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Si รจ parlato spesso di ยซleggenda del filo dโ€™oroยป, tanto รจ avventurosa e sconcertante la storia della seta, materia di lusso, simbolo di bellezza e di potere, che unisce e, al tempo stesso divide Asia ed Europa, fattore primario di commercio, ma anche di scambi culturali.

La sericoltura: dalle origini al tardo Medioevo

ยซโ€ฆVerso quel tempo alcuni monaci vennero dallโ€™India, i quali avendo saputo che Giustiniano imperatore aveva a cuore di fare che i Romani non avessero piรน a comprare seta dai Persiani, presentatisi allโ€™imperatore gli promisero che circa la seta farebbero in modo che i Romani non avrebbero piรน a procurarsi questa merce dai loro nemici Persiani nรฉ da altra nazione, poichรฉ avendo essi passato lungo tempo nel paese chiamato Serinda aldilร  di assai genti indiane, ivi aveano ben appreso con quale mezzo sarebbe possibile che la seta si producesse sul suolo romano. Allโ€™imperatore che insistentemente li interrogava e chiedeva loro se davvero cosรฌ fosse, risposero i monaci che la seta รจ prodotta da certi bachi ai quali la natura รจ maestra e li obbliga costantemente a tal lavoro: che saria bensรฌ impossibile trasportar costร  viventi quei bachi, ma facile e spedito trasportare la loro semenza; da ciascun seme nascere uova innumerevoli; le quali uova molto tempo dopo la loro nascita gli uomini ricoprono di stabbio e cosรฌ riscaldate per tempo bastevole producono animali. Coloro recatisi nuovamente in Serinda portaron poi le uova a Bisanzio e fattele, nel modo che abbiam detto, tramutare in bachi, questi nutrirono con foglie di gelso, e quindi per opera loro cominciรฒ nellโ€™impero romano la produzione della setaโ€ฆยป. Procopio di Cesarea. La guerra gotica, lib IV.

Sulla base di questo testo di Procopio di Cesarea รจ sorta la certezza che lโ€™allevamento del baco da seta domestico (Bombyx mori, quello che si ciba esclusivamente della foglia del gelso) sia stato introdotto a Bisanzio allโ€™epoca di Giustiniano, intorno al 552 e che esso probabilmente vi sia giunto dalla Cina.

La ricerca archeologica ha documentato come lโ€™allevamento domestico del Bombyx mori e lโ€™utilizzo dei suoi bozzoli con la trattura, per poi farne filati e tessuti, fosse praticato in Cina almeno millecinquecento anni prima della nostra era. Nonostante la gelosa custodia da parte dei cinesi dei segreti dellโ€™allevamento del baco e della seta ottenuta per trattura, le pratiche si diffusero gradualmente verso Occidente, specie lungo quella via terrestre che il geografo tedesco F. von Richthofen chiamerร  nellโ€™Ottocento con il nome pretenzioso di Via della Seta. Fonti iconografiche e archeologiche paiono infatti confermare il racconto della principessa cinese che andรฒ sposa al re di Khotan (grande oasi nella regione desertica del Takla Makan) intorno al 450 d. C., con sacchettini di uova di baco nascosti trai capelli. Diviene cosรฌ molto piรน plausibile lโ€™introduzione nel bacino del Mediterraneo, dopo il VI secolo, di altre razze di Bombyx mori, poichรฉ probabilmente esse erano giร  presenti in Paesi relativamente piรน vicini come la Persia e lโ€™India.

Tutti gli storici dellโ€™industria serica italiana del tardo Medioevo attribuiscono lโ€™avvio di questโ€™arte alla cittร  di Lucca, che si afferma come la maggior produttrice europea di tessuti di seta pregiata. Molteplici le cause di questa fioritura: lโ€™abilitร  creativa dei suoi artigiani, le loro capacitร  imprenditoriali, la presenza, nella cittร , di abili filatori e tessitori ebrei, fuggiti dalla Sicilia al momento della conquista angioina e, da ultimo, la sua ubicazione, che la rende meta costante di pellegrini che dall’Europa raggiungono Roma. Quando perรฒ nel 1314 la cittร  รจ conquistata dalla fazione ghibellina, si assiste ad un vero e proprio esodo dei setaioli ebrei, che diffondono le loro conoscenze e le loro tecniche di produzione (mulini per la filatura e la torcitura) in altre cittร  italiane, come Bologna, Venezia e Firenze, dove fin dal XIII secolo era giร  nota l’arte della seta.

