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ยซScrivo da quando ero piccola e in alcuni momenti mi ha salvato la vita. La scrittura รจ stata una vera medicinaยป.

Sara Allegrini, classe 1978, si definisce una tipica umbra, chiusa inizialmente ma poi accogliente. Durante lโ€™intervista lโ€™ho trovata simpatica e amichevole fin da subito. Sarร  che tra umbre ci si capisce al volo. Sara รจ unโ€™insegnante e una scrittrice: nel 2014 ha pubblicato La ragazza in bottiglia (PCE) e nel 2018 con il suo secondo libro Mina sul davanzale (Itaca) รจ stata finalista al Bancarellino e ha vinto il Premio Selezione. Poco piรน di un mese fa invece si รจ portata a casa il Premio Orbil โ€“ assegnato da librai indipendenti โ€“ nella categoria Young Adult con il romanzo La rete, storia di tre ragazzi che si ritrovano in un bosco senza cibo, senza acqua e senza cellulare per chiedere aiuto.

 

Sara Allegrini

Sara, qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono unโ€™umbra D.O.C. e ho tutte le caratteristiche tipiche: chiusa allโ€™inizio ma poi accogliente. Amo Perugia, per me รจ un gioiello. Questa regione รจ un posto meraviglioso per vivere e soprattutto รจ a misura mia.

รˆ unโ€™insegnante che fa la scrittrice o viceversa?

Sono i due lavori che ho sempre voluto fare ma se dovessi scegliere, sceglierei di fare lโ€™insegnante. Mi piace il contatto diretto con i ragazzi, anche se poi con i miei libri riesco a raggiungerne di piรน.

Quando ha deciso diย diventare scrittrice?

Scrivo da quando ero piccola, giร  dalla scuola media, tutti perรฒ mi scoraggiavano โ€“ professori, genitori โ€“ allora io mi sono intestardita e ho continuato. Il primo libro, La ragazza in bottiglia, รจ stato pubblicato da una casa editrice senza sapere chi fossi: รจ una roba abbastanza strana. Poi piano piano sono cresciuta fino ad arrivare alla Mondadori. Con il secondo libro Mina sul davanzale sono stata finalista del Bancarellino, una cosa che proprio non mi aspettavo.

Il mese scorso ha vinto il Premio Orbil, nella categoria Young Adult, col suo romanzo La rete (Mondadori): quanto รจ stato importante?

รˆ stato un super riconoscimento e non mi aspettavo assolutamente di vincere: ero una pivellina tra mostri sacri. La notizia mi รจ arrivata in piena quarantena e in un periodo personale non facile, per questo non ho granchรฉ esultato come avrei dovuto, perรฒ รจ stato un bellissimo riconoscimento. Ne sono orgogliosa.

 

Da dove arriva lโ€™ispirazione per raccontare una storia?

Le prime storie sono nate dallโ€™urgenza: ho avuto dei lutti dolorosissimi e se non avessi scritto sarei morta, scrivere รจ stata una medicina. Gli altri due libri sono stati ispirati da alcuni alunni a cui insegnavo in una scuola abbastanza difficile. I ragazzi si sono riconosciuti nei personaggi e anche i genitori hanno ritrovato i loro figli: questo spero li abbia fatti sentire meno soli.

Perchรฉ racconta storie di giovani per i giovani?

Perchรฉ i ragazzi sono un pubblico decisamente critico e questo mi piace, in piรน non ho ancora superato i traumi della mia adolescenza (ride). Ricordo perfettamente come ci si sente a quellโ€™etร  e quali sono le emozioni che si provano.

Visto che la racconta e la vive grazie al suo ruolo di insegnante: che pensa della generazione Z?ย 

รˆ una generazione un poโ€™ sfortunata, perchรฉ non puรฒ vedere il mondo senza telefoni, rispetto ai nati nelle generazioni precedenti e non hanno gli strumenti che servono per selezionare il fiume di notizie che gli arrivano. Perรฒ quando sono stimolati e devono usare la fantasia per raccontare e scrivere vengono fuori dei giovani che non sono poi cosรฌ distanti dalle altre generazioni.

Dei suoi tre libri, a quale รจ piรน legata? O, come i figli, รจ difficile scegliere?

Mi piace questa domanda (ride). Devo dire che non posso scegliere, perchรฉ ogni libro รจ legato a un momento della mia vita.

Lโ€™Italia sappiamo che รจ un paese che legge poco: secondo lei perchรฉ?

Le famiglie con bambini piccoli leggono tanto, poi quando crescono cโ€™รจ un calo. Va detto che รจ difficile trovare bei libri. Gli stessi insegnanti leggono poco e per questo non trasmettano la passione ai loro alunni. Basta consigliare le giuste letture e indirizzare i ragazzi verso bei libri, che poi si appassionano: gli servono solo dei consigli. Ci vuole la febbre del libro, รจ impareggiabile vivere con la fantasia, affezionarsi ai personaggiโ€ฆ

Se dovesse raccontare lโ€™Umbria, come descriverebbe la sua essenza?

Una delle storie che sto scrivendo รจ ambientata in Umbria, nel paesino di cui รจ originario mio padre: Lisciano Niccone. Di quel luogo mi ricordo le sensazioni, lโ€™odore della terra bagnata, la caccia alle lumache, le more colte e mangiate. รˆ la mia infanzia, fatta di odori e rumori, che sto cercando di trasportare nelle pagine.

Ha in cantiere un nuovo romanzo?

Sto lavorando a tante cose contemporaneamente: alcune sono finite e devo solo trovare chi puรฒ pubblicarle, altre si sono fermate a causa della didattica a distanza e del fare la mamma a tempo pieno. Fatico a trovare dei momenti di tranquillitร , ma va bene cosรฌ.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Verde, antica, profumata.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

I campi.

Ingredienti:

  • 8 aglietti
  • 6 uova
  • 5 cucchiai di olio extravergine dโ€™oliva
  • Pepe
  • Sale

 

Preparazione:

Affettate gli aglietti e mondateli, togliendo loro la radice, ma non la punta verde e le foglioline. Lessateli in poca acqua, scolateli e tagliateli a rondelle. Ponete gli aglietti cosรฌ preparati in una padella da frittata, quindi lasciateli rosolare; aggiungete le uova salate, pepate e leggermente sbattute e fate rapprendere prima da un lato e poi dallโ€™altro. Potete servire questa frittata sia calda sia fredda.

