Nella location perugina della Rocca Paolina, La Casa degli Artisti di Perugia e San Giorgio Arte hanno organizzato la mostra pittorica dal titolo Non c’รจ bellezza senza mistero.
Con il patrocinio della Regione Umbria, della Provincia e del Comune di Perugia e dell’Accademia delle Belle Arti, la mostra รจ stata inaugurata il 29 febbraio, alla presenza di Francesco Minelli e Carla Medici della Casa degli Artisti, del prof. Paolo Levi, del curatore Andrea Baffoni, di Erika Borghesi della Provincia, di Antonio Lagioia di San Giorgio Arte e di Margherita Scoccia, Assessore comunale.
Inaugurazione
L’inaugurazione ha visto la partecipazione degli artisti appartenenti al Movimento degli Arcani e Nuove Luci degli Arcani, alla presenza di un folto pubblico. Sono state esposte opere di Luigi Bevacqua, Stefania Chiaraluce, Franco Cisternino, Angelo Di Tommaso, Paolo Fedeli, Roberto Guadalupi, Stefania Hepesein, Oronzo Lupo, Franco Paletta, Alessandro Passarino, Stefano Puleo, Pier Marino Zippitelli e Chelita Zuckermann. La Sala Cannoniera รจ stata dedicata all’esposizione delle opere di maestri storici del Novecento quali Attardi, Fiume, Guttuso, Migneco e Sassu. Andrea Baffoni ci ha confidato: ยซL’idea che il bello si manifesti parallelamente a un certo grado di mistero ci spinge a riflettere sul senso stesso di questa parola: bellezza. Riguardo alla specifica mostra si potrebbe dire che ciรฒ appare tanto piรน evidente quanto piรน si mettono a confronto grandi maestri con artisti contemporanei viventi, portando ognuno di noi a interrogarsi autonomamente, ponendoci liberamente davanti all’opera e assaporandone ogni aspetto senza il filtro di giudiziprecostituiti. Se poi tale aspetto lo si inserisce nel magnifico contesto della Rocca Paolina, il messaggio di fondo risulta ancora piรน evidente, potendo beneficiare di un contrasto unico nel suo genere, dove le antiche e oscure mura nascondono un senso sublime di bellezza che esalta magnificamente le opere che in essa vengono a trovarsiยป. All’interno della mostra sono stati previsti degli eventi a essa collegati: sabato si รจ svolto un reading degli autori della Casa Editrice Bertoni e della Casa degli Artisti-Quaderni.
Domenica, invece, in occasione della mobilitazione mondiale dell’otto marzo e in sinergia con il Progetto Donna vede Donna, รจ stato organizzato, insieme alla Casa degli Artisti, un incontro dal titolo: C’era una volta e ancora c’รจ โ Viaggio simbolico nell’essenza del femminile, tenuto dalla dott.ssa Maria Pia Minotti, psicologa e psicoterapeuta e presentato dal vostro inviato lacustre.
Visto il momento delicato che il nostro Paese sta vivendo per il Coronavirus, gli organizzatori hanno trasmesso i due eventi in diretta streaming dalla pagina Facebook della Casa degli Artisti di Perugia.
Dall’11 agosto all’8 settembre, nella Sala di Via Indipendenza della Rocca Paolina a Perugia, sono state messe in mostra le opere di 29 artisti, in un evento ben organizzato da parte dell’Associazione Culturale La casa degli Artisti di Francesco Minelli e Carla Medici; il curatore della collettiva รจ stato Andrea Baffoni. La mostra non si รจ limitata all’esposizione temporanea ma certuni dei suoi artisti sono stati ospiti di alcune scuole perugine a scopo didattico e portatori di un sano messaggio ecologico.
Nella nostra bella lingua italica, il maggior numero di parole hanno un singolare e un plurale e per trasformarle correttamente รจ sufficiente sapere la classe a cui appartengono.
La parola forma appartiene alla prima classe, infatti la regola dice che i nomi singolari che terminano in -a formano il plurale in -i se sono maschili, in -e se sono femminili.
