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Continua il tour di eventi organizzati da AboutUmbria in giro per la regione per presentare i numeri della sua collana Collection. Questa volta tocca al colore White, ultimo numero dedicato appunto al colore bianco, occasione che porta AboutUmbria a Foligno.

Calamita Cosmica, foto by Claudia Iona

 

La rivista contiene infatti un interessante articolo dedicato alla Calamita Cosmica, lโ€™opera di Gino De Dominicis conservata nellโ€™ex chiesa della Santissima Trinitร  in Annunziata, e sarร  proprio questo lโ€™incipit che condurrร  i presenti lungo un excursus tracciato da unโ€™affascinante linea bianca.
Gli argomenti affrontati in questo numero coinvolgono al solito lโ€™intero territorio regionale, partendo dalla Tela Umbra di Cittร  di Castello, passando per il Trasimeno con lโ€™albero piรน grande del mondo realizzato in acqua, arrivando a Todi e al suggestivo Tempio della Consolazione e a Terni, in piazza Tacito e alla sua bianca fontana. Si racconta della bianca e soffice torta al testo, del panpepato bianco di Narni, dei bianchi bozzoli della seta immortalati nella Gaita Santa Maria di Bevagna e del parco archeologico di Carsulae. Come di consueto lโ€™arte riveste un ruolo di primo piano e fra gli artisti citati ci saranno la ternana Lauretta Barcaroli, che ha realizzato per lโ€™occasione lโ€™opera Avvento allegata in una riproduzione litografica alle prime 200 copie della rivista, e gli assisani Peducci & Savini, la cui opera Opinion Leaders รจ stata scelta per la copertina di White.
Diverse le realtร  imprenditoriali raccontate in White: Cancelloni Food Service, il Castello di Montevibiano Vecchio, lโ€™agriturismo Il Cantico di San Francesco, Listone Giordano, lโ€™Oro di Spello e le Fonti di Sassovivo.
Allโ€™evento parteciperanno: Decio Barili, Assessore alla Cultura del Comune di Foligno, Sonia Bagnetti, presidente di AboutUmbria, Ludovica Cappelletti, grafica e web designer di Corebook, Claudia Ioan di Officine Creative Italiane, Antonella Pesola e Giulia Venturini, storiche dellโ€™arte. Coordinerร  Ugo Mancusi, direttore marketing di Corebook.

ยซLe mie bufale sono una forma dโ€™arte, per questo non ho voluto mai guadagnarci un soldoยป.

Ermes Maiolica รจ lo pseudonimo di un trentacinquenne ternano che negli ultimi anni si รจ divertito a prendere in giro un poโ€™ tutti nel web. Molto popolare nel mondo di internet per le sue bufale, che hanno avuto come protagonisti Matteo Renzi, Cรฉcile Kyenge, Flavio Briatore, Teo Mammuccari, Umberto Eco e persino i rettiliani e la Volkswagen, ha iniziato con lo scopo di fare satira ed educare i creduloni. ยซHo sempre avuto un obiettivo educativo. Prendere in giro per insegnareยป. E ora lo fa, anche nelle scuole. Sarei stata a parlare con lui per ore, a inventare sciocchezze, ma il lavoro chiamava e pure lo stomaco, visto che erano le 20. Quindiโ€ฆ

 

bufale-web

Ermes Maiolica

Ermes, qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nato a Terni e ora per lavoro vivo a Narni. Sono voluto rimanere in Umbria perchรฉ ci sto bene e sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Terni ha un paesaggio umano piacevole, รจ la cittร  che rimane un poโ€™ stretta. Perugia รจ decisamente piรน vivace, non ha nulla da invidiare alle grandi cittร  in quando a divertimenti: forse sono lโ€™unico ternano che ama Perugia (ride).

Comeโ€™รจ nata lโ€™idea di creare bufale nel web?

Non ero un amante del web, poi mi sono iscritto a Facebook per vendere le magliette che stampo e per farmi pubblicitร . Sono da sempre un bancarellaro. Da quel momento ho iniziato a frequentare siti di controinformazione dove commentavo in modo ironico le notizie palesemente inventate, che provenivano da siti farlocchi. Ho cominciato a fare scherzi e vedere come reagiva la gente, da qui lโ€™idea di creare la mia prima fake news: scaricai la foto dellโ€™allora ministro Cรฉcile Kyenge, che non era molto amata, e scrissi che voleva dare le case popolari ai neri, agli zingari e ai rettiliani. Migliaia di persone commentarono indignate e condivisero la foto e la notizia si diffuse a macchia dโ€™olio.

