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Un evento di portata internazionale si svolgerร  sabato, presso la Sala dei Notari

ยซPassione e amore per il mare, unito al rispetto e alla cultura dellโ€™ambienteยป. รˆ la filosofia del Premio Atlantide che verrร  assegnato sabato 23 ottobre a Perugia (ore 11.00 presso la Sala dei Notari).

Giampaolo Consoli

Un premio, che da alcuni anni, vuole portare alla luce e far emergere โ€“ nel vero senso del termine – persone di scienza e di cultura che hanno dedicato la loro vita (e ancora oggi lo fanno) alla scoperta, alla ricerca e alla cura del mare e degli oceani. Far conoscere, attraverso i racconti e le storie dei protagonisti, tutte le bellezze e le diverse forme di vita che popolano le nostre acque, per conoscere e rispettare consapevolmente. Lโ€™esperienza piรน che trentennale degli organizzatori rende lโ€™evento di portata internazionale e puรฒ vantare collaborazioni con Universitร , organizzazioni ambientaliste, con lโ€™Agenzia Spaziale Europea e con il mondo dello sport.

Lโ€™appuntamento, che si svolge annualmente in uno scenario speciale, questโ€™anno premierร  autorevoli personaggi come: Giampaolo Consoli, Paolo Ferraro, Paola Catapano, Massimo Scarpati, Angela Bandini e Pippo Cappellano. Interverrร  il prof. Gerardo Bosco, presidente del SIMSI, Societร  Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica.

Gli ospiti

Giampaolo Consoli รจ comandante del gruppo Operativo Subacquei del Raggruppamento Subacquei e incursori di La Spezia con il grado di Capitano di Vascello. Per venti anni รจ stato delegato italiano al gruppo di lavoro permanente della NATO per le attivitร  subacquee, oltre ad aver partecipato a numerosi interventi di soccorso, รจ accompagnatore di subacquei disabili e consulente per le scene di esplosioni subacquee nel cinema.

Paolo Ferraro

Sarร  presente poiย Paolo Ferraro, 75 anni, 50 dei quali dedicati al mondo subacqueo in particolare sul versante dellโ€™industria: รจ infatti stato presidente della Technisub per 25 anni e presidente delle filiali tedesche e spagnole dellโ€™Aqua Lung. Ha fatto parte del Consiglio Direttivo della CMAS ed รจ stato fra i promotori e primo presidente del Gruppo Sub Confinsub Genova, che riuniva le aziende del settore subacqueo aderenti a Confindustria. Insignito del Tridente dโ€™Oro 2011 dellโ€™Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee ne รจ da quellโ€™anno direttore.

Da piรน di 25 anni comunicatrice scientifica al CERN di Ginevra e giornalista scientifica,ย Paola Catapano รจ stata definita invece: ยซemblema della contemporaneitร  capace di coniugare ad alti livelli il sapere scientifico con lo spirito di avventuraยป. Alterna pubblicazioni a spedizioni nei piรน remoti angoli del globo in condizioni estreme (Artico e Antartico in particolare). Nella sua ultima avventura – lo scorso agosto – รจ stata capoprogetto di Polarquest, una spedizione a vela nellโ€™Artico finalizzata a stimare la quantitร  di legname e plastica presenti nelle acque e a monitorare lโ€™impatto del cambiamento climatico sulla biodiversitร .

Paola Catapano

Il team ha attraversato lโ€™80esimo parallelo Nord e ha mappato per la prima volta via mare e via aria diverse aree di costa e mare a cavallo dellโ€™80ยฐparallelo, testimoniando lo stato dellโ€™ambiente artico in una delle regioni piรน a nord del Pianeta.

Con piรน di 2.300 immersioni oltre i cento metri e quasi 10.000 ore dโ€™immersione autonoma ad alto fondale, vincitore di vari campionati mondiali per lโ€™attivitร  in apnea Massimo Scarpatiย รจ tra i piรน competenti e accreditati conoscitori del mare. Inventore della pinna lunga, ha dato vita a una linea commerciale che porta il suo nome. Inoltre, รจ stato il primo a usare autorespiratori a miscela a base di elio per la pesca del corallo, a fare decompressioni con gas di aria arricchita da ossigeno, a utilizzare tecnologia ROV per lโ€™esplorazione dei fondali e il monitoraggio degli ambienti e a segnalare lโ€™attivitร  sonora degli scogli, riuscendo a percepire dalla superficie la presenza di formazioni rocciose di notte o in condizioni di acque torbide.

 

Massimo Scarpati

 

Non mancherร  anche Angela Bandini che nel 1989 ha raggiunto il record mondiale di uomini e donne in apnea profonda assetto variabile di -111 metri, battendo cosรฌ due leggende come Enzo Maiorca e Jacques Mayol. Angela mentre danzava da ragazzina con i delfini nel delfinario di Rimini ha incontrato Jacques Mayol che รจ rimasto colpito dal suo talento e lโ€™ha ingaggia per girare film e documentari e realizzare spedizioni scientifiche in giro per il mondo nei posti piรน remoti della Terra e solcando tutti gli oceani.

 

Angela Bandini

 

Infine riceverร  il premioย Pippo Cappellano – giornalista, regista e autore di documentari โ€“ nel corso della sua carriera ha diretto oltre 300 documentari in tutto il mondo, tra questi diverse serie per la Rai sullโ€™esplorazione marina e sullโ€™archeologia subacquea.

Pippo Cappellano

Ha ricevuto il Tridente dโ€™Oro e la Cittadinanza Onoraria di Ustica nel 1983, con la seguente motivazione: ยซHa realizzato sin dal 1967 filmati subacquei di altissimo interesse scientifico e divulgativo per la televisione italiana, riscuotendo ovunque notevoli consensiยป.

Nel 2006 per la trasmissione Ulisse di Alberto Angela ha realizzato il primo documentario archeologico in Italia con riprese a oltre 100 metri di profonditร : Lโ€™enigma del Polluce, vincitore del premio Pinna dโ€™Oro di Antibes come Migliore Film Storico. Dal 2013 al 2020 รจ stato vice presidente vicario dellโ€™Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee.

 


Per maggiori informazioni

โ€œUna scuola in fattoriaโ€ รจ un progetto realizzato con il sostegno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, pensato e sviluppato dallโ€™Associazione delle Fattorie Didattiche del Trasimeno, che ha consentito alle scuole primarie aderenti di prendere parte a un percorso didattico di โ€œvisita virtualeโ€ allโ€™interno delle Fattorie aderenti allโ€™Associazione.

Lavoro svolto dagli alunni della scuola primaria “D. Birago” di Passignano sul Trasimeno

Il progetto รจ stato ideato a partire dalla volontร  di non perdere il contatto diretto con la natura, anche in un anno cosรฌ particolare come quello appena passato, che ha visto gli alunni costretti dentro le aule scolastiche e privati delle uscite didattiche e del loro alto valore educativo. Non potendo andare i bambini in fattoria, sono state le fattorie stesse a entrare a scuola grazie alle attivitร  condotte con la Didattica a Distanza che hanno coinvolto, nellโ€™anno scolastico 2020/2021, 40 classi tra le scuole del comprensorio Perugino e quello del Trasimeno.

