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I vini di 33 cantine provenienti da ogni parte dellโ€™Umbria saranno sotto i riflettori e protagonisti grazie a tre giorni ricchi di iniziative nel cuore del centro storico di Perugia. Nato per la promozione del vino 100% Made in Umbria nel salotto del capoluogo umbro, UWine si presenta con la sua prima edizione in programma dal 15 al 17 settembre 2023.

Tutto nasce dallโ€™amore per la propria terra dellโ€™associazione Openmind Perugia, ideatrice dellโ€™evento enogastronomico, per valorizzare la cittร  e le eccellenze del territorio attraverso iniziative e incontri tematici, con lโ€™obiettivo di riunire in un luogo come quello del capoluogo umbro i migliori produttori umbri, per una tre giorni allโ€™insegna del vino.

Lโ€™obiettivo di UWine รจ quello di predisporre e offrire una vetrina di rilevanza nazionale come quella del centro storico perugino. Corso Vannucci, Piazza della Repubblica, Piazza Italia e i Giardini Carducci si animeranno cosรฌ con le degustazioni dei vini di cantine umbre affermate a livello internazionale, dai livelli e volumi produttivi elevati, e di realtร  emergenti sempre piรน parte integrante del tessuto produttivo umbro.

 

 

Lโ€™evento prevede la partecipazione di 33 cantine di provenienza umbra: Berioli, Terre De La Custodia, MonteVibiano, Semonte, Villa Bucher, Agricola Purgatorio, Margaritelli, Tenuta dei Mori, Blasi, Perticaia, San Francesco, Decugnano dei Barbi, Le cimate, Tiberi, Baroni, Napolini, Le Thadee, Daniele Rossi, Scacciadiavoli, Brizziarelli, Vetunna, Tudernum, Cotarella, Benedetti Grigi, Pucciarella, Dentici, Casaioli, Di Filippo, Goretti, Conti Salvatori, Duca della Corgna, Cantina del castello di Solfagnano, I Vini di Giovanni. Sarร  presente lโ€™associazione Le donne del vino per servire i vini delle cantine associate.

Per completare lโ€™offerta enogastronomica sarร  disponibile anche lo street food corner con 5 food truck della regione, con tutto street food Made in Umbria: Qui ed Ora, Cukuc, Ribelle Gourmet, Quirinos ed Ebรจ Perugia.

Spazio anche allโ€™intrattenimento. Per la sezione conferenze e talk, con un corner ad hoc allestito in Piazza della Repubblica, saranno presenti esperti del settore e sommelier che terranno incontri tematici sul nettare degli Dei. Professori universitari, esperti di settore, presidenti di associazioni di categoria e rappresentanti delle istituzioni locali divulgheranno da differenti prospettive la variegata realtร  di coltivazione produzione e commercializzazione del vino umbro in tutte le sue sfaccettature. Saranno invece due gli stage musicali, in Piazza Italia e ai Giardini Carducci. Ad allietare i presenti a partire dalle 20.00 ci sarร  musica dal vivo selezionata appositamente per creare la giusta atmosfera.

 

festa d'uva

Il programma

Venerdรฌ 15 settembre

17:00 (Fino alle 23.00)

Apertura stand & Food Truck

18:00 (Fino alle 18.30)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œIl Vino Naturale secondo i suoi produttoriโ€

Tenuta da: Produttori del settore.

18:30 (Fino alle 20.00)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œLe donne del Vino in Umbriaโ€

Tenuta da: Associazione le donne del Vino Umbria.

21:00 – Proiezione

The Duel of Wine โ€“ Sala dei Notari (ingresso libero)

In collaborazione con Love Film Festival

20:00 (Fino alle 01.00)

Music Stage Giardini Carducci

by Fab Mayday feat. Fusillo Disco Orchestra

20:00 (Fino alle 01.00)

Music Stage Piazza Italia

โ€œMemories 80-90โ€ by Matrioska Club

 

Sabato 16 settembre

17:00 (Fino alle 23.00)

Apertura stand & Food Truck

18:00 (Fino alle 18.30)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œTecnologia e Innovazione: dallโ€™agricoltura alla cantinaโ€

Interviene Informa Sistemi S.p.A.

18:30 (Fino alle 19.00)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œGreen and Digital Skills for Sustainable Viticultureโ€

Presentazione del corso

Interviene: Enrico Libera

19:00 (Fino alle 20.00)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œI vitigni Autoctoni in Umbria e Fuori Umbriaโ€

Tenuta da: Prof. Alberto Palliotti, Dott. Maurilio Chioccia, Dott.ssa Lucia Giordano.

19:00 (Fino alle 21.00)

Aperitivo alla Torre degli Sciri (solo su prenotazione)

in collaborazione con Associazione Priori e Cantina Todini.

20:00 (Fino alle 01.00)

Music Stage Giardini Carducci

Live I am a man

Aftershow by Roghers

20:00 (Fino alle 01.00)

Music Stage Piazza Italia

Opening set Universitario Perugino

Dj set by Masciotti

 

Domenica 17 settembre

17:00 (Fino alle 23.00)

Apertura stand & Food Truck

18:00 (Fino alle 19.00)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œQualitร , territorio, narrazione โ€“ gli ingredienti per un vino di successoโ€

Tenuta da: Anna Chiara Baiocchi

AIS โ€“ Umbria.

19:00 (Fino alle 20.00)

Conferenze e Talk โ€“ Piazza della repubblica

โ€œLa promozione del Vino tramite gli strumenti nazionali e internazionaliโ€

Tenuta da: Massimo Sepiacci, presidente UmbriaTop Wines.

19:00 (Fino alle 21.00)

Aperitivo alla Torre degli Sciri (Solo su prenotazione)

In collaborazione con Societร  Agricola Le Radici.

20:00 (Fino alle 00.00)

Music Stage Giardini Carducci

byยญ Chiskee โ€“ Vinyl Session

20:00 (Fino alle 00.00)

Music Stage Piazza Italia

by Lorenzo S. from Kriminal and Faust -T

Sulle colline che dominano la valle del fiume Tevere sorge Torgiano, fondato in epoca romana.

