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Esiste un posto ad Assisi,ย in via Portaย Perliciย numeroย 6,ย appena dentro le mura storiche della cittร  antica, che conserva unโ€™importante memoria storica, significativa per la cittร  e per lโ€™intera regione.ย ย ย 

assisi

La fabbrica

La Fabbrica

รˆย un caldo sabato di luglio quando incontro per la prima voltaย Giampiero Italiani,ย il proprietario di una porzione dellโ€™immobile che appartiene allaย sua famiglia fin dagli anni Cinquanta.ย Siย definisceย subitoย il โ€œcustodeโ€ di questo luogo speciale eย mi racconta conย grandeย coinvolgimento la storia di quelle mura e di quei cortili animati da donne e uomini,ย lavoratori, agliย iniziย dellโ€™Ottocento:ย siamo in quella che era lโ€™anticaย Fabbrica di aghi e spilliย diย Assisi.ย Perchรฉย impiantareย proprio ad Assisiย una fabbricaย di aghi, รจ una domanda che non trova risposta certa,ย รจ un ambito che deve essere ancora indagato e si possono fare solo delle ipotesi, certoย รจ che questa attivitร  manifatturiera ha rappresentatoย una delle prime esperienze di rivoluzione industriale in Umbria, testimoniando i primi tentativi diย suddivisione del processo produttivoย in fasi di lavoro e quindi la costituzione diย una giovane impresa industriale.ย 
La fabbrica assisana perรฒ era speciale anche per altri motivi, infatti potevano essere assuntiย siaย uominiย cheย donne e tutta lโ€™attivitร ย era validataย da unย regolamento scritto affisso in fabbricaย eย rispettato da tutti gli operai.ย Oltre a rappresentare una possibilitร  dโ€™impiego per la popolazioneย della cittร , la fabbrica,ย grazie alย suo lungimirante imprenditore romanoย Nicolaย Bolasco, rappresentavaย un primoย esempio di lavoroย regolamentato con pari opportunitร ย che tutelava le condizioni dei lavoratori, uomini e donne,ย ciascuno con le proprie esigenzeย senza sfruttamento; garantendo un impiegoย dignitose agli operai,ย Bolascoย anticipavaย in qualche modoย gli studi sul diritto del lavoro.ย Loย Stato della Chiesaย รจ in accordoย con il regolamento diย Bolascoย tanto che neย chiedeย la diffusione e lโ€™applicazione in tutte le attivitร  manifatturiere dei territori posseduti.ย 

 

il regolamento

Il regolamento

Il Regolamento

La fabbrica di aghi e spilliย diย Assisi era unaย realtร  allโ€™avanguardia, unโ€™isola felice in unโ€™epoca in cui lo sfruttamento del lavoro era la quotidianitร . Testimonianza scritta ne รจ il regolamento, datato 1ยฐ novembre 1822,ย redatto di propria iniziativa dal proprietario dellโ€™attivitร ย Nicolaย Bolasco.ย รˆย composto da 17ย articoli e la prefazione induce al rispetto degli stessiย non comeย semplice imposizione ma come buona norma da rispettare, in un clima diย partecipazione al lavoroย per il raggiungimento di uno scopo comuneย eย cioรจ una produzione cospicuaย realizzataย in unย ambiente sereno.ย Alcuni articoli rivelano una grande modernitร  e apertura mentale; le ore di lavoroย sonoย stabilite,ย maย lโ€™orario di ingressoย e dโ€™uscita puรฒย variare in base ad alcuneย esigenzeย dettate dal periodo dellโ€™anno, dalle ore di luce, dal freddo.ย รˆ inoltreย possibile portare del lavoro da svolgere a casa nel rispettoย degli articoli del regolamento edย รจ consentitoย a tutti, previa autorizzazione, visitare la fabbrica e vedere da vicino le lavorazioni. Tuttoย รจย reso pubblicoย e trasparente.ย 
La fabbrica di Assisi sorgeva nei territori dello Stato Pontificio per cuiย da regolamento รจย fondamentale dimostrare unaย ferrea integritร  morale,ย soprattutto perchรฉย si tratta diย lavoratori diย entrambi i sessiย eย pertantoย Bolascoย definisce altre regole da rispettare a tale proposito: lโ€™ingresso dei dipendenti uominiย risultaย sfalsatoย di qualche minuto rispetto a quello delle donne, gli accessi in fabbricaย sonoย separati, le mansioni diversificate eย da svolgersiย in saleย distinte, infineย per nessun motivoย รจ consentitoย lโ€™accesso di un uomo nelle sale delle donne e viceversa.ย 
Sopra adย ogni regola perรฒย cโ€™รจย questa:ย tutti i dipendenti, per essere assunti,ย devonoย portare una lettera diย presentazioneย scritta dal proprio parroco,ย denominataย Certificatoย diย Moralitร ,ย una sorta di lettera di referenzeย attestanteย lโ€™integritร  e la buona condotta di vita del futuro lavoratore della fabbrica!ย 

Lo stato attuale

Oggi dellโ€™antica fabbrica non rimane molto di visibile allโ€™occhio profano. Grazieย perรฒย alla preziosa guida che ho avuto il privilegio di conoscere, riesco a leggere alcuni segni dellโ€™architetturaย che mi fanno immaginare come poteva essere la fabbricaย durante il suo periodo di attivitร .ย Giร  osservando ilย grande portoneย dโ€™ingresso, in ferro, che chiudeva il cortile principale separandolo dal selciato,ย si puรฒ osservare un particolare, un segno che stimola una riflessione. Unย simbolo, probabilmente unย logoย –ย una punta con due riccioli, immagineย che si discosta da molti altri simboli presenti allโ€™interno della cittร -ย comeย riferimento allโ€™attivitร  della fabbrica.ย 
Entrando nel grande cortile,ย Giampieroย Italianiย mi illustraย il fabbricatoย costruito in muratura tradizionale conย pietra dโ€™Assisiย –ย che ospitava lโ€™attivitร  manifatturiera e che oraย inveceย ospita da decenni abitazioni privateย –ย i portoni dโ€™ingresso e ilย luogo dove era situata laย vecchia scalinataย che portava al piano superiore,ย dove oggi sorge unย grande terrazzo. Mi porta a visitare una delle stanze principali, forse una delle piรน grandi, una salaย a volteย in pietraย e mattoniย che conserva ancora un aspetto antico,ย e poi ilย bel cortile sul retroย dove probabilmente si praticavanoย attivitร  collaterali legate alla manifattura. Unaย delleย piรน quotateย poteva essere, in periodi ben precisi, laย tosaturaย delleย greggiย che arrivavano dalla montagna accedendo da Portaย Perliciย e questo potrebbe anche spiegare laย collocazioneย strategicaย della fabbricaย allโ€™interno del tessuto cittadino.ย Attualmente questo cortile immerso nel verdeย in cui crescono rigogliosi cespugli,ย alberi da fruttoย e arbusti di rose profumate รจ conosciuto dalla popolazione assisana comeย orto degli aghi.ย 
La salaย a volteย e lโ€™orto sono, da circa due anni, messe a disposizione da Giampieroย Italianiย per attivitร  culturali con temi attinenti a quella che era la realtร  della fabbrica,ย ma di grande attualitร :ย dalย diritto alย lavoroย alย lavoro femminile fino ad arrivareย allโ€™emancipazioneย della donna,ย trovando gradimentoย tra le associazioni e le istituzioni locali.ย La fabbrica degli aghi del 1820 รจ ora unaย fabbrica di cultura.ย 

