Lago Trasimeno: riflessioni identitarie

Il lago Trasimeno ha bisogno di essere sostenuto tramite attenzioni, premure e iniziative al fine di sopperire alle costanti sollecitazioni che subisce il suo naturale metabolismo, che spesso viene accelerato oltre i propri limiti e non riesce a tenere il passo ai crescenti coinvolgimenti.

Il lago sta dando più di quello che anatomicamente e fisiologicamente potrebbe dare. Diciamolo con chiarezza, il Trasimeno non è strutturato per rispondere in modo completo ed esaustivo alla quantità di richieste e aspettative antropoidi odierne. La consapevolezza di ciò è fondamentale per chiunque proponga, osservi o elabori. Il generoso e saggio lago, per quello che viene continuamente chiamato a dare, ha bisogno che l’essere umano sopperisca, integri, compensi, manutenga, gestisca, regolamenti, controlli; a loro volta le persone devono essere messe in grado di farlo. Soprattutto c’è necessità di istituire un unico interlocutore istituzionale a cui proporre e da cui essere autorizzati per innovare, costruire, realizzare, senza chiedere le varie autorizzazioni a una miriade di enti, come attualmente è previsto, con le conseguenti e infruttuose implicazioni dovute a un dilatamento esasperato dei tempi autorizzativi e quindi realizzativi. Infatti, l’eccessiva burocrazia e i tanti dovuti atti amministrativi, rallentano ogni processo innovativo.

 

Lago Trasimeno, foto di Roberta Costanzi

Un fronte comune

La rete di tutti quei soggetti pubblici e privati che ne hanno interesse dovrebbe cementarsi maggiormente senza fazioni o deterrenti campanilismi, sia per far fronte comune senza individuali posizioni autoreferenziali, sia nell’agire per il bene della res publica. Sarebbe conveniente tenere con costanza un atteggiamento consono e congruente, affinché il lago più antico d’Italia possa continuare a rappresentare un’intera comunità e proseguire a vivere come territorio altamente attrattivo per i viaggiatori, grazie alla sua cultura, storia, tradizione, pesca, agricoltura, turismo, ambiente, natura, paesaggio, enogastronomia e ai suoi splendidi borghi. Tra i tanti punti basilari, citati e a seguire, ce ne sono alcuni a cui non ci si può sottrarre in argomento! Il Trasimeno ha convissuto da sempre con il problema del livello delle acque: fin dai tempi antichi, sono accaduti forti alluvionamenti ed estese deformazioni dei margini lacuali, in altalena con le improvvise regressioni delle acque stesse.
Infatti le linee spondali del Trasimeno sono state sempre molto elastiche e flessibili, tant’è vero che la gente ha sempre sentenziato: «Il lago dà e il lago prende». Anche il nome Trasimeno, secondo una tesi tra le più accreditate, significa, nell’antica lingua degli Umbri, quello che si sta prosciugando.

 

Foto di Roberta Costanzi

È evidente che già nel periodo avanti Cristo ci fosse un problema sul livello delle acque, continuato poi nel periodo romano, medievale, papalino, monarchico, fino a oggi. Corsi e ricorsi storici sul livello idrometrico… quando troppo elevato e quando troppo poco. Torrenti deviati e rideviati, dighe, paratie, canalizzazioni, emissari, immissari. Le fonti e i dati storici non sono opinione. E, ancora oggi, non è stata trovata o almeno non realizzata, una soluzione adeguata, cioè quella che permetta di dire in merito, nulla quaestio. Nel tempo ci sono state tante lodevoli iniziative con buone intenzioni, ma senza un sistema integrato risolutivo che abbia portato ai risultati sperati.
I risultati contano eccome e la credibilità può essere solo misurata con la congruenza tra l’annunciato e il realizzato. Il livello di antropizzazione e le relative esigenze di un tempo, facevano sì che il lago non subisse condizionamenti. Semmai il contrario: era il lago a condizionare, almeno fino al mutar dei tempi e delle sempre maggiori richieste delle sue risorse, che sono state intaccate progressivamente e sempre più profondamente, per arrivare a un precario equilibrio tradotto in una preoccupante e repentina discesa della sostenibilità del suo ecosistema.

