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Bernardino di Betto, noto come il Pinturicchio, nasce a Perugia nel 1454 da Benedetto di Biagio, nel quartiere di Porta Santโ€™Angelo.[1] Probabilmente venne chiamato Pinturicchio a causa della sua statura minuta.

Fu lโ€™erede di una tradizione pittorica e miniaturista di rilievo che ha i suoi precedenti in Bartolomeo Caporali, Fiorenzo di Lorenzo e Benedetto Bonfigli. Il Pinturicchio spiccรฒ come uno degli artefici della grande stagione rinascimentale di riscoperta della classicitร : infatti sarร  tra coloro che si avventureranno nel sottosuolo romano, copiando gli affreschi della Domus Aurea, dando inizio al gusto del revival archeologico e contribuendo alla diffusione delle grottesche. Entrรฒ a bottega dal Perugino e collaborรฒ con il maestro a Roma, tra il 1481 e il 1482, realizzando due affreschi: il Battesimo di Cristo e la Circoncisione dei figli di Mosรจ nella Cappella Sistina.
Nel 1486 eseguรฌ le Storie di S. Bernardino che decorano la cappella Bufalini in S. Maria in Ara Coeli. Tali affreschi sono stati commissionati al pittore da messer Niccolรฒ di Manno Bufalini, avvocato concistoriale, per ricordare la vicinanza avvenuta tra la sua famiglia e i Baglioni di Perugia, proprio per merito di S. Bernardino.
A Roma venne in contatto anche con la pittura del Ghirlandaio e del Botticelli, i quali contribuirono alla sua formazione artistica. Nella seconda metร  del Quattrocento, lโ€™artista realizzรฒ una piccola ma deliziosa tempera su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e San Giovannino, conservata nel Museo del Duomo a Cittร  di Castello.

 

Madonna con Bambino e San Giovanni. Museo del Duomo. Cittร  di Castello

 

La piccola tavola raffigura Maria, Gesรน bambino, in piedi sulle ginocchia della madre e San Giovanni Battista, che sostiene la scritta Ecce Agnus Dei. Le tre figure sono luminose su ampio sfondo, con un linguaggio stilistico composto e severo.
Lโ€™artista rientrรฒ a Perugia il 14 febbraio 1495, stipulando, con i religiosi del convento di S. Maria degli Angeli a Porta S. Pietro, il contratto per la realizzazione del Polittico di S. Maria deโ€™ Fossi, ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Il contratto per lโ€™opera, ci รจ pervenuto e contiene dettagliatissime istruzioni circa la realizzazione dell’opera, che era destinata all’altare maggiore per la chiesa, detta dei Fossi. Il pittore era all’epoca allโ€™apice del suo successo, favorito da Papa Alessandro VI per il quale aveva appena concluso la grande impresa della decorazione dellโ€™appartamento Borgia.

 

Pala di Santa Maria dei Fossi. Dettaglio

 

Anche per la cornice lignea le prescrizioni dei religiosi furono precise ed essa venne realizzata a imitazione dell’architettura della facciata della chiesa. Il Vasari non vide lโ€™opera, sebbene essa venne ampiamente lodata dagli studiosi locali anche nei secoli successivi. La pala รจ oggi composta da sette pannelli principali; al centro campeggia la Madonna con il bambino e san Giovannino, affiancata dai santiย Agostino, vestito con un riccoย piviale eย Girolamo, vestito daย cardinaleย e con un modellino della chiesa in mano, forse la stessa Santa Maria degli Angeli. Sopra di essi due riquadri con l’Angelo annuncianteย e laย Vergine annunciata. Sullaย cimasaย campeggia ilย Cristo morto sorretto da due angeliย e laย Colomba dello Spirito Santo.
Nel 1497 vennero eseguiti gli affreschi per la decorazione della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Leonardo, immersa in un dolcissimo paesaggio lacustre tipico della scuola umbra.
Nel 1501 Pinturicchio realizzรฒ unโ€™altra delle sue opere migliori la cappella bella, ovvero la cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello. La decorazione venne commissionata dal priore Troilo Baglioni, poi vescovo di Perugia. Lโ€™impresa fu l’ultima commissione importante del Pinturicchio in Umbria, prima di partire per Roma e Siena.

