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รˆ proprio vero! Infatti, ancora oggi, molte strade si dirigono verso la nostra Capitale seguendo i vecchi tracciati delle antiche consolari romane.

Alberto Stade, foto by viaromeagermanica

 

Ci sono anche strade e soprattutto percorsi che hanno preso vita da precise motivazioni delle persone che avevano la necessitร  di spostarsi da un luogo a un altro in modo piรน comodo, veloce e sicuro possibile.
รˆ il caso dell’Abate Alberto che nel 1236 partรฌ dalla cittadina tedesca di Stade, ubicata nel Nord della Germania vicino alla foce del fiume Elba, in direzione Roma per incontrare Papa Gregorio IX. All’andata fece la Via Francigena mentre al ritorno la Romea-Germanica. Al rientro dal viaggio, durato circa sei mesi e dopo aver percorso circa 3.500 chilometri, deluso per una serie di motivi personali e di contrasti con i suoi confratelli, si dimise da Abate ed entrรฒ in convento.
Qui si dedicรฒ alla stesura di alcune opere tra cui gli Annales, una cronaca in latino degli avvenimenti piรน importanti del tempo. All’interno degli Annales รจ contenuto un dialogo tra due monaci immaginari che conversano sulle migliori strade da intraprendere per un pellegrinaggio verso Roma.
Nel dialogo, Alberto di Stade, racconta minuziosamente il suo viaggio, descrivendo i luoghi, le distanze, le soste e altre notizie utili ma soprattutto indica la Romea-Germanica come la Melior Via per raggiungere Roma.

 

Via Romea-Germanica, foto by Facebook

Un'autentica e precisa guida di viaggio per il Pellegrino!

Da quel momento, tutti identificarono il percorso fatto da Alberto di Stade, attraverso la via Romea-Germanica o Via Romea Perigrinorum, come la strada piรน comoda e preferibile per raggiungere Roma dalla Germania.
La Romea-Germanica aveva molti incroci e diramazioni e collegava il Nord-Est europeo a Roma con una vera e propria rete stradale, di analoga importanza alla Via Francigena e al Cammino di Santiago di Compostela (all’epoca erano le tre strade europee piรน importanti e trafficate).
Alberto descrive, nel dialogo tra i due monaci, che partendo da Stade si attraversava una serie di cittร  tedesche e austriache, dopodichรฉ si valicava il Passo del Brennero e, a seguire, si transitava per Trento, Padova, Venezia, Ravenna, Forlรฌ, Alpe di Serra, Arezzo, Val di Chiana, Orvieto, Acquapendente (dove la Melior Via si univa alla Francigena), Viterbo e si arrivava a Roma.
La via Romea-Germanica attraversava varie localitร  del territorio del Trasimeno e della Chiana, e giungendo da Nord troveremo la Melior Via che dopo Arezzo toccherร  nello specifico e in successione: Castiglion Fiorentino, Cortona, Montalla, Ossaia, Petrignano del Lago, Giorgi, Pozzuolo Umbro, Casamaggiore, Gioiella, Vaiano, Villastrada, Cimbano, Vocabolo Tre Case, Caselle, Paciano, San Donato, Popoltaio Schiacciato, Casaltondo, Cittร  della Pieve, Fabro, Ficulle, Allerona, Orvieto, Acquapendente (qui si unisce alla Francigena), Viterbo e infine Roma.
In localitร  Ossaia esisteva una sua derivazione che transitava sulla costa Nord del Lago Trasimeno nei territori di Tuoro, Passignano e Magione, proseguendo poi in direzione Corciano, Perugia, Assisi, Spoleto, Rieti e quindi Roma.

 

Via Romea-Germanica, foto by Facebook

Una Via ancora da scoprire

La Romea-Germanica o Melior Via era chiamata anche dell’Alpe di Serra o via dei Pellegrini o Major o degli Eserciti; infatti รจ stata attraversata oltre che da pellegrini e viandanti anche da Re, Imperatori Sassoni, Sovrani Svevi, Papi, Santi ed Eserciti e nel periodo dal 1000 in poi รจ stata, per molti secoli, la via piรน transitata per giungere a Roma e da qui, con altre strade, si poteva proseguire per la Terra Santa.
La Melior Via ha rappresentato nel passato e per molte localitร , scambio di persone, influenza culturale e artistica e sviluppo economico; dal secolo scorso, con l’avvento di nuovi percorsi di comunicazione piรน rapidi e veloci, alcuni tratti sono stati abbandonati o relegati in strade di secondaria o marginale importanza.
Recentemente si รจ dato nuovo interesse al ritrovato percorso della Romea-Germanica, il quale tocca localitร  suggestive e interessanti da molti punti di vista e con una grossa portata storica.
Nel tratto del comprensorio del Trasimeno e non solo, l’antica Strada potrebbe rappresentare per un turismo sostenibile e responsabile, un’attrattiva artistica, culturale e naturista da valorizzare in favore della bellezza dei Borghi e dei luoghi visitabili attraverso essa; durante il suo tracciato si potrebbero incontrare numerose testimonianze culturali e ammirare un paesaggio mozzafiato che con i suoi colori delicati e pastello, mette tutto in armonia.
Gli operatori del settore, tramite l’organizzazione costante e calendarizzata di iniziative attraverso percorsi culturali indirizzati o passeggiate rilassanti o trekking o visite dedicate o altro, potrebbero trarre dalla Melior Via un vantaggio economico integrativo per la loro attivitร  imprenditoriale.

Il primo ottobre verrร  presentata a Perugia la prima Guida dei 27 Borghi piรน belli d’Italia in Umbria.

 

Si tratta di un’opera di rilievo che racconta la bellezza della regione, attraverso i suoi piccoli comuni di eccellenze certificata. Gli รจ stato dedicato un anno di lavoro, intensificato durante la quarantena e continuato fino all’estate, grazie al prezioso contributo di tutte le amministrazioni comunali coinvolte, coordinate dall’associazione I Borghi piรน belli d’Italiaย e con la realizzazione grafica di qualificate imprese umbre. รˆ un volume snello in formato tascabile, bilingue e gratuito, finanziato esclusivamente con i fondi associativi e messo a disposizione delle comunitร  e dei turisti.