 

assisi

Il cortile sul retro

Il futuro

Cโ€™รจ ancora molto da scoprire sulla fabbrica degli aghi:ย ancora molti i temi da indagareย eย moltiย sonoย i quesiti che ancora non trovano risposta; Giampieroย ha riportato alla luce questa realtร  e sta lavorando per convogliare tutta lโ€™attenzione possibile su questo bene culturale.ย รˆย auspicabile che laย curiositร  dei ricercatori,ย unitaย allโ€™interessamento delle istituzioni,ย portino alla luce nuoveย realtร ย che andranno ad arricchireย di nuovi tasselli la storia localeย dellโ€™Ottocento.ย ย 

 

 

Per saperne di piรน su Assisi

Montefalco appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Dalla cima delle colline che sovrastano la pianura dei due fiumi umbri Clitunno e Topino, la cittร  di Montefalco rivolge il suo sguardo sulla valle umbra; un borgo cinto da uliveti e vigneti che formano una sorta di preziosa collana di smeraldi e rubini, sfumature che richiamano il profondo legame tra questa terra e il rapido passare delle stagioni, ognuna con i suoi colori.

Proprio in questo storico teatro a cielo aperto, allโ€™interno della piazza del Comune vanno in scena, come degli attori, i quattro quartieri di Santโ€™Agostino, San Bartolomeo, San Fortunato e San Francesco, i quali ogni anno fanno rivivere scene di un passato lontano, la semplicitร  di una vita cittadina e contadina mai dimenticata e sempre presente nei cuori dei Montefalchesi.
Le quattro taverne della cittร  durante questi giorni di grande festa sono decorate con i vividi colori dei quartieri e si animano, sempre allโ€™interno delle mura cittadine, in luoghi tipici e suggestivi del borgo dove si possono gustare i piatti e i vini della tradizione umbra.
Durante tutto lโ€™arco delle festivitร , a far da cornice all’Agosto Montefalchese sono il Corteo Storico, una sfilata di figuranti rappresentanti i personaggi dellโ€™epoca rinascimentale tra XV e XVI secolo, la sfida dei Tamburini e degli Sbandieratori.

fuga del bove montefalco

La sfida dei Tamburini, foto via

Tutta questa gloriosa rievocazione รจ incentrata sul Palio e la conquista del Falco dโ€™oro, il maestoso volatile simbolo dello stesso comune. Antiche cronache ci tramandano che fu proprio lโ€™imperatore Federico II di Svevia a ribattezzare lโ€™antica localitร  di Coccorone in Montefalco, proprio per la grande presenza di questi rapaci visti sorvolare quelle colline.
Il palio รจ strutturato in diverse gare che tengono con il fiato sospeso tutto il borgo: si tratta di vere e proprie competizioni dal sapore antico, momenti che legano tutti i cittadini, pronti ad urlare e strepitare per i loro beniamini che si contendono il primato.
Impegnati nella conquista di questo ambito premio sono infatti i giovani dei quattro rioni che ogni anno mettono in luce la loro maestria acquisita in anni di duro allenamento e profondo amore per il proprio quartiere di appartenenza.
La prima gara รจ il tiro con la balestra, il cui bersaglio รจ costituito da una riproduzione di una testa di toro con diversi punteggi a seconda della parte che viene raggiunta dal dardo.

palio cittadino di montefalco umbria

Tiro con la balestra, foto via

La competizione continua poi a infuocarsi nellโ€™animo dei quartieranti con la seconda gara: quella della staffetta, un vero e proprio anello di congiunzione tra il Medioevo della corsa del bove e le gare atletiche dei tempi moderni.
Lโ€™apice della competizione si raggiunge durante lโ€™attesissima Fuga del Bove. Una rievocazione molto meno cruenta di quella tramandata dalle cronache medievali; si raccontava infatti che nei giorni di Natale un bue veniva portato con la forza per le vie della cittadina dopo avergli somministrato una bevanda a base di vino e pepe al fine di renderlo furioso e difficile da gestire. Lรฌ poi lo aspettava una folla di uomini che, riparandosi in robuste botti di legno, lo incitavano facendolo correre fino a farlo cadere stremato.
La Corsa dei Boviย viene vissuta, oggi, in maniera non cruenta; ad ogni quartiere viene affidato un toro da allenare e curare durante tutto lโ€™inverno per scendere in campo nella serata di metร  agosto e gareggiare con i rivali delle altre contrade. Il bue viene trascinato, sospinto e guidato da fidati portatori che si sfidano per lโ€™onore del proprio rione sotto lโ€™attento sguardo della cittร  vociante che attende il loro passaggio per poterne misurare la forza e la bravura.

eventi agosto a montefalco umbria

Fuga del bove, foto via

I giostratori di ogni quartiere accompagnano e guidano, di corsa, un toro dal peso di quasi cinque quintali lungo un percorso accidentato in una gara a scontri diretti due a due. Il vincitore finale si aggiudica il Palio, che ogni anno viene commissionato a un artista diverso, un dipinto che si ispira allโ€™atmosfera che solo si puรฒ respirare a Montefalco nei giorni del Palio.


Sitografia:

www.folclore.eu

Umbria WebCam

ProMontefalco.com

Comune di Montefalco.pg.it

 

Per saperne di piรน su Montefalco

 

 

 

 
Per saperne di piรน su Montefalco

INGREDIENTI:
  • 600 g di fegatini e ventricoli di pollo
  • 1 cucchiaio di capperi sott’aceto
  • 1 cipolla piccola
  • 1 carotina
  • 1 pezzetto di gambo di sedano
  • 4 – 5 bacche di ginepro
  • 1 limone non trattato
  • 1 cucchiaio di aceto
  • alcune fette di pane casareccio
  • sale

 

PREPARAZIONE:

Ponete in una padella non troppo grande dell’acqua, le fette di limone pelate a vivo ed un cucchiaio di aceto. Salate, portate ad ebollizione, quindi immergetevi le interiora per qualche minuto. Scolatele. Tritate assieme la cipolla, la carota ed il sedano e fateli soffriggere in una casseruola assieme a qualche cucchiaio d’olio. Unite le interiora, fatele cuocere per una decina di minuti a fuoco medio e salatele. Togliete le interiora dalla casseruola, passatele al tritacarne assieme a i capperi ed alle bacche di ginepro e rimettete il passato sul fuoco. Regolate di sale, aggiungete qualche goccio d’olio se necessario e fate cuocere per ancora 8 – 10 minuti. Spalmate con questo composto le fette di pane leggermente tostate al forno.

 

I crostini con le interiora o rigaglie di pollo,ย sono diffusi in tutta l’Umbria e sono tipici dell’Italia centrale. Ve ne sono molte varianti, a seconda delle zone e delle famiglie. In qualche versione moderna si passa al tritacarne, assieme agli altri ingredienti, anche qualche cetriolino sottaceto. Nei pranzi di matrimonio e della battitura di un tempo, almeno fino agli anni quaranta di questo secolo, spesso per preparare i crostini si usavano le rigaglie d’oca. Si ponevano in casseruola un trito di cipolla, carota, costa di sedano, salvia, scorzetta di limone e qualche cucchiaiata d’olio. Si facevano soffriggere, si univano le rigaglie d’oca fatte a pezzetti, si lasciavano insaporire, si salavano, pepavano e si irroravano con una cucchiaiata d’aceto. Quando l’aceto era evaporato si versava un goccio di vino bianco secco e si faceva cuocere per circa 40 minuti, versando di tanto in tanto un goccio di vino bianco. Le rigaglie ed il loro fondo di cottura si passavano al tritacarne, s’amalgamavano per pochi minuti a fuoco basso e si otteneva cosรฌ un composto da spalmare sul pane.