Le scuole coinvolte hanno avuto la possibilitร  di scegliere tra tre percorsi, ognuno riguardante una specifica tematica e gestito da una diversa fattoria afferente allโ€™associazione: Millefiori incentrato sul mondo delle api, realizzato dalla fattoria Agri Hyla di Tuoro sul Trasimeno; Chi semina raccoglie, per conoscere le piante dellโ€™orto e il loro utilizzo per la preparazione dei piatti della tradizione, gestito dalla fattoria La Casa di Campagna di Magione; Il ciclo del latte, relativo alla scoperta del latte e della sua produzione, realizzato dalla Fattoria La Cerreta di Castiglione del Lago. Ciascun percorso ha previsto lo svolgimento di due incontri, durante i quali ogni fattoria didattica ha condotto le classi alla scoperta della propria realtร , attraverso foto e video che consentissero agli alunni di fare una vera e propria visita guidata nonchรฉ di affrontare gli argomenti propri del percorso scelto.

 

 

Un progetto che in piena pandemia ha consentito agli alunni di uscire, anche se in modo virtuale, dalle proprie aule e di entrare in fattoria. Una formula che ha riscosso un grande successo tra gli insegnanti e gli alunni, in un anno estremamente complesso per il mondo scolastico, nella speranza di proseguire i percorsi intrapresi direttamente in fattoria nellโ€™anno scolastico che ha appena preso il via!

Un viaggio alla scoperta di un animale poco conosciuto che vive nella nostra regione.

 

Testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Foto di Cristiano Spilinga

 

La testuggine palustre europea รจ una specie estremamente rara, localizzata nella nostra regione: a oggi sono noti pochi nuclei al confine con il Lazio. Un tempo, come ci indicano anche i ritrovamenti fossili, era abbondantemente diffusa, poi la bonifica delle zone paludose, la perdita di ambienti idonei alla riproduzione, lโ€™inquinamento chimico e lโ€™introduzione di specie aliene invasive, hanno ridotto drasticamente il suo areale in quasi tutta la penisola. Lโ€™Umbria non รจ da meno e oggi รจ particolarmente difficile imbattersi in questi affascinanti e curiosi animali.
Si tratta effettivamente di una specie molto carismatica, che ci mostra ancora il lato selvaggio dei nostri ambienti. Pur colonizzando potenzialmente anche habitat semi-naturali e artificiali, la sua raritร  ci fa comunque riflettere su quanta biodiversitร  abbiamo perso e stiamo perdendo a causa di una gestione scellerata del nostro territorio.
La specie presenta il carapace che nei maschi puรฒ raggiungere i 15 cm di lunghezza e nelle femmine puรฒ arrivare ai 17-18 cm; il colore di fondo รจ molto variabile e va dal marrone oliva al verde scuro fino al nero, con una diffusa macchiettatura gialla. Ventralmente il piastrone presenta una colorazione giallo sabbia con venature piรน scure; il colore della pelle รจ tendenzialmente scuro con punteggiature gialle.
Come dicevamo si tratta di una specie che frequenta zone paludose perenni o temporanee ricche di vegetazione acquatica; trascorre la maggior parte del tempo in acqua ma se ne allontana durante il periodo riproduttivo: i maschi in cerca di femmine, le femmine per cercare il sito dove deporre le uova oppure semplicemente per spostarsi tra un sito e lโ€™altro.

 

Particolare della testa di testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Foto di Cristiano Spilinga

 

รˆ una specie onnivora che si nutre sia di piante acquatiche sia di pesci, girini e altri organismi acquatici. Tra febbraio e aprile in acqua avvengono gli accoppiamenti e tra maggio e giugno la femmina depone le uova allโ€™interno di nidi scavati dalla femmina stessa sotto la sabbia, anche lontano dallo specchio dโ€™acqua dove vive.
Effettivamente ci risulta difficile pensare che unโ€™animale di queste dimensioni, che necessita di raccolte dโ€™acqua riparate e ricche di vegetazione con intorno un terreno adeguato per deporre le uova, possa ancora vivere nel nostro territorio.
In effetti la specie non se la passa bene e sono in atto azioni per salvare il salvabile favorendo la ricolonizzazione in aree della regione dove รจ ormai scomparsa da tempo. Ovviamente prima di riportare Emys orbicularis a colonizzare nuove aree sarร  fondamentale capire quali sono state le cause per le quali la specie รจ scomparsa, rimuoverle e solo a quel punto intervenire con una vera e propria reintroduzione di questo rettile che ci fa tornare indietro nel tempo.

 


Bibliografia

  • Di Nicola M. R, Caviglioli L., Luiselli L. & Andreone F., 2019. Anfibi & Rettili dโ€™Italia. Edizioni Belvedere, Latina, โ€œle scienzeโ€ (31), 568 pp.
  • Ragni B., Di Muro G., Spilinga C., Mandrici A., Ghetti L. (2006). Anfibi e Rettili dellโ€™Umbria. Distribuzione geografica ed ecologica, Petruzzi Editore, Cittร  di Castello, pp. 111.

COVID 19 รจ la parola piรน pronunciata da un anno a questa parte, parola che ci ha tolto molto e che ci ha costretto a vivere in modo nuovo. I trekking in Nepal o in Patagonia sono stati sostituiti dal percorso casa-supermercato, andata e ritorno. Poi, per fortuna, nelle nostre menti si รจ accesa la lampadina della reazione.

Siamo italiani, viviamo in un Paese speciale. Allora perchรฉ non fare quello che finora abbiamo sottovalutato e anche un poโ€™ disprezzato, come andare alla scoperta degli angoli minori del nostro Paese? Lโ€™Umbria si รจ attivata e ne ha rispolverati alcuni interessanti e numerosi. Accantonate le grandi basiliche, le cittร  medievali e i capolavori della pittura, la natura รจ diventata il nuovo centro focale. Percorrendo i nuovi tracciati ciclabili e pedonabili si scopre, per esempio, che in Umbria abbondano le cascate.

 

 

Non imponenti come quella delle Marmore o quella del Toce, o impressionanti come quelle del Niagara, queste cascate sono nascoste nei boschi e precipitano in piccoli anfratti verdi circondate dalle rocce di tufo o travertino. Mettendosi nei panni dei nipotini di Indiana Jones, il piรน famoso archeologo del cinema, e cercando con sguardo attento, si riescono a scovare cascate, laghetti e pure qualche reperto di un passato molto remoto. Queste piccole cascate sono molto antiche, perchรฉ qui, in piccola scala, cโ€™รจ stato il fenomeno delle doline come nel Carso. Lโ€™acqua ha eroso il terreno, ha scavato delle forre e lรฌ, da qualche milione di anni, precipitano le acque. Cascate e archeologia vanno di pari passo: non bisogna infatti dimenticare che lโ€™Umbria รจ stata sempre abitata, prima dagli autoctoni, poi dai Romani che hanno lasciato tracce ovunque e poi da altri a seguire.