Il titolo della mostra declinata al singolare, La Forma dell’Acqua, fa sovvenire due titoli di altrettanti film molto gettonati, dove il primo di Guillermo del Toro (come accennato anche da Andrea Baffoni) si รจ aggiudicato ben quattro Oscar, nel quale una donna affetta da mutismo crea uno stretto e intimo rapporto con una strana creatura acquatica catturata in Amazzonia e il secondo della seguitissima serie del Commissario Montalbano, nato dalla penna del compianto Camilleri, dove il celebre poliziotto vive un’altra delle sue avventure investigative per un assassinio che ha dei risvolti paragonabili all’acqua tenuta in un contenitore…
Inaugurazione della mostra
Declinata al plurale, Le Forme dell’Acqua รจ il nome della collettiva contemporanea che ha avuto luogo all’interno della Sala di Via Indipendenza della Rocca Paolina a Perugia, che non narra di strane creature o appartiene a una serie televisiva ma รจ una mostra che richiama una questione mondiale attualissima e delicata nella sua trattazione nonchรฉ dichiarata in molte sue coniugazioni, appunto quella dell’acqua.
La mostra tocca i tasti giusti di un tema che riecheggia e, trasversalmente e in modo apolitico, piega e tange l’elemento liquido vitale, esplicitato nel titolo Le Forme dell’Acqua, sia dalle opere in esse contenuto sia dagli artisti che lo hanno elaborato cromaticamente.
La rassegna artistica รจ stata allestita all’interno della storica fortezza perugina, in cui รจ stato possibile ammirare le opere realizzate con diverse tecniche, con svariati toni e colori dove ovviamente il blu nelle sue molteplici combinazioni e variazioni รจ prevalente, senza mai rischiare di cadere nel banale, anzi si puรฒ notare la forza dell’offrire, attraverso l’arte, messaggi ecologici e sociali precisi e attuali.
Tra le opere abbiamo potuto ammirare a volte colori accesi, a volte pastello o velati, comunque colori della fantasia o direttamente trasferiti dalla natura che lasciano immaginare forme e luoghi visti con la lente d’ingrandimento attraverso l’emozione e il sentimento di ogni singolo Autore.
Il curatore ha voluto mettere in evidenza alcuni concetti rappresentativi e nella risposta di Andrea Baffoni c’รจ la conferma:
ยซLe forme dell’acqua รจ una mostra che unisce il valore sociale a quello artistico nel segno della sensibilizzazione verso le problematiche dell’emergenza idrica. Gli artisti raccontano l’acqua da differenti punti di vista e con vari linguaggi tra astrazione e figurazioneยป.
Francesco Minelli, Presidente dell’Associazione culturale La Casa degli Artisti, coorganizzatore della mostra insieme a sua moglie Carla Medici, al termine del vernissage ci ha sottolineato:
ยซLa Casa degli Artisti, insieme a Umbra Acque, Riccini Group e a qualche pittore, andrร poi nelle scuole a sensibilizzare gli studenti sul problema idrico nel mondo. Se non facciamo qualcosa fin da subito si preannuncia un prossimo scenario apocalittico globale ed รฉ per questo che la nostra attenzione รจ rivolta verso i giovani, infatti le opere degli artisti che espongono qui, vanno proprio in questa direzione, grazie alla loro sensibilitร e al messaggio in esse contenutoยป.
Gli artisti che hanno esposto sono: Giuliana Arcangelelli, Lucia Arcelli, Rosario Ascione, Martina Benedetti, Maria Cristina Bigerna, Norma Bini, Alessia Biscarini, Maria Eugenia Caceres, Maria Cappello, Biagio Cerbone, Teresa Chiaraluce, Fabrizio Fabbroni, Giuliana Farinaro, Arnaldo Garcez, Marco Giacchetti, Silvana Iafolla, Irina Luchina, Carla Medici, Michela Meloni, Lojana Pintora, Monia Romanelli, Renzo Sbolci, Mario Sciarra, Claudio Solfiti, Miretta Sparano, Carla Tejo, Deniz Tuncer, Riccardo Veschini. L’installazione รจ a cura di Kim Hee Jin.