Arriva lโ€™autunno: stagione ideale per chi ama camminare, non fa troppo caldo e si cammina bene. Dedicato agli appassionati di trekking รจ Il cammino dei borghi silenti: un nuovo percorso di 86 km, aperto da poco.

Il Cammino si snoda nella zona poco conosciuta dei monti Amerini (cioรจ di Amelia) nellโ€™Umbria meridionale e segue il profilo dei monti Croce di Serra e Melezzole. Siamo in un angolo remoto della regione, coperto di boschi di lecci e soprattutto di castagni, con resti di monasteri sulle parti piรน alte dei suoi rilievi e circondato da una vera corona di borghi poco abitati, da cui il nome silenti.
Il cammino dura 4 giorni e i camminatori hanno a disposizione B&B, agriturismi o strutture comunali tipo ostello per riposare dalle fatiche del percorso. A Santa Restituta รจ stata aperta il 25 agosto la nuova struttura comunale con letti, docce e cucina attrezzata.
Il punto di partenza e di arrivo del circuito รจ il borgo di Tenaglie, panoramico e bello: venne scelto dai Romani, quelli dellโ€™impero, per costruirvi una villa, di cui restano tracce di mosaici. Comunque chi seguirร  il percorso dei monti amerini godrร  di panorami inattesi che abbracciano buona parte dellโ€™Italia Centrale, si muoverร  sui fianchi della montagna in mezzo a boschi di castagni che danno ottimi marroni e si immergerร  nella civiltร  del castagno.

 

Il percorso

 

ยซDel maiale non si butta nienteยป รจ un vecchio modo di dire che vale per l’animale, ma anche per lโ€™albero del castagno. Se cโ€™รจ un albero versatile quello รจ proprio questo. Le foglie secche servivano per riempire i materassi – meglio un materasso con le foglie secche che fanno rumore quando ti giri, piuttosto che dormire sulla nuda terra. E le traversine dei treni? Erano fatte di castagno perchรฉ resiste bene alle intemperie e allโ€™usura. Poi si deve aggiungere la fame: intere popolazioni si sono salvate mangiando castagne e pane di farina di castagne, con aggiunta di farina di ghiande. Per non parlare dellโ€™uso di quel bel legno per fare porte, finestre, tavoli e manici di attrezzi agricoli. I poveri devono la vita al castagno e… ai benedettini. I benedettini erano un mix tra i volontari di oggi e i missionari; ovunque andassero costruivano il loro monastero, ben isolato, e la loro legge era ora et labora, prega e lavora. Il lavoro li ha sempre portati fuori dal monastero a contatto con le popolazioni locali.

 

Il castagno

 

Nella zona di Avigliano Umbro, Santa Restituta, Melezzole, Toscolano e Morre, borghi attraversati dal Cammino dei Borghi Silenti, quei santi uomini venuti per costruire eremi e monasteri trovarono popolazioni che sopravvivevano a mala pena e che non sfruttavano adeguatamente i terreni. Loro, i monaci, vivevano sulla cima dei monti Amerini, mentre il popolo viveva nei borghi sottostanti. Tra i monasteri e i borghi cโ€™erano, e ancora ci sono, interi fianchi di colline coperti di castagni. I benedettini si resero subito conto che quei terreni erano propizi alla crescita dei castagni cosรฌ, rimboccandosi le maniche, si misero a insegnare ai villici lโ€™arte di coltivare il castagno ma soprattutto lโ€™arte di innestarlo. Unโ€™arte sopraffina e delicata perchรฉ trasforma una pianta selvatica in unโ€™ottima pianta da marroni. Purtroppo questa รจ unโ€™attivitร  che ormai sta sparendo: lโ€™uso che si faceva del legno di castagno รจ stato soppiantato da altri materiali. Le traversine della ferrovia sono di cemento, gli infissi sono in alluminio o in PVC, i tavoli li produce lโ€™IKEA con mescole diverse, gli attrezzi agricoli non si fanno piรน in casa.
Per i comuni della zona del circuito la Sagra della castagna รจ comunque un importante appuntamento annuale, una tradizione alla quale purtroppo questโ€™anno si dovrร  rinunciare a causa del Coronavirus. Tuttavia, percorrendo quel circuito in autunno puรฒ capitare di trovare sul terreno dei marroni e si possono certamente gustare piatti a base di castagne nei vari ristoranti e locande sparse un poโ€™ovunque.

Conclusa la quarantena del Coronavirus sono uscita e sono andata in giro per la mia cittร : Roma. Vuota. Nessun turista e nessun cittadino in giro, solo io.

Camminando adagio attraverso il centro ho riscoperto la sua maestosa bellezza, di solito velata da strati sovrapposti di turisti che fotografano qualsiasi cosa a qualsiasi ora, anche mentre stanno mangiando. Allora ho pensato che fare un salto indietro nel tempo e immedesimarsi nelle vesti ingombranti di una viaggiatrice del Grand Tour sarebbe stato interessante.

 

Todi, Piazza del Popolo

 

Mentre mangio un gelaro seduta al bar, cerco di immaginare le emozioni di una fantomatica viaggiatrice ottocentesca come Madame de Staรซl e di vedere con occhi curiosi e ammirati una piazza italiana. Non ho scelto una piazza a caso, ma Piazza del Popolo a Todi, piccola e perfetta. Cโ€™รจ tutto quello che ci deve essere e niente stona, nemmeno gli ombrelloni.
Non passano macchine e oggi non ci sono neppure i bambini che corrono e lanciano gridolini. La piazza รจ il cuore pulsante di ogni piccola cittร  e di ogni borgo italiano: ne รจ il centro politico, commerciale e religioso. รˆ cosรฌ da quando le cittร  sono state fondate e i centri commerciali non avevano ancora sostituito la piazza. Piazza del Popolo รจ la piazza dei tuderti e dei molti popoli che si sono succeduti nei millenni, che lโ€™hanno attraversata parlando e mangiando.
Mentre sono seduta qui al bar, considero che i miei piedi, cosรฌ come quelli della de Staรซl prima di me, poggiano dove hanno passeggiato Etruschi e Romani che, mentre facevano politica, si muovevano tra i monumenti della piazza, di cui non vi รจ piรน traccia poichรฉ sono stati incorporati o riutilizzati. Mi guardo attorno e cerco di catturare la bellezza di ciรฒ che vedo.

