La passione e l’attenzione dei poeti e degli scrittori stranieri per il nostro paese รจ immutabile nel tempo. Basti pensare a Cechov, Gogol, Keats che hanno condiviso i loro successiย letterari con le maggiori cittร italiane.
Augustus Hare
I romantici inglesi preferirono la Toscana: spesso venivano apostrofati come gli anglobeceri per quel loro buffo accento inglese nel parlare il fiorentino. Anche l’Umbria รจ stata meta e soggiorno di illustri personaggi forestieri. Nel 1786 J.W. Von Goethe arrivรฒ in Umbria da Firenze e ne rimase incantato. Lord Byron nel 1817 soggiornรฒ a Foligno e a Campello sul Clitunno, di cui rimane entusiasta come per il lago Trasimeno e le cascate delle Marmore.
Ma c’รจ da dire che anche quelli considerati minori hanno avuto un feeling particolare con il nostro Paese. L’irascibile poeta W.S. Landor visitรฒ Firenze e la Montagna pistoiese, il filologo tedesco Rudolf Borchardt, Lucca. Sua figlia Corona Borchardt coniugata Abbondanz,a tra l’altro รจ vissuta ed รจ morta a Perugia nel 1999.ย Il filosofo francese Ernest Renan affermรฒ che ยซl’Umbria รจ troppo trascurata nei viaggi e nella storiaยป. Arriviamo cosรฌ al semisconosciuto Augustus John Cuthbert Hare (1834-1903), scrittore e narratore inglese, considerato l’ultimo vittoriano. Autore nella seconda metร dell’Ottocento del libro Cities of Northern and Central Italy, fa una dettagliata descrizione di Spello che espongo in alcuni dei passi piรน significativi con traduzione non letterale.
Capitolo LXIV
ยซSpello may be made an excursion from Assisi or Perugia, or may be taken on the way to Folignoยป.
(Spello puรฒ essere un’escursione proveniendo da Assisi o Perugia, o come sosta sulla via per Foligno).
ยซThere are 4 trains daily in 20 minยป.
(Ci sono 4 treni giornalieri e in 20 minuti arrivi a Foligno).
ยซWe find this town in inscrptions bearing the titles of Colonia Julia Hispelli and Colonia Urbana Flaviaยป.
(In questa cittร abbiamo trovato due scritte: Colonia Julia Hispelli e Colonia Urbana Flavia).
ยซThere are remains of a Roman Amphitheatre in the plain below the town and one of the Roman gatesยป.
(Ci sono resti di un Anfiteatro romano nella piana sottostante la cittร e una porta romana).
Veduta di Spello
ยซThe chief interest of Spello arises from its connection with the history of art. In 1501 Pinturicchio was employed here on noble frescoes witch still remainยป.
(L’interesse principale di Spello รจ connesso con la storia dell’arte. Qui lavorรฒ Pinturicchio nel 1501 su affreschi tuttora presenti).
ยซThe collegiate Church of S. Maria Maggiore contains noblest work of the masterยป.
(La chiesa collegiale di Santa Maria Maggiore contiene tra i piรน nobili lavori del maestro).
ยซThe Franciscan Church of St. Andrea contains a noble picture of Pinturicchio 1508ยป.
(La chiesa francescana di Sant’Andrea ospita un nobile dipinto di Pinturicchio del 1508).
ยซSteep and tortuose streets lead up to the hill top, whence there is a beautiful viewยป.
(Strade ripide e tortuose conducono in cima alla collina dove c’รจ una bellissima vista).
ยซSpello was the seat of a bishopric till the 6th century, when it was removed to Folignoยป.
(Spello รจ stata sede di vescovado fino al VI secolo).
A parte la descrizione delle strade ripide che conducono a una bellissima vista dove sembra che Augustus Hare si lasci andare a una sensazione di benessere, quello che emerge รจ una descrizione forse un po’ troppo fotografata del viaggiatore. La descrizione oggettiva del luogo non dร sufficientemente spazio a quella soggettiva fatta di riflessioni, sentimenti e stati d’animo.
Maggiori emozioni le avrร avute durante la visita di Assisi o nella successiva di Foligno che inizia a descrivere come The town is walled now… ma questa รจ un’altra storia.
ยซIn forma dunque di candida rosa che si mostrava la milizia santa (โฆ) nel gran fiore discendeva che sโaddorna di tante foglie, e quindi risaliva lร dove โl suo amor sempre aggiornaยป. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXI, vv. 1- 2 e 10-12)
I rosoni, veri ricami di pietra posti sulle facciate delle chiese, attraverso i loro decori filtrano la luce divina, trasformandosi in fasci colorati che illuminano le navate.