Durante l’inaugurazione si sono potuti apprezzare i versi decantati dalla poetessa Catia Rogari, che con la sua delicata penna ha avuto la capacitร e la bravura di esternare i propri sentimenti circa l’argomento acqua, riferendosi al lago e al mare e altresรฌ evocando le tragedie marine degli emigranti, peraltro un dramma sottolineato anche da alcuni dipinti presenti nella collettiva.
La mostra รจ stata realizzata in collaborazione con Regione Umbria, Provincia e Comune di Perugia e quest’ultimo, tramite l’Assessore Luca Merli, ha portato il suo saluto alla manifestazione.
Il vernissage ha trovato il favore e il soddisfatto consenso dei molti presenti.
Il noto Direttore d’Orchestra Claudio Abbado, qualche anno fa enunciรฒ una frase che poi divenne famosa: ยซLa cultura รจ un bene comune primario come l’acqua, โฆยป e questa asserzione, per rimanere in tema sintassi, compendia in sรฉ il soggetto, l’oggetto e il predicato insiti nell’accattivante mostra Le Forme dell’Acqua.
Sรฌ, era umbro Pino Lancetti, potremmo dire un umbro DOC, di quelli che nel mondo hanno lasciato unโimpronta indelebile e di cui lโUmbria puรฒ essere davvero fiera.
Pino Lancetti con le sorelle, Vanda, Lorena ed Edda
Nacque a Bastia Umbra il 27 novembre 1928; qui trascorse la sua giovinezza e giร da allora era evidente quellโanimo gentile e quellโindole artistica, doti che lo portarono a intraprendere la carriera di disegnatore di moda e che lo videro per molti anni protagonista assoluto a livello internazionale. Recuperiamo perle preziose della vita di Lancetti dalla monografia che gli dedicรฒ nel 2007, anno della sua morte, la professoressa Edda Vetturini, sua ex insegnante e grande sostenitrice, in unโedizione speciale del ยซIl Giornale di Bastiaยป edito dalla Pro Loco di Bastia Umbra.
Da lei apprendiamo come il giovane Pino non amasse frequentare la piazza insieme ai suoi coetanei, ma preferisse disegnare schizzi su quellโalbum da disegno da cui difficilmente si separava e come, giร da allora, nei suoi lavori si intravedessero fantasia e talento straordinari.
Frequentรฒ lโAccademia di Belle Arti di Perugia, e dopo un primo periodo trascorso ancora in Umbria in cui si dedicรฒ allโattivitร di disegnatore, prima nel campo della ceramica, poi nel settore artistico della Perugina, nel 1954 si trasferรฌ a Roma.
Da sarto umbro a re dellโalta moda
Qui aprรฌ un suo laboratorio in via Margutta e lentamente iniziรฒ a crearsi una certa fama nei salotti importanti della Capitale, che gli permise di realizzare la sua prima collezione per la principessa Lola Giovannelli. I suoi lavori ebbero il plauso della piรน grande giornalista di moda italiana, Irene Brin, e da lรฌ in avanti iniziรฒ la sua importante carriera di disegnatore dโalta moda.
Lโarte fu la sua musa ispiratrice, in particolare la pittura, e ai pittori sono orientate le sue piรน celebri collezioni: la prima, successo del 1956, influenzata da Modigliani; nel 1977 la collezione Italian Style Rinascimento suggerita dalle stanze di Raffaello, fino alla realizzazione di veri capolavori dโarte con il lancio nel 1984 della Sophisticated Lady, stoffe impreziosite da disegni che raccontano le profonde suggestioni degli artisti che piรน aveva amato e che maggiormente lo avevano guidato: Cimabue, Giotto, Picasso, Matisse, Kandinskij, Modigliani.
