจ databile al 1496-1500 e comprendeva vari pannelli da inserire in una grandiosa macchina d’altare. Ci fu una solenne inaugurazione dellโ€™altare il 13 gennaio 1500, dove Vasari lodรฒ il polittico e lo descrisse come la migliore opera esistente dell’artista a Perugia.[1]
Con le requisizioni napoleoniche del 1797 lโ€™opera venne trafugata, finendo divisa tra piรน musei francesi; ma grazie al recupero del Canova alcune parti del polittico oggi sono conservate presso la Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.
La seconda opera requisita รจ la Pietร  che giunse al Louvre, ma anche essa fu recuperata il 29 ottobre del 1815 e oggi conservata nella Basilica di San Pietro a Perugia. Si tratta di uno dei pannelli piรน elogiati da Orsini: ยซPietro in questa tavola ha voluto piuttosto seguitare il piacere dellโ€™occhio che soddisfare alla devozioneยป.[2]
Anche la Deposizione della croce di Federico Barocci, opera di inestimabile valore, venne trafugata dalla cittร  di Perugia. Il dipinto commissionato dal Collegio della Mercanzia, fu messo in opera, sullโ€™altare della cappella di San Bernardino, nel dicembre del 1569. La pala venne requisita il 24 febbraio 1797 e fu esposta al Louvre nel novembre 1798 e nel 1802 nella chiesa parigina di Nรดtre-Dame.
La pala bellissima e coinvolgente con i suoi splendidi, accesi e brillanti colori, porta lo spettatore a vivere un grande momento di pathos nello svenimento della Madonna, verso la quale accorrono le pie donne spaventate. รˆ presente un giovanissimo san Giovanni che abbraccia i piedi di Cristo ed inoltre รจ visibile il vento che muove le vesti degli uomini che stanno togliendo Gesรน dalla croce.[3]

 

Deposizione dalla croce, Federico Barocci.

 

Nellโ€™opera si intravede lโ€™evoluzione creativa del pittore che punta su una novitร  di tipo cromatico-strutturale; si รจ infatti avanzata lโ€™ipotesi che il Barocci fosse a conoscenza delle teorie sul colore di Leonardo da Vinci descritte nel suo Trattato della pittura.
Eccelso capolavoro di Raffaello, prelevato dalle truppe napoleoniche il 20 febbraio 1797 ed esposto al Louvre nel 1798, fu lโ€™Assunzione della Vergine, realizzata tra la fine del 1502 e gli inizi del 1503, per la cappella di Alessandra Baglioni, figlia di Braccio, magnifico signore di Perugia. Nella tavola centrale รจ visibile il tema dellโ€™Assunzione, mentre nella predella sono dipinte lโ€™Annunciazione, lโ€™Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio.
Lo scomparto centrale e la predella furono recuperati da Canova il 2 e il 21 ottobre 1815, ma furono trattenuti a Roma nella Pinacoteca Vaticana: la famiglia Oddi tentรฒ di recuperare il dipinto, inoltrando numerose richieste al segretario di Stato, cardinal Consalvi, ma il dipinto rimase nelle sale della Pinacoteca Vaticana.
Lโ€™opera, che era destinata ad una committenza di particolare prestigio, ripropone i modelli perugineschi, soprattutto nella parte inferiore dello scomparto centrale e nella predella.
Questo meraviglioso soggetto รจ possibile ammirarlo a Civitella Benazzone, frazione del comune di Perugia, dove nella chiesa parrocchiale รจ presente una copia datata 1518 e attribuita a Domenico Alfani. Dopo le spoliazioni napoleoniche molte opere di inestimabile valore storico-artistico lasciarono la nostra regione per non farvi piรน ritorno, altre confluirono nella collezione della Pinacoteca Vaticana, altre ancora invece tornarono in Umbria: cosicchรฉ ancora oggi possiamo ammirare il loro eccelso splendore.

 


[1] Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Firenze 2004

[2] Baldassarre Orsini, Vita elogio e memorie dellโ€™egregio pittore Pietro Perugino e degli scolari di esso, Perugia 1804.

[3] Francesca Abbozzo e Maria Teresa Castellano, Federico Barocci: il deposto di croce alla cappella di san Bernardino nella Cattedrale di Perugia: il restauro, studio e conservazione, Ancona, 2010

Raffaello, genio del Rinascimento e uno dei piรน grandi artisti di ogni tempo, fu soprattutto un pittore, ma forse non tutti sanno che la bellezza e la grazia delle sue opere, cosรฌ come avvenuto anche per il suo grande maestro Perugino, sono state una grandissima fonte di ispirazione per lโ€™arte della ceramica, arte che ebbe e ha ancora in Umbria uno dei territori di massima elezione.