 

Trasimeno, foto di Roberta Costanzi

Il problema idrico

Da qualche buon decennio, uno dei grandi problemi lacustri è l’incertezza del raggiungimento dello zero idrometrico, che appare troppo spesso come una meta utopistica.
Il bisogno idrico del Trasimeno è in costante crescita e dobbiamo fare i conti anche con il clima attuale che ha portato verso l’innalzamento della temperatura, sia aerea sia dell’acqua, e soprattutto alla scarsa piovosità di questi anni. Consideriamo poi che gli adduttori d’acqua convogliati al lago sono, per diversi motivi, insufficienti all’istanze naturali del vecchio Tarsminass e ovviamente tutto ciò porta grandi problematiche agli operatori dei vari settori economici lacustri, in primis al settore della pesca e del turismo e non di meno all’equilibrio ecologico del lago stesso con fenomeni di eutrofizzazione e moria di pesci.
Anche perché, e dobbiamo ricordarlo, il Trasimeno è un bacino laminare di origine tettonica, con ridotta profondità (attualmente al massimo di circa 6 metri allo zero idrometrico) ed è un ecosistema molto delicato e precario, dove l’insieme composto da alte temperature climatiche, scarsa piovosità e vento, erode costantemente centimetri alla sua profondità così come inficiano la sua buona salute i dragaggi non più avvenuti per anni, la pulizia dei suoi fondali, la drastica riduzione e l’assente gestione del canneto, che da sempre è di fondamentale importanza per il suo ecosistema, l’inserimento umano irresponsabile di alcune specie animali e vegetali alloctone, l’efficienza dei depuratori, in modo particolare d’estate quando l’incremento turistico sposta notevolmente il numero delle presenze in avanti, l’eccessivo numero dei fastidiosi chironomidi e la scarsa manutenzione delle sue sponde. Tutto ciò incrina e mette in dubbio la certezza e i buoni propositi di imprenditorialità e di soggiorno turistico, corredato da una comunicazione promozionale dell’offerta talvolta vetusta, lacunosa, parcellizzata o insufficiente quando riferita agli attrattori turistici, che non sempre sono disponibili o restano chiusi alla visita del viaggiatore interessato ad ammirare le bellezze artistiche e culturali lacustri.
C’è da sottolineare che, da qualche mese, si è ripreso a far rimuovere le attrezzature ferme in darsena da oltre un decennio, per una manutenzione del lago che rimane al momento ancora insufficiente. Siamo nella speranza e nel convincimento delle istituzioni che sia incrementata nel breve periodo, così come che venga attuata la tanto sperata e imminente chiusura dell’incompleto anello ciclo-pedonale lacustre o la risoluzione della problematica legata all’adduzione idrica dalla diga del Montedoglio.
Desiderando poi che i desueti e vetusti battelli del trasporto pubblico, per dare un esempio responsabile e un modello da seguire e magari incentivando quelli da diporto privato, un giorno non lontano possano tutti convertirsi alla propulsione elettrica, per non caricare ulteriormente il nostro lago di fattori diametralmente opposti al decantato inno alla naturalità e all’ecologica sostenibilità. La Provincia di Perugia ha annunciato che acquisterà a breve l’Ippogrifo, un’imbarcazione elettrica per trasporto passeggeri, ottenuta grazie ai finanziamenti europei erogati dalla Regione Umbria e destinata al servizio di collegamento con l’Isola Polvese. L’Ippogrifo potrà navigare dopo aver ricevuto le certificazioni autorizzative previste. Mirabile esempio di una lungimirante visione green e per un favorevole abbrivio al cambiamento per la tipologia di navigazione a favore dell’ecosostenibilità!

