Un altro straordinario risultato per l’Italia (“targata”Esercito) che ha conquistato l’argento ai campionati mondiali di paracadutismo indoor, lo scorso 23 aprile 2023 in Slovacchia.
Della Nazionale fanno parte 4 atleti effettivi alla Brigata paracadutisti Folgore: un marchigiano (Andrea Cardinali: di Jesi), un toscano (Stefano Falagiani: di Cecina), un umbro (Marco Soro: perugino) e un piemontese (Alessandro Binello: astigiano).
La formazione azzurra, guidata dal sergente maggiore Andrea Cardinali (capo team), con i primi graduati Marco Soro e Stefano Falagiani e il sergente Alessandro Binello (tutti in forza al Reparto attività sportive della brigata paracadutisti Folgore) si è laureata vice campione del mondo nella formazione del VFS (Vertical Formation Skydiving: consiste nell’ effettuare una serie di evoluzioni in formazione verticale ad altissima velocità). Gli Azzurri hanno conteso fino all’ultimo dei 10 round il titolo iridato allo squadrone Usa, uscendo sconfitti solo per 4 punti (281 gli statunitensi, 277 l’Italia) dopo una gara, durata tre giorni, mai così aperta e incerta. Terza la Nazionale polacca.
«Un mio sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non è uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinando».
Francesca Cesarini ha 16 anni, vive a Magione (Perugia) ed è una stella dello sport paralimpico. Ha conquistato – volteggiando con la poledance, una performance art che di danza e ginnastica con una pertica – il primo premio al World Pole and Aerial Championship 2022 ed è anche salita sul podio più alto della federazione Posa Pole Sports & Arts World Federation.
Francy, come la chiama la mamma Valeria, è nata senza gli avambracci e una gamba e ha scelto questa disciplina un po’ per caso – forse a causa di un sogno – nemmeno lei lo sa con certezza. Quello che sa invece, è che è un animale da palcoscenico. «Me lo dicono tutti!».
Lo ha dimostrato anche durante le riprese del docufilm Come una piuma (in uscita prossimamente), per la regia di Daniele Suraci e promosso dall’associazione perugina MenteGlocale, che racconta la sua storia sportiva e personale. E in qualche modo anche durante la nostra chiacchierata dove, senza nessun tipo di timidezza adolescenziale, ha risposto alle mie domande con molta schiettezza. Oltreché in palestra si allena con il palo piantato in salotto e questo la fa sentire libera. «Quando volteggio posso essere chi voglio!».
L’atleta Francesca Cesarini
Francesca, come mai a 11 anni hai scelto questa disciplina?
Non mi ricordo di preciso. Ricordo solamente che un giorno sono andata dalla mamma e le ho detto: «Mamma, voglio fare la pole dance». Forse l’ho visto sui social, forse me lo sono sognato, però sta di fatto che da quel giorno – dopo aver trovato una palestra – ho iniziato questa disciplina.
Quante ore ti alleni?
Tre volte alla settimana per circa un’ora e mezza.
Facci capire cosa di prova a volteggiare in aria…
Un po’ d’ansia c’è per il rischio di cadere, ma quando sono in alto sul palco posso fare ciò che voglio. Mi fa sentire libera. È una sensazione che provo ancora, anche dopo tanto tempo. È sempre bello!
Cosa consiglieresti a una giovane che vuole iniziare la pole dance?
Prima cosa le consiglierei di fare una prova e di continuare a provarci anche se da subito non la coinvolge, perché comunque è un sport molto bello.
Segui una dieta particolare?
No. Io mangio tutto. Non faccio nessuna dieta (ride).
Hai mai pensato di dire “basta, smetto”?
È successo a luglio 2022. Ho dovuto cambiare allenatrice, per questo ho rischiato di non poter partecipare al Mondiale. Per due settimane ho detto: «Basta, non continuo!». Poi mia mamma si è messa alla ricerca di altre scuole di pole: abbiamo conosciuto Giulia Lupattelli, insegnante di pole alla Mov’it di Perugia e alla scuola Altrove danza di Magione, la quale mi ha messo in contatto con l’attuale allenatrice di Firenze, Iliana Ciccarello. Quindi mi divido con gli allenamenti tra Magione (con Giulia) e Firenze (con Iliana).
