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Il lago Trasimeno, emblema delle cose semplici e autentiche, accoglie laย Villa Alta, la dimora che Vittoria e Guido Pompilij scelgonoย per la loro vita insieme. I dueย vivono anni di amore intenso e assoluto,ย profondo come soltanto il blu sa essere.ย 

Era la fine del 1900 quando un incontro a Venezia cambierร ,ย sconvolgendole,ย le vite solitarie della poetessa Vittoria Aganoor e del parlamentare umbro Guidoย Pompilj.

Un carattere sprezzante e indomabile

Vittoria rimane colpita immediatamente da questโ€™uomo che nella sua liricaย Trasimenoย chiamerร  ยซil forte soldato del beneยป, in lui infatti ยซriconosce una forte dimensione etica associata ad uno slancio umanitario e solidaristico a lei finora sconosciutiยป.[1] Guidoย โ€“ cheย in quel periodoย ricopre il ruolo diย sottosegretario del Ministero delle Finanze del primo governo Saraccoย โ€“ รจ, cosรฌ come lo descriverร ย un suo carissimo amico, Giuseppe Marinelli, ยซdi carattere poco espansivo, duro, imperterrito, non aveva sentimenti conciliativi, seguiva la sua meta,ย senza curare gli ostacoli, eย disprezzava chi gli avesse precluso il cammino. Non si piegava a nessuno e aveva perciรฒ molti avversari che, quantunque avessero ammirato il suo forte ingegno non sapevano spiegare il suo carattere sprezzante e indomabileยป.[2] Eppure in privato รจ capace di mostrare unโ€™โ€œaffettuositร  dolce, quasi infantileยป; inoltre possiede un conversare ยซgaio, lepido, mai mordente o sarcastico, sempre entusiasta e ponderato insiemeยป.[3]ย ย 

Occhi neri e profondi

Vittoria, allora quarantacinquenne, inizia a scrivere a Guido e ยซtravasa nelle lettere [โ€ฆ] tutta se stessa – sentimenti, aneliti, occupazioni e preoccupazioniย –ย arrivando a scalfire la laconica riservatezza delย Pompiljยป.[4] Guido infatti,ย tutto preso dalle sue occupazioni politiche eย ormai a quarantasei anni,ย non pensa piรน di condividere la sua vita con una donna. Ma presto questa donnaย a cui ยซniuno che lโ€™avesseย anche per poco avvicinata poteva sottrarsi al fascino irresistibile che emanava da quella piccola persona tutta grazia e leggiadria; da quei suoi grandi occhi neri e profondi, lampeggianti passione, velati di malinconia; dalla sua schietta e signorile affabilitร ยป[5] riesce a conquistare il cuore di Guidoย ed egliย prende ad amarlaย sempre piรนย fino diventare con lei unโ€™unica identitร .ย ย 

Un nido d'amore a Monte del Lago

Le lettere si fanno sempre piรน affettuose e tenere fino ad arrivare a quella del 16 maggio del 1901 nella quale ella si dichiara pronta a sposarlo, sicura di aver trovato ยซil compagno ideale, che, prendendole tutta lโ€™anima, le avrebbe dato in cambio la propria, senza restrizioni e senza limitiยป.[6] Vittoria cosรฌ scrive sfidando ogni tipo di convenzioni:

ยซ[Io ho] sempre pensato cheย pren[dere] marito, senza amore, sia unโ€™infamia; sarร  falso, ma ho sempre pensato questo. Ebbi delle simpatie per qualcunoย che mi piaceva unicamente pel fisico, maย sentii bene che mi piaceva il viso e niente altro, e che tra la loro anima e la mia vi era un abisso. Questo,ย pensai, non รจ vero amore, completo. Perchรฉ vorrei ora prender marito?ย Perchรฉ sarebbe lโ€™unica maniera di vivere con Lei, per Lei, vicina a Lei; chรฉ se fosse possibile far questo senza sposarla, io non Le chiedereiโ€ฆ cioรจ non Le avrei chiesto di sposar[mi] mai [โ€ฆ]ย sappia [โ€ฆ] che non sarei solo stata disposta a lasciar Venezia per Perugia, ma anche per la Siberia davvero [pur] di vivere con Lei e [adattan]domi adย ogni suaย abitudineยป.[7] ย 

Si sposano a Napoli nel novembre di quellโ€™anno e il loroย diventaย un amore pieno e totalizzante, ยซuniti da reciproca stima, da comuni interessi artistici e culturali e da un identico apprezzamento per le cose sempliciย ed agresti che offriva loro quellโ€™amato Trasimenoยป[8]ย sulle cui spondeย scelgonoย a vivere appena sposati, in quella Villa Alta di Monte del Lago paese natale di Guido.ย Vittoria e Guido vivono anni di amore intenso e assoluto,ย profondo come soltanto il blu sa esserlo: incomprensibile e inesplorabile come le profonditร  delle acque e sconfinato come il blu dei cieli. Cosรฌ quando Vittoria nel maggio del 1910ย si spegne, in seguitoย aย unโ€™operazioneย di tumore ovarico, Guido disperato si uccide lasciando scritto ยซnon potrei, nรฉ vorrei sopravviverleยป[9].ย 

 


 

[1] A. Chemello, Vittoria Aganoor e il suo mondo, in M. Squadroni (a cura di), Vittoria Aganoor e Guido Pompilj. Un romantico e tragico amore di primo Novecento su Lago Trasimeno, [Perugia], Soprintendenza archivistica per lโ€™Umbria, 2010, p. 135.โ‡‘
[2] Citazione tratta da M. Chierico, cit., p. 14.โ‡‘
[3] G. Muzzioli, Guido Pompilj e Vittoria Aganoor Pompilj. Commemorazione popolare, Perugia, Guerra, 1910, p. 5.โ‡‘
[4] P. Pimpinelli, Vittoria Aganoor. La poetessa, in M. Squadroni (a cura di), cit., p. 111.โ‡‘
[5] G. Mazzoni, in ยซLa Favillaยป fasc. ill. in onore di Vittoria Aganoor (lug.-ago. 1910) cit. in L. Grilli, Introduzione, in V. Aganoor Pompilj, Poesie complete, Firenze, Le Monnier, 1912, p. IV.โ‡‘
[6] ยซLa Donnaยป, 20 mag. 1910, cit. da F. Girolmoni, Il fondo bibliografico Aganoor Pompilj della Biblioteca comunale di Magione, in M. Squadroni (a cura di), cit., p. 184.โ‡‘
[7] Lettera di Vittoria a Guido Pompilj datata 16/5/1901 cit. da L. Ciani, Aganoor, la brezza e il vento, Nuova S1, Bologna 2004, p. 92.โ‡‘
[8] G. Chiodini, Vittoria e Guido. Un suicidio concordato, in ยซIl Messaggero Umbriaยป, 23 apr. 2010.โ‡‘
[9] ASPg, Fondo Aganoor Pompilj. Ada Palmucci, Testamento di Guido Pompilj, 4-5/5/1910.โ‡‘