 

Il ciclo produttivo della seta secondo le antiche tecniche medievali

Nellโ€™ambito della manifestazione del Mercato delle Gaite, la Gaita Santa Maria si รจ sempre distinta nella rappresentazione delle fasi di lavorazioni dei filati poveri pover o cascami pesanti, ricreando strumenti e utilizzando tecniche riproduttive dโ€™epoca, nel rispetto della tradizione umbra, dal Medioevo allโ€™etร  contemporanea. Sin dallโ€™inizio, la Gaita si รจ dedicata alla riproduzione delle fasi di lavorazione dellโ€™arte della seta, dallโ€™allevamento del baco alla trattura del suo prezioso filo, nella consapevolezza dellโ€™importanza che tale arte assunse nellโ€™Italia del Medioevo, che, dal XII secolo divenne la principale regione dellโ€™industria serica in Europa.

Il ciclo di produzione della seta si compone essenzialmente di cinque fasi: gelsobachicoltura, trattura, torcitura, tintura e tessitura. La seta รจ il filamento del bozzolo di molte specie di farfalle, la piรน importante delle quali รจ la Bombyx mori, il cui bruco o baco da seta si alleva sulle foglie di gelso bianco, Morus alba. La meravigliosa storia della seta, dal baco al suo prezioso filo, dura circa un mese. Una costante cura deve essere riservata alle uova che, per schiudersi, hanno bisogno di una temperatura di circa 22-24 gradi. In tempi remoti erano le donne a farle schiudere con il calore del loro seno. I piccoli bachi, appena nati, sono alimentati con foglie di gelso finemente triturate. Lโ€™accrescimento รจ rapido, dopo qualche giorno essi cadono in letargo, che dura ventiquattro ore circa, mutando la pelle, gli intestini e la trachea. Allorchรฉ si risvegliano (inizio della seconda etร ), vengono trasportati su graticci ben areati e alimentati con foglie di gelso. Il baco si ciba infatti unicamente di foglia fresca di gelso, che consuma in grandissima quantitร  aumentando, nellโ€™arco di un mese, di decine di volte la sua lunghezza. In questo periodo il baco subisce cinque mute e solo quando cessa di nutrirsi, perchรฉ รจ giunto al termine del suo ciclo vitale, viene posto in un bosco di ramaglie, dove trova il punto piรน adatto per costruire in tre giorni la sua ultima dimora, il bozzolo, nel quale si racchiude. Trascorsi cinque – sei giorni, da quando gli ultimi bachi sono saliti al bosco, si esegue la sbozzolatura e cioรจ la raccolta dei bozzoli. I bozzoli raccolti sono posti a essiccare al sole per ottenere la morte della crisalide ed evitare, quindi, che la crisalide diventi farfalla, la quale, fuoriuscendo dal bozzolo, lo buca e ne spezza il filo. Dopo essere stati selezionati e privati della spelaia, i bozzoli destinati alla trattura vengono quindi immersi in acqua molto calda, affinchรฉ la sostanza gommosa (sericina), che tiene saldati tra loro i filamenti, si ammorbidisca. Le donne con una apposita scopetta liberano allora il capofilo e dipanano il bozzolo, essendo costituito da un filamento unico che, nelle razze selezionate puรฒ raggiungere anche i duemila metri di lunghezza. In questa operazione le filatrici possono unire insieme da un minimo di dieci filamenti (bave) a un massimo di trentacinque, provenienti da altrettanti bozzoli, al fine di ottenere un filo resistente, che va ad avvolgersi su di un aspo rotante. Dal numero delle bave unite al momento della trattura deriva lo spessore del filo espresso in denari o titoli. Il filo che si avvolge sullโ€™aspo, anche se formato da filamenti di piรน bozzoli, appare come un filo unico, perchรฉ la sericina che ricopre la bavella di seta diventa gelatinosa in acqua calda e incolla, una volta asciugati e raffreddati, i vari filamenti, dando origine a quel filo unico che si vede dopo la trattura. La diversitร  dei filati รจ giร  decisa in sede di trattura: la galletta migliore diventa filo, successivamente torto per ottenere lโ€™ordito dei tessuti, mentre quella di qualitร  inferiore diventa filo per trama. Le matasse di seta greggia tolte dall’aspo vengono quindi sottoposte allโ€™incannatura: il filo passa dalla matassa al rocchetto per essere trasferito al torcitoio, al fine di ottenere una maggiore resistenza accanto ad altre caratteristiche qualitative. Il torcitoio รจ infatti lo strumento che ha lo scopo di attorcigliare su sรฉ stessi centinaia di fili; esso pur avendo un concetto funzionale molto semplice, risulta assai complesso per la sua struttura fortemente ripetitiva. Le matasse di filo di seta ritorto sono cosรฌ pronte per essere lavate e tinte. Esse vengono dunque collocate in sacchetti a trama larga e fatte bollire in acqua saponata per eliminare la gomma naturale, vengono poi sciacquate in acqua pura e messe ad asciugare. quelle di colore perlaceo vengono successivamente sbiancate con vapori di zolfo e quindi sottoposte ai cosiddetti ยซbagni di coloreยป. Si giunge cosรฌ allโ€™operazione conclusiva della tessitura, che consiste nell’intrecciare i fili che costituiscono lโ€™ordito con unโ€™altra serie di fili orizzontali, chiamata trama. Qualsiasi dispositivo in grado di tenere teso l’ordito durante la tessitura, si chiama telaio. La sua invenzione nelle forme piรน semplici, risale almeno a quattromila anni fa, anche se in Europa, come strumento perfetto a struttura orizzontale, appare solo nel XIII secolo. Nel telaio, l’ordito รจ avvolto su di un rullo, il subbio di ordito, ciascun filo che lo costituisce viene fatto passare nelle maglie dei licci in modo ordinato, con una sequenza preparata in precedenza, a seconda del disegno da ottenere. Alzando i licci, alcuni fili si alzano mentre altri si abbassano e nello spazio che ne risulta viene fatta passare la navetta con la spoletta di trama all’interno. Il filo che essa lascia, durante il tragitto, viene compattato dal pettine. Pazientemente, filo dopo filo, il tessuto cresce. Con la tessitura si esaurisce il ciclo di produzione della seta.

