Il termine barbecue ha origini controverse: secondo alcuni deriverebbe dai graticci (i barbacoa) utilizzati dalle tribรน dellโAmerica Centrale per cuocere la carne. Infatti pare che quando gli esploratori spagnoli raggiunsero queste terre, scoprirono la particolare tecnica di cottura adottata dagli indigeni che garantiva alla carne una piรน lunga conservazione.
Altri fanno derivare il termine dal francese, ricordando quando alcuni esploratori, di nazionalitร francese appunto, raggiunte anche loro le Americhe, si mangiarono una capra cotta alla griglia de la barbe ร la queue, cioรจ dalla barba alla coda, insomma non lasciandone nemmeno un pezzettino.
Qualunque sia lโorigine della parola, non cโรจ dubbio che la cottura alla griglia sia in grado di rendere i cibi particolarmente gustosi e succulenti, tanto che, pur nella sua semplicitร che la rende rudimentale rispetto a una cucina piรน ricercata, sembra essere una pratica intramontabile che puntualmente torna alla ribalta con lโarrivo della bella stagione.
Una cittadella del gusto
Forse รจ per questo che lโevento Piacere Barbecue, giunto ormai alla sua sesta edizione, riscuote ogni volta maggiore successo, richiamando gente da ogni dove grazie a una risonanza, ormai, a livello nazionale. Sarร per quellโaria di convivialitร e amicizia che si instaura immediatamente intorno a una grigliata, sarร per quel profumo inconfondibile della cottura alla brace che sa di estate e di relax, sarร perchรฉ improvvisamente la grande area del percorso verde del capoluogo umbro si trasforma nel nostro giardino di casa, piรน grande certo, capace di accogliere molti piรน amici, ma ugualmente accogliente, familiare, per certi versi intimo.
Accedendo infatti allโarea verde di Pian di Massiano, ci ritroviamo improvvisamente in una cittadella del gusto, con chioschi pronti a elargire le loro diverse e ghiotte specialitร e tavoli accoglienti per assaporare in compagnia le varie pietanze.
Ghiotte novitร
Nellโarea ristoranti Mi faccia il braciere! firmata dal Grill Master piรน famoso d’Italia, Gianfranco Lo Cascio, questโanno ci aspettano cinque nuovi menu, ci dicono, davvero buonissimi.
Per chi volesse invece improvvisarsi Grill Chef, niente di piรน semplice: nellโarea Il braciere รจ tutto mio! prodotti freschi da cucinare al momento e tanti bracieri a disposizione per i nostalgici del fai da te.
Utile e divertente potremmo dire, con i laboratori Il Massimo in Cucina, a cura del Consorzio di tutela del Vitellone Bianco dellโAppennino Centrale, i corsi di Barbecue della Weber Grill Academy, gli originali e divertenti Cooking e Eating Contest.
Non mancano gli appuntamenti riservati a famiglie con bambini, come la Junior Griller, il Family Contest firmato da Weber, giunto alla sua terza edizione.
Debutto invece per Master Griller, la competizione per adulti che metterร alla prova appassionati di cucina alla griglia sulla preparazione di piatti a base di Chianina IGP.
Parafrasando il simpatico e azzeccato slogan della manifestazione, sembra che questa sesta edizione del festival Piacere Barbecue, sarร davvero un ritorno di fiamma.
Insomma, un evento dโeccellenza per originalitร , organizzazione e capacitร di attrazione, di cui AboutUmbria Magazine, rivista delle Eccellenze, รจ media partner per questa edizione 2017.
Appuntamento quindi dal 16 al 25 giugno a Pian di Massiano. Per il programma completo http://www.piacerebarbecue.it/
La storia di un’attivitร imprenditoriale firmata dal pugno delicato di una donna: Valeria Guarducci, proprietaria del Giรฒ Wine e Jazz Area, ci parla da cosa nasce l’idea di un luogo tanto particolare quanto caratteristico.
Architettura โ Pittura- Scultura e Arti decorative. Architecture โ Painting โ Sculpture and Decorative Arts
Curatore: Maurizio Bigio
Editore: Fabrizio Fabbri
Anno di pubblicazione: 2016
ISBN: 97888677806886
Caratteristiche: 231 p., formato cm 28 x 24,5, numerose illustrazioni fotografiche a colore, brossura illustrata con bandelle.
Prezzo: โฌ 35,00
ยซQuesta pubblicazione nasce dallโinteresse che ho sempre avuto per le arti in genere, per la pittura, la scultura, lโarchitettura e la fotografia. Sono stato sempre interessato al Bello.ยป
L’autore
ร con queste parole che Maurizio Bigio, laurea in Economia e Commercio e trentasette anni di attivitร svolta come Dottore Commercialista, parla della sua ultima impresa โnel campo delle artiโ. Avventure non nuove per lui che si รจ da sempre cimentato nel campo artistico come musicista, raggiungendo importanti traguardi che lo portarono, negli anni Settanta, a collaborare con i maggiori cantautori del periodo e a pubblicare lโLP Rock Bigio Blues. Recentemente ha ampliato i propri orizzonti artistici dedicandosi alla fotografia, collaborando alla realizzazione del nuovo catalogo del MUSA (Museo dellโAccademia di Belle Arti โP. Vannucci di Perugia) a cura di Fedora Boco e al volume Ferdinando Cesaroni curato da Luciano Giacchรจ.