Dallโ€™ultimo quarto del XV secolo e fino ai primi decenni del secolo successivo la maiolica lustrata rappresentรฒ infatti lโ€™eccellenza dei maestri vasai italiani, in particolare di quelli delle due cittadine umbre di Deruta e di Gubbio. Rapidamente, a partire dagli anni Venti del XVI secolo, si affermรฒ una nuova tipologia che la letteratura ceramologica moderna comprende negli istoriati, fortemente influenzata dalla pittura di Raffaello Sanzio e favorita dalla grande diffusione delle stampe di Marcantonio Raimondi che ne riproducevano disegni e opere, rendendo facilmente accessibili dipinti del maestro urbinate altrimenti difficilmente avvicinabili.

 

Camera delle meraviglie

 

Verso il secondo decennio del XVI secolo, la nuova moda della ceramica figurata con scene evocative di miti, imprese o di episodi biblici, spesso tratti dalle opere di pittori coevi, soppiantรฒ quella del lustro, o maiolica secondo la antica denominazione. Testimoni del passaggio furono le officine di Gubbio, in particolare quella di Mastro Giorgio Andreoli, che ancora verso gli anni โ€™30 del Cinquecento apponeva il lustro su piatti istoriati urbinati, come si legge inequivocabilmente in quello datato 1532, raffigurante la Presentazione della Vergine al Tempio, che sul retro porta la specificazione M G finรฌ de maiolica.

A Gubbio, perciรฒ, in occasione delle celebrazioni raffaellesche per i 500 anni dalla morte dellโ€™artista, la Fondazione CariPerugia Arte organizza la mostra Dal lustro allโ€™istoriato: Raffaello e la nuova maiolica allestita dallโ€™11 settembre 2020 al 6 gennaio2021 presso le Logge dei Tiratori della Lana. A cura di due fra i massimi esperti della materia a livello internazionale, Giulio Busti e Franco Cocchi con la collaborazione di Luca Pesante ed Ettore Sannipoli, la mostra documenta attraverso circa centoquaranta opere, altri materiali e supporti multimediali le caratteristiche e il rapido passaggio dalla produzione a lustro a quella istoriata – con particolare riferimento alla riproduzione dalle incisioni e stampe delle opere di Raffaelo e altri pittori dellโ€™epoca – nonchรฉ lโ€™evoluzione del gusto nel collezionismo e alle riproduzioni di marca storicista tra Otto e Novecento.

Le quattro sezioni

Il progetto espositivo si articola in quattro sezioni: Deruta, Perugino, Pinturicchio e i vasi che paion dorati, che documenta la produzione derutese dalla seconda metร  del Quattrocento e il rapporto con la pittura umbra coeva; Mastro Giorgio finรฌ de maiolica, incentrata sullโ€™attivitร  di Mastro Giorgio Andreoli, divenuto celebre per lโ€™applicazione dei lustri in oro e rubino sulle maioliche, e della sua bottega fra Quattro e Cinquecento; Raffaello e lโ€™istioriato, che attraverso una selezione di alcune opere appartenenti alla Collezione di Maioliche Rinascimentali della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia documenta lโ€™influenza di Raffaello sul cambiamento della ceramica e dellโ€™affermarsi dello stile istoriato nella prima metร  del Cinquecento.

Un vero coup de thรฉรขtre รจ rappresentato dalla sezione Il gabinetto delle curiositร  e delle meraviglie che ricrea idealmente una camera di collezioni dโ€™arte e curiositร  ceramiche, tornato in voga fra Ottocento e Novecento come ripresa storicista di quelle che fin dal Rinascimento avevano trovato collocazione nelle dimore reali, nobiliari, di scienziati e uomini illustri e istituzioni. Di grande impatto scenografico questa parte dellโ€™allestimento comprende cinquantacinque opere ispirate alla iconografia raffaellesca.

 

Percorso espositivo

 

Il percorso si completa con le proiezioni di alcuni video, tra cui quello della mostra MAIOLICA โ€“ Lustri oro e rubino dal Rinascimento ad oggi allestita sempre dalla Fondazione CariPerugia Arte ad Assisi nel 2019, con la quale Dal lustro allโ€™istoriato: Raffaello e la nuova maiolica si pone in continuitร .

Lโ€™iniziativa sarร  anche occasione di approfondimento attraverso un programma di webinar, collaterale alla mostra, con la presenza di esperti a confronto sul tema dellโ€™influenza di Raffaello sulla ceramica italiana ed europea.

 


Orari di apertura: dal martedรฌ al venerdรฌ 15.30-18.30; sabato e domenica 10.00-13.00 e 15.30-19.00

Info e prenotazioni: 075 8682952; loggedeitiratori@fondazionecariperugiaarte.it

Sito Internet: www.fondazionecariperugiaarte.it

L’Umbria conserva e custodisce la memoria della straordinaria vicenda artistica di Raffaello; in tutta la regione infatti, il maestro urbinate ha lasciato tracce, dirette o indirette, della sua arte.