Organizzazione produttiva della manodopera serica nel Medioevo

Circa il sistema organizzativo delle cittร  italiane del XIII- XIV secolo, esperte nella manifattura di filati di seta, si puรฒ giร  evidenziare la presenza di quello che, in epoca moderna, รจ definito un distretto industriale e cioรจ un sistema economico-sociale caratterizzato dalla presenza di imprese medie, piccole, o piccolissime, impegnate in diversi stadi e in modi diversi nella produzione di un prodotto omogeneo, grazie ad una cooperazione verticale e orizzontale. Questโ€™ultima si sviluppa con lโ€™organizzazione dellโ€™opificio decentrato e si concretizza con la nascita di tutta una serie di attivitร  che sono dโ€™ausilio alla produzione stessa: attivitร  mercantili, bancarie, di trasporto, di produzione degli strumenti di lavoro, di scelte relative alla tipologia del prodotto, in base alle quali si definiscono anche rapporti professionali con i rappresentanti di altri arti come quella dellโ€™oreficeria per la manifattura di tessuti preziosi, auroserici. Lโ€™organizzazione produttiva, secondo il modello dellโ€™opificio decentrato, che nel XIV secolo, da Lucca si diffonde nellโ€™Italia centro-settentrionale, vede dunque il ruolo determinante del mercante-imprenditore o setaiolo, che collega e coordina lโ€™attivitร  dei numerosi artigiani che spesso svolgono le varie fasi di lavorazione nelle proprie botteghe o abitazioni, con i propri strumenti di lavoro, oppure, come njel caso del filatore prestano opera nella bottega del seaterius. Grazie al setaiolo le varie tappe del processo produttivo della lavorazione della seta acquistano omogeneitร  e indipendenza organizzativa; spetta infatti al mercante-imprenditore lโ€™acquisto della materia prima, bozzolo o seta greggia, che poi egli distribuisce ai singoli produttori, secondo il susseguirsi del processo di lavorazione: filatura, incannatura, torcitura, tintura, orditura e tessitura. La maggior parte delle corporazioni o arti della seta, presenti nelle varie cittร  della penisola, raggruppano sia i mercanti, sia i singoli gruppi specialistici e talora gli stessi fabbricanti di strumenti, insieme ai tecnici della lavorazione di filati dโ€™oro. Il modello organizzativo rimane omogeneo, fin dal โ€˜300, a Lucca come a Bologna, Firenze e Perugia, come pure rimane costante il conflitto fra i setaioli (mercanti-imprenditori) e gli altri gruppi di mestiere. Unโ€™organizzazione manifatturiera dunque solida e ben strutturata, in cui il fattore economico assume unโ€™importanza preponderante e regole inderogabili fissano lo svolgimento della produzione in tutte le sue fasi.