 

 

Per saperne di piรน su Magione

Vuoi conoscere le altre sfumature di blu in Umbria? Dai un’occhiata a BLUE

Una Giornata per la Custodia del Creato; un Forum dโ€™informazione giornalistica per scovare nuove vie di racconto dello stesso; un percorso, lungo la Via di Francesco, per ricalcare i passi compiuti dal Santo durante il lungo e rigido inverno del 1206. ย Una celebrazione tripartita, quella dal 1 al 3 Settembre, che ha in primo luogo lโ€™aspirazione a diffondere un turismo sostenibile, ma anche il desiderio di tutelare i beni culturali e la bellezza paesaggistica in cui questi, come noi, sono immersi. A porsi come comun denominatore, il Santo di Assisi, patrono dโ€™Italia e degli Ecologisti: chi meglio di Francesco, che aveva vagato in queste terre rapito dalla loro magnificenza e dalla perfezione del Creato, avrebbe potuto costituirsi come simbolo di una rinnovata attenzione allโ€™ambiente?

Il Pellegrinaggio

Eremo di San Piero in Vigneto

Il Pellegrinaggio

Giunto ormai alla sua nona edizione, il pellegrinaggio di 50 km da Assisi a Gubbio si offre come unโ€™occasione per entrare a piรฉ pari nellโ€™atmosfera della succitata celebrazione. Ripercorre, infatti, lโ€™itinerario compiuto da Francesco dopo la sua spoliazione, il gesto di radicale rifiuto degli agi a cui era stato abituato che prelude perรฒ ad una vestizione quanto mai simbolica, non solo perchรฉ il sacco che gli verrร  poi donato diventerร  il simbolo del suo Ordine, ma anche perchรฉ la nuditร  gli permetterร  di indossare lo splendore dellโ€™Eden, emblema di un mondo armonico.
รˆ proprio su questo assunto che prende il via il percorso, articolato non solo sui luoghi realmente visitati dal Santo, ma anche sul valore unico che essi hanno avuto per lโ€™elaborazione degli stilemi della sua dottrina, mutuati sulla bellezza, semplice ed essenziale, del Creato.
Partendo da Assisi, si toccano dapprima la Pieve di San Nicolรฒ e la Chiesa di Santa Maria Assunta; si arriva poi al Castello di Biscina e alla Chiesa di Caprignone, nei pressi della quale il Santo si proclamรฒ, di fronte ai briganti, ยซlโ€™Araldo del Gran Reยป. Dopo essere stato malmenato, Francesco trovรฒ rifugio presso lโ€™Abbazia di Vallingegno, altra tappa del pellegrinaggio di Settembre, a cui si arriva dopo essersi riforniti dโ€™acqua potabile a San Piero in Vigneto, un eremo benedettino dalle fattezze di una fortificazione, cosรฌ come volevano i dettami dellโ€™epoca. A Vallingegno, Francesco venne accolto con riluttanza, al punto da essere ridotto alla stregua di un semplice sguattero; vi tornerร  diverse volte, rendendosi protagonista di episodi che testimoniano il suo grande amore per gli animali.
Senza dubbio, perรฒ, quello piรน famoso riguarda il feroce lupo, la belva che Francesco riuscรฌ ad ammansire nei pressi di Santa Maria della Vittorina, penultima tappa del pellegrinaggio prima della meta. Gubbio si staglia infatti non molto distante, tra gli argentei ulivi, pronta ad accogliere i viandanti nella Chiesa di San Francesco, sulla cui facciata incompiuta si specchia la statua del Santo col lupo, personaggio di primaria importanza nella definizione della santa figura.
Ma se ad Assisi ogni chiesa e ogni angolo rifulge dellโ€™aura di Francesco, รจ a Gubbio che hanno avuto luogo le svolte biografiche piรน significative: รจ qui che Francesco indossa per la prima volta il saio, รจ qui che ritrova lโ€™amico Giacomo Spadalonga, con il quale aveva condiviso la prigionia a Perugia dopo la sconfitta di Collestrada. Ed รจ sempre a Gubbio che il Vescovo concede ai francescani il loro primo cenobio, almeno secondo il proto biografo Tommaso da Celano.

 

Il Forum

Un percorso simile, diretto perรฒ agli esperti della comunicazione, รจ poi la novitร  dellโ€™annuale Forum dellโ€™Informazione Cattolica per la Custodia del Creato. Partendo dal nuovo โ€“ ed emblematico โ€“ Santuario della Spoliazione di Assisi, il forum toccherร  il borgo di Valfabbrica, dove verrร  presentata la nuova Ippovia Slow, tesa a migliorare lโ€™offerta di questa parte di percorso lungo la Via di Francesco. Se infatti numerose donne e uomini, magari accompagnati da fidati amici al guinzaglio, avevano intrapreso tale tracciato sia a piedi sia in bicicletta, la parte dedicata al turismo equestre non era stata abbastanza valorizzata, tanto che sโ€™incontravano spesso scivolosi tratti asfaltati e sparuti punti di ristoro. Da qui lโ€™idea di potenziare lโ€™Ippovia โ€“ secondo un progetto integrato tra i Comuni di Valfabbrica, capofila del progetto, Assisi, Gubbio e Nocera Umbra, sostenuti dalla Regione Umbria e da Sviluppumbria – con maniscalchi, assistenza e punti di ristoro per cavalieri e cavalli: il tratto da Gubbio ad Assisi si porrร  cosรฌ come emblema di un turismo slow, ideale per assaporare la bellezza del paesaggio che ci circonda.
Il Forum, organizzato dallโ€™Associazione Greenaccord Onlus, farร  poi rotta verso Gubbio, dove tra luoghi pregevoli dal punto di vista artistico e spirituale si discuteranno le responsabilitร  della Stampa nella copertura delle notizie durante le fasi successive alle grandi emergenze, in modo da favorire la rinascita delle aree colpite. Nellโ€™ambito di questo articolato dialogo, quei giornalisti che si saranno distinti nella divulgazione e nellโ€™approfondimento delle tematiche ambientali, verranno insigniti dellโ€™onorifico titolo di โ€œSentinella del Creatoโ€.

 

Giornata per la Custodia del Creato

Pellegrini a cavallo

La Giornata Mondiale del Creato

Ognuno di questi percorsi troverร  il proprio epilogo il 3 Settembre, con la solenne celebrazione liturgica per la Giornata del Creato, trasmessa in diretta su Rai Uno. Viaggiatori nella Terra di Dio โ€“ il tema scelto per questa XII edizione โ€“ non รจ altro che il sunto delle due esperienze precedentemente descritte. รˆ il titolo perfetto di una storia di crescita interiore, che si travasa nel rispetto per il mondo circostante; รจ il preludio perfetto per la Giornata Mondiale del Turismo del 27 Settembre, imperniata anchโ€™essa sulle modalitร  adatte ad un turismo sostenibile, al cento per cento.