Chi è Francesca quando è fuori dalla palestra?
Mi piace tanto stare con i miei amici, uscire con loro il sabato sera e andare a ballare. Spesso ci organizziamo e si va in centro, al cinema o in qualche centro commerciale. D’estate invece il posto che più frequentiamo è il lago Trasimeno. Amo molto anche ascoltare la musica.
Che musica ascolti?
Musica americana di qualsiasi genere. Adoro anche guardare film e serie tv. Ne vedo tantissime.
Quali sono le ultime serie che hai visto?
Con mia mamma sto guardando Grey’s Anatomy, poi guarderemo Stazione 19. Da poco ho terminato Mercoledì e The Vampire Diaries.
Ho letto che sei appassionata di Harry Potter: si sta parlando della realizzazione di una serie tv, che ne pensi?
Sarà bellissimo avere una serie su Harry Potter, però gli attori non saranno quelli dei film, quindi non so se sarà bella lo stesso!
Durante le riprese di “Come una piuma”
Quali sono i tuoi prossimi impegni sportivi?
Le prossime gare saranno alla fine dell’anno. Per ora mi alleno soltanto.
Già sai cosa vorrai fare da grande? Qual è il tuo sogno?
Vorrei continuare a esibirmi con la pole dance. Mi piacerebbe anche lavorare in ambito medico: sto studiando Biotecnologie sanitarie all’ITAS Giordano Bruno e il mondo della medicina mi affascina molto. Fare il medico sarebbe bellissimo… ancora però non ho pensato la specializzazione. Ho tempo! Un altro sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non è uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinando; si spera di farlo rientrare già nelle prossime Olimpiadi. Sarebbe fichissimo!
Oramai la pole dance è diventata anche molto di moda…
Sì. Negli ultimi anni è cresciuta tantissimo, questo si vede anche durante le gare dove partecipano molti più atleti.
In autunno uscirà il docufilm “Come una piuma” con la regia di Daniele Suracie promosso dall’associazione perugina MenteGlocale, che si occupa dal 2001 di progetti di comunicazione sociale. Come sono andate le riprese?
Mi sono divertita tantissimo, anche a girare con i miei amici che sono presenti in alcune scene. Stare davanti alla telecamera mi piace, mi hanno detto che sono un animale da palcoscenico. Non provo mai ansia. Anche alle gare sono un po’ agitata qualche minuto prima di salire sul palco, poi quando sono lì divento tranquilla e faccio la mia esibizione.
Hai qualche piccolo rito scaramantico?
Faccio un saltello e un passo quando chiamano il mio nome prima dell’esibizione. Tutto qui.
Evento Cicloturistico/Cicloescursionistico per : E-BIKE / GRAVEL / MTB
Il programma
ORE 08:00 Ritrovo presso il Polo Museale di San Francesco a Trevi, Registrazione dei Partecipanti e consegna dei Pacchi di Partecipazione
ORE 09:00 Saluti Istituzionali del Presidente dell’Associazione ITALIA LANGOBARDORUM, che coordina i sette siti UNESCO dei Longobardi in Italia, del Responsabile del Polo Museale di San Francesco, del Sindaco di Campello sul Clitunno e del Sindaco di Trevi.
ORE 09:15 Briefing con i partecipanti e Partenza verso i sentieri della Fascia Olivata, già patrimonio Agricolo della FAO
ORE 10:00 Arrivo presso il Frantoio Gaudenzi e sosta con Ristoro a base di Bruschetta con Olio Extra Vergine di Oliva di ultima molitura.
ORE 11:00 Arrivo al Tempietto sul Clitunno, sito UNESCO, ingresso al Sito e descrizione dello stesso da parte di personale competente, foto e ripartenza.
ORE 12:05 Arrivo alla piana delle cosiddette CANAPINE, unica zona di produzione del SEDANO NERO DI TREVI presidio Slow Food dell’Umbria; descrizione del presidio Slow Food e delle fasi di produzione del Sedano Nero di Trevi e della Chiesa di S.Maria in Pietrarossa che si incontrerà sulla via del rientro a Trevi
ORE 12:30 Passaggio nei pressi della Chiesa di S. Maria in Pietrarossa e della Necropoli Longobarda i resti della quale, sono magnificamente conservati presso il Polo museale di San Francesco in Trevi, alla sezione Longobarda.
