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Avigliano รจ un comune in provincia di Terni di circa 2400 abitanti. Antico centro abitato risalente al Neolitico, presumibilmente prende il nome dalla Gens Avilia, famiglia romana a cui venne affidato nel I sec a.C. il controllo sulla zona.

La posizione del paese, situato lungo la via Amerina, era infatti strategica per i commerci e il dominio di Avigliano รจ stato conteso per molti secoli. In seguito allโ€™invasione dei Longobardi in Italia il territorio rimase in mano ai Romano-Bizantini, andando a creare il cosiddetto Corridoio Bizantino, uno stretto tra il Ducato di Spoleto e il Ducato della Tuscia, unico collegamento tra Roma e Ravenna.
Durante il Medioevo venne conteso dai comuni adiacenti, rimanendo per molto tempo sotto il dominio di Todi.

Dellโ€™originale borgo medievale, distrutto e ricostruito piรน volte durante le numerose conquiste e rivolte, rimane ben poco: un torrione, alcuni tratti della cinta muraria e la Porta Vecchia, che ancora conserva uno stemma con lโ€™aquila, emblema del comune di Todi.

 

 

Da Porta Vecchia si entra nel centro storico, dove svetta una moderna torre merlata, costruita nel 1948 e abbellita con un orologio per ogni lato, che oggi serve come serbatoio idrico.
La chiesa parrocchiale del comune รจ la Chiesa della Santissima Trinitร . Costruita nel 1606 venne consacrata dal vescovo di Todi e decorata da importanti artisti della zona, come Bartolomeo Barbiani da Montepulciano e il todino Andrea Polinori. Lโ€™opera piรน pregiata รจ una tela del Polinori denominata Madonna col Rosario. Negli ultimi anni sono stati fatti dei lavori di restauro per riportare alla luce gli affreschi e le decorazioni della chiesa, coperti da alcuni interventi degli anni Quaranta.
Di fronte alla Chiesa della Santissima Trinitร  รจ stato edificato, nel 1928, il Teatro Comunale. Fortemente voluto dai cittadini aviglianesi, presenta una facciata in stile liberty tipico degli anni Venti. Oggi si presenta come il centro culturale di Avigliano, con unโ€™ampia programmazione di eventi, spettacoli, concerti e convegni.
Fuori dalle mura sorge una delle chiese piรน antiche della zona, intitolata al santo patrono del paese, la Chiesa di Santโ€™Egidio. Costruita nel XII secolo, presenta una facciata a due spioventi con un portale dโ€™ingresso in legno e pareti esterne realizzate in pietra calcarea. Lโ€™edificio รจ costituito da una sola navata e da unโ€™abside con affreschi raffiguranti Santโ€™Antonio Abate, Santโ€™Egidio e Santโ€™Anna con la Madonna fanciulla. Negli anni la chiesa ha subito numerosi interventi, tra cui la costruzione di una torre campanaria in stile moderno, realizzata con una struttura metallica.

Da non perdere la Foresta Fossile di Dunarobba. A circa un paio di chilometri dal centro di Avigliano, รจ un sito paleontologico patrimonio mondiale dellโ€™Unesco. Scoperta in una cava di argilla negli anni Ottanta, รจ composta da una cinquantina di tronchi di alberi pietrificati che, grazie a degli esami istologici e su foglie e pollini, sono stati ricondotti a una forma estinta di sequoia. I fossili, che si stima risalgano a piรน di tre milioni di anni fa, sono una scoperta di notevole importanza per la paleontologia.

 

Foresta fossile di Dunarobba Avigliano Umbro

Foresta Fossile di Dunarobba

 

Curiositร : il comune di Avigliano Umbro รจ il novantaduesimo comune umbro e lโ€™ultimo a essersi formato. Si รจ infatti venuto a creare nel 1975, in seguito al distaccamento dal comune di Montecastrilli.
Dal 2016 lโ€™associazione Avigliano Variopinto si occupa di chiamare artisti da tutta Italia per abbellire il centro storico del paese con colorati murales rappresentanti vecchi mestieri e antiche botteghe artigiane.