Piazza Baglioni

 

Chiamato Torsciano nei seicenteschi atti del Comune, Torgiano forse deve il suo nome alla Torre di Giano (XIII secolo) anche se รจ piรน probabile che derivi da Trausan, espressione longobarda che allude allโ€™impaludamento alla base del colle dove รจ posto. Anticamente assegnato ai Bizantini, il Castrum Trosciani viene rifondato nel 1274 su ordine di un Comune di Perugia in espansione demografica, poi rafforzato da un baluardo del Castrum Grifonis – lโ€™attuale Brufa. Nel tempo Torgiano diviene un borgo fortificato al quale verrร  aggiunto un Ponte Nuovo alla confluenza tra Tevere e Chiascio, costruito da Fra Bevignate; verrร  riconosciuto Comune nel 1426. Purtroppo viene saccheggiato dallโ€™esercito del Duca Valentino, sfuggendo invece alla devastante Guerra del Sale. Nel XIX secolo vengono costituiti due possedimenti, uno dei conti Meniconi Bracceschi, lโ€™altro del marchese Pietro Ugo Spinola, mentre in Umbria si assiste a un generale sfaldamento delle proprietร  terriera. Nel borgo medievale sono molti i tesori da scoprire: partendo da Piazza Matteotti si accede al Corso Vittorio Emanuele II che attraversa il centro costeggiando lโ€™Oratorio della Misericordia, la Chiesa di San Bartolomeo – custode del Cristo deposto dalla croce (1588) di Felice Pellegrini – il Palazzo Manganelli, proprietร  dei Baglioni, il Palazzetto delle Manifatture Stocchi e lโ€™antica residenza della famiglia Falcinelli. Passando su via di Mezzo si incontrano il Palazzo comunale, su Piazza Baglioni, opposto al barocco Palazzo Graziani Baglioni, sede del Museo del Vino, che nel piano nobile ospita la ricca biblioteca e la seicentesca galleria affrescata; allโ€™esterno cโ€™รจ la sede della Pro loco, una volta scuderia del palazzo. Incantevole รจ la Madonna con Bambino, affresco di Domenico Alfani – pittore perugino del Cinquecento allievo di Raffaello – sulla parete dellโ€™Oratorio di Santโ€™Antonio.

 

Museo del vino

 

Via Garibaldi scopre la residenza di Palazzo Graziani, e la Chiesa di Santa Maria nel Castello del 1600 contigua allโ€™Ospedale medievale, lโ€™edificio sede del Museo dellโ€™Olio – riservato un tempo alla molitura delle olive – e poi Piazza della Repubblica con il Palazzo Malizia che ospita il MACCMuseo Arte Ceramica Contemporanea – con la mostra permanente delle Vaselle dโ€™Autore. Seguendo invece il percorso delle mura di fortificazione, da Piazza Matteotti si svolta in Viale della Rimembranza per giungere alla medievale Torre Baglioni – simbolo del borgo – testimonianza dellโ€™antica cinta muraria fortificata, e alla Chiesa di Santa Maria dellโ€™Olivello; lungo via Pasquale Tiradossi ci si ritrova in un ampio spazio con pergolato aperto sulla Valle del Tevere dal quale si scorge lโ€™antico palazzo abitato dai Signorelli. Lungo via Giordano Bruno si vedono altre porzioni di cinta medievale, con la Torre Jaccera; infine รจ consigliabile tornare in Piazza Matteotti per ammirare forme dโ€™arte contemporanea come quelle del ceramista Nino CarusoLa Fonte di Giano – e del pittore Mario Madiai.
Gustando i Borghi, Cantine Aperte, Calici di Stelle e i Vinarelli sono solo alcuni degli eventi piรน seguiti del borgo, volti alla degustazione delle eccellenti produzioni tipiche: il vino Torgiano Rosso Riserva, unica DOCG dellโ€™Umbria insieme al Sagrantino di Montefalco, e la DOC Torgiano, il ricercato olio dโ€™oliva e i prodotti della tradizione culinaria quali torta al testo, schiacciata, torta di Pasqua e mostaccioli, biscotti con mosto e uvetta a forma di piccole ciambelle.

Calici di Stelle

Torna a Torgiano, il 10 agosto Calici di stelle, lโ€™atteso appuntamento estivo nelle cantine socie del Movimento Turismo del Vino della regione, ma anche nelle piazze delle Cittร  del Vino, con degustazioni sotto le stelle e tante altre iniziative.
Il borgo umbro sarร  come sempre protagonista inneggiando a Bacco, in una delle notti piรน suggestive dellโ€™anno, offrendo ai visitatori la possibilitร  di godersi la pioggia di lacrime di San Lorenzo in compagnia del vino di qualitร . Nel centro storico, dalle 20.30 alle 24, si brinderร  con i migliori vini Doc e Docg delle cantine della Strada dei Vini del Cantico (sono 31 quelle aderenti) degustando i piatti tipici del territorio proposti dai Ristoranti e dalle Proloco presenti lungo l’itinerario.
Le stelle cadenti rinsalderanno cosรฌ lo straordinario connubio fra vino e arte offrendo, accanto alle degustazioni guidate da abili sommelier, una ricca proposta di eventi. Tra le novitร , uno stand per i celiaci (gluten free) e una postazione per la frutta fresca, entrambi non compresi nei ticket. Saranno invece 3 i ristoranti con un menรน dedicato (solo su prenotazione).