 

DALMATICA DEL PARATO DI BENEDETTO XI. PERUGIA, CHIESA DI SAN DOMENICO. Tessuto principale: manifattura dell’Iran ilkhanide o dell’Asia centrale, seconda metร  del XIII secolo.

CALZARE IN DIASPRO DEL PARATO DI BENEDETTO XI. PERUGIA, CHIESA DI SAN DOMENICO. Manifattura lucchese, fine del XIII inizio del XIV secolo.

L’arte della torcitura ha attraversato secoli e continenti. Oggi รจ visibile durante il Mercato delle Gaite di Bevagna.

Perchรฉ torcere la seta?

In natura esistono migliaia di filamenti vegetali e animali piรน o meno lunghi e resistenti. In genere, i filamenti di origine naturale hanno una lunghezza inferiore al metro: da qui la necessitร  di costruire un filo continuo partendo da elementi piรน corti. La filatura, intesa come creazione del filo, nasce dall’unione per torcitura delle fibre. La tessitura, con tutte le fasi di preparatorie dei filati che essa richiede, era giร  una tecnologia consolidata quando in Oriente si scoprรฌ che esistevano fili naturali di centinaia di metri. Erano i fili di seta dei bozzoli di alcuni insetti. Tra gli insetti vi sono centinaia di specie serigene, tuttavia una in particolare fu oggetto di interesse, per diverse ragioni: facile dipanabilitร  del filo, filo molto lungo e sottile, possibilitร  di allevamento domestico. La pratica allevatoria del Bombyx mori, del baco da seta, continua da oltre quattromila anni. Dall’Oriente, molto lentamente, essa arrivรฒ in Europa assieme alla tecnica della trattura, cioรจ all’arte di togliere la bava dei bozzoli per farne un filo utilizzabile. Durante la trattura, la sericina viene sciolta immergendo i bozzoli in acqua calda; individuati poi i capofilo con una spazzola, se ne fa un mazzetto proveniente da piรน bozzoli (la rosa di trattura) e si inizia a tirare (da cui trattura), avendo cura di tener ben unito il mazzetto delle bave e di mantenere l’acqua calda. Il filo cosรฌ ottenuto, reso compatto dal reindurimento della sericina, viene avvolto su di un aspo, dove va a formare le matasse di seta greggia.
Per millenni la seta greggia ottenuta dalla filatura รจ passata direttamente al telaio per essere tessuta. Se si analizzano i rari frammenti di tessuti antichi, ritrovati per lo piรน in tombe cinesi, oppure di provenienza sassanide e bizantina, si osserva come i fili di ordito e di trama siano in genere privi di torsione o ne abbiano una debolissima (pochi giri per metro).
Tuttavia, dal X secolo d.C. in poi, compaiono tessuti con fili decisamente torti, decine o centinaia di spire per metro. L’esigenza di produrre tessuti sempre piรน fini e con disegni sempre piรน complessi, uniti alla necessitร  della tintura in filo, fu quasi sicuramente la causa determinante dell’introduzione della torcitura della seta. Ove e come ciรฒ avvenne per la prima volta non รจ noto. Da semplice esigenza operativa, la torcitura divenne col tempo un settore molto importante nel processo di lavorazione, con imponenti edifici, macchinari, maestranze, normative e capitali dedicati allo scopo.