Stendardo. Recto, La Crocifissione. Olio su Tela. Pinacoteca Comunale di Cittร  di Castello

Fu un pittore e un architetto tra i piรน celebri del Rinascimento. Considerato uno dei piรน grandi artisti di ogni tempo, le sue opere segnarono un tracciato imprescindibile per tutti i pittori successivi, tanto che fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire. Raffaello nacque a Urbino ยซl’anno 1483, in venerdรฌ santo, alle tre di notte, da un tale Giovanni deโ€™ Santi, pittore non meno eccellente, ma sรฌ bene uomo di buono ingegno, e atto a indirizzare i figli per quella buona via, che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostrata nella sua bellissima gioventรนยป.[1] Una seconda versione identifica il giorno di nascita dellโ€™artista il 6 aprile.

A scuola dal Perugino

La cittร  di Urbino fu determinante per la formazione del giovane: Raffaello infatti, fin da giovanissimo, aveva accesso alle sale di Palazzo Ducale, e potรฉ ammirare le opere diย Piero della Francesca, Francesco di Giorgio Martini e Melozzo da Forlรฌ. Ma il vero e proprio apprendistato ebbe luogo nella bottega del Perugino, dove ebbe modo di riscoprire, attraverso le raffinate variazioni del maestro, la rigorosa articolazione spaziale e il monumentale ordine compositivo.
Raffaello intervenรฌ negli affreschi del Collegio del Cambio a Perugia: la sua pittura รจ riconoscibile dove le masse di colore assumono quasi un valore plastico. รˆ proprio in questo contesto che Raffaello vide per la prima volta leย grottesche, dipinte sul soffitto del Collegio, che entrarono in seguito nel suo repertorio iconografico.[2]
Nel 1499 un sedicenne Raffaello si trasferรฌ a Cittร  di Castello, dove ricevette la sua prima commissione indipendente: loย Stendardo della Santissima Trinitร , commissionato da una confraternita locale che voleva offrire un’opera devozionale in segno di ringraziamento per la fine di una pestilenza – oggi conservato nella Pinacoteca Comunale di Cittร  di Castello. Si tratta di una delle primissime opere attribuite all’artista, nonchรฉ l’unico dipinto dellโ€™urbinate rimasto nella cittร  tifernate. Lo stendardo raffigura nel recto la Trinitร  con i santi Rocco e Sebastiano e nel verso la Creazione di Eva. Evidenti sono ancora i precetti dellโ€™arte del Perugino, sia nel dolce paesaggio sia negli angeli simmetrici con nastri svolazzanti.

 

Sposalizio della Vergine. Olio su Tela, realizzata per la Chiesa di San Francesco a Cittร  di Castello, ora conservata alla Pinacoteca di Brera

 

A Cittร  di Castello l’artista lasciรฒ almeno altre due opere: laย Crocifissione Gavari e lo Sposalizio della Vergine per la chiesa di San Francesco. Nella prima รจ facile notare una piena assimilazione dei modi del Perugino, anche se sono evidenti i primi sviluppi verso uno stile proprio. Oggi รจ conservata alla National Gallery di Londra. La secondaย  invece รจ una delle piรน celebri opere dell’artista, che chiude il periodo giovanile e segna l’inizio della fase della maturitร  artistica. L’opera s’ispira alla pala analoga realizzata dal Perugino per il Duomo di Perugia, ma il confronto tra i due dipinti rivela profonde e significative differenze. Entrando nella piccola ma deliziosa chiesa di San Francesco, accanto alla cappella Vitelli costruita nella metร  del 1500 su disegno di Giorgio Vasari, รจ presente l’altare di San Giuseppe, che custodisce una copia dello Sposalizio della Vergine, poichรฉ l’originale, rubata dalle truppe napoleoniche nel 1798, รจ conservata nella Pinacoteca di Brera.

Le opere realizzate a Perugia

Intanto la fama dell’artista iniziรฒ ben presto a diffondersi in tutta l’Umbria; giunse cosรฌ nel capoluogo umbro: Perugia. In cittร  gli venne commissionata la Pala Colonna, per la chiesa delle monache di Sant’Antonio e nel 1502-1503 la Pala degli Oddi, commissionata dalla famosa famiglia perugina per la chiesa di San Francesco al Prato. Nel 1503 l’artista intraprese molti viaggi che lo introdussero nelle piรน importanti cittร  italiane quali Firenze, Roma e Siena. Ma le commissioni dall’Umbria non tardarono ad arrivare: nel 1504 venne commissionata la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Nicola, definita Pala Ansidei.
Nello stesso anno firmรฒ a Perugia l’affresco con laย Trinitร  e Santi per la chiesa del monastero di San Severo, che anni dopo Perugino completรฒ nella fascia inferiore. Opera di cruciale importanza fu la Pala Baglioni (1507) commissionata da Atalanta Baglioni per commemorale i fatti di sangue che portarono alla morte di Grifonetto, suo figlio. L’opera fu realizzata per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia. Nella pala l’urbinate rappresentรฒ l’indescrivibile dolore di una madre per la perdita del figlio e il vitale slancio di turbamento, attraverso una composizione monumentale, equilibrata e studiata nei minimi dettagli.

