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Quando arriva lโ€™autunno si vendemmia e si raccolgono le olive. Una volta, dopo i raccolti si pagavano gli affitti e, se il raccolto era andato male e non cโ€™erano soldi, si traslocava.

Una tavolozza di colori

Ma, prima di tutto, i colori. Le colline attorno a Montefalco sono coltivate con il vitigno del Sagrantino, un vino rosso DOC pluripremiato.

Il bello del Sagrantino non si esaurisce nel vino, ma esplode nei colori della sua vigna. La vigna si nota, da lontano, perchรฉ si vede la collina coperta di rosso; poi, da vicino, si nota che le foglie hanno preso tutta la tavolozza dei colori autunnali, che vanno dal giallo al rosso, passando per il bordeaux, e con sfumature di verde scuro.

Gli aceri canadesi sono diventati unโ€™attrazione mondiale perla magnificenza delle loro foglie autunnali: la vigna del Sagrantino non รจ da meno per bellezza, ma al momento รจ poco conosciuta. Rispetto alle altre, le foglie del Sagrantino non assumono lโ€™aspetto triste e accartocciato della vigna che sta andando in quiescenza, ma si allargano e sembrano acquistare una vitalitร  ancora estiva. Si aspetta la vendemmia e poi via a raccogliere i rami piรน belli, quelli con le foglie piรน variegate, per fare delle composizioni che stupiscono gli amici per la loro originalitร  e bellezza.

La raccolta delle olive

Lโ€™altro aspetto importante รจ quello sociale dellโ€™autunno umbro, che consta nel rito della bruschetta con lโ€™olio nuovo. Tutti raccolgono le olive, chi ha centinaia di alberi e chi ne ha solo qualche decina. Improvvisamente tutti i campi si riempiono di reti stese sotto gli alberi per raccogliere i frutti che cadono, perchรฉ non se ne deve perdere nemmeno uno. Chi ha poche piante raccoglie ancora a mano, chi invece ne ha di piรน raccoglie con lโ€™abbattitore, una specie di frullino che fa scendere rapidamente tutti i frutti dallโ€™albero. Gli alberi umbri sono piccolini e la raccolta a mano รจ ancora possibile, anche se le comoditร  delle nuove tecnologie stanno soppiantando i metodi antichi. Stare parecchie ore con le braccia in alto affatica e portare le olive al frantoio รจ anche una liberazione da tanto sforzo.

Lโ€™odore della molitura

Qui inizia il divertimento. Al frantoio si รจ accolti dalle grandi ceste piene fino allโ€™orlo di olive nere e verdi, si sente il rumore delle macchine che frangono, si รจ avvolti dal profumo dellโ€™olio fresco, lo si vede colare con il suo colore intenso. Al frantoio ci si incontra, ci si confronta e si inizia a gustare lโ€™olio nuovo. ยซTu quanto hai raccolto? Quanto rende lโ€™oliva questโ€™anno?ยป sono le due domande fondamentali che si scambiano tutti. La raccolta varia di anno in anno, una volta รจ colpa della siccitร ย o della troppa pioggia. Un anno arriva la mosca, un’altra volta il gelo che ha rovina gemme e alberi. La natura ha un fattore di incertezza che non puรฒ essere ignorato o evitato. Bastano pochi metri differenza affinchรฉ una pianta stia bene, mentre lโ€™altra sia in rovina.

Il Natale che arriva in anticipo

Tra una chiacchiera e lโ€™altra si assaggia. Tutti i frantoiย della zona di Gualdo Cattaneo hanno una sala con il camino acceso, con il pane fresco e una bottiglia riempita direttamente dalla molitrice. Quellโ€™olio un poโ€™ denso, non ancora trasparente, profumato di frutto fresco, si versa lentamente sul pane bruscato. Poi si assaggia e si va in Paradiso. Non รจ tanto per la qualitร  dellโ€™olio – quella รจ importante, ma viene dopo – importante, invece, รจ proprio essere lรฌ assieme ad altre persone a provare, con curiositร , la meraviglia della nuova stagione. In effetti รจ un poโ€™ come Natale, con la differenza che non dura un giorno, ma un intero mese.

ยซโ€ฆ fra lโ€™ostro e lโ€™occidente / confine al lago รจ Castiglion, che sporge / come capo o penisola sullโ€™onda, di un turrito palagio, e dei fronzuti / fecondi olivi di sua balza alteroยป (Assunta Pieralli, Il Lago Trasimeno)

Castiglione del Lago ยซsta su un promontorio calcareo che si incunea per mezzo chilometro, come una grande nave pronta a salpare, circondato da tre lati dallโ€™acqua, sul Lago Trasimenoยป[1].