 

 

Lโ€™apertura degli stand enogastronomici รจ prevista alle ore 20.30, cosรฌ come lโ€™avvio di Calici di Stelle in concerto, con concerti nelle vie e piazze principali di Torgiano. Alle 22.30 apertura del pub Barcollo con musica e degustazioni. Alle ore 23 il tradizionale taglio del dolce di Calici di Stelle e a seguire lo spettacolo pirotecnico.
In occasione dellโ€™evento, il MUVIT Museo del Vino di Torgiano propone una visita guidata alla scoperta della storia del calice, nellโ€™ambito della mostra Dalla kylix al calice – Forme e modi del bere dal mondo antico ai giorni nostri. (Per info e prenotazioni della visita: 0759880200 – prenotazionimusei@lungarotti.it). E a proposito di mostre, al via anche lโ€™esposizione di pittura dellโ€™agosto torgianese.
Dall’11 al 20 agosto andrร  in scena anche la 40esima edizione dei Vinarelli.

 


Per info e prenotazioni: 075 6211682 – 351 3531789 – info@stradadeivinidelcantico.it.

Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un colle che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, Montefalco โ€“ il cui nome รจ un omaggio a Federico II – รจ per definizione la Ringhiera dellโ€™Umbria.

Le sue mura, fatte di mattoni e di pietre dโ€™origine lacustre, custodiscono bellezza, storia e silenzio. Ma Montefalco รจ soprattutto Sagrantino.

Torre del Verziere. Foto by Enrico Mezzasoma

La sua presenza si percepisce ovunque, non solo nelle enoteche: la parte piรน antica, il quartiere di Porta Camiano, presenta infatti un affascinante itinerario per scoprire i vitigni storici; tra le mura di pietra, lungo i vicoli stretti che scendono dalla Piazza del Comune, vigne domestiche raccontano, con la loro presenza, il legame tra Montefalco e questo prodotto della terra che ne รจ simbolo e ricchezza. Allโ€™interno dellโ€™orto del Convento di Santa Chiara si trova lโ€™esemplare di vite piรน antico; in Largo della Castellina, via dei Vasari, da Largo Campo Vaccino fino a Porta Camiano si possono ammirare i filari secolari presenti sulle facciate dei palazzi.

La storia di Montefalco inizia giร  in etร  romana quando รจ sede di numerose ville patrizie, tra cui quella di Marco Curione che dร  origine, pare, al primo toponimo โ€“ Coccorone – poi soppiantato dalla passione per il falco di Federico II. Proprio questโ€™ultimo lo devasta nel 1249; in seguito il borgo viene occupato dalla Curia del Ducato di Spoleto. Nellโ€™epoca delle signorie finisce sotto i Trinci di Foligno, ma dal 1446 al 1860 ritorna sotto lโ€™autoritร  della Santa Sede, che ne riconosce un governo e le concede il titolo di cittร  nel 1848.
La visita del borgo inizia dalla chiesa-museo di San Francesco che racchiude storia, cultura e tradizione. Costruita tra il 1335 e il 1338 dai frati minori, diviene dal 1895 sede del Museo civico, che si articola in tre spazi espositivi: lโ€™ex chiesa, la pinacoteca e la cripta. Nellโ€™ex chiesa sono visibili affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti le Storie della vita di San Francesco, una Nativitร  del Perugino e affreschi di Scuola umbra del 1400; anche la Pinacoteca accoglie opere della Scuola umbra dal 1300 al 1700, mentre nella cripta si trovano reperti archeologici e sculture di varie epoche. Da qui si arriva facilmente nella piazza, un tempo dei Cavalieri o Campo del Certame, dove si affacciano il Palazzo del Comune, lโ€™ex Chiesa di San Filippo Neri, oggi teatro, lโ€™Oratorio di Santa Maria e residenze signorili del XVI secolo. Il tour montefalchese puรฒ continuare con la visita alla Chiesa di Santโ€™Agostino e con la Chiesa di Santโ€™Illuminata (XVI sec.), impreziosita da affreschi di Francesco Melanzio.

 

Palazzo del Comune. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Da non perdere la costruzione dedicata a Santa Chiara da Montefalco: nel Santuario si trovano le reliquie della santa e la Cappella di Santa Croce, decorata nel 1333 con opere di Scuola umbra di eccezionale valore.
Montefalco conserva quasi intatta la propria cinta muraria, documentata giร  dal 1216; particolarmente importanti sono le porte: Porta Camiano, Porta Sant’Agostino, Porta San Bartolomeo (oggi chiamata di Federico II), Porta della Rocca e Porta di San Leonardo.
Se volete assaporare il vero gusto del borgo, non perdetevi lโ€™Agosto Montefalchese e Fuga del Bove – tre settimane di spettacoli, degustazioni e lโ€™antica giostra con la corsa dei tori โ€“ la Settimana Enologica e la Festa della vendemmia (settembre). Oltre al Sagrantino e al Montefalco Rosso e Bianco, che fanno da accompagnamento a numerosi piatti, assaggiate lโ€™olio, il tipico risotto alla montefalchese e la selvaggina della zona. Non dimenticate i tessuti di Montefalco, ispirati ai disegni della tradizione.

 


Per saperne di piรน

Lโ€™ex calciatore dellโ€™Inter parla dellโ€™Umbria, delle sue passioni e degli anni nerazzurri.

Undici anni da leader con la stessa maglia โ€“ quella dellโ€™Inter โ€“ aria e comportamento da bravo ragazzo, attaccamento alla famiglia e alla sua terra. Andrea Ranocchia, nato Bastia Umbra, difensore di professione, รจ ben lontano dallo stereotipo del calciatore: รจ uno che piace anche ai tifosi avversari per la sua educazione e gentilezza. Dopo aver vinto con lโ€™Inter un Campionato, due Coppe Italia e una Supercoppa e aver ricevuto il Premio Armando Picchi come Miglior difensore Italiano under 23 nella stagione 2010-2011, oggi veste la maglia del Monza, per iniziare a 34 anni una nuova avventura. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere non solo il Ranocchia calciatore, ma anche lโ€™Andrea di tutti i giorni. Unica domanda a cui non ha risposto รจ stata quella sulla vittoria del Campionato del Milanโ€ฆ chissร  perchรฉ?!