Il rosone รจ una ruota a raggi che simboleggia, secondo la tradizione cristiana, il dominio di Cristo sulla terra. ร presente sull’asse dellaย navata principale, talvolta anche di quelle secondarie o in corrispondenza diย cappelle o bracci trasversali. La forma circolare e la gamma cromatica hanno permesso aiย maestri vetraiย di creare opere d’arte sacra raffigurando, sotto forma diย icona, i passi piรน significativi delย Vangelo. Il rosone rappresenta la ruota della Fortuna: Dante stesso la definisce come un’Intelligenza angelica che ha sede nell’Empireo e che opera fra gli uomini attraverso un progetto divino. Il rosone ยซesplicita chiaramente la ciclicitร della fortuna umana e confina il tempo degli uomini nell’incommensurabilitร del tempo di Dioยป.[1]
Basilica di San Benedetto, Norcia, prima del terremoto.
Il suo nome, in uso dal XVII secolo, รจ un accrescitivo del termine di derivazione latinaย rosa, che ne suggerisce la somiglianza con la struttura del fiore. La rosa, la cui freschezza e bellezza suggerisce un simbolo etereo, richiama inoltre il calice di Cristo.[2]
Nella Divina Commedia, nel XXXI canto del Paradiso, Dante evoca la rosa celeste che raccoglie in paradiso la cerchia dei beati ammessi a contemplare Dio. Il rosone รจ in stretta relazione con il cerchio, simbolo di perfezione e quindi di Dio, ma allo stesso tempo รจ anche il simbolo del labirinto, il quale รจ creato dai tanti motivi vegetali presenti al suo interno. Il labirinto richiama la ricerca interiore e il viaggio iniziatico. Esso cosรฌ rappresenta un anello di congiunzione tra il mondo umano e quello divino.
Chiesa di San Francesco. Norcia
Un percorso attraverso la Valnerina
L’Umbria, terra di profondo misticismo e spiritualitร , cela nel suo territorio le orme dei santi che hanno cambiato il volto del Cristianesimo. Fu infatti, sulle verdi colline e altopiani di Norcia che trovรฒ la fede San Benedetto. Nel centro storico della cittร sorge la Basilica di SanBenedetto, costruita presso la casa natale del santo e poi ampliata nel XIII secolo. La facciata, con un profilo a capanna, presenta nella parte inferiore un portale strombato ed รจ arricchita nella parte superiore da un rosone, decorato con foglie di acanto e accompagnato dai simboli dei quattro evangelisti. Purtroppo la basilica รจ stata profondamente danneggiata durante il terremoto del 2016, ma facilmente si puรฒ intuire il suo antico splendore.
Di notevole interesse artistico e architettonico รจ la chiesa di San Francesco a Norcia, edificata interamente in pietra bianca e portata a termine dai francescani conventuali. Pregevole รจ il grande rosone che domina la facciata: una cornice realizzata con rosette e archi a tutto sesto, come un vero ricamo, trafora la dura pietra, rivelando il suo profondo significato attraverso il vuoto della materia ma pieno invece della luce divina.
A pochi chilometri dalla patria di San Benedetto, a Preci, si erge lโEremo di Sant’Eutizio.
La parte piรน antica dell’abbazia risale al IX secolo e nel 1190 fu completata per volere dell’abate Tendini I. L’abbazia ammalia lo spettatore poichรฉ รจ interamente edificata su un terrazzamento tra la scogliera e la vallata sottostante. Il rosone, vero gioiello della scultura, prevale sulla struttura della chiesa. ร un grande cerchio contornato daisimboli degli evangelisti, tipico dellโarchitettura romanica, ma in se reca anche frammenti scultorei altomedievali.[3]
Abbazia Sant’Eutizio. Preci
Non molto distante da Norcia un altro eccelso rosone, piรน minuto dei precedenti, sovrasta e domina la facciata della chiesa di Santa Maria Assunta a Vallo di Nera. La chiesa risale al 1176 e presenta una facciata con pietre conce tipicamente romaniche. A contraddistinguerla รจ un portale gotico a ogiva ornato da capitelli e fregi e nella parte superiore un rosone scandito da dodici colonnine perfettamente in linea, il quale sembra essere riassorbito nel paramento murario.
Cittร profondamente legata alla spiritualitร , ma anche al simbolo del rosone e quindi alla rosa รจ sicuramente la cittร di Cascia, centro religioso legato alla figura di Santa Rita. Si erge in questo borgo la chiesa di San Francesco, presso la quale nel 1270 fu sepolto il Beato Pace francescano. Elemento di spicco della facciata, opera di maestri comacini, รจ il raffinato rosone, molto particolare poichรฉ รจ dato dall’ingranaggio delle due ruote contrapposte che creano un effetto dinamico di rotazione. ร composto da diciotto colonne con capitelli e diciotto archetti trilobati, i quali convergono verso il centro nel quale รจ presente la Madonna con il Bambino. Tutto intorno foglie d’acanto richiamo motivi classici. La delicatezza
Chiesa di San Francesco, Cascia
dell’intarsio rende questo rosone un vero capolavoro dell’arte scultoree regionale.