Trinitร  e Santi. Affresco

Trinitร  e Santi. Affresco. Cappella di San Severo, Perugia

 

Raffaello divenne il pittore di riferimento per le piรน grandi e importanti famiglie perugine come i degli Oddi, gli Ansidei e i Baglioni, affermandosi come un grande artista di rilievo; nel contratto della sua opera, lโ€™Incoronazione della Vergine, per la chiesa delle monache di Monteluce, venne citato come il miglior maestro presente in cittร .
Raffaello morรฌ il 6 aprile del 1520 di febbre ,provocata, come precisa Vasari, ยซda eccessi amorosiยป. Questo anno ricorre il cinquecentesimoย anniversario dalla morte. Raffaello fu al vertice della stagione artistica del Rinascimento, portando la sua pittura ai massimi livelli di bellezza e armonia. Giovanni Paolo Lomazzo scrisse: ยซRaffaello aveva nel volto quella dolcezza e quella bellezza dei tratti che tradizionalmente si attribuiscono a nostro Signoreยป.
Visse la sua vita con grande impegno e continuitร , donando alle generazioni future il suo incredibile talento e la sua preziosa arte, tanto da meritarsi giร  in vita lโ€™appellativo di divino.

 


[1] Giorgio Vasari,ย Le vite de’ piรน eccellenti pittori, scultori e architetti,ย Vita di Raffaello da Urbino,ย Firenzeย 1568.โ‡‘
[2] Paolo Franzese,ย Raffaello, Mondadori Arte, Milano 2008, p. 13.โ‡‘

Pietro Vannucci detto Il Perugino, รจ considerato uno dei massimi esponenti dell’umanesimo e il piรน grande rappresentante della pittura umbra del XV secolo.

Il pittore si muove in un contesto storico che รจ quello del tardo umanesimo. ยซNella cittร  di Perugia nacque ad una povera persona da Castello della Pieve, detta Cristofano, un figliuolo che al battesimo fu chiamato Pietro (โ€ฆ) Studiรฒ sotto la disciplina dโ€™Andrea Verrocchioยป. (Le vite deโ€™ piรน eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino aโ€™ tempi nostri. Parte seconda.ย Giorgio Vasari).

 

Autoritratto Perugino

Il Perugino nasce nel 1450 a Cittร  della Pieve e le sue prime esperienze artistiche umbre si appoggiarono probabilmente a botteghe locali come quelle di Bartolomeo Caporali e Fiorenzo di Lorenzo.

Fin da giovanissimo si trasferisce a Firenze, dove inizia a frequentare una delle piรน importanti botteghe: quella di Andrea del Verrocchio. La cittร  dei Medici fu fondamentale per la sua formazione; infatti i contemporanei lo considerarono di fatto, un maestro fiorentino dโ€™adozione.

Nei suoi capolavori si cela unโ€™intimitร  religiosa: le dolci colline tipicamente umbre, il paesaggio boschivo realizzato con piรน tonalitร  di verdi, il tenue modellato dei personaggi e gli svolazzanti nastri degli angeli sono i suoi stilemi decorativi che poi trasmise anche al suo allievo: Raffaello.

Le opere in Umbria e non solo

Una delle sue prime opere documentate รจ L’adorazione dei Magi e il Gonfalone con la Pietร , entrambe nelle sale espositive della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.

Nel 1473 il Perugino ricevette la prima commissione significativa della sua carriera: i francescani di Perugia, gli chiesero di decorare la nicchia di San Bernardino. Otto tavolette che insieme componevano due ante che chiudevano una nicchia con un gonfalone con lโ€™effigie del santo.

Piรน tardo (1477-1478) รจ lโ€™affresco staccato, oggi nella Pinacoteca Comunale di Deruta, con il Padre Eterno con i santi Rocco e Romano, con una rara veduta di Deruta nel registro inferiore; probabilmente commissionata per invocare la protezione dei Santi Romano e Rocco, poichรฉ unโ€™epidemia di peste imperversava nel territorio di Perugia.