Alla ricerca delle cascate

A giugno, prima del gran caldo e prima che di conseguenza le acque sparissero, con la mia amica Pina che ben conosce questi luoghi, sono andata a cercare i laghetti e le cascate di Castel Rinaldi, vicino a Massa Martana. Per nostra fortuna, scendendo nel bosco, abbiamo incontrato la signora Tiziana che passeggiava con il suo cane; dopo aver scambiato due chiacchiere, lei si รจ gentilmente offerta di accompagnarci a vedere quello che da sole non avremmo trovato, ovvero il ponte romano e la necropoli pagana che risale al III/II secolo a.C.
Raggiunto Castel Rinaldi, si lascia la macchina e si scende verso il bosco. Dopo 15 minuti si incontra la prima cascata. Ma per vederla bisogna andare in giรน di qualche metro e arrivare fino a un laghetto di un bel colore verde, esaltato dalle pareti verdi delle rocce che lo circondano. Muschio, capelvenere, felci e altre piante tipiche delle zone molto umide hanno completamente ricoperto la parete tufacea da cui precipitano le acque. Grazioso. A giugno lโ€™acqua era giร  poca ma mi dicono che in autunno quei 20 metri di salto facciano impressione. Poi, in inverno, dato che il sole non batte mai sulla parete, si formano anche delle stalattiti di ghiaccio. Risalite sul sentiero abbiamo piegato a sinistra e, proseguendo dritte, siamo arrivate al lago grande. รˆ una passeggiata facile, bisogna solo fare attenzione al fango per non scivolare. Attorno alla cascata grande si รจ creato lo stesso ambiente della cascata piccola, a mio avviso perรฒ molto piรน suggestivo e romantico.

 

Parete di tufo della necropoli

 

Le grandi pareti verdi, la caduta dโ€™acqua, il lago e il silenzio creano unโ€™atmosfera sospesa dove ci si aspetta lโ€™apparizione di un Elfo o di una Fata e si sogna un bacio romantico, proprio come in un film. Tornando indietro, Tiziana ci ha indicato il sito della necropoli, che perรฒ si vede poco. Abbiamo potuto scorgere una sola tomba, dal basso e da lontano, perchรฉ il terreno รจ franato e salire รจ pericoloso. Si vede solo lโ€™ingresso a volta e la parete di tufo bianco col colombario. Ci sono altre quattro tombe simili nella zona, ma la stagione avanzata e le difficoltร  dellโ€™esplorazione ci hanno dissuaso dal proseguire. Mi riprometto perรฒ di tornare in autunno e di trasformarmi in una esploratrice dโ€™epoca, perchรฉ la zona di Castel Rinaldi รจ piccola ma interessante in quanto, oltre a essere stata privilegiata dalla natura, porta le tracce di varie civiltร  ed รจ stata abitata senza soluzione di continuitร  da piรน di 2500 anni.
Per completare la passeggiata abbiamo intravisto, proprio sotto il castello, il ponte romano che si presenta come un classico ponte di mattoni a schiena dโ€™asino, sicuramente costruito dal diavolo in una notte tempestosa. Lโ€™erba, giร  troppo alta, ci ha tuttavia impedito di vederlo da vicino. Torneremo in autunno.

Il lago Trasimeno ha bisogno di essere sostenuto tramite attenzioni, premure e iniziative al fine di sopperire alle costanti sollecitazioni che subisce il suo naturale metabolismo, che spesso viene accelerato oltre i propri limiti e non riesce a tenere il passo ai crescenti coinvolgimenti.

Il lago sta dando piรน di quello che anatomicamente e fisiologicamente potrebbe dare. Diciamolo con chiarezza, il Trasimeno non รจ strutturato per rispondere in modo completo ed esaustivo alla quantitร  di richieste e aspettative antropoidi odierne. La consapevolezza di ciรฒ รจ fondamentale per chiunque proponga, osservi o elabori. Il generoso e saggio lago, per quello che viene continuamente chiamato a dare, ha bisogno che l’essere umano sopperisca, integri, compensi, manutenga, gestisca, regolamenti, controlli; a loro volta le persone devono essere messe in grado di farlo. Soprattutto c’รจ necessitร  di istituire un unico interlocutore istituzionale a cui proporre e da cui essere autorizzati per innovare, costruire, realizzare, senza chiedere le varie autorizzazioni a una miriade di enti, come attualmente รจ previsto, con le conseguenti e infruttuose implicazioni dovute a un dilatamento esasperato dei tempi autorizzativi e quindi realizzativi. Infatti, lโ€™eccessiva burocrazia e i tanti dovuti atti amministrativi, rallentano ogni processo innovativo.

 

Lago Trasimeno, foto di Roberta Costanzi

Un fronte comune

La rete di tutti quei soggetti pubblici e privati che ne hanno interesse dovrebbe cementarsi maggiormente senza fazioni o deterrenti campanilismi, sia per far fronte comune senza individuali posizioni autoreferenziali, sia nellโ€™agire per il bene della res publica. Sarebbe conveniente tenere con costanza un atteggiamento consono e congruente, affinchรฉ il lago piรน antico d’Italia possa continuare a rappresentare un’intera comunitร  e proseguire a vivere come territorio altamente attrattivo per i viaggiatori, grazie alla sua cultura, storia, tradizione, pesca, agricoltura, turismo, ambiente, natura, paesaggio, enogastronomia e ai suoi splendidi borghi. Tra i tanti punti basilari, citati e a seguire, ce ne sono alcuni a cui non ci si puรฒ sottrarre in argomento! Il Trasimeno ha convissuto da sempre con il problema del livello delle acque: fin dai tempi antichi, sono accaduti forti alluvionamenti ed estese deformazioni dei margini lacuali, in altalena con le improvvise regressioni delle acque stesse.
Infatti le linee spondali del Trasimeno sono state sempre molto elastiche e flessibili, tant’รจ vero che la gente ha sempre sentenziato: ยซIl lago dร  e il lago prendeยป. Anche il nome Trasimeno, secondo una tesi tra le piรน accreditate, significa, nellโ€™antica lingua degli Umbri, quello che si sta prosciugando.

 

Foto di Roberta Costanzi

รˆ evidente che giร  nel periodo avanti Cristo ci fosse un problema sul livello delle acque, continuato poi nel periodo romano, medievale, papalino, monarchico, fino a oggi. Corsi e ricorsi storici sul livello idrometricoโ€ฆ quando troppo elevato e quando troppo poco. Torrenti deviati e rideviati, dighe, paratie, canalizzazioni, emissari, immissari. Le fonti e i dati storici non sono opinione. E, ancora oggi, non รจ stata trovata o almeno non realizzata, una soluzione adeguata, cioรจ quella che permetta di dire in merito, nulla quaestio. Nel tempo ci sono state tante lodevoli iniziative con buone intenzioni, ma senza un sistema integrato risolutivo che abbia portato ai risultati sperati.
I risultati contano eccome e la credibilitร  puรฒ essere solo misurata con la congruenza tra l’annunciato e il realizzato. Il livello di antropizzazione e le relative esigenze di un tempo, facevano sรฌ che il lago non subisse condizionamenti. Semmai il contrario: era il lago a condizionare, almeno fino al mutar dei tempi e delle sempre maggiori richieste delle sue risorse, che sono state intaccate progressivamente e sempre piรน profondamente, per arrivare a un precario equilibrio tradotto in una preoccupante e repentina discesa della sostenibilitร  del suo ecosistema.

