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Arriva lโ€™autunno: stagione ideale per chi ama camminare, non fa troppo caldo e si cammina bene. Dedicato agli appassionati di trekking รจ Il cammino dei borghi silenti: un nuovo percorso di 86 km, aperto da poco.

Il Cammino si snoda nella zona poco conosciuta dei monti Amerini (cioรจ di Amelia) nellโ€™Umbria meridionale e segue il profilo dei monti Croce di Serra e Melezzole. Siamo in un angolo remoto della regione, coperto di boschi di lecci e soprattutto di castagni, con resti di monasteri sulle parti piรน alte dei suoi rilievi e circondato da una vera corona di borghi poco abitati, da cui il nome silenti.
Il cammino dura 4 giorni e i camminatori hanno a disposizione B&B, agriturismi o strutture comunali tipo ostello per riposare dalle fatiche del percorso. A Santa Restituta รจ stata aperta il 25 agosto la nuova struttura comunale con letti, docce e cucina attrezzata.
Il punto di partenza e di arrivo del circuito รจ il borgo di Tenaglie, panoramico e bello: venne scelto dai Romani, quelli dellโ€™impero, per costruirvi una villa, di cui restano tracce di mosaici. Comunque chi seguirร  il percorso dei monti amerini godrร  di panorami inattesi che abbracciano buona parte dellโ€™Italia Centrale, si muoverร  sui fianchi della montagna in mezzo a boschi di castagni che danno ottimi marroni e si immergerร  nella civiltร  del castagno.

 

Il percorso

 

ยซDel maiale non si butta nienteยป รจ un vecchio modo di dire che vale per l’animale, ma anche per lโ€™albero del castagno. Se cโ€™รจ un albero versatile quello รจ proprio questo. Le foglie secche servivano per riempire i materassi – meglio un materasso con le foglie secche che fanno rumore quando ti giri, piuttosto che dormire sulla nuda terra. E le traversine dei treni? Erano fatte di castagno perchรฉ resiste bene alle intemperie e allโ€™usura. Poi si deve aggiungere la fame: intere popolazioni si sono salvate mangiando castagne e pane di farina di castagne, con aggiunta di farina di ghiande. Per non parlare dellโ€™uso di quel bel legno per fare porte, finestre, tavoli e manici di attrezzi agricoli. I poveri devono la vita al castagno e… ai benedettini. I benedettini erano un mix tra i volontari di oggi e i missionari; ovunque andassero costruivano il loro monastero, ben isolato, e la loro legge era ora et labora, prega e lavora. Il lavoro li ha sempre portati fuori dal monastero a contatto con le popolazioni locali.

 

Il castagno

 

Nella zona di Avigliano Umbro, Santa Restituta, Melezzole, Toscolano e Morre, borghi attraversati dal Cammino dei Borghi Silenti, quei santi uomini venuti per costruire eremi e monasteri trovarono popolazioni che sopravvivevano a mala pena e che non sfruttavano adeguatamente i terreni. Loro, i monaci, vivevano sulla cima dei monti Amerini, mentre il popolo viveva nei borghi sottostanti. Tra i monasteri e i borghi cโ€™erano, e ancora ci sono, interi fianchi di colline coperti di castagni. I benedettini si resero subito conto che quei terreni erano propizi alla crescita dei castagni cosรฌ, rimboccandosi le maniche, si misero a insegnare ai villici lโ€™arte di coltivare il castagno ma soprattutto lโ€™arte di innestarlo. Unโ€™arte sopraffina e delicata perchรฉ trasforma una pianta selvatica in unโ€™ottima pianta da marroni. Purtroppo questa รจ unโ€™attivitร  che ormai sta sparendo: lโ€™uso che si faceva del legno di castagno รจ stato soppiantato da altri materiali. Le traversine della ferrovia sono di cemento, gli infissi sono in alluminio o in PVC, i tavoli li produce lโ€™IKEA con mescole diverse, gli attrezzi agricoli non si fanno piรน in casa.
Per i comuni della zona del circuito la Sagra della castagna รจ comunque un importante appuntamento annuale, una tradizione alla quale purtroppo questโ€™anno si dovrร  rinunciare a causa del Coronavirus. Tuttavia, percorrendo quel circuito in autunno puรฒ capitare di trovare sul terreno dei marroni e si possono certamente gustare piatti a base di castagne nei vari ristoranti e locande sparse un poโ€™ovunque.

La prima attestazione storica dellโ€™eremo data al 1206, ma certamente molto prima i Benedettini dellโ€™abbazia di Santa Maria di Valdiponte di Perugia decisero di insediarsi nella zona, di costruire una cisterna per la raccolta dellโ€™acqua potabile e di edificare qui una chiesa con annesso un monastero dedicato al principe degli apostoli che prenderร  poi la denominazione in Vigneto dal trovarsi, a seguito della bonifica apportata dai monaci ai territori circostanti, in mezzo alle vigne.

