Deruta appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia
Nella storia della formazione dei borghi storici italiani, รจ noto che sia arrivato un momento in cui da semplici strutture difensive spesso a presidio di vie di comunicazione, essi siano poi diventati veri e propri snodi commerciali, spesso specializzati in peculiari produzioni. A quel tempo, la differenza tra artisti e artigiani era piuttosto labile; il giudizio di valore su alcune capacitร umane โ come la pittura e la scultura – piuttosto che su altre, sarebbe arrivato solo nel Cinquecento, generando a sua volta una gerarchia di classi nelle produzioni artigiane.
Guardando tuttavia a Deruta – alle sue decorazioni, ai suoi fregi e ai suoi inserti di ceramica โ spesso si perde la cognizione di cosa sia lโarte e cosa lโartigianato. Basta fare una passeggiata per le vie della piccola cittadina per rendersi conto di quanto la ceramica sia pervasiva di queste contrade, e di come quella che era a tutti gli effetti unโarte si sia trasformata in una forma di artigianato non tanto per unโinferioritร nei confronti di discipline โnobiliโ come la pittura e la scultura, quanto per la sua capacitร di essere popolare.
Le strade della tecnica
La parte sud di questo comune che presidia il fiume Tevere รจ dominata da una stella che, impiantata nel terreno come un meteorite caduto dal cielo, rappresenta una figura femminile. Realizzata dagli allievi della Scuola Internazionale dโArte Ceramica Romano Ranieri, inaugura la via Tiberina, incorniciata da prunus dai colori saturi, da cui si dipartono numerose stradine laterali dai nomi suggestivi quanto testimoni di una tradizione vecchia di secoli, in cui la specializzazione era tale da generare addirittura dei segreti professionali.

L’opera realizzata dalla Scuola Internazionale d’Arte Ceramica Romano Ranieri, all’ingresso di Deruta
La serie di vie che si intersecano a pochi metri dalla superstrada ha a che fare con le diverse fasi della produzione delle ceramiche artistiche che di questo luogo sono caratteristiche. Via dei Fornaciai, dei Tornianti, dei Modellatori, degli Stampatori, ma anche dei Pittori e dei Decoratori, fanno riferimento alla lavorazione della materia prima โlโargilla, a cui รจ dedicata una via nella parte nordย – prima impastata in modo che le bolle dโaria e la compattezza non facciano aprire delle crepe sul prodotto finito, e poi modellata. In base alla complessitร e alle fattezze del prodotto da ottenere, si avrร una modellazione a colombino โ nel caso delle coppe –ย a lastre, a stampo โusato principalmente per i piatti โ o al tornio โper vasi, lampade o addirittura piatti da portata.

Decorazioni cittadine, Deruta
Ai tornianti รจ dedicata unโintera via perchรฉ utilizzare il tornio -almeno quello a pedale โ era sinonimo di un alto grado di specializzazione: lโoggetto doveva essere creato a partire da un unico panetto di argilla, il che significava che lโartigiano doveva essere in grado di prevedere quanta ne potesse occorrere per dare vita ad un certo oggetto con una certa forma e con un certo spessore. La difficoltร stava poi nel mantenere costante la velocitร di rotazione del tornio, in modo da concedersi il tempo necessario a modellare la materia, a scavarla, ad allungarla e a contorcerla, per donarle proporzioni equilibrate e affusolate. La diffusione dei torni elettrici non ha poi cambiato cosรฌ tanto lo stato delle cose: quello del torniante รจ un lavoro difficile e altamente specializzato, al pari di quello dello stampatore, che deve essere in grado di creare uno stampo in gesso, formato da un pezzo unico o addirittura da molteplici, per riprodurre un prototipo assegnatogli, senza ovviamente rompere il manufatto al momento del distacco.
Firme illustri