 

Deruta appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Nella storia della formazione dei borghi storici italiani, รจ noto che sia arrivato un momento in cui da semplici strutture difensive spesso a presidio di vie di comunicazione, essi siano poi diventati veri e propri snodi commerciali, spesso specializzati in peculiari produzioni. A quel tempo, la differenza tra artisti e artigiani era piuttosto labile; il giudizio di valore su alcune capacitร  umane โ€“ come la pittura e la scultura – piuttosto che su altre, sarebbe arrivato solo nel Cinquecento, generando a sua volta una gerarchia di classi nelle produzioni artigiane.

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Guardando tuttavia a Deruta – alle sue decorazioni, ai suoi fregi e ai suoi inserti di ceramica โ€“ spesso si perde la cognizione di cosa sia lโ€™arte e cosa lโ€™artigianato. Basta fare una passeggiata per le vie della piccola cittadina per rendersi conto di quanto la ceramica sia pervasiva di queste contrade, e di come quella che era a tutti gli effetti unโ€™arte si sia trasformata in una forma di artigianato non tanto per unโ€™inferioritร  nei confronti di discipline โ€œnobiliโ€ come la pittura e la scultura, quanto per la sua capacitร  di essere popolare.

Le strade della tecnica

La parte sud di questo comune che presidia il fiume Tevere รจ dominata da una stella che, impiantata nel terreno come un meteorite caduto dal cielo, rappresenta una figura femminile. Realizzata dagli allievi della Scuola Internazionale dโ€™Arte Ceramica Romano Ranieri, inaugura la via Tiberina, incorniciata da prunus dai colori saturi, da cui si dipartono numerose stradine laterali dai nomi suggestivi quanto testimoni di una tradizione vecchia di secoli, in cui la specializzazione era tale da generare addirittura dei segreti professionali.

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L’opera realizzata dalla Scuola Internazionale d’Arte Ceramica Romano Ranieri, all’ingresso di Deruta

 

La serie di vie che si intersecano a pochi metri dalla superstrada ha a che fare con le diverse fasi della produzione delle ceramiche artistiche che di questo luogo sono caratteristiche. Via dei Fornaciai, dei Tornianti, dei Modellatori, degli Stampatori, ma anche dei Pittori e dei Decoratori, fanno riferimento alla lavorazione della materia prima โ€“lโ€™argilla, a cui รจ dedicata una via nella parte nordย  – prima impastata in modo che le bolle dโ€™aria e la compattezza non facciano aprire delle crepe sul prodotto finito, e poi modellata. In base alla complessitร  e alle fattezze del prodotto da ottenere, si avrร  una modellazione a colombino โ€“ nel caso delle coppe –ย  a lastre, a stampo โ€“usato principalmente per i piatti โ€“ o al tornio โ€“per vasi, lampade o addirittura piatti da portata.

Decorazioni cittadine, Deruta

Ai tornianti รจ dedicata unโ€™intera via perchรฉ utilizzare il tornio -almeno quello a pedale โ€“ era sinonimo di un alto grado di specializzazione: lโ€™oggetto doveva essere creato a partire da un unico panetto di argilla, il che significava che lโ€™artigiano doveva essere in grado di prevedere quanta ne potesse occorrere per dare vita ad un certo oggetto con una certa forma e con un certo spessore. La difficoltร  stava poi nel mantenere costante la velocitร  di rotazione del tornio, in modo da concedersi il tempo necessario a modellare la materia, a scavarla, ad allungarla e a contorcerla, per donarle proporzioni equilibrate e affusolate. La diffusione dei torni elettrici non ha poi cambiato cosรฌ tanto lo stato delle cose: quello del torniante รจ un lavoro difficile e altamente specializzato, al pari di quello dello stampatore, che deve essere in grado di creare uno stampo in gesso, formato da un pezzo unico o addirittura da molteplici, per riprodurre un prototipo assegnatogli, senza ovviamente rompere il manufatto al momento del distacco.