Palazzo dei Priori con lโ€™aquila di bronzo

Laggiรน a destra, sul muro del palazzo dei Priori, cโ€™รจ lโ€™aquila di bronzo con la sua tovaglia tra gli artigli; le faccio un sorriso, se รจ unโ€™aquila lo vedrร . Io ho con me uno zainetto, ma se fossi una dama dei primi dellโ€™Ottocento avrei un ombrellino da sole, una grande borsa di tappeto come quella di Mary Poppins e un blocco da disegno con matite e acquerelli. Il blocco da disegno era un must che non poteva mancare a nessuna persona colta mentre era in viaggio: era lโ€™unico modo per fissare i ricordi. Paesaggi e monumenti si tracciavano sulla carta; i tramonti, cosรฌ fotogenici, non si prestavano a schizzi e acquarelli, e nessuno si sarebbe sognato di disegnare i piatti con le pietanze.
Il pezzo forte della piazza di Todi sono due palazzi in travertino chiarissimo: il palazzo del Capitano e quello del Popolo, maestosi e leggeri, con quelle finestre gotiche che sembrano merletti. Sono due palazzi che, essendo uniti da una scala, danno lโ€™impressione di essere uno solo, ma, se si osservano attentamente, si nota che anche le loro finestre sono diverse.
Il popolo che viveva in capanne o tuguri doveva estasiarsi davanti a tanta bellezza. Mi lascio prendere dal suo fascino mentre mi godo il gelato. Penso che se fossi stata Madame de Staรซl avrei notato subito le differenze e avrei iniziato a disegnare ogni minimo particolare.
Allโ€™epoca non si potevano fare selfie e non si poteva fotografare a raffica tutto quello che entrava nellโ€™obbiettivo dicendo: ยซpoi lo guardo a casa!ยป. Chi disegna assorbe i particolari, anche i piรน minuti, mentre oggi, quando si fotografa, ci si chiede se sia meglio una foto oppure un video: ma facciamoli tutti due! Come viaggiatrice avrei ammirato il palazzo del Capitano, ma non mi sarei meravigliata piรน di tanto, poichรฉ a una svizzera che ha conosciuto tutta lโ€™Europa il gotico รจ familiare.
Mi lascerei invece sorprendere dal Duomo, lassรน in cima alla scala: mi affascinerebbe il colore rosa della pietra umbra, la pietra del Subasio, la pietra dellโ€™altopiano e la pietra con cui hanno costruito Spello, che mi riprometteri di andare a vedere quando il sole tramonta e batte sulle mura e sulle case e tutta la cittร  diventa rosa come un confetto. Il Duomo, con la sua facciata rosa e bianca, il portale scolpito e il rosone vetrato, รจ una chiesa molto italiana anzi, molto centro-italiana.

 

Palazzo del Capitano

 

Poi farei anche un giro della piazza per vedere i palazzi privati che la circondano e scoprire dettagli per me inediti. Se fossi stata Madame de Staรซl mi sarei incantata davanti ai quei palazzi antichi modificati mille volte. Le vecchie porte medievali sono state murate oppure trasformate da arco tutto sesto a porta rettangolare. Anche le finestre sono state modificate: le ogive, cosรฌ romantiche, sono state infatti squadrate e vi sono stati aggiunti i vetri e le persiane. Sicuramente mi sarei seduta a disegnarle. Lโ€™Italia รจ il paese dove passato e presente convivono, mi sarei detta.
Tutto cambia e niente si elimina completamente. Todi รจ una cittร  fatta di pietra, una montagna di pietre assemblate per creare un gioiello e, se fossi stata Madame de Staรซl, avrei probabilmente scritto nel mio diario: ยซOggi sono salita sulla collina di Todi, mi sono seduta sulla piazza e mentre osservavo quelle pietre ho sentito pulsare la vita degli italiani presenti e passatiยป.

Tra i mestieri tradizionali della Bevagna medievale, il piรน caratteristico รจ legato alla lavorazione della canapa, per la fabbricazione di tele e cordami.