Ma secondo lei comโ€™รจ possibile una cosa del genere?

I motivi sono due: il primo รจ che non sapevano chi fossero i rettiliani, magari pensavano a una popolazione africana; il secondo motivo รจ che spesso il testo della bufala non viene letto. Hanno visto la foto della Kyenge e hanno commentato solo per sfogarsi su di lei. Stessa situazione รจ accaduta con la fake su Umberto Eco. Poco prima del referendum costituzionale resuscitai Eco e gli attribuii la frase: ยซChi vota No รจ un imbecilleยป, solo che lui era morto nel 2016. La gente ci cascรฒ e commentรฒ dicendo che doveva stare zitto o che non avrebbe comprato piรน i suoi libri. Se tocchi il nervo scoperto delle persone, รจ facile che abbocchino e non si rendono nemmeno contro che queste notizie provengono da siti palesemente finti, ma non si preoccupano di andare a verificare, aprendo il sito, per vedere se รจ reale o meno.

Perchรฉ secondo lei la gente รจ cosรฌ credulona?

Tutti credono alle bufale, perchรฉ รจ facile credere a quello che piรน ci fa comodo. Se un post o un articolo confermano la tua idea, metti โ€œmi piaceโ€ e lo condividi. Ci cascano tutti, persino i giornali e le televisioni. Inventai una bufala sui tapiri consegnati da Valerio Staffelli di Striscia la Notizia: beh, la redazione del Giornale di Monza abboccรฒ in pieno e scrisse un articolo.

Cosa pensa di chi invece le fake news le combatte? รˆ un suo nemico?

Io ho iniziato proprio per combatterle, prendendo in giro chi credeva a questo tipo di notizie. Il mio obiettivo รจ sempre stato a titolo educativo: prendere in giro tutti per educare. Ora รจ un anno e mezzo che non invento piรน burle e mi dedico come docente a insegnare un uso corretto del web. รˆ tutta una questione di insegnamento, basta educare. Occorre far capire alla gente che non tutto quello che cโ€™รจ nella rete รจ vero. Se si legge una notizia รจ bene anche aprire lโ€™articolo e verificare chi la scrive. Non occorre censurare, come in molti pensano di risolvere il problema delle fake, serve invece alzare lโ€™asticella e puntare su un corretto uso del web, combattendo lโ€™ignoranza. Controllare รจ lโ€™opposto di educare.

La piรน grande bufala che racconterebbe sullโ€™Umbria o su Terni: cosa inventerebbe?

Anni fa inventai la presenza di un coccodrillo che usciva dal fiume Nera, con tanto di video contraffatto โ€“ per altro fatto male โ€“ ma la gente abboccรฒ. Una notte attaccai anche dei finti cartelli del Comune di Terni che mettevano in allerta i cittadini sulla presenza e pericolositร  dellโ€™animale. Ne parlarono i siti e giornali e in cittร  iniziarono a fare i cocktail e gli aperitivi in onore del coccodrillo. Ma la bufala piรน bella sarebbe un gemellaggio tra le tifoserie di Perugia e Ternana. Se uno la costruisse bene, potrebbero anche cascarci. Magari ci penso!

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Torta di Pasqua, cinghiale, inquinamento di Terni.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione…

I tanti paesi medievali e le sagre che li valorizzano.

Possiamo confessarlo: questa intervista รจ una bufala?

No, รจ tutto vero!

ยซCostui fu discepolo dello Angelico fraโ€™ Giovanni, a ragione amato da lui, e da chi lo conobbe tenuto pratico di grandissima invenzione, e molto copioso negli animali, nelle prospettive, neโ€™ paesi e negli ornamentiยป (Giorgio Vasari, Le Vite deโ€™ piรน eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani da Cimabue, insino aโ€™ tempi nostri)

Sono pochi i dati biografici rimasti sul fiorentino Benozzo di Lese di Sandro, meglio conosciuto come Benozzo Gozzoli. Stretto collaboratore di Beato Angelico, anzi suo consocio, amava replicare i bambolotti dallโ€™espressione un poโ€™ esangue del maestro, senza riuscire a superarlo, senza mai spingersi oltre il confine. Tuttavia nelle sue prime opere riuscรฌ a raggiungere un mirabile equilibrio tra la saldezza delle forme nella luce piena e un disarmante candore.

