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Tra San Giustino (PG) e Sansepolcro (AR), cโ€™รจ una zona di terreno che per secoli, tra il 1441 e il 1826, ha goduto di un’indipendenza dovuta a un errore dei cartografi vaticani e toscani. Cosรฌ รจ potuta nascere la libera Repubblica di Cospaia.

I delegati cartografi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana, che dovevano tracciare i confini in quella zona di territorio, sbagliarono la delimitazione del luogo nei loro termini mappali, lasciando cosรฌ fuori dalle rispettive giurisdizioni quella minuscola area nellโ€™Alta Valtiberina, che si trova tra i torrenti Riascone e Rio di Gorgaccia.

 

Repubblica di Cospaia, foto via La storia di Cospaia

 

La zona, rimasta fuori dalle mappe dei cartografi, era una piccolissima striscia di terra, larga cinquecento metri e lunga due chilometri. Gli abitanti di Cospaia, il borgo appoggiato su quella piccolissima porzione di territorio, accorgendosi dellโ€™errore, si dichiararono fin da subito indipendenti e liberi da altre sovranitร ; tale condizione rimase immutata per secoli. E cosรฌ Cospaia visse dimenticata per quasi quattrocento anni, senza appartenere a nessuno se non a sรฉ stessa. Non esisteva un codice, una legge o imposte e in questa situazione, prese vita il contrabbando con gli Stati confinanti. In tal modo la Repubblica di Cospaia ha rappresentato per diversi secoli, un territorio franco e spesso i contrabbandieri vi trovarono accoglienza per i loro traffici che avvenivano tra Umbria, Toscana e Marche, attraverso la percorrenza di sentieri ben definiti da parte dei contrabbandieri/trasportatori che venivano chiamati spalloni.

 

 

I principali prodotti agroalimentari, oggetto di questi traffici illeciti, erano il tabacco e il grano. La Valtiberina, ancora oggi, รจ una terra di vocazione per la coltivazione del tabacco, una delle tipicitร  del territorio e rappresenta una fonte economica importante per gli abitanti della zona. La Repubblica di Cospaia ebbe la sua fine nel 1826 con la restaurazione post Napoleonica e il suo territorio venne poi suddiviso tra il comune umbro di San Giustino e quello toscano di Sansepolcro.
La Repubblica di Cospaia non ha riconoscimento giuridico corrente, ma il suo originario motto, scritto sul portale della chiesa parrocchiale della cittadina, รจ sempre attuale: Perpetua et firma libertas (Perpetua e sicura libertร )โ€ฆ e nei tempi correnti questo antico detto assume un significato di immenso valore e rimane sempre ร  la page.

La quarta edizione di Castiglione Cinema 2021 โ€“ RdC incontra, che si รจ svolta dal 17 al 19 giugno tra Perugia e Castiglione del Lago, รจ stata densa di illustri ospiti che hanno reso, come di consueto, la rassegna molto attrattiva e interessante.

In particolare, nellโ€™incontro organizzato nella centralissima Piazza Mazzini di Castiglione del Lago intitolato รˆ il borgo, bellezza!, Davide Rampello, poliedrico uomo di cultura, regista televisivo e direttore artistico del padiglione Italia Expo Dubai, Fiorello Primi, Presidente de I Borghi piรน Belli dโ€™Italia, Romeo Pippi, Consigliere del GAL Trasimeno-Orvietano, Gianluca Arnone, Direttore artistico di Castiglione Cinema 2021 e Davide Vecchi, direttore del Corriere dellโ€™Umbria, hanno portato la loro testimonianza sul tema della bellezza e del rilancio economico e culturale dei borghi e su come il patrimonio storico e artistico deve confrontarsi con nuovi traguardi turistici e strizzare lโ€™occhio allโ€™innovazione, per incrementarne lโ€™attrattivitร .

 

Davide Rampello

Le dichiarazioni

Davide Rampello, ha dichiarato: ยซAbbiamo vissuto, non solo dal punto di vista turistico, momenti di passivitร  terribili ma dobbiamo ripartire da un concetto nuovo di ospitalitร , con una relazione capace di realizzare un nuovo concetto anche di bellezza. Il termine bellezza รจ stato concepito nel periodo greco ed รจ stato usato per la prima volta da Saffo. La bellezza, e non solo dal punto di vista estetico, unisce le personeยป.
Il Presidente de I Borghi piรน Belli dโ€™Italia, Fiorello Primi, ha detto: ยซLa nostra associazione รจ nata con unโ€™accezione turistica, per poi mettere in rilievo le persone che, con le loro tradizioni, usi e costumi vivono il borgo e si relazionano con i turisti e le persone in genere, raccontando e raccontandosiยป.
Mentre Romeo Pippi, consigliere del GAL Trasimeno-Orvietano, ha detto: ยซSiamo ben contenti di sostenere occasioni di questo genere che portano visibilitร  al nostro comprensorio. Occorre poi, tutti insieme, progettare azioni comuni e attivitร  concrete mettendo in connessione le istituzioni amministrative e di azione locale, con il fine di valorizzare e rivalutare il territorioยป.
Davide Vecchi, direttore del Corriere dellโ€™Umbria, ha puntualizzato: ยซIl giornalismo deve fare la sua parte per la valorizzazione dei borghi con la loro bellezza e il loro patrimonio, anche attraverso buone notizieยป.

 

Gianluca Arnone, Davide Vecchi, Romeo Pippi, Fiorello Primi, Davide Rampello

 

Il festival cinematografico รจ stato ideato e promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e il suo Presidente, Monsignor Davide Milani, ha precisato: ยซIl Festival รจ unโ€™occasione di incontro e di confronto su molti temi, a partire dai Borghi, parlando di cinema. Questa รจ unโ€™occasione per costruire comunitร  e che vuole gettare alleanze amichevoli, sia nel presente sia in proiezione futura. Da Castiglione e da Perugia parte un segnale di ravvio e di speranza per tutti e soprattutto per i giovani e gli studentiยป.
Il GAL Trasimeno-Orvietano, La Fondazione Ente dello Spettacolo, I Borghi piรน belli dโ€™Italia e il Comune di Castiglione del Lago insieme a quello di Perugia, sono tra i principali sostenitori dellโ€™iniziativa dove Davide Rampello, nellโ€™occasione dellโ€™incontro รˆ il borgo, bellezza! ha ricevuto il Premio Castiglione Cinema 2021 – RdC incontra, rappresentato da un piatto di ceramica creato da unโ€™artigiana castiglionese.

Nella rubrica โ€œMessaggi in reteโ€, creata in occasione dell’emergenza Coronavirus, sono stati intervistati i sindaci di alcuni piccoli borghi umbri e non solo, che si sono dimostrati dei giganti per altruismo e dedizione.

Piazza con fontana di Deruta

Deruta, foto by Enrico Mezzasoma

 

Quanta passione e quanto attaccamento alla terra che rappresentano, quanto vigore, energia e affetto verso le persone di cui sono i portavoce; quanti sguardi trasognanti e pieni d’orgoglio, quando parlano di campanili e castelli. Quanto amore, quasi da brividi, per quello che fanno per quei tipici borghi. Quante intenzioni e voglia di fare, talvolta esagerata e talvolta piรน pacata. Quanti sacrifici e delusioni da dividere solo con pochi altri e talora con nessuno, quante grida di aiuto, di sovente inascoltate. Quanto ingegno e volontร  nel realizzare cose che sembravano impossibili. Quanta dedizione e spirito di servizio ripagate con un semplice sorriso o da una stretta di mano amica.