Torcitoio circolare da seta

La torcitura antica e il torcitoio tondo a energia umana

La produzione di seta torta a mano era lenta e dispendiosa; il filo torto dava luogo a evidenti irregolaritร  della pezza finita, attribuibili alla disuniforme distribuzione della torsione lungo il filo. La ruota a filare semplice permise di risolvere in parte i limiti produttivi dei filati per tessitura. Di probabile provenienza orientale, essa compare in Europa dopo il 1000; la prima raffigurazione รจ visibile in una delle vetrate della cattedrale di Chartres e risale al 1150 circa. Nel corso del XIII secolo compare in quel di Lucca anche il torcitoio tondo, mosso dall’uomo. La loro origine finora รจ ignota, forse arrivavano dal Medio Oriente, all’epoca delle prime quattro crociate, dal 1098 al 1204.
Hanno forma cilindrica e torcono contemporaneamente la seta di circa 80 rocchetti completandoli in 6-10 ore con soli due addetti. Se si pensa che a mano una persona torce un rocchetto in 30-40 ore, si ha un salto quantitativo di produzione di circa 300 volte, con una qualitร  di filato migliore e a un costo inferiore. La fonte di energia erano le braccia dellโ€™uomo. Una persona allenata poteva muovere fino a 150 rocchetti per 8-10 ore con qualche sosta. A causa di guerre civili in Lucca, giร  nel Trecento la conoscenza del torcitoio si diffonde a Firenze, Bologna, Venezia, nel sud della Francia. Nella seconda metร  del Quattrocento il giovane Leonardo da Vinci, a Firenze dove era a bottega del Verrocchio, conosce il torcitoio circolare da seta ormai consolidato da piรน di due secoli di attivitร . Ne rimane affascinato, lo studia nei dettagli, vi scrive sopra persino degli indovinelli e lo migliora: inventa il distributore automatico del filo; inventa le rocchelle per avvolgere la seta lavorata e le bacchette per inserirle, in sostituzione dei piรน ingombranti aspi; inventa un nuovo tipo di movimentazione dei fusi, allo scopo utilizza una ruota suddivisa in settori (strofinacci) per migliorare l’aderenza. Tutte invenzioni che accrescono di molto la qualitร  dei filati di seta e la produttivitร  della macchina.
A partire dal Trecento, inoltre, esigenze produttive avevano obbligato a ricorrere all’energia idraulica per muovere i torcitoi da seta, diventati ormai grandi macchinari alti 5-6 metri. I nuovi dispositivi leonardiani che li migliorano si diffondono presto. La cittร  di Bologna, con centinaia di torcitoi impiantati, ne รจ il centro piรน imponente fino al XVII secolo. Ma la stessa macchina รจ ormai diffusa in Italia, Francia, Spagna, Olanda Belgio, Austria, Ungheria.

 

Il torcitoio circolare da seta a energia umana e la sua storia nel Mercato delle Gaite