 

Per gentile concessione di Calzetti-Mariucci Editori

 

 

Panicale appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


La Festa dellโ€™uvaย in onore del dio Baccoย รจย uno degli appuntamenti tradizionali di fine estateย delย lagoย Trasimeno.ย Panicale si prepara a ospitareย la 42esima edizione,ย cheย andrร  in scena dal 7 al 10 settembre.ย 

La storia

La festa dedicata a Baccoย e al suo nettareย haย originiย lontane.ย Nelย 1926, infatti, si raccontaย di un piccolo centro agricolo dove vigeva il latifondo e di un tempo in cui il vino, piรน che un nettare raffinato, era un vero e proprio alimento che dava la forza per compiere il duro lavoro dei campi. La manifestazione allora siย svolgeva in contemporanea con il mercato del bestiame. Dopo una pausa forzata dovuta alla Secondaย Guerra Mondiale, la Festa dellโ€™uva ricomparveย aย Panicaleย aย partire dagli anniย Cinquanta, grazie alla volontร  della Proloco,ย che ne cura tuttโ€™oggi lโ€™organizzazione.ย ย 
In quel contesto sociale la festa rappresentava una delle rare occasioni in cui i giovani delle diverse tenute potevano incontrarsi e conoscersi.ย Questo evento,ย a quel tempo cominciava con la Santa Messa in mattinata mentre, dopo un pranzo conviviale, il pomeriggio era dedicato al divertimento. Poi,ย dal 1976 la festa รจ diventataย un appuntamento fisso per il borgo umbro e porta con sรฉย i segni del mutare dei tempi.ย 

 

festa d'uva

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Il percorso enogastronomico

Il vino si sposa con il cibo. Per questo con un caliceย e ilย classico portaย bicchiere di stoffaย da appendere al collo,ย si potrร  iniziare il percorso traย leย varieย cantineย sparse per ilย centro storico delย borgo.ย Un tourย enogastronomicoย a tutti gli effetti, che porterร  i piรน golosiย aย scoprireย leย varie qualitร  di vinoย che saranno offerte dagli espositori.ย 
Il visitatore potrร ย ancheย degustare assaggi di prodotti tipici locali,ย come lโ€™olio di oliva delle colline di Panicale,ย che viene proposto comeย condimento delleย bruschette preparate al momento daiย “cantinieri”,ย laย fagiolinaย del lago, il miele, le marmellate, e laย grande varietร  di vini prodotti dei viticoltori locali.

 

Panicale

I giochi dei rioni

La storia dei rioni

Due saranno i rioni che si contenderanno il Palio di Bacco: il Rione Grifo e il Rione Torre.ย Una linea immaginaria dividerร  il borgo da Nord a Sud,ย passando per la casa delย condottieroย Giacomoย Paneri,ย detto Boldrino;ย il Grifo con lo sguardo a Est, la Torre a ovest. Nello stemma del Comuneย di Panicaleย cโ€™รจ la storia di questi due rioni: il grifo concesso da Perugia in segno di gratitudine per le molte battaglie vinte al suo fianco, tra cui la memorabile vittoriosa difesa di Perugia, assalita dai Bretoni nel 1378, ad opera del condottiero panicalese Boldrino. La torre invece simboleggia il potere del castello che sorge sul colle, al cui fiancoย crescono le spighe diย Panรฌco.ย ย I due rioni si sfideranno nei giochi della tradizione popolare, ma anche in nuove e avvincenti competizioni.

 

 

Per saperne di piรน su Panicale

Il lago Trasimeno, emblema delle cose semplici e autentiche, accoglie laย Villa Alta, la dimora che Vittoria e Guido Pompilij scelgonoย per la loro vita insieme. I dueย vivono anni di amore intenso e assoluto,ย profondo come soltanto il blu sa essere.ย 

Era la fine del 1900 quando un incontro a Venezia cambierร ,ย sconvolgendole,ย le vite solitarie della poetessa Vittoria Aganoor e del parlamentare umbro Guidoย Pompilj.

Un carattere sprezzante e indomabile

Vittoria rimane colpita immediatamente da questโ€™uomo che nella sua liricaย Trasimenoย chiamerร  ยซil forte soldato del beneยป, in lui infatti ยซriconosce una forte dimensione etica associata ad uno slancio umanitario e solidaristico a lei finora sconosciutiยป.[1] Guidoย โ€“ cheย in quel periodoย ricopre il ruolo diย sottosegretario del Ministero delle Finanze del primo governo Saraccoย โ€“ รจ, cosรฌ come lo descriverร ย un suo carissimo amico, Giuseppe Marinelli, ยซdi carattere poco espansivo, duro, imperterrito, non aveva sentimenti conciliativi, seguiva la sua meta,ย senza curare gli ostacoli, eย disprezzava chi gli avesse precluso il cammino. Non si piegava a nessuno e aveva perciรฒ molti avversari che, quantunque avessero ammirato il suo forte ingegno non sapevano spiegare il suo carattere sprezzante e indomabileยป.[2] Eppure in privato รจ capace di mostrare unโ€™โ€œaffettuositร  dolce, quasi infantileยป; inoltre possiede un conversare ยซgaio, lepido, mai mordente o sarcastico, sempre entusiasta e ponderato insiemeยป.[3]ย ย 

Occhi neri e profondi

Vittoria, allora quarantacinquenne, inizia a scrivere a Guido e ยซtravasa nelle lettere [โ€ฆ] tutta se stessa – sentimenti, aneliti, occupazioni e preoccupazioniย –ย arrivando a scalfire la laconica riservatezza delย Pompiljยป.[4] Guido infatti,ย tutto preso dalle sue occupazioni politiche eย ormai a quarantasei anni,ย non pensa piรน di condividere la sua vita con una donna. Ma presto questa donnaย a cui ยซniuno che lโ€™avesseย anche per poco avvicinata poteva sottrarsi al fascino irresistibile che emanava da quella piccola persona tutta grazia e leggiadria; da quei suoi grandi occhi neri e profondi, lampeggianti passione, velati di malinconia; dalla sua schietta e signorile affabilitร ยป[5] riesce a conquistare il cuore di Guidoย ed egliย prende ad amarlaย sempre piรนย fino diventare con lei unโ€™unica identitร .ย ย 

Un nido d'amore a Monte del Lago

Le lettere si fanno sempre piรน affettuose e tenere fino ad arrivare a quella del 16 maggio del 1901 nella quale ella si dichiara pronta a sposarlo, sicura di aver trovato ยซil compagno ideale, che, prendendole tutta lโ€™anima, le avrebbe dato in cambio la propria, senza restrizioni e senza limitiยป.[6] Vittoria cosรฌ scrive sfidando ogni tipo di convenzioni:

ยซ[Io ho] sempre pensato cheย pren[dere] marito, senza amore, sia unโ€™infamia; sarร  falso, ma ho sempre pensato questo. Ebbi delle simpatie per qualcunoย che mi piaceva unicamente pel fisico, maย sentii bene che mi piaceva il viso e niente altro, e che tra la loro anima e la mia vi era un abisso. Questo,ย pensai, non รจ vero amore, completo. Perchรฉ vorrei ora prender marito?ย Perchรฉ sarebbe lโ€™unica maniera di vivere con Lei, per Lei, vicina a Lei; chรฉ se fosse possibile far questo senza sposarla, io non Le chiedereiโ€ฆ cioรจ non Le avrei chiesto di sposar[mi] mai [โ€ฆ]ย sappia [โ€ฆ] che non sarei solo stata disposta a lasciar Venezia per Perugia, ma anche per la Siberia davvero [pur] di vivere con Lei e [adattan]domi adย ogni suaย abitudineยป.[7] ย 