 

Andrea Ranocchia saluta l’Inter, foto via Facebook

Andrea, qual รจ il tuo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame forte, perchรฉ รจ la terra dove sono nato, dove ho gli amici e dove vive la mia famiglia. Le mie radici sono qui e appena posso, quando ho un poโ€™ di tempo libero โ€“ non ne ho molto โ€“ torno ad Assisi e a Bastia Umbra.

Da bastiolo, per quale rione fai il tifo durante il Palio di San Michele?

Simpatizzo per il rione Moncioveta, ma quando cโ€™รจ il Palio non ci sono mai perchรฉ รจ giร  iniziata la stagione, quindi sono praticamente ventโ€™anni che non lo vivo. Perรฒ mi รจ sempre piaciuta molto lโ€™atmosfera che si crea e che si respira durante la festa, indipendentemente da chi vince o perde.

Dopo 11 anni hai lasciato lโ€™Inter: cosa vuol dire chiudere un capitolo cosรฌ importante della vita lavorativa?

Va bene cosรฌ. Sono contento di come รจ finita e soprattutto sono contento di quello che ho fatto in questi 11 anni allโ€™Inter. Questi anni e questa grande squadra mi hanno lasciato veramente tantissimo dentro.

Qual รจ il ricordo piรน bello e quello piรน brutto legato a questi anni nerazzurri?

Il piรน bello รจ sicuramente quando abbiamo vinto lo scudetto perchรฉ era tanto tempo che lโ€™Inter non ne vinceva uno. Ci ha ripagato di tutti gli anni un poโ€™ bui. Invece, il periodo piรน brutto รจ stato quello con i cambi di proprietร , i tanti allenatori. Insomma cโ€™era una grande confusione; perรฒ, piรน che periodo brutto, direi anni difficili in cui le cose non andavano bene.

Ora vesti la maglia del Monza: cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?ย ย ย 

Sono contento e veramente grato di questa nuova esperienza. Ho molto entusiasmo e voglio fare una grande annata.

Sei partito dalle giovanili del Bastia e del Perugia: che ne pensi di finire la carriera โ€“ quando sarร  โ€“ col Perugia?

Non escludo nulla. Non so quando e dove finirร  la mia carriera, vedrรฒ quanta voglia ho ancora di giocare quando scadrร  il mio contratto col Monza. Lascio aperto tutte le porte, ma sinceramente non lo so. Ci penserรฒ quando dovrรฒ prendere altre decisioni lavorative.

 

Andrea Ranocchia con la maglia del Monza, foto by Facebook

Prima o poi tornerai comunque a vivere in Umbriaโ€ฆ

Quando smetterรฒ sicuramente tornerรฒ a vivere in Umbria: ho comprato una casa ad Assisi quindi con la mia famiglia vivremo lรฌ.

Cosa fa Andrea Ranocchia quando non fa il calciatore?

Quando non faccio il calciatore faccio il papร . Mi godo gli amici, la famiglia, gli affetti. Non ho tanto tempo libero perchรฉ sono sempre in viaggio tra allenamenti, partite e trasferte perรฒ cerco di dedicare tutto il mio tempo libero ai miei figli e alla mia famiglia.

Hai qualche hobby?

Sono un grande appassionato di vino, ma il mio hobby preferito รจ godermi i miei figli.

Il “Gamay del Trasimeno”, รจ un vino umbro di eccellenza che ha una storia un poโ€™ particolare: infatti per molto tempo รจ stato frainteso e scambiato per un altro vitigno a cui deve il suo attuale nome. Un errore, a volte, puรฒ scatenare problemi o creare un capolavoro.

Immaginiamo per esempio il celebre dolce milanese che ha preso il nome dal garzone Toni, che si adoperรฒ per rimediare a un guaio culinario e da qui nacque il Pan de Toni, oggi Panettone. Lo stesso vale per la nascita del gorgonzola, dovuto a un errore di un casaro che per una dimenticanza diede vita al celebre e amatissimo formaggio. Cosรฌ come il ghiacciolo che nacque involontariamente dopo aver lasciato un bicchiere, contenente una bevanda con un bastoncino per girarla, per una notte allโ€™influenza delle gelide temperature esterne.
Cosรฌ come per la scoperta di alcuni vaccini, nati quasi per caso o per il risultato casuale di alcune scoperte o sperimentazioni scientifiche che hanno, inavvertitamente, sovvertito certe tesi conclamate o ipotizzate: solo per fare alcuni esempi, le scoperte di Cristoforo Colombo, Sobrero, Nobel, Rontgen, Curie, Fleming per quanto riguarda nuove terre, la nitroglicerina, i raggi X, la penicillina, oppure i fiammiferi, la penna biroโ€ฆ

 

Gamay del Trasimeno, foto via Facebook

La storia del nome

Ma torniamo al nostro straordinario vino Gamay del Trasimeno e alla sua storia del nome sbagliato. Fin dal suo arrivo sulle sponde lacuali nel XVI secolo, il vitigno veniva allevato con la tecnica ad alberello e chiamato Vitigno Francese e perciรฒ denominato erroneamente, fin dai suoi albori di piantumazione nelle terre circondanti il Trasimeno, Gamay, come il vitigno francese coltivato ad alberello e che da origine al vino Beaujolais. Nella dote che portรฒ la nobildonna spagnola Eleonora de Mendoza quando convolรฒ a nozze a Castiglione del Lago con il duca Fulvio della Corgna, cโ€™erano alcune viti di provenienza spagnola portate in Umbria come buon auspicio per un felice matrimonio.
Da allora quelle viti sono state da sempre chiamate Gamay, ma in realtร  appartengono alla famiglia della Grenache, vitigno che dร  origine, tra gli altri vini, allโ€™Alicante e al Cannonau.
Lโ€™errore persiste ancora oggi e nellโ€™immaginario collettivo, quel superbo vino, viene ancora chiamato Gamay a cui, per differenziarsi da quello che da origine al Beaujolais francese, qualcuno ha ben pensato di abbinare la parola Trasimeno. Quindi il Gamay del Trasimeno non รจ un Gamay ma una Grenache con il nome sbagliato.
Per le sue caratteristiche possiamo dire che รจ un vino che nasce da una bacca rossa, alla vista รจ di colore rosso rubino, dal profumo intenso con sentori di frutta secca e rossa e a volte di cacao.