Vallo di Nera

 

La voce dei borghi

Durante le interviste realizzate nel periodo dell’emergenza COVID-19, oltre l’emozione e la titubanza in alcuni Sindaci –ย  e oltre alla preoccupazione e l’incertezza del poi in tutti – si notava che la responsabilitร  di fare bene imperversava in ogni parola, in ogni frase preparata o meno. Gli stati d’animo trasparivano per dimostrare di essere il riferimento per quella comunitร . Semplicemente un turbinio di emozioni con l’umile voglia di dimostrare di essere utili e di valere.
รˆ stata una bellissima esperienza capire come i Sindaci sentono loro il proprio borgo, come lo vivono e come lo proteggono e come interpretano l’ideale di rendere esemplare il luogo affidato, tentando di superare le proprie resistenze e quelle paesane, non senza rimbrotti o critiche.
Talvolta fanno di ogni gesto virtรน, a volte esagerato o egocentrico, ma sempre verso il bene comune, che viene appagato da mille pensieri per una vita pubblica racchiusa in un periodo a scadenza.
C’รจ chi รจ piรน giovane e chi รจ piรน esperto, ricordando che l’anagrafe non dispensa meriti per etร , ma valgono solo quelli della propria gente, con riconoscimenti e gratificazioni; i Sindaci sono felici di rappresentare le bellezze dei borghi, quelle artistiche, storiche, culturali ed enogastronomiche, con quel caratteristico vanto che li rende simili a genitori quando parlano della propria prole con amorevolezza e merito, accompagnati spesso da un brivido emozionale.
Nella fascia tricolore, che con fierezza indossano nelle occasioni ufficiali e negli eventi, sono custoditi sogni, speranze e desideri di chi vi ha riposto la fiducia.
Ogni intervista di una Sindaca o di un Sindaco ha contribuito inconsapevolmente alla stesura di queste righe, mentre ciascuno raccontava del proprio operato con grande passione ed emozione.
Nel ruolo che a volte viene dimenticato e a volte sottovalutato, i primi cittadini dei borghi, vanno considerati come dei piccoli eroi defilati che operano silenziosi lontano dal clamore e dal protagonismo.

 

Preci_panorama

Preci, foto by Enrico Mezzasoma

Nella molteplicitร  ed eterogeneitร  delle caratteristiche e dei compiti di ogni Sindaco di un piccolo comune, s’intravede la loro parte meno conosciuta e per certi versi piรน intima, mettendo in risalto la loro essenza umana abbinata alla capacitร  di guida di una comunitร .
Fare il Sindaco di un piccolo borgo di provincia รจ un incarico molto delicato e puรฒ far generare sensazioni e sentimenti per chi lo fa, irripetibili e impareggiabili.
Complimenti cari Sindaci dei piccoli borghi, per quello che state facendo per la res publica in questo momento di emergenza sanitaria e non solo e senza indugio, grazie.
A tal proposito, prendendo in prestito una frase dal film Imitation Game, si potrebbe dire: A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno puรฒ immaginare.

Unโ€™intervista, realizzata qualche mese fa dal vostro inviato lacustre, a uno dei protagonisti dell’iniziativa Ricostruiamo il Barchetto del Trasimeno, l’imbarcazione storica andata completamente distrutta durante un incendio. La storia รจ lieto fine, tanto che il Barchetto รจ stato – e sarร  – il protagonista indiscusso di diverse iniziative.

Barchetto del Trasimeno

 

Si era da poco conclusa da poco la Festa del Giacchio, la sagra del borgo lacustre di San Feliciano organizzata dalla locale Pro Loco che vede ogni anno l’allegra e nutrita partecipazione di molti paesani e forestieri e ha come indiscusso protagonista il pesce di lago. Il nome della Festa prende origine dall’antica rete conica da pesca, appunto il giacchio, che ancora oggi i pescatori del Trasimeno lanciano in acqua con gesti liturgici che si ripetono incessantemente nella loro storia millenaria.
Durante lโ€™ultima serata della festa il vostro inviato lacustre, passeggiando tra i festaioli, รจ arrivato nei pressi del vicino Museo della Pesca e del Trasimeno che, sul suo piazzale, ospita una bella barca in legno di recentissima costruzione e dalle forme un po’ particolari, protetta da una tettoia tipica di cannine di lago.
Lรฌ ha incontrato casualmente una persona sconosciuta, con la quale รจ iniziata una piacevole conversazione che, dopo educati convenevoli, ha dato vita a un racconto molto interessante sulla barca esposta.
Il vostro inviato lacustre non ha resistito a fare qualche domanda per approfondire l’appassionata narrazione del gentile ignoto e cosรฌ ha preso avvio questa intervista, che riguarda una recente storia somigliante a una favola di altri tempi, dove i simbolici protagonisti sono rappresentati da un dragone e da quattro chiodi come cavalieri. Qualche riga piรน sotto scopriremo il perchรฉ.
Il misterioso interlocutore si รจ rivelato uno dei protagonisti dell’iniziativa Ricostruiamo il Barchetto del Trasimeno e ci ha descritto come questa sorta di fenice sia risorta dalle sue ceneri grazie all’unione di un’intera comunitร .

 

Il vecchio Barchetto prima dell’incendio

Da come mi ha detto, lei รจ uno dei promotori dell’iniziativa a favore del rifacimento del Barchetto del Trasimeno: mi dica, com’รจ andata?

Tutto parte con un’avventura intrapresa insieme all’amica Rosanna Milone: un’iniziativa sociale a favore della comunitร  di San Feliciano. Il 10 maggio 2017, Giacomo Chiodini, Sindaco di Magione, ci propose di indirizzare i nostri propositi verso un’iniziativa a favore del Barchetto, simbolo della gente del Trasimeno che era andata distrutta in un incendio qualche giorno prima. Con Rosanna ci siamo subito intesi e uscendo dal Comune abbiamo nell’immediato iniziato a progettare e pianificare. In realtร  fino al momento dell’incontro, la nostra proposta voleva essere direzionata verso l’acquisto di un defibrillatore cardiaco, ma ne siamo usciti con l’indicazione di una barca storica andata a fuoco da ricostruire.

Cosa avete fatto?

Nel corso di un mese abbiamo realizzato e presentato, il 10 giugno 2017, il Calendario dell’Estate, strumento che ci ha permesso di raccogliere una cifra netta disponibile, per la ricostruzione, di oltre 4.000 euro, ma soprattutto di sensibilizzare la comunitร  verso il rifacimento di un simbolo della vita lacustre: le persone ci hanno sempre dimostrato grande solidarietร  e affetto. Insieme a Rosanna abbiamo rappresentato una squadra di grande efficienza e questa iniziativa ci ha permesso di fare un’esperienza fantastica per la massiccia e trasversale partecipazione sia delle persone e delle famiglie sia per quella delle associazioni e delle aziende. All’importo raccolto con il calendario si รจ aggiunto il risarcimento assicurativo, e la somma ha permesso di coprire interamente il totale preventivato di spesa per il rifacimento del Barchetto.

Come sono stati impiegati i fondi raccolti?

Esattamente un anno dopo l’infausto incendio, il 5 maggio 2018, รจ partita la ricostruzione del Barchetto, con la presentazione del suo uscio, una specie di zattera che rappresenta la base intorno alla quale prende forma la barca. I lavori, intrapresi dal bravissimo Cristiano Vaselli con l’aiuto dell’esperto Verledo Dolciami, sono avvenuti presso il cantiere nautico Caporalini di San Feliciano e sono stati eseguiti con le tecniche costruttive di una volta, utilizzando le stesse essenze lignee dell’imbarcazione originale.

 

La ricostruzione del Barchetto del Trasimeno

Chi ha fornito le linee guida del progetto?

La strada da prendere รจ stata decisa dal gruppo di lavoro coordinato dal Comune di Magione, con il suo Assessore alla Cultura Vanni Ruggeri, costituito dalla Lega Navale sezione Trasimeno, dalla Cooperativa Pescatori del Trasimeno, dal Circolo Rematori di San Feliciano, da Sistema Museo, dalla locale Pro Loco, dall’A.R.B.I.T. (Associazione Recupero Barche Interne Tradizionali), dall’Universitร  di Perugia con il progetto A.L.L.I. (Atlante Linguistico dei Laghi Italiani), da me e Rosanna, come progetto Trasimeno in Dialogo.

Quando e come si รจ concluso il progetto?