L’Appennino umbro รจ il custode silenzioso delle tracce di santi e pellegrini fondatori di eremi e cenobi ispirati alle regole della povertร , solitudine e semplicitร . A Sant’Anatolia di Narco la leggenda narra che passarono san Mauro, suo figlio Felice e la loro nutrice. Visto la loro condotta di vita, la popolazione gli chiese aiuto per essere liberati da un drago che infestava quei luoghi. San Mauro, grazie all’aiuto divino, affrontรฒ e uccise il drago. L’episodio della liberazione รจ raffigurato nel fregio della facciata. In essa รจ presente anche il rosone, tra i piรน interessanti esempi di scultura romanica umbra, a due ordini di colonne, iscritto in un quadrato con i simboli apocalittici. Il quadrato รจ delimitato da una fascia a mosaico a stelle. La simbologia della facciata รจ esemplare: il rosone rappresenta Cristo che porta luce nel mondo, identificata con la Chiesa, attraverso la voce dei quattro evangelisti che ne hanno permesso la conoscenza.[4]
Infine, un rosone molto particolare รจ sicuramente quello della chiesa di San Salvatore di Campi di Norcia, una delle testimonianze piรน importanti del territorio della Valnerina. I tragici eventi sismici del 2016 hanno portato al crollo di gran parte dell’edificio e alla distruzione del campanile risalente al XVI secolo. Le pareti rimaste sono state consolidate per rimettere in sicurezza le porzioni di affreschi che verranno reintegrate nelle parti recuperate. La chiesa, immersa nelle colline umbre, รจ un raro esempio a due navate, con due porte di accesso e due rosoni, oltretutto non allineati rispetto alla linea del tetto. Particolarmente interessante รจ la grande ghiera esterna del rosone, scolpita con tralci d’acanto disposti secondo un sinuoso movimento rotatorio a spirale.
Chiesa San Salvatore. Campi
Basiliche, abbazie e piccole chiese, immerse in vallate verdeggianti tipicamente umbre, luoghi magici e mistici allo stesso tempo, ma anche guide essenziali che aiutano il visitatore, spettatore o eremita a cogliere la parte piรน pura e profonda dell’Umbria. Questi e tanti altri luoghi restituiscono gioielli preziosi di un tempo passato.
Purtroppo molti di essi sono stati profondamente colpiti dal sisma di alcuni anni fa, ma molto spesso l’arte e la bellezza vincono il silenzio che scende sulle macerie, riportando questi luoghi alla loro antica bellezza.
[1] Claudio Lanzi,ย Sedes Sapientiae: l’universo simbolico delle cattedrali, Simmetria edizioni, Roma, 2009, pag. 162.โ [2] M. Feuillet, Lessico dei simboli cristiani, Edizioni Arkeios, Roma, 2006, p. 97-98.โ [3] L. Zazzerini, Umbria Eremitica. Ubi silentium sit Deus, Edizioni LuoghInteriori, Cittร di Castello, 2019, pp. 124-131.โ [4] L. Zazzerini, Umbria Eremitica. Ubi silentium sit Deus, Edizioni LuoghInteriori, Cittร di Castello, 2019, p. 109.โ
ยซFamoso questo luogo, puรฒ dirsi francamente in tutta Europa, attesa la speciale arte di lavorare il ferro e lโacciaio della piรน perfetta qualitร introdottavi da tanti secoli. Per cui vengo assicurato che le migliori maestranze di Ferrara e della dominante Venezia, da questo paese sieno derivate. Lโeccellenza dellโarte del lavorare questo metallo, oltre alla particolaritร delle acque, oltre a quello dellโaria, secondo la piรน volgata opinione, proveniva dalle vene perenni del ferro che qua e lร sparse ritrovansi nelle viscere della terraยป.
Lime
Nel lontano 1789, risalendo lโantica valle del fiume Vigi, durante una delle sue illuminate e illuminanti visite apostoliche, lโalto prelato PietroTorretti raccontava con queste parole quanto i suoi occhi avevano potuto cogliere in quel di Sellano, un borgo resiliente in cui non ne hanno avuto ragione i terremoti: qui gli uomini sono come il ferro che per secoli hanno lavorato in raspe e lime. E, come le raspe e le lime, questa terra sa essere ruvida.
Secondo la tradizione, la proverbiale arte della lavorazione dei metalli, nel sellanese, risale al XVI secolo. Presumibilmente fu introdotta nellโarea dalle comunitร monastiche di Santa Croce di Sterpare e di Acqua Premula, nel tentativo di risollevare le sorti di un territorio profondamente impoverito dalle invasioni e dalle pestilenze che scrissero, secoli or sono, alcune delle pagine piรน drammatiche nella storia della Valnerina.