 

Vini del Trasimeno, foto by Facebook

 

Come ci ha evidenziato Valentina Clemente, la Strada del Vino Colli del Trasimeno ha potuto segnalare con orgoglio che nel concorso internazionale Grenaches du Monde 2021, il Gamay del Trasimeno ha ricevuto 5 medaglie dโ€™oro con 4 cantine lacustri: Madrevite, Coldibetto, Duca della Corgna e Casaioli. I viticoltori del Trasimeno hanno lavorato con dedizione e passione e il Gamay del Trasimeno conferma, con i premi ricevuti, il suo riconoscimento e apprezzamento a livello mondiale. Siamo certi che questa eccellenza enologica umbra continuerร  a dare altre soddisfazioni ai suoi produttori e ai suoi crescenti estimatori. Assaggiare questo fantastico vino, magari ammirando il paesaggio lacustre e nel contempo degustando la tipica zuppa di pesce di lago, il tegamaccio, รจ certamente unโ€™occasione da non perdere anzi da provare e soprattuttoโ€ฆ da ri-provare.

Quando arriva lโ€™autunno si vendemmia e si raccolgono le olive. Una volta, dopo i raccolti si pagavano gli affitti e, se il raccolto era andato male e non cโ€™erano soldi, si traslocava.

Una tavolozza di colori

Ma, prima di tutto, i colori. Le colline attorno a Montefalco sono coltivate con il vitigno del Sagrantino, un vino rosso DOC pluripremiato.

Il bello del Sagrantino non si esaurisce nel vino, ma esplode nei colori della sua vigna. La vigna si nota, da lontano, perchรฉ si vede la collina coperta di rosso; poi, da vicino, si nota che le foglie hanno preso tutta la tavolozza dei colori autunnali, che vanno dal giallo al rosso, passando per il bordeaux, e con sfumature di verde scuro.

Gli aceri canadesi sono diventati unโ€™attrazione mondiale perla magnificenza delle loro foglie autunnali: la vigna del Sagrantino non รจ da meno per bellezza, ma al momento รจ poco conosciuta. Rispetto alle altre, le foglie del Sagrantino non assumono lโ€™aspetto triste e accartocciato della vigna che sta andando in quiescenza, ma si allargano e sembrano acquistare una vitalitร  ancora estiva. Si aspetta la vendemmia e poi via a raccogliere i rami piรน belli, quelli con le foglie piรน variegate, per fare delle composizioni che stupiscono gli amici per la loro originalitร  e bellezza.

La raccolta delle olive

Lโ€™altro aspetto importante รจ quello sociale dellโ€™autunno umbro, che consta nel rito della bruschetta con lโ€™olio nuovo. Tutti raccolgono le olive, chi ha centinaia di alberi e chi ne ha solo qualche decina. Improvvisamente tutti i campi si riempiono di reti stese sotto gli alberi per raccogliere i frutti che cadono, perchรฉ non se ne deve perdere nemmeno uno. Chi ha poche piante raccoglie ancora a mano, chi invece ne ha di piรน raccoglie con lโ€™abbattitore, una specie di frullino che fa scendere rapidamente tutti i frutti dallโ€™albero. Gli alberi umbri sono piccolini e la raccolta a mano รจ ancora possibile, anche se le comoditร  delle nuove tecnologie stanno soppiantando i metodi antichi. Stare parecchie ore con le braccia in alto affatica e portare le olive al frantoio รจ anche una liberazione da tanto sforzo.

Lโ€™odore della molitura

Qui inizia il divertimento. Al frantoio si รจ accolti dalle grandi ceste piene fino allโ€™orlo di olive nere e verdi, si sente il rumore delle macchine che frangono, si รจ avvolti dal profumo dellโ€™olio fresco, lo si vede colare con il suo colore intenso. Al frantoio ci si incontra, ci si confronta e si inizia a gustare lโ€™olio nuovo. ยซTu quanto hai raccolto? Quanto rende lโ€™oliva questโ€™anno?ยป sono le due domande fondamentali che si scambiano tutti. La raccolta varia di anno in anno, una volta รจ colpa della siccitร ย o della troppa pioggia. Un anno arriva la mosca, un’altra volta il gelo che ha rovina gemme e alberi. La natura ha un fattore di incertezza che non puรฒ essere ignorato o evitato. Bastano pochi metri differenza affinchรฉ una pianta stia bene, mentre lโ€™altra sia in rovina.

Il Natale che arriva in anticipo

Tra una chiacchiera e lโ€™altra si assaggia. Tutti i frantoiย della zona di Gualdo Cattaneo hanno una sala con il camino acceso, con il pane fresco e una bottiglia riempita direttamente dalla molitrice. Quellโ€™olio un poโ€™ denso, non ancora trasparente, profumato di frutto fresco, si versa lentamente sul pane bruscato. Poi si assaggia e si va in Paradiso. Non รจ tanto per la qualitร  dellโ€™olio – quella รจ importante, ma viene dopo – importante, invece, รจ proprio essere lรฌ assieme ad altre persone a provare, con curiositร , la meraviglia della nuova stagione. In effetti รจ un poโ€™ come Natale, con la differenza che non dura un giorno, ma un intero mese.

Protettore degli albergatori, dei cavalieri e della fanteria, ma anche dei mendicanti, dei sinistrati dei forestieri, dei sarti e dei vendemmiatori: la figura di San Martino, al secolo Martino di Tours, ricorre nella tradizione religiosa e popolare in modi diversi e inaspettati, tutti legati alla sua travagliata storia biografica.