Dopo qualche mese di certosino lavoro, il 15 dicembre 2018, il Barchetto del Trasimeno – presentato in tutta la sua bellezza – รจ stato posizionato nello stesso luogo di quello andato distrutto e consegnato alle comunitร  di San Feliciano e del Trasimeno, durante una cerimonia ufficiale avvenuta sul piazzale antistante il Museo della Pesca e del Lago Trasimeno a San Feliciano di Magione. Da qui il rammarico e il profondo dispiacere di non essere stato presente alla cerimonia per un motivo, imprevisto e lontano dalla mia volontร , di carattere puramente personale. Vorrei ricordare che LACEP e Della Ciana Legnami hanno realizzato a proprie spese la copertura di protezione (fino ad allora inesistente) del nuovo Barchetto.

Da lei abbiamo sentito parlare di quattro chiodi e di un dragone. Cosa intende dire?

Il dragone non รจ quello che ci immaginiamo tutti, che vola e sputa fuoco ma, รจ l’asse che unisce le tavole di riempimento del fondo della barca davanti e dietro all’uscio. Nelle vicinanze si trovano i peducci, staffe di legno a forma di L che collegano il fondo della barca con il suo fianco. Nella barca ci sono peducci sia a destra sia a sinistra e, come i dragoni, sono fondamentali per la tenuta e la robustezza dell’imbarcazione. I quattro chiodi sono quelli che avevo raccolto tra le ceneri del precedente barchetto e ho chiesto a Cristiano Vaselli di batterli a forza nella struttura lignea della nuova barca. Quindi nel ricostruito Barchetto del Trasimeno i quattro cavalieri sono stati inseriti nel peduccio centrale della fiancata di sinistra (il lato dove si trova anche la guida del timone e piรน precisamente in basso e sulla sinistra dell’area della cabina), in corrispondenza della sua parte mediana e nell’adiacente dragone.

I quattro chiodi hanno un valore simbolico o un messaggio che ci vuole spiegare?

I quattro chiodi rappresentano altrettanti pensieri che mi hanno costantemente accompagnato in questo progetto: l’incertezza, il sogno/desiderio, la concretezza, l’integrazione. Lโ€™incertezza in quanto, fin dall’inizio, per una serie di motivi, non c’era sicurezza del risultato finale e nulla era scontato. Sogno e desiderio, corrispondono alla volontร  di veder navigare nelle acque lacustri il nuovo Barchetto e che lo stesso potesse rappresentare un’attrazione per un turismo responsabile e sostenibile. Concretezza, perchรฉ essa รจ la forza di tradurre intenzioni e idee in fatti e sostanza. Integrazione, infine, perchรฉ essa trova la sua valenza nell’atteggiamento e nel comportamento della popolazione come sostegno e spinta alla realizzazione del progetto, cosรฌ come la positiva e riuscita complementarietร  tra pubblico e privato.

Cosa ha voluto dire questa iniziativa per le comunitร  di San Feliciano e del Trasimeno?

Questa iniziativa rappresenta una condivisone d’intenti delle comunitร , dove un gioco di squadra ha messo in pratica una delega suggerita da un vento ispiratore presente tra i tanti occhi speranzosi e fieri della gente. Allo stesso modo, porta un messaggio per tutti i giovani volenterosi: Con la convinzione e la forza delle idee e della concretezza, si puรฒ tendere a realizzare i sogni della propria vita… anche senza chiodi e dragoni.

Adesso che il Barchetto del Trasimeno รจ terminato, cosa succede?

Ovviamente dopo il 15 dicembre 2018, con la consegna del nuovo barchetto alle comunitร , posso dire con orgoglio e secondo i patti: ยซIo mi fermo qui!ยป Il Comune di Magione, il Museo di San Feliciano, la Pro Loco, la Cooperativa Pescatori, la Lega Navale sez. Trasimeno e il Circolo Rematori di San Feliciano si occuperanno della custodia, cura, gestione, manutenzione e promozione turistica del nuovo Barchetto del Trasimeno, localmente detto anche Barchino. Sono in progetto e in atto delle iniziative per le quali il Barchetto del Trasimeno sarร  presente ad alcuni eventi come simbolo e protagonista di attivitร  promozionali e turistiche del territorio lacustre.

 

Barchetto del Trasimeno terminato

Vuole aggiungere qualcosa?

Vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che hanno spinto con fare positivo verso la realizzazione di tutto ciรฒ. Un grazie speciale va alla mia socia d’avventura, l’amica Rosanna Milone, persona fantastica e straordinaria.

C’รจ una frase con cui vorrebbe chiudere questa intervista?

Il Trasimeno, una volta conosciuto, lo amerai per sempre.

Mi scusi, ma qual รจ il suo nome?

Io mi chiamo Tarsminass (n.d.r. sorride), come l’antico nome etrusco del lago Trasimeno. In quel momento improvvisamente presero vita dei meravigliosi fuochi d’artificio che, riflessi e proiettati sulle placide acque del Lago, indicavano la chiusura della Festa del Giacchio di San Feliciano. Lo sguardo fu rapito dalla loro bellezza e quando terminarono mi voltai, ma il mio misterioso interlocutore era scomparso…

Il Palio della Brocca รจ una rievocazione storica giunta alla sua XIII edizione, dove giochi, sfilate e spettacoli sono stati i protagonisti, dal 27 agosto al 1 settembre nella distintiva Deruta. L’angolo culturale viene proposto come ulteriore attrattore di un evento giร  ampiamente partecipato da residenti e turisti, e lo spettacolo La rima dell’acqua รจ stato il protagonista di una delle serate della manifestazione, riscuotendo un gran successo di pubblico. Nel suo ambito si รจ tenuto il concorso nazionale poetico-letterario Una Fontana di Parole, con l’adesione di numerosi poeti rispondenti anche da fuori regione.

Una serata del Palio della Brocca, all’insegna dei poeti e della poesia, ha deliziato il folto pubblico che assisteva a recitate esibizioni di Trilussa, Carducci e Manzoni, dove il verso e il brano sono stati gli artistici e delicati artigli che hanno captato l’attenzione dei borghigiani e dei tanti turisti partecipanti all’evento. La sfilata, in abiti ottocenteschi con le fascinose dame accompagnate dai loro gentili cavalieri, nell’eco risonante dell’alternato ritmo dei tamburi e sotto la spettacolare evoluzione degli sbandieratori, ha condotto i pensieri ed evocato atmosfere d’altri tempi.

La Rima dellโ€™Acqua

Ma andiamo per gradi e facciamo un passo indietro che ci porta nel manierato Ottocento derutese.
Nell’anno 1832, una serie di terremoti colpirono Deruta e danneggiarono, tra l’altro, il pozzo ubicato nei pressi dell’odierna Fontana di Piazza dei Consoli. I residenti, per soddisfare le proprie esigenze quotidiane, si videro costretti a scendere fino al quartiere del Borgo, limitrofo al prossimale fiume Tevere, per l’attingimento. L’acqua era ed รจ di fondamentale importanza per la produzione della maiolica e Deruta, da sempre e a tutte le latitudini del mondo, ne รจ famosa ambasciatrice.Da questi fatti trae ispirazione la manifestazione del Palio della Brocca di Deruta, giunta alla sua XIII edizione, e, nel gioco dedicato, la brocca derutese e l’acqua sono le protagoniste simboliche, cosรฌ come i tre rioni Piazza, Borgo e Valle sono i suoi supremi interpreti.
In particolare quest’anno, in una serata in seno al Palio, รจ stata organizzata la manifestazione poetica La Rima dell’Acqua: una competizione poetica ha visto interpreti amatoriali locali e attori professionisti rappresentare il proprio colore rionale in un’appassionata sfida.
All’evento ha partecipato, tra pubblico e interpreti, la popolazione cittadina in tutte le sue fasce d’etร , con sfilate, tamburi, sbandieratori, recitazioni e letture, in una sana competizione ricca di sguardi sfidanti e canzonature piรน o meno palesi, in un clima di sano campanilismo paesano. Succede in ogni tipica competizione di ciascun Palio e anche Deruta non si smentisce.
I tre Rioni sono abbinati ad alcune parole, corrispondenti a:

  • blu, Rione Piazza, Porta San Michele Arcangelo e Manzoni;
  • verde, Rione Valle, Porta del Cerro e Carducci;
  • giallo, Rione Borgo, Porta Romana e Trilussa.