 


 

L’articolo รจ stato promosso da Sviluppumbria, la Societร  regionale per lo Sviluppo economico dell’Umbria

Spello appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Grazie alla sua posizione mozzafiato su di una dolce collina che contrasta per altezza con il vicino Monte Subasio, il comune di Spello si รจ guadagnato anche per il 2017 la selezione tra i Borghi piรน Belli dโ€™Italia.

Celebreย per le sueย maestoseย infiorateย in occasione del Corpus Domini,ย che di anno in anno diventano sempre piรนย conosciute anche fuori dallโ€™Umbria eย durante le quali le strade si colorano di tappeti rappresentanti scene di natura religiosa create con i petali, il piccolo borgo fu fondato dagli Umbri per poi passare sotto la dominazione romana intorno al 41 a.C.ย eย nellโ€™epoca augusteaย ricevette lโ€™appellativo diย โ€œSplendida colonia Iuliaโ€. Fu proprio con la presenza dei Romani che Spello venne dotata delle strutture urbanistiche tipiche dellโ€™impero, quali mura, terme,ย unย teatro e persino un impianto idrico che, nonostante le varie vicissitudini – dall’invasione dei Barbari ai passaggi di dominio tra vari Ducati e il Papato, sono giunte fino ai giorni nostri.

 

panorama_spello

Veduta di Spello,ย foto di Marica Sorbini

 

Edย รจย la riscoperta di una di esse che ha reso il borgo unโ€™attrattiva anche per gli sportivi: se siete degli escursionisti con la passione per la natura cโ€™รจย un meraviglioso percorso che fa perย voi! Infatti, nel 2009, un tratto dellโ€™acquedotto romanoย รจย stato recuperato grazie ad un progetto volutoย dellโ€™architetto Stefano Antinucci, realizzando un tracciato per gli amanti del trekking e della mountain bike. Lโ€™antico manufatto, in pietra calcarea locale, bianca e rosata,ย subรฌย diverse ristrutturazioni nel corso degli anni edย รจย stato funzionante fino allโ€™Ottocento, quando a causa dellโ€™eccessive perditeย fu sostituito da una nuova struttura e quindiย temporaneamente cadde nel dimenticatoio.
Ma oggi lโ€™acquedotto costituisce un importante reperto, conservando molti tratti originali, che si possono ammirare durante il percorso, intersecandosi con antichi ponti e persino un abbeveratoio, un tempo utilizzato per dissetare gli animali, dove attualmente si trova una fontanella dalla quale รจ possibile attingere acqua fresca.

 

acquedotto_spello

Acquedotto romano,ย foto di Marica Sorbini

 

Il sentiero ha il suo punto di partenza a Spello, dal cui centro storico si deve arrivareย alla Fonte dellaย Bulgarellaย (quota 313ย m)ย e da lรฌย si va attraverso una via ben tracciata che giungeย sotto ilย piccolo e caratteristicoย borgo diย Collepinoย (quota 456ย m),ย maย ovviamenteย รจย percorribile anche in senso contrarioย eย anzi,ย รจย considerato come il naturale proseguimento delย preesistente Sentiero 52ย che collega direttamente ilย Monte Subasioย aย Collepino. Si sviluppa per circa 5 km edย รจย prevalentemente pianeggiante, aspetto che lo rende adattoย a escursionisti di tutte le etร , compresiย bambini e anziani. Lungo di esso sono presenti delle panchine che consentono alle persone di riposarsi, ma soprattutto di godere e ammirare il paesaggio circostante:ย scorci sulla valle delย Chiona, sulle colline appenniniche e su Spello, sonoย indubbiamenteย buoneย ragioni per cui intraprendere questa passeggiata.

 

Collepino

Sentiero di Collepino,ย foto di Marica Sorbini

San Gemini appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il Geolab รจ uno spazio espositivo permanente dedicato alla Scienze della Terra. Un luogo pensato per raccontare come รจ fatto e come funziona il nostro pianeta, come รจ nata lโ€™Umbria, e quali sono i meccanismi che sono alla base della sua evoluzione. Al Geolab รจ: “vietato non toccare”.
Piรน che un museo, Geolab รจ quasi un laboratorio, che a San Gemini ospita una serie di macchine interattive
che spiegano divertendo, ma soprattutto invitando il visitatore a osservare e sperimentare con il metodo di
uno scienziato.

 

geolab_museo

Alla scoperta della Terra

La visita si snoda attraverso cinque sale, lungo un percorso che accompagna il visitatore dalla scoperta della
struttura della Terra fino alla lettura del paesaggio, attraverso le principali emergenze geologiche dellโ€™Umbria.
La prima salaย si apre con la scoperta, grazie a una lente speciale, che la superficie della terra รจ divisa in grandi placche: un gioco che permette di smontare e rimontare il planisfero di 150 milioni di anni fa, e una ruota del tempo che separa Africa e Sud America che, visualizzando i movimenti delle placche nel passato, aiutano a comprendere anche il modo in cui nascono gli oceani.
Tra la prima e la seconda salaย si entra in un grande globo terreste, in cui si puรฒ vedere come รจ fatto lโ€™interno del nostro pianeta, il nucleo. In seguito il visitatore, con lโ€™aiuto di un plastico interattivo, puรฒ scoprire come nascono le catene montuose, perchรฉ si scatenano i terremoti e dove si aprono i vulcani.
Con la terza salaย si arriva alle vicende geodinamiche dellโ€™area del Mediterraneo e dellโ€™Italia. Un gioco permette di tornare indietro nel tempo e di scoprire in che modo si รจ formata la nostra Penisola: rispondendo correttamente alle domande, si possono far sollevare tre plastici che rappresentano altrettanti momenti della storia geologica italiana.
La quarta รจ dedicata allโ€™Umbria: qui si puรฒ provare a far sollevare lโ€™Appennino dal mare e vedere poi i fenomeni di erosione. Al centro, un grande plastico con acquario propone, in un unico colpo dโ€™occhio, sia la storia geologica della regione, che gli ambienti di formazione delle rocce che la costituiscono, insieme a campioni delle rocce stesse. Uno spazio รจ dedicato ai fossili e un altro allโ€™esame al microscopio dei segreti delle rocce umbre.
Nellโ€™ultima sala, ricavata in una chiesa sconsacrata, si possono infine conoscere i principali fenomeni e i luoghi di interesse geologico dellโ€™Umbria.
Alcuni esempi: la registrazione, con un sismografo, dei salti dei visitatori introduce allo studio dei terremoti; un plastico attivo spiega come si forma lโ€™acqua minerale San Gemini. Scavando in una vasca, riempita di palline di plastica, si possono recuperare modelli di ossa fossili, per poi identificare lโ€™antico animale umbro ormai estinto al quale sono appartenute.