ORE 13:00 (circa) rientro a Trevi e fine dell’evento.
Si svolgerà il 28 e il 29 gennaio il primo appuntamento agonistico del 2023 del RandAgility Team di Castelvieto di Corciano. Gli atleti si cimenteranno in due diverse specialità dell’Agility Dog: una gara di Games Csen e due gare Regionali Open FIDASC.
Ma cosa è l’Agility Dog? Si tratta di una disciplina cinofila molto coinvolgente, dove si esaltano le doti atletiche del cane e soprattutto il rapporto comunicativo con il padrone.
Il 18% degli atleti mondiali che hanno vinto una medaglia nelle ultime tre edizioni olimpiche di tiro si sono allenati a Umbriaverde. Tra i tanti si allena qui Diana Bacosi che ha vinto l’oro a Rio nel 2016, e Vincent Hancock che ha vinto tre ori nelle ultime 4 edizioni olimpiche, e il nostro Giovanni Pelliero.
Sono andata a vedere a Umbriaverde, dove si sta svolgendo la Emir Cup, e con soddisfazione ho parlato e ho stretto la mano proprio a Giovani Pelliero che ha vinto, finora, 4 medaglie olimpiche, 7 coppe del mondo, 180 medaglie in generale. È uno dei più forti tiratori al mondo. Il poligono di tiro Umbriaverde è posizionato in un meraviglioso contesto nella tranquillità tipica delle colline umbre su cui si affacciano le postazioni del tiro a volo. Il poligono è nato per mettere in risalto lo stretto rapporto esistente tra la pratica sportiva, l’ambiente e la natura; è completamente avvolto dalle colline di Massa Martana ed è composto da sei campi polivalenti forniti di macchinari d’avanguardia nei quali è possibile praticare tutte le discipline olimpiche del Tiro a volo al piattello.
Il Direttore e Giovani Pelliero
In ogni campo ci sono le postazioni che corrispondono a un certo tipo di tiro:
Fossa olimpica o trap: 5 postazioni occupate dai tiratori e da ogni postazione si spara a 25 piattelli e si scala di un posto fino al completamento delle 5 postazioni. Dopo che il tiratore ha chiamato il piattello dicendo a voce alta pull (tirare in inglese), il piattello esce a circa 130 km/h con una traiettoria sconosciuta, il lancio che può essere da destra da sinistra o al centro.
Skeet olimpico: 8 postazioni disposte a semicerchio. Si spara in sequenza nota a 25 piattelli con traiettoria nota. I tiratori cambiano postazione e devono ovviamente centrare tutti 25 i piattelli. La difficoltà sta proprio nel cambio di postazione.
Double trap è come il Trap ma non è più specialità olimpica, e si differenzia dal Trap perché vengono lanciati due piattelli insieme. Il tiratore ha a disposizione 2 colpi.
Compak sporting amatoriale. È una via di mezzo tra caccia e tiro a volo. Si pratica in ampi spazi con percorsi ideati per divertire i tiratori. Non è specialità olimpica.
Sparare in un poligono di tiro, in una gara normale oppure olimpica, richiede una grande preparazione. Il tiro richiede esercizio anche per sopportare il peso dell’arma. Il peso di un fucile oscilla tra i 3 kg e 4,5 kg, non è molto, ma lo diventa quando si sta in postazione per ore. Quindi l’atleta deve allenarsi anche in palestra per rinforzare la muscolatura della spalla e del braccio. Molti atleti si avvalgono anche dello psicologo – motivatore per affrontare la tensione e la grande concentrazione che richiede la gara.
Chi non ha mai tirato forse ignora che per colpire un piattello si deve fare un calcolo complesso e velocissimo. Quando di grida pull il piattello esce a oltre 100 km/h e in un tempo che oscilla tra 1 e 3 secondi si deve calcolare la traiettoria e sparare in modo da far sì la rosa di pallini si venga a trovarsi davanti al piattello che li impatta e si disintegra. In gergo tecnico si dice che il piattello va anticipato.