Nel suo Saggio georgico sulla proprietร  dellโ€™acque del torrente Lattone e commercio delle tele in Bevagna del 1782, Alessandro Aleandri scrive: ยซFra tutte per altro le arti, che quivi a perfezione son giunte, verunโ€™ altra avvenne, che possa in elevazione contendere collโ€™arte di tessere e imbiancare dโ€™ogni specie le Tele. Buona parte del territorio di Bevagna รจ attivissimo alla produzione e cresciuta della Canape, di cui si raccoglie quantitร  considerabile. Raccolta in Bevagna la Canape vโ€™รจ tutto il modo di macerarla in alcuni Fossi a ciรฒ destinati, chiamati perciรฒ Maceratori, cinquecento passi in circa lungi dallโ€™abitato. Compiuta la macerazione, ed incigliata dai Contadini la Canape, passa alle Botteghe dei Canapari, delle quali se ne contano nellโ€™abitato in gran numero, vivendo perciรฒ la maggior parte della Plebe collโ€™esercizio di questโ€™arte. Ridotta allโ€™opportuno lavoro viene poi consegnata alle Filatrici, dalle Filatrici passa allโ€™Orditrici, e Tessitrici, dalle quali si lavorano le Tele di diversa qualitร , giusta il desiderio di chi ne fa lโ€™ordinazione. In Bevagna si conta un numero infinito di Telari, sicchรฉ ascendono a migliaia le Tele che in ciascun mese si lavorano. La tela si divide in quattro pezze, e ciascuna pezza in ventisette braccia, o sia in nove Canne Romane. Lavorate le tele resterebbe di imbiancarle e dovrebbesi mandarle altrove, se non vi fosse anche qui la maniera dโ€™eseguirlo non solo perรฒ evvi tal comodo; ma egli รจ tale che non evvi luogo in tutta lโ€™Europa, ove le tele naturalmente riducansi a piรน perfetto biancheggio, quanto da noi e il cui perfetto biancheggio proviene soltanto dalle acque del nostro Lattone. Questo torrente denominato Lattone rimane lungi circa due miglia da Bevagna, sotto un Castello denominato la Torre del Colle. Sebbene dagli Abitanti della Torre non si usi alcuna particolaritร  nรฉ segreto per biancheggiare, con tutto ciรฒ รจ infallibile che lโ€™acque del detto Lattone bianchiscono piรน di tutte lโ€™altre acque, benchรฉ non si usi nรฉ calce, nรฉ sapone, nรฉ si raddoppino tanti bucati, quanti se ne usano in altri luoghi di biancheggio. Giunte finalmente al grado del desiderato biancheggio, le genti della Torre del Colle le stendono in vari prati, presi in affitto per asciugarle. Indi a perfezione purgate le riportano aโ€™ rispettivi mercadanti in Bevagna, incontrandosi di continuo per la strada che conduce colร  Uomini e Donne, Giovanotti e fanciulle, di fresca, di adulta, di virile e ancor di vecchia etade portar sopra la testa chi tre, chi quattro e chi per fine sei di quelle Tele. Fra le tele dunque, che si mandano a curare al Lattone vi sono le Cortinelle, che si fabbricano in tutta la Germania; la loro tirata รจ di circa canne 20 Romane, e si paga per curarle baj.25 la pezza. Le tele di Cento fabbricate in Baviera di tirata canne 25, e pagansi per curarle baj.30 la pezza. Le tele Navine fabbricate similmente in Baviera simili nella tirata e nel prezzo alle tele di Cento. Le tele di Bevagna di tirata canne 9, si paga per biancheggio baj.10. Vengono finalmente anche le tele di Bologna e dโ€™altre parti, il cui biancheggio si paga piรน o meno secondo la loro maggiore o minor tirata ed altezzaยป.
Aleandri cosรฌ conclude il saggio: ยซFinchรฉ sussisterร  questโ€™arte, non mancherร  popolazione, girerร  il denaro e fiorirร  in Bevagna la ricchezza e lโ€™abbondanza; ma trascurandosi si vedrร  il popolo in povertร  e decadenza. Si dovrebbe quindi custodire la medesima con somma gelosia e usare ogni mezzo possibile per mantenerla e accrescerla, senza frapporvi il menomo ostacolo, anche in riflesso di qualunque pubblica gravezza, potendosi in caso di bisogno aumentare gli aggravi personali, non mai perรฒ il traffico o delle canape o delle Tele, unico mezzo che ci resta in oggi per sperare la sussistenza ed aumento del Popolo di Bevagnaยป.

 

Telaio in lavorazione

Un’antica tradizione

Da un documento di proprietร  dei Conti Spetia risulta che, ancora nel XIX secolo, gran parte della popolazione vive dellโ€™esercizio di questa arte: 2404 sono le filatrici che, dalle frazioni e dai comuni limitrofi, vengono quotidianamente a Bevagna per prendere e riportare i filati; 36 sono le botteghe per la raffinazione della canapa: 376 le donne del capoluogo impegnate nella tessitura e 381 le persone impiegate nel biancheggio delle famose Tele di Bevagna e di quelle straniere. Sembra che anche Caterina De’ Medici, andando in sposa ad Enrico II, re di Francia, porti nel suo corredo finissime camicie di canapa, tessute e confezionate a Bevagna.
In realtร , verso il Mille, la coltivazione della canapa รจ diffusissima su tutto il territorio pianeggiante e ricco di acque e pertanto adatto, per la sua configurazione, a questo tipo di coltura da cui contadini e artigiani traggono il loro sostentamento, contribuendo alla notorietร  del borgo con la produzione di tele pregiate e cordami resistentissimi. Lo stesso Statuto documenta lโ€™importanza che a Bevagna aveva la coltivazione della canapa e la tessitura. Nel libro terzo si vieta lโ€™importazione della canapa di Foligno a Bevagna e nel suo distretto; รจ fatto obbligo al Podestร  di inviare il proprio notaio ogni martedรฌ, giorno di mercato, a controllare il Forum Canipae perchรฉ non si contravvenisse alla norma. La pena per coloro che erano stati trovati colpevoli era stabilita in decem solidis pro manna qualibet, cioรจ per ciascuna matassa. Veniva stabilita lโ€™ubicazione del mercato della canapa: da porta Giuntula fino a Porta S. Vincenzo, e in nessun altro luogo e anche in questo caso il notaio del Podestร  doveva esercitare un severo controllo. Si stabiliva anche che nessuno potesse passare attraverso i campi coltivati a canapa, cioรจ le canapine, per andare a lavare i panni ed era compito del Notaio ai Danni Dati controllare e indagare su coloro che non avessero rispettato la norma. Infine lo Statuto considerava lecito per chiunque macerare la canapa, il canapone e il lino in qualsiasi maceratoio di Bevagna e del suo distretto con il consenso degli eventuali proprietari. Il capitolo 178 definisce il salario delle tessitrici dei panni canapati in base ai nodi con precisione estrema: il compenso va da tre soldi per sei nodi e a otto soldi per quindici nodi. ย Textrices, seu texentes panni canapatii accipiant pro stesa panni facti in sex legaminibus tres solidos: et pro stesa panni facti a sex usque in decem legaminibus quinque solidos, et pro stesa panni facti in undecima, et in duodecim legaminus sex solidos, et pro stesa panni facti in quatordecim legaminibus septem solidos et sex denarios, et pro stesa panni facti in quindecim legaminibus octo solidos denariorum.