Si sposano a Napoli nel novembre di quellโ€™anno e il loroย diventaย un amore pieno e totalizzante, ยซuniti da reciproca stima, da comuni interessi artistici e culturali e da un identico apprezzamento per le cose sempliciย ed agresti che offriva loro quellโ€™amato Trasimenoยป[8]ย sulle cui spondeย scelgonoย a vivere appena sposati, in quella Villa Alta di Monte del Lago paese natale di Guido.ย Vittoria e Guido vivono anni di amore intenso e assoluto,ย profondo come soltanto il blu sa esserlo: incomprensibile e inesplorabile come le profonditร  delle acque e sconfinato come il blu dei cieli. Cosรฌ quando Vittoria nel maggio del 1910ย si spegne, in seguitoย aย unโ€™operazioneย di tumore ovarico, Guido disperato si uccide lasciando scritto ยซnon potrei, nรฉ vorrei sopravviverleยป[9].ย 

 


 

[1] A. Chemello, Vittoria Aganoor e il suo mondo, in M. Squadroni (a cura di), Vittoria Aganoor e Guido Pompilj. Un romantico e tragico amore di primo Novecento su Lago Trasimeno, [Perugia], Soprintendenza archivistica per lโ€™Umbria, 2010, p. 135.โ‡‘
[2] Citazione tratta da M. Chierico, cit., p. 14.โ‡‘
[3] G. Muzzioli, Guido Pompilj e Vittoria Aganoor Pompilj. Commemorazione popolare, Perugia, Guerra, 1910, p. 5.โ‡‘
[4] P. Pimpinelli, Vittoria Aganoor. La poetessa, in M. Squadroni (a cura di), cit., p. 111.โ‡‘
[5] G. Mazzoni, in ยซLa Favillaยป fasc. ill. in onore di Vittoria Aganoor (lug.-ago. 1910) cit. in L. Grilli, Introduzione, in V. Aganoor Pompilj, Poesie complete, Firenze, Le Monnier, 1912, p. IV.โ‡‘
[6] ยซLa Donnaยป, 20 mag. 1910, cit. da F. Girolmoni, Il fondo bibliografico Aganoor Pompilj della Biblioteca comunale di Magione, in M. Squadroni (a cura di), cit., p. 184.โ‡‘
[7] Lettera di Vittoria a Guido Pompilj datata 16/5/1901 cit. da L. Ciani, Aganoor, la brezza e il vento, Nuova S1, Bologna 2004, p. 92.โ‡‘
[8] G. Chiodini, Vittoria e Guido. Un suicidio concordato, in ยซIl Messaggero Umbriaยป, 23 apr. 2010.โ‡‘
[9] ASPg, Fondo Aganoor Pompilj. Ada Palmucci, Testamento di Guido Pompilj, 4-5/5/1910.โ‡‘

 

 

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Vuoi conoscere le altre sfumature di blu in Umbria? Dai un’occhiata a BLUE

Una Giornata per la Custodia del Creato; un Forum dโ€™informazione giornalistica per scovare nuove vie di racconto dello stesso; un percorso, lungo la Via di Francesco, per ricalcare i passi compiuti dal Santo durante il lungo e rigido inverno del 1206. ย Una celebrazione tripartita, quella dal 1 al 3 Settembre, che ha in primo luogo lโ€™aspirazione a diffondere un turismo sostenibile, ma anche il desiderio di tutelare i beni culturali e la bellezza paesaggistica in cui questi, come noi, sono immersi. A porsi come comun denominatore, il Santo di Assisi, patrono dโ€™Italia e degli Ecologisti: chi meglio di Francesco, che aveva vagato in queste terre rapito dalla loro magnificenza e dalla perfezione del Creato, avrebbe potuto costituirsi come simbolo di una rinnovata attenzione allโ€™ambiente?

Il Pellegrinaggio

Eremo di San Piero in Vigneto

Il Pellegrinaggio

Giunto ormai alla sua nona edizione, il pellegrinaggio di 50 km da Assisi a Gubbio si offre come unโ€™occasione per entrare a piรฉ pari nellโ€™atmosfera della succitata celebrazione. Ripercorre, infatti, lโ€™itinerario compiuto da Francesco dopo la sua spoliazione, il gesto di radicale rifiuto degli agi a cui era stato abituato che prelude perรฒ ad una vestizione quanto mai simbolica, non solo perchรฉ il sacco che gli verrร  poi donato diventerร  il simbolo del suo Ordine, ma anche perchรฉ la nuditร  gli permetterร  di indossare lo splendore dellโ€™Eden, emblema di un mondo armonico.
รˆ proprio su questo assunto che prende il via il percorso, articolato non solo sui luoghi realmente visitati dal Santo, ma anche sul valore unico che essi hanno avuto per lโ€™elaborazione degli stilemi della sua dottrina, mutuati sulla bellezza, semplice ed essenziale, del Creato.
Partendo da Assisi, si toccano dapprima la Pieve di San Nicolรฒ e la Chiesa di Santa Maria Assunta; si arriva poi al Castello di Biscina e alla Chiesa di Caprignone, nei pressi della quale il Santo si proclamรฒ, di fronte ai briganti, ยซlโ€™Araldo del Gran Reยป. Dopo essere stato malmenato, Francesco trovรฒ rifugio presso lโ€™Abbazia di Vallingegno, altra tappa del pellegrinaggio di Settembre, a cui si arriva dopo essersi riforniti dโ€™acqua potabile a San Piero in Vigneto, un eremo benedettino dalle fattezze di una fortificazione, cosรฌ come volevano i dettami dellโ€™epoca. A Vallingegno, Francesco venne accolto con riluttanza, al punto da essere ridotto alla stregua di un semplice sguattero; vi tornerร  diverse volte, rendendosi protagonista di episodi che testimoniano il suo grande amore per gli animali.
Senza dubbio, perรฒ, quello piรน famoso riguarda il feroce lupo, la belva che Francesco riuscรฌ ad ammansire nei pressi di Santa Maria della Vittorina, penultima tappa del pellegrinaggio prima della meta. Gubbio si staglia infatti non molto distante, tra gli argentei ulivi, pronta ad accogliere i viandanti nella Chiesa di San Francesco, sulla cui facciata incompiuta si specchia la statua del Santo col lupo, personaggio di primaria importanza nella definizione della santa figura.
Ma se ad Assisi ogni chiesa e ogni angolo rifulge dellโ€™aura di Francesco, รจ a Gubbio che hanno avuto luogo le svolte biografiche piรน significative: รจ qui che Francesco indossa per la prima volta il saio, รจ qui che ritrova lโ€™amico Giacomo Spadalonga, con il quale aveva condiviso la prigionia a Perugia dopo la sconfitta di Collestrada. Ed รจ sempre a Gubbio che il Vescovo concede ai francescani il loro primo cenobio, almeno secondo il proto biografo Tommaso da Celano.