Collezione di Alta Moda primavera/estate, 1986
Il sarto pittore
Piรน che abiti, queste creazioni erano vere opere dโarte, da esporre piรน che da indossare, e non a caso a Lancetti venne attribuito dalla stampa specializzata lโappellativo di โsarto pittoreโ.ย Quel sarto pittore che nel 1986, per i 25 anni di alta moda, presentรฒ a Villa Medici, sede dellโAccademia di Francia, una stupenda collezione in onore di Picasso, in contemporanea con una mostra presentata dal grande pittore nel suo ultimo periodo artistico: ยซI modelli di Arlecchino suscitano la stessa attenzione di quelli dellโartista spagnolo unendo, dipinto e Moda, in un armonico connubio allโinsegna dellโArteยป.[1]
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Tradizione e innovazione: la versatilitร di Lancetti
La moda di Lancetti era una moda raffinata, preziosa, gli abiti erano spesso ornati da ricami sapienti, decorati da pietre, cristalli, paillettes. Ogni capo era unโopera unica e irripetibile, da ammirare proprio come i dipinti amati dallโartista e da cui traeva ispirazione.
Famosi in tutto il mondo divennero i suoi foulard, veri e propri quadri con tanto di cornice monocolore, che rappresentarono un simbolo di eleganza e raffinatezza fra gli anni Settanta e Novanta.
Pino Lancetti fu un artista poliedrico, lavorรฒ per il cinema (nel โ79 creรฒ i costumi per il film La luna di Bernardo Bertolucci), fu artefice di profonde trasformazioni frutto di uno studio costante e di unโaccurata ricerca: creativitร sรฌ, ma senza improvvisazione.
Accanto allโabito-opera dโarte, lo stilista intuรฌ la necessitร di cambiamento nella moda femminile, in linea con lโemancipazione che stava vivendo la donna negli anni Settanta. Da qui lโesigenza di creare una moda veloce, pratica, facile da indossare: nacque cosรฌ il prรชt-ร -porter che gli valse il Premio Speciale della Stampa Italiana.
Lancetti fu in effetti uno stilista molto amato dalla stampa, italiana e estera, e molti furono i premi e i riconoscimenti ufficiali che ebbe durante la sua carriera: da Cavaliere della Repubblica alla Nomination in Whoโs in Italy 1997, dal Baiocco dโoro del Comune di Perugia, allโOscar alla Carriera dalla Camera nazionale della Moda. Solo per citarne alcuni. Nel 2001 il Presidente Ciampi lo nominรฒ Grande Ufficiale al merito della Repubblica.
Fra le numerose mostre celebrative a lui dedicate, vogliamo ricordare quella allestita nella sua regione: nel 1999 nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina vennero esposti cento capolavori dโalta moda facenti parte della collezione privata dellโartista.
Collezione primavera/estate, 1986
Il tributo della sua cittร
A dieci anni dalla scomparsa di Pino Lancetti, Bastia Umbra, che dopo la sua morte accolse il feretro del suo concittadino in un commosso abbraccio, ha voluto intitolargli la piazzetta adiacente alla Chiesa di San Rocco. In mezzo al piccolo Largo Pino Lancetti, egli osserva con la sua aria elegante e vagamente malinconica, quelle strade che tante volte lo videro passeggiare portando sottobraccio il suo inseparabile album da disegno.
[1]E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโAlta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. โ
Fonti:
E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโAlta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. La pubblicazione รจ stata gentilmente messa a disposizione da Vanda Lancetti, sorella di Pino.
Sotto la cittร , allโinterno delle mura sotterranee della Rocca Paolina, allโepoca ancora non aperta al pubblico, due dei piรน importanti artisti del nostro tempo si confrontarono e lasciarono due opere fondamentali nelloro percorso artistico: le sei lavagne tematiche ยซsumma dellโarte cripto-concettualeยป del tedescoJoseph Beuys e il Grande Nero, il monumento del massimo artista contemporaneo umbroAlberto Burri.
Raccontando oggi queste opere e quellโincontro, soprattutto in questo momento che la terra trema e che viviamo nell’incertezza degli eventi, si ha la sensazione che questi due artisti – lontani tra di loro e distanti anche nel modo di concepire arte ed estetica – siano in realtร legati da un tema fondamentale: il rapporto inevitabile e sostanziale dellโuomo con la forza della natura.
