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ยซVillard de Honnecourt vi salutaโ€ฆยป. Nel nostro XXI secolo possiamo apprezzare un simile esordio: non รจ certo quello che troveremmo allโ€™inizio di un manuale di tecnologia applicata e neppure del resto in qualsiasi altro manuale.

Di colpo, con questo saluto, entriamo in un altro mondo, quello del XIII secolo con tutto il suo splendore. Un secolo prima, lโ€™umile monaco Teofilo apriva anchโ€™egli, con un saluto, il suo Trattato di arti diverse: ยซDio Onnipotente sa che non ho scritto le mie osservazioni nรฉ per amore di una lode umana, nรฉ per il desiderio di una ricompensa temporale, che non ho nascosto nulla di prezioso o di raro per malizia o gelosia, che non ho passato sotto silenzio nessuna cosa, riservandola per me solo, ma che per accrescere lโ€™onore e la gloria del suo nome ho voluto venire incontro alle necessitร  e aiutare il progresso di un gran numero di uominiยป.
Villard รจ piรน sobrio e piรน efficace al tempo stesso, ma lo spirito รจ il medesimo: ยซVillard de Honnecourt vi saluta, e prega tutti coloro che lavoreranno con gli strumenti che troveranno in questo libro, di pregare per la sua anima e di ricordarsi di lui, perchรฉ in questo libro si puรฒ trovare grande aiuto per la saldezza della muratura e per gli strumenti di carpenteria; vi troverete anche il modo per rappresentare le figure, i disegni, secondo quanto comanda e insegna lโ€™arte della geometriaยป.
ยซLe treiziรจme siรจcle est le temps oรน triomphe le nombre, oรน le quantitatif sโ€™impose. Ratio en latin cโ€™est raison mais aussi compte, calcul. Des trois grand domaines oรน le Moyen Age affirme sa crรฉativitรฉ le moulin et ses applications, le textile et sens instruments, le batiment et ses machines, cโ€™est dans ce dernier que se situent les dessins de Villard de Honnecourtยป. (Jacques Le Goff).
ยซLes moulins hydrauliques destinรฉs ร  different usages-moudre le grain, fouler le tissu, marteler le mรฉtal, etc.- existaient dรฉjร  du tems de Villard.ย  Ma les moulins actionnant des scies nโ€™avoir รฉtรฉ mis au point quโ€™au cours du XIII siรจcle e nโ€™ รจtre devenus opรจrationnels quโ€™au cours de la deuxiรจme moitiรฉ de ce siรจcle. Le scie hidraulique, dessinรจe par Villard de Honnecourt, qui peut รจtre datรจe de la premiรจre moitiรจ du XIII siรจcle, presente donc un interรฉt particulier parce que cela semble etre la premiรจre raprรฉsentazion dโ€™une telle machineยป. (Roland Bechmann).

Il disegno della sega idraulica di Villard de Honnecourt

Un’invenzione fondamentale

Lโ€™energia idraulica ha avuto nel Medioevo la stessa importanza del vapore nel XIX secolo e del petrolio nel XX. Veniva utilizzata al massimo per meccanizzare tutta una serie di operazioni: vi si macinava il grano, vi si setacciava la farina, vi si follava il panno, vi si conciavano le pelli e vi si forgiava il ferro grazie allโ€™albero a camme che Villard ha rappresentato nel suo disegno. La prima menzione medievale di una sega idraulica si trova in un documento normanno del 1204. Ma la prima raffigurazione รจ quella di Villard.
Sotto il suo disegno Villard scrive: ยซIn questo modo si costruisce una sega che sega da solaยป. La sega meccanica รจ la prima macchina automatica in due tempi: al movimento circolare delle ruote, che dร  luogo a un moto alternativo capace di segare, sโ€™aggiunge un avanzamento automatico del legno verso la sega. Lassus descrive cosรฌ il suo meccanismo: ยซUn ruscello, le cui onde sono indicate in alto a sinistra, fa muovere una ruota a pale oblique attorno ad un asse che porta una seconda ruota dentata e quattro camme. La ruota dentata fa avanzare il tronco da segare, tenuto in posizione da quattro guide che gli impediscono di deviare. Le camme poggiano su uno dei bracci articolati fissati alla parte inferiore della sega verticale, la cui parte superiore รจ fissata a sua volta allโ€™estremitร  di una pertica flessibile. Appoggiandosi sul braccio dellโ€™articolazione, la camma fa scendere la sega, che piega la pertica e comincia a risalire in virtรน della flessibilitร  di questโ€™ultima, dal momento in cui la camma ha esaurito la sua azioneยป.

Le corporazioni umbre

Nel 2001 la Gaita Santa Maria, nella ricostruzione delle antiche attivitร  produttive, ha riprodotto tutte le fasi lavorative dellโ€™Ars magistrorum lignaminis (Arte dei legnaioli). Sebbene lโ€™ordine gerarchico la ponesse negli ultimi posti delle Arti minori, lโ€™Arte dei legnaioli era tuttโ€™altro che di trascurabile importanza economica. I suoi iscritti, pur non essendo eccessivamente numerosi rispetto a quelli delle altre corporazioni, erano pur sempre molto importanti per la vita della cittร . Infatti, oltre a partecipare alla costruzione degli edifici, ne rendevano abitabili gli interni con mobili e masserizie. A Firenze, giร  dal XIII secolo, erano suddivisi in quattro membra, secondo il particolare lavoro eseguito e cioรจ, come affermava lo statuto (1342):

  • facienti e vendenti botti, tina e bigonce
  • facienti e vendenti cofani, forzieri e casse
  • altri maestri purchรฉ non siano segatori o bobulici (conduttori di carri trainati da buoi)
  • segatori

A Gubbio, nello Statutum Comunis et Populi, Civitatis, Comitatus et Districtus Eugubii la Rubrica 53 del 1ยฐ libro, elenca le Arti, tra cui lโ€™Arte dei Falegnami, ne conferma la legalitร  associativa, ne approva i loro Brevi o Matricole o Statuti (1334): cioรจ le raccolte di norme di etica professionale miste a disposizioni di carattere protezionistico per lโ€™associazione o a disposizioni preventive atte ad evitare la concorrenza fra soci. In essi si scrive che il legname ridotto in tavole dai segatori raggiungeva i vari specialisti dellโ€™Arte, tramite la collaborazione dei trasportatori e cioรจ:

  • i bottai che facevano le botti, i tini, le bigonce
  • i carpentieri che facevano i travetti, vergoli, impalcature
  • i bastari che facevano le selle, i basti
  • i carradori che facevano i carri, barrocci, ruote
  • i balestrari che facevano balestre
  • i tornitori che tornivano paletti per una infinitร  di usi civili, militari, religiosi.

