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ยซLโ€™ispirazione per scrivere una canzone arriva da unโ€™idea, ma poi cโ€™รจ tanto lavoro in studio di registrazione per fare in modo che lโ€™idea prenda formaยป.

In questi giorni d’isolamento abbiamo fatto con Giorgia Bazzanti, cantautrice marscianese, una bella chiacchierata โ€“ ovviamente telefonica โ€“ in cui si รจ parlato di musica, di determinazione nel raggiungere i propri obiettivi e ovviamente di Umbria.
Giorgia, classe 1987, รจ entrata nel mondo della musica da piccola: la sua prima esibizione in pubblico avviene allโ€™etร  di 6 anni a La Banda dello Zecchino dโ€™Oro, dove non canta, ma suona il pianoforte. Nel 2014 vince Palco Aperto Roma e viene scelta da Eugenio Finardi per aprire alcuni suoi concerti: duetta con lui durante il tour; nel 2017 รจ finalista ad Area Sanremo e rientra nei Top 20 di Area Sanremo Tour Videoclip. Solo lo scorso anno รจ stata semifinalista nazionale al Premio Pierangelo Bertoli, ha aperto un concerto dei New Trolls,ย ha vinto il Premio Terza Classificata e il Premio della Critica al Pop Rock Music Fest eย il Premio Seconda Classificata al
Premio Valentina Giovagnini ed รจ stata finalista nazionale al Premio Mimรฌ Sarร .
Fondamentale lโ€™incontro e la collaborazione con Guido Guglielminetti (n.d.r. compositore, produttore e bassista di Francesco De Gregori) che ha prodotto il suo primo album, Non eri prevista.

 

Giorgia Bazzanti, cantante

Giorgia Bazzanti

Giorgia, la prima domanda รจ dโ€™obbligo: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono unโ€™umbra e una marscianese D.O.C. e sono molto legata a questo territorio. Per questo, durante la promozione del mio disco ho scelto luoghi e borghi insoliti della regione, cosรฌ da riscoprirli e rivalutarli. Voglio portare la musica nei posti dove in genere non entra.

Quando ha deciso di voler fare la cantante?

Il primo passo nel mondo della musica l’ho fatto suonando il pianoforte, poi ho capito che la mia strada era piรน legata alla voce. A 9-10 anni ho iniziato a cantare e mi sono perfezionata studiando canto in diverse accademie. Nel 2016, grazie alla collaborazione con Giudo Guglielminetti, รจ partita una nuova fase di maturitร  artistica e professionale.

Il suo primo disco, uscito nellโ€™autunno del 2019, si chiama Non eri prevista: qual รจ la sua essenza piรน profonda?

Nelle dieci tracce cโ€™รจ una femminilitร  che si esprime in varie forme, con coraggio e libertร , nel rispetto delle identitร  e che ci svincola da ogni pregiudizio e luogo comune.

รˆ anche un poโ€™ femminista?

Forse sรฌ, ma non ha bisogno di unโ€™etichetta specifica. Racchiude in sรฉ un senso di libertร  che va oltre i confini prestabiliti.

Canta anche dellโ€™Umbria allโ€™interno del suo disco?

Non cโ€™รจ un riferimento diretto, ma la canzone Famme giocร  โ€“ che รจ arrivata in semifinale al Premio Pierangelo Bertoli – รจ in dialetto umbro, mentre il brano Le finestre non dormono mai โ€“ finalista di Area Sanremo 2017 – รจ stato scritto proprio davanti a una finestra che si affaccia sul panorama e sulle colline umbre. In qualche modo cโ€™รจ un pezzetto dโ€™Umbria.

Guido Guglielminetti, Ivano Fossati, Gianmaria Testa e tanti altriโ€ฆ quanto sono importanti queste collaborazioni? Cosa le hanno insegnato?

Sono importantissime perchรฉ, a livello professionale e umano, mi hanno arricchito tanto e regalato momenti conviviali e chiacchierate uniche e indimenticabili. Guido per me รจ veramente una guida!

Lei scrive anche le sue canzoni: come nasce lโ€™ispirazione per un pezzo?

Giro sempre con carta e penna o mi appunto pensieri sul cellulare. Ci sono idee che nascono da unโ€™ispirazione o dalla mia fantasia; perรฒ credo che lโ€™ispirazione vada disciplinata e che dietro ci sia un lavoro di concentrazione e di esercizio, che in studio di registrazione prende forma.

Quali sono i cantanti che hanno segnato la sua crescita?

Amo ascoltare generi diversi, ma la musica dโ€™autore italiana mi ha segnato molto e la sento vicina come sensibilitร , mondo e scrittura. Tra i tanti potrei dire: Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gianmaria Testa, Luigi Tenco e Fabrizio De Andrรฉ.

