“Lo scontro generazionale: la ricchezza delle imprese familiari” il primo libro di Andrea Zotti
La piccola e media impresa è il vero motore italiano, su di essa si basa una grande fetta dell’economia nazionale e per questo è un patrimonio da salvare, in particolar modo quando avviene il passaggio di testimone tra le diverse generazioni di imprenditori. È un processo che va studiato e pianificato con cura, senza lasciare nulla al caso perché, se alcune aziende approfittano di questo momento per rafforzarsi ed evolversi, altre si indeboliscono ed entrano in crisi.
Andrea Zotti
Perché avviene? Quanto incide la componente affettiva legata alla famiglia nelle dinamiche che si creano in azienda? Quando si avvia la fatidica fase del passaggio? Questi e altri sono i quesiti a cui Andrea Zotti risponde nel suo libro Lo scontro generazionale: la ricchezza delle imprese familiari (196 pagine) edito dalla casa editrice Cleup.
Il testo di Zotti – laureato in Economia e Management presso l’Università degli Studi di Bari, socio dell’azienda di famiglia e autore presso Osservatorio Globalizzazione – si basa su una sua ricerca accademica e si focalizza sull’organizzazione aziendale nelle PMI a conduzione familiare e approfondisce il tema del passaggio generazionale, una fase che ha vissuto in prima persona. Il suo obiettivo è quello di offrire una nuova concezione di tale passaggio che conduca a una maggiore consapevolezza dello stesso; il lettore inoltre trova una serie di analisi fatte da diversi punti di vista e finalizzate a delineare un approccio più edotto sul tema. Infine, attraverso una serie di interviste che rappresentano un piccolo campione di best practice, l’autore fornisce un duplice punto di osservazione: quello dell’imprenditore uscente e quello del successore designato, per spiegare al meglio anche le dinamiche sociali, psicologiche e relazionali di questo fenomeno; il tutto scritto con un linguaggio chiaro e lineare, di facile approccio per tutti.
«Ho deciso di scrivere un libro che trattasse l’incontro e lo scontro generazionale per esaminare e discutere come junior e senior si muovano all’interno del conflitto intergenerazionale nelle aziende, scientificamente è abbastanza provato che il passaggio generazionale presenti minacce e opportunità; ho ritenuto necessario focalizzarmi nell’individuare aree di miglioramento nel processo di ricambio, provando così a offrire una soluzione, anzi una sorta di visione personale, dando valore ai diversi momenti di tensione generati più dai tempi, ritmi e stili di vita che da dinamiche strettamente aziendali. Lo stile di vita dei figli, spesso, non corrisponde a quello dei padri: il senior, attivo e dinamico, trova naturale dedicare l’intera giornata al lavoro, il figlio, per quanto possa essere ambizioso e tenace, a fatica riesce ad adeguarsi ai ritmi serratissimi senza sentire la propria vita decurtata o frustrata negli interessi personali. Ho cercato di aprire un orizzonte in più su un tema molto dibattuto nella letteratura aziendalistica, ma anche tra gli studi sui processi organizzativi più complessi, con lo scopo finale di capire come si possa favorire la lettura della transizione generazionale nell’impresa a gestione familiare» spiega l’autore.
Tutto pronto per sabato26 ottobre al Palaeventi di Assisi: protagoniste indiscusse di Be The Change saranno le piccole e medie imprese del territorio associate ad APMI Umbria.
È nella splendida cornice di Assisi che si terrà Be The Change (www.bethechangeumbria.ue), l’evento in cui oltre cinquanta aziende avranno la possibilità di presentare, attraverso uno stand, la propria attività, i propri prodotti e servizi. Un’occasione unica per farsi conoscere e creare nuove sinergie, non solo con potenziali clienti, ma anche con fornitori e partner. Durante la giornata si susseguiranno seminari, convegni e speech ispirati al tema del cambiamento e atti a raccontare il mondo del lavoro. Alcuni di questi saranno accreditati dagli ordini professionali.