Firme illustri

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Una piccola fornace per la ceramica a lustro, conservata nel chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Continuando a camminare, via dei Decoratori incontra un quartiere le cui strade sono dedicate a personalitร  piรน o meno note che hanno scritto la storia del piccolo borgo umbro.
Via Francesco Briganti รจ la prima: questo notaio derutese fondรฒ nel 1898 il Museo della Ceramica donando pezzi di sua proprietร , ma โ€“cosa ancora piรน importante โ€“ finalizzรฒ la ricerca storico-filologica alla creazione di laboratori dedicati agli artigiani. Alla Pinacoteca Comunale di Deruta restano invece una quarantina di opere di un altro filantropo, Lione Pascoli, che, appassionato di collezionismo, era riuscito a raccogliere ben trecento opere di arte minore, tra cui nature morte, battaglie, bambocciate. La via a lui dedicata si interseca con quella che porta il nome di uno dei piรน grandi promotori della cultura ceramica degli inizi del XX secolo: Alpinolo Magnini, a cui รจ dedicato anche il liceo artistico locale, che contribuรฌ dapprima ad integrare la collezione del museo con disegni ad acquerello di maioliche antiche, poi a rinnovare la ceramica a lustro in stile raffaellesco basandosi su unโ€™antica ricetta. Magnini fu anche direttore tecnico-artistico della Societร  Anonima Ceramiche, della Societร  Maioliche Deruta e della CIMA โ€“Consorzio Italiano Maioliche Artistiche; per ammirare perรฒ edifici che ne portano il nome, รจ necessario inerpicarsi lungo le strette vie del borgo vero e proprio. Da via Magnini si svolta dunque a destra e si oltrepassa via Nicolรฒ di Liberatore, meglio conosciuto come Lโ€™Alunno a causa di un errore del Vasari: questโ€™ultimo infatti scambia lโ€™iscrizione alumnus funginie per un soprannome, mentre ne indicava soltanto la provenienza folignate. Resta il fatto perรฒ che il pittore, famoso per le sue teste ritratte dal vivo, sia lโ€™unico artista del Rinascimento umbro ad essere citato dal famoso biografo degli artisti. Insieme al suocero fu autore, nel 1458,ย della Madonna dei Consoli, conservata alla pinacoteca comunale di Deruta.

Dettagli della Chiesa di San Francesco da Chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Una struttura urbanistica particolare

Salendo ancora e passando sotto il vecchio semaforo sospeso che caratterizza il quartiere chiamato borgo โ€“dal nome della strada che lo taglia a metร , via Borgo Garibaldi, incorniciata da alberi e da un muro litico glassato di decori in arabesco e dalle mattonelle degli artigiani locali โ€“ sulla sinistra si apre una maestosa scalinata: domina lโ€™intero paesaggio sottostante, infilandosi poi sotto un arco abbellito da piatti decorati e brocche incastonate nella pietra.

Una delle porte di accesso al borgo

Alzando lo sguardo, si notano alberi di nespole pendere da terrazzamenti posti ad un livello ancora superiore: questo รจ un tratto caratteristico di Deruta, dove lโ€™irregolaritร  e lโ€™asimmetria delle costruzioni si sposano con gli innumerevoli livelli del tessuto urbano, a volte difficili da indovinare.
Camminando perรฒ tra viuzze anguste ed erte, spesso cieche, รจ possibile individuare edifici storici e altri dallโ€™aspetto quanto mai folkloristico: รจ il caso della Societร  Anonima Maioliche sopracitata, caratterizzata da unโ€™elegante entrata in stile Liberty che si apre tra edifici dai tratti pressochรฉ comuni, che risente perรฒ dellโ€™incuria e degli sbalzi termici. La maiolica รจ infatti soggetta a fratture e distaccamenti, nel momento in cui รจ esposta alle intemperie.

Le pareti corazzata dell’Antica Fornace, Deruta

Portoni fregiati e facciate punteggiate da figure di donne, ci conducono ai piedi della seconda tipologia di edificio, quella piรน caratteristica: tra tutte le fornaci disseminate nel tessuto urbano, sicuramente quella antica รจ una costruzione dai tratti pittoreschi, spesso grotteschi, composta comโ€™รจ da squame di ceramica di recupero. Le spioventi pareti esterne sono infatti ricoperte di mattonelle, piatti, coperchi o addirittura di semplici frammenti, al punto da donarle lโ€™aspetto di una burlesca fortezza.