E le canzoni?

Ne dico solo una: A muso duro di Pierangelo Bertoli.

Ha mai pensato di partecipare a un talent musicale?

No, ma non voglio demonizzare i talent. Credo che abbiano una funzione, ma chi partecipa deve avere un background fatto di studi, gavetta ed esperienza, non puรฒ essere solo una scorciatoia per bruciare le tappe. Se ci sono questi requisiti, perchรฉ no! Devo dire che non sono mai stati la mia prioritร : ho fatto Area Sanremo, che si avvicina un poโ€™ a questo mondo, e sono arrivata in finale. Per me ora รจ importante aver inciso questo album e crearmi una mia identitร .

Se proprio dovesse partecipare, a quale andrebbe?

Forse X-Factor.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sono molto concentrata sul presente e sui progetti attuali.

Se potesse sognare in grande, cosa vorrebbe?

รˆ cambiato un poโ€™ il mio punto di vista e giร  diverse soddisfazione le ho avute. Per me รจ gratificante quello che faccio, il fatto di portare la musica in luoghi nella quale non sarebbe mai entrata e in posti non scontati รจ un bel traguardo. Sono sempre andata avanti con tenacia e sacrificio, fondamentale รจ stato anche lโ€™aiuto di Guido Guglielminetti e dei miei compagni di viaggio e collaboratori, senza i quali non sarei arrivata a questo punto.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Suggestiva, da scoprire, verde brillante.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Il paesaggio.

 


Se volete ascoltare la musica di Giorgia ecco il link

ยซLa bellezza salverร  il mondoยป, scriveva Fedor Dostoevskij in una delle sue piรน celebri fatiche letterarie, Lโ€™Idiota.

E se รจ vero che la bellezza salverร  il mondo, sta al mondo salvare la bellezza. Sรฌ, vogliamo concederci la licenza poetica di riadattare uno degli aforismi piรน in voga nel XXI secolo al disorientamento di queste ultime settimane. Non cโ€™รจ nulla, come la bellezza, che possa sopravvivere ai secoli e allโ€™oblio, trasformandosi in modo da trascendere tempo e spazio.

 

Panorama Vallo di Nera

Vallo di Nera, foto di Enrico Mezzasoma

La bellezza resiste al virus

Che la bellezza non sia solamente una questione soggettiva ce lo testimoniano anche le ricerche del dottor Semir Zeki, precursore e pioniere della Neuroestetica, scienza che studia i meccanismi biologici alla base della percezione estetica. Che si tratti di uno scorcio, di un qualunque affresco, di una pala dโ€™altare, di una torre medioevale o di un santuario, quando osserviamo un qualcosa di esteticamente bello stiamo entrando in empatia con la mano di chi l’ha plasmato. Ed รจ altrettanto provato, piรน sul piano emotivo che su quello scientifico, che non esiste virus, malanno di stagione o pandemia in grado di offuscare la bellezza del mondo.
Specie in Valnerina, lโ€™armonica bellezza della natura, la quiete dei piccoli borghi e la vita semplice regalano al visitatore immagini indimenticabili, sempre ricche di profonditร  e non solo sul piano esclusivamente estetico. Percorrendo un itinerario che tocchi le cittร  in cui santi, pittori, cavalieri ed eremiti hanno vissuto lasciando importanti testimonianze, รจ possibile ammirare le imponenti opere architettoniche e artistiche a loro dedicate, comprendendo quanto il loro passaggio sia stato significativo per chi ha avuto il privilegio di conoscerli e apprezzarli. รˆ allora possibile percepire la magica essenza di questi luoghi e comprendere perchรฉ spiritualitร , natura, arte, tradizioni e bellezza abbiano trovato in Valnerina naturali radici.

 

Panorama di Cerreto di Spoleto,

Panorama di Cerreto di Spoleto, foto by Enrico Mezzasoma

Come quadri impressionisti

Con lo sguardo rapito dal Pian di Chiavano, da Castelluccio di Norcia e dalla Valle del Nera che, da Cerreto di Spoleto scorre fino a Scheggino, abbiamo richiamato i libri di storia dellโ€™arte che hanno accompagnato la nostra formazione. E come un lampo, un nome รจ balzato alla mente: Pierre-Auguste Renoir, artista francese considerato come la sublimazione espressiva dellโ€™Impressionismo dโ€™Oltralpe.
Come mai? Perchรฉ i paesaggi di questo angolo di Umbria ricordano incredibilmente la centralitร  paesaggistica dei pittori impressionisti, la supremazia del colore rispetto alle forme, la continua ricerca dellโ€™emozione come fonte di ispirazione e di bellezza. Curiosamente fu proprio Renoir a scrivere: ยซIl dolore passa, la bellezza restaยป. Un pugno di parole che oggi, come non mai, รจ divenuto un vero e proprio mantra per chi ha scelto di vivere in Valnerina e di Valnerina, uno slogan capace di unire tutti coloro che hanno saputo preservare il fascino arcaico di questa terra: dai cavatori di tartufo ai mastri norcini, dalle guide escursionistiche e alle comunitร  religiose del territorio, dagli albergatori e agli imprenditori dellโ€™agroalimentare, dagli allevatori e agli artigiani, dai ristoratori ai commercianti.