 

Mercato delle Gaite

La lavorazione durante le Gaite

Per rispetto di questa antica tradizione della Bevagna medievale, nellโ€™ambito della manifestazione del Mercato delle Gaite, una delle quattro, la Gaita Santa Maria, si รจ impegnata fin dallโ€™inizio a far rivivere nei gesti e nei suoni i diversi momenti della lavorazione della canapa, ripercorrendone con fedeltร  i complessi passaggi, secondo le antiche tecniche. Nel 1993 la Gaita ha pensato di arricchire il suo angolo originario dando vita alla ars guarnellariorum o arte dei cascami pesanti che lega insieme, in una stessa corporazione, gli artigiani che tessono la canapa e la lana, nonchรฉ i cordari. In un accogliente e suggestivo angolo verde i visitatori hanno modo di seguire contemporaneamente le fasi della scavezzatura e quelle della scardezzatura dei due cascami pesanti. In un angolo, Osvaldo il pastore tosa con mani esperte una grossa pecora belante, da cui ricava la lana che alcuni giovani donne lavano ripetutamente alla fonte dโ€™acqua corrente. Mentre Cinzia e Manuela sono impegnate in questo lavoro, Maria e Gina stendono al sole la lana lavata, disponendola su camorcanne. Quella giร  imbiancata viene invece scardazzata a mano da Marisa e Peppinella, che la allargano in fiocchi, con gesti veloci, dopo averla unta con olio di oliva. Al centro del giardino si susseguono le fasi della stigliatura: le mannelle di canapa che stanno a essiccare al sole, vengono prese e sottoposte ai colpi ripetuti e ritmati del bastone e della maciulla, con cui Cesare e Angelo spezzano gli steli in frammenti, facilmente separabili dalla filaccia. La fibra, che ne risulta, viene passata poi al pettine; Tarsavio e Silvio, con gesti lenti ma costanti, allungano e tirano ripetutamente le fibre di canapa e lana sopra i due grossi pettini, legati stabilmente ad un tavolaccio, cosรฌ da eliminare la parte piรน grossolana della filaccia e del fiocco e disporre le fibre in unโ€™unica direzione, preparandole per la filatura. Ogni tanto una ragazza, Simona, preleva i fiocchi di lana e canapa, appena pettinati, per riportarli alle filatrici. Dina, Letizia e Maria su pesanti banchetti incappucciano le rocche, fatte da loro con grosse canne, con u batuffolo di fibra di canapa e lana. Le tengono strette sotto lโ€™ascella, oppure infilate nella cintura delle lunghe sottane, cosรฌ da avere entrambe le mani libere per tirare e torcere il filo che si avvolge attorno al fuso. Giacomina e Giustina fanno ruotare i naspi con sorprendente rapiditร  e lasciano poi cadere nel cesto, ai loro piedi, le matasse appena allacciate. Caroletta gira lentamente il filarino e il rocchetto si riempie di filo, Ope ed Elia, girano le piccole ruote che avvolgono il filo della matassa intorno ai rocchetti. Su antichi telai, con gesti precisi e ritmo cadenzato, Angela ed Elide lanciano la spoletta sopra e sotto, a destra e a sinistra, tra i fili tesi dellโ€™ordito. La trama cresce, si allunga e la tela splende bianca e resistente. Donne in abiti succinti e coloratissimi si danno un gran daffare intorno ad alcune vasche di pietra. Stanno tingendo. Michela, Anna, Laura, Ilena, Assunta, Francesca e Pia, tingono le matasse di lana e i teli di canapa, utilizzando le tradizionali le tradizionali sostanze vegetali: il nero ottenuto dalla daphne gnidium, il giallo dalle foglie di ontano o dallo scotano, il turchino dal guado, il marrone dalla galla, il rosso dalla rubia tinctoria. Un giovane scalzo pesta le tele tessute al telaio in un grosso catino di terracotta, pieno di un liquido composto di acqua, sapone, sabbia, calce e orina, che ha il potere di conferire al panno grezzo una particolare lucentezza e resistenza.
Lungo il muro che delimita per tutta la sua lunghezza il vicoletto, rivive con fedeltร  lโ€™antica arte dei cordai: Gigi gira con pazienza e solerzia la ruota dellโ€™antica tornetta, rallentando o accelerando, secondo le richieste degli esperti cordai, Olivo e Attadio, che per lunghi anni hanno fabbricato corde per una infinitร  di usi, torcendo con gesti rapidi ed esperti la fibra di canapa. Il passato, come dโ€™incanto, si รจ fatto presente.

 

Mestieri delle Gaite

La canapa, una fibra versatile

Ne La Divina Villa del perugino Corniolo della Corna, che scrive nella prima metร  del Quattrocento, la canapa viene al primo posto nella fabbricazione di funi, corde, reti e sartiami. Piero de Crescenzi parla dellโ€™impiego della canapa per fare panni, camicie, lenzuola. Sempre nel Quattrocento, due grandi trattati di gastronomia e dietetica, come il Libro de arte coquinaria di Maestro Martino da Como e il De honesta vuluptade et valetitudine di Bartolomeo Platina, parlano ampiamente della canapa. Dallโ€™antichitร  fino allโ€™inizio del XIX secolo il 90% delle vele delle navi era in canapa. Fino agli anni venti del Novecento circa lโ€™80% dei prodotti tessili e delle stoffe per vestiti, tappeti, tende, coperte, asciugamani ecc., era in fibre di canapa, considerati piรน caldi del cotone e tre volte piรน resistenti a strappi e conservabili piรน a lungo. Quasi fino alla fine del XIX secolo, una percentuale stimata tra il 75% e il 90% della carta fabbricata nel mondo era prodotta con fibre di canapa: oltre alla Bibbia di Gutenberg risalente al 1455, anche le opere di M. Twain, V. Hugo, A. Dumas furono stampate su carta di canapa, come la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Essendo una fibra forte e lucida in grado di resistere al calore, alla muffa, agli insetti e non venendo danneggiata dalla luce, pitture a olio dipinte su tele di canapa si sono conservate in buone condizioni attraverso i secoli: i quadri di Rembrandt, di Van Gogh e di altri famosi artisti erano dipinte su tessuti di canapa. Per almeno 3000 anni gli estratti di canapa (cime, foglie, radici) hanno costituito i farmaci piรน diffusi per il trattamento della maggior parte di malattie. Si trovano citati per la prima volta per il trattamento di disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale in un testo di medicina cinese del III millennio a.C. Senza dimenticare lโ€™utilizzo per la produzione di prodotti cosmetici; per la produzione di tavole molto robuste per lโ€™edilizia e la falegnameria; per la produzione di mattoni in cemento impastato con legno di canapa.

 


Bibliografia

Opere scelte di Alessandro Aleandri, a cura di T. Sediari e C. Vinti, Fabrizio Fabbri Editore, 1999
Un viaggio attraverso i secoli: Il mercato delle Gaite, a cura della Gaita Santa Maria, Tipolitografia Recchioni,1994
La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, a cura di C. Poni e S. Fronzoni, Clueb, 2005

Il nostro viaggio nell’accoglienza e nell’ospitalitร  prosegue con la seconda puntata di Home staging – Umbria da valorizzare. Questa volta il protagonista รจ il turismo enogastronomico, vero fiore all’occhiello del territorio umbro.