I piattelli sono color arancio come in tutte le specialità olimpiche, anche durante le prove e le esercitazioni. I fucili sono calibro 12 e possono essere personalizzati solo nelle parti di legno, cioè il calcio e l’astina. Al calcio si può applicare un cuscinetto di gomma per attutire il rinculo mentre l’astina, dove si impugna il fucile, può essere adattata alla dimensione della mano.
L’Italia è molto amata da chi pratica questo sport, soprattutto ad alto livello, questo perché l’Italia è l’assoluta eccellenza del settore. Le armi Beretta sono famose come la Ferrari e le cartucce Fiocchi equivalgono all’Armani del settore. Poi in Italia si mangia bene e Umbriaverde è sì un poligono di tiro, ma è anche un Resort molto ben attrezzato con palestra, dove gli atleti si allenano, piscina e spa, dove potersi rilassare dalla tensione e dalla concentrazione che richiede il tiro. Anche le famiglie hanno modo di passare proficuamente il tempo. Insomma l’eccellenza italiana e mondiale del tiro passa da Umbriaverde.
Commissario tecnico olimpico Ridolfo Viganò
Il poligono è attrezzato con i macchinari più moderni che vanno dalle postazioni elettroniche alla raccolta dei piattelli frantumati, dei pallini di piombo, della bora, e delle cartucce usate. Non sono però solo i macchinari ad attrarre gli atleti, ma tutto l’insieme, compreso il ristorante. Il posto è verde con grandi spazi e accogliente. Direi che è silenzioso e lo sarebbe di più se non ci fosse chi spara. Però il silenzio permette agli atleti di recuperare durante la notte. In questo momento si sta svolgendo la Emir Cup con atleti internazionali e per la squadra italiana è presente anche il Commissario tecnico olimpico Ridolfo Viganò. La gara finisce domenica 28 agosto. Poi seguiranno altre gare e altri allenamenti.
L’ex calciatore dell’Inter parla dell’Umbria, delle sue passioni e degli anni nerazzurri.
Undici anni da leader con la stessa maglia – quella dell’Inter – aria e comportamento da bravo ragazzo, attaccamento alla famiglia e alla sua terra. Andrea Ranocchia, nato Bastia Umbra, difensore di professione, è ben lontano dallo stereotipo del calciatore: è uno che piace anche ai tifosi avversari per la sua educazione e gentilezza. Dopo aver vinto con l’Inter un Campionato, due Coppe Italia e una Supercoppa e aver ricevuto il Premio Armando Picchi come Miglior difensore Italiano under 23 nella stagione 2010-2011, oggi veste la maglia del Monza, per iniziare a 34 anni una nuova avventura. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere non solo il Ranocchia calciatore, ma anche l’Andrea di tutti i giorni. Unica domanda a cui non ha risposto è stata quella sulla vittoria del Campionato del Milan… chissà perché?!
Andrea Ranocchia saluta l’Inter, foto via Facebook
Andrea, qual è il tuo legame con l’Umbria?
È un legame forte, perché è la terra dove sono nato, dove ho gli amici e dove vive la mia famiglia. Le mie radici sono qui e appena posso, quando ho un po’ di tempo libero – non ne ho molto – torno ad Assisi e a Bastia Umbra.
Da bastiolo, per quale rione fai il tifo durante il Palio di San Michele?
Simpatizzo per il rione Moncioveta, ma quando c’è il Palio non ci sono mai perché è già iniziata la stagione, quindi sono praticamente vent’anni che non lo vivo. Però mi è sempre piaciuta molto l’atmosfera che si crea e che si respira durante la festa, indipendentemente da chi vince o perde.
Dopo 11 anni hai lasciato l’Inter: cosa vuol dire chiudere un capitolo così importante della vita lavorativa?
Va bene così. Sono contento di come è finita e soprattutto sono contento di quello che ho fatto in questi 11 anni all’Inter. Questi anni e questa grande squadra mi hanno lasciato veramente tantissimo dentro.
Qual è il ricordo più bello e quello più brutto legato a questi anni nerazzurri?