Vi erano poi altre categorie di lavoratori che esercitavano la parte piรน nobile dellโ€™Arte. Erano coloro che esercitavano Lโ€™Arte della scultura lignea, dellโ€™intaglio, dellโ€™intarsio, della pittura del legno, dei mobili.
A Todi, giร  dal 1282, viene ricondotto il primo elenco delle sedici corporazioni o Universitร  con i nomi di ognuna di esse e dei consoli loro rappresentanti e tra esse i magistri lignaminis (maestri del legno e carpentieri): a essa vi facevano parte non solo il semplice artigiano, ma anche il disegnatore e il realizzatore di mobili e attrezzeria, lโ€™intagliatore e lโ€™intarsiatore, il carpentiere. In questa specifica attivitร  gli si richiedevano conoscenze particolari di ingegneria e matematica, nozioni sulla distribuzione dei pesi e dei carichi indispensabili per innalzare le ardite impalcature necessarie a costruire gli edifici pubblici e religiosi della fine del Duecento.
A Foligno, tra le ventisette corporazioni medievali, era presente anche quella del Legname. Lo statuto dellโ€™Arte (1404) riguardava tutti i lavoratori del legno, tutti coloro che, nelle diverse specializzazioni, usavano questa materia prima per produrre manufatti di qualsiasi genere. รˆ il tempo di carpentieri, tornitori, begonzari, zoccholari, carratari, bastari, fabbricatori di molini e di archiโ€ฆ artigiani che immettono sul mercato oggetti da destinare ora agli uomini, ora agli animali.
A Perugia fin dal 1291 รจ documentata la presenza dellโ€™Ars magistri lignaminis et lapidum. Lโ€™Arte, i cui statuti risalgono al 1385 comprendeva scalpellini, falegnami e carpentieri, categorie che intervenivano congiuntamente nel campo dellโ€™edilizia religiosa e civile della cittร . La ricchezza della corporazione รจ testimoniata dallโ€™entitร  delle contribuzioni imposte dal Comune; la frequente presenza dei suoi iscritti nel Consiglio priorale riflette il ruolo importante da essa rivestito nel contesto cittadino.
A Bevagna, nei Libri Statutorum Antique Terre Mevanee sono menzionati i magistri lignaminis et lapidum. La loro importanza nella Bevagna medievale era indubbiamente notevole in quanto si prevedeva lโ€™intervento del podestร  qualora il loro lavoro non fosse adeguatamente retribuito e che la difesa dei loro interessi, in eventuali cause, fosse assunta dallo stesso Comune. (CXXXII. De mercede magistrorum lignaminis et lapidum cum irent ad aliquam executionem faciendum).
ยซSi aliquo tempore magistri lapidum vel vignorum ad executionem aliquam faciendam contra aliqua malefactorem, potestas faciat eis satisfieri pro eorum labore de bonis illius malefactoris vel de bonis comunis, dum tamen illa solutio fiat per camerarium comunis et quod dicti magistri pro predictis in qualibet curia defendantur per comune Mevaneeยป.

 

La sega idraulica

La sega idraulica di Villard nel Mercato delle Gaite

Sulla base di tali conoscenze storiche, nel ricostruire lโ€™Arte dei legnaioli e lโ€™Arte dei maestri del legname e della pietra, la Gaita decise di ricostruire la sega idraulica disegnata da Villard di Honnecourt nel suo taccuino. Il taccuino scritto da Villard e risalente al XIII secolo รจ il primo esempio di trattato di ingegneria e il disegno della sega ad azionamento idraulico per ricavare tavole dai tronchi dโ€™albero รจ uno dei disegni piรน interessanti. La progettazione e la sua realizzazione hanno richiesto tempo e fatica, ma il risultato ottenuto ripaga delle difficoltร  incontrate. La macchina viene mossa da una ruota ad acqua come quella dei mulini (in alto a sinistra nel disegno); lโ€™asse che parte dal centro della ruota aziona sia lโ€™avanzamento del tronco sia il movimento della lama. Il tronco da tagliare viene tenuto a contatto della lama da una ruota raffigurata con sei denti (al centro del disegno); i quattro bastoni (camme) allโ€™estremitร  dellโ€™asse servono invece per trascinare verso il basso la lama che una pertica (un grosso ramo in diagonale da destra a sinistra), flessibile come una molla, riporta verso lโ€™alto. La lama, quindi, a ogni giro dellโ€™asse, la lama รจ trainata quattro volte verso il basso.
La bottega dei segatori ricostruita risponde a tre criteri: collocazione in prossimitร  del fiume per la disponibilitร  di energia spazio per lโ€™accumulo e la preparazione dei tronchi, area per la preparazione ed essicazione delle tavole. Una volta abbattuti e sfrondati, con corteccia integra, i tronchi vengono trasportati su zattere; arrivati in prossimitร  della segheria, una gru manuale a carrucole multiple, solleva i tronchi e li accumula sul piazzale; prima del taglio vengono scortecciati e viene scelta la posizione che il tronco deve avere sulla sega, in modo da tagliare subito il lato piรน nodoso; il tronco viene posizionato sulla sega, durante il taglio il tronco non deve poter ruotare nรฉ andare fuori asse, lo spessore delle tavole va da 5 cm in su, ogni tavola tagliata viene tolta e poste nel posto di essiccazione. Grazie a Flavio, Gianluigi, Alfredo, Marco, Gianpaolo, Paolo e Gianni la Gaita รจ riuscita a dar vita a questa macchina e con essa, di nuovo, alle idee di Villard.
Che non ci resti, ora, che pregare per lui?

 


Riferimenti bibliografici:

Bechmann R.ย  Villard de Honnecourt. La pensรจe tecnique au XIII siecle et sa communication, Picard 1993

Tra i mestieri tradizionali della Bevagna medievale, il piรน caratteristico รจ legato alla lavorazione della canapa, per la fabbricazione di tele e cordami.

Nel suo Saggio georgico sulla proprietร  dellโ€™acque del torrente Lattone e commercio delle tele in Bevagna del 1782, Alessandro Aleandri scrive: ยซFra tutte per altro le arti, che quivi a perfezione son giunte, verunโ€™ altra avvenne, che possa in elevazione contendere collโ€™arte di tessere e imbiancare dโ€™ogni specie le Tele. Buona parte del territorio di Bevagna รจ attivissimo alla produzione e cresciuta della Canape, di cui si raccoglie quantitร  considerabile. Raccolta in Bevagna la Canape vโ€™รจ tutto il modo di macerarla in alcuni Fossi a ciรฒ destinati, chiamati perciรฒ Maceratori, cinquecento passi in circa lungi dallโ€™abitato. Compiuta la macerazione, ed incigliata dai Contadini la Canape, passa alle Botteghe dei Canapari, delle quali se ne contano nellโ€™abitato in gran numero, vivendo perciรฒ la maggior parte della Plebe collโ€™esercizio di questโ€™arte. Ridotta allโ€™opportuno lavoro viene poi consegnata alle Filatrici, dalle Filatrici passa allโ€™Orditrici, e Tessitrici, dalle quali si lavorano le Tele di diversa qualitร , giusta il desiderio di chi ne fa lโ€™ordinazione. In Bevagna si conta un numero infinito di Telari, sicchรฉ ascendono a migliaia le Tele che in ciascun mese si lavorano. La tela si divide in quattro pezze, e ciascuna pezza in ventisette braccia, o sia in nove Canne Romane. Lavorate le tele resterebbe di imbiancarle e dovrebbesi mandarle altrove, se non vi fosse anche qui la maniera dโ€™eseguirlo non solo perรฒ evvi tal comodo; ma egli รจ tale che non evvi luogo in tutta lโ€™Europa, ove le tele naturalmente riducansi a piรน perfetto biancheggio, quanto da noi e il cui perfetto biancheggio proviene soltanto dalle acque del nostro Lattone. Questo torrente denominato Lattone rimane lungi circa due miglia da Bevagna, sotto un Castello denominato la Torre del Colle. Sebbene dagli Abitanti della Torre non si usi alcuna particolaritร  nรฉ segreto per biancheggiare, con tutto ciรฒ รจ infallibile che lโ€™acque del detto Lattone bianchiscono piรน di tutte lโ€™altre acque, benchรฉ non si usi nรฉ calce, nรฉ sapone, nรฉ si raddoppino tanti bucati, quanti se ne usano in altri luoghi di biancheggio. Giunte finalmente al grado del desiderato biancheggio, le genti della Torre del Colle le stendono in vari prati, presi in affitto per asciugarle. Indi a perfezione purgate le riportano aโ€™ rispettivi mercadanti in Bevagna, incontrandosi di continuo per la strada che conduce colร  Uomini e Donne, Giovanotti e fanciulle, di fresca, di adulta, di virile e ancor di vecchia etade portar sopra la testa chi tre, chi quattro e chi per fine sei di quelle Tele. Fra le tele dunque, che si mandano a curare al Lattone vi sono le Cortinelle, che si fabbricano in tutta la Germania; la loro tirata รจ di circa canne 20 Romane, e si paga per curarle baj.25 la pezza. Le tele di Cento fabbricate in Baviera di tirata canne 25, e pagansi per curarle baj.30 la pezza. Le tele Navine fabbricate similmente in Baviera simili nella tirata e nel prezzo alle tele di Cento. Le tele di Bevagna di tirata canne 9, si paga per biancheggio baj.10. Vengono finalmente anche le tele di Bologna e dโ€™altre parti, il cui biancheggio si paga piรน o meno secondo la loro maggiore o minor tirata ed altezzaยป.
Aleandri cosรฌ conclude il saggio: ยซFinchรฉ sussisterร  questโ€™arte, non mancherร  popolazione, girerร  il denaro e fiorirร  in Bevagna la ricchezza e lโ€™abbondanza; ma trascurandosi si vedrร  il popolo in povertร  e decadenza. Si dovrebbe quindi custodire la medesima con somma gelosia e usare ogni mezzo possibile per mantenerla e accrescerla, senza frapporvi il menomo ostacolo, anche in riflesso di qualunque pubblica gravezza, potendosi in caso di bisogno aumentare gli aggravi personali, non mai perรฒ il traffico o delle canape o delle Tele, unico mezzo che ci resta in oggi per sperare la sussistenza ed aumento del Popolo di Bevagnaยป.