 

lago trasimeno

L’isola Polvese. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Storia

Vanta origini antichissime e risulta essere abitato giร  nel Paleolitico superiore, come testimoniano alcuni reperti quali ad esempio la Venere del Trasimeno. Data al Neolitico la presenza, nella zona, di palafitte ยซquando il Trasimeno era molto piรน vasto e le acque non venivano contenute [โ€ฆ] dalle colline e dai terrazzamentiยป e ยซCastiglione era unโ€™isola, la quarta del Trasimenoยป[2]. Ma la storia vera e propria dellโ€™insediamento inizia con gli Etruschi che fanno di Castiglione del Lago una colonia denominandola Clusium Novum. Testimonianza del periodo etrusco sono i resti di un tempio dedicato alla dea Celati. Passa poi sotto Roma e ยซsi vuole che ai Romani venisse in pensiero il taglio dellโ€™istmo per renderlo posizione inespugnabile, ma, abbandonata lโ€™idea, il luogo rimase comโ€™eraยป[3].
Non si hanno perรฒ attestazioni certe fino allโ€™anno 776, quando sappiamo che Carlo Magno restituisce Clusium Novum a papa Adriano. Il possesso, comprensivo dellโ€™intero lago e delle tre isole, viene confermato da Ludovico il Pio a Pasquale I nellโ€™817. Nel 995 Ottone III consegna Castiglione del Lago a Perugia.

 

museo castiglione del lago

Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

 

Conteso a lungo fra Perugia, Arezzo e Siena grazie allโ€™importante posizione strategica, nel 1100 passa definitivamente a Perugia che ne fa un caposaldo difensivo. Verso la metร  del XIII secolo lโ€™imperatore Federico II fa costruire imponenti mura a protezione dellโ€™abitato trasformando il precedente castelletto in una vera e propria roccaforte denominandola Castello del Leone dal cui nome derivรฒ probabilmente lโ€™attuale toponomastica.
Dal 1416 al 1424 lโ€™abitato รจ sotto il dominio di Braccio Fortebracci e alla sua morte passa a Martino V. Nel 1488 vi si rifugiano i degli Oddi che ne hanno il possesso finchรฉ il conte di Pitigliano, generale dei fiorentini che stanziava a Camucia, non stabilisce che essi restituiscano Castiglione del Lago a Perugia, ma i Baglioni, pagando al conte 800 ducati dโ€™oro, ne ottengono la signoria. Alla signoria dei Baglioni succede la dominazione papale finchรฉ nel 1554 Giulio III concede Castiglione del Lago a Francesco della Corgna e ad Ascanio, figlio dello stesso Francesco e di Giacoma del Monte, sorella del pontefice. Con i della Corgna, che tengono Castiglione del Lago fino al 1645, lโ€™abitato diviene prima un marchesato e poi un ducato, e muta il suo assetto urbanistico trasformandosi in quello che รจ ancora oggi. Passato definitivamente sotto lo Stato della Chiesa vi rimane fino allโ€™Unitร  dโ€™Italia.

Palazzo della Corgna o Palazzo Ducale

Attuale sede del Comune, che lo acquistรฒ nel 1870, originariamente sorse come casa-torre dei Baglioni, che fra queste mura ospitarono tra gli altri Niccolรฒ Machiavelli e Leonardo da Vinci. A partire dal 1563, anno in cui acquisรฌ il titolo di marchese, Ascanio della Corgna ne iniziรฒ la completa trasformazione per renderlo una piccola reggia. Il Palazzo fu edificato sul progetto del Vignola e dellโ€™Alessi. Sviluppato su quattro livelli aveva in basso cantine e scuderie, nel seminterrato cucine e magazzini, sopra i quali stava il piano nobile mentre al secondo e ultimo piano le camere da letto. Gli affreschi di Niccolรฒ Circignani detto il Pomarancio e di Salvio Savini celebrano le grandezze dei della Corgna tramite trasposizioni mitiche e rappresentazioni delle loro gesta.

 

La fortezza medievale

Lโ€™edificazione si deve a Federico II di Svevia che ne iniziรฒ la costruzione nel 1247 su progetto di Frate Elia Coppi da Cortona. Si presenta con una struttura pentagonale irregolare con quattro torri agli angoli (due delle quali coeve alla rocca, mentre le restanti vennero costruite nel XV e XVI secolo a sostituzione delle precedenti andate distrutte) e con un mastio triangolare di circa 39 metri di altezza. Un camminamento di ronda unisce il Palazzo della Corgna alla prima porta della fortezza. Costituisce uno dei piรน interessanti esempi di architettura medievale umbra e nel Cinquecento era considerato pressochรฉ inespugnabile.

L'isola Polvese

Frazione del comune di Castiglione del Lago, costituisce lโ€™isola piรน grande del Trasimeno. Di proprietร  della Provincia di Perugia dal 1973, oggi รจ destinataย a Parco scientifico-didattico nellโ€™ambito delย Parco regionale del Lago Trasimeno. Il nome dell’isola deriva probabilmente dal termineย polvento, zona sottovento. Il territorio รจ stato sicuramente frequentato da Etruschi e Romani. Il primo documento storico risale allโ€™817 quando lโ€™isola รจ nominata da Ludovico il Pio che concede alย papa Pasquale I il Lago Trasimeno con le tre isole.

 

cosa vedere al lago trasimeno

Veduta del lago Trasimeno. Foto per gentile concessione di Enrico Mezzasoma

Tra i monumenti presenti nellโ€™isola si ricordano le chiese diย San Giulianoย e diย San Secondo, ilย Monastero Olivetanoย e ilย Castello. Di epoca piรน recente รจ ilย Giardino delle Piante Acquatiche-Piscina del Porcinaiย realizzato nel 1959 daย Pietro Porcinai. Per quanto riguarda lโ€™ambiente, le specie vegetali prevalenti sono lecci, roverelle, ornielle, viburno, alloro, pungitopo, ligustro, melograno e rosmarino mentre oltre alle numerose specie di insetti รจ possibile incontrare volpi, faine, lepri, nutrie e una grande varietร  di uccelli quali svassi, folaghe, aironi e germani.