I colori dei tre Rioni fanno riferimento a diversi e tipici decori artistici derutesi: il blu al ricco Deruta, il giallo al raffaellesco e il verde all’arabesco, mentre le Porte sono il riferimento di ciascun Rione per l’accesso alla cittadina. Ognuno dei tre attori ha rappresentato il Rione di appartenenza, decantando e personificando i tre celeberrimi cantori; sono stati coadiuvati, nella prova, da capaci interpreti paesani. Trilussa, per i gialli, รจ stato interpretato dal bravissimo Mirko Revoyera, Manzoni, per i blu, dal valente Michele Volpi e Carducci, per i verdi, dall’abile Mauro Silvestrini.
La sommatoria dei voti del pubblico e di quelli espressi dalla giuria di esperti ha decretato vincitore della Rima dell’Acqua, il colore verde del Rione Valle, abbinato a Carducci.
รˆ stata una bellissima manifestazione culturale che, da un diverso punto di vista, ha teso, in un ambiente goliardico e recettivo, alla diffusione e al rinvigorimento della poesia anche a livello popolare. Se ci riferiamo al passato la gente del popolo รจ stata spesso ispirazione di molti poeti che hanno giocato con e tra i versi ispirati ai quotidiani accadimenti di popolani e borghesi.

Una fontana di parole, il concorso di poesia


Altresรฌ, al termine della serata, sono stati decretati i vincitori del concorso nazionale poetico-letterario Una fontana di parole.
L’associazione Via de’ Poeti e Identitร  Terra Tour Operator con Tiziana Casale e Luciano Posti – tra l’altro bravo copresentatore, autore e regista della festa poetica – in collaborazione con l’associazione Palio della Brocca di Deruta e con il Patrocinio del Comune, hanno organizzato la serata dedicata alla poesia.
Ben oltre 140 poesie, inviate da poeti locali e di fuori regione, ispirate al tema molto attuale e sensibile dell’acqua – a cui era necessario riferirsi per partecipare al concorso Una Fontana di Parole – sono state valutate da una giuria tecnica di esperti composta dal Sindaco di Deruta Michele Toniaccini, dalla cantante soprano internazionale Mirella Golinella di Ferrara, dalla presidente della associazione poetico-letteraria Lโ€™Ortica Claudia Bortolotti di Forlรฌ, dalla scrittrice, poetessa e operatrice culturale Antonella Giordano,di Roma, dal fotografo e operatore artistico Franco Prevignano, dallโ€™attrice e regista Mariella Chiarini, dallo scrittore ed editore della casa editrice Lโ€™Arcolaio Gian Franco Fabbri di Forlimpopoli, dalla poetessa Katia Quattrocchi, dal poeta e critico letterario Delmiro Cortini di Forlรฌ, dallo scrittore e operatore culturale Bruno Mohorovich, dal giornalista e critico letterario Luciano Lepri, dallo scrittore e operatore culturale Marco Pareti, dallโ€™editore della casa editrice Bertoni Editore Jean Luc Bertoni, dallo scrittore e presidente dellโ€™associazione Via deโ€™Poeti di Bologna Luciano Posti e presieduta dalla presidente di Identitร  Terra, Tiziana Casale.
Una Fontana di Parole 2019 ha visto come primo classificato Guido De Paolis, di San Vito Romano, con il testo Mani Viola; secondo classificato, Eliseo Pisinicca di Castiglione del Lago, con il testo Tramonto al Trasimeno; terze classificate, a pari merito, Daniela Cortesi di Forlรฌ, con il testo Suspir dโ€™Acqua e Annunziata Romani di Perugia, con il testo Fischia il treno fantasma.
Nella sezione ragazzi e menzioni speciali abbiamo la Classe III della Scuola Primaria Favini di Coriano (Rimini), anno scolastico 2017 /18, insegnante Anna Maria Pozzi, con il testo Madre Terra; la Classe V della Scuola Primaria Favini di Coriano (Rimini), anno scolastico 2017 /18, insegnante Giovanna Sarca, con il testo Ode alla Terra madre e sorella; infine, la giovane poetessa Azzurra De Santis di Foligno, con il testo Prospettive.
Tiziana Casale, presidente di Identitร  Terra e della giuria di esperti, ha dichiarato: ยซIo e Luciano Posti siamo rimasti molto soddisfatti dell’andamento del concorso poetico nazionale Una Fontana di Parole di alto valore culturale sul tema dell’acqua e con piรน di 140 elaborati proposti. Questo concorso dura tutto l’anno e vedrร , in un evento finale, premiati i singoli vincitori di ciascuna manifestazione organizzata da noi sul tema. Da qui fino a fine anno verrร  decretato un vincitore finale. Questo progetto, riguardante il prezioso patrimonio dell’acqua come bene universale, รจ stato traslato anche nelle scuole, per sensibilizzare maggiormente i giovani su questo delicatissimo argomentoยป.

I progetti per il futuro

Quest’anno il Palio della Brocca ha avuto inizio il 27 agosto ed รจ terminato il primo settembre. Ogni sua giornata รจ stata caratterizzata da una rappresentazione o da una gara. Infatti, la giornata inaugurale รจ stata caratterizzata dalla Cena dei Rioni, il giorno 28 dallo spettacolo teatrale rionale, il 29 dallo spettacolo La Rima delle Acque e da quello dei Tamburi e Sbandieratori, il 30 ci sarร  il Corteo storico, il 31 la Sfida per il Palio dei Giovani e il 1 settembre dalla Sfida tra i tre Rioni per l’assegnazione del Palio della Brocca 2019.
Il programma completo รจ alla pagina web: www.paliodellabrocca.it
A latere dell’evento, l’energico e vitale, Sindaco Michele Toniaccini, con orgoglio, ha sottolineato: ยซL’Associazione Palio della Brocca รจ la protagonista assoluta di questa manifestazione per la salvaguardia delle tradizioni locali e come supporto alla promozione di questo territorio, che rimane ancorato alla produzione artistica della ceramica fatta a mano. Vorrei ringraziare il suo Presidente Agostino Veschini, il direttivo, i figuranti e gli atleti per il loro grande impegno. Vorrei evidenziare il ruolo sociale di questa manifestazione che unisce la comunitร  attraverso la storia e la tradizione derutese, con tutto quello che ruota attorno alla competizione partecipata dai tre Rioni per l’aggiudicazione del Palio della Brocca, rappresentato da una bellissima coppa in ceramica. La presenza e il coinvolgimento dei nostri giovani รจ stato esemplareยป.
Il Sindaco ha anche voluto ricordare: ยซDa da qui a fine anno ci saranno alcuni appuntamenti importanti. Il primo sarร  quello del 9 settembre, un progetto di offerta turistica che farร  da richiamo a tutti i soggetti e gli operatori coinvolti direttamente o meno del nostro territorio. Poi a novembre ci immergeremo nel passato, con gli ospiti Modiano e Terracina; successivamente, al Castello di Casalina, verrร  inaugurata la sede del Centro Sismologico Regionale nel contesto dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri in congedo. Il 25 e 26 novembre ci sarร  un focus sulla ceramica, in occasione dei Santi Patroni del Comune e dei Ceramisti, San Simplicio e San Caterina d’Alessandria. Nella stessa occasione ci sarร  l’inaugurazione della mostra su Angelo Ficola, il compianto artista derutese, e l’inaugurazione dell’opera raffigurante il Giudizio Universale realizzata dal nostro Nicola Boccini. Parteciperanno all’evento l’AICC (Associazione Italiana Cittร  della Ceramica), una delegazione russa della cittร  di Gลพelโ€™ e una delegazione de I Borghi piรน Belli d’Italiaยป.
Il Borgo medievale di Deruta, con questa manifestazione, ci ha fatto fare un salto indietro nel tempo e rivivere l’ambiente ottocentesco – periodo ispiratore della manifestazione – e ha voluto mettere in evidenza la sua caratteristica maiolica artistica famosa in tutto il mondo, nata dalle capacitร  dei suoi bravissimi artigiani ceramisti.
A testimonianza della sua vocazione, Deruta ospita ben due Scuole di Arte Ceramica e il Museo regionale della Ceramica, dove il pavimento dell’adiacente Chiesa di San Francesco e le mattonelle del Santuario della Madonna del Bagno sono un eccellente esempio di bellezza dei suoi sublimi manufatti artistici.
Il Palio della Brocca รจ una magnifica occasione per visitare la caratteristica cittadina di Deruta e le sue bellezze, nonchรฉ ammirare le tipiche maioliche, che si possono trovare e apprezzare nelle tantissime botteghe artigiane e nei numerosi laboratori locali.