Lime e raspe
Il segreto svelato dai monaci – e che da secoli ne ha alimenta la leggenda – riguardava la fase di cementazione e tempera, nello svolgimento della quale il rasparo, dopo aver infornato i metalli con aggiunta di sale e polvere di corona, li immergeva nellโacqua fredda: il risultato finale era un utensile estremamente resistente, difficilmente soggetto a usura e deformazione. Un segreto custodito con fierezza sino al 1778, quando il mastro limaro Francesco Antonini accolse nella sua bottega un promettente allievo milanese, tale Cristoforo Masina. Macchiatosi di alto tradimento, il giovane artigiano fu accusato di aver rivelato lโimpenetrabile segreto e, su verdetto del Camerlengo di Santa Romana Chiesa, fu allontanato dal borgo. Sembrerebbe che gli stessi monaci, intimoriti dallโaviditร degli artigiani, avessero maledetto chiunque si fosse macchiato di cupidigia, ammonendone lโasservimento alla ricchezza.
Raspe
A Sellano, nel 1945, sulle vestigia di un passato glorioso, รจ stata fondata la Societร Cooperativa Artigiana di Villamagina che, per decenni, ha tentato di salvaguardare la sapienza dei sellanesi, promuovendone la secolare maestria. In tempi non sospetti la Cooperativa contava undici soci e impegnava ben 19 dipendenti, ma le perverse logiche del mercato internazionale, che annichilisce ogni forma di identitร territoriale riducendola a spicciola artigianalitร , ne hanno compromesso la sopravvivenza. Nel percorrere la valle del Vigi, indugiando con lo sguardo sui borghi di Villamagina, Casale, Ottaggi e San Martino, vogliamo immaginare che quellโantica armonia di tintinnii si alzi ancora in cielo e che faccia da controcanto alle preghiere salmodianti di monaci dal volto ignoto, custodi del tempo e dei suoi segreti.
In anteprima nazionale a Perugia. Una bella storia ai tempi del Coronavirus per le fasce vulnerabili.
Lei si chiama Clarissa Bartolini, ragazza perugina non udente, che nella sua quotidianitร si muove in un mondo che spesso non รจ inclusivo per i sordi e ha riscontrato un incremento di difficoltร nel periodo dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19.
Quando Clarissa va a fare la spesa, va in farmacia o in un ufficio, i suoi interlocutori sono dotati di mascherine che coprono la zona labiale cosรฌ da impedire ai non udenti di leggere il movimento delle labbra. Questo significa che i sordi non riescono a capire cosa gli viene detto e alzare la voce non serve, come invece si usa con taluni anziani che ci sentono poco.
Clarissa Bartolini davanti alla Questura di Perugia
Infatti, un sordo, con l’ausilio dell’apparecchio acustico, percepisce i rumori ma non riesce a comprendere le parole. Quindi la possibilitร di leggere le labbra gli permette di essere informato sul mondo che lo circonda.
Clarissa, riscontrando questa difficoltร comune a tutti i non udenti, ne ha parlato con la dottoressa Lucia Magionami e, per cercare di risolvere il problema, รจ stata individuata l’associazione tarantina GIORGIOFOREVERย che ha donato una fornitura di mascherine protettive nonchรฉ trasparenti nella zona labiale e quindi idonee per dialogare con persone sorde. Il funzionario della Polizia di Stato, Massimo Pici, ne ha riferito al Questore di Perugia, il dottor Antonio Sbordone, che con grande sensibilitร ha fatto si che le pattuglie in servizio fossero dotate dell’apposita mascherina.
Clarissa Bartolini, accompagnata dall’interprete LIS Claudia Guarino, ha consegnato le speciali mascherine direttamente agli agenti della Polizia di Stato di Perugia durante un momento celebrativo e in anteprima nazionale, di cui il vostro inviato lacustre รจ stato diretto testimone. Per la prima volta in Italia e in particolare a Perugia, ci sono degli agenti che hanno la possibilitร di comunicare in modo efficace con i sordi grazie alle speciali mascherine.
Claudia Guarino e Clarissa Bartolini
Clarissa Bartolini ha dichiarato: ยซLa sorditร รจ invisibile ai piรน, perchรฉ non si vede e la comunicazione costituisce un ostacolo reale. Questa donazione รจ estremamente importante per la sensibilizzazione delle persone e per far capire meglio i problemi di una persona sorda. Ringrazio il Questore di Perugia, il personale della P.S., Massimo Pici e Lucia Magionami per aver dimostrato la giusta e fattiva sensibilitร . Invito altresรฌ i nostri governanti, nei momenti di comunicazione mediatica, di farsi accompagnare da un interprete LIS, competente della lingua dei segni. Altrimenti noi sordi rimaniamo esclusi dalle informazioni istituzionali, specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria e viviamo nell’incertezzaยป.