 


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  1. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896.

s.v. Castiglione del Lago, in P. Caruso, Benvenuti in Umbria. 92 comuni, Collazzone (PG), Grilligraf, 1999, pp. 114-117.

  1. Binacchiella, Castiglione del Lago e il suo territorio, Catiglione del Lago, [s.n.], 1977.

s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, pp. 321-326.

  1. Festuccia, Castiglione del Lago. Guida al Palazzo Ducale ed alla Fortezza medievale, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2008.
  2. Festuccia, Castiglione del Lago. Cuore del Trasimeno fra natura, arte e storia, Castiglione del Lago, Edizioni Duca della Corgna, 2017.

https://it.wikipedia.org/wiki/Castiglione_del_Lago

http://digilander.libero.it/Righel40/VEP/PAL/Grav/gaIT.htm

http://polvese.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_Polvese


[1] s.v. Castiglione del Lago in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario, v. A-D, Foligno, [s.n.], 1982, p. 321.โ‡‘

[2] Ibidem.โ‡‘

[3] A. Lupattelli, Castiglione del Lago. Cenni storici e descrittivi, Perugia, Tip. G. Guerra, 1896, p. 4.โ‡‘

ยซI monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosiยป scriveva Goethe. Maestri inflessibili che evocano nellโ€™animo di chi li ascolta i misteri e i tormenti del silenzio. Luoghi ancestrali in cui si realizza lโ€™unione di terra e cielo, in cui la verticalitร  si fonde con la massa, con la pesantezza della terra. Cattedrali di pietra e di ricordi dove la caducitร  del terreno si eleva a contatto con il celeste.

Pian di Chiavano

Lโ€™Altopiano di Chiavano non รจ altro che il ponte di roccia che conserva ancora saldo il rapporto tra terra e cielo, palcoscenico di un antico anfiteatro le cui platee si perdono tra mosaici di nubi. รˆ come se il pennello di un pittore avesse indugiato su questa parte della Valnerina disegnando la skyline di paesi e campagne in cui lโ€™essere umano si รจ prontamente insinuato. Ma mai la natura si รจ prestata docile allโ€™intervento dellโ€™uomo: piccoli fondi ricavati dalla montagna, pascoli improvvisati e tratturi acerbi che, perdendosi nel cuore dellโ€™altopiano, sembrano ricordare a chi li osserva che qui la Natura sempre si manifesta secondo lโ€™ideale leopardiano: madre e matrigna, doppia faccia della stessa medaglia. Modellata dalle fatiche umane fino ad assumere un profilo quasi umano, la campagna appare composta, quasi assopita, in un vortice di colori pastello e giochi dโ€™ombra, in un incedere cromatico molto piรน simile ai paesaggi dellโ€™antica Scozia che al tipico ambiente collinare umbro.

Scenografie naturali

In tempi di rovinosa perdita dellโ€™identitร  culturale, lโ€™Altopiano di Chiavano conserva gelosamente reminiscenze polverose di una tradizione popolare ancora viva, che resiste stoicamente alla scomparsa dei suoi piรน antichi tesorieri. Una tradizione popolare considerabile come il riassunto di molte vite, capace di compenetrare in modo misterioso il senso delle cose, anche di quelle apparentemente piรน comuni. In prossimitร  del punto di snodo dellโ€™antico sistema viario romano sorge Coronella, localitร  che deve il suo nome alla colonna di marmo utilizzata dai romani come riferimento nella realizzazione di un qualunque sistema viario[1]. Un paese fantasma, che appare e scompare dietro alberi cresciuti in orti abbandonati; un paese che vive solamente il 15 di agosto, giorno in cui si riaprono gli scuri della chiesa, in una festivitร  tanto semplice quanto sentita. Il mistero della fede che rivive in processioni improvvisate, in edicole sacre che indicano la strada da seguire al pastore e al gregge per la via di montagna, in quelle scalate che sono soprattutto esperienze di vita.
Sulla quinta scenografica di queste vette si proiettano composte e ordinate le ombre degli abitati vuoti e silenziosi, inermi di fronte al trascorrere inesorabile del tempo. Ma รจ proprio questo silenzio che lascia spazio allโ€™introspezione, un silenzio vuoto di parole, ma non di emozioni. Eppure di silenzi ce ne sono unโ€™infinitร  e coglierne le differenze non รจ cosa semplice. Alcuni sono atroci: silenzi di morte e di agghiacciante solitudine, mentre altri sono desiderati, lungamente attesi o sorprendentemente inaspettati. Silenzi eloquenti in cui anche il principio di non-contraddizione viene meno. Silenzi in cui convergono paura e coraggio, lacrime e sorrisi, domande e risposte, coincidentia oppositorum.