 

Il Forum

Un percorso simile, diretto perรฒ agli esperti della comunicazione, รจ poi la novitร  dellโ€™annuale Forum dellโ€™Informazione Cattolica per la Custodia del Creato. Partendo dal nuovo โ€“ ed emblematico โ€“ Santuario della Spoliazione di Assisi, il forum toccherร  il borgo di Valfabbrica, dove verrร  presentata la nuova Ippovia Slow, tesa a migliorare lโ€™offerta di questa parte di percorso lungo la Via di Francesco. Se infatti numerose donne e uomini, magari accompagnati da fidati amici al guinzaglio, avevano intrapreso tale tracciato sia a piedi sia in bicicletta, la parte dedicata al turismo equestre non era stata abbastanza valorizzata, tanto che sโ€™incontravano spesso scivolosi tratti asfaltati e sparuti punti di ristoro. Da qui lโ€™idea di potenziare lโ€™Ippovia โ€“ secondo un progetto integrato tra i Comuni di Valfabbrica, capofila del progetto, Assisi, Gubbio e Nocera Umbra, sostenuti dalla Regione Umbria e da Sviluppumbria – con maniscalchi, assistenza e punti di ristoro per cavalieri e cavalli: il tratto da Gubbio ad Assisi si porrร  cosรฌ come emblema di un turismo slow, ideale per assaporare la bellezza del paesaggio che ci circonda.
Il Forum, organizzato dallโ€™Associazione Greenaccord Onlus, farร  poi rotta verso Gubbio, dove tra luoghi pregevoli dal punto di vista artistico e spirituale si discuteranno le responsabilitร  della Stampa nella copertura delle notizie durante le fasi successive alle grandi emergenze, in modo da favorire la rinascita delle aree colpite. Nellโ€™ambito di questo articolato dialogo, quei giornalisti che si saranno distinti nella divulgazione e nellโ€™approfondimento delle tematiche ambientali, verranno insigniti dellโ€™onorifico titolo di โ€œSentinella del Creatoโ€.

 

Giornata per la Custodia del Creato

Pellegrini a cavallo

La Giornata Mondiale del Creato

Ognuno di questi percorsi troverร  il proprio epilogo il 3 Settembre, con la solenne celebrazione liturgica per la Giornata del Creato, trasmessa in diretta su Rai Uno. Viaggiatori nella Terra di Dio โ€“ il tema scelto per questa XII edizione โ€“ non รจ altro che il sunto delle due esperienze precedentemente descritte. รˆ il titolo perfetto di una storia di crescita interiore, che si travasa nel rispetto per il mondo circostante; รจ il preludio perfetto per la Giornata Mondiale del Turismo del 27 Settembre, imperniata anchโ€™essa sulle modalitร  adatte ad un turismo sostenibile, al cento per cento.

 


 

L’articolo รจ stato promosso da Sviluppumbria, la Societร  regionale per lo Sviluppo economico dell’Umbria

Spello appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Grazie alla sua posizione mozzafiato su di una dolce collina che contrasta per altezza con il vicino Monte Subasio, il comune di Spello si รจ guadagnato anche per il 2017 la selezione tra i Borghi piรน Belli dโ€™Italia.

Celebreย per le sueย maestoseย infiorateย in occasione del Corpus Domini,ย che di anno in anno diventano sempre piรนย conosciute anche fuori dallโ€™Umbria eย durante le quali le strade si colorano di tappeti rappresentanti scene di natura religiosa create con i petali, il piccolo borgo fu fondato dagli Umbri per poi passare sotto la dominazione romana intorno al 41 a.C.ย eย nellโ€™epoca augusteaย ricevette lโ€™appellativo diย โ€œSplendida colonia Iuliaโ€. Fu proprio con la presenza dei Romani che Spello venne dotata delle strutture urbanistiche tipiche dellโ€™impero, quali mura, terme,ย unย teatro e persino un impianto idrico che, nonostante le varie vicissitudini – dall’invasione dei Barbari ai passaggi di dominio tra vari Ducati e il Papato, sono giunte fino ai giorni nostri.

 

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Veduta di Spello,ย foto di Marica Sorbini

 

Edย รจย la riscoperta di una di esse che ha reso il borgo unโ€™attrattiva anche per gli sportivi: se siete degli escursionisti con la passione per la natura cโ€™รจย un meraviglioso percorso che fa perย voi! Infatti, nel 2009, un tratto dellโ€™acquedotto romanoย รจย stato recuperato grazie ad un progetto volutoย dellโ€™architetto Stefano Antinucci, realizzando un tracciato per gli amanti del trekking e della mountain bike. Lโ€™antico manufatto, in pietra calcarea locale, bianca e rosata,ย subรฌย diverse ristrutturazioni nel corso degli anni edย รจย stato funzionante fino allโ€™Ottocento, quando a causa dellโ€™eccessive perditeย fu sostituito da una nuova struttura e quindiย temporaneamente cadde nel dimenticatoio.
Ma oggi lโ€™acquedotto costituisce un importante reperto, conservando molti tratti originali, che si possono ammirare durante il percorso, intersecandosi con antichi ponti e persino un abbeveratoio, un tempo utilizzato per dissetare gli animali, dove attualmente si trova una fontanella dalla quale รจ possibile attingere acqua fresca.

 

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Acquedotto romano,ย foto di Marica Sorbini

 

Il sentiero ha il suo punto di partenza a Spello, dal cui centro storico si deve arrivareย alla Fonte dellaย Bulgarellaย (quota 313ย m)ย e da lรฌย si va attraverso una via ben tracciata che giungeย sotto ilย piccolo e caratteristicoย borgo diย Collepinoย (quota 456ย m),ย maย ovviamenteย รจย percorribile anche in senso contrarioย eย anzi,ย รจย considerato come il naturale proseguimento delย preesistente Sentiero 52ย che collega direttamente ilย Monte Subasioย aย Collepino. Si sviluppa per circa 5 km edย รจย prevalentemente pianeggiante, aspetto che lo rende adattoย a escursionisti di tutte le etร , compresiย bambini e anziani. Lungo di esso sono presenti delle panchine che consentono alle persone di riposarsi, ma soprattutto di godere e ammirare il paesaggio circostante:ย scorci sulla valle delย Chiona, sulle colline appenniniche e su Spello, sonoย indubbiamenteย buoneย ragioni per cui intraprendere questa passeggiata.

 

Collepino

Sentiero di Collepino,ย foto di Marica Sorbini

San Gemini appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il Geolab รจ uno spazio espositivo permanente dedicato alla Scienze della Terra. Un luogo pensato per raccontare come รจ fatto e come funziona il nostro pianeta, come รจ nata lโ€™Umbria, e quali sono i meccanismi che sono alla base della sua evoluzione. Al Geolab รจ: “vietato non toccare”.
Piรน che un museo, Geolab รจ quasi un laboratorio, che a San Gemini ospita una serie di macchine interattive
che spiegano divertendo, ma soprattutto invitando il visitatore a osservare e sperimentare con il metodo di
uno scienziato.