 


Per gentile concessione di Calzetti&Mariucci.

La cittร  di Assisi รจ attraversata da un senso quasi tangibile di universalitร  e di apertura al mondo esterno. La storia di Assisi รจ una storia antichissima: lโ€™Asisium nellโ€™antica e potente Roma era la cittร  dei ricchi mercanti, delle ville lussuose e delle terme.

Rosone della Basilica di San Francesco

Visitare Assisi significa immergersi contemporaneamente nella storia di epoca romana e medievale, ma anche entrare nel cuore della spiritualitร  e nei luoghi dove due giovani cambiarono la storia del cristianesimo e quella dellโ€™arte.
Le antiche e monumentali chiese guidano i fedeli e i pellegrini lungo i loro viaggi e i rosoni, gli elementi piรน suggestivi delle facciate, ammaliano i visitatori grazie a semplici giochi di luci. La Basilica di San Francesco, vera e propria meraviglia architettonica della storia italiana, rappresenta lโ€™ereditร  fisica del Santo. Fu costruita nel 1228, proprio in suo onore, a soli due anni dalla morte e canonizzazione, su iniziativa di Papa Gregorio IX e dal frate Elia di Bombarone.
La basilica sorge sul Colle dellโ€™Inferno, antico nome del luogo, poichรฉ nel periodo medievale era teatro di esecuzioni capitali. Da quando San Francesco venne canonizzato, questo luogo cambiรฒ nome in Colle del Paradiso: tutto intorno infatti regna la pace e la gioia che si percepisce ha una dimensione quasi sovrannaturale.
Il grande rosone della basilica guida i visitatori non solo allโ€™interno della chiesa, con le sue altissime volte a crociera e con il famosissimo ciclo di Giotto sulla vita di San Francesco, ma รจ anche alla cripta e alla tomba del Santo.
Il rosone infatti, con i suoi 7.5 metri di diametro e 15 metri di altezza, รจ il piรน grande del centro Italia. Dalla ruota un caldo fascio di luce penetra allโ€™interno della basilica illuminando la navata. Inoltre รจ contornato dallโ€™immagine dei quattro elementi cosmici e funzionava anche come orologio solare.[1]

 

Santa Chiara

 

Un secondo eccelso rosone รจ quello presente nella facciata della Basilica di Santa Chiara, simbolo della potenza e dellโ€™immensitร  di Dio. Rispetto a San Francesco, il rosone di Santa Chiara presenta una maggiore simmetria radiale, formato com’รจ da due perfetti cerchi che si allargano verso il bordo esterno. ยซOh, donna, non temere, perchรฉ felicemente partorirai una chiara luce che illuminerร  il mondoยป.
La madre della Santa, recatasi a pregare nella cattedrale di San Rufino alla vigilia del parto, udรฌ queste parole. La bambina fu infatti chiamata Chiara e battezzata in quella stessa chiesa. Il grande rosone, quasi a protezione di tutta la basilica, sembra richiamare il nome della Santa, creando giochi di profonditร  e colorati fasci di luce. Lโ€™esterno della facciata รจ caratterizzato da tre grandi contrafforti poligonali a forma di ampi archi rampanti, che rinforzano il fianco sinistro; la facciata invece, รจ realizzata a filari di pietra locale bianca e rosa.

 

Rosone della Chiesa di San Rufino

 

I tre grandi rosoni della chiesa di San Pietro dominano la piazza antistante, dove sorgeva unโ€™antica necropoli romana. La chiesa, costruita dai benedettini nel X secolo, รจ stata rimaneggiata piรน volte fino alla ricostruzione definitiva del XIII secolo. La facciata, realizzata in pietra rossa del monte Subasio, ha una forma rettangolare; allโ€™origine culminava con un timpano che fu abbattuto dopo il terremoto del 1832.
Nel registro inferiore tre grandi portali d’ingresso accolgono i fedeli, a cui corrispondono, nella seconda fascia, i tre rosoni. Le due fasce della facciata sono tra loro divise da un cornicione ad archetti pensili. Lโ€™interno della chiesa รจ diviso in tre navate: quella centrale รจ molto alta e senza finestre proprie, ma interamente illuminata dai fasci di luce che penetrano dal rosone centrale.
Elaborati e antichi rosoni sono presenti in una chiesa che rappresenta uno dei massimi capolavori dellโ€™architettura romanica in Italia centrale: la chiesa di San Rufino. Essa infatti si affaccia in una splendida piazza, punto nevralgico e luogo di incontro del popolo e della societร  feudale del tempo. Le lesene dividono la facciata in tre parti, sottolineando che anche nello spazio interno, vi sono tre navate. La facciata รจ quindi suddivisa in tre ordini, scanditi da un finto loggiato e da cornici con archetti ciechi e pensili.
Tutto nellโ€™architettura rimanda al numero tre: tre sono infatti i portali e le lunette sovrastanti, tre i rosoni e tre i telamoni, le possenti figure maschili che sostengono, sulle loro spalle, tutto il peso del rosone.

 

Chiesa di San Pietro

 

Il bellissimo rosone, tanto grande da rappresentare tutto il popolo di Assisi, mostra delle caratteristiche decisamente particolari: composto da tre giri di ruota รจ circondato da una ghiera di fogliame. Il primo giro, composto da archetti a tutto sesto e da colonnine, รจ abbastanza comune, il secondo invece รจ assolutamente straordinario: un motivo floreale continuo ed estremamente dinamico, con calici stilizzati e con un andamento serpeggiante dei petali. A completare lโ€™elaborato rosone รจ un terzo giro di ruota ad archetti di derivazione islamica.[2] Ai lati sono presenti i quattro Evangelisti con elementi naturali del cosmo, enfatizzazione del concetto di Cristo luce e centro del mondo.