 

Narni

Lโ€™Annunciazione nella Pinacoteca di Narni

Una grande opera firmata

Questi caratteri si riconoscono perfettamente nelle opere umbre del pittore. Non solo nel ciclo delle storie della vita di San Francesco, affrescate nellโ€™omonima chiesa di Montefalco, ma anche nellโ€™Annunciazione della Vergine, una pala dโ€™altare ritrovata a Narni e tuttora conservata nella Pinacoteca del paese.
Lโ€™opera รจ una grande tempera su tavola, larga 117 centimetri e alta 142, di attribuzione certa, in quanto firmata dallo stesso pittore che, lungo il bordo inferiore del tendaggio di broccato dietro la Vergine, ha inciso in maiuscolo: ยซOPV[S] BENOTI[I] DE FLORENTI[A]ยป. Questa non รจ lโ€™unica iscrizione. Ne compare unโ€™altra sul mantello della Vergine: ยซAV[E] REGINAยป.
I personaggi della pala, lโ€™Arcangelo Gabriele e Maria, si trovano in un portico, del quale sono visibili due pilastri. La Vergine, con le mani incrociate sul petto, รจ inginocchiata su un piccolo sgabello, ricalcando il modello dellโ€™Angelico nella terza cella del convento di San Marco a Firenze. Nella parte alta sono ancora parzialmente visibili i raggi di luce, probabilmente completati originariamente dalla figura, oggi perduta, dellโ€™Eterno o della Colomba dello Spirito Santo che dallโ€™alto illuminava la scena. La raffinatezza dellโ€™opera trova riscontro nella cura e nellโ€™eleganza dei dettagli, come ad esempio nelle lumeggiature delle unghie delle mani dei personaggi, nel realismo delle doppie chiavi e nella raffinata decorazione a intarsio del cassone ligneo che si trova alle spalle di Maria.

Danni e restauri

Lโ€™opera รจ molto danneggiata e ha subito diversi interventi di restauro (1901, 1933, 1947, 1952, 1988, 2002). La firma dellโ€™autore era giร  visibile prima dellโ€™intervento del 1988, anche se questa รจ la data che รจ sempre stata accettata per la scoperta dellโ€™iscrizione. Giร  nel 1959, infatti, Castellani poteva notarla. Forse, perรฒ, tra la fine del XIX e lโ€™inizio del XX secolo, a causa del cattivo stato di conservazione non era piรน facilmente leggibile, tanto che il Guardabassi attribuรฌ la tavola a Pierantonio Mezzastris, mentre Eroli la riteneva piรน genericamente ยซdi scuola umbraยป.
A restituirla al Gozzoli fu Pรฉratรฉ nel 1907, che la datรฒ al 1450-1452. Lโ€™attribuzione al Gozzoli fu accolta anche da Gnoli, il quale successivamente collocรฒ il dipinto intorno al 1449, ritenendola ยซla piรน antica opera del maestro fiorentinoยป. Ancora oggi il dipinto viene datato intorno al 1449, in una fase precoce del soggiorno in Umbria del maestro fiorentino che si estese per un periodo di cinque anni. Nel 1449 il pittore รจ documentato a Orvieto, cittร  non troppo distante da Narni che allโ€™epoca rappresentava un importante centro dello Stato Pontificio, non troppo distante da Roma.
Per quanto riguarda la collocazione, il Guardabassi, alla fine dellโ€™800, la colloca nella chiesa di Santa Maria Maggiore, oggi San Domenico, e scrive: ยซII Cappella. Lโ€™ingresso fu architettato sullo scorcio del XV secolo, alla bellezza delle linee corrispondono sculture ornamentali. Interno. Parete S: Tavola a tempra โ€“ l’Annunciazione; opera del Mezzastiยป. Da Eroli, invece, sappiamo che nel 1898 lโ€™opera giร  non era piรน lรฌ: ยซLa seconda Cappella fu denudata deโ€™ suoi ornamenti, come anco deโ€™ quadri che lโ€™abbellivano (โ€ฆ) Non men vaga una piccola tavola, che io vidi quivi appiccata in sulla parete destra dellโ€™altare, avente in sรฉ lโ€™Annunziata, che non dubito attribuire alla scuola umbra; ma i tarli hanno fatto danno, e in breve perirร , se il Municipio, che oggi halla in custodia, non la cura e risanaยป.