Nella location perugina della Rocca Paolina, La Casa degli Artisti di Perugia e San Giorgio Arte hanno organizzato la mostra pittorica dal titolo Non c’รจ bellezza senza mistero.

Con il patrocinio della Regione Umbria, della Provincia e del Comune di Perugia e dell’Accademia delle Belle Arti, la mostra รจ stata inaugurata il 29 febbraio, alla presenza di Francesco Minelli e Carla Medici della Casa degli Artisti, del prof. Paolo Levi, del curatore Andrea Baffoni, di Erika Borghesi della Provincia, di Antonio Lagioia di San Giorgio Arte e di Margherita Scoccia, Assessore comunale.

 

Non c'รจ bellezza senza mistero

Inaugurazione

 

L’inaugurazione ha visto la partecipazione degli artisti appartenenti al Movimento degli Arcani e Nuove Luci degli Arcani, alla presenza di un folto pubblico. Sono state esposte opere di Luigi Bevacqua, Stefania Chiaraluce, Franco Cisternino, Angelo Di Tommaso, Paolo Fedeli, Roberto Guadalupi, Stefania Hepesein, Oronzo Lupo, Franco Paletta, Alessandro Passarino, Stefano Puleo, Pier Marino Zippitelli e Chelita Zuckermann. La Sala Cannoniera รจ stata dedicata all’esposizione delle opere di maestri storici del Novecento quali Attardi, Fiume, Guttuso, Migneco e Sassu.
Andrea Baffoni ci ha confidato: ยซL’idea che il bello si manifesti parallelamente a un certo grado di mistero ci spinge a riflettere sul senso stesso di questa parola: bellezza. Riguardo alla specifica mostra si potrebbe dire che ciรฒ appare tanto piรน evidente quanto piรน si mettono a confronto grandi maestri con artisti contemporanei viventi, portando ognuno di noi a interrogarsi autonomamente, ponendoci liberamente davanti all’opera e assaporandone ogni aspetto senza il filtro di giudizi precostituiti. Se poi tale aspetto lo si inserisce nel magnifico contesto della Rocca Paolina, il messaggio di fondo risulta ancora piรน evidente, potendo beneficiare di un contrasto unico nel suo genere, dove le antiche e oscure mura nascondono un senso sublime di bellezza che esalta magnificamente le opere che in essa vengono a trovarsiยป. All’interno della mostra sono stati previsti degli eventi a essa collegati: sabato si รจ svolto un reading degli autori della Casa Editrice Bertoni e della Casa degli Artisti-Quaderni.

 

 

Domenica, invece, in occasione della mobilitazione mondiale dell’otto marzo e in sinergia con il Progetto Donna vede Donna, รจ stato organizzato, insieme alla Casa degli Artisti, un incontro dal titolo: C’era una volta e ancora c’รจ โ€“ Viaggio simbolico nell’essenza del femminile, tenuto dalla dott.ssa Maria Pia Minotti, psicologa e psicoterapeuta e presentato dal vostro inviato lacustre.
Visto il momento delicato che il nostro Paese sta vivendo per il Coronavirus, gli organizzatori hanno trasmesso i due eventi in diretta streaming dalla pagina Facebook della Casa degli Artisti di Perugia.

La Val di Chiana รจ stata per molto tempo, a causa della mano dellโ€™uomo, una palude insalubre.

Il Muro Grosso, costruito in epoca romana nei pressi di Orvieto – vicino a Carnaiola e Ficulle – con lโ€™ipotetico duplice scopo di depotenziare le esondazioni del Tevere a Roma e di rendere maggiormente navigabile il Clanis, fu poi innalzato fortemente nel Medio Evo (A.D. 1040-50) provocando, per scopi militari, lโ€™impadulamento della Val di Chiana, fino ad allora percorsa dal fiume Clanis che, a causa dello sbarramento, sโ€™ingrossรฒ rompendo gli argini, provocando un lento e progressivo allagamento del fondovalle chianino.
I confini dello specchio dโ€™acqua – impaludato ma navigabile – si possono desumere, oltre che dal disegno a volo dโ€™uccello del 1503 di Leonardo da Vinci, anche dai toponimi che ancora oggi testimoniano il suo perimetro spondale del tempo: Porto, Porticciolo, Acquaviva, La Nave, I Ponti, Rigomagno, Rigutino, Ponticelli.