 

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Alla scoperta della Terra

La visita si snoda attraverso cinque sale, lungo un percorso che accompagna il visitatore dalla scoperta della
struttura della Terra fino alla lettura del paesaggio, attraverso le principali emergenze geologiche dellโ€™Umbria.
La prima salaย si apre con la scoperta, grazie a una lente speciale, che la superficie della terra รจ divisa in grandi placche: un gioco che permette di smontare e rimontare il planisfero di 150 milioni di anni fa, e una ruota del tempo che separa Africa e Sud America che, visualizzando i movimenti delle placche nel passato, aiutano a comprendere anche il modo in cui nascono gli oceani.
Tra la prima e la seconda salaย si entra in un grande globo terreste, in cui si puรฒ vedere come รจ fatto lโ€™interno del nostro pianeta, il nucleo. In seguito il visitatore, con lโ€™aiuto di un plastico interattivo, puรฒ scoprire come nascono le catene montuose, perchรฉ si scatenano i terremoti e dove si aprono i vulcani.
Con la terza salaย si arriva alle vicende geodinamiche dellโ€™area del Mediterraneo e dellโ€™Italia. Un gioco permette di tornare indietro nel tempo e di scoprire in che modo si รจ formata la nostra Penisola: rispondendo correttamente alle domande, si possono far sollevare tre plastici che rappresentano altrettanti momenti della storia geologica italiana.
La quarta รจ dedicata allโ€™Umbria: qui si puรฒ provare a far sollevare lโ€™Appennino dal mare e vedere poi i fenomeni di erosione. Al centro, un grande plastico con acquario propone, in un unico colpo dโ€™occhio, sia la storia geologica della regione, che gli ambienti di formazione delle rocce che la costituiscono, insieme a campioni delle rocce stesse. Uno spazio รจ dedicato ai fossili e un altro allโ€™esame al microscopio dei segreti delle rocce umbre.
Nellโ€™ultima sala, ricavata in una chiesa sconsacrata, si possono infine conoscere i principali fenomeni e i luoghi di interesse geologico dellโ€™Umbria.
Alcuni esempi: la registrazione, con un sismografo, dei salti dei visitatori introduce allo studio dei terremoti; un plastico attivo spiega come si forma lโ€™acqua minerale San Gemini. Scavando in una vasca, riempita di palline di plastica, si possono recuperare modelli di ossa fossili, per poi identificare lโ€™antico animale umbro ormai estinto al quale sono appartenute.

 

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Laboratori didattici

Il Geolab รจ uno spazio nel quale รจ possibile la manipolazione diretta dei materiali esposti. A questa caratteristica si รจ voluta aggiungere lโ€™esperienza diretta e la ricerca scientifica. Lโ€™attivitร  di laboratorio รจ strutturata in diversi percorsi tematici.
Pagine scritte nella roccia: le rocce sono le uniche testimonianze di unโ€™antica e lenta storia che si perpetua ย fino ai nostri giorni, fatta di sedimentazioni, eruzioni e sconvolgimenti allโ€™interno della terra. Interessante รจ quindi il loro studio e il loro riconoscimento in base alle caratteristiche macroscopiche che presentano: colore, durezza, peso e tessitura.
I fossili: la scienza che studia la vita del passato, la paleontologia, ha il potere di riportarci indietro nel tempo, in un mondo fatto di strani animali e piante. I fossili sono lโ€™unico elemento per capire lโ€™eterno pulsare della vita e il continuo divenire del pianeta.
Descrizione e rappresentazione del paesaggio, la geografia e topografia: lo studio delle forme del paesaggio per la costruzione di una carta geografica.
Le avventure di Teo il trilobite e Minnie lโ€™ammonite: attraverso il racconto delle avventure del trilobite Teo e quelle della tiranna ammonite, i bambini scoprono le diverse fasi evolutive degli esseri viventi, anche con la realizzazione di fossili (colorandoli e ritagliandoli) e la collocazione nelle diverse ere geologiche riportate sul tappeto.
La scienza a casa nostra: il filo conduttore di questo laboratorio รจ il racconto dellโ€™esperienza quotidiana attraverso gli occhi dello scienziato. Con una serie di esperimenti, si potranno conoscere alcuni fenomeni che, pur sembrando scontati, inconsapevolmente ci introducono alle leggi della fisica che li regolano.

 

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Deruta appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Nella storia della formazione dei borghi storici italiani, รจ noto che sia arrivato un momento in cui da semplici strutture difensive spesso a presidio di vie di comunicazione, essi siano poi diventati veri e propri snodi commerciali, spesso specializzati in peculiari produzioni. A quel tempo, la differenza tra artisti e artigiani era piuttosto labile; il giudizio di valore su alcune capacitร  umane โ€“ come la pittura e la scultura – piuttosto che su altre, sarebbe arrivato solo nel Cinquecento, generando a sua volta una gerarchia di classi nelle produzioni artigiane.

cosa vedere in umbria
Guardando tuttavia a Deruta – alle sue decorazioni, ai suoi fregi e ai suoi inserti di ceramica โ€“ spesso si perde la cognizione di cosa sia lโ€™arte e cosa lโ€™artigianato. Basta fare una passeggiata per le vie della piccola cittadina per rendersi conto di quanto la ceramica sia pervasiva di queste contrade, e di come quella che era a tutti gli effetti unโ€™arte si sia trasformata in una forma di artigianato non tanto per unโ€™inferioritร  nei confronti di discipline โ€œnobiliโ€ come la pittura e la scultura, quanto per la sua capacitร  di essere popolare.

Le strade della tecnica

La parte sud di questo comune che presidia il fiume Tevere รจ dominata da una stella che, impiantata nel terreno come un meteorite caduto dal cielo, rappresenta una figura femminile. Realizzata dagli allievi della Scuola Internazionale dโ€™Arte Ceramica Romano Ranieri, inaugura la via Tiberina, incorniciata da prunus dai colori saturi, da cui si dipartono numerose stradine laterali dai nomi suggestivi quanto testimoni di una tradizione vecchia di secoli, in cui la specializzazione era tale da generare addirittura dei segreti professionali.

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L’opera realizzata dalla Scuola Internazionale d’Arte Ceramica Romano Ranieri, all’ingresso di Deruta

 

La serie di vie che si intersecano a pochi metri dalla superstrada ha a che fare con le diverse fasi della produzione delle ceramiche artistiche che di questo luogo sono caratteristiche. Via dei Fornaciai, dei Tornianti, dei Modellatori, degli Stampatori, ma anche dei Pittori e dei Decoratori, fanno riferimento alla lavorazione della materia prima โ€“lโ€™argilla, a cui รจ dedicata una via nella parte nordย  – prima impastata in modo che le bolle dโ€™aria e la compattezza non facciano aprire delle crepe sul prodotto finito, e poi modellata. In base alla complessitร  e alle fattezze del prodotto da ottenere, si avrร  una modellazione a colombino โ€“ nel caso delle coppe –ย  a lastre, a stampo โ€“usato principalmente per i piatti โ€“ o al tornio โ€“per vasi, lampade o addirittura piatti da portata.

Decorazioni cittadine, Deruta

Ai tornianti รจ dedicata unโ€™intera via perchรฉ utilizzare il tornio -almeno quello a pedale โ€“ era sinonimo di un alto grado di specializzazione: lโ€™oggetto doveva essere creato a partire da un unico panetto di argilla, il che significava che lโ€™artigiano doveva essere in grado di prevedere quanta ne potesse occorrere per dare vita ad un certo oggetto con una certa forma e con un certo spessore. La difficoltร  stava poi nel mantenere costante la velocitร  di rotazione del tornio, in modo da concedersi il tempo necessario a modellare la materia, a scavarla, ad allungarla e a contorcerla, per donarle proporzioni equilibrate e affusolate. La diffusione dei torni elettrici non ha poi cambiato cosรฌ tanto lo stato delle cose: quello del torniante รจ un lavoro difficile e altamente specializzato, al pari di quello dello stampatore, che deve essere in grado di creare uno stampo in gesso, formato da un pezzo unico o addirittura da molteplici, per riprodurre un prototipo assegnatogli, senza ovviamente rompere il manufatto al momento del distacco.