Il torcitoio da seta รจ la prima macchina operativa complessa che lโ€™uomo abbia mai ricostruito: รจ tale perchรฉ รจ densa e ripetitiva. Ha circa due metri di diametro ed รจ alta poco di piรน. I suoi elementi operativi sono ripetuti parecchie decine di volte, consentendo di torcere in modo regolare 80-150 fili contemporaneamente. Un uomo-motore collocato allโ€™interno la muove, mentre un operatore allโ€™esterno provvede alle varie esigenze della torcitura. Si tratta di una delle macchine piรน interessanti del Medioevo, certamente quella piรน produttiva. Un torcitoio da 100 fusi richiede due operai contro i cento di prima, e il tempo per torcere un rocchetto รจ cento volte minore di quello che si impiegherebbe per torcere a mano. Complessivamente, quindi, lโ€™invenzione accorcia di 10.000 volte il tempo di torcitura per una produzione media artigianale. Raramente nella storia della tecnica ci si imbatte in simili risultati. Questa invenzione svolge in un giorno il lavoro prima compiuto da due-tre mila persone: si puรฒ sicuramente affermare che la civiltร  industriale nasce con i torcitoi da seta.
La prima documentazione iconografica che si conosca si trova negli Statuti dell’Arte della Seta di Firenze del 1487, copia di un manoscritto del secolo precedente e conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nel disegno appare un ordine di fusi, disposti lungo una circonferenza (valico), raggruppati tre a tre, per un totale di 24 fusi e 8 aspi per valico. Una descrizione degli elementi costitutivi la si trova nell’Archivio di Stato di Lucca, Archivio notari, n.117, notaio Bartolomeo Buonmese, 1335.
Il documento lucchese indica che la macchina consta di due incastellature di legno concentriche di 3 metri di diametro per poco piรน di due metri di altezza e porta due serie di dodici aspi con dieci alberini per ogni aspo. La struttura interna ruota intorno a un asse verticale, un cilindro ruotante, azionato da una persona che lo spinge con il proprio corpo, a ritroso; contemporaneamente la struttura esterna sfrega sugli alberini e i meccanismi di trattura per farli ruotare. Su ogni alberino รจ fissata rigidamente la bobina, sopra la quale gira rapidamente su un coperchio a calotta (coronelle) un filo a S. Il filo di seta non ritorto passa dalla bobina sullโ€™aspo sovrastante attraverso due fori. Quando lโ€™alberino gira e con esso la bobina, il filo viene ritorto man mano che viene tirato dallโ€™aspo. Durante questo processo, la seta si torce, acquistando caratteristiche fisiche diverse dal filo di partenza e piรน adatte a conferire al tessuto finito lโ€™aspetto che gli รจ piรน peculiare.
Sulla base del Trattato e con le conoscenze storiche acquisite nel settore, la Gaita Santa Maria ha ricostruito il torcitoio circolare a energia umana facendone lโ€™unico esemplare funzionante al mondo.
Esso consta di due ordini di 12 aspi ciascuno, cui corrispondono due ordini di tre bobine per ogni aspo, disposte lungo la circonferenza (valico) per un totale di 72 bobine. Sulla parte mobile del torcitoio trovano sistemazione, sia i dispositivi che fanno ruotare i fusi (strofinacci) sia gli elementi inclinati (principi) di unโ€™ampia vite senza fine, tradizionalmente chiamati serpi. Gli aspi che raccolgono il filo torto in matasse sono mossi dai serpi, grazie a una ruota a raggi, la bozzoniera.
Durante la manifestazione, il torcitoio รจ certamente, fra gli strumenti dโ€™epoca presenti, il piรน prestigioso per il suo valore storico e culturale e inoltre, nellโ€™ambito di una riproduzione il piรน fedele possibile di mestieri medievali, รจ sicuramente la macchina riprodotta nel modo piรน corretto per quanto riguarda le fonti di energia, immune dalla contaminazione con le tecnologie moderne (corrente elettrica, metano): utilizza solo la forza delle braccia.
La progettazione e la sua realizzazione hanno richiesto tempo e fatica, ma il risultato ottenuto ripaga delle difficoltร  incontrate. E allora come non ricordare chi, negli anni 1996 e 1997, ha desiderato e voluto ricostruire la macchina: Anacleto, Alfredo, Anna, Pia, Attilio, Gianluigi, Marco M (il costruttore), Gianpaolo (il disegnatore), Marco T.M, Francesca, Luigi, Natale; e chi negli anni successivi vi ha dedicato il suo tempo: Mario, Rita, Gianmarco. E come non ricordare i luoghi visitati: Firenze (Lโ€™antico setificio toscano), Gorizia (Il museo della Seta), Garlate (Civico Museo della Seta Abegg), Abbadia Lariana (Civico Museo Setificio Monti), Como (Museo Didattico della Seta), San Leucio e il suo setificio (Caserta).
Un ringraziamento particolare a Flavio Crippa, esperto di archeotecnologia industriale, che ci ha fornito disegni e informazioni indispensabili. E infine, come non ricordare che il torcitoio รจ stato esposto a Strasburgo, nellโ€™ambito di una mostra su Leonardo da Vinci e le sue macchine.