 

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Laboratori didattici

Il Geolab รจ uno spazio nel quale รจ possibile la manipolazione diretta dei materiali esposti. A questa caratteristica si รจ voluta aggiungere lโ€™esperienza diretta e la ricerca scientifica. Lโ€™attivitร  di laboratorio รจ strutturata in diversi percorsi tematici.
Pagine scritte nella roccia: le rocce sono le uniche testimonianze di unโ€™antica e lenta storia che si perpetua ย fino ai nostri giorni, fatta di sedimentazioni, eruzioni e sconvolgimenti allโ€™interno della terra. Interessante รจ quindi il loro studio e il loro riconoscimento in base alle caratteristiche macroscopiche che presentano: colore, durezza, peso e tessitura.
I fossili: la scienza che studia la vita del passato, la paleontologia, ha il potere di riportarci indietro nel tempo, in un mondo fatto di strani animali e piante. I fossili sono lโ€™unico elemento per capire lโ€™eterno pulsare della vita e il continuo divenire del pianeta.
Descrizione e rappresentazione del paesaggio, la geografia e topografia: lo studio delle forme del paesaggio per la costruzione di una carta geografica.
Le avventure di Teo il trilobite e Minnie lโ€™ammonite: attraverso il racconto delle avventure del trilobite Teo e quelle della tiranna ammonite, i bambini scoprono le diverse fasi evolutive degli esseri viventi, anche con la realizzazione di fossili (colorandoli e ritagliandoli) e la collocazione nelle diverse ere geologiche riportate sul tappeto.
La scienza a casa nostra: il filo conduttore di questo laboratorio รจ il racconto dellโ€™esperienza quotidiana attraverso gli occhi dello scienziato. Con una serie di esperimenti, si potranno conoscere alcuni fenomeni che, pur sembrando scontati, inconsapevolmente ci introducono alle leggi della fisica che li regolano.

 

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Deruta appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Nella storia della formazione dei borghi storici italiani, รจ noto che sia arrivato un momento in cui da semplici strutture difensive spesso a presidio di vie di comunicazione, essi siano poi diventati veri e propri snodi commerciali, spesso specializzati in peculiari produzioni. A quel tempo, la differenza tra artisti e artigiani era piuttosto labile; il giudizio di valore su alcune capacitร  umane โ€“ come la pittura e la scultura – piuttosto che su altre, sarebbe arrivato solo nel Cinquecento, generando a sua volta una gerarchia di classi nelle produzioni artigiane.

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Guardando tuttavia a Deruta – alle sue decorazioni, ai suoi fregi e ai suoi inserti di ceramica โ€“ spesso si perde la cognizione di cosa sia lโ€™arte e cosa lโ€™artigianato. Basta fare una passeggiata per le vie della piccola cittadina per rendersi conto di quanto la ceramica sia pervasiva di queste contrade, e di come quella che era a tutti gli effetti unโ€™arte si sia trasformata in una forma di artigianato non tanto per unโ€™inferioritร  nei confronti di discipline โ€œnobiliโ€ come la pittura e la scultura, quanto per la sua capacitร  di essere popolare.

Le strade della tecnica

La parte sud di questo comune che presidia il fiume Tevere รจ dominata da una stella che, impiantata nel terreno come un meteorite caduto dal cielo, rappresenta una figura femminile. Realizzata dagli allievi della Scuola Internazionale dโ€™Arte Ceramica Romano Ranieri, inaugura la via Tiberina, incorniciata da prunus dai colori saturi, da cui si dipartono numerose stradine laterali dai nomi suggestivi quanto testimoni di una tradizione vecchia di secoli, in cui la specializzazione era tale da generare addirittura dei segreti professionali.

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L’opera realizzata dalla Scuola Internazionale d’Arte Ceramica Romano Ranieri, all’ingresso di Deruta

 

La serie di vie che si intersecano a pochi metri dalla superstrada ha a che fare con le diverse fasi della produzione delle ceramiche artistiche che di questo luogo sono caratteristiche. Via dei Fornaciai, dei Tornianti, dei Modellatori, degli Stampatori, ma anche dei Pittori e dei Decoratori, fanno riferimento alla lavorazione della materia prima โ€“lโ€™argilla, a cui รจ dedicata una via nella parte nordย  – prima impastata in modo che le bolle dโ€™aria e la compattezza non facciano aprire delle crepe sul prodotto finito, e poi modellata. In base alla complessitร  e alle fattezze del prodotto da ottenere, si avrร  una modellazione a colombino โ€“ nel caso delle coppe –ย  a lastre, a stampo โ€“usato principalmente per i piatti โ€“ o al tornio โ€“per vasi, lampade o addirittura piatti da portata.

Decorazioni cittadine, Deruta

Ai tornianti รจ dedicata unโ€™intera via perchรฉ utilizzare il tornio -almeno quello a pedale โ€“ era sinonimo di un alto grado di specializzazione: lโ€™oggetto doveva essere creato a partire da un unico panetto di argilla, il che significava che lโ€™artigiano doveva essere in grado di prevedere quanta ne potesse occorrere per dare vita ad un certo oggetto con una certa forma e con un certo spessore. La difficoltร  stava poi nel mantenere costante la velocitร  di rotazione del tornio, in modo da concedersi il tempo necessario a modellare la materia, a scavarla, ad allungarla e a contorcerla, per donarle proporzioni equilibrate e affusolate. La diffusione dei torni elettrici non ha poi cambiato cosรฌ tanto lo stato delle cose: quello del torniante รจ un lavoro difficile e altamente specializzato, al pari di quello dello stampatore, che deve essere in grado di creare uno stampo in gesso, formato da un pezzo unico o addirittura da molteplici, per riprodurre un prototipo assegnatogli, senza ovviamente rompere il manufatto al momento del distacco.