Il festival scientifico, sottotitolato Dove la scienza fa spettacolo, รจ stato organizzato da Psiquadro all’insegna del divertimento intelligente. La manifestazione si รจ tenuta dal 30 agosto al 1 settembre ed รจ stata accolta tra la natura sull’isola del Trasimeno, dove un ricco programma denso di attivitร  ha attirato numerose famiglie trascinate dalla curiositร  dei bambini. Divulgatori, scienziati e artisti hanno raccontato la scienza con il linguaggio dello spettacolo.

 

Certamente Cesare Agabitini, detto Cesarino, il guardiacaccia della Polvese che dal 1966 lโ€™abita con la moglie Filodelma Mattaioli e i loro figli Genni, Elisa, Chiara, Omar e Sonia e di cui fu anche il custode fino al 1997, non si sarebbe mai immaginato di vedere sulla sua isola tanta gente tutta insieme e che la moltitudine di persone giunte fin lรฌ andasse come un’instancabile sciame d’api da un fiore del sapere a un altro.

Lโ€™evento

Moltissime persone, soprattutto giovani famiglie con i loro bambini, si sono imbarcate sui traghetti da San Feliciano o da Castiglione del Lago per raggiungere la Polvese e partecipare alla bellissima manifestazione L’Isola di Einstein, la Scienza fa Spettacolo, che per tre giorni ha tenuto banco sul Lago Trasimeno, attirando persone da tutta la regione e numerosi visitatori provenienti da ben oltre i confini Umbri. Formatori, divulgatori, insegnanti, esperti, istruttori, genitori, nonni, fisici, geologi, ingegneri, biologi, naturisti, turisti, curiosi, ricercatori, scienziati, e soprattutto loro, i giovani cuccioli umani, hanno vissuto e partecipato a esperimenti, laboratori, racconti, presentazioni, narrazioni e spiegazioni sotto l’egida del rispetto per la natura, l’ecologia, la tutela e lo studio della madre terra, attraverso una sana curiositร  per la conoscenza scientifica. Il tutto รจ stato ammantato da un ambiente unico e magico come quello isolano. Proprio cosรฌ, l’isola Polvese รจ stata da sempre un’attrattrice di anime e di sguardi per la sua accoglienza e fertilitร  del territorio; gli Etruschi e gli antichi Romani lo avevano capito e lโ€™hanno abitata, come alcune testimonianze archeologiche qui ritrovate ci ricordano.

L’antica locuzione avverbiale polvento, cioรจ protetto dal vento, darebbe il nome all’isola. Ricca di olivi e lecci, รจ stata prolifica per contadini e pescatori, che l’hanno rispettosamente albergata per lungo tempo. La presenza della Rocca, dell’Abbazia di San Secondo e della sua adiacente chiesa, della Chiese di San Giuliano e di Santa Maria della Cerqua, testimonia il vissuto storico certo e ritmato di questi luoghi, cosรฌ come la villa, la piscina con il giardino acquatico realizzata dal Porcinai, l’ostello, il bar e due ristoranti e altre costruzioni del secolo scorso, depongono a favore e arricchiscono l’isola, dichiarata dall’attuale proprietaria, la Provincia di Perugia, dapprima un’Oasi di Protezione Faunistica, poi un Parco Scientifico Didattico e quindi inserita nel Parco naturale regionale del lago Trasimeno.

Le caratteristiche ambientali e strutturali della Polvese si prestano in modo ideale ad accogliere l’evento L’Isola di Einstein, la scienza fa spettacolo, dove oltre cento appuntamenti, tra il 30 agosto e il 1 settembre, hanno intrattenuto e divertito il numeroso pubblico di ogni etร . Gli intervenuti hanno impreziosito la manifestazione con la loro presenza: Ian Russell, Science Made Simple, Michael Bradke, Hisa Eksperimentov, Copernicus Science Centre, Big Van Ciencia, lโ€™INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), lโ€™INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) e lโ€™INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Ci sono stati spettacoli dedicati alla fisica, alla chimica, al suono, alla biologia, alla meccanica quantistica e ai cambiamenti climatici, che hanno dettato conoscenze e suggerito riflessioni sul delicato ecosistema terrestre.
Scienza all’improvviso, un Museo a Cielo Aperto, l’Isola dei Disegnatori, Einstein Light Painting, la storia dell’Apollo 11, l’Universo in una scatola, un Tetto di Stelle, le due facce di Einstein, sono alcuni titoli di accattivanti eventi accaduti durante il festival.
Un esteso e vasto successo di pubblico elevato all’ennesima potenza!

 

I ragazzi dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Lโ€™ex monastero di San Secondo

Si รจ notato che molti operatori e addetti dell’organizzazione si sono mostrati gentili e disponibili a dare spiegazioni e informazioni senza lesinare sorrisi di benvenuto. Tra questi l’attivissimo ed energico Michele Sbaragli, che ha edotto i presenti sulla novitร  della crociera astronomica lacustre (in collaborazione con INAF) e sugli incontri circa l’ambiente, organizzati da ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) o come i gentili e precisi Leonardo Alfonsi e Irene Luzi di Psiquadro che hanno dispensato cortesi ed efficaci indicazioni scientifiche a tutti quelli che l’hanno richiesto; Erika Di Silvestre, Rosalba Padula e Luca Nicoletti, capaci operatori presenti presso l’ex Monastero di San Secondo si sono adoperati e messi a disposizione per la buona riuscita dell’evento.

Erika Di Silvestre

Recentemente l’ex Monastero รจ stato oggetto di un recupero architettonico curato dalla Provincia e oggi rappresenta la sede del Centro ARPA dell’Umbria per il Cambiamento climatico e biodiversitร  in ambienti lacustri e aree umide. L’edificio รจ ubicato in un contesto paesaggistico straordinario con annessi laboratori, sala convegni e pertinenze e una bellissima sala esposizioni ha ospitato una mostra sugli antichi mestieri e arti del Trasimeno nella fotografia al collodio umido โ€“ illustrata dal fotografo Stefano Fasi – e uno spazio dedicato all’INGV, rappresentato da Luca Pizzimenti, Carlo Alberto Brunori, Federica Murgia e Aladino Govoni che, con i loro racconti e spiegazioni coadiuvati da sistemi informatici dedicati, hanno condotto bambini e genitori alla scoperta della crosta terrestre, vulcani e terremoti.

Spettacoli in ogni angolo

Lรฌ accanto, tra i resti dalla diruta ma suggestiva Chiesa di San Secondo, รจ stata presentata la favola lacustre Avventure a Borgo Gioioso, contenente messaggi ecologici, naturistici e ambientalisti con gli interventi della casa editrice Morlacchi nella persona di Gianluca Galli, dello storico lacustre Ermanno Gambini e dell’attore Mirko Revoyera. Mirko poco prima aveva tenuto il suo spettacolo, Il Regno delle Foglie, in un’area vicino al pontile, dove era stato applaudito da un folto pubblico di bambini, che abilmente affabulava con storie appassionanti e divertenti.