L’uso degli speciali presidi di protezione da parte del personale in servizio di pattuglia della Questura di Perugia fa parte delle attivitร operative del Progetto ENEA-La Polizia per il cittadino, dedicato alle fasce vulnerabili in sinergia con enti e associazioni. Una prima iniziativa รจ stata dedicata agli anziani e la successiva รจ stata dedicata ai sordi, con l’utilizzazione delle mascherine da non udenti donate dall’associazione tarantina. Antonio Sbordone, Questore di Perugia, ha dichiarato: ยซRitengo questo passo un tassello molto importante del progetto ENEA, l’impulso del fare messo in atto sotto forma di un vero e proprio network collaborativo che parte dalla percezione dei bisogni del cittadinoยป.
Massimo Pici ha richiesto al Sindaco Andrea Romizi di fornire anche la Polizia Locale di mascherine trasparenti e di sensibilizzare l’AFAS, per le Farmacie Comunali, per reperire e rendere disponibili per tutti le speciali mascherine. Perugia si รจ dimostrata ancora una volta precorritrice di un’iniziativa rivolta all’inclusivitร e, nella certezza che sia d’esempio per altre realtร italiane, non dimentichiamo le fasce vulnerabili. Primi in Italia, gli agenti della Questura e dei Commissariati della Provincia di Perugia, potranno comunicare in maniera ancora piรน efficace con le persone sorde.
Auspichiamo un effetto domino ed emulativo da parte di tutti, dagli operatori del servizio pubblico, quali Ospedali, Farmacie e istituzioni in genere e continuando con i pubblici esercizi e attivitร private. Ormai viviamo in un nuovo mondo fatto da mascherine… speriamo che per magia, ma soprattutto per volontร e sensibilitร , diventino trasparenti.
Tra i cibi che fanno bene allโuomo, c’รจ la lenticchia, coltura in grado di risollevare le sorti della Terra oltre che fiore allโocchiello dellโUmbria.
Lenticchia di Castelluccio
Vendersi per un piatto di lenticchie รจ ciรฒ che fa Esaรน quando rinuncia alla sua ereditร [1] per rifocillarsi con un piatto di ยซminestra rossaยป[2]; ma perchรฉ Esaรน cede proprio a un piatto di lenticchie? Forse perchรฉ anche lui sa che sono in grado di ยซsaziare, infondere serenitร ยป[3], ed essere ยซnutrienti per chi non puรฒ permettersi carneยป[4]. La lenticchia รจ infatti ricca di carboidrati, proteine, minerali[5], vitamine[6] e ferro, รจ povera di grassi, adatta ai soggetti celiaci poichรฉ priva di glutine e ha elevate capacitร salutistiche dovute allโalto contenuto di polifenoli[7]– di cui รจ ricco anche lโolio EVO – come sostiene uno studio riportato dallโAIRAS. Ma gli autori del passato lโhanno esaltata riconoscendole lโulteriore merito di rendere fertile il terreno[8] grazie alla sua capacitร di fissare lโazoto[9], motivo per cui la FAO[10] lโha collocata tra le colture alla base della storia dellโuomo[11] e inserita nei sistemi di coltivazione per i paesi in via di sviluppo. La Lens Culinaris, resistente alla siccitร , ha trovato in quello umbro territorio favorevole, riuscendo addirittura, grazie allโagricoltura biologica di Norcia che permette il verificarsi della Fioritura di Castelluccio[12], a ottenere il vanto del bollino europeoIGP.
[1] Guida del popolo ebraico.โ [2] Libro della Genesi 25, 27-35.โ [3]Naturalis Historia, Plinio il Vecchio.โ [4]Lenticchie, tradizione e cultura in un piatto <www.stile.it> – La Stampa.โ [5] Potassio, fosforo, magnesio, calcio, ferro, zinco, sodio e selenio.โ [6] Vitamina A, gruppo B e C.โ [7] Sostanze antiossidanti capaci di prevenire le malattie degenerative dellโuomo.โ [8]I legumi dellโUmbria, Renzo Torricelli, Francesco Damiani <www.studiumbri.it>โ [9] Diffuso in natura: nei 4/5 dellโaria e in numerosi composti inorganici e organici.โ [10]FAO: Anno internazionale dei legumi, Francesco Damiani <www.studiumbri.it>โ [11]I legumi dellโUmbria, Renzo Torricelli, Francesco Damiani <www.studiumbri.it>โ [12]Lenticchie, tradizione e cultura in un piatto <www.stile.it> – La Stampa.โ
ยซA livello culturale e musicale, secondo me, l’Umbria รจ una delle regioni piรน avanzate in Italiaยป.
Il pianista umbro Giovanni Guidi, pupillo di Enrico Rava, รจ tra i piรน apprezzati jazzisti europei under 40. Folignate D.O.C., in questo periodo di quarantena forzata utilizza il web e i suoi canali social per allietare il pubblico: dal sito del musicista รจ possibile seguire, al costo di un caffรจ, i suoi concerti originali e inediti. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui, per scoprire il suo talento e il suo attaccamento allโUmbria, ma soprattutto i suoi nuovi progetti online. ยซPer chi fa il mio lavoro lโinterazione con chi ascolta non puรฒ essere sostituita da niente e per questo non vedo l’ora di poter tornare a suonare. Ma, visto il momento, la rete rappresenta l’unica soluzione per poter continuare a lavorare. Ho deciso di strutturare la mia attivitร sul web in modo da rendere la fruizione qualitativamente migliore, offrendo contenuti esclusivi a chi vorrร seguirmiยป.