 

Trasimeno, foto di Roberta Costanzi

Il problema idrico

Da qualche buon decennio, uno dei grandi problemi lacustri รจ l’incertezza del raggiungimento dello zero idrometrico, che appare troppo spesso come una meta utopistica.
Il bisogno idrico del Trasimeno รจ in costante crescita e dobbiamo fare i conti anche con il clima attuale che ha portato verso l’innalzamento della temperatura, sia aerea sia dellโ€™acqua, e soprattutto alla scarsa piovositร  di questi anni. Consideriamo poi che gli adduttori d’acqua convogliati al lago sono, per diversi motivi, insufficienti all’istanze naturali del vecchio Tarsminass e ovviamente tutto ciรฒ porta grandi problematiche agli operatori dei vari settori economici lacustri, in primis al settore della pesca e del turismo e non di meno allโ€™equilibrio ecologico del lago stesso con fenomeni di eutrofizzazione e moria di pesci.
Anche perchรฉ, e dobbiamo ricordarlo, il Trasimeno รจ un bacino laminare di origine tettonica, con ridotta profonditร  (attualmente al massimo di circa 6 metri allo zero idrometrico) ed รจ un ecosistema molto delicato e precario, dove lโ€™insieme composto da alte temperature climatiche, scarsa piovositร  e vento, erode costantemente centimetri alla sua profonditร  cosรฌ come inficiano la sua buona salute i dragaggi non piรน avvenuti per anni, la pulizia dei suoi fondali, la drastica riduzione e lโ€™assente gestione del canneto, che da sempre รจ di fondamentale importanza per il suo ecosistema, lโ€™inserimento umano irresponsabile di alcune specie animali e vegetali alloctone, lโ€™efficienza dei depuratori, in modo particolare dโ€™estate quando lโ€™incremento turistico sposta notevolmente il numero delle presenze in avanti, lโ€™eccessivo numero dei fastidiosi chironomidi e la scarsa manutenzione delle sue sponde. Tutto ciรฒ incrina e mette in dubbio la certezza e i buoni propositi di imprenditorialitร  e di soggiorno turistico, corredato da una comunicazione promozionale dellโ€™offerta talvolta vetusta, lacunosa, parcellizzata o insufficiente quando riferita agli attrattori turistici, che non sempre sono disponibili o restano chiusi alla visita del viaggiatore interessato ad ammirare le bellezze artistiche e culturali lacustri.
Cโ€™รจ da sottolineare che, da qualche mese, si รจ ripreso a far rimuovere le attrezzature ferme in darsena da oltre un decennio, per una manutenzione del lago che rimane al momento ancora insufficiente. Siamo nella speranza e nel convincimento delle istituzioni che sia incrementata nel breve periodo, cosรฌ come che venga attuata la tanto sperata e imminente chiusura dellโ€™incompleto anello ciclo-pedonale lacustre o la risoluzione della problematica legata allโ€™adduzione idrica dalla diga del Montedoglio.
Desiderando poi che i desueti e vetusti battelli del trasporto pubblico, per dare un esempio responsabile e un modello da seguire e magari incentivando quelli da diporto privato, un giorno non lontano possano tutti convertirsi alla propulsione elettrica, per non caricare ulteriormente il nostro lago di fattori diametralmente opposti al decantato inno alla naturalitร  e allโ€™ecologica sostenibilitร . La Provincia di Perugia ha annunciato che acquisterร  a breve lโ€™Ippogrifo, unโ€™imbarcazione elettrica per trasporto passeggeri, ottenuta grazie ai finanziamenti europei erogati dalla Regione Umbria e destinata al servizio di collegamento con lโ€™Isola Polvese. Lโ€™Ippogrifo potrร  navigare dopo aver ricevuto le certificazioni autorizzative previste. Mirabile esempio di una lungimirante visione green e per un favorevole abbrivio al cambiamento per la tipologia di navigazione a favore dellโ€™ecosostenibilitร !

 

Isola Maggiore, foto di Roberta Costanzi

Interventi utili e imminenti

Il lago rappresenta una grande ricchezza per la sua unicitร  e suggestiva bellezza. Andrebbe maggiormente valorizzato, tutelato e preservato, poichรฉ un simile gioiello naturale, che ancora oggi riesce in parte a mimetizzare le problematiche, possa essere lasciato almeno in buona salute alle generazioni future. Ma non rimane molto tempo per intervenire!
Avere rimpianti, rancori e rimorsi o ancor peggio additare qualcuno per la responsabilitร  di non aver fatto o non aver fatto bene, significherebbe semplicemente direzionarsi verso un punto di non ritorno e sprecare le proprie risorse psico-fisiche per inconcludenti divagazioni non utili alla causa. Tutti, con le proprie responsabilitร  e senza attendere che qualcun altro faccia, in un atteggiamento propositivo e fattivo, tra pubbliche istituzioni e attivitร  private, turisti e residenti, ognuno per la propria parte, piccola o grande che sia, stimoli e sia dโ€™esempio agli altri, partendo semplicemente da una cicca di sigaretta non gettata a terra o da una plastica correttamente accantonata, dalla pulizia e la gestione dei confini terracquei di propria pertinenza, allโ€™attenzione di tradurre in fatti quello che si sentenzia al bar. Facciamo sรฌ che non sia troppo tardi per tracciare una nuova via che tenda a invertire una rotta giร  compromessaโ€ฆ
Bisogna sbrigarsi a trovare le risorse e le giuste soluzioni, prima di trovarci fuori tempo massimo, nel rimpianto di non aver agito velocemente e sufficientemente bene e nell’irreversibilitร  dei fatti. Nel contempo rispettiamo il nostro beneamato lago e non sfruttiamolo oltre quello che puรฒ dare e soppesiamo lโ€™arrogarsi di prendere o ricevere le sue risorse come se non avesse limiti. รˆ come andare a fare la spesa e prendere prodotti in grande quantitร , senza tener conto dei soldi che abbiamo in tasca: se la spesa supera la nostra disponibilitร  economica, o restituiamo parte del preso o ci creiamo un debitoโ€ฆ che prima o poi andrร  pagato!

 

Foto di Roberta Costanzi

 

In tutto questo, nel 2021, la Cooperativa Pescatori del Trasimeno di San Feliciano ha chiuso la sua filiera: a Sant’Arcangelo รจ stata aperta al pubblico la loro locanda, con il motto di Pescato, Cotto e Mangiato. Esempio ammirevole e unico in Europa! Bravi Pescatori. Cosรฌ come alla grande professionalitร  imprenditoriale dimostrata in questo difficile periodo dagli operatori della ristorazione e dellโ€™accoglienza turistica lacuale per aver continuato a mantenere unโ€™offerta di altissima qualitร , vale un grande plauso e andrebbe meritatamente sostenuta.
Nel mentre, la Goletta Verde dei Laghi di Legambiente ha sentenziato che i 5 punti campionati sul lago Trasimeno con le analisi microbiologiche sono risultati tutti entro i limiti di legge e il meraviglioso vino Gamay del Trasimeno รจ stato premiato con 5 prestigiosi riconoscimenti al Concorso Internazionale Grenache du Monde, onorando quattro cantine lacustri sue produttrici.
Vogliamo bene al nostro beneamato lago Trasimeno, suggello di bellezza e testimone culturale di un patto di continuitร  e solidarietร  da trasferirsi alle generazioni successiveโ€ฆ meditate gente, meditate! Ma non troppo a lungoโ€ฆ il tempo stringe!