 

Disegno a volo dโ€™uccello del 1503 di Leonardo da Vinci

La bonifica

In epoca etrusco-romana la valle era percorsa dal Clanis, fiume di grande portata solcato da barche che trasportavano principalmente derrate alimentari prodotte nella fertilissima Val di Chiana – chiamata Il Granaio dโ€™Etruria – e nellโ€™adiacente area del lago Trasimeno, destinate prevalentemente agli scambi commerciali verso la Capitale.
Orvieto, verso la metร  dellโ€™XI secolo, per impedire a Siena e Perugia di conquistare alcune cittร  della Chiana quali Cetona, Chiusi e Paciano, innalzรฒ il Muro Grosso lasciando una sottodimensionata portella di deflusso per le acque, favorendo cosรฌ il loro ristagno e la formazione della palude chianina.
Dopo qualche infruttuoso tentativo e alcuni progetti mai decollati, trascorsi oltre 700 anni e con condizioni politiche e di appartenenza mutate, alla fine la Val di Chiana toscana fu risanata con la tecnica delle colmate. La bonifica fu curata inizialmente da Fossombroni, poi da Capei, fu proseguita da Manetti con la tecnica dellโ€™essiccamento e, dopo circa un secolo dal suo avvio, venne conclusa verso la fine del 1800 dallโ€™Ispettore Generale del Genio Civile, Carlo Possenti.
Durante il periodo di bonifica, il Clanis, nel tratto iniziale Arezzo-Chiusi (di 45 chilometri sui 70 totali) venne invertito di direzione: dapprima le sue acque si gettavano nel Paglia e quindi nel Tevere, poi lโ€™uomo le convogliรฒ artificialmente, con senso opposto al loro corso naturale, verso lโ€™Arno attraverso il canale Maestro della Chiana, che ricalca in parte lโ€™originario percorso fluviale.
A Chiusi Scalo – con il Concordato del 1780 tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio – fu costruito lo spartiacque artificiale di separazione delle Chiane e del vecchio e ormai scomparso Clanis: da qui รจ stato fatto partire, nel territorio toscano o Chiana Toscana, il canale maestro della Chiana – attraverso la comunicazione idrografica con il lago di Chiusi, la Chianetta e il lago di Montepulciano – che va verso Nord e si immette nellโ€™Arno; sempre da qui รจ stato fatto partire, nel territorio papalino o Chiana Romana, il fiume Chiani che ripercorre, con identici senso e direzione, lโ€™antico corso meridionale di 25 chilometri del tratto finale del Clanis, immettendosi nel Paglia e a sua volta nel Tevere.

 

Vista della Val di Chiana romana e aretina da Panicale

 

Il Muro Grosso รจ stato distrutto e oggi rimangono pochi antichi ruderi a sua testimonianza e un ponte in cemento armato in sua sostituzione.
Qualche anno fa รจ stato varato il sentiero della bonifica che, con salutari e bellissime passeggiate, permette di visitare i luoghi, le opere idrauliche ed edili che raccontano il susseguirsi evolutivo della storia del Clanis, delle Chiane e dei sistemi di risanamento che hanno portato questo territorio alla bellezza dello stato attuale.
Ancora oggi la Chiana Toscana e quella Romana, inclusive di una parte dellโ€™area intorno al Trasimeno, rappresentano un serbatoio storico e culturale eccezionale e un territorio generatore di eccellenze artigiane, agricole ed enogastronomiche inimitabili e apprezzate in tutto il mondo.
Senza alcun dubbio, vale bene il proprio tempo visitare e conoscere le Chiane e i territori del Trasimeno. Rimarranno per sempre indimenticabili!

Perugia era sotto shok. La smania di potere aveva fatto sprofondare la cittร  nellโ€™orrore. I Baglioni, signori della cittร , si erano scannati tra di loro.
Chi era il peggiore, Astolfo I che con le sue truppe aveva insanguinato mezza Umbria? Oppure Grifonetto, suo cugino, che lโ€™ammazzรฒ nel sonno assieme a tutti i maschi di quel ramo della famiglia? Oppure gli sgherri, che uccisero il bellissimo Grifonetto su ordine del cugino Gian Paolo Baglioni? Era il 1507.

