Un viaggio alla scoperta di un animale poco conosciuto che vive nella nostra regione.
La testuggine palustre europea è una specie estremamente rara, localizzata nella nostra regione: a oggi sono noti pochi nuclei al confine con il Lazio. Un tempo, come ci indicano anche i ritrovamenti fossili, era abbondantemente diffusa, poi la bonifica delle zone paludose, la perdita di ambienti idonei alla riproduzione, l’inquinamento chimico e l’introduzione di specie aliene invasive, hanno ridotto drasticamente il suo areale in quasi tutta la penisola. L’Umbria non è da meno e oggi è particolarmente difficile imbattersi in questi affascinanti e curiosi animali.
Si tratta effettivamente di una specie molto carismatica, che ci mostra ancora il lato selvaggio dei nostri ambienti. Pur colonizzando potenzialmente anche habitat semi-naturali e artificiali, la sua rarità ci fa comunque riflettere su quanta biodiversità abbiamo perso e stiamo perdendo a causa di una gestione scellerata del nostro territorio.
La specie presenta il carapace che nei maschi può raggiungere i 15 cm di lunghezza e nelle femmine può arrivare ai 17-18 cm; il colore di fondo è molto variabile e va dal marrone oliva al verde scuro fino al nero, con una diffusa macchiettatura gialla. Ventralmente il piastrone presenta una colorazione giallo sabbia con venature più scure; il colore della pelle è tendenzialmente scuro con punteggiature gialle.
Come dicevamo si tratta di una specie che frequenta zone paludose perenni o temporanee ricche di vegetazione acquatica; trascorre la maggior parte del tempo in acqua ma se ne allontana durante il periodo riproduttivo: i maschi in cerca di femmine, le femmine per cercare il sito dove deporre le uova oppure semplicemente per spostarsi tra un sito e l’altro.
È una specie onnivora che si nutre sia di piante acquatiche sia di pesci, girini e altri organismi acquatici. Tra febbraio e aprile in acqua avvengono gli accoppiamenti e tra maggio e giugno la femmina depone le uova all’interno di nidi scavati dalla femmina stessa sotto la sabbia, anche lontano dallo specchio d’acqua dove vive.
Effettivamente ci risulta difficile pensare che un’animale di queste dimensioni, che necessita di raccolte d’acqua riparate e ricche di vegetazione con intorno un terreno adeguato per deporre le uova, possa ancora vivere nel nostro territorio.
In effetti la specie non se la passa bene e sono in atto azioni per salvare il salvabile favorendo la ricolonizzazione in aree della regione dove è ormai scomparsa da tempo. Ovviamente prima di riportare Emys orbicularis a colonizzare nuove aree sarà fondamentale capire quali sono state le cause per le quali la specie è scomparsa, rimuoverle e solo a quel punto intervenire con una vera e propria reintroduzione di questo rettile che ci fa tornare indietro nel tempo.
Bibliografia
- Di Nicola M. R, Caviglioli L., Luiselli L. & Andreone F., 2019. Anfibi & Rettili d’Italia. Edizioni Belvedere, Latina, “le scienze” (31), 568 pp.
- Ragni B., Di Muro G., Spilinga C., Mandrici A., Ghetti L. (2006). Anfibi e Rettili dell’Umbria. Distribuzione geografica ed ecologica, Petruzzi Editore, Città di Castello, pp. 111.
Cristiano Spilinga
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