Un problema di committenza

Se lโ€™attribuzione dellโ€™opera รจ certa, incerta รจ la committenza. La vicinanza di Narni con Orvieto ha sollevato il probabile legame con unโ€™opera raffigurante lโ€™Annunciazione, che era stata richiesta a Benozzo da una ยซdomina Gianna Gregoriiยป e che era rimasta incompleta per lโ€™insolvenza della committente. Benozzo allora cercรฒ di cedere il dipinto allโ€™Opera del Duomo di Orvieto, offrendosi di ultimare a sue spese il lavoro iniziato. Quelli accettarono lโ€™offerta, dichiarandosi disposti a sostenere il costo dei colori, purchรฉ lo stemma di donna Gianna fosse sostituito con quello della Fabbrica del Duomo. Di questo dipinto tuttavia non si conosce nรฉ la sorte, nรฉ la tecnica esecutiva, ma non รจ escluso che lโ€™opera fosse quella arrivata poi in modo sconosciuto a Narni.
Unโ€™altra ipotesi รจ che Benozzo fosse entrato in contatto con i frati domenicani della chiesa di Santa Maria Maggiore di Narni per intermediazione dellโ€™Angelico. In effetti, diversi elementi iconografici, uniti allโ€™originaria collocazione allโ€™interno della chiesa domenicana, portano a rendere piรน plausibile una committenza narnese. Alcuni dettagli apparentemente solo decorativi, hanno in realtร  una funzione fortemente simbolica; se accettiamo la committenza narnese possono fornire importanti indizi non solo sulla committenza stessa, ma anche sulla destinazione dellโ€™opera.

Significati simbolici


Particolare importanza riveste il motivo decorativo del tappeto ai piedi di Maria, costituito da uno stuolo di cani neri, posti tutto intorno alla Madonna, quasi schierati a sua difesa. รˆ probabile che in essi vada vista unโ€™allusione ai frati predicatori secondo un gioco di parole basato sul loro nome latino, Dominicanes; i seguaci di Domenico, infatti, si ritenevano Cani del Signore, appunto Domini canes, in quanto difensori dellโ€™ortodossia cattolica, in particolare per la loro funzione di inquisitori delle eresie. Un altro elemento che rafforza questa tesi รจ fornito dal colore dei cani, neri con il contorno bianco. Questi sono degli stessi colori del saio indossato dai frati dellโ€™ordine dei Predicatori. Del resto, come giร  detto, Benozzo era entrato in contatto con i domenicani grazie al suo lungo sodalizio con Beato Angelico, e con questo ordine rimase sempre legato, eseguendo per esso numerosi lavori in diverse cittร . Un altro elemento a favore della committenza narnese รจ dato dalla decorazione floreale presente sui pilastri del loggiato che divide lโ€™Arcangelo Gabriele dallโ€™Annunziata. Le foglioline sono chiaramente foglie di edera, raffigurate sia nella forma stilizzata, a cuore, sia in quella piรน naturalistica. La versione cuoriforme di queste รจ distintiva della casata degli Eroli e sono presenti nello stemma della nobile famiglia narnese che in questo periodo storico arricchรฌ con molte opere dโ€™arte le chiese cittadine. Dunque quella che sembrava solo una decorazione, probabilmente rappresenta un preciso riferimento alla committenza e pertanto รจ posto significativamente al centro dellโ€™opera. รˆ molto probabile quindi che il committente sia stato il cardinale Berardo Eroli che, dati i suoi stretti rapporti con alcuni dei maggiori esponenti del mondo politico e religioso del tempo (Niccolรฒ V, i Medici a Firenze, Santโ€™Antonino Pierozzi, per esempio), potrebbe essere entrato in contatto con lโ€™artista fiorentino e avergli affidato lโ€™opera.

 


Museo della Cittร 

via Aurelio Saffi, 1 – Narni (TR)

Orari di apertura:
aprile-giugno
dal martedรฌ alla domenica, festivi e prefestivi 10.30-13.00/15.30-18.00
chiuso il lunedรฌ
settembre
tutti i giorni 10.30 – 13.00 / 15.30 – 18.00
ottobre-marzo
venerdรฌ, sabato, domenica, festivi e prefestivi 10.30-13.00/15.00-17.30
Chiuso il 25/12. Il 01/01 solo orario pomeridiano.