Il più bello è sicuramente quando abbiamo vinto lo scudetto perché era tanto tempo che l’Inter non ne vinceva uno. Ci ha ripagato di tutti gli anni un po’ bui. Invece, il periodo più brutto è stato quello con i cambi di proprietà, i tanti allenatori. Insomma c’era una grande confusione; però, più che periodo brutto, direi anni difficili in cui le cose non andavano bene.
Ora vesti la maglia del Monza: cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?
Sono contento e veramente grato di questa nuova esperienza. Ho molto entusiasmo e voglio fare una grande annata.
Sei partito dalle giovanili del Bastia e del Perugia: che ne pensi di finire la carriera – quando sarà – col Perugia?
Non escludo nulla. Non so quando e dove finirà la mia carriera, vedrò quanta voglia ho ancora di giocare quando scadrà il mio contratto col Monza. Lascio aperto tutte le porte, ma sinceramente non lo so. Ci penserò quando dovrò prendere altre decisioni lavorative.
Andrea Ranocchia con la maglia del Monza, foto by Facebook
Prima o poi tornerai comunque a vivere in Umbria…
Quando smetterò sicuramente tornerò a vivere in Umbria: ho comprato una casa ad Assisi quindi con la mia famiglia vivremo lì.
Cosa fa Andrea Ranocchia quando non fa il calciatore?
Quando non faccio il calciatore faccio il papà. Mi godo gli amici, la famiglia, gli affetti. Non ho tanto tempo libero perché sono sempre in viaggio tra allenamenti, partite e trasferte però cerco di dedicare tutto il mio tempo libero ai miei figli e alla mia famiglia.
Hai qualche hobby?
Sono un grande appassionato di vino, ma il mio hobby preferito è godermi i miei figli.
Domenica 15 maggio torna la Giorgissima, la gara podistica (con anche una passeggiata non competitiva) sulle rive del lago Trasimeno, in memoria di Giorgia Panciarola, la ragazza di soli 19 anni, tragicamente scomparsa un anno fa in un incidente stradale alle otto del mattino mentre si recava a scuola.
Anche quest’anno il ricavato delle iscrizioni, delle donazioni (individuali e degli sponsor) raccolte dal Comitato Amici di Giorgia sarà totalmente devoluto all’istituto Serafico di Assisi.
L’appuntamento, sia per la gara podistica (11 km) che per la camminata (4,5 km) è alle ore 8.30 nell’area camper di San Feliciano (Magione), con partenza alle ore 9.30. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Magione e dalla Federazione italiana di atletica leggera.
«Ci teniamo a ringraziare di cuore tutte le persone che rendono possibile questa seconda edizione della Giorgissima – afferma a nome del Comitato Amici di Giorgia Fabio Panciarola, il papà della ragazza – perché intorno a questa corsa abbiamo visto crescere tanto amore e tanta passione. Giorgia era una ragazza buona, sempre pronta ad aiutare le persone che hanno bisogno. Lo spirito della Giorgissima è il suo spirito e tenerlo vivo per noi è motivo di grande gioia».
Il primo appuntamento della rassegna culturale “Storie di Bici”, ideata dalla sezione perugina della FIAB (Federazione Nazionale Ambiente e Bicicletta), un’organizzazione ambientalista che promuove l’uso quotidiano della bicicletta e il cicloturismo, è dedicato ad Alfonsina Morini Strada, la prima donna ad aver partecipato al Giro d’Italia nel 1924 e l’unica di sempre ad averlo fatto insieme agli uomini.
Alfonsina Morini Strada, foto di Gazzetta dello Sport
Il primo di aprile, alle ore 18.00 presso la Biblioteca di San Matteo degli Armeni, verrà presentato il libro Alfonsina e la strada scritto da Simona Baldelli e pubblicato nel 2021 da Sellerio. Ne parlerà, con l’autrice, il giornalista Leonardo Malà, grande conoscitore dello sport umbro, e del ciclismo in particolare, e autore di Stelle in corsa. Personaggi, storie e immagini dello sport umbro.
È interessante la vita di Alfonsina, che nasce da una famiglia di contadini emiliani e si appassiona presto alla bicicletta in sella, con la quale partecipa a competizioni locali acquistando da subito il soprannome di diavolo in gonnella. Per la sua passione è fortemente osteggiata dalla famiglia, ma nel 1915 sposa Luigi Strada, che la capisce e la incoraggia a tal punto da regalarle, il giorno delle nozze, una bicicletta da corsa nuova.