Dettaglio delle pareti esterne dell’Antica Fornace

รˆ difficile distogliere lo sguardo dalla visione dโ€™insieme degli innumerevoli frammenti, ma via El Frate โ€“ soprannome di Giacomo Mancini, altro grande pittore di coppe e piatti con soggetti tratti da Le Metamorfosi di Ovidio (XVI secolo) โ€“ ci aspetta.
Dopo una breve salita, si arriva allโ€™Istituto Statale dโ€™Arte Alpinolo Magnini, anchโ€™esso abbellito da un caratteristico fregio. A fronteggiarlo, Piazza dei Consoli, dalla forma allungata di un viale, sul quale ogni anno si disputa il caratteristico Palio della Brocca. Vi si aprono lo scarlatto Municipio e la Chiesa di San Francesco, ristrutturata con la locale pietra scura, un tranquillo gigante che sembra coccolare la piazza, soprattutto nella parte terminale, dove gli spazi si riducono e comprimono. Questo snodo รจ di particolare bellezza: a differenza di molte chiese tipiche dellโ€™Italia centrale, il maggiore edificio religioso di Deruta ha unโ€™entrata un poโ€™ in sordina, posta comโ€™รจ lungo una via piuttosto stretta e discosta rispetto alla spaziosa Piazza dei Consoli. Questa ombrosa via conduce altresรฌ al placido chiostro del Museo della Ceramica, dove spiccano una piccola fornace per la ceramica a lustro e un elce dalle ombrose fronde.

Materiali pregiati

A malincuore abbandoniamo le tranquille mura del complesso per riscendere a valle; attraversiamo un giardino pubblico di rara bellezza, una sorta di balcone su Deruta dove persino le panchine e la fontanella sono decorate con gli arabeschi tipici dellโ€™artigianato artistico locale. Una serie pressochรฉ infinita di scalette ci permette di scendere poi attraverso gli innumerevoli livelli su cui si sviluppa il borgo, fino a giungere alla fine di via Fratelli Maturanzio, una coppia di artisti del XVI secolo la cui memoria si perde ormai nelle pieghe del tempo.

Le splendide panchine decorate dei giardini pubblici, Deruta

A fare da tappo alla discesa, la Chiesetta di Madonna delle Piagge che, dopo qualche centinaia di metri, lascia spazio a due significative vie: via Verde Ramina e via della Zaffera. Il primo, insieme al bruno di manganese, รจ il colore della ceramica arcaica, caratterizzata da motivi geometrici, floreali o zoo-antropomorfi; il secondo trae il proprio nome dallo zaffiro, ovvero il colore blu che, durante la cottura, si gonfiava, restituendo motivi vegetali, emblemi e creature fantastiche a rilievo. รˆ importante comprendere il procedimento di decorazione del biscotto, ovvero del pezzo ottenuto dopo la prima cottura, perchรฉ in questa fase i colori cambiano. Dopo essere stato smaltato e decorato, il pezzo viene cotto una seconda volta in modo che i colori vetrifichino e assumano la loro reale tonalitร : il verde ramina da nero diventa del caratteristico pallido verde, mentre il blu resta uguale, ma temperature troppo elevate fanno sciogliere lโ€™ossido di cobalto, eliminando il decoro.

Scorcio di Deruta da via El Frate

Ci sono anche altre tecniche di decorazione, di cui sono testimonianza le vie che fendono la parte nord di Deruta: via del Mosaico, spesso dorato in oro zecchino, via del Riflesso, via dei Lustri โ€“ di cui fu innovatore il giร  citato Alpinolo Magnini – via del Raku, che lascia spazio a tradizioni ceramiche dโ€™oltremare, via dellโ€™Arabesco, del Raffellesco e via dellโ€™Engobbio, che fa il paio con via del Bianchetto. Queste ultime due sono tecniche strettamente connesse: il bianchetto รจ lโ€™altro nome della mezza maiolica, e consiste nel rivestire lโ€™oggetto con lโ€™ingobbio (o engobbio), cioรจ uno strato di argilla liquida e bianca, poi decorata o incisa. Questo procedimento veniva adottato quando ancora non si usava la cottura a biscotto e lo smalto a base di stagno risultava troppo costoso. La cottura avveniva solo una volta, dopo che lโ€™oggetto era stato rivestito con un sottile strato trasparente.
Significativa รจ la presenza di via dellโ€™Argilla che si inerpica verso le colline ancora poco urbanizzate che gli guardano le spalle: non รจ difficile immaginare generazioni e generazioni di ceramisti reperire la materia prima alle falde di queste alture, come pure nei depositi alluvionali del grande fiume Tevere che scorre poco piรน in basso.