Eremo, foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™eremo sorge presso un tracciato molto frequentato fin dai tempi antichi, come รจ attestato dalla presenza dei ruderi di un ponte romano sul fiume Chiascio nei pressi del Castello del Peglio; doveva trattarsi di una deviazione della via Flaminia, un percorso che partiva da Pontericcioli, al confine tra Umbria e Marche, attraversava Gubbio (forse lungo il percorso dellโ€™attuale statale La Contessa) e conduceva, proseguendo verso Assisi, a Foligno, dove si ricongiungeva con la Flaminia.
Proprio il grande transito fu motivo della costruzione del ricovero per pellegrini, per lungo tempo funzione principale dellโ€™eremo. Lโ€™eremo di San Pietro in Vigneto, con bolla pontificia di Pio II datata 8 agosto 1463, veniva soppresso e, assieme ai terreni posseduti, passava in proprietร  ai Canonici della Cattedrale di Gubbio che ancora oggi ne detengono la proprietร . I terremoti del 1979 e del 1984 richiesero lโ€™attenzione della Soprintendenza che curรฒ il restauro dellโ€™eremo eliminando ciรฒ che nel corso degli anni era stato aggiunto in modo arbitrario e correggendo quanto era stato manomesso. Situato sul tracciato della Via Francigena, anche oggi accoglie viandanti e pellegrini grazie alla presenza stanziale di un laico, Stefano Giombini[1].

La roccaforte affrescata

Il convento, con la sua torre e la sua stretta compattezza, sembra piuttosto una roccaforte che un insediamento religioso. Risulta difficile sia per la continuitร  costruttiva sia per il reimpiego dei vari spazi nel corso dei secoli distinguere e identificare i singoli edifici. Soltanto il campanile a vela e una minuscola monofora a sesto fanno intuire la presenza della cappella nellโ€™angolo nord-est del complesso. Allโ€™interno del cortile selciato, intorno al quale si affacciano gli edifici, si trova una grande e bella cisterna. La chiesa al suo interno conserva un affresco di scuola eugubina del secolo XV raffigurante una dolcissima Madonna col Bambino con ai lati san Sebastiano, santโ€™Antonio, san Pietro e san Rocco.

 

Madonna con bambino, foto di Enrico Mezzasoma

Resti che scompaiono, resti che appaiono

Il Castello del Peglio, che sorgeva nei pressi dellโ€™eremo, รจ stato insensatamente distrutto pochi anni fa per costruire la diga sul Chiascio: sono scomparse le belle pietre conciate che avevano sfidato i secoli, spazzate via dalle ruspe nel 1978. Prima di allora rimanevano resti imponenti: sulla facciata si potevano osservare le feritoie che servivano per fare scorrere il ponte levatoio e lungo le mura si ergevano i bellissimi archi a sesto ribassato. Le acque della diga hanno sommerso anche un olmo centenario ยซtanto bello e tanto grande che per abbracciarlo erano necessari tre uominiยป[2].
Nel 1780, per le piogge abbondanti, franรฒ il terreno e cosรฌ tornarono alla luce nei pressi dellโ€™eremo i resti di un tempio pagano: lucerne di creta, frammenti di iscrizioni, monete e in dodici pezzi lโ€™intera statua marmorea del nume tutelare del tempio (oggi conservata nel Museo archeologico di Firenze), Marte Cyprio. Unโ€™iscrizione testimoniava il restauro del tempietto per opera di un certo Lucio Avoleno avvenuta nel II secolo d.C. mentre le monete del V secolo attestavano che fino a quel periodo gli abitanti della zona avevano tributato offerte al dio pagano.

 

Particolare architettonico, foto di Enrico Mezzasoma

 


Testi di riferimento

Per la bibliografia storica si rinvia a B. Martin, S. Pietro in Vigneto, Vispi&Angeletti, Gubbio 1997, che risulta anche il testo di riferimento in merito.

P. Pizzichelli, Gubbio Francescana e sentiero francescano della pace, Gavirati, Gubbio 1999, pp. 53-55.

Sentiero francescano della pace da Assisi a Valfabbrica a Gubbio, Provincia di Perugia, Perugia 2000, pp. 30-31.

L. Zazzerini, In ascolto dellโ€™assoluto. Viaggio tra gli eremi in Umbria, Edimond, Cittร  di Castello 2007, pp. 68- 73.

 


 

[1] Per avere informazioni e concordare lโ€™accoglienza si puรฒ contattare il numero 3334789564.

[2] P. Pizzichelli, Gubbio Francescana e sentiero francescano della pace, Gavirati, Gubbio 1999, p. 52.