Perdendosi tra i magnifici affreschi della Basilica Inferiore di Assisi, vale la pena soffermarsi su quelli della Cappella di San Martino, che rappresentano dieci episodi della vita del santo di Tours. Databili tra il 1312 e il 1318, furono commissionati dal cardinale Gentile Partino da Montefiore, rappresentato in ginocchio sopra lโ€™arco dโ€™ingresso a testimonianza di chi fosse la mano committente di tale magnifico ciclo. Seppure non firmati, lo stile e alcuni riscontri documentari li vorrebbero attribuiti a Simone Martini, vero e proprio maestro della cosiddetta Scuola senese.

 

Cappella di San Martino

Un mantello da spartire

Tra i dieci episodi non poteva certo mancare quello del taglio del mantello, usato per vestire un mendicante durante una notte fredda e tempestosa. Martino – cosรฌ chiamato dal padre, tribuno militare, in onore del dio Marte – era infatti un soldato romano addetto, come tutti gli appartenenti alle truppe non combattenti, al mantenimento dellโ€™ordine pubblico, alla protezione della posta imperiale, al trasferimento dei prigionieri e alla sicurezza dei personaggi importanti. Durante una ronda, sโ€™imbattรฉ in un mendicante quasi nudo e, impietosito, tagliรฒ un pezzo del suo candido mantello da soldato affinchรฉ lโ€™uomo potesse in parte contrastare i morsi del freddo. La notte successiva, sognรฒ Gesรน che riferiva agli angeli che Martino, seppure pagano, lโ€™aveva vestito; la mattina seguente il famigerato mantello era di nuovo integro.

 

San Martino divide il mantello con il povero, Cappella di San Martino, Basilica Inferiore di Assisi

Tre giorni e un pochino

Questo รจ forse lโ€™episodio piรน famoso della vita del santo, o almeno quello che, nel sentire popolare dellโ€™Umbria, trova una consonanza con i festeggiamenti che animano diversi luoghi della regione. Per Fabro, per esempio, si tratta di una festa patronale che culmina con una gara podistica di 11 km (numero evidentemente non casuale), chiamata Maratonina di San Martino. Ma il culto รจ legato piรน che mai alla cosiddetta Estate di San Martino, che dura tre giorni e un pochino: dopo i primi freddi, infatti, sembra sempre tornare il bel tempo, assieme a un relativo tepore. Secondo altre versioni agiografiche, Martino avrebbe donato a un mendicante anche lโ€™altra metร  del mantello, provocando una schiarita del cielo e la venuta di una temperatura mite simile a quella estiva. Il fenomeno sembra confermato dalle mappe climatiche[1], che, dal 1948 al 2010, registrano ogni anno unโ€™espansione del vortice dellโ€™alta pressione delle Azzorre sullโ€™Europa occidentale, proprio intorno allโ€™11 novembre, giorno dedicato a San Martino – si noti che non si festeggia la ricorrenza della morte, ma della tumulazione, avvenuta nella natia Tours.

 

Castagne e vino

Il ribollir deโ€™ tini

Tuttavia, a legare San Martino a quel tepore utile a superare i primi freddi รจ anche lโ€™abitudine di associarlo alla maturazione del vino novello, evento che costituisce lโ€™occasione perfetta per brindare e per fare una bella scorpacciata di castagne. Quale momento migliore per scaldarsi e stare in compagnia? Proprio nel paese di San Martino in Colle, dallโ€™emblematico nome, si festeggia questo fine settimana (e il prossimo) con castagne e vino. Si tratta di una forma di celebrazione molto in voga nel popolar sentire, riportata persino da Giosuรจ Carducci nel componimento San Martino:

 

ยซma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar[2]ยป

 

E allora, perchรฉ sottrarsi alla possibilitร  di assaggiare non solo il rinomato vino, ma anche le castagne umbre, la cui varietร  รจ magistralmente preservata dal Consorzio dei Produttori della Castagna umbra? Si va dal Marrone della Vallocchia (e dalla sua variante gentile, entrambe coltivate nel comune di Spoleto) a quello di Manciano (Trevi), passando per quello di Pompagnano, Montebibico e Casteldelmonti (Spoleto), senza dimenticare lโ€™emblematico Marrone di San Martino, capace di racchiudere tutta lโ€™essenza di questi miti giorni di festa.

 


[1] cfr. https://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/estate-di-san-martino–scienza-o-mito–55087โ‡‘

[2] G. Carducci, San Martino, in Rime Nuove, 1883.โ‡‘

Il bacino lacustre del Trasimeno vanta, da secoli, una vocazione vitivinicola che ne ha fatto un punto di riferimento per l’approvvigionamento di vino, sia bianco sia rosso, delle cittร  vicine.

Una faticosa ricerca d'identitร 

La zona di produzione ha fatto, da sempre, molta fatica nel trovare un’identitร  ben definita, cosรฌ come tratti caratteristici in grado di identificarne con precisione i confini, a differenza di ciรฒ che avviene in altre zone dell’Umbria, come Orvieto, Torgiano o Montefalco.
A partire dagli anni Duemila, l’area lacustre, cosรฌ come molte altre in Italia, ha visto la diffusione della produzione di Sangiovese, tagliato con vitigni internazionali – primo tra tutti il Merlot – e con il ricorso del legno piccolo. Un tipo di produzione influenzata dalle mode del momento, ma non supportata da un’identitร  comune delle cantine del Trasimeno, fattore che ha portato al suo superamento.
Lo stesso disciplinare di produzione della DOC Colli del Trasimenoย รจ molto variegato, dato che ammette numerosi vitigni internazionali: dallo Chardonnay, al Pinot Nero, cosรฌ come quelli tipicamente umbri, quali il Grechetto e il Trebbiano.