Nel 1478 continuรฒ a lavorare in Umbria, dipingendo gli affreschi della cappella della Maddalena nella chiesa parrocchiale di Cerqueto, nei pressi di Perugia.

Raggiunta la fama venne chiamato nel 1479 a Roma, dove realizzรฒ uno dei piรน grandi e prestigiosi lavori: la decorazione della Cappella Sistina, lavoro al quale partecipano anche Cosimo Rosselli, il Botticelli e il Ghirlandaio. รˆ qui che realizza uno dei suoi tanti capolavori: La consegna delle Chiavi a San Pietro, il Battesimo di Cristo e il Viaggio di Mosรจ in Egitto.

Nei dieci anni successivi Perugino continuรฒ a spostarsi tra Roma, Firenze e Perugia. Tra il 1495 e il 1496, plasmรฒ un altro capolavoro: la Pala dei Decemviri, chiamata cosรฌ perchรฉ realizzata su commissione dai Decemviri di Perugia per la cappella nel Palazzo dei Priori. Dipinse poi il Polittico di San Pietro, con la raffigurazione dellโ€™Ascensione di Cristo, la Vergine, gli Apostoli, nella cimasa Dio in gloria, nella predella lโ€™Adorazione dei Magi, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e due pannelli con i santi protettori di Perugia.

Nello stesso periodo lavorรฒ alla decorazione della Sala dellโ€™Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, ciclo terminato nel 1500. Il 1501-1504 รจ lโ€™anno in cui realizzรฒ lo Sposalizio della Vergine, dipinto per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, iconografia ripresa da Raffaello per la chiesa di San Francesco a Cittร  di Castello.

 

Sposalizio della Vergine

 

Il Perugino continuรฒ a ricevere commissioni; infatti realizzรฒ la Madonna della Consolazione, il Gonfalone della Giustizia e la Pala Tezi, conservate nelle sale espositive della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria e la Resurrezione per San Francesco al Prato, commissionata per lโ€™omonima chiesa perugina.

Eccelse opere del pittore sono conservate anche a Cittร  della Pieve, non lontano dal confine con la vicina Toscana. Presso Santa Maria dei Bianchi e la Cattedrale dei SS Gervasio e Protasio, si trovano alcune delle sue opere piรน significative come lโ€™Adorazione dei Magi.[1]

Seguendo i passi del Perugino, tappa obbligata รจ poi Panicale, pittoresco paese che fa parte dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia. Nella Chiesa di San Sebastiano si trova lโ€™opera il Martirio di San Sebastiano, unโ€™intera parete affrescata dallโ€™artista. Unโ€™altra tappa importante per scoprire tutta lโ€™arte del Divin Pittore รจ Fontignano, dove nel 1511 il Perugino stabilรฌ la sua bottega per sfuggire alla peste.

 

San Sebastiano. Cerqueto

 

Proprio di peste il pittore morรฌ nel 1523-1524, mentre lavorava a un affresco raffigurante Lโ€™adorazione dei pastori commissionatogli per la piccola Chiesa dellโ€™Annunziata, lโ€™affresco lasciato incompiuto dal Perugino, ma finito dai suoi allievi, e infine una Madonna con bambino, lโ€™ultima opera da lui completata nel 1522.
Perugino fu lโ€™iniziatore di un nuovo modo di dipingere; lโ€™artista va alla costante ricerca di paesaggi di piรน vasto respiro, ammirando lโ€™esempio dei precedenti fiorentini come Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Beato Angelico, ben noti in terra umbra. Il Perugino procede verso una lenta e graduale conquista del naturale. Lโ€™armonia insita nel paesaggio peruginesco fu creata da un approccio mistico con la natura e da unโ€™arte che, piuttosto che fondarsi sullโ€™intelletto e sullโ€™addestramento dellโ€™occhio, come avveniva a Firenze, scaturiva dal cuore e dalla forza dei sentimenti.[2]
Il Perugino segnรฒ cosรฌ il gusto di unโ€™epoca.

 


[1] Emma Bianchi, โ€œPetro penctoreโ€: lโ€™Adorazione dei magi e la confraternita di Santa Maria dei Bianchi di Cittร  della Pieve, in Perugino e il paesaggio, Silvana Editoriale, 2004, pp. 119-128.โ‡‘

[2] Silvia Blasio, Il paesaggio nella pittura di Pietro Perugino, in Perugino e il paesaggio, Silvana Editoriale, 2004, pp. 15-41.โ‡‘

Berto di Giovanni, pittore umbro, pur non essendo di alto respiro poetico, presenta un certo interesse sia per le fonti spesso illustri alle quali si ispira, sia per il variare di stile nelle sue opere e aiuta a comprendere come l’arte del Perugino e di Raffaello abbiano notevolmente influito anche sulle minori personalitร  umbre.