Lโ€™Umbria ha un porto, ma trovarlo รจ difficile. Indubbiamente, cercare un porto dove non cโ€™รจ il mare non รจ facile, perchรฉ lโ€™Umbria non si affaccia sul mare, ma non si รจ fatta mancare un porto!

Sono andata alla sua ricerca e lโ€™ho trovato: รจ lโ€™antico porto fluviale sul Tevere, davanti a Orte, vicino allโ€™importante ponte di Augusto sparito da millenni. Per raggiungere il Porto di Seripola, fino a un certo punto ci si puรฒ affidare al navigatore, poi bisogna chiedere. Il paese piรน vicino รจ Penna in Teverina: da qui si imbocca la strada che conduce al Relais La Chiocciola, dove si parcheggia.

 

 

Finito lโ€™asfalto, la strada prosegue sterrata per altri 400 metri passando attraverso il bosco. รˆ una strada larga e comoda che porta a uno slargo da dove si vedono le tettoie dello scavo. Giร  avvicinandosi al cancello si capisce che si tratta di un luogo importante. Il porto ha funzionato per circa 1000 anni, prima con i Falisci, poi con i Romani e poi con tutti quelli venuti dopo.
Erano gli anni in cui il Tevere scorreva gonfio dโ€™acqua e barche e chiatte andavano su e giรน cariche di merci. Pietre e legna, grano e olive prendevano la direzione di Roma. Poi le barche risalivano navigando controcorrente. Forse erano trainate da uomini e pure da cavalli che camminavano sulla sponda come si faceva in Francia o in Russia. Una fatica terribile che spezzava la schiena a uomini e animali. Seripola era dunque importante: merci e viaggiatori che attraversavano lโ€™Italia da nord a sud, seguendo la via Flaminia e la via Amerina, si fermavano per forza a Seripola prima di attraversare il Tevere. Chi andava a piedi o a cavallo passava sul ponte di Augusto, di cui resta qualche traccia. Se invece si trasportavano merci, Seripola era il porto sicuro per valicare il fiume e scendere a Roma seguendo la corrente.

Non si trattava solo di un paio di moli isolati, ma di un piccolo paese con strade molto trafficate. Infatti il decumano, cioรจ la strada che andava da ovest a est, era la via Amerina, mentre il cardo, da nord a sud, era la consolare via Flaminia, che dallโ€™Adriatico si dirigeva a Roma.
Era un paese, quindi cโ€™erano case e tante taberne, addirittura le terme, segno della sua importanza. Nei dintorni si trovano resti di fattorie e di ville eleganti. Gli archeologi hanno diviso il sito in 4 settori: quello delle abitazioni, quello dei servizi e delle botteghe, quello del porto con gli horrea (magazzini di stoccaggio) e quello delle terme. I Romani sapevano che durante i viaggi, allora molto faticosi, era importante riposare e rilassarsi per ritemprarsi e tornare in forma. Le terme infatti erano abbastanza grandi e sono stati ritrovati gli spogliatoi e una cisterna dโ€™acqua che riforniva le piscine.
Si riconoscono gli ambienti tipici come il tepidarium (ambiente di mezzo con lโ€™aria tiepida) e anche il calidarium (quasi una sauna) le cui pareti incorporano i famosi mattoni cavi dove passava il vapore che serviva a scaldare il pavimento, le acque e lโ€™aria. Insomma Seripola era una piccola enclave dove non mancava niente.

Mi รจ stato detto che ci sono addirittura dei mosaici interessanti. Sarebbe stato bello vederli, peccato perรฒ che non si possano varcare i cancelli. Tutto chiuso e tutto in abbandono. Un pianto. Anche le note informative allโ€™esterno dello scavo sono arrugginite e rotte.

Il porto di Seripola รจ rimasto sepolto e totalmente dimenticato fino alla costruzione dellโ€™autostrada del Sole A1 nel 1962. Durante lo scavo per posizionare i piloni del ponte sul Tevere, sono emerse delle rovine inattese e insospettate. Lโ€™autostrada adesso passa sopra al porto e quando si scende laggiรน si sente e si vede lโ€™autostrada sulla testa. Sono ormai anni che questo luogo, unico nel suo piccolo, รจ stato abbandonato a sรฉ stesso. Non ha la dimensione di Ostia antica, non ci sono solo Horrea come a Roma in zona Testaccio, ma รจ un gioiellino lasciato allโ€™incuria e allโ€™azione del tempo e della natura.

 

 

Se non si interverrร , a breve si vedranno solo le tettoie che coprono gli scavi. A causa della fitta vegetazione non si riesce a scorgere neppure il Tevere che perรฒ รจ lรฌ vicino. In questโ€™ultimo anno cosรฌ particolare che ci ha bloccati, tutte le regioni si sono attivate per valorizzare le bellezze del Paese fin qui trascurate. Ripristinare anche la visita al Porto di Seripola potrebbe essere un modo per attrarre turisti e incrementare lโ€™economia di zona. Speriamo, cosรฌ potrรฒ e potrete vedere i mosaici.

Ogni anno, tra giugno e la prima metร  di luglio, migliaia di turisti si riversano nel piccolo paese di Castelluccio di Norcia, per assistere alla famosa โ€œFioritaโ€, cioรจ la fioritura di lenticchie e di โ€œpiante infestantiโ€ che si sviluppano durante la crescita del legume.
Il costante aumento di turisti rappresenta certamente una grande opportunitร  per lโ€™economia del territorio, ma deve contemplare anche il concetto di sostenibilitร  ambientale, in modo tale che gli ingenti flussi di visitatori non vadano a incidere negativamente sui delicati equilibri ecosistemici che caratterizzano il contesto ambientale.
Un turismo consapevole per uno sviluppo sostenibile che รจ lโ€™obiettivo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e del suo Presidente, il professore Andrea Spaterna.

Buongiorno professore, innanzitutto, secondo lei, che cosa รจ che spinge migliaia di persone, da ogni parte del mondo, a venire ad ammirare la fioritura di Castelluccio?