Sono passati 500 anni da quellโ€™episodio cosรฌ efferato e ogni giorno qualcuno ricorda il fatto cruento guardando una grande tavola dipinta la Deposizione Borghese. Tra lโ€™episodio e la tavola cโ€™รจ in mezzo lโ€™arte sublime del giovane Raffaello
Atalanta, mamma di Grifonetto, chiese a Raffaello un quadro da mettere nella chiesa di famiglia per ricordare il suo figliolo. Come tema scelse il Trasporto di Gesรน al Sepolcro.
La presenza di Raffaello a Perugia non era cosa nuova. Aveva incontrato il Perugino, aveva giร  dipinto anche per gli Oddi – avversari dei Baglioni – e avrebbe dipinto di nuovo per i Baglioni, ormai perdenti. Era una scelta imbarazzante che poteva rivelarsi pericolosa. Perรฒ Raffaello accettรฒ lโ€™incarico.

quadro di raffallo sanzio con la deposizione di cristo

La Deposizione Borghese di Raffaello

 

Il quadro rubato

La Deposizione รจ un quadro complesso che si stacca dagli schemi della pittura del maestro di Raffaello, il Perugino, sia come composizione sia come colori, che sembrano smaltati. Sono colori forti, quasi da fumetto; non ci sono sfumature perchรฉ il dramma non le vuole. La figura che colpisce subito chi guarda รจ il giovane uomo al centro, quello che, con grande sforzo, sorregge le gambe di Gesรน. Cโ€™รจ chi dice che sia il ritratto di Grifonetto il quale, in punto di morte, si sia pentito della strage compiuta, mentre la Madonna che sviene mostra lo strazio della madre Atalanta.
La pala per alcuni anni restรฒ appesa nella chiesa di San Francesco al Prato, ma era destinata ad avere una vita complessa come la storia che simbolicamente illustrava. Tanti hanno ammirato quel quadro e una persona, in particolare, ne rimase affascinata.
Era Scipione Borghese, cardinale, uomo colto e appassionato collezionista che, da giovane, aveva studiato a Perugia. Molte volte si era recato alla chiesa di San Francesco. Molte volte aveva ammirato quella tavola e molte volte aveva fatto dei pensieri peccaminosi. Scipione perรฒ non era un ammiratore qualsiasi.
Suo zio era papa Paolo V Borghese e lui voleva quella pala. Voleva aggiungerla alla sua collezione a Villa Borghese. Non si รจ mai saputo come sia stato possibile, ma a pala, in una notte buia, sparรฌ. I fraticelli della chiesa non si accorsero di niente. Avevano il sonno profondo. La pala riapparve a Roma di lรฌ a poco. Ma si puรฒ impunemente trattenere un bene altrui senza pagarlo e senza avere sanzioni? Si puรฒ, se si รจ nipoti del Papa. Il Papa scrisse una gentile letterina, detta Breve, dove affermรฒ che ยซLa pala resta lรฌ dovโ€™รจ perchรฉ apparteneva al nipoteยป. Era il 1608.

Da Roma a Parigi

Il tempo va veloce, passano anni, decenni, secoli e arriva Napoleone. La pala prende la via di Parigi in mezzo a centinaia di altre opere dโ€™arte italiane. Napoleone riempie il Louvre con i nostri capolavori, tra cui la Deposizione. Ma, come dicevano i latini, sic transit gloria mundi e tramonta anche la gloria di Napoleone. Era il 1815.
Il Papa manda in Francia Canova che riesce a recuperare la maggior parte delle opere dโ€™arte trafugate, tra cui il quadro di Raffaello. La pala non tornerร  piรน a Perugia, la sua casa ormai รจ la Galleria Borghese e la Deposizione Baglioni รจ per tutto il mondo la Deposizione Borghese.
Ogni anno non meno di 600.000 persone sostano davanti a quella grande opera e qualcuno si chiederร  se sia possibile portarla a casa una terza volta senza sborsare un solo euro. รˆ il 2020.

La brava e attiva artista Linda Lucidi ha organizzato la scorsa estate, con il supporto dell’Associazione AISTEL, un’estemporanea di pittura a Sellano dal titolo Tesori nascosti della Val Vigi: borghi, monti e sorgenti, celebrando cosรฌ questo territorio ricco d’acqua e boschi, ancora incontaminato, che ospita fascinosi borghi da visitare.

 

La Val Vigi รจ la culla del fiume Vigi e ha le sue sorgenti tra i declivi del Monte Pizzuto, nel maceratese; i suoi 22 chilometri di lunghezza, prima di gettarsi nel fiume Nera, sono percorsi prevalentemente nel Comune di Sellano. Il fiume corre rapido tra i meandri della valle montana e incontra la bellezza naturalistica dei luoghi ricchi di fiori spontanei ed erbe aromatiche, di ginepri, ontani, lecci e faggi. Anche la fauna selvatica come lepri, volpi, lupi, aquile, tassi, martore e gufi ha trovato un habitat pressochรฉ inviolato dal tempo e dalle offese del consueto bipede demolitore.
Nella Val Vigi si possono ammirare molte attrazioni sia naturali sia costruite, come le Cascate delle Rote, il laghetto artificiale dalle acque chiare e limpide, il fiume Vigi e il suo mulino, Sellano, Cerreto di Spoleto, Montesanto, Chiese, opere d’arte e borghi disseminati sul territorio, oltre alla fauna e alla flora dei luoghi e a molte altre particolaritร . Una valle incontaminata che evoca emozioni e suggestioni naturalistiche, una raritร .