[1] L. Lametti, V. Mazzasette, N. Nardelli, Il rosone della basilica di San Francesco in Assisi. Funzione luminosa e allusioni simboliche, Gangemi Editore, 2012.โ‡‘
[2] F. Santucci, La cattedrale di San Rufino in Assisi, Editore Silvana, 1999.โ‡‘

Dopo un giugno caratterizzato da timide prove generali di ripartenza svoltesi nella paura, nellโ€™incertezza ma anche nella consapevolezza che da qualche parte bisognava ricominciare, ci attende unโ€™estate di sicuro estremamente complessa dal punto di vista economico ma al contempo cruciale nelle scelte (e non scelte) che sapremo fare. Le prove ormai sono finite e, seppure non sia difficile immaginare gravissime difficoltร  determinate da questo evento pandemico di cui non si intravede ancora un decorso certo e prevedibile, occorre agire a livello sistemico per scongiurare una crisi che si configura giร  come epocale.

In questo periodo di stop determinato dal Covid – abbiamo riscoperto laddove ce ne fosse stato bisogno – il ruolo cruciale dei territori, dei piccoli centri e dellโ€™istituzione Comune che ha dovuto fronteggiare in prima linea la crisi sanitaria e quella economica che la prima si รจ inevitabilmente portata dietro. Sindaci e Amministrazioni locali, chiamati a gestire una situazione mai riscontrata precedentemente in epoca moderna, sono stati protagonisti di scelte difficili portate avanti, nella stragrande maggioranza dei casi, con dedizione e caparbietร , come ci si aspetta da buoni padri di famiglia. I piccoli centri sono riusciti meglio delle grandi cittร  ad arginare la diffusione del virus, aiutati sicuramente da una minore concentrazione demografica, ma segno che il buon vivere che li caratterizza รจ riuscito a emergere anche, e soprattutto, in situazioni come questa.

 

by Claudia Ioan

Montone, foto by Claudia Ioan

Uno standard per la sicurezza dei borghi

Partendo da questo assunto e consapevole dellโ€™importante ruolo che i Borghi possono rivestire nel rilancio del turismo nazionale, lโ€™Associazione dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia ha coniato lo slogan La Bellezza in sicurezza e sta lavorando anche per redigere un protocollo standard proprio per la sicurezza del borgo. Fiorello Primi, presidente dellโ€™Associazione, sottolinea come il turismo di prossimitร  possa rappresentare la chiave e la spinta propulsiva per questa ripartenza di cui tanto si sta dibattendo. Per questo รจ necessario valorizzare le peculiaritร  del borgo โ€“ tranquillitร , rapporto con lโ€™ambiente, sostenibilitร  e, naturalmente, sicurezza โ€“ ma รจ altresรฌ fondamentale investire per il rilancio di questi piccoli centri, vittime di isolamento digitale, di carenza infrastrutturale, di grave impoverimento demografico. Serve quindi un grande programma nazionale per la salvaguardia e il rilancio di unโ€™entitร , il borgo, che puรฒ rappresentare, dicevamo, la vera chiave di volta per il rilancio dellโ€™economia del turismo. In questo contesto si colloca la recente lettera inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dallโ€™Associazione dei Borghi Umbri piรน belli dโ€™Italia insieme a Legambiente, Uncem, Symbola, Unione delle Pro Loco Italiane, Anci, Touring Club Italiano e Borghi Autentici, attraverso la quale si sollecita il Governo a intervenire su cinque punti principali:

1) accelerare il Piano per la banda ultra larga;

2) sollecitare unโ€™immediata attuazione di tutti quei dispositivi normativi, dalla legge 158/2017 a favore dei Piccoli Comuni ((con particolare riguardo e urgenza per il Piano straordinario della Didattica);

3) ridurre lโ€™imposizione fiscale sugli interventi in campo ambientale e di natura idrogeologica;

4) avvio delle Zone Economiche Ambientali (ZEA);

5) sostenere la ripartenza del turismo dei borghi, dellโ€™agroturismo, del turismo lento e del cicloturismo.

 

foto by Uliana Piro

Panicale

I borghi umbri e la riabilitazione della cultura

E in un periodo come questo, in cui la pandemia ยซsta rimettendo in discussione lโ€™abitareยป come afferma Antonio Luna, presidente dei Borghi piรน belli dโ€™Italia in Umbria, รจ proprio dal borgo, espressione di bellezza e di cultura che potremmo imparare a ยซriabitare la cultura, perchรฉ torni a essere narrazione di identitร  mutanti, strumento di riequilibrio tra residenzialitร  e turismo, specchio nel rapporto con lโ€™ambiente e con sรฉ stessi, bussola verso nuove necessarie sicurezzeยป. I borghi umbri in questo periodo lo hanno dimostrato continuando a coltivare cultura: basti pensare al progetto Il libro animato di Lugnano in Teverina e di Montecchio, alla serie tv Sara e Marti su Rai Gulp e Disney Channel che mette in mostra la bellezza di Bevagna, al Festival del Cinema Cittร  di Spello e dei Borghi umbri previsto per agosto, alla creazione dei nuovi tour virtuali di Citerna, al progetto Come in Umbria di Montefalco o a quello Strade della ceramica di Deruta, alla realizzazione di un nuovo video promozionale a Monte Castello di Vibio. E questo solo per citare alcune delle tante iniziative che hanno animato i mesi del lockdown, insieme alla campagna di newsletter Facebook, La Bellezza in sicurezza dei Borghi Umbri piรน belli dโ€™Italia, portata avanti con la collaborazione di 15 comuni associati che ne hanno riprodotto lo slogan attraverso post inseriti in rapida sequenza: Spello, San Gemini, Lugnano In Teverina, Allerona, Paciano, Deruta, Bevagna, Bettona, Montecchio, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Monteleone di Spoleto, Montefalco, Montone, Panicale.

Iniziative portate avanti da realtร  che non si sono mai fermate, pronte oggi a ri-accogliere nei tanto attesi eventi in presenza, qualora lโ€™evolversi della pandemia lo consenta. Partiamo intanto il 27 giugno con La Notte Romantica nei Borghi piรน belli d’Italia che, nel rispetto delle precauzioni legate al Covid-19, darร  il via alla stagione turistica, festeggiando il solstizio d’estate.

Capolavoro di ingegneria idraulica e monumento-simbolo della civiltร  etrusca, tanto studiata quanto misteriosa: questo รจ il Pozzo etrusco, meraviglia architettonica a perenne testimonianza del popolo che fondรฒ Perugia, nonchรฉ oggi sito museale noto in tutto il mondo.