Ma assurge agli onori delle cronache per la sua partecipazione al Giro d’Italia del 1924. Siamo in un’epoca in cui una donna fa scalpore e suscita curiosità e critiche e certo oggi non si accetterebbe la descrizione che ne fece il Guerin Sportivo: «Quando, in una corsa del genere di quella che si sta svolgendo attualmente lungo le strade nazionali, si fa luce un corridore che ha un paio di gambette perfette, un corpo flessuoso e nervoso, i capelli tagliati alla bebè, una dentatura bianca e luccicante, un viso grazioso, e questo corridore (ohè, intendiamoci bene…) questo corridore è una donna, va da sé che si arrivi a desiderare che le 12 tappe diventino 24. Di questo parere sono parecchi inviati speciali, molti soigneurs, parecchi dirigenti, e tutti i corridori […]. Sta il fatto che troppe automobili stanno sulla scia dell’ultimo gruppo; troppi consigli – disinteressati, oh, disinteressati – piovono sopra l’Alfonsina; troppi sorrisi, troppe occhiate di pesce bollito filano dritte sulla piacente silhouette curva sul manubrio».
Né si potrebbero accettare rivolte a una donna le strofe blasfeme della canzone La girina a lei dedicata.
Ma Alfonsina durante quel giro – che passò anche a Perugia – si fece apprezzare per l’impegno e la forza fisica e morale, spegnendo ogni ironia ed entrando nel cuore di numerosi tifosi. Terminò il Giro, e al Velodromo Sempione, Alfonsina fece il giro d’onore fra gli applausi convinti del pubblico.
Nel corso del 2021, in occasione dell’arrivo del Giro in città, l’Amministrazione comunale di Perugia ha intitolato ad Alfonsina Morini Strada una via, in località Ripa.
A Palazzo Donini, sede della Giunta Regionale dell’Umbria, è stata presentata la XX edizione della gara podistica denominata Strasimeno, l’ultra maratona di 58 chilometri intorno al lago Trasimeno con 4 traguardi intermedi. Il comitato organizzatore, presieduto da Giovanni Farano e coadiuvato da oltre 200 volontari, ha delineato il percorso di fronte a molte autorità civili e sportive, che sostengono la corsa lacustre che prevede una grandissima partecipazione anche internazionale.
Siamo alla XX edizione della Strasimeno, la corsa podistica regolata su 5 distanze per altrettanti traguardi dove si prevede una partecipazione record vicino alle duemila presenze. La partenza avverrà alle 9,15 del 13 marzo dal lungolago di Castiglione del Lago e, dopo 10 km, si giungerà al primo arrivo di Borghetto di Tuoro; il secondo, dopo 21 chilometri, a Passignano sul Trasimeno; il terzo, dopo 34 km, a San Feliciano; quello della maratona, a Sant’Arcangelo dopo 42 km, è il quarto, e l’ultimo sarà quello dell’ultra maratona a Castiglione del Lago, dopo 58 km, traguardo conclusivo della manifestazione sportiva. L’evento podistico è organizzato da un comitato sportivo guidato da Giovanni Farano, presidente dell’ASD Filippide, insieme al vicepresidente del comitato Mirco Solfanelli e a Enrico Pompei, presidente dell’Atletica AVIS Perugia.
Strasimeno, foto by Facebook
Sono intervenuti alla presentazione dell’evento, oltre ai succitati organizzatori, Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, che ha portato i suoi saluti insieme al consigliere regionale Eugenio Rondini, al sindaco di Castiglione del Lago Matteo Burico e al suo vicesindaco Andrea Sacco, al sindaco di Passignaano sul Trasimeno Sandro Pasquali e a quello di Magione, Giacomo Chiodini, al vicesindaco di Tuoro sul Trasimeno Thomas Fabilli, a Francesca Caproni, direttore del GAL Trasimeno Orvietano, a Carlo Moscatelli presidente della FIDAL Umbria e al main sponsor Acea Ambiente con Massimo Aiello.