 

Vini del Trasimeno, foto via Facebook

Un punto di riferimento in mezzo al caos

Negli ultimi anni, questa faticosa ricerca d’identitร  sembra arrivata a un punto di svolta: stiamo parlando della sempre maggiore scoperta e valorizzazione del Gamay del Trasimeno, giร  compreso nella DOC sopracitata. La storia di questo vitigno non รจ tra le piรน fortunate, dato che รจ stato per lungo tempo confuso con il piรน famoso Gamay coltivato in Francia, nella regione del Beaujolais. In realtร  il vitigno umbro fa parte della famiglia del Cannonau sardo, dell’Alicante e della Garnacha spagnola.
Le sue origini sono elleniche e, da quella zona, si diffuse nel resto dell’Europa, soprattutto in Spagna. Successivamente gli spagnoli lo introdussero in Sardegna – era la metร  del Quattrocento – ed รจ da qui che ha origine il suo viaggio verso la nostra Umbria. Numerosi furono, infatti, i pastori sardi che emigrarono nell’area del Trasimeno dalla metร  del XIX secolo, portando con sรฉ le barbatelle dei vitigni.

Un esempio di adattamento al territorio

Si tratta di un vitigno che รจ stato protagonista di innumerevoli spostamenti, ma che รจ riuscito ad adattarsi e aย radicarsi nei territori nei quali รจ stato portato, assumendo nomi diversi, mentre quello originario si รจ perso nella memoria dei luoghi. Il Gamay del Trasimeno ha, infatti, un fratello gemello anche nelle Marche, chiamato Bordรฒ, coltivato da un pugno di cantine nella zona del Piceno. In Veneto diventa, invece, Tocai Rosso, e in Francia Grenache.
In ogni caso e qualsiasi sia il suo nome, il vitigno produce molti grappoli e puรฒ essere vendemmiato in due momenti: una prima vendemmia, per i vini rosati, mentre la seconda, tardiva, regala vini color rosso rubino dai sentori di mandorla amara e frutti rossi.
Oggi il Gamay perugino o del Trasimeno รจ sempre piรน apprezzato e conosciuto, come dimostrano le tre medaglie d’oro, conquistate lo scorso aprile dalle Cantine del Trasimeno, allโ€™edizione 2018 del Grenaches du Mondeย in Catalogna. Si tratta di una manifestazione internazionale che ha messo a confronto oltre 850 vini provenienti da tutto il mondo, realizzati con uve della famiglia del Grenache.

Alimento genuino e nutriente, il pane era considerato un tempo la merenda perfetta, soprattutto per i bambini. La domanda ricorrente di nonne e mamme, durante quei pomeriggi di settantโ€™anni fa, era chiara e diretta: ยซChe vuoi col pane?ยป

Gli abbinamenti potevano essere diversi: dโ€™estate, rossi e succosi pomodori vi venivano strusciati sopra, arrossando e ammorbidendo la lattiginosa fetta; dโ€™inverno, il sapore piccante dellโ€™olio dโ€™oliva ne imbeveva la porosa trama. Non mancavano variazioni piรน esotiche, come burro e acciuga, oppure miele e noci, senza contare lโ€™intramontabile pane e salame.
Dal momento che il pane si faceva con cadenza settimanale, era facile che si utilizzasse quello raffermo, e il risultato era forse ancor piรน gustoso: รจ il caso di pane, zucchero e vino, uno spuntino che i bambini, attirati dal colore rosso e dalla consistenza vellutata dello zucchero semolato, aspettavano con trepidazione. Cosรฌ, mentre i piรน agiati consumavano mandarini, banane o arance, i figli del popolo si beavano di fette di pane – nel centro Italia rigorosamente sciapo – inzuppate nel vino novello e poi ricoperte di zucchero.

Il vino fa buon sangue

Siamo in un periodo in cui era convinzione comune che il vino ยซfacesse buon sangueยป, sebbene, fin dalla Grande Guerra, fossero state portate avanti numerose campagne contro lโ€™alcolismo. Vero era che le vecchie abitudini erano dure a morire: nel 1866 nientemeno che Louis Pasteur aveva pubblicato gli Studi sul Vino, in cui proponeva di riscaldarlo a 57ยฐ per eliminare i microbi e le impuritร . Questa soluzione gli aveva fatto vincere il grand prix allโ€™Esposizione Universale del 1867 e aveva ufficialmente sancito lโ€™invenzione del processo che, ancora oggi, porta il suo nome: la pastorizzazione. Il vino era divenuto cosรฌ ยซla piรน sana e igienica delle bevandeยป, tanto da essere offerta persino nelle scuole.

Foto by Claudia Ioan

Tutte le farmacie dโ€™Europa erano poi fornite di vini medicinali, chiamati enoliti, insieme a un prodigioso Vin Mariani, capace di ยซnutrire, tonificare e rinfrescareยป, assurto a medicamento universale grazie ai suoi miracolosi effetti. Renata Covi, nel suo Tacuinum deโ€™ Spetierie, ci racconta la storia del suo inventore, il corso Angelo Mariani che, incuriositosi dellโ€™effetto che le foglie di un arbusto, lโ€™Erythroxylum Coca, avevano sulla popolazione peruviana, abituata a vivere a quote altissime e a lavorare con grande sforzo nelle miniere dโ€™argento, decise di farne un infuso. Il sapore era terribile, perciรฒ decise di aggiungerlo a uno dei piรน rinomati vini di Francia, il Bordeaux. Gli effetti erano pressochรฉ miracolosi: cominciarono a farne uso gli attori, per poter calcare le scene nonostante i malanni di stagione, seguiti da re e papi, che lo resero un vero e proprio must.
Quando, infine, si scoprรฌ che la coca era un alcaloide capace di agire sulla psiche e sul fisico, il Vin Mariani cadde nellโ€™oblio; eppure, nelle campagne a vocazione vinicola, dove era difficile capacitarsi che una bevanda tanto prodigiosa potesse far male, il semplice vino rosso continuรฒ, fino al 1960, a essere considerato un ottimo ricostituente.

