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COVID 19 รจ la parola piรน pronunciata da un anno a questa parte, parola che ci ha tolto molto e che ci ha costretto a vivere in modo nuovo. I trekking in Nepal o in Patagonia sono stati sostituiti dal percorso casa-supermercato, andata e ritorno. Poi, per fortuna, nelle nostre menti si รจ accesa la lampadina della reazione.

Siamo italiani, viviamo in un Paese speciale. Allora perchรฉ non fare quello che finora abbiamo sottovalutato e anche un poโ€™ disprezzato, come andare alla scoperta degli angoli minori del nostro Paese? Lโ€™Umbria si รจ attivata e ne ha rispolverati alcuni interessanti e numerosi. Accantonate le grandi basiliche, le cittร  medievali e i capolavori della pittura, la natura รจ diventata il nuovo centro focale. Percorrendo i nuovi tracciati ciclabili e pedonabili si scopre, per esempio, che in Umbria abbondano le cascate.

 

 

Non imponenti come quella delle Marmore o quella del Toce, o impressionanti come quelle del Niagara, queste cascate sono nascoste nei boschi e precipitano in piccoli anfratti verdi circondate dalle rocce di tufo o travertino. Mettendosi nei panni dei nipotini di Indiana Jones, il piรน famoso archeologo del cinema, e cercando con sguardo attento, si riescono a scovare cascate, laghetti e pure qualche reperto di un passato molto remoto. Queste piccole cascate sono molto antiche, perchรฉ qui, in piccola scala, cโ€™รจ stato il fenomeno delle doline come nel Carso. Lโ€™acqua ha eroso il terreno, ha scavato delle forre e lรฌ, da qualche milione di anni, precipitano le acque. Cascate e archeologia vanno di pari passo: non bisogna infatti dimenticare che lโ€™Umbria รจ stata sempre abitata, prima dagli autoctoni, poi dai Romani che hanno lasciato tracce ovunque e poi da altri a seguire.

Alla ricerca delle cascate

A giugno, prima del gran caldo e prima che di conseguenza le acque sparissero, con la mia amica Pina che ben conosce questi luoghi, sono andata a cercare i laghetti e le cascate di Castel Rinaldi, vicino a Massa Martana. Per nostra fortuna, scendendo nel bosco, abbiamo incontrato la signora Tiziana che passeggiava con il suo cane; dopo aver scambiato due chiacchiere, lei si รจ gentilmente offerta di accompagnarci a vedere quello che da sole non avremmo trovato, ovvero il ponte romano e la necropoli pagana che risale al III/II secolo a.C.
Raggiunto Castel Rinaldi, si lascia la macchina e si scende verso il bosco. Dopo 15 minuti si incontra la prima cascata. Ma per vederla bisogna andare in giรน di qualche metro e arrivare fino a un laghetto di un bel colore verde, esaltato dalle pareti verdi delle rocce che lo circondano. Muschio, capelvenere, felci e altre piante tipiche delle zone molto umide hanno completamente ricoperto la parete tufacea da cui precipitano le acque. Grazioso. A giugno lโ€™acqua era giร  poca ma mi dicono che in autunno quei 20 metri di salto facciano impressione. Poi, in inverno, dato che il sole non batte mai sulla parete, si formano anche delle stalattiti di ghiaccio. Risalite sul sentiero abbiamo piegato a sinistra e, proseguendo dritte, siamo arrivate al lago grande. รˆ una passeggiata facile, bisogna solo fare attenzione al fango per non scivolare. Attorno alla cascata grande si รจ creato lo stesso ambiente della cascata piccola, a mio avviso perรฒ molto piรน suggestivo e romantico.

 

Parete di tufo della necropoli

 

Le grandi pareti verdi, la caduta dโ€™acqua, il lago e il silenzio creano unโ€™atmosfera sospesa dove ci si aspetta lโ€™apparizione di un Elfo o di una Fata e si sogna un bacio romantico, proprio come in un film. Tornando indietro, Tiziana ci ha indicato il sito della necropoli, che perรฒ si vede poco. Abbiamo potuto scorgere una sola tomba, dal basso e da lontano, perchรฉ il terreno รจ franato e salire รจ pericoloso. Si vede solo lโ€™ingresso a volta e la parete di tufo bianco col colombario. Ci sono altre quattro tombe simili nella zona, ma la stagione avanzata e le difficoltร  dellโ€™esplorazione ci hanno dissuaso dal proseguire. Mi riprometto perรฒ di tornare in autunno e di trasformarmi in una esploratrice dโ€™epoca, perchรฉ la zona di Castel Rinaldi รจ piccola ma interessante in quanto, oltre a essere stata privilegiata dalla natura, porta le tracce di varie civiltร  ed รจ stata abitata senza soluzione di continuitร  da piรน di 2500 anni.
Per completare la passeggiata abbiamo intravisto, proprio sotto il castello, il ponte romano che si presenta come un classico ponte di mattoni a schiena dโ€™asino, sicuramente costruito dal diavolo in una notte tempestosa. Lโ€™erba, giร  troppo alta, ci ha tuttavia impedito di vederlo da vicino. Torneremo in autunno.