Giovanni Guidi, foto di Roberto Cifarelli
La prima domanda รจ dโobbligo: Giovanniqual รจ il suo legame con lโUmbria?
Sono nato a Foligno. Sono umbro di nascita e penso che non ci sia legame piรน forte di questo.
Quando ha iniziato a suonare il piano?
Ho iniziato intorno agli 8-9 anni, senza un particolare motivo, solo per curiositร e perchรฉ mi piaceva questo strumento.
Perchรฉ il piano e non un altro strumento?
Volendo fare una battuta, perchรฉ quando si va in tour il pianoforte รจ uno strumento che non ti devi portare dietro, quindi รจ molto meno faticoso di altri. Per la mia pigrizia รจ perfetto.
Quanto รจ stato importante lโincontro con Enrico Rava?
Un incontro fondamentale. Mi ha notato mentre frequentavo i seminari estivi di Siena Jazz: mi ha inserito nel gruppo Rava Under 21, trasformatosi in seguito in Rava New Generation.
Il suo impegno sociale รจ molto forte: a livello culturale e soprattutto musicale, cosa manca in Umbria, cosa funziona e cosa andrebbe migliorato?
A livello culturale e musicale lโUmbria, secondo me, รจ una delle regioni piรน avanzate in Italia. Non dimentichiamo che vanta due dei piรน importanti Festival del Paese (Umbria Jazz e il Festival dei Due Mondi), oltre a tantissime altre iniziative importanti. Se dovessi dire, dovremmo forse migliorare e adeguarci sempre di piรน alla contemporaneitร .
Unโorchestra sinfonica, ad esempio, se la meriterebbeโฆ
Sรฌ, penso proprio di sรฌ.
I lavoratori dello spettacolo sono tra i piรน colpiti dal lockdown: cosa servirebbe per un’immediata ripartenza del settore?
Purtroppo dobbiamo essere consapevoli che, per come stanno adesso le cose, una ripartenza del settore cosรฌ come lo abbiamo conosciuto fino a pochi mesi fa, รจ impensabile. Dobbiamo prenderne atto e capire tutti insieme come affrontare questa sfida nel migliore dei modi.
I social ora sono diventati il nuovo palco e lei ne fa largo uso: lo faceva anche prima della pandemia?
Sรฌ. Uso da sempre i miei canali social per condividere la mia musica, le mie idee e riflessioni. Negli anni si รจ creata una bella e nutrita comunitร con cui ho il piacere di confrontarmi e che mi supporta nelle mie attivitร . Recentemente, poi, ho promosso un vero e proprio Digital Tour, suonando in diretta streaming su Facebook โ gratuitamente โ dalle pagine dei festival e dei club in cui avrei dovuto tenere dei concerti in questo periodo. Il progetto รจ andato molto bene e mi ha convinto a proseguire in questa direzione anche nei prossimi mesi, almeno finchรฉ non si potrร tornare a suonare dal vivo.
Se potesse sognare: con chi le piacerebbe duettare?
Senza dubbio Paul McCartney.
Se lโUmbria fosse una melodia, una canzone, quale sarebbe?
Semo gente de Foligno!
Quali sono i suoi progetti futuri?
Da pochi giorni sono partito con due nuovi progetti digitali. Sulla piattaforma Patreon (www.patreon.com/GiovanniGuidiJazz) sottoscrivendo un piccolo abbonamento, รจ possibile avere accesso a tanti contenuti originali ed esclusivi pubblicati periodicamente. Brani registrati, concerti in streaming, guide all’ascolto. E su youtube si puรฒ seguire una rassegna tematica di quattro concerti originali ispirati ai colori, che si possono vedere con una piccola donazione. Per chi volesse, nel mio sito e nei miei canali social ci sono tutte le informazioni utili per seguire la mia attivitร concertistica anche in questo periodo cosรฌ particolare (sito: giovanniguidi.it/digital-tour/ e canali social www.facebook.com/GiovanniGuidiJazz/).
Per finire: come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Sapevamo che lโUmbria รจ il luogo adatto da cui ripartire, la meta turistica che meglio sa offrire tranquillitร , benessere, quel turismo lento e sostenibile, lontano dalle masse, che oggi rappresenta lโunica possibilitร per una ripartenza in sicurezza. Non un ripiego, badate, bensรฌ una meravigliosa opportunitร per scoprire o riscoprire un nuovo modo di concepire la vacanza, fra arte, natura, spiritualitร e buon cibo.