Berto di Giovanni รจ menzionato per la prima volta in un atto notarile del 3 gennaio 1488: il suo nome figura infatti nella Matricola dei pittori per Porta Sole, anche se alcuni documenti lo nominano come Alberto o Ruberto. Viene citato per la prima volta come camerlengo dellโ€™arte e nel 1502 riceve vari pagamenti insieme a Eusebio da San Giorgio e Nicolรฒ da Cesena per lโ€™affresco, ora scomparso, di una camera destinata al vescovo nella canonica del duomo.

 

Berto di Giovanni. San Giovanni Evangelista scrive l’Apocalisse. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Nella bottega del Perugino

Berto di Giovanni lavorรฒ a bottega dal Perugino insieme ad altre notevoli personalitร : Eusebio da San Giorgio, Sinibaldo Ibi, Ludovico dโ€™Angelo e Lattanzio di Giovanni.
La bottega era una piccola realtร  nella quale si condividevano i contrasti sociali, il proprio tempo e la propria esperienza. Questa comunitร  portรฒ allo sviluppo di una Koinรฉ linguistica; uno stile in cui diventa veramente difficile cercare di isolare in precisi contorni le zone dโ€™ombra individuali, soffocate dalla necessitร  di aderire a uno stile comune e vincente.[1]
Una tra le maggiori opere del pittore รจ la Madonna con il Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Francesco; prima a San Francesco del Monte e ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. La Vergine seduta in un ampio paesaggio tiene in grembo il Bambino, che stringe tra le mani una coroncina di fiori; i Santi sono inginocchiati accanto a lei, mentre due angeli in volo le pongono sul capo una corona. Il Bambino deriva dal cartone rovesciato utilizzato per la Madonna della collezione Kress, ora nella National Gallery di Washington, con opportune modifiche al visino e al braccio destro per fargli impugnare, ben visibilmente, la corona di fiori.
Il paesaggio che si apre alle spalle dei protagonisti rende la tavola ancora piรน affascinante. Il linguaggio figurativo della composizione sembra articolarsi su piรน registri: da una parte la calma di una composizione tipicamente peruginesca ormai arcaizzante, dallโ€™altra un’evoluzione dei personaggi piรน moderna, visibile nella resa del chiaroscuro che avvolge San Giacomo; ciรฒ porta a una difficile lettura della tavola.[2]
Datata 1507 รจ laย Sacra conversazione, ora a Londra a Buckingham Palace, nella cui predella sono raffigurate la Nativitร  della Vergine Assunta e lo Sposalizio della Madonna. La pala mostra un prevalente influsso peruginesco con qualche ricordo della Pala Ansidei di Raffaello.
Il pittore partecipรฒ anche a unโ€™eccelsa opera, ora conservata nella Pinacoteca Vaticana: lโ€™Incoronazione della Vergine, realizzata da Raffaello, poi completata da Giulio Romano e Francesco Penni. Berto di Giovanni prese parte alla realizzazione della predella, ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.[3]

 

Berto di Giovanni, Gonfalone del duomo, Perugia, cattedrale di San Lorenzo

 

Nelle quattro scene della predella i forti contrasti di colore mostrano la netta influenza di Giulio Romano. Infatti, nell’ultimo periodo, Berto di Giovanni fu attratto dal grande pittore dei Gonzaga e si abbandonรฒ a una tecnica manieristica di tocco duro, con forti risalti chiaroscurali, ben lungi dalla precedente morbidezza di colorito delle piccole tavole.
Percorrendo le sale della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria si possono ammirare altri capolavori del pittore: S. Giovanni Evangelista in Patmos con lunetta con lโ€™Eterno e la predella con le Storie del santo, che venne eseguita per le cistercensi di Santa Giuliana a Perugia. Nella tavola si puรฒ notare la goffa rappresentazione dellโ€™evangelista ripresa dalla figura di Pitagora nella Scuola di Atene; nella predella invece, si rileva un forte incupimento dei colori ravvivato solo da qualche lumeggiatura. Lโ€™ultima opera certa conservata nel duomo di Perugia รจ un gonfalone fatto dipingere nel 1526 in occasione della peste, posto sopra un altare nella navata sinistra.[4]

 