Autoritratto Pinturicchio. Cappella Baglioni a Spello

Lโ€™impresa, come uso del il pittore perugino, venne condotta con notevole rapiditร  grazie all’utilizzo di una ben organizzata bottega, con lโ€™impiego di altri maestri che dipingevano su suo disegno. Tali affreschi recano la firma Bernardius Pictoricius Perusinus e rappresentano sulle pareti: lโ€™Annunciazione, lโ€™Adorazione dei Magi, Gesรน fra i dottori, nelle vele invece le quattro Sibille e un Autoritratto.
La libreria Piccolomini a Siena, del 1502, รจ lโ€™opera considerata il suo capolavoro assoluto: potente cromatismo, gusto del particolare, grande attenzione allโ€™aspetto decorativo, caratterizzano lโ€™intervento di Pinturicchio nella biblioteca fatta edificare nel 1495 dal cardinale Todeschini Piccolomini in onore di Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II.
Lโ€™ultima opera documentata dellโ€™artista รจ la Madonna in Gloria tra i Santi Gregorio Magno e Benedetto, per gli Olivetani della chiesa di Santa Maria di Barbiano presso San Giminiano. Fu Vasari, grazie a un aneddoto, a raccontare i suoi ultimi anni. Il pittore aveva trovato alloggio presso i Frati di San Francesco a Siena e chiese con insistenza di togliere dalla sua cella un cassone, ma durante il trasloco questo si ruppe rivelando il suo tesoro: cinquecento ducati dโ€™oro, i quali spettarono ai frati riempiendo il pittore di tristezza fino a condurlo alla morte.[2]
Lโ€™artista morรฌ lโ€™11 dicembre 1513 a Siena. Riposa nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio.

 


[1] Giorgio Vasari, Le Vite deโ€™ piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 493-531.โ‡‘

[2] Giorgio Vasari, Vite deโ€™piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, edizione commentata del 1878, vol. III, pag. 503-505.โ‡‘

La luce esalta la particolare cromia del corbezzolo, le cui foglie, fiori e frutti l’hanno reso uno dei simboli della nostra Madre Patria.

Tra lโ€™autunno e lโ€™inverno, quando si fa una passeggiata sui panoramici sentieri collinari del Trasimeno, l’attenzione puรฒ essere attratta dai vividi e intensi colori espressi dalla pianta del corbezzolo.
Il corbezzolo o lellarone o arbutus unedo รจ una ericacea sempreverde e possiede una caratteristica che la rende unica: i fiori e i frutti vi si trovano contemporaneamente, creando un contrasto cromatico di grande impatto. Quando gli antichi Greci, che lo chiamavano Kรฒmaros, arrivarono nei pressi di Ancona, battezzarono il suo promontorio ricco di corbezzoli Monte Conero.

 

Il corbezzolo

 

Il corbezzolo รจ considerato uno dei simboli della nostra Madre Patria: i suoi frutti, infatti, sono di un bel rosso acceso, mentre i fiori sono di un bianco candido che, uniti al verde intenso delle foglie, rimandano al Tricolore italiano.
A fare l’accostamento fra il corbezzolo e la nostra bandiera รจ stato anche Giovanni Pascoli, che ha reso la pianta un simbolo dellโ€™unitร  nazionale: nella sua ode Al Corbezzolo fa riferimento alla mitologia romana secondo cui Pallante, un giovane coraggioso, fu ucciso per difendere di Enea, che secondo l’Eneide di Virgilio รจ stato il fondatore di Roma. Il feretro di Pallante fu costruito con rami di corbezzolo e da qui nasce l’accostamento tra la pianta e il nostro Tricolore: il bianco, il rosso e il verde avvolsero il corpo del primo eroe italico.
Le bacche del corbezzolo hanno una buona azione diuretica, astringente e dissetante e sono la materia prima per confetture, bevande e canditi. Il miele e l’aceto sono molto apprezzati. Chi avesse la fortuna di trovare delle bacche o corbezzole (delicate ma facilmente deperibili), dovrebbe assaggiarle utilizzando delle vecchie ricette o magari, con un poโ€™ di fantasia, crearne delle nuove.