Nato da un’idea del Gruppo Giovani Imprenditori di APMI Umbria, si colloca al centro di un importante progetto a medio-lungo termine che ha due obiettivi principali: festeggiare i 50 anni dalla fondazione dell’Associazione delle Piccole e Medie Imprese dell’Umbria e fornire un supporto agli imprenditori nel costituire una rete che li agevoli sia nel dialogo con le Istituzioni, sia negli scambi di collaborazioni e di business.
L’evento, a ingresso libero e aperto a tutti, è volto a condividere progetti e a rendere gli astanti consapevoli dell’importante ruolo svolto dalle piccole e medie imprese nella valorizzazione del nostro territorio, sia dal punto di vista sociale sia sotto il profilo economico. Venerdì 25 ottobre, il giorno prima dell’evento, si svolgerà ad Assisi l’approvazione del Bilancio di Confimi Industria Nazionale, con la presenza del Presidente Paolo Agnelli, di tutti i maggiori imprenditori e aziende aderenti. È stata così organizzata una serata di gala presso il Cantico di San Francesco di Assisi, cosicché gli imprenditori di APMI Umbria e di Confimi Industria Nazionale possano incontrarsi, conoscersi e scambiarsi idee da approfondire il giorno dopo, durante l’evento. Be the Change rappresenta una grande occasione per l’intera regione e un importante momento di condivisione.
Tra le eccellenze dell’Umbria non poteva mancare il Circuito Umbrex, un circuito di credito complementare per le aziende che desiderano promuovere e incrementare le proprie attività. Chiediamo a Fabiola De Toffol, co-founder di Umbrex, di spiegarci meglio di cosa si tratta.
IlCircuito Umbrex è il mercato complementare che accoglie operatori economici interessati a promuovere le proprie attività nel territorio regionale. Grazie ai prodotti e servizi messi a disposizione dal Circuito, possono farsi conoscere, incrementare le vendite, disporre di un conto corrente aggiuntivo su cui far transitare almeno il 25% del valore degli affari generati all’interno del Circuito Umbrex; ma anche disporre di un’anticipazione in conto corrente, proporzionale al giro d’affari presumibilmente realizzabile all’interno del Circuito per sostenere spese aziendali correnti o nuovi investimenti.
Ѐ una innovativa modalità di referral marketing che utilizza strumenti e servizi pensati per far circolare ricchezza nel territorio in cui si lavora, ed è sostenuta dalla fiducia reciproca tra imprenditori che li utilizzano. Gli iscritti possono acquistare e vendere beni e servizi tra loro utilizzando un’unità di conto denominata Umbrex, sempre paritetica al valore di beni e servizi in euro, non convertibile e perciò estranea a dinamiche finanziarie speculative come quelle proposte da alcune criptovalute divenute ormai famose. L’economia in Umbrex è quindi economia reale, fatta di imprese e persone che hanno interesse a promuoversi e vendere in Umbria e nelle altre undici regioni in cui i circuiti sono presenti.
Il modo migliore per raccontare Umbrex è sicuramente presentare chi lo ha scelto e lo utilizza. Può presentare ai nostri lettori un’azienda aderente al Circuito che possa raccontare la sua esperienza?
Tra le aziende che hanno scelto di aderire, c’è Connesi Spa, che propone servizi internet e telefonia in fibra ottica, wireless e xDSL. Chiediamo a Nicolò Bartolini, direttore commerciale, di raccontarci chi è Connesi e perché ha scelto l’innovazione proposta da Umbrex.