 

Telaio in lavorazione

Un’antica tradizione

Da un documento di proprietร  dei Conti Spetia risulta che, ancora nel XIX secolo, gran parte della popolazione vive dellโ€™esercizio di questa arte: 2404 sono le filatrici che, dalle frazioni e dai comuni limitrofi, vengono quotidianamente a Bevagna per prendere e riportare i filati; 36 sono le botteghe per la raffinazione della canapa: 376 le donne del capoluogo impegnate nella tessitura e 381 le persone impiegate nel biancheggio delle famose Tele di Bevagna e di quelle straniere. Sembra che anche Caterina De’ Medici, andando in sposa ad Enrico II, re di Francia, porti nel suo corredo finissime camicie di canapa, tessute e confezionate a Bevagna.
In realtร , verso il Mille, la coltivazione della canapa รจ diffusissima su tutto il territorio pianeggiante e ricco di acque e pertanto adatto, per la sua configurazione, a questo tipo di coltura da cui contadini e artigiani traggono il loro sostentamento, contribuendo alla notorietร  del borgo con la produzione di tele pregiate e cordami resistentissimi. Lo stesso Statuto documenta lโ€™importanza che a Bevagna aveva la coltivazione della canapa e la tessitura. Nel libro terzo si vieta lโ€™importazione della canapa di Foligno a Bevagna e nel suo distretto; รจ fatto obbligo al Podestร  di inviare il proprio notaio ogni martedรฌ, giorno di mercato, a controllare il Forum Canipae perchรฉ non si contravvenisse alla norma. La pena per coloro che erano stati trovati colpevoli era stabilita in decem solidis pro manna qualibet, cioรจ per ciascuna matassa. Veniva stabilita lโ€™ubicazione del mercato della canapa: da porta Giuntula fino a Porta S. Vincenzo, e in nessun altro luogo e anche in questo caso il notaio del Podestร  doveva esercitare un severo controllo. Si stabiliva anche che nessuno potesse passare attraverso i campi coltivati a canapa, cioรจ le canapine, per andare a lavare i panni ed era compito del Notaio ai Danni Dati controllare e indagare su coloro che non avessero rispettato la norma. Infine lo Statuto considerava lecito per chiunque macerare la canapa, il canapone e il lino in qualsiasi maceratoio di Bevagna e del suo distretto con il consenso degli eventuali proprietari. Il capitolo 178 definisce il salario delle tessitrici dei panni canapati in base ai nodi con precisione estrema: il compenso va da tre soldi per sei nodi e a otto soldi per quindici nodi. ย Textrices, seu texentes panni canapatii accipiant pro stesa panni facti in sex legaminibus tres solidos: et pro stesa panni facti a sex usque in decem legaminibus quinque solidos, et pro stesa panni facti in undecima, et in duodecim legaminus sex solidos, et pro stesa panni facti in quatordecim legaminibus septem solidos et sex denarios, et pro stesa panni facti in quindecim legaminibus octo solidos denariorum.

 

Mercato delle Gaite

La lavorazione durante le Gaite

Per rispetto di questa antica tradizione della Bevagna medievale, nellโ€™ambito della manifestazione del Mercato delle Gaite, una delle quattro, la Gaita Santa Maria, si รจ impegnata fin dallโ€™inizio a far rivivere nei gesti e nei suoni i diversi momenti della lavorazione della canapa, ripercorrendone con fedeltร  i complessi passaggi, secondo le antiche tecniche. Nel 1993 la Gaita ha pensato di arricchire il suo angolo originario dando vita alla ars guarnellariorum o arte dei cascami pesanti che lega insieme, in una stessa corporazione, gli artigiani che tessono la canapa e la lana, nonchรฉ i cordari. In un accogliente e suggestivo angolo verde i visitatori hanno modo di seguire contemporaneamente le fasi della scavezzatura e quelle della scardezzatura dei due cascami pesanti. In un angolo, Osvaldo il pastore tosa con mani esperte una grossa pecora belante, da cui ricava la lana che alcuni giovani donne lavano ripetutamente alla fonte dโ€™acqua corrente. Mentre Cinzia e Manuela sono impegnate in questo lavoro, Maria e Gina stendono al sole la lana lavata, disponendola su camorcanne. Quella giร  imbiancata viene invece scardazzata a mano da Marisa e Peppinella, che la allargano in fiocchi, con gesti veloci, dopo averla unta con olio di oliva. Al centro del giardino si susseguono le fasi della stigliatura: le mannelle di canapa che stanno a essiccare al sole, vengono prese e sottoposte ai colpi ripetuti e ritmati del bastone e della maciulla, con cui Cesare e Angelo spezzano gli steli in frammenti, facilmente separabili dalla filaccia. La fibra, che ne risulta, viene passata poi al pettine; Tarsavio e Silvio, con gesti lenti ma costanti, allungano e tirano ripetutamente le fibre di canapa e lana sopra i due grossi pettini, legati stabilmente ad un tavolaccio, cosรฌ da eliminare la parte piรน grossolana della filaccia e del fiocco e disporre le fibre in unโ€™unica direzione, preparandole per la filatura. Ogni tanto una ragazza, Simona, preleva i fiocchi di lana e canapa, appena pettinati, per riportarli alle filatrici. Dina, Letizia e Maria su pesanti banchetti incappucciano le rocche, fatte da loro con grosse canne, con u batuffolo di fibra di canapa e lana. Le tengono strette sotto lโ€™ascella, oppure infilate nella cintura delle lunghe sottane, cosรฌ da avere entrambe le mani libere per tirare e torcere il filo che si avvolge attorno al fuso. Giacomina e Giustina fanno ruotare i naspi con sorprendente rapiditร  e lasciano poi cadere nel cesto, ai loro piedi, le matasse appena allacciate. Caroletta gira lentamente il filarino e il rocchetto si riempie di filo, Ope ed Elia, girano le piccole ruote che avvolgono il filo della matassa intorno ai rocchetti. Su antichi telai, con gesti precisi e ritmo cadenzato, Angela ed Elide lanciano la spoletta sopra e sotto, a destra e a sinistra, tra i fili tesi dellโ€™ordito. La trama cresce, si allunga e la tela splende bianca e resistente. Donne in abiti succinti e coloratissimi si danno un gran daffare intorno ad alcune vasche di pietra. Stanno tingendo. Michela, Anna, Laura, Ilena, Assunta, Francesca e Pia, tingono le matasse di lana e i teli di canapa, utilizzando le tradizionali le tradizionali sostanze vegetali: il nero ottenuto dalla daphne gnidium, il giallo dalle foglie di ontano o dallo scotano, il turchino dal guado, il marrone dalla galla, il rosso dalla rubia tinctoria. Un giovane scalzo pesta le tele tessute al telaio in un grosso catino di terracotta, pieno di un liquido composto di acqua, sapone, sabbia, calce e orina, che ha il potere di conferire al panno grezzo una particolare lucentezza e resistenza.
Lungo il muro che delimita per tutta la sua lunghezza il vicoletto, rivive con fedeltร  lโ€™antica arte dei cordai: Gigi gira con pazienza e solerzia la ruota dellโ€™antica tornetta, rallentando o accelerando, secondo le richieste degli esperti cordai, Olivo e Attadio, che per lunghi anni hanno fabbricato corde per una infinitร  di usi, torcendo con gesti rapidi ed esperti la fibra di canapa. Il passato, come dโ€™incanto, si รจ fatto presente.