I Piani di Castelluccio di Norcia sono un contesto naturalistico di assoluto pregio, Sito di Interesse Comunitario, uno scenario di unica bellezza durante tutto lโ€™arco dellโ€™anno, che si esalta nei mesi di giugno e luglio con il ripetersi del suggestivo spettacolo della fioritura, che โ€œcoloraโ€ tale contesto, come una tavolozza di un pittore, regalando ai visitatori unโ€™esperienza memorabile. Il segreto sono le cosiddette โ€œpiante infestantiโ€, che, grazie alla totale assenza di pesticidi nella coltivazione delle lenticchie, nascono e fioriscono in momenti differenti, andando a creare un grande mosaico colorato: dal giallo della senape selvatica al rosso del papavero e al blu del fiordaliso. I campi non seminati a lenticchia aggiungono poi ulteriori colori, come il verde del grano e il viola tenue della lupinella. Il risultato รจ un suggestivo scenario policromo.

 

fioritura_castelluccio

Piana di Castelluccio di Norcia, foto di Enrico Mezzasoma

Questโ€™anno si sono prese iniziative riguardo la gestione dei flussi turistici, bloccando lโ€™accesso agli autoveicoli, esclusi i residenti, e favorendo un servizio di navette. ย Qual รจ stata la ragione principale di questa decisione?

Innanzitutto, questโ€™anno รจ intervenuto un fattore di discontinuitร  con il passato, una sentenza della Corte di Appello di Roma per gli usi civici che, nel marzo scorso, ha confermato quanto giร  stabilito dalla sentenza del Commissario agli usi civici di Lazio, Umbria e Toscana e cioรจ il divieto di realizzare parcheggi per autoveicoli, anche solo temporanei, sul Pian Grande di Castelluccio. Questo ha indotto a ritenere che, con la fioritura di questโ€™anno, si sarebbe potuta aggravare la giร  critica situazione del flusso veicolare registrata negli anni precedenti, soprattutto nei fine settimana. Si รจ aperto pertanto un lungo confronto tra i diversi attori istituzionali dei due versanti, umbro e marchigiano, che ha visto lโ€™Ente Parco svolgere un ruolo di mediazione per cercare di contemperare le diverse istanze. Purtroppo, malgrado i tanti incontri e lโ€™impegno di tutte le Istituzioni, lโ€™intento non รจ andato, almeno per il momento, a buon fine, in quanto non si รจ riusciti a fare sintesi delle diverse esigenze e aspettative, peraltro tutte piรน che comprensibili e legittime.
Quello che รจ seguito รจ lโ€™ormai nota iniziativa, assunta dal versante umbro, di chiudere ad auto e camper lโ€™accesso nei primi due fine settimana di luglio, lasciando libero transito solo ai mezzi a due ruote, alle auto di residenti e autorizzati, cosรฌ come a navette e bus turistici, organizzando per gli altri mezzi un servizio di prenotazione on line presso i parcheggi di corona, con la possibilitร  di arrivare poi a Castelluccio attraverso un sistema di navette.
Certamente รจ di tutti la consapevolezza che la fioritura rappresenta unโ€™opportunitร  straordinaria e attesa per lโ€™economia locale, messa in ginocchio da tutta una serie di eventi avversi (tra gli ultimi, il terremoto del 2016 e lโ€™emergenza pandemica), e quindi non solo riferita alla frazione di Castelluccio e dei tre Comuni porte di ingresso ai piani (Norcia, Castelsantangelo sul Nera, Arquata del Tronto), ma anche ai numerosi altri comuni che, ad anelli concentrici, beneficiano dellโ€™impennata turistica che si registra in questo periodo.

 

Cresta del Monte Sibilla, Parco dei Monti Sibillini, foto di Eleonora Cesaretti

Un turismo sostenibile non si puรฒ scindere da una consapevolezza e responsabilitร  dei turisti. Come si puรฒ promuovere un turismo piรน consapevole e sostenibile?

 

Faggeta nei pressi dell’Eremo di San Leonardo, Parco dei Monti Sibillini, foto di Eleonora Cesaretti

Il Parco รจ ricco di siti bellissimi ma altrettanto fragili, che vanno pertanto tutelati e protetti. Uno scrigno di straordinaria biodiversitร , con un inestimabile patrimonio naturalistico che impone rispetto e attenzione: รจ questa la consapevolezza che lโ€™Ente Parco cerca di trasmettere ai turisti, attraverso le campagne di sensibilizzazione, le guide del Parco, gli addetti ai tanti centri di Educazione ambientale e di Informazione, ma anche attraverso accordi di collaborazione, come quello con il Club Alpino Italiano, finalizzato a trasmettere, soprattutto alle nuove generazioni, la cultura per la montagna e per lโ€™ambiente. Tutto improntato a un turismo inteso non come una mera fruizione del territorio, ma come unโ€™esperienza di intima connessione con il contesto naturale.
Tra le iniziative piรน recenti in ambito di sostenibilitร  vi sono quelle riferite alla mobilitร  dolce e a forme di fruizione alternativa.
Sulla mobilitร  dolce il Parco sta investendo, di comune accordo con le amministrazioni locali, risorse importanti, con la realizzazione di piste ciclabili, stazioni di scambio e di ricarica per e-bike, auto e navette elettriche: una modalitร  di fruizione in grado di non impattare negativamente sullโ€™ambiente in termini di inquinamento e che consenta unโ€™esperienza rispettosa e al contempo piacevole e suggestiva.
Vi รจ poi la fruizione alternativa, che coniuga lโ€™amore per la natura e la montagna con aspetti salutari e culturali. Un esempio รจ lโ€™iniziativa denominata โ€œbagno di forestaโ€, camminate emozionali allโ€™interno dei boschi del Parco, che, oltre a permettere di godere di sentieri di rara bellezza e di una straordinaria biodiversitร  animale e vegetale, possono avere un riscontro positivo sia a livello psichico, sia a livello fisico, grazie alla possibilitร  di respirare delle sostanze prodotte dalle piante, i terpeni, con acclarati effetti benefici sullo stato di salute. Altra iniziativa รจ la connessione tra la rete sentieristica e quella museale, che permette di trasformare unโ€™esperienza naturalistica in una che sia anche culturale, facendo scoprire, ad esempio, come dei pregevoli manoscritti leopardiani, tra cui una delle due versioni originali della poesia lโ€™Infinito, siano custoditi nel Museo di Visso.

In conclusione, qual รจ quindi lโ€™obiettivo da raggiungere in ambito turistico?

Sicuramente quello di promuovere sempre piรน e sempre meglio il Parco dei Monti Sibillini, per raccontare le sue straordinarie bellezze, naturalistiche, paesaggistiche, architettoniche e culturali, al fine di incrementare, in un contesto di sicurezza e di sostenibilitร  ambientale, quel turismo lento, responsabile e consapevole, in grado anche di contribuire a rigenerare il tessuto socioeconomico del territorio di riferimento.

Il “Gamay del Trasimeno”, รจ un vino umbro di eccellenza che ha una storia un poโ€™ particolare: infatti per molto tempo รจ stato frainteso e scambiato per un altro vitigno a cui deve il suo attuale nome. Un errore, a volte, puรฒ scatenare problemi o creare un capolavoro.