Telefono:ย 0744 717117

E-mail:ย narni@sistemamuseo.it


Bibliografia:

G. Vasari, Le vite deโ€™ piรน eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue aโ€™ tempi nostri, Firenze, per i tipi di Lorenzo Torrentino, 1550

E. Lunghi, Benozzo Gozzoli a Montefalco, Assisi, Editrice Minerva, 2010

A. Novelli, L. Vignoli, Lโ€™arte a Narni tra Medioevo e Illuminismo, Perugia, Era Nuova, 2004

B. Toscano, G. Capitelli, Benozzo Gozzoli allievo a Roma, maestro in Umbria, Silvana Editoriale, 2002

Cocci, vetri rotti, ossa e maioliche decorate. Oggetti, che quasi tutti definiremmo spazzatura, sono stati puliti e catalogati e ora sono esposti nel museo di Casteldilago, in provincia di Terni. La mostra, non a caso, รจ stata chiamata Rubbish: tre secoli di ceramiche ed รจ stata curata da sir Timothy Clifford, studioso inglese che, dopo aver diretto la sezione ceramiche del Victoria & Albert Museum, la sezione disegni del British Museum, essere stato direttore della Galleria nazionale di Scozia e direttore del museo di Manchester, ha deciso di dedicare il tempo concessogli dalla pensione alle ceramiche del piccolo borgo umbro. รˆ stato proprio il critico dโ€™arte a raccontarci la storia del ritrovamento e lโ€™idea di esporle in un museo.

La scoperta

A trovare i numerosi oggetti di uso comune รจ stato Angelo Francucci, appassionato imprenditore della zona che fin dallโ€™etร  di quindici anni si รจ dedicato alla ristrutturazione del paese. รˆ stato, infatti, proprio durante alcuni lavori che Francucci si รจ trovato davanti a un butto, cioรจ unโ€™antica discarica. Nata come una cisterna, probabilmente avvelenata, si รจ trasformata nel posto perfetto per gli scarti provenienti da resti alimentari, oggetti in metallo, pezzi di vetro, di ceramica e carcasse di animali.

Un tesoro buttato via

Incuriosito, lโ€™imprenditore ha deciso di mostrarli ai coniugi Clifford che hanno la propria residenza estiva nel borgo. Timothy ha subito capito di essere davanti a straordinari reperti che vanno dal Medioevo fino al 1500. Raccolti tutti i pezzi, lo studioso ha iniziato a ricomporre gli oggetti come se fossero veri e propri puzzle e, pezzo dopo pezzo, gli รจ sembrato sempre piรน evidente che quelle che aveva davanti agli occhi erano ceramiche di straordinaria fattura, molte delle quali provenienti da Deruta. Andando avanti con gli studi ha infatti scoperto che Deruta apparteneva alla diocesi di Spoleto, alla quale apparteneva anche Casteldilago che nel Medioevo era una fortificazione abbastanza importante, e per questo gestita da diversi governatori che, spostandosi spesso, una volta finito il loro mandato, alleggerivano il loro carico buttando tutto ciรฒ che non sarebbe servito nella nuova dimora. A testimonianza di ciรฒ ci sono molti pezzi decorati con gli stemmi di famiglie nobili come gli Orsini, i Medici, i Lauri e i Clementini.

 

La produzione locale

Mentre avanza tra le teche orgoglioso, la moglie Jane racconta come abbiano fatto una scoperta ancora piรน importante. Molti pezzi sono accomunati da singolari caratteristiche che hanno portato a capire che molto probabilmente una fabbrica di ceramica si trovava anche a Spoleto. Timothy ha trovato un documento contenente un accordo tra due bancari di Spoleto, un vasaio di Deruta e un vasaio di Faenza. Inoltre, vicino allโ€™anfiteatro e vicino al Palazzo di Spoleto, ha trovato altri frammenti con le stesse singolari caratteristiche. Nulla tuttavia confermava lโ€™idea della fabbrica di ceramica a Spoleto finchรฉ Duccio Marignoli, presidente della The Marignoli di Montecorona Foundation,ย durante i lavori per risistemare una fogna ha trovato degli scarti di fornace con gli stessi disegni. Infine molti pezzi sono stati trovati nella Rocca di Spoleto, ma alcuni anche in quella di Narni e confermano la presenza di una produzione locale.

 


Per prenotare visite al museo:
Durate orario d’ufficio: +39-0744388710
Fuori dall’orario d’ufficio: +39-3357529230

 

Per saperne di piรน su Arrone

arte liberty in umbria

Titolo: Il Liberty in Umbria.

Architettura โ€“ Pittura- Scultura e Arti decorative. Architecture โ€“ Painting โ€“ Sculpture and Decorative Arts

Curatore: Maurizio Bigio

Editore: Fabrizio Fabbri

Anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 97888677806886

Caratteristiche: 231 p., formato cm 28 x 24,5, numerose illustrazioni fotografiche a colore, brossura illustrata con bandelle.