 

Sellano, tra acqua e agricoltura

Il borgo di Sellano si trova su un colle a 640 metri s.l.m. ed รจ una cittadina nei cui dintorni si possono ritrovare numerose sorgenti e falde acquifere: alcune di queste vengono utilizzate per l’imbottigliamento delle loro preziose e ricercate acque. Di origini romane, il suo territorio รจ stato inserito, in alto Medioevo, nel Ducato longobardo di Spoleto e, dopo circa due secoli di indipendenza, รจ tornato sotto il controllo spoletino; in ultimo assurge, nel XIX secolo, a Comune del neo costituito Stato Italiano.
La ricchezza del territorio sellanese da sempre รจ stata rappresentata dall’abbondanza di acqua e dai prodotti dell’agricoltura, selvicoltura e pastorizia, cosรฌ come dai legumi, i tartufi e i formaggi che prevalgono, nei generi, per caratteristiche e qualitร .

Lโ€™estemporanea di pittura

In questo bellissimo contesto paesaggistico e naturistico si รจ tenuta l’estemporanea di pittura coordinata dall’artista Linda Lucidi, che ci ha detto: ยซIl tema individuato sui tesori della Val Vigi รจ per dare un tributo pittorico a questi luoghi magici; un tributo che nasce da un senso creativo e innato per il bello e per il suggestivo paesaggio storico e naturale della zona, a cui io sono ovviamente molto affezionataยป. L’estemporanea รจ diventata una valida cartolina artistica per la promozione del territorio e a favore di un turismo ecologico e sostenibile.
I pittori intervenuti si sono portati supporto, materiale per l’esecuzione, sedia e tanta creativitร , la quale รจ stata poi imprigionata cromaticamente sulle tele, ciascuna poggiata saldamente sul proprio cavalletto. Gli artisti hanno dipinto tra le vie del paese sotto occhi curiosi che, in un silenzio suggeritore, avrebbero voluto vedere le singole opere terminate il prima possibile. Una giuria popolare ne avrebbe poi decretato la classifica. Ha vinto Valter Sensini; a seguire, Giovanna Gubbiotti e ha chiuso il podio l’organizzatrice Linda Lucidi.
Non con meno soddisfazione hanno partecipato, bellamente e con tecniche diverse, Patrizia Latini, Lella Simonetti, Susana Graciela Rastelli e Marina Sereda.
Le opere sono state esposte in serata con modalitร  di vendita, nei pressi degli stand alla Sagra della Fojata di Villamagina. La Fojata, una sfoglia di pasta salata farcita con verdure e formaggio, รจ un altro dei tesori della zona, assolutamente da assaggiare e gustare in questo meraviglioso ambiente naturale.
I bravi pittori che hanno partecipato e dipinto con gioia, hanno visto la loro felicitร  accresciuta in modo cospicuo, dopo aver apprezzato le molteplici bontร  culinarie proposte come tipicitร  dei luoghi.
Vale la pena venire nella Val Vigi, splendido paesaggio ispiratore per un bel dipinto o per un prelibato e delizioso sfizio per il palato…

Ingredienti

  • alcune fette sottili di guanciale di maiale fresco oppure secco
  • qualche foglia di salvia
  • qualche cucchiaio di aceto di vino bianco
  • sale
  • pepe

Preparazione

Ponete in una padella le fette di guanciale, fate perdere loro il grasso e gettatelo via. Rimettete le fette di guanciale nella padella assieme alla salvia, dopo un minuto o due spruzzate dโ€™aceto, regolate se necessario di sale e pepe e servite.

 

Questa preparazione, quasi in disuso, era tipica del periodo invernale ed era conosciuta in tutta lโ€™Umbria. Nella zona di Todi, a volte, si aggiungeva anche del pomodoro. Si serviva per cena, accompagnata da qualche fetta di pane.

 


Per gentile concessione di Calzetti&Mariucci editore.

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รˆ quello che diceva l’androide Roy Batty, interpretato dall’attore Rutger Hauer, nel celebre soliloquio della scena finale del film Blade Runner di Ridley Scott.