Pozzo etrusco in piazza Danti, foto di Fondazione Ranieri

Lโ€™ingresso della struttura รจ dato dal n. 18 della centralissima Piazza Danti, situata a pochi passi dalla ben piรน nota Piazza IV Novembre, salotto buono della cittร  nota per la magnifica Fontana Maggiore, sulla quale si affacciano Palazzo dei Priori e la cattedrale di San Lorenzo. Allโ€™arrivo il visitatore รจ accolto in un ambiente di raro fascino, ricavato nei sotterranei di palazzo Sorbello, residenza storica cittadina, nonchรฉ sede della Fondazione Ranieri di Sorbello, ente culturale dedicato alla memoria di Uguccione V Ranieri di Sorbello, intellettuale cosmopolita, eroe di guerra, giornalista e studioso di storia locale. Fu proprio per volontร  di Uguccione che, intorno al 1960, vennero condotti i primi rilievi archeologici su quello che per lui era un bene di famiglia da conoscere e preservare, studi che confermarono una realizzazione di mano etrusca, nozione della quale si era persa memoria malgrado lโ€™uso continuativo da parte della popolazione locale nel corso dei secoli.
Nella sala dโ€™accoglienza, un video introduttivo costituisce il vero biglietto dโ€™accesso alle meraviglie dellโ€™ingegneria idraulica etrusca: il Pozzo etrusco รจ un colosso millenario, risalente alla seconda metร  del III secolo a. C., che pesca nel terreno per ben 37 metri a partire dallโ€™attuale livello stradale. Ancora oggi il pozzo รจ attivo (anche se non piรน utilizzato come fonte di acqua potabile), alimentato dalle stesse tre sorgenti sotterranee da piรน di duemila anni.

 

Passerella interna del pozzo

Il pozzo appartiene una classe di opere di ingegneria diffuse ovunque, con la medesima finalitร , anche se non sempre con le stesse forme che, nel caso specifico di questa struttura, assumono dimensioni ragguardevoli: dai vari rilievi speleologici svolti nel corso degli anni รจ stato appurato avere una dimensione, complessiva di 424 metri cubi arrivando a contenere (a massimo regime) fino a 424.000 litri di acqua.
Lโ€™opera รจ costituita da una canna cilindrica che si allarga a formare una grande cisterna per la raccolta dellโ€™acqua, avente un diametro di 5,60 metri e unโ€™altezza di 12. La parte superiore di questo ambiente รจ sicuramente uno dei punti forti della visita al Pozzo: la cisterna รจ infatti rivestita da grandi blocchi di travertino proveniente dalle cave di Ellera (8 km da Perugia), materiale utilizzato anche nella costruzione delle monumentali mura etrusche di Perugia.

 

pozzo etrusco_perugia

Travature, foto di Fondazione Ranieri

 

Anche la copertura superiore del pozzo, retta da grandi lastre collocate trasversalmente e sorrette da travature in pietra posizionate ad incastro senza uso di malta a formare due capriate del peso di 80 quintali lโ€™una, รจ realizzata in travertino. Questa omogeneitร  di materiali e tecniche costruttive riscontrata tra il pozzo e le mura etrusche di Perugia, ha consentito di ipotizzare che questo sia stato realizzato fin dal principio come opera pubblica.
La presenza di scanalature rilevate sulla superficie dei blocchi di travertino della copertura superiore ha lasciato supporre che per la raccolta dellโ€™acqua dovette essere inizialmente utilizzato un sistema piuttosto semplice come lโ€™impiego di secchi legati a una fune. Un sistema a carrucola centrale sarebbe stato adottato solo in seguito, con la realizzazione della vera che ancora oggi indica il pozzo a livello stradale. Nel 1768, a chiusura dellโ€™imboccatura della vera venne realizzata una graticciata di ferro, sulla quale vennero apposti due stemmi gentilizi, anch’essi in ferro, relativi a due delle famiglie nobili proprietarie di Palazzo Sorbello: i conti Eugeni e i marchesi Bourbon di Sorbello.

 

Sala Carlo III – Casa Museo di Palazzo Sorbello

 

La Fondazione Ranieri di Sorbello, che gestisce il Pozzo etrusco dal luglio 2016, ha nel tempo portato avanti una serie di operazioni volte a migliorare lโ€™esperienza del visitatore mediante progetti mirati di restauro e miglioria, volti a potenziare tanto la narrazione quanto la fruizione della struttura; a questo si affianca una fruttuosa collaborazione con altre strutture museali cittadine dedicate allโ€™archeologia etrusca, come il Museo del Capitolo di Perugia, punto di partenza del percorso alla scoperta della Perugia Sotterranea: viaggio allโ€™interno delle stratificazioni architettoniche dellโ€™acropoli dellโ€™antica Perusna (nome etrusco di Perugia).
La storia a Perugia affonda le sue radici in profonditร , proprio come il Pozzo etrusco: un monumento che, con la sua peculiaritร  costruttiva, ci parla di unโ€™epoca lontana permettendo ancora oggi di coglierne lโ€™atmosfera.

 


Per informazioni su giorni e orari dโ€™apertura consultare il sito: www.pozzoetrusco.it
รˆ stata aggiornata la voce Wikipedia relativa al Pozzo etrusco, consultabile allโ€™indirizzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Pozzo_etrusco

ย L’Associazione Via dei Priori e il progetto Donna vede Donna insieme a Perugia, nella manifestazione Prioritร  Donna, dove arte, cultura, turismo e commercio si incontrano con uno sguardo positivo verso il futuro.