Una piccola fornace per la ceramica a lustro, conservata nel chiostro del Museo della Ceramica, Deruta
Continuando a camminare, via dei Decoratori incontra un quartiere le cui strade sono dedicate a personalitร piรน o meno note che hanno scritto la storia del piccolo borgo umbro.
Via Francesco Briganti รจ la prima: questo notaio derutese fondรฒ nel 1898 il Museo della Ceramica donando pezzi di sua proprietร , ma โcosa ancora piรน importante โ finalizzรฒ la ricerca storico-filologica alla creazione di laboratori dedicati agli artigiani. Alla Pinacoteca Comunale di Deruta restano invece una quarantina di opere di un altro filantropo, Lione Pascoli, che, appassionato di collezionismo, era riuscito a raccogliere ben trecento opere di arte minore, tra cui nature morte, battaglie, bambocciate. La via a lui dedicata si interseca con quella che porta il nome di uno dei piรน grandi promotori della cultura ceramica degli inizi del XX secolo: Alpinolo Magnini, a cui รจ dedicato anche il liceo artistico locale, che contribuรฌ dapprima ad integrare la collezione del museo con disegni ad acquerello di maioliche antiche, poi a rinnovare la ceramica a lustro in stile raffaellesco basandosi su unโantica ricetta. Magnini fu anche direttore tecnico-artistico della Societร Anonima Ceramiche, della Societร Maioliche Deruta e della CIMA โConsorzio Italiano Maioliche Artistiche; per ammirare perรฒ edifici che ne portano il nome, รจ necessario inerpicarsi lungo le strette vie del borgo vero e proprio. Da via Magnini si svolta dunque a destra e si oltrepassa via Nicolรฒ di Liberatore, meglio conosciuto come LโAlunno a causa di un errore del Vasari: questโultimo infatti scambia lโiscrizione alumnus funginie per un soprannome, mentre ne indicava soltanto la provenienza folignate. Resta il fatto perรฒ che il pittore, famoso per le sue teste ritratte dal vivo, sia lโunico artista del Rinascimento umbro ad essere citato dal famoso biografo degli artisti. Insieme al suocero fu autore, nel 1458,ย della Madonna dei Consoli, conservata alla pinacoteca comunale di Deruta.

Dettagli della Chiesa di San Francesco da Chiostro del Museo della Ceramica, Deruta
Una struttura urbanistica particolare
Salendo ancora e passando sotto il vecchio semaforo sospeso che caratterizza il quartiere chiamato borgo โdal nome della strada che lo taglia a metร , via Borgo Garibaldi, incorniciata da alberi e da un muro litico glassato di decori in arabesco e dalle mattonelle degli artigiani locali โ sulla sinistra si apre una maestosa scalinata: domina lโintero paesaggio sottostante, infilandosi poi sotto un arco abbellito da piatti decorati e brocche incastonate nella pietra.

Una delle porte di accesso al borgo
Alzando lo sguardo, si notano alberi di nespole pendere da terrazzamenti posti ad un livello ancora superiore: questo รจ un tratto caratteristico di Deruta, dove lโirregolaritร e lโasimmetria delle costruzioni si sposano con gli innumerevoli livelli del tessuto urbano, a volte difficili da indovinare.
Camminando perรฒ tra viuzze anguste ed erte, spesso cieche, รจ possibile individuare edifici storici e altri dallโaspetto quanto mai folkloristico: รจ il caso della Societร Anonima Maioliche sopracitata, caratterizzata da unโelegante entrata in stile Liberty che si apre tra edifici dai tratti pressochรฉ comuni, che risente perรฒ dellโincuria e degli sbalzi termici. La maiolica รจ infatti soggetta a fratture e distaccamenti, nel momento in cui รจ esposta alle intemperie.

Le pareti corazzata dell’Antica Fornace, Deruta
Portoni fregiati e facciate punteggiate da figure di donne, ci conducono ai piedi della seconda tipologia di edificio, quella piรน caratteristica: tra tutte le fornaci disseminate nel tessuto urbano, sicuramente quella antica รจ una costruzione dai tratti pittoreschi, spesso grotteschi, composta comโรจ da squame di ceramica di recupero. Le spioventi pareti esterne sono infatti ricoperte di mattonelle, piatti, coperchi o addirittura di semplici frammenti, al punto da donarle lโaspetto di una burlesca fortezza.