 

valnerina

Altipiano di Chiavano da Coronella

Il rapporto dell'uomo con la terra

Cime tempestose, ma per ciรฒ che evocano nellโ€™animo di chi le scruta. E allora, lโ€™atteggiamento migliore da mettere in atto รจ quello dellโ€™attenzione, quello di fermarsi a contemplare. Perchรฉ non sempre si รจ in grado di comprendere con immediatezza il messaggio nascosto dietro il silenzio della natura. Figure antiche, quasi sinistre, abitano questo silenzioso altopiano. Mani nodose e volti scavati dal sudore, un sudore amaro che trova il suo perchรฉ nei generosi frutti della terra. Gente abituata alla faticosa vita di montagna, che rifiuta i facili idoli del cosiddetto progresso. Ed รจ proprio in quelle mani nodose che va ricercato il significato piรน intimo di questo morboso attaccamento alla terra, di questa forte devozione alla fatica e al lavoro, che sรฌ nobilita, ma che rende lโ€™uomo simile alle bestie. Eppure sembra quasi che tra i contadini e la natura intercorra un rapporto quasi mistico, capace di infrangere il legame con il sacro e di mescolarsi con il profano fino a confluire come un unico corso dโ€™acqua nel vasto oceano della tradizione popolare. Un territorio complesso che neanche il suo piรน antico abitante conosce nel profondo, un calderone di tradizioni, cultura e di storie le cui origini sembrano perdersi nella notte dei tempi.
Una terra che trasuda saggezza popolare, in cui si sovrappongono i fantasmi e memorie di un passato lontano, ma mai dimenticato. Un passato glorioso, che affonda le sue radici nei fasti dellโ€™antica Roma e nelle campagne circostanti il piccolo borgo di Villa San Silvestro, paese di appena venti anime divenuto celebre per la presenza di un tempio romano probabilmente dedicato a Ercole. La genesi dellโ€™eroe a cui il tempio รจ dedicato, risultato dellโ€™unione carnale tra la terrestre Alcmena e Giove, sembra rafforzare ulteriormente il rapporto che intercorre tra questa terra e il cielo, tra la materia e il celeste, tra ciรฒ che รจ umano e il divino. Proprio sul podio del tempio romano sorge la chiesa del paese, nel punto in cui, in un passato neanche troppo lontano, si innalzavano cori votivi rivolti alle divinitร  del pantheon romano, in un luogo in cui dimora un profondo timore del divino.
Ed รจ proprio da Chiavano che inizia il nostro viaggio, dalla terrazza che domina questa terra selvaggia i cui figli, sia nelle grandi gesta che in quelle quotidiane, sono riusciti a esprimere un valore e un ardore in alcuni casi quasi eroici, che solo chi abita a un passo dal cielo riesce a sfoggiare nelle battaglie piรน dure, in quei sovraumani silenzi che fanno rumore.

 

 


[1] Si tratta della cosiddetta pietra miliare vedi http://www.treccani.it/vocabolario/miliare1/.โ‡‘

Un tracciato fatto di strade secondarie, sentieri, argini e borghi abbarbicati. Laย Greenway del Neraย รจ tutto questo.

Panorama delle cascate delle Marmore

 

Un percorso ciclopedonale nato nel cuore verde della Valnerina, pensato per far conoscere e per far vivere questi luoghi spesso fin troppo dimenticati. Un anello di 180 chilometri dedicato agli amanti della natura. Non troppo difficile nรฉ faticoso, permette ai viandanti di godersi il paesaggio con il fiume Nera e tutti i suoi emissari, ma anche lโ€™aspetto culturale della zona, grazie agli storici borghi che si attraversano.

Lโ€™idea

La Greenway รจ stata pensata per far conoscere la Valnerina e per far vivere il territorio della comunitร  montana cui appartiene. Ma non รจ tutto qui. รˆ nata, infatti, come una vera e propria emergenza naturalistica, per preservare il paesaggio potendone perรฒ sfruttare lโ€™enorme potenziale, nel rispetto dellโ€™equilibrio ecologico. รˆ cosรฌ divenuto lo strumento di apprendimento diretto della natura e delle sue articolate forme, il luogo in cui poter sperimentare un approccio creativo e coinvolgente per attrarre nuove forme di turismo e di conoscenza del territorio.

I tracciati

Il primo passo per mettere il visitatore in contatto con il territorio รจ stato lโ€™identificazione e la sistemazione di un percorso alternativo, percorribile a piedi, in bicicletta o a cavallo. Il punto di partenza รจ la Cascata delle Marmore, cosรฌ come il punto di arrivo. Un anello totalmente immerso nel verde che permette al turista di entrare in un mondo inesplorato fatto di sentieri verdeggianti e magici borghi. Cosรฌ dal luogo tanto amato da Lord Byron e dagli altri viaggiatori amanti del Grand Tour inizia un lungo percorso formato in parte da strade giร  segnate: gli itinerari benedettini, la via francigena, lโ€™ex ferrovia Spoleto-Norcia.
Dalla Cascata delle Marmore fino al bivio di Preci รจ possibile โ€œcamminare a braccettoโ€ con il Nera. Infatti, la sponda sinistra del fiume รจ interamente percorribile e forma una delle sterrate piรน interessanti del centro Italia. Da qui, chi vuole, puรฒ prendere il percorso montano che vi รจ stato collegato che passando per Preci, Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Salto del Cieco, Piediluco, Prati di Stroncone, torna alla Cascata, passando per i Campacci di Marmore (Belvedere superiore).