 

Mestieri delle Gaite

La canapa, una fibra versatile

Ne La Divina Villa del perugino Corniolo della Corna, che scrive nella prima metร  del Quattrocento, la canapa viene al primo posto nella fabbricazione di funi, corde, reti e sartiami. Piero de Crescenzi parla dellโ€™impiego della canapa per fare panni, camicie, lenzuola. Sempre nel Quattrocento, due grandi trattati di gastronomia e dietetica, come il Libro de arte coquinaria di Maestro Martino da Como e il De honesta vuluptade et valetitudine di Bartolomeo Platina, parlano ampiamente della canapa. Dallโ€™antichitร  fino allโ€™inizio del XIX secolo il 90% delle vele delle navi era in canapa. Fino agli anni venti del Novecento circa lโ€™80% dei prodotti tessili e delle stoffe per vestiti, tappeti, tende, coperte, asciugamani ecc., era in fibre di canapa, considerati piรน caldi del cotone e tre volte piรน resistenti a strappi e conservabili piรน a lungo. Quasi fino alla fine del XIX secolo, una percentuale stimata tra il 75% e il 90% della carta fabbricata nel mondo era prodotta con fibre di canapa: oltre alla Bibbia di Gutenberg risalente al 1455, anche le opere di M. Twain, V. Hugo, A. Dumas furono stampate su carta di canapa, come la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Essendo una fibra forte e lucida in grado di resistere al calore, alla muffa, agli insetti e non venendo danneggiata dalla luce, pitture a olio dipinte su tele di canapa si sono conservate in buone condizioni attraverso i secoli: i quadri di Rembrandt, di Van Gogh e di altri famosi artisti erano dipinte su tessuti di canapa. Per almeno 3000 anni gli estratti di canapa (cime, foglie, radici) hanno costituito i farmaci piรน diffusi per il trattamento della maggior parte di malattie. Si trovano citati per la prima volta per il trattamento di disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale in un testo di medicina cinese del III millennio a.C. Senza dimenticare lโ€™utilizzo per la produzione di prodotti cosmetici; per la produzione di tavole molto robuste per lโ€™edilizia e la falegnameria; per la produzione di mattoni in cemento impastato con legno di canapa.

 


Bibliografia

Opere scelte di Alessandro Aleandri, a cura di T. Sediari e C. Vinti, Fabrizio Fabbri Editore, 1999
Un viaggio attraverso i secoli: Il mercato delle Gaite, a cura della Gaita Santa Maria, Tipolitografia Recchioni,1994
La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, a cura di C. Poni e S. Fronzoni, Clueb, 2005

L’arte della torcitura ha attraversato secoli e continenti. Oggi รจ visibile durante il Mercato delle Gaite di Bevagna.

Perchรฉ torcere la seta?

In natura esistono migliaia di filamenti vegetali e animali piรน o meno lunghi e resistenti. In genere, i filamenti di origine naturale hanno una lunghezza inferiore al metro: da qui la necessitร  di costruire un filo continuo partendo da elementi piรน corti. La filatura, intesa come creazione del filo, nasce dall’unione per torcitura delle fibre. La tessitura, con tutte le fasi di preparatorie dei filati che essa richiede, era giร  una tecnologia consolidata quando in Oriente si scoprรฌ che esistevano fili naturali di centinaia di metri. Erano i fili di seta dei bozzoli di alcuni insetti. Tra gli insetti vi sono centinaia di specie serigene, tuttavia una in particolare fu oggetto di interesse, per diverse ragioni: facile dipanabilitร  del filo, filo molto lungo e sottile, possibilitร  di allevamento domestico. La pratica allevatoria del Bombyx mori, del baco da seta, continua da oltre quattromila anni. Dall’Oriente, molto lentamente, essa arrivรฒ in Europa assieme alla tecnica della trattura, cioรจ all’arte di togliere la bava dei bozzoli per farne un filo utilizzabile. Durante la trattura, la sericina viene sciolta immergendo i bozzoli in acqua calda; individuati poi i capofilo con una spazzola, se ne fa un mazzetto proveniente da piรน bozzoli (la rosa di trattura) e si inizia a tirare (da cui trattura), avendo cura di tener ben unito il mazzetto delle bave e di mantenere l’acqua calda. Il filo cosรฌ ottenuto, reso compatto dal reindurimento della sericina, viene avvolto su di un aspo, dove va a formare le matasse di seta greggia.
Per millenni la seta greggia ottenuta dalla filatura รจ passata direttamente al telaio per essere tessuta. Se si analizzano i rari frammenti di tessuti antichi, ritrovati per lo piรน in tombe cinesi, oppure di provenienza sassanide e bizantina, si osserva come i fili di ordito e di trama siano in genere privi di torsione o ne abbiano una debolissima (pochi giri per metro).
Tuttavia, dal X secolo d.C. in poi, compaiono tessuti con fili decisamente torti, decine o centinaia di spire per metro. L’esigenza di produrre tessuti sempre piรน fini e con disegni sempre piรน complessi, uniti alla necessitร  della tintura in filo, fu quasi sicuramente la causa determinante dell’introduzione della torcitura della seta. Ove e come ciรฒ avvenne per la prima volta non รจ noto. Da semplice esigenza operativa, la torcitura divenne col tempo un settore molto importante nel processo di lavorazione, con imponenti edifici, macchinari, maestranze, normative e capitali dedicati allo scopo.

Torcitoio circolare da seta

La torcitura antica e il torcitoio tondo a energia umana

La produzione di seta torta a mano era lenta e dispendiosa; il filo torto dava luogo a evidenti irregolaritร  della pezza finita, attribuibili alla disuniforme distribuzione della torsione lungo il filo. La ruota a filare semplice permise di risolvere in parte i limiti produttivi dei filati per tessitura. Di probabile provenienza orientale, essa compare in Europa dopo il 1000; la prima raffigurazione รจ visibile in una delle vetrate della cattedrale di Chartres e risale al 1150 circa. Nel corso del XIII secolo compare in quel di Lucca anche il torcitoio tondo, mosso dall’uomo. La loro origine finora รจ ignota, forse arrivavano dal Medio Oriente, all’epoca delle prime quattro crociate, dal 1098 al 1204.
Hanno forma cilindrica e torcono contemporaneamente la seta di circa 80 rocchetti completandoli in 6-10 ore con soli due addetti. Se si pensa che a mano una persona torce un rocchetto in 30-40 ore, si ha un salto quantitativo di produzione di circa 300 volte, con una qualitร  di filato migliore e a un costo inferiore. La fonte di energia erano le braccia dellโ€™uomo. Una persona allenata poteva muovere fino a 150 rocchetti per 8-10 ore con qualche sosta. A causa di guerre civili in Lucca, giร  nel Trecento la conoscenza del torcitoio si diffonde a Firenze, Bologna, Venezia, nel sud della Francia. Nella seconda metร  del Quattrocento il giovane Leonardo da Vinci, a Firenze dove era a bottega del Verrocchio, conosce il torcitoio circolare da seta ormai consolidato da piรน di due secoli di attivitร . Ne rimane affascinato, lo studia nei dettagli, vi scrive sopra persino degli indovinelli e lo migliora: inventa il distributore automatico del filo; inventa le rocchelle per avvolgere la seta lavorata e le bacchette per inserirle, in sostituzione dei piรน ingombranti aspi; inventa un nuovo tipo di movimentazione dei fusi, allo scopo utilizza una ruota suddivisa in settori (strofinacci) per migliorare l’aderenza. Tutte invenzioni che accrescono di molto la qualitร  dei filati di seta e la produttivitร  della macchina.
A partire dal Trecento, inoltre, esigenze produttive avevano obbligato a ricorrere all’energia idraulica per muovere i torcitoi da seta, diventati ormai grandi macchinari alti 5-6 metri. I nuovi dispositivi leonardiani che li migliorano si diffondono presto. La cittร  di Bologna, con centinaia di torcitoi impiantati, ne รจ il centro piรน imponente fino al XVII secolo. Ma la stessa macchina รจ ormai diffusa in Italia, Francia, Spagna, Olanda Belgio, Austria, Ungheria.