 

Isola Maggiore, foto di Roberta Costanzi

Interventi utili e imminenti

Il lago rappresenta una grande ricchezza per la sua unicità e suggestiva bellezza. Andrebbe maggiormente valorizzato, tutelato e preservato, poiché un simile gioiello naturale, che ancora oggi riesce in parte a mimetizzare le problematiche, possa essere lasciato almeno in buona salute alle generazioni future. Ma non rimane molto tempo per intervenire!
Avere rimpianti, rancori e rimorsi o ancor peggio additare qualcuno per la responsabilità di non aver fatto o non aver fatto bene, significherebbe semplicemente direzionarsi verso un punto di non ritorno e sprecare le proprie risorse psico-fisiche per inconcludenti divagazioni non utili alla causa. Tutti, con le proprie responsabilità e senza attendere che qualcun altro faccia, in un atteggiamento propositivo e fattivo, tra pubbliche istituzioni e attività private, turisti e residenti, ognuno per la propria parte, piccola o grande che sia, stimoli e sia d’esempio agli altri, partendo semplicemente da una cicca di sigaretta non gettata a terra o da una plastica correttamente accantonata, dalla pulizia e la gestione dei confini terracquei di propria pertinenza, all’attenzione di tradurre in fatti quello che si sentenzia al bar. Facciamo sì che non sia troppo tardi per tracciare una nuova via che tenda a invertire una rotta già compromessa…
Bisogna sbrigarsi a trovare le risorse e le giuste soluzioni, prima di trovarci fuori tempo massimo, nel rimpianto di non aver agito velocemente e sufficientemente bene e nell’irreversibilità dei fatti. Nel contempo rispettiamo il nostro beneamato lago e non sfruttiamolo oltre quello che può dare e soppesiamo l’arrogarsi di prendere o ricevere le sue risorse come se non avesse limiti. È come andare a fare la spesa e prendere prodotti in grande quantità, senza tener conto dei soldi che abbiamo in tasca: se la spesa supera la nostra disponibilità economica, o restituiamo parte del preso o ci creiamo un debito… che prima o poi andrà pagato!

 

Foto di Roberta Costanzi

 

In tutto questo, nel 2021, la Cooperativa Pescatori del Trasimeno di San Feliciano ha chiuso la sua filiera: a Sant’Arcangelo è stata aperta al pubblico la loro locanda, con il motto di Pescato, Cotto e Mangiato. Esempio ammirevole e unico in Europa! Bravi Pescatori. Così come alla grande professionalità imprenditoriale dimostrata in questo difficile periodo dagli operatori della ristorazione e dell’accoglienza turistica lacuale per aver continuato a mantenere un’offerta di altissima qualità, vale un grande plauso e andrebbe meritatamente sostenuta.
Nel mentre, la Goletta Verde dei Laghi di Legambiente ha sentenziato che i 5 punti campionati sul lago Trasimeno con le analisi microbiologiche sono risultati tutti entro i limiti di legge e il meraviglioso vino Gamay del Trasimeno è stato premiato con 5 prestigiosi riconoscimenti al Concorso Internazionale Grenache du Monde, onorando quattro cantine lacustri sue produttrici.
Vogliamo bene al nostro beneamato lago Trasimeno, suggello di bellezza e testimone culturale di un patto di continuità e solidarietà da trasferirsi alle generazioni successive… meditate gente, meditate! Ma non troppo a lungo… il tempo stringe!

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Marco Pareti

Giornalista pubblicista, si definisce etrusco, in quanto nato nella Capitale da padre umbro di Tuoro sul Trasimeno e madre toscana di Cortona. Appassionato di foto, cinema, storia e viaggi, è attratto dalla cultura enogastronomica dei luoghi visitati e dagli usi e costumi locali. Laureato in Pedagogia, ha scritto libri, ideato e organizzato eventi e mostre. Per AboutUmbria Magazine scrive di eventi e territorio.