Firme illustri

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Una piccola fornace per la ceramica a lustro, conservata nel chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Continuando a camminare, via dei Decoratori incontra un quartiere le cui strade sono dedicate a personalitร  piรน o meno note che hanno scritto la storia del piccolo borgo umbro.
Via Francesco Briganti รจ la prima: questo notaio derutese fondรฒ nel 1898 il Museo della Ceramica donando pezzi di sua proprietร , ma โ€“cosa ancora piรน importante โ€“ finalizzรฒ la ricerca storico-filologica alla creazione di laboratori dedicati agli artigiani. Alla Pinacoteca Comunale di Deruta restano invece una quarantina di opere di un altro filantropo, Lione Pascoli, che, appassionato di collezionismo, era riuscito a raccogliere ben trecento opere di arte minore, tra cui nature morte, battaglie, bambocciate. La via a lui dedicata si interseca con quella che porta il nome di uno dei piรน grandi promotori della cultura ceramica degli inizi del XX secolo: Alpinolo Magnini, a cui รจ dedicato anche il liceo artistico locale, che contribuรฌ dapprima ad integrare la collezione del museo con disegni ad acquerello di maioliche antiche, poi a rinnovare la ceramica a lustro in stile raffaellesco basandosi su unโ€™antica ricetta. Magnini fu anche direttore tecnico-artistico della Societร  Anonima Ceramiche, della Societร  Maioliche Deruta e della CIMA โ€“Consorzio Italiano Maioliche Artistiche; per ammirare perรฒ edifici che ne portano il nome, รจ necessario inerpicarsi lungo le strette vie del borgo vero e proprio. Da via Magnini si svolta dunque a destra e si oltrepassa via Nicolรฒ di Liberatore, meglio conosciuto come Lโ€™Alunno a causa di un errore del Vasari: questโ€™ultimo infatti scambia lโ€™iscrizione alumnus funginie per un soprannome, mentre ne indicava soltanto la provenienza folignate. Resta il fatto perรฒ che il pittore, famoso per le sue teste ritratte dal vivo, sia lโ€™unico artista del Rinascimento umbro ad essere citato dal famoso biografo degli artisti. Insieme al suocero fu autore, nel 1458,ย della Madonna dei Consoli, conservata alla pinacoteca comunale di Deruta.

Dettagli della Chiesa di San Francesco da Chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Una struttura urbanistica particolare

Salendo ancora e passando sotto il vecchio semaforo sospeso che caratterizza il quartiere chiamato borgo โ€“dal nome della strada che lo taglia a metร , via Borgo Garibaldi, incorniciata da alberi e da un muro litico glassato di decori in arabesco e dalle mattonelle degli artigiani locali โ€“ sulla sinistra si apre una maestosa scalinata: domina lโ€™intero paesaggio sottostante, infilandosi poi sotto un arco abbellito da piatti decorati e brocche incastonate nella pietra.

Una delle porte di accesso al borgo

Alzando lo sguardo, si notano alberi di nespole pendere da terrazzamenti posti ad un livello ancora superiore: questo รจ un tratto caratteristico di Deruta, dove lโ€™irregolaritร  e lโ€™asimmetria delle costruzioni si sposano con gli innumerevoli livelli del tessuto urbano, a volte difficili da indovinare.
Camminando perรฒ tra viuzze anguste ed erte, spesso cieche, รจ possibile individuare edifici storici e altri dallโ€™aspetto quanto mai folkloristico: รจ il caso della Societร  Anonima Maioliche sopracitata, caratterizzata da unโ€™elegante entrata in stile Liberty che si apre tra edifici dai tratti pressochรฉ comuni, che risente perรฒ dellโ€™incuria e degli sbalzi termici. La maiolica รจ infatti soggetta a fratture e distaccamenti, nel momento in cui รจ esposta alle intemperie.

Le pareti corazzata dell’Antica Fornace, Deruta

Portoni fregiati e facciate punteggiate da figure di donne, ci conducono ai piedi della seconda tipologia di edificio, quella piรน caratteristica: tra tutte le fornaci disseminate nel tessuto urbano, sicuramente quella antica รจ una costruzione dai tratti pittoreschi, spesso grotteschi, composta comโ€™รจ da squame di ceramica di recupero. Le spioventi pareti esterne sono infatti ricoperte di mattonelle, piatti, coperchi o addirittura di semplici frammenti, al punto da donarle lโ€™aspetto di una burlesca fortezza.

Dettaglio delle pareti esterne dell’Antica Fornace

รˆ difficile distogliere lo sguardo dalla visione dโ€™insieme degli innumerevoli frammenti, ma via El Frate โ€“ soprannome di Giacomo Mancini, altro grande pittore di coppe e piatti con soggetti tratti da Le Metamorfosi di Ovidio (XVI secolo) โ€“ ci aspetta.
Dopo una breve salita, si arriva allโ€™Istituto Statale dโ€™Arte Alpinolo Magnini, anchโ€™esso abbellito da un caratteristico fregio. A fronteggiarlo, Piazza dei Consoli, dalla forma allungata di un viale, sul quale ogni anno si disputa il caratteristico Palio della Brocca. Vi si aprono lo scarlatto Municipio e la Chiesa di San Francesco, ristrutturata con la locale pietra scura, un tranquillo gigante che sembra coccolare la piazza, soprattutto nella parte terminale, dove gli spazi si riducono e comprimono. Questo snodo รจ di particolare bellezza: a differenza di molte chiese tipiche dellโ€™Italia centrale, il maggiore edificio religioso di Deruta ha unโ€™entrata un poโ€™ in sordina, posta comโ€™รจ lungo una via piuttosto stretta e discosta rispetto alla spaziosa Piazza dei Consoli. Questa ombrosa via conduce altresรฌ al placido chiostro del Museo della Ceramica, dove spiccano una piccola fornace per la ceramica a lustro e un elce dalle ombrose fronde.

Materiali pregiati

A malincuore abbandoniamo le tranquille mura del complesso per riscendere a valle; attraversiamo un giardino pubblico di rara bellezza, una sorta di balcone su Deruta dove persino le panchine e la fontanella sono decorate con gli arabeschi tipici dellโ€™artigianato artistico locale. Una serie pressochรฉ infinita di scalette ci permette di scendere poi attraverso gli innumerevoli livelli su cui si sviluppa il borgo, fino a giungere alla fine di via Fratelli Maturanzio, una coppia di artisti del XVI secolo la cui memoria si perde ormai nelle pieghe del tempo.

Le splendide panchine decorate dei giardini pubblici, Deruta

A fare da tappo alla discesa, la Chiesetta di Madonna delle Piagge che, dopo qualche centinaia di metri, lascia spazio a due significative vie: via Verde Ramina e via della Zaffera. Il primo, insieme al bruno di manganese, รจ il colore della ceramica arcaica, caratterizzata da motivi geometrici, floreali o zoo-antropomorfi; il secondo trae il proprio nome dallo zaffiro, ovvero il colore blu che, durante la cottura, si gonfiava, restituendo motivi vegetali, emblemi e creature fantastiche a rilievo. รˆ importante comprendere il procedimento di decorazione del biscotto, ovvero del pezzo ottenuto dopo la prima cottura, perchรฉ in questa fase i colori cambiano. Dopo essere stato smaltato e decorato, il pezzo viene cotto una seconda volta in modo che i colori vetrifichino e assumano la loro reale tonalitร : il verde ramina da nero diventa del caratteristico pallido verde, mentre il blu resta uguale, ma temperature troppo elevate fanno sciogliere lโ€™ossido di cobalto, eliminando il decoro.