Immaginiamo per esempio il celebre dolce milanese che ha preso il nome dal garzone Toni, che si adoperรฒ per rimediare a un guaio culinario e da qui nacque il Pan de Toni, oggi Panettone. Lo stesso vale per la nascita del gorgonzola, dovuto a un errore di un casaro che per una dimenticanza diede vita al celebre e amatissimo formaggio. Cosรฌ come il ghiacciolo che nacque involontariamente dopo aver lasciato un bicchiere, contenente una bevanda con un bastoncino per girarla, per una notte allโ€™influenza delle gelide temperature esterne.
Cosรฌ come per la scoperta di alcuni vaccini, nati quasi per caso o per il risultato casuale di alcune scoperte o sperimentazioni scientifiche che hanno, inavvertitamente, sovvertito certe tesi conclamate o ipotizzate: solo per fare alcuni esempi, le scoperte di Cristoforo Colombo, Sobrero, Nobel, Rontgen, Curie, Fleming per quanto riguarda nuove terre, la nitroglicerina, i raggi X, la penicillina, oppure i fiammiferi, la penna biroโ€ฆ

 

Gamay del Trasimeno, foto via Facebook

La storia del nome

Ma torniamo al nostro straordinario vino Gamay del Trasimeno e alla sua storia del nome sbagliato. Fin dal suo arrivo sulle sponde lacuali nel XVI secolo, il vitigno veniva allevato con la tecnica ad alberello e chiamato Vitigno Francese e perciรฒ denominato erroneamente, fin dai suoi albori di piantumazione nelle terre circondanti il Trasimeno, Gamay, come il vitigno francese coltivato ad alberello e che da origine al vino Beaujolais. Nella dote che portรฒ la nobildonna spagnola Eleonora de Mendoza quando convolรฒ a nozze a Castiglione del Lago con il duca Fulvio della Corgna, cโ€™erano alcune viti di provenienza spagnola portate in Umbria come buon auspicio per un felice matrimonio.
Da allora quelle viti sono state da sempre chiamate Gamay, ma in realtร  appartengono alla famiglia della Grenache, vitigno che dร  origine, tra gli altri vini, allโ€™Alicante e al Cannonau.
Lโ€™errore persiste ancora oggi e nellโ€™immaginario collettivo, quel superbo vino, viene ancora chiamato Gamay a cui, per differenziarsi da quello che da origine al Beaujolais francese, qualcuno ha ben pensato di abbinare la parola Trasimeno. Quindi il Gamay del Trasimeno non รจ un Gamay ma una Grenache con il nome sbagliato.
Per le sue caratteristiche possiamo dire che รจ un vino che nasce da una bacca rossa, alla vista รจ di colore rosso rubino, dal profumo intenso con sentori di frutta secca e rossa e a volte di cacao.

 

Vini del Trasimeno, foto by Facebook

 

Come ci ha evidenziato Valentina Clemente, la Strada del Vino Colli del Trasimeno ha potuto segnalare con orgoglio che nel concorso internazionale Grenaches du Monde 2021, il Gamay del Trasimeno ha ricevuto 5 medaglie dโ€™oro con 4 cantine lacustri: Madrevite, Coldibetto, Duca della Corgna e Casaioli. I viticoltori del Trasimeno hanno lavorato con dedizione e passione e il Gamay del Trasimeno conferma, con i premi ricevuti, il suo riconoscimento e apprezzamento a livello mondiale. Siamo certi che questa eccellenza enologica umbra continuerร  a dare altre soddisfazioni ai suoi produttori e ai suoi crescenti estimatori. Assaggiare questo fantastico vino, magari ammirando il paesaggio lacustre e nel contempo degustando la tipica zuppa di pesce di lago, il tegamaccio, รจ certamente unโ€™occasione da non perdere anzi da provare e soprattuttoโ€ฆ da ri-provare.

Le alte quote appenniniche di Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria rappresentano un habitat del tutto peculiare per alcune specie di piante e animali che in quei luoghi hanno trovato rifugio nel corso della loro storia evolutiva.

Farfalle, uccelli, piccoli mammiferi ma anche rettili, e tra questi proprio una vipera, la piรน piccola vipera presente in Europa. Stiamo parlando della Vipera di Orsini (Vipera ursinii), un piccolo serpente che non supera i 50 cm di lunghezza che Carlo Luciano Bonaparte ha dedicato ad Antonio Orsini, un patriota e naturalista italiano vissuto tra il 1788 e il 1870.
La specie presenta un colore grigio-crema o brunastro con una striscia a zig-zag bruna o nera sul dorso, la testa poco distinta dal tronco e la coda corta. Vive sulle praterie di alta quota tra i 1.350 e i 2.300 m s.l.m. trovando rifugio nei pressi delle piante di ginepro nano (Juniperus nana); tra le vipere presenti in Italia รจ quella che presenta il veleno meno pericoloso; si nutre quasi esclusivamente di Ortotteri – Ordine di insetti di cui fanno parte, tra gli altri, grilli, locuste e cavallette – piรน raramente di piccoli vertebrati come lucertole e arvicole.

 

Vipera ursinii (Vipera di Orsini) Foto Matteo R. Di Nicola

 

Trattandosi di un animale eterotermo, cosiddetto a sangue freddo, e considerando lโ€™ambiente di vita, presenta un periodo di attivitร  estremamente limitato nel tempo: generalmente la specie รจ attiva tra la fine di aprile e la metร  di ottobre, rappresentando la specie di serpente presente in Italia con il piรน breve ciclo di attivitร  annuale. Gli accoppiamenti avvengono allโ€™incirca alla metร  del mese di maggio e i piccoli, perfettamente sviluppati e completamente autosufficienti, nascono verso la fine dellโ€™estate.
La Vipera di Orsini รจ il serpente italiano a piรน elevato rischio di estinzione ed รจ tutelata da numerose normative nazionali e internazionali tra cui la Convenzione di Washington (CITES).
Le principali minacce sono rappresentate dallโ€™eccessivo carico di pascolo determinato dal bestiame semibrado, lโ€™elevata densitร  di ungulati selvatici – in particolare del cinghiale (Sus scrofa) – le uccisioni dirette a carico dellโ€™uomo e causate dal traffico veicolare in quota, e lโ€™alterazione e/o distruzione dellโ€™ambiente naturale; รจ verosimile che anche i cambiamenti climatici costituiscano una potenziale minaccia per la specie.
Le popolazioni di Vipera ursinii, essendo costituite da un basso numero di individui riproduttivi con limitate capacitร  di dispersione e presenti in zone molto circoscritte, sono a forte rischio di impoverimento genetico e conseguente possibile rischio di estinzione locale.
La Vipera di Orsini รจ un ulteriore tassello della straordinaria biodiversitร  delle nostre montagne e se durante unโ€™escursione in quota ci imbattiamo in questa magnifica specie lasciamola lรฌ dovโ€™รจ, magari fermiamoci a osservarla e riportiamo a casa il ricordo di aver avuto la fortuna di ammirare qualcosa di raro e prezioso.

 


Bibliografia

  • Di Nicola M. R, Caviglioli L., Luiselli L. & Andreone F., 2019. Anfibi & Rettili dโ€™Italia. Edizioni Belvedere, Latina, โ€œle scienzeโ€ (31), 568 pp.
  • Ragni B., Di Muro G., Spilinga C., Mandrici A., Ghetti L. (2006). Anfibi e Rettili dellโ€™Umbria. Distribuzione geografica ed ecologica, Petruzzi Editore, Cittร  di Castello, pp. 111.