 

Marmore

Cascata delle Marmore vista dal Penna Rossa

 

Essendo un percorso ad anello, la Greenway puรฒ essere percorsa sia in senso orario, sia in senso antiorario. Per renderla fruibile a tutti, inoltre, รจ stata suddivisa in sedici tratti, anchโ€™essi ad anello, cosicchรฉ sia piรน facile per il viaggiatore tornare al punto di partenza senza dover ripercorrere la stessa strada. Molti di questi tratti lungo il fiume, dalla Cascata fino a Preci, sono prevalentemente pianeggianti, ma quelli montani per il ritorno alla Cascata presentano salite anche molto impegnative che, perรฒ, possono essere evitate scegliendo il percorso alternativo su asfalto, su strade sempre poco trafficate. Ciascuno di questi ha una lunghezza che va dai cinque ai ventidue chilometri. Unendo piรน tratti si puรฒ programmare un viaggio a tappe della lunghezza voluta. Ogni tratta, ben indicata dai cartelli, collega centri abitati dotati di servizi. Lungo il percorso inoltre sono segnalati i sentieri che portano alle varie zone naturali protette.

Una gita per tutti

La Greenway รจ un percorso che puรฒ essere davvero esplorato da tutti. In completa sicurezza, perchรฉ dedicato esclusivamente a utenti non motorizzati, garantisce lโ€™accesso a tutti grazie a quella che viene definita circolazione dolce, che consente di godere lentamente del territorio che si sta attraversando per poter osservare da ogni punto di vista i paesaggi circostanti.

 

Fiume Nera

 


Sitografia: http://www.lagreenwaydelnera.it/it

Spello appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Grazie alla sua posizione mozzafiato su di una dolce collina che contrasta per altezza con il vicino Monte Subasio, il comune di Spello si รจ guadagnato anche per il 2017 la selezione tra i Borghi piรน Belli dโ€™Italia.

Celebreย per le sueย maestoseย infiorateย in occasione del Corpus Domini,ย che di anno in anno diventano sempre piรนย conosciute anche fuori dallโ€™Umbria eย durante le quali le strade si colorano di tappeti rappresentanti scene di natura religiosa create con i petali, il piccolo borgo fu fondato dagli Umbri per poi passare sotto la dominazione romana intorno al 41 a.C.ย eย nellโ€™epoca augusteaย ricevette lโ€™appellativo diย โ€œSplendida colonia Iuliaโ€. Fu proprio con la presenza dei Romani che Spello venne dotata delle strutture urbanistiche tipiche dellโ€™impero, quali mura, terme,ย unย teatro e persino un impianto idrico che, nonostante le varie vicissitudini – dall’invasione dei Barbari ai passaggi di dominio tra vari Ducati e il Papato, sono giunte fino ai giorni nostri.

 

panorama_spello

Veduta di Spello,ย foto di Marica Sorbini

 

Edย รจย la riscoperta di una di esse che ha reso il borgo unโ€™attrattiva anche per gli sportivi: se siete degli escursionisti con la passione per la natura cโ€™รจย un meraviglioso percorso che fa perย voi! Infatti, nel 2009, un tratto dellโ€™acquedotto romanoย รจย stato recuperato grazie ad un progetto volutoย dellโ€™architetto Stefano Antinucci, realizzando un tracciato per gli amanti del trekking e della mountain bike. Lโ€™antico manufatto, in pietra calcarea locale, bianca e rosata,ย subรฌย diverse ristrutturazioni nel corso degli anni edย รจย stato funzionante fino allโ€™Ottocento, quando a causa dellโ€™eccessive perditeย fu sostituito da una nuova struttura e quindiย temporaneamente cadde nel dimenticatoio.
Ma oggi lโ€™acquedotto costituisce un importante reperto, conservando molti tratti originali, che si possono ammirare durante il percorso, intersecandosi con antichi ponti e persino un abbeveratoio, un tempo utilizzato per dissetare gli animali, dove attualmente si trova una fontanella dalla quale รจ possibile attingere acqua fresca.

 

acquedotto_spello

Acquedotto romano,ย foto di Marica Sorbini

 

Il sentiero ha il suo punto di partenza a Spello, dal cui centro storico si deve arrivareย alla Fonte dellaย Bulgarellaย (quota 313ย m)ย e da lรฌย si va attraverso una via ben tracciata che giungeย sotto ilย piccolo e caratteristicoย borgo diย Collepinoย (quota 456ย m),ย maย ovviamenteย รจย percorribile anche in senso contrarioย eย anzi,ย รจย considerato come il naturale proseguimento delย preesistente Sentiero 52ย che collega direttamente ilย Monte Subasioย aย Collepino. Si sviluppa per circa 5 km edย รจย prevalentemente pianeggiante, aspetto che lo rende adattoย a escursionisti di tutte le etร , compresiย bambini e anziani. Lungo di esso sono presenti delle panchine che consentono alle persone di riposarsi, ma soprattutto di godere e ammirare il paesaggio circostante:ย scorci sulla valle delย Chiona, sulle colline appenniniche e su Spello, sonoย indubbiamenteย buoneย ragioni per cui intraprendere questa passeggiata.