 

Mirho Revoyera, Ermanno Gambini, Gianluca Galli e Michele Sbaragli

 

Lรฌ, una bella coppia assisteva allo spettacolo con la splendida figlia Greta; al termine, la dolce madre Renilda nonchรฉ brava fotografa con entusiasmo ha raccontato che la manifestazione offriva talmente tante opportunitร  che la loro bambina li conduceva energicamente da un luogo all’altro, sedi degli spettacoli, dove grandi e piccini potevano partecipare attivamente ed essere coinvolti negli esperimenti. I due genitori erano esausti ma felici, cosรฌ come parevano tutti quelli delle altre famiglie partecipanti alla manifestazione. Poco piรน in lร  si trovava l’Einstein Village, luogo dedicato allo sport in relazione alla componente scientifica e salutare e nella stessa area non poteva mancare Avanti Tutta Onlus, l’associazione fondata dal compianto Leonardo Cenci per la lotta contro il cancro.
Altresรฌ si sono notati 20 bravissimi disegnatori che, sparsi per l’isola, hanno documentato graficamente lo svolgersi degli eventi. Questi fantastici illustratori fanno parte del collettivo Becoming X art and sound collective, che hanno realizzato l’accattivante e vasto reportage disegnato di tutti gli eventi.
Nell’occasione lo spazio enogastronomico, oltre i confermati e consueti ristoranti locali, รจ stato distribuito tra i vari luoghi dell’isola. L’offerta รจ stata all’altezza della situazione e, in un punto ristoro vicino a San Secondo, si sono potuti apprezzare alcuni sfizi culinari composti da ottimo pesce di lago fornito dalla Cooperativa Pescatori del Trasimeno accompagnato dai profumati vini di una rinomata cantina di Castiglione del Lago.

 

Michele Sbaragli

 

Sfilando accanto alla struttura del Poggio e proseguendo verso il pontile dei traghetti per il rientro, si passa vicino all’ex casa del custode; qui si puรฒ immaginare di vedere Cesarino e Filodelma, che abitavano questi meravigliosi declivi con i loro figli, che per tutto l’anno li avevano a disposizione per giocare, sperimentare e conoscere. Un’intera isola godibile da un pugno di ragazzi fortunati, un sogno per tutti quelli delle loro etร . I cinque ragazzi, insieme ai cugini Matteo e Tiziano, tutti e sette isolani, hanno in qualche modo precorso e presagito la naturale e immensa sala giochi scientifica che l’Isola di Einstein ha poi sublimato.
Il traghetto serale ha fatto rientrare a San Feliciano molti degli ultimi scienziati irriducibili; il comandante dell’imbarcazione, Giordano Sportellini, era felice di trasportare tanta gente stancamente soddisfatta che, attraverso l’evento organizzato da Psiquadro, era divenuta partecipe ambasciatrice e promotrice del magnifico e, vista l’ora, dell’ormai sonnecchiante Lago Trasimeno.

Interconnessione, accessibilitร , cultura, competenza e bellezza. Sono questi i cinque pilastri che sostengono il progetto Umbria Smart Land proposto dallโ€™Associazione dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia in Umbria, a firma del presidente Antonio Luna.

 

Il Decalogo per una rinascita del territorio regionale poggia su unโ€™attenta analisi della situazione regionale, che fotografa un territorio segnato da una forte disoccupazione, da una scarsa qualitร  del lavoro e da una modesta redditivitร , da una marcata disuguaglianza sociale, strutturalmente marginale e con grandi difficoltร  di connessione al resto dellโ€™Italia. Dalla parte analitica si passa a quella progettuale volta innanzitutto a spiegare i cinque capisaldi e come essi possano essere generatori di progettazione, di buon governo, di opportunitร  di vita e professionali, di benessere sociale e di creare una comunitร  coesa e consapevole. In una parola creare una smart land, ossia un percorso sistemico per valorizzare i territori, un modello di sviluppo territoriale basato su green economy e accelerazione digitale.

 

 

Lโ€™obiettivo dellโ€™Associazione dei Borghi piรน belli dโ€™Italia รจ proprio quello di presentare una carta-manifesto destinata a politici, amministratori, categorie professionali, associazioni e cittadini volta a delineare un percorso di ripresa del territorio che si appoggi allโ€™antico con strumenti moderni, mirando a valorizzare le eccellenze. Dalla rete dei borghi potrร  dunque svilupparsi un modello di smart land, che a partire dallโ€™Umbria, potrร  poi essere esportato in altre realtร  regionali. Hanno parlato di tutto questo ieri a Palazzo della Provincia in unโ€™apposita conferenza stampa – coordinata da Laura Zazzerini, direttore editoriale di AboutUmbria Magazine – Fiorello Primi, presidente del Club I Borghi piรน belli dโ€™Italia, Antonio Luna, redattore del progetto e presidente dellโ€™Associazione I Borghi piรน belli dโ€™Italia in Umbria e Gabriele Lena, presidente dei Int.Geo.Mod e coordinatore del gruppo di lavoro Pro.Borg.Um.

Era il 2005 quando, nellโ€™affondare gli escavatori in un campo appena fuori le mura di Spello, emerse qualche lacerto di un mosaico antico, rimasto a lungo celato agli occhi degli uomini, ma destinato ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia della verde cittadina umbra.

Foto di Eleonora Cesaretti

Ciรฒ che non si poteva immaginare era che quelle poche tessere non erano che la punta di un massiccio iceberg il quale, piรน che in profonditร , si espandeva per ben 500 metri quadrati sotto i piedi degli ignari abitanti della tranquilla localitร  Santโ€™Anna. Gli scavi prontamente intrapresi dal Ministero dei Beni e delle Attivitร  Culturali e del Turismo, dalla Regione Umbria e dal Comune di Spello โ€“ seguiti da una minuziosa opera di restauro โ€“ hanno poi rivelato lโ€™appartenenza dei mosaici ai pavimenti di una villa risalente allโ€™etร  imperiale. รˆ pur vero che una prima fase costruttiva risale allโ€™etร  augustea (27 a.C.-14 d.C.), ma la dimora deve aver toccato il suo massimo splendore piรน tardi, tra il II e lโ€™inizio del III secolo, quando un facoltoso quanto sconosciuto proprietario terriero con una vocazione per la viticoltura aveva fatto venire da Roma le maestranze necessarie alla costruzione della sua dimora.ย ย 

 

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Un percorso di sensi

La produzione vitivinicola doveva essere quello che oggi chiameremmo il core business per questo misterioso imprenditore: la stanza principale della villa, quella dei banchetti, presenta decorazioni ispirate a Bacco, alla vendemmia e in generale al mondo del vino. Una decorazione a cuscini, con animali selvatici e domestici โ€“ pantere, cervi, cinghiali, anatre โ€“ figure fantastiche come tigri marine e figure antropomorfe, si chiude attorno a una scena di mescita di vino, in cui un servitore versa il vino in una coppa in mano al coppiere. Il vino traboccante รจ poi raccolto in un cratere poggiato a terra, come era uso nei luculliani pasti romani. Altri personaggi, disposti simmetricamente, richiamano il mondo dellโ€™agricoltura tramite gli elementi vegetali che tengono in mano.

Foto di Eleonora Cesaretti

Alla buona tavola guarda, assieme alla caccia, anche la cosiddetta Stanza degli Uccelli, mentre il commercio di vino รจ omaggiato dalla Stanza delle Anfore, la cui decorazione geometrica a quattro anfore disposte a croce trova una corrispondenza solo in una villa di Roma. Si trattava forse di una sala da pranzo privata.ย ย 

Il mosaico della Stanza delle Anfore, foto di Eleonora Cesaretti

Decorazioni geometriche si ripetono nella Stanza del Mosaico geometrico e nella Stanza degli Scudi greci a luna crescente che, al pari del peristilio di cui si indovina il colonnato, testimoniano il prestigio di cui godeva la cultura greca presso i Romani. Una vera e propria opera dโ€™ingegneria รจ invece ravvisabile nel cosiddetto ambiente riscaldato, una stanza di epoca piรน antica rispetto alle precedenti, in cui sono ancora oggi ammirabili le sospensurae, dei pilastrini di mattoni che formavano unโ€™intercapedine tra le fondamenta e lโ€™edificio permettendo una sorta di riscaldamento a pavimento ante litteram.ย ย 