Lo sciamano tedesco
Locandina dell’evento
Joseph Beuys giunse a Napoli per lโinaugurazione della mostra-incontro con Andy Warhol alla Galleria Lucio Amelio il 1 aprile 1980; approfittando della sosta italiana Italo Tomassoni organizzรฒ lโevento di Perugia. Incontri necessari, tra i grandi artisti che contribuirono alla nuova autonomia della cultura artistica europea rispetto allโegemonia del modello americano, che a partire dal secondo dopoguerra era stata depositaria dei valori della cultura.
La sera del 3 aprile Beuys, allโinterno della Sala Cannoniera della Rocca, con un gessetto bianco, di getto realizzรฒ i suoi disegni, schemi e simboli sopra sei grandi lavagne. Una โscultura socialeโ che rompe qualsiasi schema con lโarte tradizionale. Oggi, protette da teche di vetro, sono esposte al Museo civico di Palazzo Penna in modo sequenziale rispettando il percorso illustrato dallโartista nella sua performance.
Le sei lavagne tematiche di Beuys
Lโarte secondo Beuys รจ trasformazione, trasmissione di energia vitale allโinterno del continuum della materia informe. Insegnante allโAccademia di Dรผsseldorf, attraverso la didattica, cercava di far emergere le facoltร creative come mezzo di rifondazione del linguaggio. Piรน volte definito sciamano per il tipo di ritualitร delle sue azioni, rivela la forza occulta, lโenergia segreta della materia. Tra i fondatori di Fluxus, con i suoi happening va alla ricerca dellโastrazione, la proprietร dellโintelletto su cui si basa il linguaggio; emozionando lo spettatore, parla ai sensi, abbinando ogni sorta di materiale e oggetti.
La lavagna n.1
Lavagna n. 1, Beuys
Nel catalogo a cura di Tomassoni, realizzato in occasione del nuovo allestimento nel 2003, troviamo la descrizione di ogni lavagna. Per il nostro discorso, la piรน rappresentativa e forse fulcro del pensiero di Beuys รจ la Lavagna n. 1, dove si affronta il rapporto con la natura.
Scrive Tomassoni: ยซlโarte si deve ampliare in senso socio-antropologico, e lโeconomia e la politica devono essere valutate con il metro dello spirito. Beuys ritiene lโarte lo strumento piรน idoneo per una solidarietร che protegga la vita anzichรฉ distruggerla.ยป
Due figure umane sopra al sole: รจ la Cittร del Sole di Campanella nella quale gli ordinamenti e le istituzioni non sono il frutto di consuetudini ereditate dalla tradizione, ma lโespressione della ragione naturale dellโuomo.โฏLo stesso Beuys scriveva: ยซSe voglio dare allโuomo una nuova posizione antropologica, devo anche dare una nuova posizione a tutto quanto lo concerne, collegarlo verso il basso con gli animali e le piante, con la natura, cosรฌ come verso lโalto, con gli angeli o gli spiriti[โฆ]. Nelle mie azioni ho sempre esemplificato arte=uomo.ยป
L'artista della natura
Superando cosรฌ il concetto ideologico delle avanguardie (arte=vita), Beuys diventa lโartista della natura anche grazie a numerose performance tra cui la piรน famosa, nel 1982 a Kassel in Germania, in occasione di Documenta VII.7000 querce: nellโarco di quattro anni vennero piantate 7000 querce, ciascuna affiancata da una stele di basalto in un rapporto tra roccia e pianta in continua evoluzione. Ma รจ nel 1981, a mio avviso, che Beyus riesce a rappresentare meglio il significato piรน profondo e tragico del rapporto tra materia ed energia, tra la forza della natura e la creativitร dellโuomo. In occasione del progetto Terrae Motus alla Galleria Amelio per il terremoto dellโIrpinia del 1980, Terremoto in palazzo – che ho avuto modo di vedere nella ricostruzione fatta al MADRE di Napoli nel 2015- Beuys mostra la fragilitร umana allestendo una stanza con strumenti di lavoro recuperati dai centri colpiti dal sisma.