 

Collepino

Sentiero di Collepino,ย foto di Marica Sorbini

Norcia appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il dio greco Dioniso, chiamato anche Bacco (โ€œil rumorosoโ€), รจ una figura fondamentale della religiositร  e della mitologia antiche; egli rappresenta la forza produttiva della natura, la potenza germinativa che regola i cicli dellโ€™agricoltura ed รจ considerato lโ€™inventore del vino, la bevanda meravigliosa, fonte di gioia e soave lenitivo per le sofferenze degli uomini ai quali insegnรฒ lโ€™arte della sua produzione.

Il mito di Dioniso

Cippo A, Dioniso

La leggenda relativa alla nascita del dio lo indica quale frutto dellโ€™amore tra Zeus, re degli dei, e Semele, fanciulla mortale figlia di Cadmo, sovrano di Tebe. Era, sposa legittima di Zeus, venuta a conoscenza del tradimento si ingelosรฌ e, volendo punire la rivale, prese le sembianze della sua nutrice, suscitando nella fanciulla il desiderio di contemplare lโ€™amante nel pieno del suo splendore divino. Zeus le apparve dunque nella forma della sua suprema maestร , il fulmine, tanto che Semele, giร  in attesa di Dioniso, ne rimase folgorata e morรฌ incenerita dando alla luce il bambino prematuro; Zeus allora prese il nascituro e se lo cucรฌ allโ€™interno di una coscia per portarne a compimento lo sviluppo e, una voltaย  nato, lo consegnรฒ ad Ermes perchรฉ lo proteggesse dalle ire della sua sposa. Costui condusse il neonato ad Orcomeno e lo affidรฒ alle cure di Ino, sorella di Semele, e di suo marito Atamante, suggerendo loro di travestirlo da bambina affinchรฉ Era non lo riconoscesse; lo stratagemma non servรฌ perรฒ ad ingannare la regina degli dei che, furiosa, portรฒ i due alla follia inducendoli ad uccidere i loro stessi figli. Ermes riuscรฌ a trarre in salvo Dioniso e, condottolo sul monte Nisa, lo affidรฒ ad un gruppo di Ninfe che ebbero il compito di allevarlo allโ€™interno di una grotta. Una volta divenuto adulto, fu ancora oggetto della furia di Era e, impazzito, cominciรฒ a vagare per i luoghi piรน remoti del mondo, giungendo fino in India. Di ritorno in Grecia, egli giunse a Tebe, in Beozia, dove รจ ambientato uno degli episodi piรน noti della sua saga, reso immortale dalla celeberrima tragedia di Euripide Le Baccanti. Dioniso, desideroso di istituire il proprio culto, arrivรฒ in cittร  sotto mentite spoglie, ritenuto da tutti un semplice banditore della nuova religione; immediatamente le donne furono sopraffatte dalla follia dionisiaca ed abbandonate le loro case corsero sul monte Citerone dove cominciarono a compiere azioni portentose: esse allattavano cerbiatti e lupacchiotti, facevano sgorgare acqua dalle rocce, vino e latte dalla terra, miele dai tirsi, sbranavano animali, si cibavano di carne cruda. Il re locale Penteo, sconvolto dal sovvertimento dellโ€™ordine costituito, fece imprigionare il dio, il quale si liberรฒ con un prodigio e persuase lo stesso sovrano a recarsi sul monte in abiti femminili per spiare gli strani rituali compiuti dalle sue concittadine; ma egli fu scoperto e le donne, in preda al furore dionisiaco, lo scambiarono per un leone e lo fecero a pezzi. Agave, madre dello stesso Penteo, brandendo il macabro trofeo, tornรฒ a Tebe dove rinsavรฌ poco a poco e, resasi conto dellโ€™orrendo delitto, fu colta da disperazione.

Il culto e lโ€™estasi

Cippo B, Menade danzante

Il culto tributato a Dioniso รจ di tipo estatico; chi vi prende parte รจ in preda al furore bacchico detto anche mania. La musica, la danza, il vino sono elementi fondamentali del rituale e provocano nei partecipanti uno stato di eccitazione e di follia, in cui gli elementi caratteristici del kosmos greco sono sovvertiti. Lโ€™alienazione dalla realtร  immette nel mondo dellโ€™illusione dove lโ€™ordine precostituito รจ sconvolto, le differenze sociali sono annientate; in questa sfera illusoria le donne abbandonano i loro ruoli tradizionali, lโ€™umile diviene potente, lโ€™infelice diviene felice. Dioniso appare cosรฌ come un liberatore, colui che, seppur in maniera effimera, affranca gli uomini dalle sofferenze donando loro la pienezza della gioia, aiutandoli ad oltrepassare i propri limiti umani e conducendoli verso una condizione che nella vita reale รจ loro preclusa. Lo stesso corteggio del dio, o thiasos dionisiaco, รจ composto da creature con caratteristiche solo parzialmente umane; si tratta dei satiri e delle menadi o baccanti, rispettivamente uomini dallโ€™indole e dai tratti ferini, manifestazioni della natura selvaggia, e donne in preda allโ€™ebbrezza dellโ€™alcool che si scatenano in danze sfrenate.