La stanza riscaldata. Foto di Eleonora Cesaretti

Moderno a supporto dell'antico

La stessa struttura museale, con la sua copertura di legno lamellare che mima la sagoma di tre onde e le sue pareti di calcestruzzo pigmentato, ricorda la tonalitร  delle murature in pietra del centro storico e sembra inserirsi perfettamente nellโ€™ambiente cittadino cui, idealmente, si riallaccia anche tramite le ampie vetrate. Il connubio tra antico e moderno si completa grazie al percorso museale che, aprendosi con una serie di tablet utili a illustrare gli usi e i costumi dei Romani, termina poi con unโ€™audioguida della quale si puรฒ usufruire attraverso unโ€™App gratuita che si attiva in prossimitร  dei pannelli illustrati.ย ย 

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ORARI DI APERTURAย 

gennaio e febbraio: sabato, domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
marzo e ottobre: dal martedรฌ alla domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
aprile-settembre: dal martedรฌ alla domenica e festivi 10.30-13.00 / 15.00-18.30
novembre: sabato, domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
dicembre fino al 6 gennaio: dal martedรฌ alla domenica 10.30-13.00 / 14.30-17.00ย 
รˆ sempre garantita lโ€™apertura straordinaria su prenotazione.ย 

TARIFFEย 

Intero โ‚ฌ 6 | Ridotto A: โ‚ฌ 4 (gruppi superiori alle 15 unitร , convenzionati) | ridotto B โ‚ฌ 2 (ragazzi tra 6 e 14 anni) | Speciale residenti โ‚ฌ 2 | Omaggio (bambini fino 6 anni, fruitori delle attivitร  didattiche, giornalisti con tesserino, soci ICOM).ย 
Nei giorni di apertura delle Torri di Properzio, il biglietto ne comprende la possibilitร  di visita senza costi aggiuntivi.ย 
รˆ possibile prevedere lโ€™emissione di un biglietto unico con la Pinacoteca Comunale (biglietto unico della convenzione Umbria Terre Musei che permette l’accesso a 16 musei della regione: www.umbriaterremusei.it).ย 

Il tartufo e i salumi di Norcia, i formaggi di Vallo di Nera, i vini di Montefalco, Torgiano e Corciano, cosรฌ come lโ€™olio di Castiglione del Lago, di Lugnano in Teverina eTrevi: lโ€™Umbria da gustare.

Nulla rappresenta lโ€™Umbria come la varietร  e la genuinitร  dei prodotti enogastronomici: legumi e cereali, ma soprattutto il frutto delle trasformazioni operate dallโ€™uomo – formaggi, salumi, prodotti panificati, olio, vino. Una rosa di alimenti che, soli, rappresentano una regione estremamente legata alla terra, perfetta espressione del paesaggio che la caratterizza.
Una convinzione diffusa vuole che i cosiddetti piatti tipici siano anche antichi, frutto di una lunga tradizione locale e rurale. In realtร , i cibi giunti fino a noi dal passato sono ben pochi: sicuramente non figurano tutti quegli ingredienti provenienti dal Nuovo Mondo – patate, pomodori, mais, fagioli, cioccolato – che in Europa trovarono larga diffusione solo dal 1800 e che pure costruiscono lโ€™elemento principale di piatti definiti locali o rurali. Anzi, molti di questi prodotti erano appannaggio delle classi piรน abbienti, che perรฒ erano solite gustarsi pietanze molto ricche e speziate, frutto di cotture multiple, in cui venivano occultati non solo il sapore e lโ€™aspetto naturale, ma anche la tipicitร  e la logica della stagioni. Cosรฌ, quella che oggi viene romanticamente considerata tradizione enogastronomica, il realtร  non รจ che il retaggio degli ultimi due secoli, specie del periodo tra le due guerre.


La vera cucina rurale e regionale nasce nel XVIII in Francia, dove cominciano a essere sperimentate preparazioni piรน semplici ma, paradossalmente, piรน dotte, caratterizzate da alimenti freschi, verdure, erbe aromatiche e da una separazione ben netta tra i sapori. Prima che il nostro orgoglio nazionale ne esca ferito, cโ€™รจ da specificare che i nostri connazionali parteciparono a questa rivoluzione proponendo una cucina ancor piรน garbata e semplice, ponendosi per la prima volta il problema dellโ€™identitร  culinaria e delle tradizioni locali. Lentamente nacquero i primi ricettari, dove la nuova gastronomia francese o francesizzante si mescolava alla cucina popolare delle occasioni solenni – feste, riti propiziatori, occasioni di aggregazione legate a particolari momenti dellโ€™anno. Si sa, il cibo da sempre stimola i rapporti umani, al punto che eventi come la vendemmia, la battitura del grano, la raccolta dello olive o lโ€™uccisione del maiale si traducevano in occasioni di convivialitร , veri e propri esempi di compenetrazione tra territorio e enogastronomia.

Il maiale e il tartufo

I ricchi, abituati alla cacciagione, consideravano il maiale cibo da poveri. In realtร , le famiglie che potevano permetterselo, si assicuravano nutrimento per un anno: il maiale, insieme ai suoi derivati, era un ottimo ricostituente per i contadini provati dalle fatiche agricole. Norcia, famosa oggi come allora per la presenza dei norcini, รจ stata da tempo associata ai salumi grazie allโ€™uso attento delle tradizionali tecniche di lavorazione della carne – peraltro mutuate sulle procedure dei chirurghi preciani, veri e propri pionieri nel trattamento dei mali che da sempre affliggono lโ€™uomo. Tra i prodotti piรน celebri spicca il Prosciutto di Norcia IGP, ma non mancano insaccati e prodotti caseari โ€“ si pensi alla grande mostra mercato Fior di Cacio, che anima il borgo di Vallo di Nera con degustazioni, cooking show, laboratori per bambini e con la maxi ricotta presentata dai Cavalieri della Tavola Apparecchiata – spesso arricchiti anche dal tartufo che, proprio a Norcia, veniva un tempo cacciato con le scrofe, attirate dallโ€™androsterone presente nel tartufo come nel feromone dei maschi. I Romani, che ne erano ghiotti, lo chiamavano funus agens, perchรฉ provocava indigestioni mortali, mentre, in epoca moderna, si pensava che avesse delle proprietร  afrodisiache, forse proprio per quella stessa analogia tra il maiale e lโ€™uomo da cui a Norcia nacque il mestiere del chirurgo.

Il vino

Lโ€™Umbria puรฒ vantare ben due DOCG in ambito vinicolo: il Sagrantino di Montefalco e il Torgiano Rosso Riserva. Montefalco si รจ caratterizzato fin dal passato per la cura del vigneto, geneticamente poco produttivo – negli anni Sessanta era quasi scomparso – e per la produzione di un vino rosso rubino dipinto anche da Benozzo Gozzoli nel ciclo ispirato alla vita di San Francesco, posto proprio nella chiesa di San Fortunato, nel centro cittadino. Il prodotto di questi uvaggi puri o misti, ma al cento percento provenienti da vitigni autoctoni, trova largo impiego non solo negli abbinamenti, ma anche nella preparazione stessa di primi piatti e cacciagione. Dal canto suo, Torgiano Riserva, che per disposizione del disciplinare deve essere sottoposto ad almeno tre anni di invecchiamento – dei quali sei mesi in bottiglia, di vetro tipo bardolese o borgognotta – รจ perfettamente indicato per pastasciutte, pollame nobile, arrosti e formaggi stagionati. Viene anche diluito e utilizzato per comporre delle opere inedite: ogni anno, gli artisti di Torgiano dipingono infatti i vinarelli, sorta di acquerelli color borgogna venduti per sostenere le attivitร  culturali del borgo.
Tutte queste roccaforti di produzione sono comprese in specifici itinerari, la cui chiave di volta รจ lโ€™eccellenza: Torgiano รจ compreso sotto la Strada dei Vini Cantico, mentre lโ€™Associazione Strada del Sagrantino abbraccia Montefalco e le sue colline.
Ma i percorsi non finiscono qui: la Strada del Vino Colli del Trasimeno comprende, ad esempio, i borghi di Corciano – definita anche cittร  del pane per la sua lunga tradizione produttiva ma, prima di tutto, animata dallโ€™annuale Castello diVino, ricco di concorsi a tema e degustazioni – e Castiglione del Lago, famosa anche per la regina in porchetta, la carpa del lago aromatizzata al prosciutto.
Non possiamo certo dimenticarci del vin santo, produzione che risente della vicina Toscana, ma che a Citerna trova, nella sua variante affumicata, la denominazione di Presidio Slow Food. Essendo questa una zona da lungo tempo votata alla coltivazione del tabacco, per ottimizzare gli spazi sia le foglie sia i grappoli venivano appesi alle travi, in modo che entrambi potessero seccarsi grazie ai camini o alle stufe. Il fumo che, inevitabilmente, si sprigionava, finiva per donare alle uve quel tipico retrogusto di affumicatura che ancora oggi caratterizza la produzione citernese.