La frase entrรฒ fin da subito nella storia del cinema. La stessa cosa avrebbe potuto dire la secolare quercia, detta del Pentimento, che il 31 ottobre 2018 รจ crollata. A tenerla in piedi era rimasto solo un lembo di tronco attaccato a due radici: la maggior parte della base non era piรน radicata in quanto gravemente ammalata da tempo.
Un forte vento l’ha spinta a terra e ha decretato la sua fine. La quercia era uno degli Alberi Monumentali del Trasimeno e uno dei 54 dell’Umbria; si trovava in localitร  Giorgi, nel Comune di Castiglione del Lago, tra la Cappella devozionale dedicata a Santa Margherita e la strada asfaltata che ricalca il percorso dell’antica via medievale Romea Germanica, a suo tempo solcata dai moltissimi pellegrini e viandanti provenienti dal Nord-Est Europa e diretti verso la Santa Sede.

 

La Chiesetta e la Quercia del Pentimento

La Chiesetta e la Quercia del Pentimento

La storia di Santa Margherita

L’antico albero era legato alla storia della Santa: lรฌ infatti, nel 1274, grazie al suo cane, Margherita aveva trovato assassinato il suo amato Arsenio, con cui conviveva more uxorio e aveva avuto un figlio. Era stato ucciso nell’ambito delle faide guelfo-ghibelline.
In quel momento ci fu la svolta della sua vita: perduto il suo grande amore e rifiutata dalla propria e dalla famiglia di lui, diede inizio a un percorso di fede, che iniziรฒ a Cortona presso i Frati Francescani, fatto di assistenza ai malati e opere di caritร . Un percorso che la vide impegnata fino alla sua morte. Margherita, nata a Laviano in provincia di Perugia, รจ stata proclamata Santa nel 1728.
Il binomio Margherita e Quercia del Pentimento, per l’immaginario popolare, รจ sempre stato intangibile e indissolubile e sarebbe bello se continuasse in qualche modo a esistere.
Infatti, recentemente, una giovane quercia รจ stata piantata nello stesso posto di quella andata perduta e una parte del tronco della vecchia pianta รจ stato posizionato nel piazzale antistante la Chiesetta, a ricordo dell’evento.
Parlando con le persone del luogo รจ stato riferito che ci sono delle idee o perlomeno delle sane intenzioni di produrre dei manufatti artigiani o delle opere artistiche, con il legno residuo della devota ma ormai perduta quercia.

Altri giganti

L’albero caduto, era un gigante di una bellezza straordinaria: era alto circa 18 metri, con una circonferenza alla base di circa 4 metri e una chioma di circa 20 metri. Gli altri monumentali lacustri censiti sono una roverella in localitร  Montecolognola, un pino domestico in localitร  Zocco (purtroppo recentemente caduto anch’esso a causa di un forte vento) e una roverella vicino a Zucconami-Sanfatucchio. Nel territorio del Trasimeno ci sono molti altri alberi secolari che a oggi non sono stati ancora ufficialmente censiti, come il pluricentenario agrifoglio di Paciano o il millenario olivo di Villastrada.
Loro sรฌ che hanno visto cose, cose che noi umani…

Ingredienti:
150 g di cioccolato dolce
100 g di cioccolato amaro
150 g di mandorle dolci
120 g di rum
120 g di alchermes
3 tazzine di caffรจ
6 fette di pane raffermo

Preparazione:
Togliere al pane la crosta e dividere in due ogni fetta. Versare in una casseruola il caffรจ, quindi unite metร  della cioccolata e fatela sciogliere a fuoco basso, quindi aggiungere 70 grammi di alchermes e 70 grammi di rum. Immergete le fette di pane nella casseruola, bagnatele, toglietele e disponetele sul un piatto da portata. Pelate le mandorle, tostatele in forno e tritatele., quindi mescolate con la cioccolata rimasta, che avete grattugiato e impastate il tutto con lโ€™alchermes e il rum e stendete il composto ottenuto sulle fette di pane. Fate riposate prima di servire.


Questo รจ un dolce di Carnevale tipico di Cittร  di Castello. Ogni sabato, durante il periodo di Carnevale, un rione della cittร  organizza un veglione. Le famiglie portano son sรฉ piatti di vario tipo, tra i quali non mancano mai i crostini ubriachi. Nellโ€™intervallo tra mezzanotte e lโ€™una si tirano fuori le cibarie e si gustano questi dolci con parenti e amici. Il segreto per preparare dei buoni crostini, che a volte vengono serviti anche in occasione di feste come i battesimi, รจ usare pane leggermente raffermo ma di buona qualitร  e cotto in forno a legna. Qualcuno, รจ un uso recente, preferisce al pane delle fettine di torcolo, ma gli intenditori guardano con sospetto questa usanza.

 

Per gentile concessione di Calzetti & Mariucci Editore

ยซPar che ognun di Carnevale a suo modo possa far; par che ora non sia male anche pazzo diventar. Viva dunque il Carnevale, che diletti ci suol dar. Carneval che tanto vale, che fa i cuori giubilarยป. (Carlo Goldoni).