 

Il torcitoio circolare da seta a energia umana e la sua storia nel Mercato delle Gaite

Il torcitoio da seta รจ la prima macchina operativa complessa che lโ€™uomo abbia mai ricostruito: รจ tale perchรฉ รจ densa e ripetitiva. Ha circa due metri di diametro ed รจ alta poco di piรน. I suoi elementi operativi sono ripetuti parecchie decine di volte, consentendo di torcere in modo regolare 80-150 fili contemporaneamente. Un uomo-motore collocato allโ€™interno la muove, mentre un operatore allโ€™esterno provvede alle varie esigenze della torcitura. Si tratta di una delle macchine piรน interessanti del Medioevo, certamente quella piรน produttiva. Un torcitoio da 100 fusi richiede due operai contro i cento di prima, e il tempo per torcere un rocchetto รจ cento volte minore di quello che si impiegherebbe per torcere a mano. Complessivamente, quindi, lโ€™invenzione accorcia di 10.000 volte il tempo di torcitura per una produzione media artigianale. Raramente nella storia della tecnica ci si imbatte in simili risultati. Questa invenzione svolge in un giorno il lavoro prima compiuto da due-tre mila persone: si puรฒ sicuramente affermare che la civiltร  industriale nasce con i torcitoi da seta.
La prima documentazione iconografica che si conosca si trova negli Statuti dell’Arte della Seta di Firenze del 1487, copia di un manoscritto del secolo precedente e conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nel disegno appare un ordine di fusi, disposti lungo una circonferenza (valico), raggruppati tre a tre, per un totale di 24 fusi e 8 aspi per valico. Una descrizione degli elementi costitutivi la si trova nell’Archivio di Stato di Lucca, Archivio notari, n.117, notaio Bartolomeo Buonmese, 1335.
Il documento lucchese indica che la macchina consta di due incastellature di legno concentriche di 3 metri di diametro per poco piรน di due metri di altezza e porta due serie di dodici aspi con dieci alberini per ogni aspo. La struttura interna ruota intorno a un asse verticale, un cilindro ruotante, azionato da una persona che lo spinge con il proprio corpo, a ritroso; contemporaneamente la struttura esterna sfrega sugli alberini e i meccanismi di trattura per farli ruotare. Su ogni alberino รจ fissata rigidamente la bobina, sopra la quale gira rapidamente su un coperchio a calotta (coronelle) un filo a S. Il filo di seta non ritorto passa dalla bobina sullโ€™aspo sovrastante attraverso due fori. Quando lโ€™alberino gira e con esso la bobina, il filo viene ritorto man mano che viene tirato dallโ€™aspo. Durante questo processo, la seta si torce, acquistando caratteristiche fisiche diverse dal filo di partenza e piรน adatte a conferire al tessuto finito lโ€™aspetto che gli รจ piรน peculiare.
Sulla base del Trattato e con le conoscenze storiche acquisite nel settore, la Gaita Santa Maria ha ricostruito il torcitoio circolare a energia umana facendone lโ€™unico esemplare funzionante al mondo.
Esso consta di due ordini di 12 aspi ciascuno, cui corrispondono due ordini di tre bobine per ogni aspo, disposte lungo la circonferenza (valico) per un totale di 72 bobine. Sulla parte mobile del torcitoio trovano sistemazione, sia i dispositivi che fanno ruotare i fusi (strofinacci) sia gli elementi inclinati (principi) di unโ€™ampia vite senza fine, tradizionalmente chiamati serpi. Gli aspi che raccolgono il filo torto in matasse sono mossi dai serpi, grazie a una ruota a raggi, la bozzoniera.
Durante la manifestazione, il torcitoio รจ certamente, fra gli strumenti dโ€™epoca presenti, il piรน prestigioso per il suo valore storico e culturale e inoltre, nellโ€™ambito di una riproduzione il piรน fedele possibile di mestieri medievali, รจ sicuramente la macchina riprodotta nel modo piรน corretto per quanto riguarda le fonti di energia, immune dalla contaminazione con le tecnologie moderne (corrente elettrica, metano): utilizza solo la forza delle braccia.
La progettazione e la sua realizzazione hanno richiesto tempo e fatica, ma il risultato ottenuto ripaga delle difficoltร  incontrate. E allora come non ricordare chi, negli anni 1996 e 1997, ha desiderato e voluto ricostruire la macchina: Anacleto, Alfredo, Anna, Pia, Attilio, Gianluigi, Marco M (il costruttore), Gianpaolo (il disegnatore), Marco T.M, Francesca, Luigi, Natale; e chi negli anni successivi vi ha dedicato il suo tempo: Mario, Rita, Gianmarco. E come non ricordare i luoghi visitati: Firenze (Lโ€™antico setificio toscano), Gorizia (Il museo della Seta), Garlate (Civico Museo della Seta Abegg), Abbadia Lariana (Civico Museo Setificio Monti), Como (Museo Didattico della Seta), San Leucio e il suo setificio (Caserta).
Un ringraziamento particolare a Flavio Crippa, esperto di archeotecnologia industriale, che ci ha fornito disegni e informazioni indispensabili. E infine, come non ricordare che il torcitoio รจ stato esposto a Strasburgo, nellโ€™ambito di una mostra su Leonardo da Vinci e le sue macchine.

 

Il torcitoio da seta negli Statuti Comunali Umbri

A Perugia la lavorazione della seta inizia nella prima metร  del Quattrocento. Nel 1529 lโ€™arte dei bambacari chiese e ottenne di unirsi con i setaioli. I bambacari e i setaioli costituirono il Collegio della seta e della bambagia (mantenendo tuttavia separati i propri statuti) nel 1529.ย  In seguito, la necessitร  di raggiungere un piรน razionale impiego delle risorse economiche convinse dellโ€™opportunitร  di riunire le due arti. La nuova istituzione assunta la denominazione di Arte della Seta e della Bambagia, redasse gli statuti nel 1531. Nel 1543 vennero elaborati gli statuti definitivi dellโ€™arte. Redatte in volgare, le le disposizioni sono comprese in sessantadue capitoli, di cui quarantotto riguardano lโ€™arte della seta e quattordici quella della bambagia.

Capitolo 7.ย  Che niuno filatoiaio o torcetore possa filare ne torcere seta a frostiere nรฉ a chi non ha botigha.

Capitolo X.ย  Che quilli che pigliaranno sete a torcere sieno obligate a torcerle bene a iuditio de li uffitiali.

A Foligno, giร  negli anni 1471-1472, due mercanti imprenditori forestieri manifestano il desiderio di introdurre lโ€™arte della seta. Ma solo nel 1540 vengono elaborate tre bozze degli statuti dellโ€™arte, due delle quali abbastanza simili e composte da 15 capitoli e 17 capitoli.

Capitolo 8. Item che nessun filatutaro, ne tintore, possano torcere, ne filare, ne tignere in alcuno modo, alcuna generatione de seta ad nessuno foristero, ne ad alcuno altro che non sia matriculato et scritto ad larte sotto pena.

Nellโ€™ASF รจ presente un documento datato 18.2.1528, in cui Girolamo di Marsilio di Giovanni Taccori e Giovanni Battista di Vincenzo dello stesso Giovanni Taccori vendono a Matteo Gentili e Feliciano di Girolamo Seggi di Foligno unum filatorium ligneum aptum ad filandum et torcendum siricum al prezzo di 26 fiorini. Un documento datato 14 luglio 1556 afferma che a Cicco qm. Giovanni Antonio,ย  filatoraio di Foligno, Prospero qm. Andrea Merganti affitta unum atterratum cum filatorio apto ad filandum et torcendum sericeum ad duas valcas sito nel rione Ammanniti, per tre anni e per sette fiorini lโ€™anno.
Dal 1559 lโ€™arte subisce una svolta decisiva: viene introdotto a Foligno il filatoio idraulico, uno dei primi dellโ€™Italia centrale, ad opera del nobile Francesco Orfini; viene ubicato nel rione Spada, presso i mulini a grano e a olio della comunitร .

Conclusioni

Si รจ parlato spesso di leggenda del filo dโ€™oro, tanto รจ avventurosa e sconcertante la storia della seta, materia di lusso, simbolo di bellezza e di potere, che unisce e al tempo stesso divide, Asia ed Europa; fattore primario di commercio, ma anche di scambi culturali.