Dettaglio delle pareti esterne dell’Antica Fornace
ร difficile distogliere lo sguardo dalla visione dโinsieme degli innumerevoli frammenti, ma via El Frate โ soprannome di Giacomo Mancini, altro grande pittore di coppe e piatti con soggetti tratti da Le Metamorfosi di Ovidio (XVI secolo) โ ci aspetta.
Dopo una breve salita, si arriva allโIstituto Statale dโArte Alpinolo Magnini, anchโesso abbellito da un caratteristico fregio. A fronteggiarlo, Piazza dei Consoli, dalla forma allungata di un viale, sul quale ogni anno si disputa il caratteristico Palio della Brocca. Vi si aprono lo scarlatto Municipio e la Chiesa di San Francesco, ristrutturata con la locale pietra scura, un tranquillo gigante che sembra coccolare la piazza, soprattutto nella parte terminale, dove gli spazi si riducono e comprimono. Questo snodo รจ di particolare bellezza: a differenza di molte chiese tipiche dellโItalia centrale, il maggiore edificio religioso di Deruta ha unโentrata un poโ in sordina, posta comโรจ lungo una via piuttosto stretta e discosta rispetto alla spaziosa Piazza dei Consoli. Questa ombrosa via conduce altresรฌ al placido chiostro del Museo della Ceramica, dove spiccano una piccola fornace per la ceramica a lustro e un elce dalle ombrose fronde.
Materiali pregiati
A malincuore abbandoniamo le tranquille mura del complesso per riscendere a valle; attraversiamo un giardino pubblico di rara bellezza, una sorta di balcone su Deruta dove persino le panchine e la fontanella sono decorate con gli arabeschi tipici dellโartigianato artistico locale. Una serie pressochรฉ infinita di scalette ci permette di scendere poi attraverso gli innumerevoli livelli su cui si sviluppa il borgo, fino a giungere alla fine di via Fratelli Maturanzio, una coppia di artisti del XVI secolo la cui memoria si perde ormai nelle pieghe del tempo.

Le splendide panchine decorate dei giardini pubblici, Deruta
A fare da tappo alla discesa, la Chiesetta di Madonna delle Piagge che, dopo qualche centinaia di metri, lascia spazio a due significative vie: via Verde Ramina e via della Zaffera. Il primo, insieme al bruno di manganese, รจ il colore della ceramica arcaica, caratterizzata da motivi geometrici, floreali o zoo-antropomorfi; il secondo trae il proprio nome dallo zaffiro, ovvero il colore blu che, durante la cottura, si gonfiava, restituendo motivi vegetali, emblemi e creature fantastiche a rilievo. ร importante comprendere il procedimento di decorazione del biscotto, ovvero del pezzo ottenuto dopo la prima cottura, perchรฉ in questa fase i colori cambiano. Dopo essere stato smaltato e decorato, il pezzo viene cotto una seconda volta in modo che i colori vetrifichino e assumano la loro reale tonalitร : il verde ramina da nero diventa del caratteristico pallido verde, mentre il blu resta uguale, ma temperature troppo elevate fanno sciogliere lโossido di cobalto, eliminando il decoro.

Scorcio di Deruta da via El Frate
Ci sono anche altre tecniche di decorazione, di cui sono testimonianza le vie che fendono la parte nord di Deruta: via del Mosaico, spesso dorato in oro zecchino, via del Riflesso, via dei Lustri โ di cui fu innovatore il giร citato Alpinolo Magnini – via del Raku, che lascia spazio a tradizioni ceramiche dโoltremare, via dellโArabesco, del Raffellesco e via dellโEngobbio, che fa il paio con via del Bianchetto. Queste ultime due sono tecniche strettamente connesse: il bianchetto รจ lโaltro nome della mezza maiolica, e consiste nel rivestire lโoggetto con lโingobbio (o engobbio), cioรจ uno strato di argilla liquida e bianca, poi decorata o incisa. Questo procedimento veniva adottato quando ancora non si usava la cottura a biscotto e lo smalto a base di stagno risultava troppo costoso. La cottura avveniva solo una volta, dopo che lโoggetto era stato rivestito con un sottile strato trasparente.
Significativa รจ la presenza di via dellโArgilla che si inerpica verso le colline ancora poco urbanizzate che gli guardano le spalle: non รจ difficile immaginare generazioni e generazioni di ceramisti reperire la materia prima alle falde di queste alture, come pure nei depositi alluvionali del grande fiume Tevere che scorre poco piรน in basso.
Per saperne di piรน su Deruta