ARS Cultura, Radici di Pietra e F.I.D.A.P.A., hanno dato vita a un incontro culturale a Perugia intorno alla famiglia Benois con la visita alla Madonna Benois, il celebre dipinto giovanile di Leonardo da Vinci. L’evento ha evidenziato diversi nessi e affinitร  tra Leonardo e il Perugino nonchรฉ tra il noto quadro e la famiglia del famoso scenografo teatrale italo-russo Nicola Benois.

Si รจ conclusa a dicembre lโ€™esposizione alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria della Madonna Benois, il dipinto giovanile del maestro da Vinci giunto nel capoluogo perugino dallโ€™Ermitage di San Pietroburgo. Durante il mese di esposizione, intorno al nome Benois รจ stato ideato un evento itinerante composto e sviluppato a Perugia, su tre tappe cittadine: la Galleria Nazionale dell’Umbria, la casa del Perugino con le vicine Mura etrusche della Cupa e il Parco della Canapina.
L’iniziativa รจ stata ideata e organizzata da Marco Pareti e Marina Sereda per ARS Cultura, da Michele e Anna Bilancia per Radici di Pietra e da Laura Barese per F.I.D.A.P.A. Perugia, con il fattivo supporto del Comune di Perugia: un virtuoso esempio di perfette sinergie collaborative tra pubblico e privato.

 

Un’immagine dell’evento

 

Ma andiamo per ordine e partiamo da dove tutto ha origine. Nel 1914, il dipinto della Madonna con il Bambino detta anche Madonna Benois, il capolavoro giovanile di Leonardo da Vinci, รจ arrivato al Museo Ermitage di San Pietroburgo ceduto dalla famiglia russa Benois.
L’opera era stata acquistata dal nonno di Marija Aleksandrovna Benois in un mercato d’arte ad Astrachan e data alla ragazza da suo padre come dono di nozze. In occasione del 500ยฐ anniversario della morte di Leonardo e dopo molti anni, il bellissimo dipinto รจ tornato in Italia per due mesi, dapprima esposto nel Museo di Fabriano e poi alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, per ritornare subito dopo al suo consueto posto tra le collezioni dell’Ermitage.
L’autore del famoso quadro, Leonardo da Vinci, si era formato presso la bottega del Maestro Verrocchio e lรฌ aveva conosciuto ed era diventato amico del celeberrimo pittore umbro Pietro Vannucci detto il Perugino. Tra i due era nata, fin da subito, una grande amicizia, correlata da reciproca stima artistica.
All’inizio del secolo scorso Nicola Benois, divenuto poi il famoso scenografo italo-russo del Teatro alla Scala di Milano, ha vissuto da adolescente la difficile situazione sociale e politica in Russia di quegli anni e in particolare del 1914, quando la sua famiglia cedette all’Ermitage di San Pietroburgo il famoso quadro leonardesco.
La premessa per varare questa iniziativa, organizzata da Ars Cultura, Radici di Pietra e F.I.D.A.P.A. รจ stata la contemporaneitร  della breve presenza a Perugia del celebre quadro e quella, su invito, di Vlada Novikova Nava, brava scrittrice e ricercatrice su Nicola Benois.

 

La Madonna Benois

 