I cippi dionisiaci

Nel maggio del 1986, i lavori di ristrutturazione di una casa privata di via Reguardati, a Norcia, condussero al rinvenimento di una coppia di reperti di alto valore archeologico e artistico: due cippi gemelli scolpiti con scene relative alla saga di Dioniso, attualmente conservati presso Criptoportico Romano di Porta Ascolana della medesima cittadina. Entrambi i pezzi hanno forma cilindrica, leggermente rastremata verso lโ€™alto e sono realizzati in pietra grigiastra locale; il cippo denominato A รจ alto 65 cm con diametro di 38.5 cm alla base e di 35.5 cm nella parte superiore; al centro della rappresentazione compare Dioniso giovane, visto di profilo, con la mano destra poggiata al tirso, mentre con la sinistra, distesa lungo il fianco, regge il kantharos.

cippi dionisiaci nursini

Riproduzione grafica del Cippo A

Il dio รจ nudo, vestito unicamente di un drappo che gli avvolge il torace, forse una pelle ferina, e dei calzari. Ai lati compaiono due figure femminili panneggiate, identificabili con delle menadi colte nellโ€™atto di danzare come mostrano le teste rivolte allโ€™indietro, i piedi sollevati dal suolo e i drappeggi degli abiti, volti a sottolineare i movimenti vorticosi del ballo. La figura posta alla destra di Dioniso sorregge un timpano, mentre quella alla sua sinistra, separata dal dio da una palmetta stilizzata, tiene una spada in una mano e una testa umana mozzata nellโ€™altra. Questโ€™ultima figura รจ di fondamentale importanza per lโ€™interpretazione della scena, permettendo di identificare con esattezza la vicenda rappresentata, riferibile allโ€™episodio tebano sopra menzionato.

cippi dionisiaci da norcia

Riproduzione grafica del Cippo B

Il cippo B รจ alto 63 cm con diametro di 41 cm alla base e di 37 cm nella parte superiore; la scena รจ del tutto simmetrica alla precedente, analogamente composta di tre figure umane e una palmetta. Al centro รจ un satiro nudo, con un drappo sulle spalle, che suona il doppio flauto fiancheggiato da due menadi danzanti simili a quelle del cippo A; la donna posta sulla destra regge un tirso sopra le spalle, mentre quella a sinistra percuote un timpano con la mano. I reperti possono essere datati alla prima etร  imperiale (inizi del I sec. d.C.).
Assai difficile dire quale fosse lโ€™esatta funzione dei cippi, anche se appare verosimile attribuire ad essi un valore sacrale, forse legato a specifiche pratiche cultuali legate al culto dionisiaco molto diffuso in ambito italico non solo a Roma, ma anche nelle province.

 

R. Cordella-N. Criniti, Iscrizioni latine di Norcia e dintorni, in Quaderni di Spoletium 1, Spoleto 1982.
R. Cordella-N. Criniti, Nuove iscrizioni latine di Norcia, Cascia e Valnerina, in Quaderni di Spoletium 5, 1988.
D. Manconi, Norcia. Alcune attivitร  sulla cittร  romana, in Spoletium 33, 1988, 63-75

La primavera sta arrivando: giร  si sente nellโ€™aria un accenno di nuovi profumi e si vedono i primi fiori, tutto torna alla vita uscendo dal proprio letargo. Compresi noi, che abbiamo passato lโ€™inverno a spostarci da una casa ad unโ€™altra, a un locale o un cinema, finalmente usciamo. E perchรฉ non andare a vedere uno spettacolo che ricomincia allโ€™aperto?
Nel cuore della Valnerina ci aspetta la Cascata delle Marmore.

 

Cascata delle Marmore | foto di Giovanni Bicerna

Un'antica opera di ingegneria

Forse non tutti sanno che essa รจ frutto di un disegno ingegneristico risalente al 290 a.C., quando il console Manio Curio Dentato ordinรฒ lo scavo di un canale che facesse defluire le acque del fiume Velino nella valle reatina, convogliandole fino alla rupe di Marmore, da dove le fece precipitare ed unire al corso del fiume Nera, con un salto di 165 metri. Questo lavoro fu fatto proprio per bonificare il Velino, che allโ€™epoca formava una palude stagnante e perciรฒ possibilmente pericolosa per la popolazione per via della malaria.

La Cascata oggi

La Cascata viene oggi utilizzata per la produzione di energia elettrica da parte della centrale di Galleto ed รจ per questo che il rilascio dellโ€™acqua viene controllato; ci sono precisi giorni e momenti dellโ€™anno in cui si puรฒ ammirare nella sua piena bellezza, che vanno soprattutto da marzo a ottobre, insieme a giorni di festivitร  negli altri mesi. Interessante scoprire che il luogo ospita uno dei Centri di Educazione Ambientale che sono dislocati da qui alla valle del Nera e di Piediluco, territori che rientrano nella Rete Ecologica Europea Natura 2000 del Progetto Bioitaly, il cui obiettivo รจ lavorare per diffonde un turismo ecosostenibile, attraverso la conoscenza, la tutela e la promozione del territorio per favorirne al meglio lo sviluppo.

Una curiositร : il nome Marmore deriva dai sali di carbonato di calcio che si vanno a sedimentare sulle rocce della montagna che protegge le acque e il cui riflesso alla luce del sole li fa assomigliare a cristalli di marmo. Ad aggiungere magia, oltre al paesaggio incantevole, cโ€™รจ il folletto della Cascata, Gnefro, che racconta la leggenda di Marmore ai bambini che intraprenderanno con lui la Fantapasseggiata.