Dal 18 giugno al 4 luglio Via dei Priori a Perugia diventerร  una galleria a cielo aperto, che ospiterร  la mostra fotografica corredata da versi Donna vede Donna e numerosi altri appuntamenti artistici e culturali, dove gli artigiani, i commercianti e gli artisti della storica e centralissima strada perugina, accoglieranno i visitatori della manifestazione Prioritร  Donna, organizzata dall’Associazione Via dei Priori in sinergia con ARS Cultura, Trasimeno in Dialogo, in collaborazione con Tangram con il patrocinio del Comune di Perugia.
Si incontreranno all’aria aperta arte, turismo ed economia, nel rispetto delle distanze e in linea con le indicazioni istituzionali in tempo di COVID.
L’idea รจ nata dall’incontro tra Maria Antonietta Taticchi, Presidente dell’Associazione Via dei Priori e Marco Pareti e Stefano Fasi, rispettivamente coordinatore e direttore artistico del Progetto Donna vede Donna che ha trovato grandi consensi tra gli esercenti della via. Le vetrine dei negozi diventeranno gli espositori della mostra fotografica corredata da versi Donna vede Donna. Le finalitaฬ€ del Progetto Donna vede Donna, giunto al suo quarto appuntamento, sono quelle di descrivere, con foto e versi, le varie sfaccettature femminili e di mettere in risalto la dolcezza, la bellezza e la centralitaฬ€ sociale delle donne, aborrendo ogni forma di violenza.
Si potrร  passeggiare lungo via dei Priori ammirando le opere fotografiche di nove fotografe tra italiane, russe e albanesi e leggendo i versi di cinque poetesse tra italiane, russe e giapponesi, accolte dai suoi negozianti.
Il programma della manifestazione non si ferma alla mostra ma รจ nutrito e vario, concentrato in tre Week.

 

Week 1

Giovedรฌ 18 giugno

Ore 17,00ย  presso lo slargo di via dei Priori, adiacente la Chiesa di Santo Stefano

Inaugurazione di Proritร  Donna Interverranno gli assessori comunali Leonardo Varasano e Clara Pastorelli e il consigliere regionale Eugenio Rondini. Nell’occasione saranno letti i versi delle poetesse del progetto Donna vede Donna da parte di Caterina Martino.

Ore 19,00 in via S. Agata 1

Siamo nuvoleย  inaugurazione esposizione dei lavori di arteterapia creati da donne in tempo di pandemia durante il corso condotto da Monica Grelli.

 

Venerdรฌ 19

Ore 17,30ย  presso la Chiesa di S. Agata

Violenza di genere, conferenza con Lorena Pesaresi, esperta di politiche di genere e Marco Pareti, autore del libro La ragazza del canneto edito da Armando.

 

Sabato 20

ore 17,30

Appuntamento sotto l’arco di via dei Priori

Storie di Donne โ€“ visita guidata con Caterina Martino attraverso luoghi e racconti al femminile (necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ ass. Priori 393 5145793 contributo di 5 euro)

 

Week 2

Venerdรฌ 26

Ore 17,30 presso la chiesa di S. Agata

Fiabe nellโ€™essenza al femminile conferenza con Maria Pia Minotti, psicologa-psicoterapeuta.

 

Ore 18 in via dei gatti

AMABIE- be Amabie- sii Amabie – disegna l’Amabie che รจ in te –

Esposizione a cura dellโ€™ass. Tangram

Dalle ore 19 lungo via dei Priori

OUTfit for dinner

Enogastronomia, performance musicali, flash moda, cena da 15 a 35 euro (prenotazione obbligatoria 392 8419955/ 392 5041258 scegli il menรน su www.visitaperugia.it)

 

Sabato 27

Dalleย  ore 14,30, lungo via dei Priori

Donna… a Priori, estemporanea di pittura curata dalla Casa degli Artisti di Perugia di Francesco Minelli e Carla Medici. Alle 19,00 la premiazione e i saluti.

Ore 15:30

Appuntamento sotto lโ€™arco di via dei Priori

Fede e storia lungo la via โ€œsacraโ€ visita guidata con Monia Minciarelli

(necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ย  Monia 3476379795 contributo di 5 euro)

Dalle 18 lungo via dei Priori

Donna dolce contagio Guasconate, performance itinerante a cura del Circolo Guascone

 

Week 3

Venerdรฌ 3

Ore 18 in via dei gatti

AMABIE- be Amabie- sii Amabie – disegna l’Amabie che รจ in te –

Esposizione a cura dellโ€™ass. Tangram

Dalle ore 19 lungo via dei Priori

OUTfit for dinner

Enogastronomia, performance musicali, flash moda, cena da 15 a 35 euro (prenotazione obbligatoria 392 8419955/ 392 5041258 scegli il menรน su www.visitaperugia.it)

 

Sabato 4

ย Ore 15:30

Appuntamento sotto lโ€™arco di via dei Priori

Fede e storia lungo la via โ€œsacraโ€ visita guidata con Monia Minciarelli

(necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ย  Monia 3476379795 contributo di 5 euro)

Ore 18:30 in piazzetta Santo Stefano

Musica in DO(nna)

rinascimento e barocco in musica. gruppo vocale I madrigalisti di Perugia. Direttore Mauro Presazzi

 

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ย 

Via dei Priori accoglierร , in un nuovo modo replicabile in altri luoghi, arte e cultura in sinergia con turismo e commercio, per favorire il rilancio economico e culturale, dopo il tempo sospeso del coronavirus. Vale la pena andare in Via dei Priori, se ne vedranno e sentiranno delle belle.

 

Si ringraziano per la disponibilitร  e collaborazione:

La Casa degli Artisti di Perugia

Ass.TRA

Il Circolo dei Guasconi

I Madrigalisti di Perugia

Lorena Pesaresi

Maria Pia Minotti

Caterina Martino

Monia Minciarelli

La violenza di genere รจ una situazione complessa, dove il contesto sociale puรฒ facilitare o condizionare ogni singolo episodio. Ci sono donne e giovani che subiscono violenza psicologica, fisica e sessuale e non hanno la forza di denunciare.

Nel periodo di emergenza sanitaria legata al COVID-19, dove si รจ dovuti stare a casa, la convivenza forzata nello stesso luogo per lungo tempo potrebbe aver innescato discussioni e litigi e portato ad atti di violenza. Per molti la propria casa vuol dire protezione e sicurezza, in particolar modo in questo periodo, in cui bisogna stare lontani dal contagio del Coronavirus. Purtroppo, in alcuni casi, le mura domestiche rappresentano un inferno e una prigione dove regnano paura, isolamento, abusi e maltrattamenti e le donne, gli anziani e i bambini sono le figure maggiormente esposte a violenze. Ne parliamo con la Dottoressa Lucia Magionami, psicologa e psicoterapeuta, esperta in violenza di genere. Lucia รจ un’umbra che opera a Perugia e a Firenze e collabora con le forze dell’ordine e con le associazioni che si occupano di casi specifici di violenza. Nell’intervista, con la sua consueta pacatezza, ci racconta questo tema molto delicato.