[1] Laura Teza, Un dipinto in societร : Perugino, Berto di Giovanni e la Bottega del 1496, pp. 47-61, in Pietro Vannucci e i Pittori Perugini del Primo Cinquecento. I lunedรฌ della Galleria. Atti delle Conferenze 23 febbraio-10 maggio 2004, a cura di Paola Mercurelli Salari, Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio Storico Artistico ed etnoantropologico dellโ€™Umbria, Perugia, Ponte San Giovanni.โ‡‘
[2] F. Santi, Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV-XVI, Roma, 1985, p. 140, la considera di Giannicola, mentre F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al Cinquecento, Milano, 1989, I, p. 278 e Mercurelli Salari, Pittore di ambito peruginesco 9, Madonna con Bambino, due angeli, i santi Giacomo Maggiore e Francesco, in Perugino e il paesaggio, catalogo della mostra (Cittร  della Pieve, 28febbraio-18 luglio 2004), Milano 2004, p.60 vicina a Berto di Giovanni.โ‡‘
[3] Dictionary of Painters and Engravers Biographical and Critical, by Michael Bryan, p. 119, New Edition Revised and Enlarged, Edit by Robert Edmund Graves B.A., of the British Museum. Volume I A-K, London 1886.โ‡‘
[4] Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume IX, 1967.โ‡‘

Lโ€™estate a Firenze รจ torrida, laggiรน in basso, sotto lโ€™Appennino e lontano dal mare. Anche Perugia รจ lontana dal mare, ma almeno รจ in cima a una collina e cโ€™รจ sempre una bavetta di vento che rinfresca.

Sicuramente in quel caldo luglio del 1503 Pietro Vannucci stava rimpiangendo la sua cittร . Lavoro e famiglia lo avevano portato a Firenze e lรฌ era costretto a sopportare il caldo. Ci sono dei momenti in cui il caldo toglie anche la forza di pensare, nemmeno sapere che a settembre lโ€™estate se ne va, riesce ad alleviare la sensazione di essere dentro un forno e di cuocere a fuoco lento.
Perรฒ lui doveva lavorare anche con il gran caldo e, mentre lavorava, succhiava i suoi confetti.ย  Il suo pusher di fiducia era Di Giovanni che gli procurava, a caro prezzo, quelle piccole delizie che rallegravano le lunghe ore da passare seduto davanti alle tele. Di Giovanni era lo speziale della farmacia Al Giglio, ed era abituato ad ascoltare le richieste degli artisti, e non stiamo parlando dโ€™imbianchini o spaccapietre, ma dellโ€™Olimpo dellโ€™arte italiana del Rinascimento.

Il pittore in nero

Nelle sfere piรน alte dellโ€™Olimpo cโ€™era lui, il pittore dal viso tondo e grassottello, fronte alta, capelli lunghi sul collo, berretto in testa, guance e naso rubizzi, e unโ€™elegante giacca di velluto nero. Il Perugino si รจ ritratto cosรฌ, nella Sala del Cambio a Perugia, si รจ ritratto come un uomo non giovane e sempliciotto. Sembra affetto da couperose, quella malattia che dilata i capillari facendo venire le guance rosse, ma forse soffriva di fragilitร  capillare oppure era stato molto allโ€™aria aperta. Questa seconda ipotesi รจ poco probabile, dato che allora i pittori lavoravano perlopiรน dentro lo studio oppure in chiesa.
Pietro Vannucci da Cittร  della Pieve, detto il Perugino, era stato uno dei piรน influenti pittori della sua epoca, e come tutti i migliori, aveva lavorato a Roma per il Papa e per le grandi committenze. Il Perugino e i suoi colleghi – i pittori del Rinascimento – non usavano molto il nero perchรฉ colore del lutto. Preferivano i colori delicati che si sposano meglio con la serenitร  annunciata da ยซquantโ€™รจ bella giovinezza… chi vuol esser lieto siaยป. Pietro Vannucci usa il nero nel Compianto del Cristo morto e nelle Deposizioni perchรฉ il dolore richiedeva anche tratti di nero. Invece nei suoi ritratti indossa sempre una giacca nera, forse perchรฉ era alla moda tra gli artisti. Anche nel ritratto fatto dal suo allievo, indossa una giacca nera molto elegante e in testa ha un berretto nero abbinato alla giacca. Quellโ€™allievo, che era Raffaello, ha dipinto con affetto il grande maestro mentre guarda lo spettatore con aria seria, con lo sguardo intenso di una persona intelligente. Raffaello e Perugino, allievo e maestro.

Il Perugino in un ritratto di Raffaello e Lorenzo di Credi, Galleria degli Uffizi