Noi lo sapevamo ma ora sembra che lโabbiano scoperto anche gli inglesi, tanto che in un articolo del britannico The Telegraph del 30 aprile scorso, il giornalista Andy Lynes racconta di un suo viaggio nella nostra regione insieme alla chef Masha Rener di origini umbre, e del piacevole stupore con cui ha scoperto che la nostra Norcina meriterebbe di diritto lโattenzione dei globetrotter al pari della piรน celebre Fiorentina. Per troppo tempo messa in ombra dalla โcuginaโ Toscana, lโUmbria ha ora lโopportunitร di mettere in mostra le sue peculiaritร uniche che la rendono ancora genuina, autentica e per questo ambita.
Starร a noi, alle nostre Istituzioni, agli operatori del turismo, a chi si occupa di comunicazione, saper cogliere questa opportunitร , trarre da un fatto drammatico quale รจ stato ed รจ tuttora purtroppo questa terribile emergenza, una possibilitร di rialzarci ripartendo dal nostro territorio e dalla tenacia che ci contraddistingue.
Non stiamo facendo riferimento al celebre romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa, dove s’intrecciano omicidi, Chiesa, veleni, frati e libri, ma a un piacevole accaduto di qualche tempo fa.
Il vostro inviato lacustre ha avuto il piacere di incontrare Francesco Girolmoni, diligente addetto alla Biblioteca Comunale Vittoria AganoorPompilj di Magione, nonchรฉ persona di una straordinaria sensibilitร caratteriale e intellettuale.
Orgoglioso nel farmi vedere la sua biblioteca, tra l’altro ottimamente organizzata, mi ha mostrato delle fantastiche chicche librarie di grande pregio e valore storico-culturale: dapprima l’Atlante geografico (1819) redatto dall’Abate Bartolomeo Borghi nato nel territorio magionese, esattamente a Monte del Lago; l’opera ha le caratteristiche di essere stata, al tempo, sia il primo atlante italiano sia la raccolta cartografica mondiale piรน aggiornata dopo il Congresso di Vienna. A seguire l’Album Monumentale del viaggio del Papa Pio IX nella provincia di Perugia con illustrazioni dell’Abate Raffaello Marchesi, cittadino di Magione. Il libro contiene tavole e immagini dei principali monumenti e luoghi d’arte della metร dell’Ottocento del territorio umbro. ร datato 1857 e ci troviamo nel periodo immediatamente precedente all’Unitร d’Italia. Documenti straordinari, รจ stata una bella emozione vederli da cosรฌ vicino!
Francesco Girolmoni, bibliotecario della Biblioteca di Magione
Durante l’incontro, Francesco Girolmoni ci ha confessato: ยซSono solo molto curioso e mi piace conoscere e approfondire tutto ciรฒ che suscita questa mia curiositร . ร molto semplice, al resto ci pensano i volumi conservati nel nostro archivio, i fondi speciali e le raccolte epistolari. Quello che piรน mi rende felice รจ il grande interesse che molti laureandi mostrano visionando questa preziosa documentazioneยป.
Quando andrete a visitare la Biblioteca di Magione, troverete un bibliotecario che vi trasmetterร , con sagace delicatezza, tutta la passione e la dedizione per il suo lavoro.
Prima del Coronavirus venne la peste. Veniva da est, era arrivata seguendo la via della Seta e giunse in tempo per essere raccontata da Boccaccio nel 1348. Poi si ripresentรฒ nel 1630 per dare a Manzoni lโoccasione di scrivere molte belle pagine.
Tra le due pesti letterarie ce ne fu unโaltra nel 1527 che non ebbe cantori, ma che fece strage egualmente. Questa arrivรฒ da nord, da quella zona che sarebbe diventata la Germania. Attraversรฒ le Alpi con i lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโimperatore Carlo V, che li aveva arruolati ma non sempre li pagava. Erano luterani, erano violenti e carichi dโodio verso i cattolici papisti e soprattutto verso Roma, dove cโera il Papa e, con il Papa, la corruzione della Chiesa. Poi – per inciso – era piena di ricchezze e di opere dโarte di valore. Entrati in cittร si abbandonarono a violenze e stupri, devastarono case e palazzi, rubarono tutto quello che riuscirono a rubare. Fu una strage.
Alla fiine se ne andarono. Erano entrati il 6 maggio 1527 quando Roma contava circa 100.000 abitanti. Se ne andarono a febbraio 1528 lasciando 30.00 morti. Non era finita lรฌ.
La via Amerina
L’epidemia passa per l’Umbria
Se ne andarono, ma a Roma lasciarono la peste, che si portรฒ via altre 20.000 persone. Se ne andarono per tornare in Germania seguendo ilpercorso della via Amerina, che li avrebbe portati fino in Umbria. Loro risalivano e la peste li seguiva. Le persone morivano a migliaia e anche i lanzichenecchi si ammalavano e morivano, ma non abbastanza. Quelli rimasti hanno continuato a infierire e devastare. Le soldataglie germaniche sul loro percorso incontrarono Nepi ed entrarono da Porta Nica marciando sul basolato romano della via Amerina. Ai Nepesini fu riservato lo stesso trattamento che giร aveva sperimentato Roma, peste inclusa.