 

Dott.ssa Lucia Magionami

Che cos’รจ la violenza nelle relazioni intime? Cโ€™รจ differenza con la violenza di genere?

La violenza nelle relazioni intime รจ caratterizzata da una serie di azioni ripetute nel tempo, fisiche, sessuali e psicologiche che hanno luogo allโ€™interno di una relazioneย affettivaย attuale o passata. Proprio in questi giorni lโ€™Ungheria ha bocciato la Convenzione di Istanbul ritenendo il trattato pericoloso nello sviluppare le ideologie di genere, ritenute perfino distruttive. La bocciatura risulta quantomeno sorprendente. La Convenzione infatti รจ il primo strumento giuridico internazionale che crea, dopo una lunga e meditata gestazione, un quadro completo per proteggere la vittima e perseguire lโ€™abuser.ย Mentre per violenze di genere sโ€™intendono tutti quegli atti di violenzaย compiuti dagli uomini sulle le donne.

In questo periodo di lockdown cโ€™รจ stato un maggior numero di violenze domestiche?ย 

Sicuramente il confinamento di questo periodo ha reso ancora piรน difficile il rapporto di coppia in cui sia giร  presente violenza. Mentre nei primi giorni di lockdown i dati riferiti dai centri antiviolenza hanno evidenziato un calo di richieste di aiuto da parte delle donne del 55%, dopo alcuni giorni sono nuovamente risalite al 75%. Questa oscillazione va imputata alla difficoltร  delle vittime di chiedere aiuto telefonico al numero 1522 poichรฉ sottoposte al controllo incessante del partner durante il confinamento. Inoltre, credo che nei primi giorni di pandemia lโ€™abuser abbia vissuto una specie di altra realtร  in cui, potendo esercitare il massimo controllo sulla sua partner, ha sentito abbassarsiย le tensioniย interiori. Poi, con il passare del tempo trascorso a casa, i meccanismi sono mutati e, come ci insegna E. Walker nelย Ciclo della violenza, la tensione รจ risalita, e senza una reale giustificazione รจ scoppiato lโ€™episodio di violenza. Anche i femminicidi sono stati numerosi: ben 11, da marzo a oggi, le donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle. Per cercare di fermare questo fenomeno, che รจ lโ€™ultimo atto di un rapporto malato, la soluzione ci viene dalla Spagna, dove basta andare in farmacia e chiedere una Mascherina 19; in Italia invece si deve chiedere una Mascherina 1522 indicando cioรจ il numero di telefono nazionale contro la violenza. Un modo strategico per denunciare cosa si vive allโ€™interno delle mura domestiche e chiedere aiuto.

Perchรฉ le donne rimangono in una relazione violenta?

Non tutte le donne, ovviamente. Quando accade, la donna tende a restare nella relazione violenta non solo in forza della spirale del ciclo della violenza, ma anche per lโ€™incapacitร  di vedersi e riconoscersi vittima di violenzaย dovuta a una letturaย culturale che la societร  prevalentemente maschilista le ha inculcato. Vi sono comunque anche motivi molto concreti, spesso,ย come la presenza dei figli e la paura di vederseli sottrarre, la mancanza di una rete socialeย cui affidarsiย e di risorse finanziarie come il lavoro;ย questi sono tutti fattori che legano e trattengono laย donna incatenata alla coppia. Non va mai dimenticato che la violenza sulle donne nasce allโ€™interno di una storia che credevano dโ€™amore, e rompere quel pensiero romantico nonย รจ mai facile, anche se sarebbe indispensabile per avviare un percorso di uscita dalla violenza.

Chi sono i maltrattanti?

Gli uomini che agiscono maltrattando. Sono definiti insospettabili. Non si tratta di persone malate, ma diย persone cheย vivono una forte fragilitร , una scarsa educazione emotiva, una debolissima o perfino assente empatia. Vivono un complesso di frustrazioni mai risolte e mai gestite; lโ€™incapacitร  di elaborare le frustrazioni gli impedisce di contenere lโ€™impulso ad assoggettare la partner e a punirla violentemente per qualsiasi fantomatica colpa.ย Perciรฒ sonoย soggettiย molto controllanti, provano unaย dilanianteย gelosiaย nei confronti della donna, sono convinti che la partner sia di loro proprietร , tanto da poter disporre di lei, in qualsiasi modo, fino a toglierle la vita.ย Un’altra caratteristica da tenere presente รจย quella della de-responsabilizzazione delle loro azioni: โ€œnon รจ colpa miaโ€ รจ lโ€™affermazione tanto piรน ricorrente nei maltrattamenti.

Le parole di Lucia Magionami, mi fanno venire in mente un pensiero espresso da Martin Luther King: Ciรฒ che mi spaventa non รจ la violenza dei cattivi; รจ l’indifferenza dei buoni.

ยซNoi siamo solo un tramite tra quello che cโ€™รจ scritto sullo spartito e il pubblico. Di noi dicono che abbiamo un โ€œsuono molto italianoโ€ยป.

Cristiano Gualco (violino), Paolo Andreoli (violino), Simone Gramaglia (viola) e Giovanni Scaglione (cello) sono il Quartetto di Cremona. Fin dalla loro fondazione nel 2000 questo ensemble si รจ affermato come una delle realtร  cameristiche piรน interessanti a livello nazionale e internazionale: per questo, nel corso degli anni, รจ stato invitato a esibirsi nei principali festival e rassegne musicali in Europa, Sudamerica, Stati Uniti ed Estremo Oriente, riscuotendo consensi di pubblico e critica. Nel 2019 gli รจ stato assegnato il Franco Buitoni Award 2019 da parte del Borletti Buitoni Trust โ€“ premio dedicato proprio allโ€™imprenditore umbro – per la promozione e la diffusione della musica da camera in Italia e nel mondo. Il legame con lโ€™Umbria perรฒ risale agli inizi della loro carriera quando la Fondazione Buitoniย  consegnรฒ loro il BBT Fellowship, una borsa di studio, poi nel corso degli anni il Quartetto รจ tornato spesso a esibirsi nella regione. Ciรฒ sarebbe dovuto avvenire anche prima del lockdown. Cristiano Gualco, primo violino, ci racconta la loro storia, la musica e la carriera, che questโ€™anno taglia il traguardo dei 20 anni.