Scorcio di Deruta da via El Frate

Ci sono anche altre tecniche di decorazione, di cui sono testimonianza le vie che fendono la parte nord di Deruta: via del Mosaico, spesso dorato in oro zecchino, via del Riflesso, via dei Lustri โ€“ di cui fu innovatore il giร  citato Alpinolo Magnini – via del Raku, che lascia spazio a tradizioni ceramiche dโ€™oltremare, via dellโ€™Arabesco, del Raffellesco e via dellโ€™Engobbio, che fa il paio con via del Bianchetto. Queste ultime due sono tecniche strettamente connesse: il bianchetto รจ lโ€™altro nome della mezza maiolica, e consiste nel rivestire lโ€™oggetto con lโ€™ingobbio (o engobbio), cioรจ uno strato di argilla liquida e bianca, poi decorata o incisa. Questo procedimento veniva adottato quando ancora non si usava la cottura a biscotto e lo smalto a base di stagno risultava troppo costoso. La cottura avveniva solo una volta, dopo che lโ€™oggetto era stato rivestito con un sottile strato trasparente.
Significativa รจ la presenza di via dellโ€™Argilla che si inerpica verso le colline ancora poco urbanizzate che gli guardano le spalle: non รจ difficile immaginare generazioni e generazioni di ceramisti reperire la materia prima alle falde di queste alture, come pure nei depositi alluvionali del grande fiume Tevere che scorre poco piรน in basso.

 

Per saperne di piรน su Deruta

 


 

 

Allerona appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il mese di maggio รจ molto sentito dai cittadini di Allerona per lโ€™evento che piรน di tutti li rende orgogliosi delle loro radici: i Pugnaloni.
La terza domenica di maggio, gli Alleronesi festeggiano infatti Santo Isidoro, patrono degli agricoltori; un uomo dalle umili origini che si รจ guadagnato la santitร  grazie una vita dedicata alla preghiera, il duro lavoro e la condivisione con le persone piรน sfortunate e meno abbienti.

Lโ€™origine

Nei Pugnaloni di Allerona sono evidenti gli adattamenti da parte del Cristianesimo di un rito propiziatorio dalle origini pagane.
Il termine Pugnalone potrebbe derivare da โ€œpungoloโ€, un bastone munito a unโ€™estremitร  da un puntale di ferro, utilizzato per sollecitare i buoi a lavorare piรน alacremente, dallโ€™altra da un raschietto che gli aratori usavano per pulire lโ€™aratro dalle zolle.
Altre fonti lo fanno risalire al verbo latino pugnare, che significa combattere, connessione che possiamo trovare piuttosto nellโ€™omonima festa del paese di Acquapendente, nella provincia viterbese.
Lโ€™accezione legata alla battaglia, che ad Acquapendente viene celebrata come riconquista della libertร  da parte del popolo โ€“ il quale, armato con forconi e pungoli, vinse contro l’esercito di Federico Barbarossa – รจ poco probabile abbia ispirato la rievocazione di Allerona, associabile, in maniera piรน plausibile, allo strumento agricolo.

Il rito moderno

celebrazione storica allerona umbria

Tradizionale pugnalone di Allerona

Ne รจ testimonianza anche la rappresentazione moderna: si tratta di aste in legno di pioppo alte circa tre metri, sormontate da una gabbia ovoidale, formata da fruste o verghette flessibili di legno e somigliante a una grossa rocca per filare. La gabbia รจ decorata con nastri dai colori vivaci e con fiori freschi fissati sulla sommitร , racchiusi in un mazzo compatto a forma di pomo. Dentro la gabbia si possono trovare formaggi freschi, fiaschette di vino, arnesi per lavorare i campi, piccoli strumenti di legno e bigliettini con motti e proverbi sulla vita contadina e fotografie della famiglia del portatore del Pugnalone.
Nei carri, che ogni anno sfilano nelle strade del centro del borgo, รจ presente la vita agreste e la scena del miracolo di Santโ€™Isidoro, riprodotto in miniatura; un vero e proprio presepe realizzato con statuette dโ€™argilla vestite con abiti tradizionali.ย  Lโ€™evento vede come scena centrale il santo, intento a pregare sotto lโ€™ombra di un albero e due forme angeliche che lo sostituiscono trainando al suo posto il carro dei buoi; ecco dunque, come Isidoro sia diventato, grazie a questo evento, patrono del mondo agricolo, e come la sua memoria sia legata, in Italia e in Spagna, ai riti che celebrano la vita nei campi.
I carri sono fabbricati interamente, come vuole tradizione, dagli Alleronesi, i quali ogni anno con i loro quartieri competono alla realizzazione del carro vincitore. I Pugnaloni piรน belli vengono poi premiati da una commissione e restano in esposizione, per l’intera giornata, nel centro storico; ma mentre un tempo erano i portatori stessi ad offrire a chi partecipava le primizie contenute nei Pugnaloni, oggi sono piuttosto i quartieri alleronesi ad organizzare, nel pomeriggio, insieme alla rievocazione degli antichi mestieri, una piรน moderna degustazione di prodotti tipici alimentari.

 

Riti parenti

Sfumature simili si possono trovare in alcune tradizioni straniere riguardanti le festivitร  del mese di maggio; una di queste vedeva infatti lโ€™usanza di portare in villaggio un enorme albero, adornato con i frutti della terra – animali e piante – come ringraziamento alla divinitร , ritualitร  legata al concetto elementare di magia simpatica. Era un gesto molto caro al contadino che, offrendo i primi prodotti della terraย  a questa entitร  protettrice della natura, pensava di ricevere in cambio una maggiore fertilitร .
Un altro esempio lo possiamo trovare in alcuni riti dellโ€™epoca classica come la celebrazione dei Misteri Eleusini, che si celebrava proprio nei primi mesi di primavera. Anche durante questa festa venivano offerte le primizie della terra, ma per placare la dea dellโ€™agricoltura Demetra, divinitร  delle messi che, affranta dal ratto della figlia Persefone tenuta prigioniera nellโ€™oltretomba, aveva deciso di condannare lโ€™umanitร  allโ€™inverno eterno.

Il culto dello spirito arboreo

Una particolare connessione che possiamo trovare allโ€™interno di queste tradizioni popolari del centro Italia รจ il culto dello spirito arboreo, ancora oggi celato tra le pieghe di queste feste cristiane.

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Rievocazione della vita contadina

Fin dallโ€™inizio dei tempi lโ€™uomo preistorico, che spesso non sapeva dare spiegazione agli strani fenomeni che accadevano intorno a lui, creava una divinitร  onnipresente in tutto ciรฒ che era selvaggio e misterioso. Con il passare del tempo, perรฒ, una nuova idea si fece largo: lโ€™albero non veniva piรน visto come la divinitร , ma come la sua dimora. Lo spirito arboreo invece di essere considerato lโ€™anima di ogni albero, diventรฒ quindiย  quella protettrice della foresta e dei campi. A questo si potrebbe ricollegare lโ€™usanza di trasportare nel centro abitato un albero decorato: altro non era che un modo per portare una parte dello spirito che ci risiedeva e farlo diffondere tra la gente, assicurando fertilitร  e prosperitร .