Foto di Muriel Plombin

 

Partiamo da un dato molto importante: nel 2017 viene istituzionalizzato in Italia il binomio agroalimentare-turismo, ossia viene ufficializzato il turismo enogastronomico. Ciรฒ significa che viene riconosciuto il forte legame tra prodotti agroalimentari, territorio e declinazioni dellโ€™accoglienza nel Bel Paese. Il turismo ovviamente ha molto a che fare con il patrimonio archeologico, storico, ambientale, architettonico e con la cultura.

 

Foto di Muriel Plombin

 

Si sta verificando esattamente quello che si prospettava da qualche mese, ossia un turismo infra-regionale, e aumenterร  la voglia di scoprire e riscoprire la bellezza e lโ€™autenticitร  della nostra regione attraverso la qualitร  dei suoi prodotti: legumi, tartufi, vino, olioโ€ฆ Questi valori possono anche intercettare i viaggiatori motivati che vanno in cerca di esperienze sul territorio umbro, anche online. Perchรฉ non coinvolgere realtร  locali, piccoli produttori o chef per creare sinergie e contestualizzare la propria struttura ricettiva e cosรฌ valorizzare lโ€™identitร  della nostra Umbria?

 

 

Foto di Muriel Plombin

Ripensare le zone dedicate al consumo pasti

L’ospite potrebbe preferire, almeno per un certo periodo, di limitare lโ€™uscita al ristorante o al bar. La cucina diventa allora criterio di ricerca della casa vacanza ideale e non solo per gli appassionati…
Potrebbero anche essere incentivate o consigliate le consegne a domicilio o lโ€™asporto da parte dei ristoranti di zona. Unโ€™attenzione particolare potrร  essere data alla valorizzazione di spazi comodi e ben attrezzati per cucinare e/o per consumare i pasti, che siano in esterno e/o allโ€™interno della propria struttura, facendo in modo che siano dotati di tutti i criteri di comfort, per gustare una colazione, un pranzo, un semplice aperitivo oppure la cena appena consegnata.

 

Foto di Muriel Plombin

La convivenza con lโ€™emergenza sanitaria porta a fare considerazioni importanti sui propri spazi abitativi e su nuove esigenze.

Il settore micro-ricettivo รจ stato individuato come meta privilegiata dei prossimi viaggiatori. Lโ€™Umbria possiede un tale giacimento di strutture che ci fa ben sperare per guardare al futuro con ottimismo.

 

pergolato circondato da boschi

Foto di Muriel Plombin

 

Ognuno puรฒ diventare ambasciatore dellโ€™identitร  della propria Terra e protagonista della sua ri-partenza. Pensiamo una strategia, traendo, da questo periodo talmente inedito, unโ€™opportunitร  per farsi trovare pronti e per essere scelti al momento giusto.

 

Foto di Muriel Plombin

 

Il viaggiatore non si accontenterร  piรน. Potrebbe non bastare adeguare le strutture ricettive ai nuovi standard in merito a sanificazione e pulizie, poichรฉ da questo punto di vista si potrebbe fare esattamente quello che tutti saranno obbligati a fare per legge. Come differenziarsi, rispondere alle nuove esigenze e allo stesso tempo potenziare le ricchezze, la bellezza e lโ€™accoglienza della nostra Umbria?

 

Camera da letto con fiori

Foto di Muriel Plombin

 

Il contesto nel quale si inseriscono le nostre strutture ricettive รจ criterio di scelta. Chi meglio di noi umbri, puรฒraccontare lโ€™esperienza di questo legame tra paesaggio, patrimonio e il nostro modo di vivere?
Prendiamci il tempo, magari in un periodo di non-prenotazione, per scattare il racconto emozionale di vivere questi spazi di transizione.

 

Foto di Muriel Plombin

 

รˆ arrivato il momento di comunicare al meglio la cura che dedichiamo alla valorizzazione degli spazi esclusivi all’aperto, che siano destinati a zone pranzo, spazi giochi o angoli relax. Inoltre, con lโ€™esplosione dello smart working, assistiamo alla nascita di un turismo misto, non piรน esclusivamente legato al piacere. Adattare la propria struttura, attrezzare un angolo o uno spazio dedicato allo smart working diventa una necessitร  per offrire un soggiorno confortevole a chi deve lavorare con serenitร  anche in vacanza.

 

Giardino con sdraio

Foto di Muriel Plombin

 

Chi cerca casa – che sia per una notte, una vacanza o, perchรฉ no, per tutta la vita – potrebbe essere sensibile a questi aspetti fondamentali nati dallโ€™emergenza. Con questa nuova rubrica, Home Staging – Umbria da Valorizzare, cercheremo proprio di capire come rendere appetibile questo enorme patrimonio che ci circonda.

Giovedรฌ 2 luglio ore 18,00ย (disponibile da venerdรฌ 3 luglio alle 12:00 sulla pagina Facebook diย AboutUmbria), secondo appuntamento conย Otium et negotiumย a cura di Marco Pareti, una rubrica di approfondimento promossa daย AboutUmbriaย e nata per affrontare un tema cruciale e di grande attualitร : laย mobilitร  dolce.

Fra gli ospiti il Sindaco di Perugiaย Andrea Romizi, a testimonianza di come lโ€™argomento sia di grande importanza anche per il capoluogo umbro. In una cittร  come Perugia con un rapporto auto/abitanti piรน alto di Italia – ben 72,7 auto ogni 100 abitanti (datiย Osservatorio Euromobility 2018) – e in una regione, lโ€™Umbria, dove giร  prima dellโ€™emergenzaย Covid-19ย e il conseguente crollo nellโ€™uso della mobilitร  pubblica solo 7000 lavoratori al giorno, appena il 2,2% della popolazione, facevano uso dei mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro (datiย Istat 2019), la neonata associazione sportiva e culturaleย Pedala il Futuroย (come altre giร  attive sul territorio perugino tra cuiย Fiab Perugia Pedala), intende promuovere culturalmente lโ€™uso della bicicletta e laย mobilitร  alternativa e dolceย (pedonale e ciclabileย in primis) sia per gliย spostamenti casa-lavoro-scuola, sia come occasione per esaltareย salute, socialitร  e rigenerazione urbanaย orientata allaย sostenibilitร  ambientale.

