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Seconda tappa: la fabbrica degli aghi

Esiste un posto ad Assisi, in via Porta Perlici numero 6, appena dentro le mura storiche della città antica, che conserva un’importante memoria storica, significativa per la città e per l’intera regione.   

assisi
La fabbrica

La Fabbrica

È un caldo sabato di luglio quando incontro per la prima volta Giampiero Italiani, il proprietario di una porzione dell’immobile che appartiene alla sua famiglia fin dagli anni Cinquanta. Si definisce subito il “custode” di questo luogo speciale e mi racconta con grande coinvolgimento la storia di quelle mura e di quei cortili animati da donne e uomini, lavoratori, agli inizi dell’Ottocento: siamo in quella che era l’antica Fabbrica di aghi e spilli di Assisi. Perché impiantare proprio ad Assisi una fabbrica di aghi, è una domanda che non trova risposta certa, è un ambito che deve essere ancora indagato e si possono fare solo delle ipotesi, certo è che questa attività manifatturiera ha rappresentato una delle prime esperienze di rivoluzione industriale in Umbria, testimoniando i primi tentativi di suddivisione del processo produttivo in fasi di lavoro e quindi la costituzione di una giovane impresa industriale. 
La fabbrica assisana però era speciale anche per altri motivi, infatti potevano essere assunti sia uomini che donne e tutta l’attività era validata da un regolamento scritto affisso in fabbrica e rispettato da tutti gli operai. Oltre a rappresentare una possibilità d’impiego per la popolazione della città, la fabbrica, grazie al suo lungimirante imprenditore romano Nicola Bolasco, rappresentava un primo esempio di lavoro regolamentato con pari opportunità che tutelava le condizioni dei lavoratori, uomini e donne, ciascuno con le proprie esigenze senza sfruttamento; garantendo un impiego dignitose agli operai, Bolasco anticipava in qualche modo gli studi sul diritto del lavoro. Lo Stato della Chiesa è in accordo con il regolamento di Bolasco tanto che ne chiede la diffusione e l’applicazione in tutte le attività manifatturiere dei territori posseduti. 

 

il regolamento
Il regolamento

Il Regolamento

La fabbrica di aghi e spilli di Assisi era una realtà all’avanguardia, un’isola felice in un’epoca in cui lo sfruttamento del lavoro era la quotidianità. Testimonianza scritta ne è il regolamento, datato 1° novembre 1822, redatto di propria iniziativa dal proprietario dell’attività Nicola Bolasco. È composto da 17 articoli e la prefazione induce al rispetto degli stessi non come semplice imposizione ma come buona norma da rispettare, in un clima di partecipazione al lavoro per il raggiungimento di uno scopo comune e cioè una produzione cospicua realizzata in un ambiente sereno. Alcuni articoli rivelano una grande modernità e apertura mentale; le ore di lavoro sono stabilite, ma l’orario di ingresso e d’uscita può variare in base ad alcune esigenze dettate dal periodo dell’anno, dalle ore di luce, dal freddo. È inoltre possibile portare del lavoro da svolgere a casa nel rispetto degli articoli del regolamento ed è consentito a tutti, previa autorizzazione, visitare la fabbrica e vedere da vicino le lavorazioni. Tutto è reso pubblico e trasparente. 
La fabbrica di Assisi sorgeva nei territori dello Stato Pontificio per cui da regolamento è fondamentale dimostrare una ferrea integrità morale, soprattutto perché si tratta di lavoratori di entrambi i sessi e pertanto Bolasco definisce altre regole da rispettare a tale proposito: l’ingresso dei dipendenti uomini risulta sfalsato di qualche minuto rispetto a quello delle donne, gli accessi in fabbrica sono separati, le mansioni diversificate e da svolgersi in sale distinte, infine per nessun motivo è consentito l’accesso di un uomo nelle sale delle donne e viceversa. 
Sopra ad ogni regola però c’è questa: tutti i dipendenti, per essere assunti, devono portare una lettera di presentazione scritta dal proprio parroco, denominata Certificato di Moralità, una sorta di lettera di referenze attestante l’integrità e la buona condotta di vita del futuro lavoratore della fabbrica! 

Lo stato attuale

Oggi dell’antica fabbrica non rimane molto di visibile all’occhio profano. Grazie però alla preziosa guida che ho avuto il privilegio di conoscere, riesco a leggere alcuni segni dell’architettura che mi fanno immaginare come poteva essere la fabbrica durante il suo periodo di attività. Già osservando il grande portone d’ingresso, in ferro, che chiudeva il cortile principale separandolo dal selciato, si può osservare un particolare, un segno che stimola una riflessione. Un simbolo, probabilmente un logo – una punta con due riccioli, immagine che si discosta da molti altri simboli presenti all’interno della città- come riferimento all’attività della fabbrica. 
Entrando nel grande cortile, Giampiero Italiani mi illustra il fabbricato costruito in muratura tradizionale con pietra d’Assisi – che ospitava l’attività manifatturiera e che ora invece ospita da decenni abitazioni private – i portoni d’ingresso e il luogo dove era situata la vecchia scalinata che portava al piano superiore, dove oggi sorge un grande terrazzo. Mi porta a visitare una delle stanze principali, forse una delle più grandi, una sala a volte in pietra e mattoni che conserva ancora un aspetto antico, e poi il bel cortile sul retro dove probabilmente si praticavano attività collaterali legate alla manifattura. Una delle più quotate poteva essere, in periodi ben precisi, la tosatura delle greggi che arrivavano dalla montagna accedendo da Porta Perlici e questo potrebbe anche spiegare la collocazione strategica della fabbrica all’interno del tessuto cittadino. Attualmente questo cortile immerso nel verde in cui crescono rigogliosi cespugli, alberi da frutto e arbusti di rose profumate è conosciuto dalla popolazione assisana come orto degli aghi. 
La sala a volte e l’orto sono, da circa due anni, messe a disposizione da Giampiero Italiani per attività culturali con temi attinenti a quella che era la realtà della fabbrica, ma di grande attualità: dal diritto al lavoro al lavoro femminile fino ad arrivare all’emancipazione della donna, trovando gradimento tra le associazioni e le istituzioni locali. La fabbrica degli aghi del 1820 è ora una fabbrica di cultura. 

 

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Il cortile sul retro

Il futuro

C’è ancora molto da scoprire sulla fabbrica degli aghi: ancora molti i temi da indagare e molti sono i quesiti che ancora non trovano risposta; Giampiero ha riportato alla luce questa realtà e sta lavorando per convogliare tutta l’attenzione possibile su questo bene culturaleÈ auspicabile che la curiosità dei ricercatori, unita all’interessamento delle istituzioni, portino alla luce nuove realtà che andranno ad arricchire di nuovi tasselli la storia locale dell’Ottocento.  

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