Firme illustri

cosa vedere a deruta

Una piccola fornace per la ceramica a lustro, conservata nel chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Continuando a camminare, via dei Decoratori incontra un quartiere le cui strade sono dedicate a personalitร  piรน o meno note che hanno scritto la storia del piccolo borgo umbro.
Via Francesco Briganti รจ la prima: questo notaio derutese fondรฒ nel 1898 il Museo della Ceramica donando pezzi di sua proprietร , ma โ€“cosa ancora piรน importante โ€“ finalizzรฒ la ricerca storico-filologica alla creazione di laboratori dedicati agli artigiani. Alla Pinacoteca Comunale di Deruta restano invece una quarantina di opere di un altro filantropo, Lione Pascoli, che, appassionato di collezionismo, era riuscito a raccogliere ben trecento opere di arte minore, tra cui nature morte, battaglie, bambocciate. La via a lui dedicata si interseca con quella che porta il nome di uno dei piรน grandi promotori della cultura ceramica degli inizi del XX secolo: Alpinolo Magnini, a cui รจ dedicato anche il liceo artistico locale, che contribuรฌ dapprima ad integrare la collezione del museo con disegni ad acquerello di maioliche antiche, poi a rinnovare la ceramica a lustro in stile raffaellesco basandosi su unโ€™antica ricetta. Magnini fu anche direttore tecnico-artistico della Societร  Anonima Ceramiche, della Societร  Maioliche Deruta e della CIMA โ€“Consorzio Italiano Maioliche Artistiche; per ammirare perรฒ edifici che ne portano il nome, รจ necessario inerpicarsi lungo le strette vie del borgo vero e proprio. Da via Magnini si svolta dunque a destra e si oltrepassa via Nicolรฒ di Liberatore, meglio conosciuto come Lโ€™Alunno a causa di un errore del Vasari: questโ€™ultimo infatti scambia lโ€™iscrizione alumnus funginie per un soprannome, mentre ne indicava soltanto la provenienza folignate. Resta il fatto perรฒ che il pittore, famoso per le sue teste ritratte dal vivo, sia lโ€™unico artista del Rinascimento umbro ad essere citato dal famoso biografo degli artisti. Insieme al suocero fu autore, nel 1458,ย della Madonna dei Consoli, conservata alla pinacoteca comunale di Deruta.

Dettagli della Chiesa di San Francesco da Chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Una struttura urbanistica particolare

Salendo ancora e passando sotto il vecchio semaforo sospeso che caratterizza il quartiere chiamato borgo โ€“dal nome della strada che lo taglia a metร , via Borgo Garibaldi, incorniciata da alberi e da un muro litico glassato di decori in arabesco e dalle mattonelle degli artigiani locali โ€“ sulla sinistra si apre una maestosa scalinata: domina lโ€™intero paesaggio sottostante, infilandosi poi sotto un arco abbellito da piatti decorati e brocche incastonate nella pietra.

Una delle porte di accesso al borgo

Alzando lo sguardo, si notano alberi di nespole pendere da terrazzamenti posti ad un livello ancora superiore: questo รจ un tratto caratteristico di Deruta, dove lโ€™irregolaritร  e lโ€™asimmetria delle costruzioni si sposano con gli innumerevoli livelli del tessuto urbano, a volte difficili da indovinare.
Camminando perรฒ tra viuzze anguste ed erte, spesso cieche, รจ possibile individuare edifici storici e altri dallโ€™aspetto quanto mai folkloristico: รจ il caso della Societร  Anonima Maioliche sopracitata, caratterizzata da unโ€™elegante entrata in stile Liberty che si apre tra edifici dai tratti pressochรฉ comuni, che risente perรฒ dellโ€™incuria e degli sbalzi termici. La maiolica รจ infatti soggetta a fratture e distaccamenti, nel momento in cui รจ esposta alle intemperie.

Le pareti corazzata dell’Antica Fornace, Deruta

Portoni fregiati e facciate punteggiate da figure di donne, ci conducono ai piedi della seconda tipologia di edificio, quella piรน caratteristica: tra tutte le fornaci disseminate nel tessuto urbano, sicuramente quella antica รจ una costruzione dai tratti pittoreschi, spesso grotteschi, composta comโ€™รจ da squame di ceramica di recupero. Le spioventi pareti esterne sono infatti ricoperte di mattonelle, piatti, coperchi o addirittura di semplici frammenti, al punto da donarle lโ€™aspetto di una burlesca fortezza.

Dettaglio delle pareti esterne dell’Antica Fornace

รˆ difficile distogliere lo sguardo dalla visione dโ€™insieme degli innumerevoli frammenti, ma via El Frate โ€“ soprannome di Giacomo Mancini, altro grande pittore di coppe e piatti con soggetti tratti da Le Metamorfosi di Ovidio (XVI secolo) โ€“ ci aspetta.
Dopo una breve salita, si arriva allโ€™Istituto Statale dโ€™Arte Alpinolo Magnini, anchโ€™esso abbellito da un caratteristico fregio. A fronteggiarlo, Piazza dei Consoli, dalla forma allungata di un viale, sul quale ogni anno si disputa il caratteristico Palio della Brocca. Vi si aprono lo scarlatto Municipio e la Chiesa di San Francesco, ristrutturata con la locale pietra scura, un tranquillo gigante che sembra coccolare la piazza, soprattutto nella parte terminale, dove gli spazi si riducono e comprimono. Questo snodo รจ di particolare bellezza: a differenza di molte chiese tipiche dellโ€™Italia centrale, il maggiore edificio religioso di Deruta ha unโ€™entrata un poโ€™ in sordina, posta comโ€™รจ lungo una via piuttosto stretta e discosta rispetto alla spaziosa Piazza dei Consoli. Questa ombrosa via conduce altresรฌ al placido chiostro del Museo della Ceramica, dove spiccano una piccola fornace per la ceramica a lustro e un elce dalle ombrose fronde.

Materiali pregiati

A malincuore abbandoniamo le tranquille mura del complesso per riscendere a valle; attraversiamo un giardino pubblico di rara bellezza, una sorta di balcone su Deruta dove persino le panchine e la fontanella sono decorate con gli arabeschi tipici dellโ€™artigianato artistico locale. Una serie pressochรฉ infinita di scalette ci permette di scendere poi attraverso gli innumerevoli livelli su cui si sviluppa il borgo, fino a giungere alla fine di via Fratelli Maturanzio, una coppia di artisti del XVI secolo la cui memoria si perde ormai nelle pieghe del tempo.

Le splendide panchine decorate dei giardini pubblici, Deruta

A fare da tappo alla discesa, la Chiesetta di Madonna delle Piagge che, dopo qualche centinaia di metri, lascia spazio a due significative vie: via Verde Ramina e via della Zaffera. Il primo, insieme al bruno di manganese, รจ il colore della ceramica arcaica, caratterizzata da motivi geometrici, floreali o zoo-antropomorfi; il secondo trae il proprio nome dallo zaffiro, ovvero il colore blu che, durante la cottura, si gonfiava, restituendo motivi vegetali, emblemi e creature fantastiche a rilievo. รˆ importante comprendere il procedimento di decorazione del biscotto, ovvero del pezzo ottenuto dopo la prima cottura, perchรฉ in questa fase i colori cambiano. Dopo essere stato smaltato e decorato, il pezzo viene cotto una seconda volta in modo che i colori vetrifichino e assumano la loro reale tonalitร : il verde ramina da nero diventa del caratteristico pallido verde, mentre il blu resta uguale, ma temperature troppo elevate fanno sciogliere lโ€™ossido di cobalto, eliminando il decoro.