Immaginiamo, qualche secolo fa, un pastore con le sue pecore e i suoi cani che porta i propri ovini a brucare in qualche pascolo lontano dalla propria casa: รจ il fenomeno della transumanza, le cui radici affondano nel III secolo a.C.

In Italia, la transumanza รจ stata sempre effettuata con regolaritร , anche se in tempi recenti non รจ poi ancora cosรฌ diffusa, per motivi legati a tecnologie e modalitร  di allevamento animale innovative: in alcuni casi viene fatta con camion e autotreni su cui vengono trasportati gli animali. La transumanza mediterranea – differente รจ quella alpina legata allโ€™alpeggio in estate e alla custodia in stalle in inverno – รจ il trasferimento delle mandrie e delle greggi, in estate, verso i pascoli in quota e in inverno verso quelli a valle e in pianura, con spostamenti tra territori anche molto distanti tra di loro.

 

 

Lo spostamento degli animali, attraverso i tratturi – le vie della transumanza – รจ una ricorrenza antica utile ad avere condizioni climatiche favorevoli e sempre buoni pascoli; i pastori vi portavano le loro greggi, venendo accompagnati dai loro fedeli e operosi cani, che rappresentavano un imprescindibile aiuto per la gestione e la difesa delle pecore. Talvolta gli spostamenti stagionali riguardavano anche i cavalli, come per quelli bradi di Castelluccio di Norcia.
Questa usanza รจ stata praticata, fin dai tempi antichi, nelle regioni dellโ€™appennino centro-meridionale, soprattutto nella parte meridionale di Umbria e Marche, nella maremma tosco-laziale, nellโ€™alto Lazio, in Puglia, Lucania, Campania, Abruzzo e Molise. Tale tecnica pastorale ha innescato importanti e indissolubili conseguenze con scambi sociali, culturali e gastronomici.
Da questo punto di vista i pastori, nei loro percorsi di transumanza, transitavano perlopiรน distanti dai luoghi antropizzati e dovevano cibarsi dove si trovavano e con quello che avevano a disposizione. Infatti si portavano dietro alimenti che rimanessero inalterati nonostante il clima e i lunghi tragitti, al fine di conservare le loro caratteristiche alimentari. Carni secche, formaggi, fiaschetta di vino e gallette venivano portati al seguito mentre scambiavano, con i contadini che incontravano, formaggi freschi e ricotta con uova, pane, farina, vino oppure con sale, pepe, tabacco e fiammiferi. Lo scambio di culture, di prodotti, di usi e costumi, fin da allora nasceva spontaneo tra popolazioni diverse.
Una fonte dโ€™acqua era una sosta obbligata per far bere le greggi e qui i pastori sโ€™incontravano tra di loro o con le genti locali che commerciavano o che esercitavano il baratto. In questi luoghi, costantemente frequentati, potevano nascere, sasso dopo sasso, o un ricovero o un luogo di culto e in seguito un agglomerato abitato.

I piatti della tradizione

Tra gli alimenti che un pastore transumante dellโ€™appennino dellโ€™areale prossimo al confine umbro-laziale-marchigiano-abruzzese e destinato con le sue greggi ai pascoli attorno a Roma poteva portare con sรฉ, come scorta personale di derrate alimentari, erano farina o pasta essiccata, pecorino, guanciale, uova e dopo la scoperta dellโ€™America, il pomodoro.
Da questi pochi elementi nascono dei piatti definiti storici e di culto che hanno origine dalla cucina tipica antica, conosciuti a tutte le latitudini del globo terrestre e che la cittร  di Roma ha fatto si che siano divenuti tra i protagonisti della propria tipicitร : Roma li ha fatti conoscere ai viaggiatori di tutto il mondo associandoli, come รจ corretto, a un binomio indissolubile costituito dalla bellezza della Cittร  Eterna e dalla bontร  degli antichi piatti.
Quindi la pasta cacio e pepe, la gricia, la carbonara e lโ€™amatriciana sono piatti considerati tra i piรน autorevoli e apprezzati ambasciatori di romanitร  che ovunque non vengono tradotti nella lingua locale ma sono, a prescindere, riconosciuti e desiderati, riuscendo cosรฌ ad abbattere qualsiasi tipo di barriera e mettere dโ€™accordo tutti quelli che li hanno potuti apprezzare o solamente agognare di assaggiarli. Ma in tutto questo, i pastori transumanti dellโ€™appennino e delle campagne dellโ€™Italia centrale, sono stati i veri e inconsapevoli protagonisti per aver ispirato tali ricette nate da ingredienti, per loro necessari e che hanno donato unโ€™unicitร  culinaria e tipicitร  che Roma ha avuto il pregio e la forza di diffondere ai palati di tutto il mondo.

 

Carbonara

 

Possiamo dire che la pasta alla gricia รจ la capostipite storica dei condimenti delle altre paste; schematicamente, mettendo in risalto gli ingredienti che compongono il piatto, potremmo cosรฌ riassumere:

  • pasta, guanciale, pecorino e pepe = Pasta alla Gricia;
  • meno guanciale = Pasta Cacio e Pepe;
  • piรน uovo = Pasta alla Carbonara;
  • piรน pomodoro = Pasta allโ€™Amatriciana.

Tutti e quattro i piatti sono composti da ingredienti molto semplici, ma la loro preparazione รจ talmente delicata e meticolosa nei vari passaggi culinari che richiede molta attenzione.
Ciascuno di questi quattro piatti ci aiuterร  a fare un viaggio del gusto a ritroso nel tempo e con la mente potremmo immaginare di diventare un poโ€™ pastori come quelli che preparavano e assaporavano la loro pasta in unโ€™antica ricetta mentre, con le loro greggi, erano destinati ad arrivare a Roma e a portare le loro preziose testimonianze culinarie che sarebbero state destinate a divenire immortali come e insieme alla beltร  della Cittร  Eterna.
Non solo Roma ma visitare lโ€™appennino umbro e laziale, n0ursino e amatriciano potrebbe essere unโ€™occasione per scoprire nuove mete e territori e conoscere le comunitร  locali con le loro tradizioni secolari. Sicuramente, durante le nostre passeggiate sui sentieri tra un borgo e lโ€™altro, incontreremo qualcuno che ci intratterrร  piacevolmente con racconti e aneddoti sulla transumanza e magari essere accompagnati nella conversazione da un gustoso piatto di pasta preparato con una ricetta antica e un bicchiere di buon vino.
Rimanete sintonizzati su queste pagine, prossimamente vi racconteremo la preparazione originale delle quattro antiche ricette e allora si che ne scopriremo delle belleโ€ฆ vi avviso che saranno banditi aglio, olio, peperoncino, cipolla e ovviamente la panna, altrimenti non parleremo delle antiche e originali ricette ma delle loro, seppur apprezzate, fantasiose e irriverenti varianti. Evviva i pastori! Evviva la tradizione pastorale appenninica e italiana!

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