Durante la manifestazione si รจ raccontato di Leonardo da Vinci, del suo celeberrimo dipinto giovanile, dell’amicizia con il Perugino e del famoso scenografo Nicola Benois.
L’evento, vissuto nell’arco di un pomeriggio, รจ iniziato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria con la visita alla Madonna Benois sotto la speciale guida del professor Franco Ivan Nucciarelli, che ha deliziato il pubblico con i suoi racconti e affascinato gli amici e soci delle tre associazioni con la sua grande preparazione e capacitร  comunicativa.
Dopo aver ammirato la bellezza commovente del magnifico quadro leonardesco, la visita รจ continuata per le vie medievali perugine.
Qui l’architetto Michele Bilancia ha intrattenuto i numerosi intervenuti con i suoi precisi e appassionati racconti, avvenuti davanti alla casa, in via Deliziosa, del celeberrimo pittore Pietro Vannucci detto il Perugino e subito dopo intorno alle Mura etrusche della Cupa.
Il lungo torpedone di partecipanti รจ successivamente arrivato al Parco della Canapina dove, dopo il saluto di Michele Bilancia, dell’assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Leonardo Varasano e di Laura Barese di F.I.D.A.P.A., Marco Pareti e Marina Sereda hanno presentato e intervistato la scrittrice italo-russa Vlada Novikova Nava circa la sua lunga ricerca storica culminata con un bellissimo libro dal titolo Nicola Benois. Da San Pietroburgo a Milano con il teatro nel sangue, edito da Fuoriluogo.
Vlada Nava ha raccontato, tra le altre cose, l’intima correlazione familiare tra il famoso dipinto leonardesco e il rinomato scenografo della Scala di Milano, Nicola Benois. Infatti il quadro era di proprietร  dei parenti piรน prossimi di Nicola, quando da adolescente visse il momento storico della cessione all’Ermitage.

 

 

L’evento si รจ chiuso, con un grande successo di pubblico e la soddisfazione di tutti, con un piacevole momento conviviale preparato dalla cuoca-poetessa Graziella Mallamaci e accompagnato da splendidi e profumati vini che sono stati illustrati da Eraldo Dentici Rialto.
L’ammirata riuscita dell’evento รจ dovuta alla profusa passione ed efficacia di Michele e Anna Bilancia di Radici di Pietra, alla tenacia e solaritร  di Laura Barese di F.I.D.A.P.A. Perugia, alla vivacitร  intellettiva e relazionale di Marina Sereda, a Marco Pareti di ARS Cultura e all’attenta e precisa Maria Chiara Radi De Poi, cosรฌ come all’infaticabile Said.ย Stefano Fasi e Alessandro Mastrini hanno immortalato i suggestivi momenti dell’incontro.
La cosa che ha fatto un gran piacere ai partecipanti, unita a un ostentato orgoglio degli organizzatori, รจ quella che รจ successa al termine dell’evento. Nonostante il nutrito afflusso di persone, che ha gustato il buffet artigianale e i buonissimi vini, il parco pubblico della Canapina รจ stato riconsegnato alla comunitร  perugina senza lasciare traccia di un bicchiere o di una carta o di un tovagliolo abbandonati a terra.
Giร  al mattino la pulizia dell’area era stata fatta sotto la guida di Anna Bilancia e lo stato dei luoghi al termine della serata ha testimoniato il senso civico, il rispetto per la res publica e l’educazione degli organizzatori e dei partecipanti.

Fino al 26 gennaio 2020 la Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci, detto il Perugino, torna nel suo luogo d’origine, la Cappella dei Priori a Perugia.

La collaborazione tra i Musei Vaticani e la Galleria Nazionale dell’Umbria, sottolineata dai buoni accordi tra i rispettivi direttori, Barbara Jatta e Marco Pierini, ha permesso il ricongiungimento tra la cornice, la cimasa e la tavola centrale dell’opera. Il capolavoro, nella sua integritร , sarร  dapprima esposto nella Cappella dei Priori, sua dimora originaria e successivamente all’interno dei Musei Vaticani.

 

La Pala dei Decemviri di Pietro Vannucci, foto by Galleria Nazionale dell’Umbria

 