Prezzo: โ‚ฌ 35,00

 

 

ยซQuesta pubblicazione nasce dallโ€™interesse che ho sempre avuto per le arti in genere, per la pittura, la scultura, lโ€™architettura e la fotografia. Sono stato sempre interessato al Bello.ยป

L’autore

รˆ con queste parole che Maurizio Bigio, laurea in Economia e Commercio e trentasette anni di attivitร  svolta come Dottore Commercialista, parla della sua ultima impresa โ€œnel campo delle artiโ€. Avventure non nuove per lui che si รจ da sempre cimentato nel campo artistico come musicista, raggiungendo importanti traguardi che lo portarono, negli anni Settanta, a collaborare con i maggiori cantautori del periodo e a pubblicare lโ€™LP Rock Bigio Blues. Recentemente ha ampliato i propri orizzonti artistici dedicandosi alla fotografia, collaborando alla realizzazione del nuovo catalogo del MUSA (Museo dellโ€™Accademia di Belle Arti โ€œP. Vannucci di Perugia) a cura di Fedora Boco e al volume Ferdinando Cesaroni curato da Luciano Giacchรจ.

L’argomento

Lโ€™argomento del Liberty nella nostra regione era stato affrontato precedentemente solo dal professor Mario Pitzurra quando nel 1995 pubblicรฒ per Benucci Editore, Architettura e ornato urbano liberty a Perugia, testo ormai introvabile, che aveva il limite, dichiarato dallโ€™autore, di occuparsi solo della realtร  del capoluogo. Infatti รจ lo stesso Pitzurra che concludendo la presentazione della sua opera si augura che ยซ…altri seguano il mio esempio, possibilmente estendendo la ricerca al resto dellโ€™Umbria.ยป

Ed ora, a distanza di ventโ€™anni, Maurizio Bigio raccoglie la sfida con lo scopo, riuscito, di svegliare lโ€™interesse per una parte di questโ€™arte novecentesca poco studiata nella nostra regione.

La pubblicazione

Il Liberty in Umbria, vede la prefazione di Anton Carlo Ponti ed รจ corredata dai testi di Federica Boco, Emanuela Cecconelli, Giuliano Macchia, Maria Luisa Martella, Elena Pottini, Mino Valeri oltre che dello stesso Bigio.

La pubblicazione suddivisa in sedici capitoli, percorre la regione da nord a sud toccando i centri di Cittร  di Castello, Perugia, Marsciano, Deruta, Foligno, Spoleto, Terni, Allerona, Avigliano, Acquasparta e Narni.

E lโ€™interesse dellโ€™autore non si ferma solo allโ€™architettura, ma con occhio attento si sofferma anche sui particolari decorativi in legno, ferro battuto, ceramica, vetro e, dove possibile, anche sulle decorazioni pittoriche presenti allโ€™interno delle abitazioni.

Un interessante capitolo, a cura di Elena Pottini, รจ dedicato alla scultura liberty al Cimitero monumentale di Perugia, mentre Fedora Boco delinea i protagonisti di questa stagione con una piccola biografia e relativa bibliografia. Non mancano testimonianze fotografiche del liberty perduto come il negozio della Perugina o le decorazioni allโ€™interno del Bar Milano. A completare lโ€™interessante volume la traduzione dei testi in inglese a cura di Eric Ingaldson.

Giovanni di Pietro detto Lo Spagna per lโ€™origine spagnola della sua famiglia (Spagna 1470 โ€“ Spoleto 1528) รจ tra i protagonisti dellโ€™arte pittorica umbra tra XV e XVI secolo. Meno conosciuto rispetto ad altri seguaci del Maestro umbro Pietro Vannucci (per citare i suoi allievi piรน celebri: Pinturicchio e Raffaello), รจ un artista interessante e molto gradevole che vale la pena approfondire.

Il Maestro

Il giovane Giovanni si trovava probabilmente a Firenze intorno al 1493 quando Pietro Vannucci, detto Il Perugino, era tra i quattro maestri piรน in vista della cittร  insieme a Botticelli, Filippino, e Ghirlandaio. Perugino assunse in quegli anni un ruolo di guida aprendo bottega presso lโ€™Ospedale di Santa Maria Nuova; il suo laboratorio era tra i piรน attivi e frequentati anche da numerosi allievi che da tutta Europa giungevano per imparare ยซla grazia che ebbe nel colorire in quella sua manieraยป (G.Vasari, 1568). Questo ci fa pensare che il nostro artista potrebbe essere entrato qui in contatto con il maestro umbro, diventandone in seguito allievo e collaboratore.