L'olio

Lโ€™Umbria e il suo cuore verde sono stati declinati in modi innumerevoli: dalle foreste allโ€™ombra che esse generano, il nome stesso della regione parla di vegetazione, rigogliosa e fresca. Ma come non pensare al verde-argenteo degli olivi che presidiano i pendii?
Per Trevi passa la fascia olivata, una zona, posta a trecento metri di altitudine e lunga 35 km, iscritta nel catalogo dei Paesaggi Rurali Storici per il modo in cui ha cambiato non solo il paesaggio, rendendolo caratteristico, ma anche le vite degli uomini che da tempo se ne prendono cura. La conseguente produzione di olio la annovera, a buon diritto, tra le Cittร  dellโ€™Olio, tra le quali spicca anche il borgo di Lugnano in Teverina: luoghi in cui la tradizione olivicola fa rima con ambiente, con territorio e con un patrimonio umano da tutelare.
Ma che fa il paio, soprattutto, con unโ€™attivitร  antichissima, testimoniata dagli ultimi baluardi di un tempo che fu: olivi millenari, come quello a Villastrada, nel borgo di Castiglione del Lago, o quello a Bovara di Trevi, vecchio 17 secoli, sul quale sembra che fu decapitato nientemeno che il vescovo Emiliano, poi divenuto santo.

ยซA trentasette chilometri da Terni su un terrazzo alluvionale, a quota 292, prossimo al fondo-valle, sulla sinistra del Tevere. รˆ un piccolo centro, una villa-castello, dalla faccia medioevale, che appare come un borgo compatto con mura diruteยป. (M. Tabarrini)

panorama-giove

Veduta panoramica di Giove

Origine del nome

Sebbene i piรน facciano derivare il toponimo da un antico culto a Giove, non essendo stata trovata alcuna traccia di un tempio dedicato al dio romano รจ piรน corretto pensare che il nome derivi dalla sua posizione geografica che mostra l’abitato in una sommitร  situato tra due valli. In tal modo il nome deriverebbe dal latino jugum, ossia giogo. Anche le prime attestazioni storiche sembrano avvalorare questa ipotesi: infatti l’attuale comune in un documento del 1191 รจ denominato ยซCastel di Juvo o Iugoยป[1].

Storia

Numerosi reperti archeologici attestano un antico insediamento romano, ma l’attuale aspetto di Giove รจ chiaramente di origine medievale. Il territorio, anticamente dei Signori di Baschi, fu a lungo conteso tra Todi e Orvieto. Nel 1320 si impossessรฒ del castello e dei territori circostanti Sciarra I Colonna e ai Colonna lo contesero a lungo gli Orsini. Nel 1378 i feroci Bretoni, condotti in Italia dall’antipapa Clemente VII, si stanziarono nella zona devastando pesantemente l’abitato e i territori limitrofi. Nella metร  del XV secolo presero possesso di Giove gli Anguillara, ma Paolo II riuscรฌ a riportarlo tra i beni della Chiesa nel 1465. Le mura del castello vennero distrutte quando nel 1503, dopo una strenua resistenza, Giove fu conquistato da Cesare Borgia. Nel 1545 vi si insediรฒ, con la carica di governatore pontificio Ottavio Farnese, e nel 1597 Matteo Farnese alienรฒ il feudo a Ciriaco e Asdrubale Mattei. Nel 1646 il territorio di Giove venne devastato da una tremenda inondazione del Tevere. Con la Restaurazione, Giove fu elevato a comune baronale[2].

 

Scorcio di Giove. Foto gentilmente concessa dal C0mune di Giove.

Palazzo Ducale

Edificato per volere di Asdrubale e Ciriaco Mattei sui preesistenti resti di un castello medioevale, si presenta come un edificio rinascimentale di grande imponenza. Dai Mattei, insigniti del titolo di marchesi di Giove da Urbano VIII nel 1643, passรฒ ai Canonici quando Caterina Mattei lo trasmise al figlio Carlo. Morto Carlo senza eredi, il palazzo divenne proprietร  del marchese Carlo Teodoro Antici di Recanati. รˆ questo il periodo nel quale venne ospitata nel palazzo Adelaide Antici, madre di Giacomo Leopardi. Dagli Antici passรฒ ai Ricciardi, poi al generale Mario Nicolis di Robilant, che vi ospitรฒ nel 1910 Vittorio Emanuele III, e nel 1936 ai conti d’Acquarone. Nel 1985 รจ stato acquistato dallo statunitense Charles Robert Band e trasformato in un raffinato Relais. L’edificio – che ha 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno – รจ strutturato in cinque piani, mentre le torri angolari presentano un ulteriore piano abitativo. รˆ ancora integra la rampa di scale percorribile dalle carrozze fino al piano nobile. I saloni interni sono decorati con pitture di argomento mitologico attribuite a Domenico Zampieri, detto il Domenichino, a Paolo Caliari, detto il Veronese e ad Orazio Alfani[3].

Chiesa di S. Maria Assunta

In stile rococรฒ, con tardivi elementi barocchi, presenta una facciata inquadrata da due campanili simmetrici. Fu terminata su progetto forse dei Fontana nel 1775 a sostituire dentro le mura l’antica chiesa di San Giovanni Battista, della quale restano oggi soltanto pochi segni in una casa privata. All’interno – a croce greca con cupola – รจ conservata una tavola con l’immagine della Madonna Assunta che da alcuni รจ attribuita a Niccolรฒ Alunno, mentre secondo altri si deve alla scuola dell’Alunno. Interessante anche l’organo, posto sopra la porta d’ingresso, che per le peculiaritร  costruttive viene considerato lo strumento moderno piรน interessante dell’intera provincia di Terni.

Chiesa della Madonna del Perugino

La chiesa deve il suo nome all’immagine della Madonna posta sull’altare detta appunto Madonna del Perugino, per la sua fine fattura. In realtร  si tratta di un dipinto commissionato nel XVII secolo da Francesco Caffarelli, un abitante di Giove proveniente da Perugia e per questo chiamato il Perugino. La chiesa custodisce anche numerosi ex voto.

Convento di Santa Maria del Gesรน

Fondato a seguito di una donazione di Felicita Colonna all’inizio del XVII secolo, fino al 1870 fu proprietร  dei Francescani, quindi degli Oblati di San Francesco e infine dei Marianisti. Da alcuni anni il convento ospita un centro naturista, Il Germoglio.

 

borgo_giove

Palazzo Ducale, foto gentilmente concessa dal Comune di Giove.

 


[1] L’ipotesi della derivazione dal latino jugum viene sostenuta da L. Canonici, Alviano. Una rocca, una famiglia, un popolo, Porziuncola, Assisi 1983, mentre seguendo la tradizione popolare M. Tabarrini, s.v. Giove, in M. Tabarrini, L’Umbria si racconta. Dizionario, v. 2 : E-O, [s.n.], Foligno 1982, pp. 150-151 propende per il toponimo derivante da un preesistente culto per il dio romano.โ‡‘

[2] Pe notizie storiche piรน diffuse si veda M. Tabarrini, cit. che รจ anche la fonte delle notizie riportate dal sitoย  www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/terni/giove.htm e del sito http://www.castellogiove.it. Per la prenotazione delle visite si veda: http://www.castellogiove.it.โ‡‘

[3] Le informazioni sono tratte da M. Tabarrini, cit. e dal sito ย www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/terni/giove.htm.โ‡‘

 

Per saperne di piรน su Giove
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