Vasi di vetro sotto i piedi del tavolo e frammenti sparsi tuttโintorno, un uovo in equilibrio su un tavolo deformato: queste immagini scorrono in un video proiettato su una parete: Beuys sotto uno un tavolo disegna su una carta per elettrocardiogramma le onde sismiche, mettendo in relazione il battito della scossa con quello del cuore.
ยซCโera dellโenergia nellโarte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terraยป cosรฌ scriveva Lucio Amelio.ยป
ยซOgni uomo possiede il Palazzo piรน prezioso del mondo nella sua testa, nel suo sentimento, nella sua volontร ยป, afferma Beuys, individuando nella forza creativa dellโuomo la possibilitร di un nuovo e autentico riscatto.
Burri e la continua metamorfosi dell'uomo
Mentre Beuys illustrava le sue lavagne, Burri scelse lโangolo piรน nascosto tra le volte della Rocca per sistemare unโimponente scultura nera alta piรน di 5 metri, il Grande Ferro o Grande Nero. Unโopera cinetica, misteriosa e silente che cerca di esprime la condizione dellโuomo in continua metamorfosi dopo le ferite e i mutamenti inflitti dalla natura e dalla storia. Questo rapporto profondo con la natura รจ espresso diversamente in Burri rispetto a Beuys: i sacchi e le sperimentazioni con nuovi materiali sono una ricerca tesa alla sublimazione degli oggetti usati e logorati, ne evidenzia tutta la carica poetica come residui dellโesistenza umana.
Grande Cretto di Gibellina, Burri
A partire dagli anni Settanta i suoi cretti bianchi o neri, realizzati con misture di caolino e vinavil, hanno lโaspetto della terra essiccata; li userร nelle sue opere piรน imponenti, come il Grande Cretto di Gibellina, unโopera di land art nata anchโessa come risposta alla distruzione e alla tragedia del terremoto, ma terminata solo nel 2015. Sempre insieme allโarchitetto Zanmatti, giร intermediario per lโincontro di Perugia, nel 1984 si recรฒ a Gibellina, vicino Trapani, dove il sindaco vide nell’arte una possibilitร di riscatto dopo molti anni dal sisma, che demolรฌ la cittร nel 1968.
Chilometri quadrati di cemento formano un enorme cretto sopra la cittร vecchia. Il visitatore attraversa le crepe del cretto, non piรน case ma blocchi bianchi informi, un paesaggio surreale dopo la scomparsa della vita. Scrive Burri dopo il sopralluogo: ยซMi veniva quasi da piangere e subito mi venne lโidea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei cosรฌ: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, cosรฌ che resti perenne ricordo di questโavvenimentoยป.
PerBeuys e Burri la natura non รจ distruttrice, nรฉ maligna, รจ lโuomo che deve, attraverso un rinnovato rapporto con essa, creare piรน intelligenti forme di convivenza. Lโarte puรฒ concretamente cambiare il mondo e il nostro modo di agire, rendere eterne le cose del mondo destinate alla caducitร .
Guido Montana in ยซLโUmanitร ยป, 3 maggio del 1980
Italo Tomassoni, a cura di, Beuys/BurriPerugia, Rocca Paolina, 3 aprile 1980, in collaborazione con Lucio Amelio, Alberto Zanmatti, Litostampa, Perugia 1980.
Stefano Zorzi,โฏParola di Burri, Torino, Allemandi, 1995 Joseph Beuys: difesa della natura diaryof Seychelles, testi di Lucrezia De Domizio Durini, Italo Tomassoni, Giorgio Bonomi, ed. Charta, Milano 1996
Italo Tomassoni, a cura di, Beuys a Perugia, ed. Silvana, Cinisello Balsamo 2003 Guida alla raccolta Beuys Museo Palazzo della Penna, Liomatic, Perugia 2008
Andrea Viliani, a cura di, Lucio Amelio dalla Modern Art Agency alla genesi di TerraeMotus (1965-1982): documenti, opere, una storia…, Mondadori Electa, Milano 2015