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ยซLa bellezza salverร  il mondoยป, scriveva Fedor Dostoevskij in una delle sue piรน celebri fatiche letterarie, Lโ€™Idiota.

E se รจ vero che la bellezza salverร  il mondo, sta al mondo salvare la bellezza. Sรฌ, vogliamo concederci la licenza poetica di riadattare uno degli aforismi piรน in voga nel XXI secolo al disorientamento di queste ultime settimane. Non cโ€™รจ nulla, come la bellezza, che possa sopravvivere ai secoli e allโ€™oblio, trasformandosi in modo da trascendere tempo e spazio.

 

Panorama Vallo di Nera

Vallo di Nera, foto di Enrico Mezzasoma

La bellezza resiste al virus

Che la bellezza non sia solamente una questione soggettiva ce lo testimoniano anche le ricerche del dottor Semir Zeki, precursore e pioniere della Neuroestetica, scienza che studia i meccanismi biologici alla base della percezione estetica. Che si tratti di uno scorcio, di un qualunque affresco, di una pala dโ€™altare, di una torre medioevale o di un santuario, quando osserviamo un qualcosa di esteticamente bello stiamo entrando in empatia con la mano di chi l’ha plasmato. Ed รจ altrettanto provato, piรน sul piano emotivo che su quello scientifico, che non esiste virus, malanno di stagione o pandemia in grado di offuscare la bellezza del mondo.
Specie in Valnerina, lโ€™armonica bellezza della natura, la quiete dei piccoli borghi e la vita semplice regalano al visitatore immagini indimenticabili, sempre ricche di profonditร  e non solo sul piano esclusivamente estetico. Percorrendo un itinerario che tocchi le cittร  in cui santi, pittori, cavalieri ed eremiti hanno vissuto lasciando importanti testimonianze, รจ possibile ammirare le imponenti opere architettoniche e artistiche a loro dedicate, comprendendo quanto il loro passaggio sia stato significativo per chi ha avuto il privilegio di conoscerli e apprezzarli. รˆ allora possibile percepire la magica essenza di questi luoghi e comprendere perchรฉ spiritualitร , natura, arte, tradizioni e bellezza abbiano trovato in Valnerina naturali radici.

 

Panorama di Cerreto di Spoleto,

Panorama di Cerreto di Spoleto, foto by Enrico Mezzasoma

Come quadri impressionisti

Con lo sguardo rapito dal Pian di Chiavano, da Castelluccio di Norcia e dalla Valle del Nera che, da Cerreto di Spoleto scorre fino a Scheggino, abbiamo richiamato i libri di storia dellโ€™arte che hanno accompagnato la nostra formazione. E come un lampo, un nome รจ balzato alla mente: Pierre-Auguste Renoir, artista francese considerato come la sublimazione espressiva dellโ€™Impressionismo dโ€™Oltralpe.
Come mai? Perchรฉ i paesaggi di questo angolo di Umbria ricordano incredibilmente la centralitร  paesaggistica dei pittori impressionisti, la supremazia del colore rispetto alle forme, la continua ricerca dellโ€™emozione come fonte di ispirazione e di bellezza. Curiosamente fu proprio Renoir a scrivere: ยซIl dolore passa, la bellezza restaยป. Un pugno di parole che oggi, come non mai, รจ divenuto un vero e proprio mantra per chi ha scelto di vivere in Valnerina e di Valnerina, uno slogan capace di unire tutti coloro che hanno saputo preservare il fascino arcaico di questa terra: dai cavatori di tartufo ai mastri norcini, dalle guide escursionistiche e alle comunitร  religiose del territorio, dagli albergatori e agli imprenditori dellโ€™agroalimentare, dagli allevatori e agli artigiani, dai ristoratori ai commercianti.

Dai testi di geografia ai sussidiari scolastici,ย passando per le fiere internazionali sul turismo, l’Umbriaย viene identificata da una definizione straordinariamente calzante: cuore verde dโ€™Italia.

Secondo la simbologia tradizionale, il verde, espressione cromatica nella quale i buddisti individuano lโ€™origine della vita,ย celebra lโ€™elevazione dello spirito e del corpo che, per chi percorre lโ€™Umbria, assume i contorni di unโ€™esperienza ascetica in cui convergono identitร  e tradizioni, cultura e memoria storica, in cui la contemplazione del creato genera armoniche vibrazioni della mente. Se ci venisse chiesto di illustrare la frequenza cardiaca del cuore verde dโ€™Italia, la matita traccerebbe linee sottili dallโ€™incedere incredibilmente geometrico che, chi conosce lโ€™Umbria, non tarderebbe a identificare nella profilo della piccola Preci, borgo immerso nel verde della Valnerina.

Lasciando la Valle del Nera, per risalire la Valle Campiano verso il paese di Preci si entra nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Il Piantamaggio

Avamposto medioevale sorto in prossimitร  di un oratorio benedettino –ย come testimoniato dallโ€™etimologia del toponimo della cittร  (preces, cioรจ preghiera) –ย Preci segna lโ€™impercettibile transizione fra la Valle del Nera, risalendo da Cerreto di Spoleto,ย e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, mosaico di storia e tradizioni secolari, pentagramma in cui nubi di paesaggi e borghi seguono il ritmo sempiterno della natura. Ed รจ proprio dalla natura che qui alloggia che trae origine il rito del Piantamaggio, cerimoniale di pagana memoria le cui origini risalgono alle feste di primavera, successivamente trasformate in Baccanali, che si svolgevano in onore del dio Bacco oย Dionisoย e avevano lo scopo di introdurre i giovani nel mondo degli adulti, spesso sfociando, a causa delle prolungate libagioni, in pratiche iniziatiche e orgiastiche. Tale versione รจ avvalorata dallโ€™utilizzo, nellโ€™uso popolare, della perifrasi piantar maggio,ย espressione dal forte allusivo significato, che รจ quello di consumare lโ€™atto sessuale.

 

Lโ€™aspetto cinquecentesco del castello di Preci, immortalato in una foto storica conservata nell’archivio

 

La sera tra il 30 aprile e il 1 maggio, un albero di faggio o di pioppo, simbolo di fertilitร , preso, anzi rubato, nelle campagne circostanti dai giovani del paese, viene tagliato e portato nella pubblica piazza. Dopo essere stato spogliato e ripulito dalle fronde e dalla corteccia, viene integrato nella parte alta con un ramo di ciliegio fiorito, a simboleggiare il matrimonio tra gli alberi e lโ€™unione carnale con cui i fanciulli vengono iniziati alla vita adulta. Successivamente viene anche legata, nella parte piรน alta dellโ€™albero, una bandiera nazionale, forse un antico ricordo degli alberi della libertร , che tra la fine del Settecento e lโ€™inizio del secolo successivo venivano innalzati in ogni luogo dove arrivavano i venti e gli entusiasmi della Rivoluzione francese. La larga diffusione della celebrazione รจ testimoniata, inoltre, da una toponomastica estremamente ricca: il Monte Maggio, che domina la splendida Cascia,ย e il Monte Galenneย – situato tra Meggiano, Cerreto di Spoleto e Sellano, il cui toponimo rimanda verosimilmente alle Calende di Maggio –ย ci raccontano di un territorio che cambia nellโ€™aspetto, ma che conserva il suo piรน intimo fondamento ontologico.

 

Le Cascate de lu Cugnuntu, una stretta forra di circa 20 metri situati presso i Casali di S.Lazzaro al Valloncello.