«La bellezza salverà il mondo», scriveva Fedor Dostoevskij in una delle sue più celebri fatiche letterarie, L’Idiota.
E se è vero che la bellezza salverà il mondo, sta al mondo salvare la bellezza. Sì, vogliamo concederci la licenza poetica di riadattare uno degli aforismi più in voga nel XXI secolo al disorientamento di queste ultime settimane. Non c’è nulla, come la bellezza, che possa sopravvivere ai secoli e all’oblio, trasformandosi in modo da trascendere tempo e spazio.
La bellezza resiste al virus
Che la bellezza non sia solamente una questione soggettiva ce lo testimoniano anche le ricerche del dottor Semir Zeki, precursore e pioniere della Neuroestetica, scienza che studia i meccanismi biologici alla base della percezione estetica. Che si tratti di uno scorcio, di un qualunque affresco, di una pala d’altare, di una torre medioevale o di un santuario, quando osserviamo un qualcosa di esteticamente bello stiamo entrando in empatia con la mano di chi l’ha plasmato. Ed è altrettanto provato, più sul piano emotivo che su quello scientifico, che non esiste virus, malanno di stagione o pandemia in grado di offuscare la bellezza del mondo.
Specie in Valnerina, l’armonica bellezza della natura, la quiete dei piccoli borghi e la vita semplice regalano al visitatore immagini indimenticabili, sempre ricche di profondità e non solo sul piano esclusivamente estetico. Percorrendo un itinerario che tocchi le città in cui santi, pittori, cavalieri ed eremiti hanno vissuto lasciando importanti testimonianze, è possibile ammirare le imponenti opere architettoniche e artistiche a loro dedicate, comprendendo quanto il loro passaggio sia stato significativo per chi ha avuto il privilegio di conoscerli e apprezzarli. È allora possibile percepire la magica essenza di questi luoghi e comprendere perché spiritualità, natura, arte, tradizioni e bellezza abbiano trovato in Valnerina naturali radici.
Come quadri impressionisti
Con lo sguardo rapito dal Pian di Chiavano, da Castelluccio di Norcia e dalla Valle del Nera che, da Cerreto di Spoleto scorre fino a Scheggino, abbiamo richiamato i libri di storia dell’arte che hanno accompagnato la nostra formazione. E come un lampo, un nome è balzato alla mente: Pierre-Auguste Renoir, artista francese considerato come la sublimazione espressiva dell’Impressionismo d’Oltralpe.
Come mai? Perché i paesaggi di questo angolo di Umbria ricordano incredibilmente la centralità paesaggistica dei pittori impressionisti, la supremazia del colore rispetto alle forme, la continua ricerca dell’emozione come fonte di ispirazione e di bellezza. Curiosamente fu proprio Renoir a scrivere: «Il dolore passa, la bellezza resta». Un pugno di parole che oggi, come non mai, è divenuto un vero e proprio mantra per chi ha scelto di vivere in Valnerina e di Valnerina, uno slogan capace di unire tutti coloro che hanno saputo preservare il fascino arcaico di questa terra: dai cavatori di tartufo ai mastri norcini, dalle guide escursionistiche e alle comunità religiose del territorio, dagli albergatori e agli imprenditori dell’agroalimentare, dagli allevatori e agli artigiani, dai ristoratori ai commercianti.
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