 

 

Per saperne di piรน su Allerona

Lโ€™eremo di Santa Maria delle Carceri ha suscitato e suscita descrizioni suggestive, al limite del lirismo, in scrittori che in epoche passate lo visitarono e in chi oggi si accinge a tracciarne la storia o a suggerirne un percorso guidato.

Un luogo affascinante

Un francescano belga, di cui rimane ignota lโ€™identitร  e che lo visitรฒ allโ€™inizio del Settecento, definisce lโ€™eremo ยซun deserto estremamente consacratoยป[1]. Un secolo piรน tardi il giornalista e scrittore Thomas A. Trollope scrive ยซIl monastero [โ€ฆ] รจ veramente una cosa rara. Una cornice sporgente di roccia, piรน dura e resistente allโ€™azione del tempo dello strato sottostanteยป.[2] Agli inizi del Novecento il poeta Olave M. Potter fotografa cosรฌ il luogo: ยซuna propria ruga sul fianco del Monte Subasio, [โ€ฆ] un piccolo mondo di sogni e di dolci memorieยป.[3] Ancora oggi Enrico Sciamanna non puรฒ resistere dal fare dellโ€™eremo una descrizione poetica: ยซle Carceri sono un occhio bianco nel sempreverde dei lecci del bosco mediomontano del Subasio. Un occhio sempre aperto sul mondo sottostante e verso il cieloยป.[4]

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Il nome

Eppure il nome di questo luogo di ascesi eremitica sembra contrastare con lโ€™incanto e le suggestioni poetiche suscitate nel visitatore di ogni tempo: Carceri; in realtร  carcer come sinonimo di heremus lo troviamo giร  usato in documenti del XIII secolo a significare la volontaria โ€œcarcerazioneโ€ cercata da san Francesco e dai suoi seguaci, o forse il nome รจ da connettersi agli anfratti eremitici che tanto assomigliano a carceres.[5]

La storia

La storia dellโ€™eremo di Santa Maria delle Carceri ha il suo inizio con la scelta del luogo da parte di San Francesco che individuรฒ le vicine grotte di origine carsica come luogo ideale di mistica ascesi, tanto piรน che vi si trovava un piccolo oratorio che proprio il santo intitolรฒ alla Madonna.[6] Lโ€™ambiente non dovette durare in questo modo a lungo e giร  nella seconda metร  del XIII secolo cominciarono a edificarsi umili costruzioni in prossimitร  delle grotte eremitiche che possono essere individuate nel tratto orizzontale elevato parallelamente alla cappellina dedicata alla Madonna. Da sempre le Carceri rappresentano un luogo fondamentale per la religiositร  francescana.

Il complesso

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La cella

Da un voltone si accede a una suggestiva terrazza di pianta triangolare, detta “Il chiostrino dei frati”, che si affaccia a strapiombo sulla roccia dove รจ costruito il convento delle Carceri, formato da due braccia che si incrociano ad angolo retto. Sopra la porta del convento รจ visibile il monogramma di San Bernardino; allโ€™interno si trovano il refettorio e al piano superiore il dormitorio con le cellette dei frati. Dal chiostro del convento si accede alla cappella di San Bernardino sulla porta della quale รจ visibile unโ€™iscrizione che ricorda il nome dato da san Francesco alla chiesina primitiva. La cappella รจ illuminata da unโ€™unica finestra chiusa da una vetrata francese del XIII secolo, sulla quale รจ raffigurata una Madonna col Bambino, posta qui in epoca recente. Segue la primitiva cappella di Santa Maria delle Carceri scavata nella roccia, sopra lโ€™altare della quale รจ visibile lโ€™affresco raffigurante la Madonna col Bambino e San Francesco, realizzata da Tiberio dโ€™Assisi nel 1506 sopra una Crocifissione duecentesca. Accanto vi รจ il coretto dei frati con gli stalli in legno risalenti al periodo bernardiniano.
Scendendo una ripida scala si arriva alla grotta di San Francesco, ora divisa in due piccoli ambienti: nel primo vi รจ il giaciglio di nuda roccia dove il poverello riposava, nellโ€™altro una piccola cella dove egli si ritirava in meditazione. Usciti allโ€™esterno รจ visibile anche se molto consunto un affresco raffigurante la Predica agli uccelli, mentre nel terreno una lastra con il foro attraverso il quale si intravede il fondo del burrone che si dice aperto dal demonio, che si racconta cacciato dal santo luogo da frate Rufino. Salendo per una breve rampa si raggiunge la cappella della Maddalena, luogo di sepoltura del beato Barnaba Manassei. Nella selva sovrastante si trovano le grotte dei beati Rufino e Masseo. Oltrepassato un ponte รจ visibile la statua bronzea di San Francesco che libera le tortorelle realizzata a fine Ottocento da Vincenzo Rosignoli e da qui si dipana il viale alberato al termine del quale si apre, nella roccia, un teatro utilizzato per le funzioni liturgiche a beneficio dei pellegrini. Scendendo per un ripido viottolo si accede alle grotte eremitiche di frate Leone e dei primi seguaci di san Francesco.[7]


Testi di riferimento
Guida di Assisi e deโ€™ suoi dintorni, Tip. Metastasio, Assisi 1911, pp. 47-49.
M. Gatti, Le Carceri di San Francesco del Subasio, Lions Club di Assisi, Assisi 1969.
P.M. della Porta-E. Genovesi-E. Lunghi, Guida di Assisi. Storia e arte, Minerva, Assisi 1991, pp. 175-178.
E. Lunghi, Santa Maria delle Carceri, in Eremi e romitori tra Umbria e Marche, Cassa di Risparmio di Foligno, Foligno 2003.
E. Sciamanna, Santuari francescani minoritici. I luoghi dellโ€™osservanza in Assisi, Minerva, Assisi 2005, pp. 60-68.
L. Zazzerini, Eremo di Santa Maria delle Carceri, in L. Zazzerini, In ascolto dellโ€™Assoluto. Viaggio tra gli eremi in Umbria, Edimond, Cittร  di Castello 2007, pp. 2-9.