Connesi è una realtà nata quattordici anni fa a Foligno e offre servizi di telecomunicazione, internet, telefonia e cloud. Lavoriamo per colmare il gap dell’ultimo miglio che da sempre colpisce le aziende regionali, creando problematiche relative alla velocità dei servizi internet. La Connesi offre i suoi sevizi di telecomunicazione sia su fibra ottica di nostra proprietà, progettata e realizzata da noi, sia tramite ponti radio con licenze acquisite dal Ministero dello Sviluppo Economico in diritto esclusivo, oltre a servizi Adsl o vdsl. La Connesi, a differenza dei grandi operatori, crea un servizio sempre su misura del cliente, andando ad analizzare la sua situazione e realizzando un’infrastruttura e un collegamento che possa soddisfare le effettive esigenze dell’azienda. La Connesi ha scelto Umbrex come sistema di marketing referenziale, che le ha permesso di venire in contatto con tantissime aziende del territorio umbro. Dopo diversi mesi, possiamo dire che è stata – e speriamo continuerà a essere – un’ottima esperienza sia da un punto di vista relazionale sia dal punto di vista dei risultati ottenuti.
Ѐ interessante l’opportunità offerta agli operatori economici della regione di acquistare servizi internet da un fornitore locale, considerando anche che, in un circuito come Umbrex, alcuni valori come la preferenza della spesa di prossimità vengono sollecitati, trattenendo risorse che altrimenti uscirebbero dai confini dell’economia regionale. Si promuovono rapporti diretti tra imprenditori, che gettano le basi per una rete del fare insieme.
Aziende come Connesi Spa possono aiutare a rendere operativa la rete delle connessioni, soprattutto in ambito di economia digitale, perché di questo si tratta; e operando all’interno del Circuito Umbrex esiste la possibilità di unire alla comprensione delle nuove frontiere del business una base valoriale solida.
Esiste un posto ad Assisi, in via Porta Perlici numero 6, appena dentro le mura storiche della città antica, che conserva un’importante memoria storica, significativa per la città e per l’intera regione.
La fabbrica
La Fabbrica
È un caldo sabato di luglio quando incontro per la prima volta Giampiero Italiani, il proprietario di una porzione dell’immobile che appartiene alla sua famiglia fin dagli anni Cinquanta. Si definisce subito il “custode” di questo luogo speciale e mi racconta con grande coinvolgimento la storia di quelle mura e di quei cortili animati da donne e uomini, lavoratori, agli inizi dell’Ottocento: siamo in quella che era l’antica Fabbrica di aghi e spillidi Assisi. Perché impiantare proprio ad Assisi una fabbrica di aghi, è una domanda che non trova risposta certa, è un ambito che deve essere ancora indagato e si possono fare solo delle ipotesi, certo è che questa attività manifatturiera ha rappresentato una delle prime esperienze di rivoluzione industriale in Umbria, testimoniando i primi tentativi di suddivisione del processo produttivo in fasi di lavoro e quindi la costituzione di una giovane impresa industriale.
La fabbrica assisana però era speciale anche per altri motivi, infatti potevano essere assunti sia uomini che donne e tutta l’attività era validata da un regolamento scritto affisso in fabbrica e rispettato da tutti gli operai. Oltre a rappresentare una possibilità d’impiego per la popolazione della città, la fabbrica, grazie al suo lungimirante imprenditore romano Nicola Bolasco, rappresentava un primo esempio di lavoro regolamentato con pari opportunità che tutelava le condizioni dei lavoratori, uomini e donne, ciascuno con le proprie esigenze senza sfruttamento; garantendo un impiego dignitose agli operai, Bolasco anticipava in qualche modo gli studi sul diritto del lavoro. Lo Stato della Chiesa è in accordo con il regolamento di Bolasco tanto che ne chiede la diffusione e l’applicazione in tutte le attività manifatturiere dei territori posseduti.
Il regolamento
Il Regolamento
La fabbrica di aghi e spilli di Assisi era una realtà all’avanguardia, un’isola felice in un’epoca in cui lo sfruttamento del lavoro era la quotidianità. Testimonianza scritta ne è il regolamento, datato 1° novembre 1822, redatto di propria iniziativa dal proprietario dell’attività Nicola Bolasco. È composto da 17 articoli e la prefazione induce al rispetto degli stessi non come semplice imposizione ma come buona norma da rispettare, in un clima di partecipazione al lavoro per il raggiungimento di uno scopo comune e cioè una produzione cospicua realizzata in un ambiente sereno. Alcuni articoli rivelano una grande modernità e apertura mentale; le ore di lavoro sono stabilite, ma l’orario di ingresso e d’uscita può variare in base ad alcune esigenze dettate dal periodo dell’anno, dalle ore di luce, dal freddo. È inoltre possibile portare del lavoro da svolgere a casa nel rispetto degli articoli del regolamento ed è consentito a tutti, previa autorizzazione, visitare la fabbrica e vedere da vicino le lavorazioni. Tutto è reso pubblico e trasparente.