Alcolico sรฌ, ma non troppo

Le generazioni successive, ormai figlie di studi conclamati e di una consapevolezza diffusa, si sono dovute accontentare di una merenda a base di pane e zucchero, ammorbidito con acqua. I piรน fortunati potevano ingenuamente gustarsi pane, ricotta e zucchero, spesso conditi conโ€ฆ l’alchermes. Alcolico sรฌ, ma non troppo. Oggi, gli adulti piรน curiosi potranno rivivere i sapori dellโ€™infanzia inzuppando il pane nei sublimi vini di Montefalco, Torgiano, Corciano, e di tutti quei borghi umbri caratterizzati da una produzione vitivinicola dโ€™eccellenza.

ยซHo vissuto la campagna in angolazione arcadica nella mia prima vita; con volontร  di innovazione e soprattutto sotto unโ€™impronta culturale nella secondaยป.

Maria Grazia Marchetti Lungarotti รจ una donna di vasta cultura: lo si capisce subito parlando con lei. รˆ cortese e gentile da vera donna di altri tempi. La sua passione per lโ€™arte e lโ€™archeologia, per il vino e lโ€™olio, e il rigore negli studi sono i cardini della sua vita. Una vita anchโ€™essa fondata sulla disciplina: ยซNon ho mai lasciato molto spazio al divertimento e non sono mai stata una mamma latina. Ho sempre preteso molto dai miei figli e questo ha portato i suoi fruttiยป. Giร  Benemerita della Cultura e dellโ€™arte, nel 2011 รจ stata insignita della massima onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica: Cavaliere di Gran Croce dellโ€™Ordine al merito della Repubblica italiana.
Nel 1987 con il suo secondo marito Giorgio Lungarotti (avevano giร  realizzato il Museo del Vino nel 1974) apre la Fondazione Lungarotti Onlus, di cui รจ direttore, fulcro culturale della piรน grande realtร  vitivinicola umbra, per promuovere e valorizzare il binomio vino-cultura. Tra le attivitร  della Fondazione, oggi รจ la gestione dei due complessi museali: il Museo del Vino e Museo dellโ€™Olivo e dellโ€™Olio, dedicati alla vite e al vino cosรฌ come allโ€™olivo e allโ€™olio, musei privati costituiti da preziose raccolte dโ€™arte e visitati da turisti di tutto il mondo.

 

Chiara Lungarotti, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, Teresa Severini

Comโ€™รจ nata lโ€™idea di aprire il Museo del Vino e in seguito quello dellโ€™Olio?

Ho unito la cultura e i prodotti umbri, un binomio che mi apparteneva. Sono una storica dellโ€™arte e archivista: dai miei interessi in campo culturale รจ nata lโ€™idea di affiancare la produzione di alta qualitร  – a cui mio marito, imprenditore illuminato, aveva dato inizio, primo in Umbria – con una apertura rigorosa quanto complessa sugli aspetti storici ed artistici legati al vino. Senza stretti confini: si parla di Umbria, ma soprattutto di Mediterraneo. Il secondo, il MOO, รจ stato aperto nel 2000, quando lui era giร  scomparso, e rispondeva alle stesse esigenze di uscire da una considerazione soltanto agricolo-produttiva. In entrambi, si puรฒ percorrere un vero e proprio viaggio nel tempo per scoprire origini, mitologia, immaginario, e i tanti volti dei due prodotti.

Il New York Times in una recensione ha definito Il Museo del Vino: ยซIl migliore in Italiaยป. รˆ stata una grande soddisfazione.

Non solo dโ€™Italia, ma dโ€™Europa. รˆ una realtร  insolita che propone un viaggio lungo 5000 anni attraverso collezioni dโ€™arte tra coppe, boccali, anfore, vasellame, ceramiche medievali, rinascimentali e barocche fino a quelle contemporanee, antiche incisioni, oltre a raccolte etnografiche, a testimonianza di quanto lโ€™apparato didattico dice in un excursus storico di entrambi. Musei a misura di famiglia grazie anche ai percorsi conoscitivi ad altezza di bambino.

Per il borgo di Torgiano rappresentano un vero fiore allโ€™occhielloโ€ฆ

Sicuramente. Io e mio marito abbiamo voluto promuovere una zona dellโ€™Umbria, molto bella a livello paesaggistico, ma poco conosciuta nonostante la prossimitร  a Perugia e Assisi. La realizzazione dei due musei รจ stata molto impegnativa, ma il risultato รจ oggi un polo museale specializzato che dร  voce non solo al territorio, ma, posso aggiungere, allโ€™Italia tutta del vino. Anche la parte recettiva che abbiamo creato sottolinea il potenziale turistico di questa terra.

Signora Lungarotti qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono Umbra e non Etrusca – sorride – unโ€™eugubina naturalizzata perugina. Con questa regione ho un legame molto forte, che si riconduce alla terra stessa, alla cultura e al vino, movente primo di quanto ho realizzato.

Come vede la realtร  perugina e umbra, sia a livello sociale che artistico?

Vedo effetti concreti e interesse per lโ€™arte, la musica e la cultura. Lโ€™Umbria รจ una terra interessante, purtroppo indietro rispetto ad altre regioni, la Toscana ad esempio. Abbiamo una storia bellissima e affascinante, di grande interesse storico, economico, artistico, come ad esempio lโ€™Umbria Comunale, che proprio in questi giorni viene raccontata nella mostra Un giorno nel Medioevo. La vita quotidiana nelle cittร  italiane dei secoli XI-XV esposta a Gubbio, alla quale abbiamo contribuito attraverso un consistente prestito di opere del MUVIT.

Cโ€™รจ un progetto della Fondazione Lungarotti a cui tiene particolarmente?

Ne abbiamo tanti tra mostre e convegni. Unโ€™idea che vorrei realizzare รจ quella di dare maggior spazio espositivo al periodo etrusco.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Assisi e San Francesco che lโ€™hanno resa famosa, ma lโ€™Umbria deve essere piรน valorizzata anche in campo storico come artistico. Il che, vista la difficoltร  nel raggiungerla, suggerisce attenzione massima ai trasporti.

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