Ma procediamo con ordine. La Cappella dei Priori รจ stata costruita nel Quattrocento con materiali, decori e affreschi realizzati da mani sapienti e da geniali artisti, affinchรฉ fosse il luogo, all’interno del Palazzo dei Priori a Perugia, piรน magnificente e rappresentativo.
Lo splendore e l’autorevolezza artistica della Cappella dei Priori accrebbe maggiormente dopo che Pietro Vannucci, detto il Perugino, dapprima ridipinse la cimasa raffigurando il Cristo in pietร  e poi la pala per l’altare, detta dei Decemviri dal nome dei committenti, dove si possono ammirare dipinti la Madonna col Bambino tra i Santi Ercolano, Costanzo, Lorenzo e Ludovico.
L’opera rimase all’interno del Palazzo dei Priori fino alla fine del XVIII secolo, quando le truppe napoleoniche francesi requisirono la pala lasciando, inspiegabilmente, al loro posto la cimasa col Cristo in croce e la cornice in legno intagliato e dorato.
Nel 1816, terminato il periodo napoleonico, Antonio Canova, inviato del Papa Pio VII, riuscรฌ a recuperare la pala e riportarla da quello che รจ l’odierno Museo del Louvre in Italia.
Canova, sempre accompagnato dal prezioso capolavoro pittorico, al suo rientro prese la direzione di Roma anzichรฉ di Perugia. Nonostante le sentite proteste perugine, la tavola fu accolta nella Pinacoteca Vaticana, dove รจ rimasta gelosamente custodita per circa due secoli, fin quando รจ tornata, ma solo temporaneamente, nella sua originaria collocazione umbra, ricongiungendosi alla cornice e alla cimasa.
A seguito dell’esposizione perugina, l’opera nella sua interezza sarร  esposta nel 2020 nei Musei Vaticani, in concomitanza dell’anniversario, dopo cinque secoli esatti, dall’anno della morte di un altro grande artista, Raffaello Sanzio da Urbino, allievo del Maestro Pietro di Cristoforo Vannucci.

Natale 1942, Bing Crosby incide White Christmas ed entra nella storia cantando:

I’m dreaming of a white Christmas

Just like the ones I used to knowโ€ฆ

(Sto sognando un Natale bianco

come quelli che ricordoโ€ฆ)

 

In Europa infuria la guerra, fa freddo e la gente ha fame.ย  A Colfiorito fa freddo e cโ€™รจ la neve, e la strada non รจ percorribile. Al Campo 64 i confinati e i prigionieri di guerra sono allo stremo. Militari e civili sognano la casa e la famiglia lontana, un pasto decente e un poโ€™ di caldo.
Colfiorito, altopiano tra Umbria e Marche, era stato scelto per internare i dissidenti e gli antifascisti. Un luogo, a soli 750 metri di altezza, dove lโ€™inverno durava sei mesi e quando nevicava rimaneva isolato. Troppo freddo e troppo paludoso per coltivare alcunchรฉ. Buono solo per il confino.
Migliaia di persone sono state ospitate sullโ€™altopiano e tutte hanno patito freddo e fame, vivendo nelle casermette. Erano cosรฌ alla buona, le casermette, che non poterono essere usate a lungo perchรฉ il freddo dellโ€™altopiano e la mancanza di riscaldamento negli alloggi era incompatibile con la sopravvivenza.

 

Una ex casermetta

 

Durante il ventennio fascista Colfiorito รจ stato usato alla stregua di Ponza, Lipari, Ventotene, Ustica, Pantelleria, Tremiti, Lampedusa, Favignana: luoghi isolati, poco frequentati dove confinare gli avversari del regime. Tra tutti un nome famoso, Lelio Basso, che รจ stato ospite delle casermette nel 1939. Poi, durante la guerra, hanno ospitato prigionieri albanesi, montenegrini, britannici e neo zelandesi.
Le chiamavano casermette per addolcire Campo 64 che diceva crudamente quello che erano quei capannoni: un campo di concentramento. Erano solo otto per 1500 persone. Erano troppo grandi per essere riscaldate con mezzi di fortuna. Erano troppo precarie per dare un vero riparo. Settantโ€™anni dopo sono ancora in piedi. Adesso sono localini e ristoranti e negozi che accolgono i turisti con le specialitร  della zona.
Quel luogo cosรฌ ingrato, che non offriva altro che paludi oggi รจ diventato parco, ed รจ unโ€™area di particolare interesse naturalistico-ambientale. La palude รจ un biotopo tutelato e protetto, mentre il terreno dellโ€™altopiano offre numerose specialitร  alimentari. Le patate e i legumi di Colfiorito sono rinomati e ormai migliaia di turisti salgono velocemente a rifornirsi. Una superstrada collega in 10 minuti Foligno a Colfiorito.
Accanto alla realtร  storica circola una simpatica leggenda.
Si dice che tra le persone transitate da Colfiorito ci sia stato anche un francese famosissimo: Napoleone. Nel 1797 andรฒ a Tolentino per firmare il trattato di pace con papa Pio VI, quindi potrebbe essere passato da Colfiorito. Qui si inserisce la leggenda che vuole che sia stato il Primo Console, non ancora imperatore, a dare lโ€™ordine di piantare le patate. Nel 1797 le patate le conosceva solo Antoine Parmentier e pochi altri e si pensava anche che fossero velenose.
Poco importa, conta il fatto che Napoleone รจ la leggenda che mette una coroncina sulla produzione di patate della zona che non sono piรน patate qualsiasi, ma sono diventate patate imperiali.