[1] Lโ€™anonimo belga visitรฒ lโ€™eremo tra il 1726 e il 1733 e ne lasciรฒ una memoria manoscritta; il testo relativo รจ riferito da A. Sorbini, Assisi nei libri di viaggio del Sette-Ottocento, Editoriale Umbra โ€“ ISUC, Foligno 1999, p. 46. โ‡‘
[2] T.A. Trollope, A Lenten journey in Umbria and the Marches, London 1862, citato da A. Sorbini, cit., p. 131. โ‡‘
[3] O.M. Potter, A little Pilgrimage of Italy, London 1911, riferito da A. Brilli-S. Neri, Alla ricerca degli eremi francescani fra Toscana, Umbria e Lazio, Le Balze, Montepulciano 2006, pp. 23-24. โ‡‘
[4] E. Sciamanna, Santuari francescani minoritici. I luoghi dellโ€™osservanza in Assisi, Minerva, Assisi 2005, p. 68. โ‡‘
[5] Cfr. M. Sensi, Lโ€™Umbria terra di santi e di santuari, in M. Sensi-M. Tosti-C. Fratini, Santuari nel territorio della Provincia di Perugia, Quattroemme, Perugia 2002, p. 75. โ‡‘
[6] Unโ€™iscrizione quattrocentesca posta sullโ€™arco della porta della chiesetta recita โ€œSancto Francesco puose a q[u]esta chapella el nome di Santa Mariaโ€. Per unโ€™attenta disamina della stratificazione costruttiva delle Carceri si rimanda a M. Gatti, cit., pp. 35-65. โ‡‘
[7] Per una descrizione puntuale delle Carceri si rimanda a P.M. Della Porta-E. Genovesi-E. Lunghi, Guida di Assisi. Storia e arte, Minerva, Assisi 1991, pp. 175-178. โ‡‘

ยซScheggiAcustica nasce dalla volontร  di valorizzare i luoghi piรน particolari e affascinanti del territorio di confine tra lโ€™Umbria e le Marche, molto bello ma poco conosciutoยป.

Lโ€™ottava edizione di ScheggiAcustica – I Luoghi da Ascoltare andrร  in scena dal 5 al 9 agosto nello scrigno dellโ€™entroterra fra Umbria e Marche. Il format conferma cinque giornate con eventi e protagonisti, dove cruciale รจ la simbiosi tra luoghi, musica e pubblico che il festival ha sempre sperimentato, favorendo il coinvolgimento di artisti e spettatori in magnifiche location. Mattia Pittella, ideatore di ScheggiAcustica, e presidente dellโ€™Associazione Musicale Culturale Tuttisuoni ci svela i segreti dellโ€™evento.

 

Comโ€™รจ nata lโ€™idea di questo particolare festival?
Ho sempre desiderato realizzare unโ€™esperienza che coniugasse la mia infanzia e adolescenza in Umbria e la mia formazione professionale in Nord Italia. Da qui anche lโ€™idea di unโ€™occasione per raccogliere giovani talenti e nuove energie rimaste finora inespresse e di ospitare tanta gente da fuori, anche stranieri, a partire dagli stessi artisti, che diventano i primi a scoprire le bellezze – ad esempio del Parco del Monte Cucco e di borghi come Pascelupo o il Castello di Frontone, giusto per citarne alcuni. Ho una grande passione per lโ€™acustica, che deriva anche dal lavoro che svolgo. Di conseguenza ho sempre pensato che un modo per poter riscoprire questi luoghi fosse proprio quello di mostrarne le potenzialitร  acustiche. Un luogo su tutti รจ lโ€™Abbazia di Sitria. รˆ magica. Un luogo dove puoi parlare tranquillamente con unโ€™altra persona a 20 metri di distanza! Ricordo che, durante una mia esibizione in questo scrigno meraviglioso, mi resi conto che la sua acustica era eccezionale. Cosรฌ, una decina di anni fa, nacque tutto…

 

Tre parole per descrivere questโ€™evento?
Va da sรฉ: Luoghi da Ascoltare!

 

 

Sono otto anni che va in scena questo festival. Cosa lo caratterizza?
Valorizza proprio i luoghi piรน belli e insoliti, rendendoli i veri protagonisti del festival, con un punto di partenza del tutto particolare: lโ€™acustica degli stessi. A quanto pare sembra che il concept funzioni ogni volta un po’ di piรน, tra lโ€™altro anche con alcuni tentativi di imitazione provenienti da piรน parti. In piรน, il territorio di confine tra Umbria e Marche, puรฒ – e deve essere – una risorsa turistica e culturale per entrambe le regioni e il nostro obiettivo รจ fare il possibile affinchรฉ ciรฒ accada: quando certi luoghi cosรฌ belli vengono conosciuti o riscoperti, poi, in genere, “funzionano”.

Qual รจ il filo conduttore di questโ€™anno?
Il viaggio: in un festival cosรฌ legato al territorio, cโ€™รจ la possibilitร  di viaggiare attraverso i suoni e le suggestioni di diverse culture, spaziando dallโ€™Africa allโ€™Oriente, passando per una ballata messicana, un tango argentino e un valzer siciliano. Quindi รจ un percorso che porta con sรฉ musica folk e popolare da tutto il mondo.

Quali sono gli eventi da non perdere?
รˆ difficile dire quale evento sia imperdibile rispetto ad altri… Ogni momento รจ pensato come un โ€œincastroโ€ ideale tra luogo-evento-partecipanti. Sicuramente la giornata di domenica 6 agosto sarร  molto intensa, perchรฉ si comincia la mattina presto con unโ€™escursione nel Parco del Monte Cucco e nella zona del Catria verso Fonte Avellana, poi cโ€™รจ lo yoga nella splendida Abbazia di Sitria, un seminario di canto e voce, steet food allโ€™aperto e un concerto nel tardo pomeriggio a Sassoferrato.

Lโ€™ospite piรน atteso?
Forse lโ€™ospite imperdibile in assoluto sarร  di scena mercoledรฌ 9 agosto al Castello di Frontone: Gafarov e la sua ensemble, La stella dโ€™Oriente, musicista azero molto noto e davvero interessante per concludere il giro del mondo di ScheggiAcustica 2017. Ma, appunto, per concluderlo al meglio prima andrebbe intrapreso in ogni sua tappa.

Gafarov

Ci sono novitร  rispetto alle passate edizioni?
Gli eventi collaterali mattutini e pomeridiani: dal 2016 abbiamo intrapreso un nuovo approccio alla programmazione, cercando di far vivere i luoghi in modi e orari diversi rispetto a quelli consueti. Questโ€™anno cโ€™รจ una novitร  assoluta, come lโ€™escursione mattutina da Isola Fossara all’Abbazia di Sitria passando per i sentieri e sfiorando anche Fonte Avellana. Oppure le pratiche yogiche e lo street food con piadineria, oltre alle ormai consolidate master class. Come artisti, oltre a Gafarov, stupirร  Camilla Barbarito con musiche, canti e balli popolari da ogni latitudine. E per i luoghi, oltre ai confermati, riscopriremo il centro storico di Scheggia, dove manchiamo dallโ€™edizione 2014 e, per la prima volta, saremo al Chiostro di Palazzo Merolli a Sassoferrato. In unโ€™edizione dedicata soprattutto alla musica folk e popolare, lโ€™itinerario del festival non puรฒ che virare verso scenari piรน “centrali” rispetto agli abitati principali dei Comuni che andrร  a toccare.

Il programma completo: www.scheggiacustica.it