 

Qual รจ il vostro legame con lโ€™Umbria?

In Umbria abbiamo suonato tantissime volte, era prevista anche una data il 9 maggio scorso: tra le regioni italiane รจ una di quelle in cui ci siamo maggiormente esibiti. รˆ probabile che il concerto saltato a Perugia nei prossimi mesi verrร  recuperato, anche se ancora non รจ stata fissata la data.

Vi รจ stato assegnato il Franco Buitoni Award 2019: cosa significa per voi?

รˆ stato molto importante, anche per il legame che abbiamo con Ilaria Buitoni (n.d.r. presidente del Borletti Buitoni Trust). Quando abbiamo iniziato con il quartetto non era un ensemble molto diffuso e non cโ€™erano molti aiuti per chi volesse intraprendere questa strada. Pensi che ci davano dei pazzi a voler far questo! Il primo aiuto istituzionale concreto, quando ancora eravamo studenti, ci รจ arrivato proprio dalla Fondazione Buitoni e ora questโ€™ultimo riconoscimento รจ un vero e proprio premio alla carriera dopo tanti anni di lavoro.

Perchรฉ pensavano che foste pazzi?

Perchรฉ 20 anni fa il quartetto era una forma di fare musica non ancora diffusa. Oggi finalmente รจ riconosciuta e ha preso piede anche in Italia.

Questโ€™anno festeggiate 20 anni di attivitร : qual รจ il bilancio del percorso fatto finora?

Venti anni sono tantiโ€ฆ direi troppi (ride). Devo dire che รจ un bilancio molto positivo: abbiamo suonato insieme quasi tutti i giorni per 20 anni. Solo il Covid ci ha impedito di farlo. Non ci siamo visti per due mesi e proprio in questi giorni abbiamo ripreso le prove. Questo break forzato che รจ stato favorevole, il tornare a suonare ci ha portato una grande gioia e ha spezzato quella routine che si crea dopo 20 anni. Va detto che, benchรฉ siamo molto diversi, andiamo molto dโ€™accordo.

Quindi non avete mai litigato in questi anni?

Di discussioni accese me ne ricordo poche. Dopo tanti anni che suoni assieme discuti solo di musica e anche in quel caso รจ la musica stessa che parla per noi, si sviluppa e fa il suo corso da sola. Come detto, siamo persone molto diverse perรฒ andiamo tutti dalla stessa parte, la nostra musica confluisce in un punto comune.

Come vi descrivereste in poche parole?

Quattro scappati di casa (ride). Scherzi a parte: possiamo definirci come un tramite tra quello che cโ€™รจ scritto sullo spartito e il pubblico. Spesso ci hanno detto che abbiamo un suono italiano: penso sia un bel complimento!

In questo periodo come avete sopperito al blocco dei concerti? Con eventi online?

No. Ci รจ stato proposto, ma abbiamo detto di no. Ci sembrava un poโ€™ forzato, abbiamo scelto di mantenere il silenzio. Questo non toglie che chi lo ha fatto abbia fatto male. Noi abbiamo preferito tacere.

Cosa vi manca dei concerti dal vivo?

Il contatto col pubblico ovviamente ci รจ mancato, perchรฉ suonare non รจ solo un lavoro ma una soddisfazione personale che devi condividere, che devi poter esprimere davanti a qualcuno. Questo periodo di stop forzato perรฒ ci ha fatto capire molte cose sulla musica.

Tipo?

La musica, nei tempi addietro – penso ai tempi di Beethoven o Bach in cui cโ€™erano tante emergenze sanitarie e si moriva per molto meno – era sempre presente. La musica non รจ un qualcosa che deve esserci solo nei periodi positivi, quando si sta bene e si puรฒ andare a teatro; ci deve accompagnare anche nei momenti difficili, รจ un aiuto che ci puรฒ servire per vedere il futuro in modo positivo. Questo almeno รจ il mio pensiero.

Cosa consigliereste a un giovane che vuole intraprendere oggi questa carriera?

Abbiamo tanti allievi allโ€™Accademia Walter Stauffer di Cremona e capiamo perfettamente le loro esigenze. Non siamo poi cosรฌ vecchi! Quello che consigliamo รจ di avere una grande consapevolezza di dove si vuole arrivare. Il quartetto รจ un modo di suonare per il quale si deve rinunciare a tanto e questa strada si deve intraprendere con l’idea che si potrebbe fallire. Il nostro consiglio รจ di far quello che si vuole in modo sereno, altrimenti si rischia di scoppiare; fondamentale รจ trovare il proprio ruolo nel mondo musicale. Un musicista, inoltre, per una formazione completa, deve aprirsi anche ad altri mondi artistici: servono stimoli dallโ€™esterno e una visione dโ€™insieme.

Se lโ€™Italia fosse una melodia quale sarebbe?

Penso alle melodie di Puccini.

I prossimi progetti? Tornerete in Umbria?

I tour rimandati verranno recuperati, non si sa bene quando, ma sono sicuro che torneremo in giro per il mondo e anche in Umbria. Il 2021 sarร  un anno molto intenso.

Come ultima domanda le chiedo: cosa servirebbe al mondo dello spettacolo e dellโ€™arte per ripartire dopo il Covid?

Ci vuole una grande disponibilitร  da parte di chi organizza, di noi musicisti e del pubblico. Quando sarร  tutto finito non dovremmo togliere le mascherine solo dal viso ma da dentro di noi, perchรฉ non deve restarci addosso la paura di uscire, dโ€™incontrarsi e di andare a teatro o ai concerti. Ad esempio, noi musicisti potremmo dare la disponibilitร  di fare due concerti invece che uno per evitate luoghi affollati, ma credo che fondamentale sia la collaborazione tra tutte le parti coinvolte.

 


Per saperne di piรน

Ingredienti:

  • 400 g di farina di roveja
  • 2 l di acqua salata
  • 5 filetti dโ€™acciuga sottโ€™olio, piรน altri per decorare
  • 2 spicchi dโ€™aglio
  • olio EVO q.b.