Confetti con un cuore

Nel luglio 1503 lโ€™artista lavorava e mentre lavorava succhiava i confetti con lโ€™anima di semi di coriandolo. I confetti si succhiano e in bocca il piacere dura a lungo. Dโ€™altronde il Perugino era un signore benestante che poteva permettersi i confetti e mantenere con larghezza la famiglia. I coriandoli confetti, che a lui piacevano, erano noti fin dai tempi dei romani perchรฉ ritenuti digestivi, tanto che li aveva fatti servire anche Lorenzo de’ Medici alla fine del suo pranzo di nozze.
Lo speziale Di Giovanni registra che in luglio i garzoni del pittore, una volta Donato unโ€™altra volta Jacopo, sono andati a prendere tre once di confetti, in tutto circa due etti, ma hanno portato a casa anche altre specialitร  medicinali: zuccheri rosati e violati, cotognate e altre squisitezze erano le preparazioni medicinali del tempo.
Se Mary Poppins cantava: ยซbasta un poco di zucchero e la pillola va giรนยป, allโ€™inizio del Cinquecento lo zucchero lavorato costituiva la pillola. Zucchero e mele cotogne erano la base da elaborare con spezie e sughi di piante, fino a formare dei solidi a forma di dattero, di manina, di tondino anche di morselletto.
Perugino si trattava come un ricco petroliere e non badava certo a spese per soddisfare il suo piacere e curare la sua grande famiglia, perchรฉ i prodotti che lui acquistava erano, come scritto nel Ricettario Farmaceutico Fiorentino del 1498: ยซsolo per ricchi e potentiยป.

I malanni della famiglia Vannucci

Purtroppo non tutto era roseo. Nel 1503 la sua fama di Vannucci vacillava perchรฉ avanzavano le nuove tendenze che volevano piรน forza e piรน tormento nella pittura e nella scultura. La serenitร  dellโ€™Umanesimo non era piรน di moda e non corrispondeva alla durezza dei tempi. Vedere di non essere apprezzato e addirittura criticato, comโ€™era accaduto alla corte dei Gonzaga, aveva lasciato il segno, e lui dormiva male. Di Giovanni gli prepara delle pilloline di Diacodio e altre di Fumosterno, che contenevano papavero per schiare lโ€™umor nero e conciliare il sonno. Cosรฌ almeno si credeva.
I registri dello speziale sono preziosi, perchรฉ lui ha annotato tutti gli acquisti dei suoi clienti permettendoci di conoscere, negli anni, le malattie che circolavano nella famiglia Vannucci. Apprendiamo cosรฌ che stomaco e intestino erano i suoi punti deboli e anche quelli della moglie. Mandavano spesso a prendere la polvere di Cassia e di Agarico agarico che sono piante lassative, e si permettono anche la Trifera persica.
Questo rimedio di antica origine persiana, da cui il nome Persica, era una preparazione molto complicata e conteneva tutte le piante che svolgono unโ€™azione lassativa: prugne e agarico, ma anche rose rosse, olio di viole e viole secche. Allora non si guardava alla ricerca o alla modernitร , allora si pensava che un rimedio antico fosse garanzia di efficacia. Infatti si usavano anche pezzetti di mummia, perchรฉ se la mummia aveva passato tanti millenni senza distruggersi voleva dire che era sicuramente efficace. Punti di vista.
Tante volte il maestro mandava a prendere ยซcose stomachicheยป cioรจ dei rimedi buoni per il curare lo stomaco della moglie. Di Giovanni consegna tante volte ai garzoni queste ยซcose stomachicheยป e prepara anche un ยซsacheto di erbe a lo stomacho della donnaยป. Chiara Fancelli, figlia di un famoso architetto fiorentino, era la moglie e la madre dei cinque figli del Perugino. Lui aveva dipinto decine di volte la Madonna. Lโ€™aveva dipinta al momento dellโ€™Annunciazione, lโ€™aveva dipinta mentre adorava il Bambino e con il Bambino in braccio. Per dipingere la Madonna si era servito sempre di modelle giovani e belle e forse, la piรน bella, รจ stata proprio Chiara Fancelli, che sembra essere stata di fragile costituzione. Forse erano stati i parti a debilitare la salute della donna.
I prodotti che uscivano dalle spezierie antiche erano dei rimedi con indicazioni varie, e molti erano considerati una panacea, cioรจ erano dei rimedi che curavano tutto – dalla peste al mal di testa, alle pulci del cane. A casa Vannucci entrano due preparati che sono quasi delle panacee, ma che potrebbero aver a che fare con il parto. Infatti la pomata Infrigidante di Galeno era considerata anche un aiuto per le doglie, mentre lโ€™acqua di capelvenere era ritenuta utile nel dopo parto. Sarร  vero? Non lo sapremo mai.
Perรฒ lo speziale Di Giovanni ha fatto scendere dallโ€™Olimpo il Perugino, lo ha portato vicino a noi che soffriamo di mal di stomaco, che prendiamo lโ€™influenza, che facciamo fatica a dormire e che amiamo succhiare delle cose buone. Quando vi troverete tra le mani dei confetti al coriandolo ricordatevi che hanno attraversato i secoli e che sicuramente piacevano al Divin Pittore dalla giacca nera.


  1. A. Covi, New sources for the study of italian Renaissance art., 1969.
  2. Covi, Tacuinum de’ spezierie, Perugia, ali&no, 2017.