 

Il torcitoio da seta negli Statuti Comunali Umbri

A Perugia la lavorazione della seta inizia nella prima metร  del Quattrocento. Nel 1529 lโ€™arte dei bambacari chiese e ottenne di unirsi con i setaioli. I bambacari e i setaioli costituirono il Collegio della seta e della bambagia (mantenendo tuttavia separati i propri statuti) nel 1529.ย  In seguito, la necessitร  di raggiungere un piรน razionale impiego delle risorse economiche convinse dellโ€™opportunitร  di riunire le due arti. La nuova istituzione assunta la denominazione di Arte della Seta e della Bambagia, redasse gli statuti nel 1531. Nel 1543 vennero elaborati gli statuti definitivi dellโ€™arte. Redatte in volgare, le le disposizioni sono comprese in sessantadue capitoli, di cui quarantotto riguardano lโ€™arte della seta e quattordici quella della bambagia.

Capitolo 7.ย  Che niuno filatoiaio o torcetore possa filare ne torcere seta a frostiere nรฉ a chi non ha botigha.

Capitolo X.ย  Che quilli che pigliaranno sete a torcere sieno obligate a torcerle bene a iuditio de li uffitiali.

A Foligno, giร  negli anni 1471-1472, due mercanti imprenditori forestieri manifestano il desiderio di introdurre lโ€™arte della seta. Ma solo nel 1540 vengono elaborate tre bozze degli statuti dellโ€™arte, due delle quali abbastanza simili e composte da 15 capitoli e 17 capitoli.

Capitolo 8. Item che nessun filatutaro, ne tintore, possano torcere, ne filare, ne tignere in alcuno modo, alcuna generatione de seta ad nessuno foristero, ne ad alcuno altro che non sia matriculato et scritto ad larte sotto pena.

Nellโ€™ASF รจ presente un documento datato 18.2.1528, in cui Girolamo di Marsilio di Giovanni Taccori e Giovanni Battista di Vincenzo dello stesso Giovanni Taccori vendono a Matteo Gentili e Feliciano di Girolamo Seggi di Foligno unum filatorium ligneum aptum ad filandum et torcendum siricum al prezzo di 26 fiorini. Un documento datato 14 luglio 1556 afferma che a Cicco qm. Giovanni Antonio,ย  filatoraio di Foligno, Prospero qm. Andrea Merganti affitta unum atterratum cum filatorio apto ad filandum et torcendum sericeum ad duas valcas sito nel rione Ammanniti, per tre anni e per sette fiorini lโ€™anno.
Dal 1559 lโ€™arte subisce una svolta decisiva: viene introdotto a Foligno il filatoio idraulico, uno dei primi dellโ€™Italia centrale, ad opera del nobile Francesco Orfini; viene ubicato nel rione Spada, presso i mulini a grano e a olio della comunitร .

Conclusioni

Si รจ parlato spesso di leggenda del filo dโ€™oro, tanto รจ avventurosa e sconcertante la storia della seta, materia di lusso, simbolo di bellezza e di potere, che unisce e al tempo stesso divide, Asia ed Europa; fattore primario di commercio, ma anche di scambi culturali.

ย La machina

รˆ maraveja, รจ ordegno celeste. Mille e mille rigagnoli de filo, torce et incanna come cento mani, anzi dugento. Ne lo suo ventre scoperto una femmina spigne et Ella gira e con Ella gira lo mondo universo. Li mille e mille bachi non truovan lo tempo de filare, le femmine de levare la colla e mannellare, chรจ giร  tutto ritorto. Indulgenzia me vรฉne dal Segnore perchรฉ non vโ€™ha persone che possan prendere suo loco. La machina cum grande fatica sโ€™adopra a vantaggio e satisfatione de tucti, perรฒ che cresce il filo, e giร  tutta Mevania: homini et femine et pulzelle et pargoli involti sono da esso per tignere et per tessere, et panni assai vi sono da tagliare. De jorno e de nocte battono li telari e laqua de lโ€™ Attone pare nun essere bastanzia peโ€™ lavaggi e tenture de lo panno che co lo filo de lo torcitoio sโ€™appresta.

Da un Anonimo umbro del XX secolo.

 


Bibliografia

F. Crippa, Il torcitoio circolare da seta, estratto da: Quaderni storici 73/a. XXV, n.1ยฐ aprile 1990
La Gaita Santa Maria riscopre lโ€™arte della seta, La Tipografica Bevagna, 2007