L’organizzazione della Strasimeno vuole perseguire la bellezza della gara podistica, che valorizzi l’ambiente e il territorio in un contesto di una straordinaria suggestione, rappresentata dal lago Trasimeno. Il presidente Farano ha ringraziato tutti i volontari, le associazioni, le istituzioni, le forze di polizia che supportano la manifestazione.
Durante la presentazione è stata consegnata la maglia ufficiale della manifestazione a tutti gli intervenuti portante il venti, il numero delle edizioni della gara podistica. La Strasimeno è una bellissima festa dello sport e per la gente, a cui non si può mancare.
«L’Olimpiade è stata la gioia più grande e la gara più importante della mia vita. Già esserci è un traguardo, portare a casa una medaglia è un’emozione grandissima».
Agnese Duranti
«Pronto Agnese, sono Agnese!». È iniziata così – in modo buffo – la telefonata con Agnese Duranti (21 anni), Primo Aviere Scelto dell’Aeronautica militare e campionessa della Nazionale italiana di Ginnastica Ritmica. Abbiamo fatto una bella chiacchierata mentre da Roma tornava in treno a Desio, dove vive e si allena 11 mesi l’anno. La Farfalla azzurra ha spiccato il volo in questa disciplina nel 2009 a Spoleto – dov’è nata – alla polisportiva La Fenice. Nel 2017 è entrata a far parte della squadra nazionale ottenendo ottimi risultati e conquistando numerosi e prestigiosi titoli internazionali come l’oro ai Mondiali del 2017, le medaglie d’oro e di bronzo agli Europei di Guadalajara del 2018 e nuovamente ai Mondiali di Sofia sempre lo stesso anno, salendo sul podio in tutte le categorie. Da ultimo ci sono il bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e l’argento ai Mondiali in Giappone 2021. Ma queste sono solo alcune delle numerose medaglie vinte, il suo palmares è lunghissimo e ben fitto. Agnese vola come quest’anno ha volato lo sport italiano. Dopotutto è un aviere e una farfalla: e lei farfalla ci si sente davvero: «Mi rappresenta sotto tanti punti di vista».
Agnese, la prima domanda è di rito: qual è il tuo legame con l’Umbria?
L’Umbria è la regione dove sono nata, cresciuta e dove ho mosso i primi passi di ginnastica ritmica, ci sono molto affezionata. Per me è la regione della pace, quando ci torno sento sempre tanta tranquillità.
Ora dove vivi?
Sono 7 anni che vivo a Desio in un hotel, dove mi alleno 11 mesi l’anno, all’Accademia Internazionale di Ginnastica ritmica, una palestra costruita esclusivamente per noi. È una vita molto impegnativa che ti toglie molto, ma poi ti ridà tutto indietro con le vittorie e i risultati.
Quando hai iniziato a fare ginnastica ritmica?
A 9 anni. Ero una bambina molto vivace e i miei genitori volevano trovarmi un’attività per tenermi occupata. Sono andata un giorno a vedere una mia amica che faceva ginnastica ritmica, ho provato ed è stato amore a prima vista.
C’è una vittoria alla quale sei particolarmente legata, indipendentemente dal valore della medaglia?
L’Olimpiade è stata la gioia più grande e la gara più importante della mia vita; ma anche la gara agli Europei di Guadalajara nel 2018 ha avuto un bell’impatto emotivo: eravamo in Spagna ma il palazzetto era pieno di gente che tifava per noi. Poi c’è stato il mondiale a Kitakyushu in Giappone nel 2021, dove abbiamo vinto la medaglia d’oro e chiuso il quinquennio in bellezza. Dopo tanti sacrifici è stato un traguardo molto importante.
Quali sono le prossime gare che hai in programma?
Le prime gare di Coppa del Mondo saranno ad aprile, poi a settembre iniziano le qualificazioni per l’Olimpiade di Parigi 2024.
C’è un attrezzo che preferisci?
In realtà no. Il nastro devo dire che è quello che preferisco meno. È il più difficile, perché è lungo e molle e va sempre tenuto in movimento altrimenti si formano i nodi, e questa è una gravissima penalità durante le gare.
Parliamo dell’Olimpiade, come ci si prepara?