 

Per saperne di piรน su Deruta

 


 

 

arte liberty in umbria

Titolo: Il Liberty in Umbria.

Architettura โ€“ Pittura- Scultura e Arti decorative. Architecture โ€“ Painting โ€“ Sculpture and Decorative Arts

Curatore: Maurizio Bigio

Editore: Fabrizio Fabbri

Anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 97888677806886

Caratteristiche: 231 p., formato cm 28 x 24,5, numerose illustrazioni fotografiche a colore, brossura illustrata con bandelle.

Prezzo: โ‚ฌ 35,00

 

 

ยซQuesta pubblicazione nasce dallโ€™interesse che ho sempre avuto per le arti in genere, per la pittura, la scultura, lโ€™architettura e la fotografia. Sono stato sempre interessato al Bello.ยป

L’autore

รˆ con queste parole che Maurizio Bigio, laurea in Economia e Commercio e trentasette anni di attivitร  svolta come Dottore Commercialista, parla della sua ultima impresa โ€œnel campo delle artiโ€. Avventure non nuove per lui che si รจ da sempre cimentato nel campo artistico come musicista, raggiungendo importanti traguardi che lo portarono, negli anni Settanta, a collaborare con i maggiori cantautori del periodo e a pubblicare lโ€™LP Rock Bigio Blues. Recentemente ha ampliato i propri orizzonti artistici dedicandosi alla fotografia, collaborando alla realizzazione del nuovo catalogo del MUSA (Museo dellโ€™Accademia di Belle Arti โ€œP. Vannucci di Perugia) a cura di Fedora Boco e al volume Ferdinando Cesaroni curato da Luciano Giacchรจ.

L’argomento

Lโ€™argomento del Liberty nella nostra regione era stato affrontato precedentemente solo dal professor Mario Pitzurra quando nel 1995 pubblicรฒ per Benucci Editore, Architettura e ornato urbano liberty a Perugia, testo ormai introvabile, che aveva il limite, dichiarato dallโ€™autore, di occuparsi solo della realtร  del capoluogo. Infatti รจ lo stesso Pitzurra che concludendo la presentazione della sua opera si augura che ยซ…altri seguano il mio esempio, possibilmente estendendo la ricerca al resto dellโ€™Umbria.ยป

Ed ora, a distanza di ventโ€™anni, Maurizio Bigio raccoglie la sfida con lo scopo, riuscito, di svegliare lโ€™interesse per una parte di questโ€™arte novecentesca poco studiata nella nostra regione.

La pubblicazione

Il Liberty in Umbria, vede la prefazione di Anton Carlo Ponti ed รจ corredata dai testi di Federica Boco, Emanuela Cecconelli, Giuliano Macchia, Maria Luisa Martella, Elena Pottini, Mino Valeri oltre che dello stesso Bigio.

La pubblicazione suddivisa in sedici capitoli, percorre la regione da nord a sud toccando i centri di Cittร  di Castello, Perugia, Marsciano, Deruta, Foligno, Spoleto, Terni, Allerona, Avigliano, Acquasparta e Narni.

E lโ€™interesse dellโ€™autore non si ferma solo allโ€™architettura, ma con occhio attento si sofferma anche sui particolari decorativi in legno, ferro battuto, ceramica, vetro e, dove possibile, anche sulle decorazioni pittoriche presenti allโ€™interno delle abitazioni.

Un interessante capitolo, a cura di Elena Pottini, รจ dedicato alla scultura liberty al Cimitero monumentale di Perugia, mentre Fedora Boco delinea i protagonisti di questa stagione con una piccola biografia e relativa bibliografia. Non mancano testimonianze fotografiche del liberty perduto come il negozio della Perugina o le decorazioni allโ€™interno del Bar Milano. A completare lโ€™interessante volume la traduzione dei testi in inglese a cura di Eric Ingaldson.

Sguardi, bocche semiaperte che sembrano sospirare, cantare. Pelle di marmo bianco, velato da una patina di polvere e ragnatele, angeli e fantasmi: il cimitero monumentale di Perugia offre a chi vi passeggi un tour silenzioso tra sculture estremamente assorte e tristemente affascinanti.