La fabbrica di Assisi sorgeva nei territori dello Stato Pontificio per cui da regolamento è fondamentale dimostrare una ferrea integrità morale, soprattutto perché si tratta di lavoratori di entrambi i sessi e pertanto Bolasco definisce altre regole da rispettare a tale proposito: l’ingresso dei dipendenti uomini risulta sfalsato di qualche minuto rispetto a quello delle donne, gli accessi in fabbrica sono separati, le mansioni diversificate e da svolgersi in sale distinte, infine per nessun motivo è consentito l’accesso di un uomo nelle sale delle donne e viceversa.
Sopra ad ogni regola però c’è questa: tutti i dipendenti, per essere assunti, devono portare una lettera di presentazione scritta dal proprio parroco, denominata Certificato di Moralità, una sorta di lettera di referenze attestante l’integrità e la buona condotta di vita del futuro lavoratore della fabbrica!
Lo stato attuale
Oggi dell’antica fabbrica non rimane molto di visibile all’occhio profano. Grazie però alla preziosa guida che ho avuto il privilegio di conoscere, riesco a leggere alcuni segni dell’architettura che mi fanno immaginare come poteva essere la fabbrica durante il suo periodo di attività. Già osservando il grande portone d’ingresso, in ferro, che chiudeva il cortile principale separandolo dal selciato, si può osservare un particolare, un segno che stimola una riflessione. Un simbolo, probabilmente un logo – una punta con due riccioli, immagine che si discosta da molti altri simboli presenti all’interno della città- come riferimento all’attività della fabbrica.
Entrando nel grande cortile, Giampiero Italiani mi illustra il fabbricato costruito in muratura tradizionale con pietra d’Assisi – che ospitava l’attività manifatturiera e che ora invece ospita da decenni abitazioni private – i portoni d’ingresso e il luogo dove era situata la vecchia scalinata che portava al piano superiore, dove oggi sorge un grande terrazzo. Mi porta a visitare una delle stanze principali, forse una delle più grandi, una sala a volte in pietra e mattoni che conserva ancora un aspetto antico, e poi il bel cortile sul retro dove probabilmente si praticavano attività collaterali legate alla manifattura. Una delle più quotate poteva essere, in periodi ben precisi, la tosatura delle greggi che arrivavano dalla montagna accedendo da Porta Perlici e questo potrebbe anche spiegare la collocazione strategica della fabbrica all’interno del tessuto cittadino. Attualmente questo cortile immerso nel verde in cui crescono rigogliosi cespugli, alberi da frutto e arbusti di rose profumate è conosciuto dalla popolazione assisana come orto degli aghi.
La sala a volte e l’orto sono, da circa due anni, messe a disposizione da Giampiero Italiani per attività culturali con temi attinenti a quella che era la realtà della fabbrica, ma di grande attualità: dal diritto al lavoro al lavoro femminile fino ad arrivare all’emancipazione della donna, trovando gradimento tra le associazioni e le istituzioni locali. La fabbrica degli aghi del 1820 è ora una fabbrica di cultura.
Il cortile sul retro
Il futuro
C’è ancora molto da scoprire sulla fabbrica degli aghi: ancora molti i temi da indagare e molti sono i quesiti che ancora non trovano risposta; Giampieroha riportato alla luce questa realtà e sta lavorando per convogliare tutta l’attenzione possibile su questo bene culturale. È auspicabile che la curiosità dei ricercatori, unita all’interessamento delle istituzioni, portino alla luce nuove realtà che andranno ad arricchire di nuovi tasselli la storia locale dell’Ottocento.