ย La machina

รˆ maraveja, รจ ordegno celeste. Mille e mille rigagnoli de filo, torce et incanna come cento mani, anzi dugento. Ne lo suo ventre scoperto una femmina spigne et Ella gira e con Ella gira lo mondo universo. Li mille e mille bachi non truovan lo tempo de filare, le femmine de levare la colla e mannellare, chรจ giร  tutto ritorto. Indulgenzia me vรฉne dal Segnore perchรฉ non vโ€™ha persone che possan prendere suo loco. La machina cum grande fatica sโ€™adopra a vantaggio e satisfatione de tucti, perรฒ che cresce il filo, e giร  tutta Mevania: homini et femine et pulzelle et pargoli involti sono da esso per tignere et per tessere, et panni assai vi sono da tagliare. De jorno e de nocte battono li telari e laqua de lโ€™ Attone pare nun essere bastanzia peโ€™ lavaggi e tenture de lo panno che co lo filo de lo torcitoio sโ€™appresta.

Da un Anonimo umbro del XX secolo.

 


Bibliografia

F. Crippa, Il torcitoio circolare da seta, estratto da: Quaderni storici 73/a. XXV, n.1ยฐ aprile 1990
La Gaita Santa Maria riscopre lโ€™arte della seta, La Tipografica Bevagna, 2007

Sotto il nome di Tacuinum sanitatis in medicina vengono classificati tutti quei manuali di scienza medica scritti e miniati, dalla seconda metร  del IV secolo al 1450 circa, che descrivevano, sotto forma di brevi precetti, le proprietร  mediche di ortaggi, alberi da frutta, spezie e cibi, ma anche stagioni, eventi naturali, moti dellโ€™animo, riportandone i loro effetti sul corpo umano e il modo di correggerli o favorirli.

Queste opere basavano il loro contenuto principalmente su un testo originale del medico arabo Ibn Butlan (o Ububchasym de Baldach, attivo a Bagdad intorno alla metร  del XI secolo. La traduzione in lingua latina del trattato dovette avvenire probabilmente nel secolo XIII alla corte di re Manfredi di Sicilia ,e da allora in poi, i Tacuinum Sanitatis conobbero una rapida e vasta diffusione.
Un antico manoscritto del secolo XIV, che รจ sicuramente un Tacuinum Sanitatis รจ presente anche nella biblioteca comunale di Bevagna: รจ un manoscritto pergamenaceo di 40 fogli della misura di mm 210×310 ciascuno. Il foglio esterno della legatura รจ in pergamena, i fogli di guardia sono cartacei. Su questi ultimi vi รจ un timbro rotondo recante la dicitura Orfanotrofio Francesco Torti. Bevagna. Manoscritti non miniati ne esistono quattro nella Biblioteca Nazionale di Parigi, due nella Biblioteca Vaticana, due nella Biblioteca Angelica a Roma, uno nella Biblioteca Marciana di Venezia, uno a Vienna, uno a Lipsia. Di maggior pregio sono considerati tre codici miniati giunti fino a noi: uno รจ conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna, uno a Parigi, alla Bibliotheque Nationale, uno a Roma alla Biblioteca Casanatense.

 

 

Nellโ€™Incipit si legge: Tacuinum sanitatis in medicina, utile a spiegare le sei cose necessarie allโ€™uomo e a dimostrare sia il giovamento del cibo, del bere e degli indumenti sia lโ€™aspetto nocivo di queste cose, e quindi a rendere noti i buoni consigli da parte degli eminenti tra gli antichi al fine di eliminarne gli aspetti dannosi. Elbukassem Elmuthar, figlio di Haladin, a sua volta figlio di Buctilian, medico di Baldach, compose questo libro.
Tra i consigli, c’รจ quello di migliorare lโ€™aria che interessa il cuore. La seconda รจ la giusta proporzione di cibo e bevande. La terza รจ la giusta combinazione del moto e della quiete. La quarta รจ la preservazione del corpo dagli eccessi del sonno e delle veglie. La quinta รจ il giusto equilibrio nellโ€™eliminazione e nella ritenzione degli umori. La sesta consiste nella capacitร  della persona di regolarsi nella gioia, nellโ€™ira, nel timore, nellโ€™angoscia. La conservazione della salute starร  infatti nellโ€™equilibrio di questi elementi; quando viene a mancare, si genera malattia.

Alcuni ottimi consigli terapeutici

Se si beve vino in maniera eccessiva, esso causa insonnia, gonfiori del fegato, diminuisce lโ€™appetito, il coito, lโ€™assimilazione dei cibi; provoca sonnolenza, cattivo odore della bocca, tremore, angoscia, epilessia, debolezza dei nervi e della vista. Genera febbri, confusione dei sensi, idiozia, paralisi della bocca e induce a una morte improvvisa. Ma se qualcuno volesse indagare, troverร  nel vino anche dieci giovamenti: cinque per il corpo, cinque per lโ€™animo. Migliora infatti la digestione, ha effetto diuretico, restituisce un bel colore, produce un buon odore, rafforza il coito; rende lieto lโ€™animo, dร  ottimismo, conferisce coraggio, migliora il carattere, frena lโ€™avarizia. Il miglior vino per generare sangue equilibrato in nature equilibrate รจ il vino rosso profumato, bene mescolato con lโ€™acqua, che sia una via di mezzo tra quello giovane e quello vecchio. Coloro che hanno un temperamento caldo bevano vino mescolato con acqua e vi inzuppino pane bianco, pezzi di mela cotogna e mele. Il vino non deve essere bevuto da un affamato nรฉ da un sazio, nรฉ insieme a cibi salati, piccanti e acidi, nรฉ dopo lโ€™assunzione di latte, nรฉ dopo il pasto, affinchรฉ non provochi ostruzione e idropisia; ma deve essere bevuto dopo due o tre ore. Inoltre si deve stare attenti a non mescolare vini diversi.

Pane

Il miglior tipo di pane รจ quello di frumento di ottima qualitร  e con la quantitร  giusta di lievito; lโ€™acqua e il sale devono essere di una quantitร  proporzionata e il fuoco deve essere temperato in modo che agisca sia in superficie sia in profonditร . Quando questo pane รจ ricco di nutrimento e si digerisce bene. Il pane puรฒ essere di diversi tipi. Uno รจ quello a cui si mescola il papavero, il quale ha la proprietร  di che รจ fatto con acqua e farina e ha molto nutrimento. Un altro รจ quello a cui si mescola il cumino nero e quello comune, per impedire il suo rigonfiamento. Un altro tipo ancora รจ quello che si mangia molto caldo: si digerisce piรน velocemente, scende piรน lentamente e dร  un nutrimento maggiore. Il pane cotto nel testo fa male, soprattutto quando รจ mescolato con lโ€™olio poichรฉ provoca stitichezza, genera ostruzioni, umori cattivi e crudi nel corpo. E chi si trova nella necessitร  di mangiarlo, aggiunga lievito, aumenti il sale e lo faccia cuocere bene, sebbene lโ€™olio ostruisca i pori e impedisca lโ€™ingresso al calore del fuoco. Il suo miglior companatico รจ il cibo fatto con spezie aromatiche o, secondo altri, piccanti.

Lupini

I lupini, quando vengono trattati fino a che non perdono il loro sapore amaro, sono difficilmente digeribili e no hanno effetto lassativo. Quando vengono digeriti rilasciano un nutrimento che รจ utile ai malati di fegato. Provocano, grazie alla loro amarezza, un effetto diuretico e il sangue mestruale; lo stesso gusto amaro li rende di facile discesa ed elimina i vermi. Favoriscono lโ€™espulsione del feto, aprono le ostruzioni presenti nella milza, nel fegato e nei polmoni.

Fagioli

I fagioli bianchi sono freddi e secchi, quelli rossi hanno una natura calda e provocano gonfiore. Tuttavia sono i piรน nutrienti e generano comunque minor gonfiore rispetto alle fave. Essi eccedono per umiditร . I fagioli rossi sono molto sottili, per questo facilitano la discesa del flusso mestruale. Si devono mangiare preparati con olio e muri, senape, carvi e origano, perchรฉ attraverso questi viene minimizzato il loro effetto negativo.