Influssi e primi lavori

Quando nel 1501 Perugino aprรฌ bottega a Perugia, ricco comune che voleva rinnovarsi nello stile e nel gusto contemporaneo che proprio lโ€™artista, originario del contado perugino, aveva con successo elaborato nella grande Firenze, Giovanni lo seguรฌ, entrando in contatto probabilmente anche con Raffaello, altro giovane seguace del Perugino. Col Maestro, Giovanni lavorerร  al ciclo di affreschi per il Convento francescano di Monteripido del quale rimane un affresco staccato con San Francesco che riceve le stimmate, conservato alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria, che si trovava sul timpano della facciata della chiesa.
La critica รจ concorde nel vedere nello stile pittorico di Giovanni di Pietro
un‘adesione forte a modelli perugineschi, passaggio fondamentale per la formazione del pittore e per ottenere commissioni, ma anche lโ€™abilitร  di saper raccogliere lโ€™influsso di Raffaello, mantenendo allo stesso tempo un linguaggio personale, semplice e ricco di finezze coloristiche e di grazia. Alcune sue opere sono oggi parte delle collezione dei musei piรน importanti del mondo, per citarne alcuni: Londra (National Gallery), Parigi (Musรจe du Louvre), Roma (Pinacoteca dei Musei Vaticani).

Dai primi passi al successo

Agli inizi del 1500 lโ€™ambiente perugino รจ sotto il controllo della bottega del Vannucci e, come altri collaboratori del Perugino โ€“ tra cui Pinturicchio โ€“ lo Spagna si dovrร  trasferire in cerca di lavoro per poter creare un proprio entourage. Sarร  in altri centri umbri che decollerร  la sua carriera artistica.

Rilevante รจ la cittร  di Todi, bella ed elegante cittadina che domina la valle del Tevere: nel 1507 venne stipulato a Todi il contratto tra il pittore e gli osservanti della chiesa di Montesanto per la creazione di una pala d’altare raffigurante lโ€™Incoronazione della Vergine (Todi, Museo civico) (fig.1), completata nel 1511 quando il pittore vi andrร  ad abitare e a costituire una societร . Oltre alla pala di Montesanto, Giovanni lavorรฒ nel duomo dove affrescรฒ diverse cappelle (tra gli anni 1513 e 1515) decorando anche l’organo (1516). Rimangono due tavole con S. Pietro e S. Paolo e un lacerto di affresco raffigurante una Trinitร  (quarta navata sulla destra, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Todi).

Altro importante centro umbro per la carriera de Lo Spagna รจ la cittร  di Trevi, borgo che da unโ€™altura del monte Serano, domina splendidamente la valle spoletina, dimora di potenti famiglie locali. Qui lโ€™artista รจ chiamato da Ermodoro Minerva, ambasciatore di Ludovico Sforza, per decorare la Cappella di San Girolamo nella chiesa di S. Martino. La lunetta con la Vergine in gloria con i Santi Girolamo, Giovanni Battista, Francesco e Antonio da Padova datata 1512 รจ un affresco con evidenti richiami perugineschi, paesaggio ideale e ameno, ma dai colori piรน decisi. Per la stessa chiesa realizzerร  nel 1522 una imponente pala d’altare con Incoronazione della Vergine (ora alla pinacoteca del Complesso museale di San Francesco) ricca di toni puri, raffinati e cangianti, solida costruzione delle figure, materie e oggetti attentamente descritti con resa illusionistica, derivata dal prototipo di Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto (1467-69) e da unโ€™Incoronazione della Vergine del Ghirlandaio, che realizzรฒ a San Girolamo a Narni nel 1486; entrambe furono da riferimento anche per Raffaello nel 1505 per la pala di Monteluce a Perugia. Sempre a Trevi il maestro spagnolo, oramai richiesto e apprezzato in tutta lโ€™Umbria, decorerร  la chiesa della Madonna delle Lacrime tra 1518 e 1520 con riferimenti allo stile del richiestissimo Raffaello, in particolare nella scena del Trasporto di Cristo, dove cโ€™รจ un forte richiamo al capolavoro del maestro urbinate eseguito per la cappella Baglioni di Perugia nel 1507, oggi alla Galleria Borghese a Roma. Testimonianza dellโ€™evoluzione dellโ€™artista spagnolo quindi in continuo e rapido rinnovamento, stimolato da continuo studio e approfondimento, al passo con le richieste delle committenze piรน facoltose.