 

 

Per farlo, lโ€™associazioneย Pedala il Futuroย lancia una serie diย dibattiti webย e unย evento pubblicoย che si svolgerร  entro lโ€™estate con ilย coinvolgimento di altre associazioniย che operano nel territorio. In queste occasioni vogliamo invitare a discutere pubblicamente tutti i soggetti interessati per creare possibili sinergie e progetti in favore di una mobilitร  dolce a Perugia.

Durante ilย primo confronto webย La mobilitร  dolce al tempo del coronavirusย svoltosi lโ€™8 maggio scorso durante la fase diย lockdown, si รจ discusso conย Lorena Pesaresi, ecologista, giร  assessore all’ambiente e alle politiche energetiche del comune di Perugia e membro dell’associazioneย Europa Comunica, e il dott.ย Gianluigi Rosi, medico e appassionato di salute e benessere, del progettoย Bike sharingย di Perugia che i due idearono assieme nel 2012 e che oggi purtroppo langue nellโ€™abbandono.

Si รจ parlato con l’architettoย Viviana Lorenzo, esperta di progettazione urbana e processi partecipativi e docente pressoย The Umbra Institute, di esempi nazionali e internazionali diย tactical urbanismย orientati alla mobilitร  dolce, e con il prof.ย Luca Ferrucci, economista e professore ordinario di Economia presso l’Universitร  degli Studi di Perugia, dellโ€™economia del turismo in bicicletta e delle sue potenzialitร .

Giovedรฌ 2 luglio alle ore 18,00ย – ma disponibile da venerdรฌ 3 luglio alle ore 12 nella pagina Facebookย diย AboutUmbriaย – il Sindaco di Perugiaย Andrea Romiziย assieme aย Francesco Consalvi,ย operatore del settore e delย bike tourism, aย Ruggero Campi,ย Presidenteย ACIย di Perugia, dibatterร  e approfondirร  nuove idee per la Perugia di oggi e di domani.

Dopo un giugno caratterizzato da timide prove generali di ripartenza svoltesi nella paura, nellโ€™incertezza ma anche nella consapevolezza che da qualche parte bisognava ricominciare, ci attende unโ€™estate di sicuro estremamente complessa dal punto di vista economico ma al contempo cruciale nelle scelte (e non scelte) che sapremo fare. Le prove ormai sono finite e, seppure non sia difficile immaginare gravissime difficoltร  determinate da questo evento pandemico di cui non si intravede ancora un decorso certo e prevedibile, occorre agire a livello sistemico per scongiurare una crisi che si configura giร  come epocale.

In questo periodo di stop determinato dal Covid – abbiamo riscoperto laddove ce ne fosse stato bisogno – il ruolo cruciale dei territori, dei piccoli centri e dellโ€™istituzione Comune che ha dovuto fronteggiare in prima linea la crisi sanitaria e quella economica che la prima si รจ inevitabilmente portata dietro. Sindaci e Amministrazioni locali, chiamati a gestire una situazione mai riscontrata precedentemente in epoca moderna, sono stati protagonisti di scelte difficili portate avanti, nella stragrande maggioranza dei casi, con dedizione e caparbietร , come ci si aspetta da buoni padri di famiglia. I piccoli centri sono riusciti meglio delle grandi cittร  ad arginare la diffusione del virus, aiutati sicuramente da una minore concentrazione demografica, ma segno che il buon vivere che li caratterizza รจ riuscito a emergere anche, e soprattutto, in situazioni come questa.

 

by Claudia Ioan

Montone, foto by Claudia Ioan

Uno standard per la sicurezza dei borghi

Partendo da questo assunto e consapevole dellโ€™importante ruolo che i Borghi possono rivestire nel rilancio del turismo nazionale, lโ€™Associazione dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia ha coniato lo slogan La Bellezza in sicurezza e sta lavorando anche per redigere un protocollo standard proprio per la sicurezza del borgo. Fiorello Primi, presidente dellโ€™Associazione, sottolinea come il turismo di prossimitร  possa rappresentare la chiave e la spinta propulsiva per questa ripartenza di cui tanto si sta dibattendo. Per questo รจ necessario valorizzare le peculiaritร  del borgo โ€“ tranquillitร , rapporto con lโ€™ambiente, sostenibilitร  e, naturalmente, sicurezza โ€“ ma รจ altresรฌ fondamentale investire per il rilancio di questi piccoli centri, vittime di isolamento digitale, di carenza infrastrutturale, di grave impoverimento demografico. Serve quindi un grande programma nazionale per la salvaguardia e il rilancio di unโ€™entitร , il borgo, che puรฒ rappresentare, dicevamo, la vera chiave di volta per il rilancio dellโ€™economia del turismo. In questo contesto si colloca la recente lettera inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dallโ€™Associazione dei Borghi Umbri piรน belli dโ€™Italia insieme a Legambiente, Uncem, Symbola, Unione delle Pro Loco Italiane, Anci, Touring Club Italiano e Borghi Autentici, attraverso la quale si sollecita il Governo a intervenire su cinque punti principali:

1) accelerare il Piano per la banda ultra larga;

2) sollecitare unโ€™immediata attuazione di tutti quei dispositivi normativi, dalla legge 158/2017 a favore dei Piccoli Comuni ((con particolare riguardo e urgenza per il Piano straordinario della Didattica);

3) ridurre lโ€™imposizione fiscale sugli interventi in campo ambientale e di natura idrogeologica;

4) avvio delle Zone Economiche Ambientali (ZEA);

5) sostenere la ripartenza del turismo dei borghi, dellโ€™agroturismo, del turismo lento e del cicloturismo.