 

Preparazione:

Mettete sul fuoco la pentola con lโ€™acqua salata. Appena lโ€™acqua arriva a ebollizione, versatevi la farina di roveja a pioggia e mescolate energicamente con una frusta per evitare che si formino grumi. Mantenendo un fuoco lento, continuate a girare la polenta con un mestolo di legno per circa 40 minuti. Mentre la Farecchiata cuoce, in una padella antiaderente scaldate lโ€™olio extravergine con gli specchi di aglio interi; quando saranno dorati rimuoveteli e inserite i filetti di acciughe, lasciandoli sciogliere lentamente a fuoco lento. Raggiunta la cottura della polenta rimuovetela dal fuoco, versatela nei piatti e condite con lโ€™olio insaporito che avete preparato; fatela riposare un minuto, poi servitela con un filetto di acciuga arrotolato al centro del piatto. La vostra Farecchiata di Roveja รจ finalmente pronta per essere gustata.
Una variante stuzzicante: per rendere piรน croccante la vostra Farecchiata, tagliatela a fette, friggetela e servitela con un filetto di acciuga.

 


La Farecchiata, (o polenta con farina di Roveja), รจ una polenta tipica dal gusto delicato e lievemente amarognolo che viene preparata in diverse zone delle Marche, ma soprattutto nella zona di Castelluccio di Norcia, in Umbria. Si tratta di un piatto antichissimo della tradizione pastorale castellucciana: un’importante fonte di sostentamento
ย per le famiglie di pastori e contadini dei Monti Sibillini. Un piatto molto povero ma che si mantiene nel tempo, ragion per cui in passato fungeva da colazione proprio per i pastori della zona. L’ingrediente principale รจ la Roveja, un piccolo e saporito legume di colore marroncino, simile ai ceci ma dal sapore piรน forte. Conosciuta anche come pisello dei campi, robiglio o corbello, la roveja รจ un legume antico, che rischia di scomparire a causa delle difficoltร  legate alle condizioni impervie del territorio e alla morfologia della pianta. Ad oggi, infatti, sopravvive soltanto in una zona circoscritta della Valnerina grazie all’impegno di alcuni agricoltori che operano nella localitร  di Preci (Cascia), dove si trova anche un’antica fonte chiamata dei rovegliari. Estremamente nutriente, con un elevato apporto di proteine, fosforo, carboidrati e un ridotto contenuto di grassi, la roveja รจ oggi Presidio Slow Food.

Le persone sono abitudinarie: infatti, la metร  delle nostre azioni quotidiane vengono fatte senza pensarci perchรฉ ricorrenti e i comportamenti sequenziali e ripetuti non ci fanno vedere la vita da un altro punto di vista.

Avere lo stesso reiterato atteggiamento vuol dire evitare il problema e la fatica di come risolverlo, mentre le cattive abitudini possono essere modificate. Basta avere forza di volontร  e motivazione. Sembra facile a dirsi!
Era verissimo fino a qualche tempo fa, fin quando non รจ arrivato lui e siamo stati costretti al confinamento casalingo. Sรฌ, proprio lui! Il COVID-19 ci ha costretto, in modo subdolo e forzato e non per scelta, a cambiare molti dei nostri comportamenti e delle nostre abitudini, cosรฌ come le consuetudini personali e collettive.
Mutare un’abitudine non รจ semplice – come cambiare lavoro o cittร  – figuriamoci quanto รจ stato difficile accettare il momento in cui il Coronavirus ci ha costretto a limitazioni e privazioni anche delle cose piรน semplici e che fino a poco tempo prima erano impensabili: non prendere piรน il caffรจ al bar o non uscire per mangiare la solita pizza, non fare la consueta e piacevole passeggiata lungo il Corso o non vedersi la sera con gli amici. Il Covid ci ha fatto male, molto male, in termini di incolumitร  personale o addirittura a scapito della nostra attivitร , della salute o della vita.
Un periodo sospeso che ha fatto riflettere sui valori e sulle considerazioni della nostra identitร . Un tempo forzatamente dedicato ai propri affetti, che ci ha fatto rivedere la classifica personale dei principi e delle prioritร .

 

 

Ci ha fatto rivalutare le cose che davamo per scontate e acquisite per diritto.
Ci ha fatto conoscere nuove paure e incertezze.
Ci ha fatto tremare per il lavoro e ancora lo fa.
Ci ha messo ansia per il nostro futuro.
Ci ha tolto il sonno e la tranquillitร .
Ci ha fatto temere per i nostri figli e non ha smesso di farlo.
Ci ha fatto pensare.
Ci ha fatto riflettere su noi stessi.
Ci ha fatto ricredere su alcune persone.
Ci ha convinto su altre.
Ci ha fatto allontanare da talune.
Ci siamo chiesti il perchรฉ, senza avere risposte che forse solo nel nostro intimo dimorano.
Ci siamo abituati a fare la fila.
Ci siamo calmati e frenati.
Ci siamo presi dei ritmi piรน lenti e imparato ad attendere.
Ci siamo maggiormente sensibilizzati alla solidarietร .
Ci siamo prima persi e dopo abbiamo provato a ritrovarci.
Ci siamo arrabbiati poi tranquillizzati e infine rassegnati.
Ci siamo nuovamente arrabbiati e talvolta spossati.
Ora che ci siamo abituati a nuovi comportamenti, quando potremmo sentirci di nuovo liberi di agire e muoverci, non dimentichiamoci di certi momenti trascorsi. Riflettiamo e non dimentichiamo. Perdiamo l’abitudine di perdere le buone abitudini.
Il COVID-19 ce l’ha forzatamente e terribilmente insegnato. Cancelliamo i cattivi comportamenti che siamo riusciti ad abbandonare in questo periodo sospeso. Pensiamo con gratitudine e ammirazione a chi ha combattuto per gli altri, a scapito della propria incolumitร . Non dimentichiamolo. Rimembriamo il COVID-19 per quello che ci ha fatto passare come stati d’animo, con tutte le sue drammatiche implicazioni e conseguenze sanitarie, sociali ed economiche.
Innalziamo un vessillo morale e ideologico, di quanto ognuno di noi rappresenta e vale, sia nello spazio terreno sia nel tempo, rispetto al cosmo e all’eternitร .
…e forse diventeremo migliori… nel ricordo del tempo che fu e nella speranza di quello che sarร , dove il sorriso per il futuro nasce dalle lacrime del passato.

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