Guardiani silenziosi

Situato nei pressi della chiesa di San Bevignate, in una zona che giร  dal tempo degli Etruschi era adibita a necropoli, il cimitero fu inaugurato nel 1849, e poi ampliato, sui progetti di Filippo Lardoni e Alessandro Arienti. Qui si dispiega un romantico panorama dell’arte scultorea perugina tra Ottocento e Novecento.

L’entrata monumentale apre l’ingresso a tre lunghi sentieri silenziosi, costellati di cappelle e mausolei di ogni stile e fattezze, affascinanti per la loro eterogeneitร , tra l’eclettico e l’eccentrico: รจ il caso della tomba a piramide egizia, completa di severe sfingi all’ingresso (Romano Mignini, Cappella Vitalucci, 1892).

La suggestione piรน forte si avverte in ogni caso percorrendo le due gallerie coperte ai lati dei campi comuni, progettate dall’Arienti. Una serie di monumenti funebri si susseguono lungo la parete, una volta stellata vi accompagna sotto l’ombra del portico, mentre la luce filtra geometricamente dalle aperture delle arcate bianche e rosa.

A fine taste

Intanto sculture di esseri alati bianchi e ritratti di defunti abitano le gallerie, volgendo gli sguardi altrove o, a seconda della posizione, guardandovi dubbiosamente negli occhi. Molte statue hanno le sembianze di giovani asessuati dai tratti fisionomici dolci e aggraziati, colti in mosse misurate e panneggi svolazzanti.

Si scopre il gusto Liberty diffuso a cavallo tra XIX e XX secolo, interpretato da artisti perugini quasi coetanei, formatisi all’Accademia delle Belle Arti di Perugia.

Molte le opere in questo senso di Giuseppe Frenguelli (1856-1940), scultore perugino: l’angelo in posa ricercata che zittisce dolcemente, fissandovi negli occhi, a guardia del monumento Vicarelli (1895), o quelli musicanti, piรน scenografici, dai lunghi panneggi fluttuanti, assorti in un canto silenzioso, i quali aleggiano in una composizione complessa sul monumento Rossini (1905).

Atteggiamenti delicati, che conferiscono un’atmosfera di sospensione ed indefinitezza, come l’angelo languidamente seduto sopra il monumento sepolcrale della famiglia Nottari: la testa appoggiata alla mano, il gomito sopra una pila di libri, l’espressione vitrea, tra il vago, il fiacco, l’inerte. Del 1888, firmata da Raffaele Angeletti (1842-1899) e Francesco Biscarini (1838 โ€“ 1903), questa รจ solo una delle tante opere dei due artisti all’interno del cimitero di Perugia, i quali, dopo aver fondato nel 1861 uno studio di scultura, intrapresero l’attivitร  di un laboratorio e una fornace di terrecotte artistiche, in Via del Labirinto.

Allegorie dell'Aldilร 

Allegorie epiche accompagnano talvolta i ritratti dei defunti, come le sfingi, questa volta di tradizione greca, che sostengono il monumento funebre della poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti: le due donne alate, dalle possenti zampe di leone, hanno l’espressione elegante di nobili fanciulle, il collo lungo e i tratti fini; i capelli sono acconciati con una corona di alloro e nastri svolazzanti, in linea con il gusto decorativo liberty. Il monumento fu realizzato nel 1914 da Romano Mignini, con la collaborazione del figlio Venusto; lo scultore aveva frequentato il laboratorio Angeletti โ€“ Biscarini, e come i suoi maestri, si era formato all’Accademia perugina.

Tra i personaggi che animano le sculture funebri, le figure dei bambini addolciscono l’immaginario legato ai defunti. Sul monumento della famiglia Pezzolet, firmato Giuseppe Scardovi (1857 โ€“ 1924), sta seduto in posa scomposta un bambino dalle fattezze angeliche; mentre lo stesso Giuseppe Frenguelli scolpisce nel 1915, per la cappella della famiglia Pagnotta lungo il viale centrale, un bambinetto aggraziato e immobile nella sua tristezza, i cui fiocchi alle scarpe sono il dettaglio di verosimiglianza che conferisce alla figura l’apparenza funerea di uno spirito bambino.

La visita al cimitero si rivela un viaggio tra una moltitudine di figure, spiriti, e creature celesti scultoree, i quali rivelano simboli e allusioni legate all’universo dei defunti: scoprirle sarร  una passeggiata in un museo a cielo aperto, immerso nel silenzio.

 

 

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