A Punta Navaccia, nei pressi del pontile di Tuoro sul Trasimeno, si trova Campo del Sole, un museo all’aperto composto da 27 sculture in pietra serena, posizionate in modo da formare una grande spirale; la progettazione รจ stata di Pietro Cascella con la collaborazione di Mauro Berettini e Cordella Von den Steinen e il coordinamento scientifico di Enrico Crispolti.

Le sculture sono state realizzate da artisti nazionali e stranieri dal 1985 al 1989, utilizzando la pietra arenaria di Tuoro e lavorando presso la cava e il laboratorio di Mauro e Giulio Borgia, i quali hanno poi fornito il loro contributo al componimento artistico.

 

 

ยซIl trentennale di Campo del Sole rappresenta un momento importante per l’identitร  storica del nostro Comune, che ha l’obiettivo di potenziare l’attrazione dei luoghi con un rilancio culturale e turistico attraverso lo sviluppo di una rete e di connessioni che facilitino il contatto con le bellezze ambientali, naturali e culturali del nostro territorioยป dice il sindaco Maria Elena Minciaroni.
ยซQuesta giornata, organizzata dall’Amministrazione comunale, con il nostro supporto รจ stata dedicata anche al 70ยฐ anniversario del dipinto di Gerardo Dottori, che si trova nell’abside della Chiesa di Santa Maria Maddalena, dove si รจ tenuta una lezione sul celebre pittore e su La conversione della Maddalena da parte del prof. Massimo Duranti, con i contributi di Andrea Baffoni e Antonella Pesolaยป afferma il presidente della ProLoco Fabrizio Magara.

 

 

ยซLa giornata del 7 dicembre รจ continuata al Teatro dell’Accademia con il convegno Dal Campo di battaglia di Annibale al Trasimeno all’architettura di sculture di Campo del Sole, luogo di Pace e di incontro tra i popoli, dove i relatori, Giovanni Brizzi, Massimo Bignardi, Alessandra Migliorati, Ermanno Gambini, Mauro Berettini, Antonino Serio, Mauro e Lorenzo Borgia hanno intrattenuto con ricchi e interessanti contributi, un attento pubblico in un teatro gremitoยป dichiara lโ€™assessore alla Cultura Thomas Fabilli.
Le autoritร  intervenute, oltre al sindaco Minciaroni e all’assessore Fabilli, sono state il senatore Luca Briziarelli, il vicepresidente della Provincia Sandro Pasquali, il presidente del Consiglio regionale Marco Squarta, l’assessore regionale alla Cultura Paola Agabiti Urbani, la direttrice del GAL Francesca Caproni, Manuela Crescentini Crispolti dell’Archivio Crispolti, Maria Luisa Guerrini presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti e Fabrizio Magara.

Andrea Loreni รจ il funambolo che, con i suoi passi strisciati, a piedi nudi o con leggere e apposite scarpe di cuoio, accarezza i 16 millimetri di diametro del cavo che lo conducono da un punto all’altro della traversata.