Nel 1516 gli venne concessa la cittadinanza spoletina, testimonianza del fatto che Giovanni risiedeva a Spoleto giร  da diversi anni. Il 31 agosto 1517 viene nominato capitano dell’Arte dei Pittori e degli Orefici, conferma del riconoscimento del ruolo di caposcuola. Dal 1516 in poi la sua attivitร  รจ attestata a Spoleto e nei centri circostanti, sia su base documentaria, sia attraverso un nutrito gruppo di opere, nelle quali traspare la presenza di aiuti e l’attivitร  di una bottega che ne aveva assimilato la maniera.
Tra le opere piรน
interessanti e significative, la Madonna Ridolfi, una Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo, Niccolรฒ da Tolentino, Caterina e Brizio, commissionata da Pietro Ridolfi, governatore di Spoleto dal 1514 al 1516 (Spoleto, Palazzo comunale) e le Virtรน dipinte per la Rocca, staccate nel 1824 e ricomposte in un monumento dedicato a Leone XII (Palazzo comunale). La disposizione e l’iconografia delle tre figure allegoriche, la Giustizia in alto, con la Caritร  e Clemenza ai lati, suggeriscono la destinazione verso un ambiente con funzioni giudiziarie.

Spoleto – San Giacomo

Nella Caritร , concepita secondo una composizione rotante, e nella Clemenza, caratterizzata da uno scorcio che conferisce efficacia retorica a gesti e posture, si riflettono soluzioni elaborate da Raffaello negli anni romani, suggerendo cosรฌ una cronologia abbastanza avanti nel tempo.
Lungo la via Flaminia, poco lontano da Spoleto, per la chiesa di
San Giacomo Apostolo, protettore dei pellegrini, nel 1526 Giovanni di Pietro รจ chiamato a decorare lโ€™abside e due cappelle. Nel catino raffigura una Incoronazione della Vergine e sulla parete San Giacomo e il Miracolo dellโ€™impiccato e il Miracolo dei galli. Straordinaria ricchezza di dorature, colori e ornamenti a grottesca, affollato di figure e scenicamente complesso: qui Lo Spagna raggiunge uno degli esiti piรน alti della sua attivitร , una rara testimonianza umbra della maniera moderna.

In questi anni, insieme alla bottega, Lo Spagna lavorรฒ in Valnerina: nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Gavelli, ove vi sono affreschi datati 1518 e 1523; a Visso nella chiesa di S. Agostino; a Scheggino, dove, infine nel 1526 sottoscrisse il contratto per la decorazione della tribuna della chiesa di S. Niccolรฒ per la quale gli furono offerti 150 fiorini.

Ereditร 

Lo Spagna morรฌ forse di peste, nellโ€™ottobre del 1528: il decesso รจ attestato da una carta dell’Archivio capitolare di Spoleto che riferisce che nel giorno 9 di quel mese vennero ricevuti i ceri per la cerimonia funebre: ยซdie 9 octobris, havemmo per la morte dello Spagna pictore quatro torcieยป (Gualdi Sabatini, 1984, p. 395).

Dono Doni fu il seguace piรน noto, ma non il solo a raccoglierne il testimone, la sua fiorente bottega costituisce ancora oggi un aspetto caratterizzante del patrimonio artistico della zona spoletina e della Valle del Nera. Tra i collaboratori vanno ricordati Giovanni Brunotti e Isidoro di ser Moscato, Giacomo di Giovannofrio Iucciaroni (1483-1524 circa) attivo in Valnerina; Piermarino di Giacomo che nel 1533 terminรฒ gli affreschi di Scheggino.

 

PER INFO:

TodiMuseo civico (chiuso lunedรฌ, orari 10.00-13.00/ 15.00-17.30), Cattedrale di Santa Maria Annunziata (apertura orario continuato 9.00-18.00), uff. turistico tel. 075 8942526

Trevi โ€“ Pinacoteca complesso museale di San Francesco (aperto da venerdรฌ a domenica dalle 10.30-13.00/ 14.30-18.00), altri spazi apertura su richiesta. ProTrevi tel. 0742 781150

Spoleto โ€“ Palazzo Comunale (orari da lun a ven 9.00-13.00, lun e gio 15.00-17.00), uff. turistico tel. โ€ฏ0743218620/1

 

 


Fausta Gualdi Sabatini, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, Spoleto, Accademia Spoletina, 1984.
Pietro Scarpellini, Perugino, Electa, MIlano 1984.
Perugino: il divin pittore, cat. della mostra a cura di Vittoria Garibaldi e Federico Francesco Mancini, (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria 2004), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2004.
Giovanna Sapori, Giovanni di Pietro: un pittore spagnolo tra Perugino e Raffaello, Milano, Electa, 2004

 

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