Fave

Le fave fresche sono sconsigliate perchรฉ provocano gonfiore, mollezza delle carni e stanchezza. Le fave secche sono meno nutrienti rispetto a quelle fresche. Quelle sbucciate e cotte nellโ€™olio di mandorle sono meno dannose rispetto a quelle cotte ma non sbucciate. La loro polpa รจ lassativa, ma le bucce costipanti. Per questa ragione alcuni medici hanno cotto le fave temperate assieme allโ€™aceto e le hanno date da mangiare a coloro che soffrivano di ascessi allโ€™intestino e diarrea. Le migliori fave sono quelle lessate in piรน riprese e tostate con lโ€™olio di mandorle, perchรฉ a quel punto saranno utili al petto. Lโ€™origano e il sale eliminano il danno di quelle fresche.

Riso

Il riso รจ un cibo di natura temperata, facile da digerire. Provoca stitichezza, soprattutto quando la varietร  รจ rossa. Quello di varietร  bianca, quando รจ cotto con olio di mandorle o di sesamo non astringe al ventre, calma lโ€™aciditร  dello stomaco e dellโ€™intestino. Quando รจ mescolato con latte munto di recente provoca ostruzione; tuttavia perde secchezza e fortifica il corpo. Galeno dice che fa aumentare lo sperma, mentre fa diminuire lโ€™urina, lโ€™evacuazione e la flatulenza.

 

Nocciole

Le nocciole nutrono piรน delle noci, ma si digeriscono piรน difficilmente a meno che non siano sbucciate. Le loro bucce sono infatti astringenti, costipano il ventre, hanno molta untuositร  e generano gonfiore. Dicono alcuni degli antichi che coloro che le assumono con la ruta prima del pasto non sono lesi da morsi dei rettili. Si dice inoltre che gli scorpioni le rifuggano e che, quando vengono mangiate con i fichi, giovino contro i loro morsi.

Mandorle

Le mandorle sono sconsigliate con il vino, se non per coloro che hanno lโ€™umore flemmatico nello stomaco. Se preparate con il sale hanno buon sapore. Sono utili per purificare il petto e hanno effetto lassativo perchรฉ contengono proprietร  detergenti. Quelle amare sono piรน fluidificanti per il petto e i polmoni; sono anche utili per la diuresi. Quanto piรน sono amare, tanto piรน saranno efficaci nei loro effetti.

Musica

La musica รจ uno strumento utile per preservare lo stato di salute, per recuperare o restituire quella persa, a seconda dei diversi temperamenti degli uomini. Infatti, anche in tempi antichi questa arte era impiegata per ricondurre gli animi alle abitudini salutari. Successivamente i medici si abituarono a utilizzarla nella cura dei corpi malati. Infatti le melodie stanno ai malati come le medicine stanno ai corpi infermi. Lโ€™effetto della musica sugli animi รจ palese sia nellโ€™andatura dei cammelli che, carichi, sono confortati dal canto di chi li guida, sia nei fanciulli, che altrettanto godono del canto. Esso crea anche attitudine e diletto e giova alle lunghe orazioni e alle letture. I medici se ne servono per mitigare i dolori, come fanno coloro che portano carichi pesanti in modo che sembrino leggeri e facili.

Stati d’animo

Tra gli stati dellโ€™animo ce ne sono di cinque tipi: ira, gioia, timidezza, dispiacere e paura. La ragione di questo รจ che il cuore si muove sia verso il petto sia verso la schiena, o da entrambe le parti, in maniera impetuosa, repentina, poco a poco o in maniera costante. Se si muove in modo impetuoso verso il petto provocherร  ira. Se lo fa a poco a poco provocherร  gioia. Se si muove impetuosamente verso la schiena provocherร  paura. Se lo fa a poco a poco, disagio. Se da entrambi le parti, avrร  effetto di timidezza e tristezza. Questi sono chiamati accidenti dellโ€™animo, sebbene siano resi vitali da ciรฒ che li trasmette, ovvero la percezione e il pensiero, che conferiscono appunto al cuore cose piacevoli e non piacevoli. Il dispiacere deriva dalle cose passate, ma anche dalla speranza e dalla disperazione.

 

Rapporti amorosi

Lo sperma รจ la piรน nobile delle escrezioni del corpo, per questo quando cโ€™รจ eccessiva fuoriuscita si intacca la forza e quindi si verificano paralisi, tremore, malattia delle articolazioni, tachicardia, sudore, ascessi del petto e dei polmoni, mancanza di appetito, oscuramento della vista, soprattutto negli anziani e in coloro che hanno un temperamento freddo. A coloro che non hanno il coito ma che lo hanno in sogno, puรฒ capitare pazzia, amore, perversione dellโ€™animo, gonfiore dei testicoli, e in generale malattie di replezione del corpo e del cervello. La natura ha voluto che nella riproduzione vi fosse un piacere immediato, che conducesse al fine nobile della generazione, e da questo piacere si sono mosse molte cose, tra cui lโ€™anima razionale. Questo accade quando si verifica un certo prurito e solletico e soprattutto quando se ne vede lโ€™atto (il coito). E anche quando qualcuno pensa a questo nel sonno o nella veglia. Chi ha un rapporto sessuale non sia nรฉ pieno di cibo, nรฉ affamato, in quanto si verificherebbe ostruzione o secchezza. Ci sia anche un clima temperato, lโ€™aria non sia epidemica e il corpo non sia esposto a malattie. Si scelgano per generare maschi le case maschili, tra cui si prediligono la bilancia e il sagittario, mentre per generare femmine il segno dei pesci e la vergine, e non si badi se cโ€™รจ il toro. Le medicine per il coito sono di due tipi. Alcune sono calde e umide, come le uova a metร  cottura che si prendono in sorsi e i testicoli di gallo. Altre generano gonfiori e hanno effetto sulle parti virili, come le cipolle e la rucola silvestre. A coloro che hanno un temperamento caldo e secco, se hanno rapporti sessuali, nuoce il vino, invece traggano giovamento attraverso le cose fredde e umide, come i pesci freschi, il latte dolce, la lattuga. A coloro che hanno natura fredda e umida, conferiscono i pesci che si chiamano siccamencori, le carni arrostite sopra una piastra calda con senape. Non si deve avere un rapporto sessuale, se il ventre non รจ alleggerito; ciรฒ sarร  piรน salutare e sicuro per la procreazione. Inoltre, non si deve avere il coito se prima non si รจ giocato con la donna, strofinandole i piedi, prendendole e stringendole delicatamente i capezzoli dei seni, affinchรฉ entrambi i due soggetti, stimolati, emettano contemporaneamente il seme, fine per il quale si sono uniti. Si riconosce il desiderio della donna dai suoi occhi. Durante il rapporto, inoltre, ci si inclini sul lato destro per avere un maschio. Bisogna stare attenti che lโ€™uomo non abbia di nuovo ad avere il coito se prima non si รจ lavato e non ha urinato. Se non ha osservato tali precauzioni gli occhi dei bambini saranno di colore celeste.

La medicina nel tempo

Non siamo molto cambiati rispetto ai nostri antenati. Lโ€™arte della medicina, che pure da due secoli ha beneficiato di immensi e stupefacenti progressi scientifici, conserva una parte dellโ€™irrazionalitร  dei suoi albori e dei riti magici che ne hanno caratterizzato i primi secoli. Lโ€™uomo contemporaneo ha fiducia nellโ€™alta tecnologia ospedaliera, ma continua a credere nelle guarigioni miracolose, e le medicine alternative sono ancor oggi fiorenti. La storia della medicina รจ dunque complessa e non puรฒ essere che analizzata su tre piani: sul lungo periodo, in rapporto ai diversi contesti storici, culturali, sociali e politici e senza mai dimenticare gli uomini che lโ€™hanno forgiata, da Ippocrate e Galeno a Pasteur, da Imhotep e Ibn Butlan a Pincus e Barnard.

 

Noi siamo dei nani appollaiati sulle spalle

ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย ย  di giganti.

ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย  ย Bernard de Chartres, 1126

Bevagna appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Gioco, competizione e rigore storico. Questa la ricetta vincente del Mercato delle Gaite di Bevagna.

bevagna

Mercato delle Gaite, foto di Francesco Mancini per gentile concessione del Mercato delle Gaite

 

Nato nel 1989 per vivacizzare la vita del borgo medievale, ispirandosi allo Statuto cittadino che regolava la vita del comune dividendolo in quattro quartieri o gaite, il Mercato delle Gaite comunemente noto come le Gaite รจ diventato in pochissimi anni un appuntamento irrinunciabile sia per gli abitanti sia per chiunque desideri gustare al meglio questa splendida cittadina medievale โ€“ uno dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia.

La rigorosa ricetta

La formula รจ stata assolutamente intelligente e con un grandissimo riscontro di pubblico. Le Gaite vanno oltre la buona organizzazione di una competizione avvincente, infatti, per tutta la durata dellโ€™evento, Bevagna si trasforma completamente e regala al visitatore lโ€™illusione di un viaggio indietro nel tempo, fino al comune medievale che la cittadina รจ stata negli anni 1250-1350 nel periodo festoso della pace di fiera. Grazie allโ€™articolazione in una gara (il tiro con lโ€™arco) e in tre specifiche sfide scenografiche (la ricostruzione sceneggiata di due antichi mestieri per rione, la creazione di un ambiente conviviale nel quale viene servito il cibo dellโ€™epoca e una giornata di mercato) Bevagna ricostruisce, rione per rione, in toto, un mondo ormai perduto e incredibilmente affascinante. Consulenze di alto profilo di anno in anno hanno fatto sรฌ che ogni singolo aspetto, ogni singolo dettaglio della manifestazione migliorasse: dagli abiti, alle scenografie, alle tecniche, in modo che vi fosse maggior aderenza possibile alla realtร  storica. La magia si ripete ogni estate, quando nellโ€™ultima decade di giugno per le strade e nelle botteghe illuminate dalla luce fioca delle candele si sentono le voci di mercanti e di popolani, si vedono artigiani intenti al lavoro secondo tecniche ormai desuete e perlopiรน dimenticate, nelle piazze si assiste a discussioni politiche e a scene tipiche della vita quotidianaโ€ฆ di molti secoli addietro! Referente scientifico del Mercato delle Gaite รจ Franco Franceschi, docente di storia medievale allโ€™Universitร  di Siena. Una giuria composta da accademici di prestigio che insegnano o hanno pubblicato su materie attinenti al Medioevo assegna punteggi sugli aspetti storici e tecnici delle rappresentazioni che, fino alla proclamazione finale i punteggi delle singole gare, sono tenuti segreti, chiusi allโ€™interno di buste gelosamente custodite dai carabinieri, cosicchรฉ la tensione e le attese restino vive per tutto il periodo.

 

Le antiche botteghe, foto di Giacinto Bona per gentile concessione del Mercato delle Gaite

Le specializzazioni

Ma perchรฉ la manifestazione si chiama il Mercato delle Gaite? Il termine gaita che deriva dal longobardo watha ovvero guardia, si trova nello Statuto medievale – come accennato – giunto fino a noi in una redazione del XVI secolo, che suddivide appunto in guaite o gaite, ovvero in rioni, il comune medievale. Le quattro gaite che si sfidano ogni anno per vincere il palio sono: San Giorgio, San Pietro, Santa Maria e San Giovanni. Ciascuna di esse si รจ caratterizzata negli anni per dei punti di forza e di eccellenza: la gaita San Giorgio vanta al suo interno i Novus Ignis – un gruppo di giovani che hanno riportato alla luce le musiche dei secoli XIII e XIV – un coro e un gruppo di danzatrici medievali e propone tra i mestieri la lavorazione del ferro, la zecca e la liuteria; la gaita San Giovanni, quella che piรน volte ha vinto il palio, ha tra i mestieri che lโ€™hanno resa celebre la lavorazione della carta partendo dagli stracci e la produzione del vetro partendo dalla sabbia e dai ciottoli di fiume; nella gaita San Pietro si puรฒ vedere la bottega del fornaio e quella dello speziale, cosรฌ come assistere alla realizzazione delle candele di cera, scoprire i segreti dellโ€™ars tinctoria e rimanere incantati dai monaci intenti a miniare allโ€™interno di uno scriptorium; infine la gaita Santa Maria รจ specializzata in tutte le lavorazioni della lana e della canapa dalla filanda alla tessitura a telaio.
Nato dalla volontร  di vivacizzare un borgo, il Mercato delle Gaite ha avuto perรฒ anche lโ€™indiscusso pregio di creare la ricetta vincente per riuscire a ritrovare e ricreare lavorazioni artigiane scomparse e di trasmetterle con lโ€™entusiasmo di una gara e di un gioco alle nuove generazioni, preservandone la memoria.

 

Le vie di Bevegna

Le vie di Bevegna, foto per gentile concessione del Mercato delle Gaite

 


 

Bibliografia e siti consultati:

Caldarelli, Il mercato delle Gaite. Grandi storie di piccola gente o, forse, piccole storie di gente grande, Marsciano, Editrice La Rocca, 2011

http://www.ilmercatodellegaite.it

http://gaitasangiovanni.it

http://www.gaitasanpietro.com/

http://www.gaitasantamaria.com/

https://www.facebook.com/gaitasangiorgio/

 

 

Per saperne di piรน su Bevagna

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Se esiste un modo di viaggiare etico e in piena armonia con i luoghi รจ sicuramente in mongolfiera. Peter Kollar รจ un pilota ungherese che ha vissuto per lungo tempo in Nuova Zelanda e da quattro anni si รจ trasferito con la sua attivitร  tra le dolci colline tra Bevagna ed Assisi. Si prende cura dei suoi passeggeri facendo viveve loro un’esperienza unica e totalizzante. Tutto inizia una mattina alle sei, con il bel tempo e i venti moderati. Dalla Cantina Dionigi parte un minibus che conduce alla pista poco distante. L’equipaggio si prepara per l’operazione di gonfiaggio con i ventilatori industriali che producono il vento: si assiste cosรฌ alla rinascita dell’enorme sfera arancione, che sembra svegliarsi insieme al sole.

Il lento fluire del tempo

Alta, gonfia e carica di persone รจ pronta per il decollo. Si accendono i bruciatori e lentamente s’innalza. In quel momento ci si accorge della magia che pervade ogni cosa: tutto intorno รจ silenzio, รจ lentezza. La natura penetra e ingloba l’enorme mongolfiera, le indica la rotta dirigendosi a volte verso Assisi, a volte si scorge il lago Trasimeno, con un cambio repentino di paesaggi e di colori. Sospesi, si sorvolano le ampie distese di grano e poi i gialli girasoli, gli oliveti e i filari d’uva. Un viaggio panoramico che, come in un flashback, riporta alle origini. In quell’ora padroneggia il silenzio, mentre gli sguardi voraci raccolgono tutto ciรฒ che avviene giรน sotto cercando di interpretare ogni dettaglio. รˆ tutto talmente lento che si dimentica il tempo che passa e, mentre si scende sul primo campo non coltivato individuato dal pilota, ti ritrovi protagonista di quel paesaggio.

Una tavola imbandita

Arrivati a terra c’รจ la navetta ad aspettare e si raggiunge la cantina da dove si รจ partiti. L’esperienza continua, non si ferma qui.
Ad attendere, in cantina, una tavola colma di profumi e sapori prelibati provenienti dai prodotti tipici di queste zone e accompagnati da dell’ottimo vino prodotto proprio qui. Ancora negli occhi i paesaggi sorvolati che si riscopre, in quei sapori, tutta la terra appena attraversata. In alcuni casi, soprattutto negli eventi piรน esclusivi, la colazione viene allestita all’aperto, nella vicina chiesetta della Madonna Pia con tovaglie tessute dagli artigiani di Montefalco e le ceramiche di Deruta decorate a mano. La stagione da maggio a settembre ha una gamma di colori cosรฌ ricca che ogni viaggio รจ diverso, la natura regala emozioni ed il viaggiatore si sente parte integrante del paesaggio, fuori dal contemporaneo: quasi come far parte di un antico dipinto.

 

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