In pieno tempo carnevalesco tutti si travestono, nellโ€™aria cโ€™รจ odore di divertimento e ยซogni scherzo valeยป. Anche lโ€™Umbria – come da tradizione – si prepara a sfoggiare le sue maschere della Commedia dellโ€™Arte: cinque esemplari davvero particolari che richiamano vizi e virtรน della societร  e che sberleffano i poteri forti. Il furbo, lโ€™avaro, il mattacchione o il rozzo saggio: personaggi antichi, ma sempre attuali.

Bartoccio

La maschera umbra piรน famosa รจ senza dubbio il Bartoccio che arriva direttamente da Pian del Tevere โ€“ un territorio contadino tra San Martino in Campo e Torgiano. Con la sua giacca verde, il gilet rosso porpora e i pantaloni di velluto scuro sfila durante il Carnevale su un carro trainato da buoi per il centro di Perugia con la moglie Rosa, sempre piena di brillocchi ed enuncia rigorosamente in dialetto perugino le sue bartocciate: versi diretti a colpire i personaggi noti dellโ€™epoca, a smascherare i soprusi dei potenti e a evidenziare le lacune della societร , suscitando riso ma anche riflessione. Rappresenta, come tutti i personaggi carnevaleschi, vizi e virtรน dellโ€™uomo: รจ rozzo, sveglio, divertente e saggio. La sua figura, forse popolare o forse inventata dagli scrittori e dai poeti cittadini, risale alla Commedia dellโ€™Arte e se ne trovano tracce giร  dal โ€˜600 nella tradizione letteraria locale. Durante il Risorgimento รจ diventato un simbolo della cittร , incarnando alla perfezione lo spirito perugino che si ribellava al papato.

 

L’arrivo del Bartoccio a Perugia

Le maschere di Avigliano Umbro

Ci sono poi Nasotorto, Nasoacciaccato, Chicchirichella e Rosalinda che nascono ad Avigliano grazie a una nenia risalente al XVI-XVII secolo, recitata dai bambini e molto diffusa in varie zone dellโ€™Umbria. ยซChi รจ morto? Nasotorto. E chi lโ€™ha sotterrato? Nasoacciaccato. E chi ha suonato la campanella? Quel birbone di Chicchirichella. E chi รจ la piรน bramata e mai convinta? La figlia della Florinda. E chi รจ, chi รจ? La bella Rosalindaโ€ฆยป. Nel 2015 dopo una solenne cerimonia le quattro maschere sono state iscritte allโ€™anagrafe del Comune di Avigliano Umbro e ora fanno parte a tutti gli effetti della tradizione carnevalesca regionale. Con il loro dialetto, che รจ un insieme di lingue che vanno dallโ€™Alta Valle del Tevere alla Conca Ternana, portano in scena le tipiche caratteristiche dellโ€™uomo: lโ€™avarizia, la furbizia, la creativitร  e la gentilezza. Il primo di cui parlare รจ Nasotorto, avaro, possidente, asociale e pieno di paure, convinto che esistano solo due tipi di persone: gli ingenui che sfrutta e i bugiardi che invece evita. Per non spendere quattrini rinuncia a riscaldarsi, per questo รจ sempre raffreddato e porta con sรฉ un fazzoletto bianco che sventola quasi come un vezzo.

Nasoacciaccato invece รจ uno spirito libero, รจ furbo e imbroglione. Non ama avere vincoli e obblighi di nessun tipo; ha grandi doti di affabulatore e per questo รจ capace di farsi ben volere dagli altri. Gira sempre con il suo bastone a cui รจ appeso un fagotto in cui sono racchiusi i suoi averi ed รจ sempre alla ricerca di qualcuno da imbrogliare. Spesso in compagnia di Chicchirichella, suo amico e rivale in amore, entrambi vogliono conquistare Rosalinda.

Chicchirichella rappresenta lo spirito libero, un eterno Peter Pan: รจ esuberante e creativo, ma anche eccentrico e divertente. Vive di musica, non ha regole ed รจ innamorato di Rosalinda che contende con lโ€™amico Nasoacciaccato che incontra nellโ€™osteria in cui sono soliti ubriacarsi.

Infine, cโ€™รจ la bella e furba Rosalinda che grazie al suo fascino รจ capace di attirare le attenzioni maschili e pilotare a suo favore lโ€™amore anche se รจ sempre indecisa tra i suoi due spasimanti Chicchirichella e Nasoacciaccato. รˆ una lontana parente di Nasotorto e spera nella sua ereditร . รˆ un personaggio positivo e incarna lโ€™archetipo della principessa o della seduttrice sensibile, abile nel costruire relazioni dโ€™amore e perchรฉ capace di ispirare emozioni.

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