I Percorsi

Ma da passeggiare, nel parco, ce nโ€™รจ anche per i grandi, che possono scegliere tra sei percorsi diversi per nome, per ambiente e per intensitร . Lโ€™Antico Passaggio รจ il primo percorso che รจ stato fatto, che collega le due vie di accesso alla Cascata, il Belvedere Inferiore con il Belvedere superiore e non รจ molto facile da percorrere, ma รจ da qui che si accede al Balcone degli Innamorati, quindi mettersi buone scarpe da trekking e gambe in spalla!

 

Cascata delle Marmore | Foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™anello della Ninfa รจ il percorso piรน semplice, permette di avvicinarsi il piรน possibile alla cascata grazie alle scalette e ai ponticelli di legno da cui รจ composto e in piรน si puรฒ ammirare una delle 300 grotte naturali che sono dislocate nellโ€™area.

Lโ€™Incontro delle Acque รจ il sentiero che viaggia a ridosso dei canyon che il Nera ha scavato nella roccia fino all’incontro con il Velino, ed รจ il percorso usato per la Fantapasseggiata. In piรน, รจ la zona migliore per vedere gli appassionati di canoa e rafting che sfidano le acque.

La Maestositร  รจ lโ€™unica via che permette di ammirare per intero i tre salti di cui la Cascata รจ composta, per questo รจ definito come percorso turistico per eccellenza. Cโ€™รจ una visione completa dello spettacolo.

La Rupe e lโ€™Uomo รจ tra tutti il percorso piรน lungo, che parte dal belvedere superiore e si sviluppa lungo ciglio della rupe di Marmore, mostrando vari panorami tra cui la Conca ternana, fino alle gole di Ferentillo. Con le guide, da qui si possono visitare alcune delle grotte naturali piรน suggestive.

Infine I Lecci Sapienti, pensato per esperti perchรฉ va dal basso in alto e viceversa attraverso parti molto ripide e sconnesse ed รจ lโ€™unico percorso in cui non si vede la cascata, ma le condotte delle vecchie centrali idroelettriche.

Un consiglio su quando andarci? Dโ€™estate, nei periodi piรน caldi. Rimarrete sbalorditi dal microclima che lโ€™unione tra fitta natura ed acqua ha creato. Crederete veramente alla magia…e anche a Gnefro!

 

Per saperne di piรน su Terni

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Se esiste un modo di viaggiare etico e in piena armonia con i luoghi รจ sicuramente in mongolfiera. Peter Kollar รจ un pilota ungherese che ha vissuto per lungo tempo in Nuova Zelanda e da quattro anni si รจ trasferito con la sua attivitร  tra le dolci colline tra Bevagna ed Assisi. Si prende cura dei suoi passeggeri facendo viveve loro un’esperienza unica e totalizzante. Tutto inizia una mattina alle sei, con il bel tempo e i venti moderati. Dalla Cantina Dionigi parte un minibus che conduce alla pista poco distante. L’equipaggio si prepara per l’operazione di gonfiaggio con i ventilatori industriali che producono il vento: si assiste cosรฌ alla rinascita dell’enorme sfera arancione, che sembra svegliarsi insieme al sole.

Il lento fluire del tempo

Alta, gonfia e carica di persone รจ pronta per il decollo. Si accendono i bruciatori e lentamente s’innalza. In quel momento ci si accorge della magia che pervade ogni cosa: tutto intorno รจ silenzio, รจ lentezza. La natura penetra e ingloba l’enorme mongolfiera, le indica la rotta dirigendosi a volte verso Assisi, a volte si scorge il lago Trasimeno, con un cambio repentino di paesaggi e di colori. Sospesi, si sorvolano le ampie distese di grano e poi i gialli girasoli, gli oliveti e i filari d’uva. Un viaggio panoramico che, come in un flashback, riporta alle origini. In quell’ora padroneggia il silenzio, mentre gli sguardi voraci raccolgono tutto ciรฒ che avviene giรน sotto cercando di interpretare ogni dettaglio. รˆ tutto talmente lento che si dimentica il tempo che passa e, mentre si scende sul primo campo non coltivato individuato dal pilota, ti ritrovi protagonista di quel paesaggio.

Una tavola imbandita

Arrivati a terra c’รจ la navetta ad aspettare e si raggiunge la cantina da dove si รจ partiti. L’esperienza continua, non si ferma qui.
Ad attendere, in cantina, una tavola colma di profumi e sapori prelibati provenienti dai prodotti tipici di queste zone e accompagnati da dell’ottimo vino prodotto proprio qui. Ancora negli occhi i paesaggi sorvolati che si riscopre, in quei sapori, tutta la terra appena attraversata. In alcuni casi, soprattutto negli eventi piรน esclusivi, la colazione viene allestita all’aperto, nella vicina chiesetta della Madonna Pia con tovaglie tessute dagli artigiani di Montefalco e le ceramiche di Deruta decorate a mano. La stagione da maggio a settembre ha una gamma di colori cosรฌ ricca che ogni viaggio รจ diverso, la natura regala emozioni ed il viaggiatore si sente parte integrante del paesaggio, fuori dal contemporaneo: quasi come far parte di un antico dipinto.

 

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