Poi continuarono a risalire, attraversarono il Tevere; alcuni deviarono verso Narni e ne fecero scempio. Altri andarono verso Viterbo, ma poi tutti ripresero il percorso della via Amerina. La strada collegava Amelia, Todi e Perugia e sul suo percorso si affacciavano borghi e castelli di proprietร di due famiglie rivali: gli Atti guelfi, filoimperiali, e i Chiaravalle, ghibellini e sostenitori del papato. Collicello fu il primo. Le mura rimasero in piedi e ancora sfoggiano otto torri. Poi continuarono per Avigliano, che godeva di una posizione strategica a metร strada tra Todi e Amelia. Dopo toccรฒ a Montecastrilli, che era sotto la diretta protezione del Papa. Ultima fu Casalina, di proprietร del monastero di San Pietro a Perugia.
Lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโimperatore Carlo V
I lanzichenecchi infierirono sulla popolazione e portarono via tutto quello che li poteva sfamare e tutto quello che era di valore. Se ne andarono e fu la fame per i sopravvissuti. Poi cominciรฒ la peste, che non si diffuse in maniera drammatica come a Roma. Il merito era dovuto allโinvolontario distanziamento sociale. Quei piccoli borghi erano lontani lโuno dallโaltro, arroccati su colline e dossi che si guardavano a vista, per sicurezza e soprattutto per le rivalitร politiche tra le due grandi famiglie. Gli abitanti erano pochi e, dopo il passaggio dei soldati, ne rimasero ancora meno. La peste ne portรฒ via pochi: si puรฒ dire che fu piรน benevola dei lanzichenecchi.
Per i piccoli borghi non era ancora finita. Dopo i lanzichenecchi, dopo la fame e dopo la peste, li attendeva unโaltra una terribile prova: lacarestia. Se le pietre potessero parlare, quei borghi avrebbero storie terribili da raccontare. Adesso sono ancora lรฌ con i loro castelli e le loro mura, immersi nel silenzio della vecchia via Amerina. Immersi nel verde dellโUmbria.
Sembra di ascoltare una canzonatura tra ragazzi che si prendono in giro durante le fasi di un loro gioco, in realtร sono i nomi un po’ bizzarri di due torri medievali di avvistamento che si trovano in Val di Chiana, nei pressi del confine umbro-toscano, tra il lago Trasimeno e quello di Chiusi.
La Torre di Beccati Questo, ottagonale, รจ stata costruita nel 1279 nel territorio del Comune di Chiusi (SI) in adiacenza al confine con il territorio umbro, a testimonianza di una forte presenza dei senesi in Val di Chiana.
Qualche anno dopo, i perugini costruirono la Torre di Beccati Quest’Altro o Quello a pianta quadrata, nel territorio del Comune di Castiglione del Lago (PG), contrapposta a quella dei rivali toscani.
La Torre di Beccati Questo
I singolari nomi alle due roccaforti sono stati assegnati in memoria dei due drappelli militari delle opposte fazioni che le presiedevano e che, ogni giorno, si canzonavano dalle due torri dirimpettaie.
I due fortilizi non hanno mai partecipato direttamente a scontri militari, ma sono stati utilizzati soprattutto come stazioni di gabella per lo scambio di merci e il passaggio di persone.
Questo fatto mi riporta alla mente la scena del film Non ci resta che piangere, con i magnifici Roberto Benigni e Massimo Troisi che interpretano la celeberrima scena: ยซChi siete? … Cosa portate? Si ma quanti siete?… Un fiorino!ยป. Memorabile!
Torre di Beccati Quest’Altro o Quello
Torri sommerse
Papa Sisto V nel XVI secolo fece deviare i torrentiRio Maggiore e Tresa dal Trasimeno alla Val di Chiana, per cercare di attenuare le piene spondali del Lago e riversare le loro portate verso la Chiana, rendendola maggiormente paludosa e costituendo cosรฌ un ulteriore baluardo difensivo contro le mire espansionistiche toscane.
Quindi il terreno dove fu eretta quella senese, fu soggetto nel tempo a impaludamento: ai giorni nostri, la torre emerge per meno di due terzi della sua altezza, perchรฉ una buona parte รจ rimasta sepolta dalle colmate per la bonifica chianina, iniziata verso la fine del 1700.
Le due Torri non sono visitabili internamente, ma nel loro complesso ambientale sono molto suggestive: aiutano a immaginare cosa succedeva lรฌ qualche secolo fa e forse potremmo ancora sentire, con un po’ di fantasia, qualcuno che ci dirร ยซChi siete? … Cosa portate? Si ma quanti siete?… Un fiorino!ยป