Guardarlo nella sua passeggiata aerea รจ una grande emozione e il pubblico, dal basso, accompagna ogni suo passo con lunghi sospiri simultanei e liberatori. Abbiamo incontrato Andrea Loreni per un’intervista e una foto al collodio umido, nello studio fotografico di Stefano Fasi e nel mezzo delle storiche procedure fotografiche abbiamo chiacchierato con lui e Andrea Mammolenti, l’amico torinese nonchรฉ tecnico della traversata che si occupa dei sopralluoghi pre-evento, degli ancoraggi, della tensione della fune in acciaio o fibra sintetica di derivazione nautica, del sistema di sicurezza e di molti altri aspetti tecnici. Mammolenti si รจ occupato, naturalmente, anche dell’allestimento della traversata in salita che si รจ svolta recentemente nel quartiere di Ponte San Giovanni a Perugia.
ยซNella traversata ponteggiana lunga oltre 100 metri, il cavo รจ stato ancorato con un andamento inclinato dal campanile della chiesa, alto 36 metri, a un camion di 12 tonnellate che rappresenta il contrappeso e il punto iniziale della traversata. Noi collaboriamo sempre con un ingegnere che fa una serie di calcoli teorici per lavorare in estrema sicurezza, ma per me ogni volta che Andrea va sulla fune รจ una nuova sensazione che viene amplificata dall’amicizia che lega anche le nostre famiglieยป dice Mammolenti.

 

Andrea Loreni, foto by Stefano Fasi

 

Andrea Loreni รจ il funambolo piemontese dagli occhi belli e racconta che ha iniziato a fare nel 1998 spettacoli di strada di giocoleria per poi passare al cavo, prima basso e poi alto. ยซLa ricerca di me stesso รจ stata il fattore che mi ha fatto evolvere. Inizialmente, il modo di vestire e il taglio dei capelli, poi la laurea in filosofia, passando attraverso il dubbio e lo scetticismo, sono state alcune tappe che mi hanno portato fin qua. Da giovane vedevo gli altri che facevano lavori normali, insoddisfatti. Questo non mi convinceva e sentivo che dovevo cercare oltre, fin quando vidi uno spettacolo di strada che fece scattare in me qualcosaยป spiega il funambolo.
Andrea racconta che i genitori non lo hanno contrastato e in particolare la madre lo ha sempre sostenuto, anche se i suoi primi spettacoli di giocoleria di strada non sono stati esattamente un successo.
Clave, palline, torce infuocate, la scala d’equilibrio, il diablo e far fare il cerchio al pubblico diventarono parte fondamentale della sua vita e degli spettacoli che Andrea portava nelle piazze come arte di strada. Un’esperienza che l’avrebbe aiutato nelle sue scelte future.
Il passaggio dalla giocoleria al funambolismo รจ avvenuto nel 2004, quando un organizzatore gli propose di fare grandi traversate su cavo.

 

Andrea Loreni, foto by Stefano Fasi

 

ยซDopo un paio di anni di allenamento, la mia prima traversata รจ stata di 120 metri sul fiume Po a San Sebastiano da Po vicino a Torino e da quel momento ho deciso di fare il funamboloยป ci confida Andrea.
La meditazione di tipo buddhista, la consapevolezza del corpo, il respiro, lo zen, dove funambolismo e zen si sono intrigati e legati in lui, fanno parte del suo stile di vita che riporta anche sul cavo. ยซQuesta รจ la via con cui mi sto realizzando e sul cavo prendo quello che c’รจ e null’altro. Il messaggio รจ accettarsi cosรฌ come siamo, prendersi qualche rischio, far capire che c’รจ un’altra via per tutti e ognuno di noi ha il suo valore. L’accoglienza che mi riserva Perugia ogni volta รจ particolare e fantastica e stiamo lavorando per dare continuitร  a questo eventoยป prosegue il funambolo.

 

Andrea Loreni, foto by Stefano Fasi

 

Ci racconta che tra i progetti futuri ci sarร  a Galway, in Irlanda, ad agosto 2020, l’attraversamento di diversi cavi da parte di 400 funamboli europei da formare e lui si occuperร , prevalentemente a Torino, degli italiani. Questo progetto nasce dal Centro funambulismo di Bruxelles e dalla Scuola di Circo di Galway. ยซHo poi un sogno, quello di camminare sui cavi del ponte sospeso piรน lungo al mondo che si trova in Giappone. E con questo sogno mando un saluto, dicendo che il funambolismo puรฒ essere una tecnica di crescita personale e utile per tuttiยป conclude Andrea.

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