 

foto by Uliana Piro

Panicale

I borghi umbri e la riabilitazione della cultura

E in un periodo come questo, in cui la pandemia ยซsta rimettendo in discussione lโ€™abitareยป come afferma Antonio Luna, presidente dei Borghi piรน belli dโ€™Italia in Umbria, รจ proprio dal borgo, espressione di bellezza e di cultura che potremmo imparare a ยซriabitare la cultura, perchรฉ torni a essere narrazione di identitร  mutanti, strumento di riequilibrio tra residenzialitร  e turismo, specchio nel rapporto con lโ€™ambiente e con sรฉ stessi, bussola verso nuove necessarie sicurezzeยป. I borghi umbri in questo periodo lo hanno dimostrato continuando a coltivare cultura: basti pensare al progetto Il libro animato di Lugnano in Teverina e di Montecchio, alla serie tv Sara e Marti su Rai Gulp e Disney Channel che mette in mostra la bellezza di Bevagna, al Festival del Cinema Cittร  di Spello e dei Borghi umbri previsto per agosto, alla creazione dei nuovi tour virtuali di Citerna, al progetto Come in Umbria di Montefalco o a quello Strade della ceramica di Deruta, alla realizzazione di un nuovo video promozionale a Monte Castello di Vibio. E questo solo per citare alcune delle tante iniziative che hanno animato i mesi del lockdown, insieme alla campagna di newsletter Facebook, La Bellezza in sicurezza dei Borghi Umbri piรน belli dโ€™Italia, portata avanti con la collaborazione di 15 comuni associati che ne hanno riprodotto lo slogan attraverso post inseriti in rapida sequenza: Spello, San Gemini, Lugnano In Teverina, Allerona, Paciano, Deruta, Bevagna, Bettona, Montecchio, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Monteleone di Spoleto, Montefalco, Montone, Panicale.

Iniziative portate avanti da realtร  che non si sono mai fermate, pronte oggi a ri-accogliere nei tanto attesi eventi in presenza, qualora lโ€™evolversi della pandemia lo consenta. Partiamo intanto il 27 giugno con La Notte Romantica nei Borghi piรน belli d’Italia che, nel rispetto delle precauzioni legate al Covid-19, darร  il via alla stagione turistica, festeggiando il solstizio d’estate.

La passione e l’attenzione dei poeti e degli scrittori stranieri per il nostro paese รจ immutabile nel tempo. Basti pensare a Cechov, Gogol, Keats che hanno condiviso i loro successiย  letterari con le maggiori cittร  italiane.

Augustus Hare

I romantici inglesi preferirono la Toscana: spesso venivano apostrofati come gli anglobeceri per quel loro buffo accento inglese nel parlare il fiorentino. Anche l’Umbria รจ stata meta e soggiorno di illustri personaggi forestieri. Nel 1786 J.W. Von Goethe arrivรฒ in Umbria da Firenze e ne rimase incantato. Lord Byron nel 1817 soggiornรฒ a Foligno e a Campello sul Clitunno, di cui rimane entusiasta come per il lago Trasimeno e le cascate delle Marmore.

Ma c’รจ da dire che anche quelli considerati minori hanno avuto un feeling particolare con il nostro Paese. L’irascibile poeta W.S. Landor visitรฒ Firenze e la Montagna pistoiese, il filologo tedesco Rudolf Borchardt, Lucca. Sua figlia Corona Borchardt coniugata Abbondanz,a tra l’altro รจ vissuta ed รจ morta a Perugia nel 1999.ย  Il filosofo francese Ernest Renan affermรฒ che ยซl’Umbria รจ troppo trascurata nei viaggi e nella storiaยป. Arriviamo cosรฌ al semisconosciuto Augustus John Cuthbert Hare (1834-1903), scrittore e narratore inglese, considerato l’ultimo vittoriano. Autore nella seconda metร  dell’Ottocento del libro Cities of Northern and Central Italy, fa una dettagliata descrizione di Spello che espongo in alcuni dei passi piรน significativi con traduzione non letterale.

Capitolo LXIV

ยซSpello may be made an excursion from Assisi or Perugia, or may be taken on the way to Folignoยป.
(Spello puรฒ essere un’escursione proveniendo da Assisi o Perugia, o come sosta sulla via per Foligno).

ยซThere are 4 trains daily in 20 minยป.
(Ci sono 4 treni giornalieri e in 20 minuti arrivi a Foligno).

ยซWe find this town in inscrptions bearing the titles of Colonia Julia Hispelli and Colonia Urbana Flaviaยป.
(In questa cittร  abbiamo trovato due scritte: Colonia Julia Hispelli e Colonia Urbana Flavia).

ยซThere are remains of a Roman Amphitheatre in the plain below the town and one of the Roman gatesยป.
(Ci sono resti di un Anfiteatro romano nella piana sottostante la cittร  e una porta romana).

Veduta di Spello

ยซThe chief interest of Spello arises from its connection with the history of art. In 1501 Pinturicchio was employed here on noble frescoes witch still remainยป.
(L’interesse principale di Spello รจ connesso con la storia dell’arte. Qui lavorรฒ Pinturicchio nel 1501 su affreschi tuttora presenti).

ยซThe collegiate Church of S. Maria Maggiore contains noblest work of the masterยป.
(La chiesa collegiale di Santa Maria Maggiore contiene tra i piรน nobili lavori del maestro).

ยซThe Franciscan Church of St. Andrea contains a noble picture of Pinturicchio 1508ยป.
(La chiesa francescana di Sant’Andrea ospita un nobile dipinto di Pinturicchio del 1508).

ยซSteep and tortuose streets lead up to the hill top, whence there is a beautiful viewยป.
(Strade ripide e tortuose conducono in cima alla collina dove c’รจ una bellissima vista).

ยซSpello was the seat of a bishopric till the 6th century, when it was removed to Folignoยป.
(Spello รจ stata sede di vescovado fino al VI secolo).

 

A parte la descrizione delle strade ripide che conducono a una bellissima vista dove sembra che Augustus Hare si lasci andare a una sensazione di benessere, quello che emerge รจ una descrizione forse un po’ troppo fotografata del viaggiatore. La descrizione oggettiva del luogo non dร  sufficientemente spazio a quella soggettiva fatta di riflessioni, sentimenti e stati d’animo.
Maggiori emozioni le avrร  avute durante la visita di Assisi o nella successiva di Foligno che inizia a descrivere come The town is walled now… ma questa รจ un’altra storia.

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