Scorcio di Deruta da via El Frate

Ci sono anche altre tecniche di decorazione, di cui sono testimonianza le vie che fendono la parte nord di Deruta: via del Mosaico, spesso dorato in oro zecchino, via del Riflesso, via dei Lustri โ€“ di cui fu innovatore il giร  citato Alpinolo Magnini – via del Raku, che lascia spazio a tradizioni ceramiche dโ€™oltremare, via dellโ€™Arabesco, del Raffellesco e via dellโ€™Engobbio, che fa il paio con via del Bianchetto. Queste ultime due sono tecniche strettamente connesse: il bianchetto รจ lโ€™altro nome della mezza maiolica, e consiste nel rivestire lโ€™oggetto con lโ€™ingobbio (o engobbio), cioรจ uno strato di argilla liquida e bianca, poi decorata o incisa. Questo procedimento veniva adottato quando ancora non si usava la cottura a biscotto e lo smalto a base di stagno risultava troppo costoso. La cottura avveniva solo una volta, dopo che lโ€™oggetto era stato rivestito con un sottile strato trasparente.
Significativa รจ la presenza di via dellโ€™Argilla che si inerpica verso le colline ancora poco urbanizzate che gli guardano le spalle: non รจ difficile immaginare generazioni e generazioni di ceramisti reperire la materia prima alle falde di queste alture, come pure nei depositi alluvionali del grande fiume Tevere che scorre poco piรน in basso.

 

Per saperne di piรน su Deruta

 


 

 

Allerona appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il mese di maggio รจ molto sentito dai cittadini di Allerona per lโ€™evento che piรน di tutti li rende orgogliosi delle loro radici: i Pugnaloni.
La terza domenica di maggio, gli Alleronesi festeggiano infatti Santo Isidoro, patrono degli agricoltori; un uomo dalle umili origini che si รจ guadagnato la santitร  grazie una vita dedicata alla preghiera, il duro lavoro e la condivisione con le persone piรน sfortunate e meno abbienti.

Lโ€™origine

Nei Pugnaloni di Allerona sono evidenti gli adattamenti da parte del Cristianesimo di un rito propiziatorio dalle origini pagane.
Il termine Pugnalone potrebbe derivare da โ€œpungoloโ€, un bastone munito a unโ€™estremitร  da un puntale di ferro, utilizzato per sollecitare i buoi a lavorare piรน alacremente, dallโ€™altra da un raschietto che gli aratori usavano per pulire lโ€™aratro dalle zolle.
Altre fonti lo fanno risalire al verbo latino pugnare, che significa combattere, connessione che possiamo trovare piuttosto nellโ€™omonima festa del paese di Acquapendente, nella provincia viterbese.
Lโ€™accezione legata alla battaglia, che ad Acquapendente viene celebrata come riconquista della libertร  da parte del popolo โ€“ il quale, armato con forconi e pungoli, vinse contro l’esercito di Federico Barbarossa – รจ poco probabile abbia ispirato la rievocazione di Allerona, associabile, in maniera piรน plausibile, allo strumento agricolo.

Il rito moderno

celebrazione storica allerona umbria

Tradizionale pugnalone di Allerona

Ne รจ testimonianza anche la rappresentazione moderna: si tratta di aste in legno di pioppo alte circa tre metri, sormontate da una gabbia ovoidale, formata da fruste o verghette flessibili di legno e somigliante a una grossa rocca per filare. La gabbia รจ decorata con nastri dai colori vivaci e con fiori freschi fissati sulla sommitร , racchiusi in un mazzo compatto a forma di pomo. Dentro la gabbia si possono trovare formaggi freschi, fiaschette di vino, arnesi per lavorare i campi, piccoli strumenti di legno e bigliettini con motti e proverbi sulla vita contadina e fotografie della famiglia del portatore del Pugnalone.
Nei carri, che ogni anno sfilano nelle strade del centro del borgo, รจ presente la vita agreste e la scena del miracolo di Santโ€™Isidoro, riprodotto in miniatura; un vero e proprio presepe realizzato con statuette dโ€™argilla vestite con abiti tradizionali.ย  Lโ€™evento vede come scena centrale il santo, intento a pregare sotto lโ€™ombra di un albero e due forme angeliche che lo sostituiscono trainando al suo posto il carro dei buoi; ecco dunque, come Isidoro sia diventato, grazie a questo evento, patrono del mondo agricolo, e come la sua memoria sia legata, in Italia e in Spagna, ai riti che celebrano la vita nei campi.
I carri sono fabbricati interamente, come vuole tradizione, dagli Alleronesi, i quali ogni anno con i loro quartieri competono alla realizzazione del carro vincitore. I Pugnaloni piรน belli vengono poi premiati da una commissione e restano in esposizione, per l’intera giornata, nel centro storico; ma mentre un tempo erano i portatori stessi ad offrire a chi partecipava le primizie contenute nei Pugnaloni, oggi sono piuttosto i quartieri alleronesi ad organizzare, nel pomeriggio, insieme alla rievocazione degli antichi mestieri, una piรน moderna degustazione di prodotti tipici alimentari.

 

Riti parenti

Sfumature simili si possono trovare in alcune tradizioni straniere riguardanti le festivitร  del mese di maggio; una di queste vedeva infatti lโ€™usanza di portare in villaggio un enorme albero, adornato con i frutti della terra – animali e piante – come ringraziamento alla divinitร , ritualitร  legata al concetto elementare di magia simpatica. Era un gesto molto caro al contadino che, offrendo i primi prodotti della terraย  a questa entitร  protettrice della natura, pensava di ricevere in cambio una maggiore fertilitร .
Un altro esempio lo possiamo trovare in alcuni riti dellโ€™epoca classica come la celebrazione dei Misteri Eleusini, che si celebrava proprio nei primi mesi di primavera. Anche durante questa festa venivano offerte le primizie della terra, ma per placare la dea dellโ€™agricoltura Demetra, divinitร  delle messi che, affranta dal ratto della figlia Persefone tenuta prigioniera nellโ€™oltretomba, aveva deciso di condannare lโ€™umanitร  allโ€™inverno eterno.

Il culto dello spirito arboreo

Una particolare connessione che possiamo trovare allโ€™interno di queste tradizioni popolari del centro Italia รจ il culto dello spirito arboreo, ancora oggi celato tra le pieghe di queste feste cristiane.

cosa fare in umbria

Rievocazione della vita contadina

Fin dallโ€™inizio dei tempi lโ€™uomo preistorico, che spesso non sapeva dare spiegazione agli strani fenomeni che accadevano intorno a lui, creava una divinitร  onnipresente in tutto ciรฒ che era selvaggio e misterioso. Con il passare del tempo, perรฒ, una nuova idea si fece largo: lโ€™albero non veniva piรน visto come la divinitร , ma come la sua dimora. Lo spirito arboreo invece di essere considerato lโ€™anima di ogni albero, diventรฒ quindiย  quella protettrice della foresta e dei campi. A questo si potrebbe ricollegare lโ€™usanza di trasportare nel centro abitato un albero decorato: altro non era che un modo per portare una parte dello spirito che ci risiedeva e farlo diffondere tra la gente, assicurando fertilitร  e prosperitร .

 

 

Per saperne di piรน su Allerona
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