È un traguardo che ho sempre sognato, fin da bambina. Per un’atleta è il punto massimo da raggiungere. Anche semplicemente esserci è una vittoria; è una cosa che non ha eguali. La preparazione è stata lunga e l’abbiamo costruita col tempo, anche se poi quando sei lì non ti senti mai pronta. Salire su quella pedana non è stato così diverso rispetto ad altre gare, ci sono solo i cerchi olimpici che ti guardano e proprio loro hanno attirato la mia attenzione quando sono entrata. Mi sono guardata intorno ed era pieno di cerchi olimpici (ride).
Cosa hai pensato in quel momento?
Ho avuto un mix di emozioni uniche: ero concentrata sull’esercizio però allo stesso tempo ero consapevole che stavo facendo la gara della vita. È una sensazione bellissima, indescrivibile… con un pizzico di ansia ovviamente.
Le farfalle azzurre
Sei scaramantica? Hai qualche rituale prima di una gara?
Anni addietro ero più scaramantica. Ora ho solo delle piccole cose… indosso sempre le stesse mutande, preparo gli attrezzi e la borsa in un certo modo e porto sempre con me un asciugamano che mi accompagna dalla mia prima gara nel 2015.
Tu, Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Daniela Mogurean e Martina Santandrea riuscite a fare esercizi che la maggior parte delle persone non crede siano nemmeno possibili: siete consapevoli di questo?
Facciamo delle cose che sembrano effettivamente irrealizzabili. Per riuscirci c’è un lavoro minuzioso e preciso al centimetro. Passiamo 8/9 ore in palestra e lavoriamo sui dettagli tante tante volte, fino allo sfinimento. La nostra allenatrice Emanuela Maccarani vuole che l’esercizio, oltre a contenere i codici di punteggio, sia bello, quindi tutto è studiato e preparato alla perfezione.
Per realizzare tutto questo, fare squadra per voi è fondamentale: litigate mai?
Grazie al cielo siamo una squadra che non ha mai litigato, forse discusso una volta in 5 anni. Siamo molto unite, ci capiamo al volo, ognuna sa quali sono i punti di forza dell’altra, sappiano perfettamente come gestirci. Siamo sorelle, amiche anche fuori della palestra, questo non è per niente scontato. È il nostro vero punto di forza.
Ce lo puoi confessare: quanto sono scomodi i vestiti che indossate?
Pesano tantissimo, in effetti, sono pieni di perline e Swarovski. Poi dipende dai body, alcuni sono meno scomodi, ma in generale non sono comodissimi.
Ho una curiosità: come vengono scelti?
Sono disegnati da una ragazza che viene in palestra, sente la musica e vede l’esercizio che abbiamo in programma, si ispira e disegna il vestito. Ci fa delle proposte che noi scegliamo. In pratica sono creati ad hoc e difficilmente vengono rimessi per altre gare. Restano nell’archivio della squadra nazionale.
Per tutti siete le Farfalle azzurre: ti senti una “farfalla”?
Sì, è il nostro marchio di fabbrica, ci sentiamo completamente farfalle. È un animale che ci rappresenta sotto tanti punti di vista: siamo simili, ci muoviamo a gruppo, siamo leggiadre e la nostra vita (sportiva) è intensa ma breve. La ginnastica ritmica è uno sport molto giovane: io ho 21 anni e Parigi 2024 sarà la mia ultima Olimpiade.
C’è un consiglio che vorresti dare a una bambina che vuole iniziare questo sport?
Le direi che non è un percorso semplice e non sempre le cose vanno come si desidera, ma con gli errori e le difficoltà ci si fortifica, viene fuori il carattere e si imparano i veri valori dello sport. Bisogna credere nei propri sogni perché si possano realizzare.
A livello sportivo il 2021 è stato un anno fantastico per l’Italia: cosa manca però, secondo te, allo sport italiano?
L’Italia è sempre concentrata sul calcio e quest’anno c’è stata la rivincita di tutti gli altri sport, grazie alle Olimpiadi. Spero che questo possa rilanciare le altre discipline e che l’attenzione e l’interesse – anche a livello mediatico – si focalizzino più su di esse e non solo sul calcio, perché siamo un gruppo di atleti che se lo merita.
Come descriveresti l’Umbria in tre parole?
Bella, pacifica, preziosa.
La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regione…