L’argomento
Lโargomento del Liberty nella nostra regione era stato affrontato precedentemente solo dal professor Mario Pitzurra quando nel 1995 pubblicรฒ per Benucci Editore, Architettura e ornato urbano liberty a Perugia, testo ormai introvabile, che aveva il limite, dichiarato dallโautore, di occuparsi solo della realtร del capoluogo. Infatti รจ lo stesso Pitzurra che concludendo la presentazione della sua opera si augura che ยซ…altri seguano il mio esempio, possibilmente estendendo la ricerca al resto dellโUmbria.ยป
Ed ora, a distanza di ventโanni, Maurizio Bigio raccoglie la sfida con lo scopo, riuscito, di svegliare lโinteresse per una parte di questโarte novecentesca poco studiata nella nostra regione.
La pubblicazione
Il Liberty in Umbria, vede la prefazione di Anton Carlo Ponti ed รจ corredata dai testi di Federica Boco, Emanuela Cecconelli, Giuliano Macchia, Maria Luisa Martella, Elena Pottini, Mino Valeri oltre che dello stesso Bigio.
La pubblicazione suddivisa in sedici capitoli, percorre la regione da nord a sud toccando i centri di Cittร di Castello, Perugia, Marsciano, Deruta, Foligno, Spoleto, Terni, Allerona, Avigliano, Acquasparta e Narni.
E lโinteresse dellโautore non si ferma solo allโarchitettura, ma con occhio attento si sofferma anche sui particolari decorativi in legno, ferro battuto, ceramica, vetro e, dove possibile, anche sulle decorazioni pittoriche presenti allโinterno delle abitazioni.
Un interessante capitolo, a cura di Elena Pottini, รจ dedicato alla scultura liberty al Cimitero monumentale di Perugia, mentre Fedora Boco delinea i protagonisti di questa stagione con una piccola biografia e relativa bibliografia. Non mancano testimonianze fotografiche del liberty perduto come il negozio della Perugina o le decorazioni allโinterno del Bar Milano. A completare lโinteressante volume la traduzione dei testi in inglese a cura di Eric Ingaldson.
Sguardi, bocche semiaperte che sembrano sospirare, cantare. Pelle di marmo bianco, velato da una patina di polvere e ragnatele, angeli e fantasmi: il cimitero monumentale di Perugia offre a chi vi passeggi un tour silenzioso tra sculture estremamente assorte e tristemente affascinanti.
Guardiani silenziosi
Situato nei pressi della chiesa di San Bevignate, in una zona che giร dal tempo degli Etruschi era adibita a necropoli, il cimitero fu inaugurato nel 1849, e poi ampliato, sui progetti di Filippo Lardoni e Alessandro Arienti. Qui si dispiega un romantico panorama dell’arte scultorea perugina tra Ottocento e Novecento.
L’entrata monumentale apre l’ingresso a tre lunghi sentieri silenziosi, costellati di cappelle e mausolei di ogni stile e fattezze, affascinanti per la loro eterogeneitร , tra l’eclettico e l’eccentrico: รจ il caso della tomba a piramide egizia, completa di severe sfingi all’ingresso (Romano Mignini, Cappella Vitalucci, 1892).
La suggestione piรน forte si avverte in ogni caso percorrendo le due gallerie coperte ai lati dei campi comuni, progettate dall’Arienti. Una serie di monumenti funebri si susseguono lungo la parete, una volta stellata vi accompagna sotto l’ombra del portico, mentre la luce filtra geometricamente dalle aperture delle arcate bianche e rosa.
A fine taste
Intanto sculture di esseri alati bianchi e ritratti di defunti abitano le gallerie, volgendo gli sguardi altrove o, a seconda della posizione, guardandovi dubbiosamente negli occhi. Molte statue hanno le sembianze di giovani asessuati dai tratti fisionomici dolci e aggraziati, colti in mosse misurate e panneggi svolazzanti.
Si scopre il gusto Liberty diffuso a cavallo tra XIX e XX secolo, interpretato da artisti perugini quasi coetanei, formatisi all’Accademia delle Belle Arti di Perugia.
Molte le opere in questo senso di Giuseppe Frenguelli (1856-1940), scultore perugino: l’angelo in posa ricercata che zittisce dolcemente, fissandovi negli occhi, a guardia del monumento Vicarelli (1895), o quelli musicanti, piรน scenografici, dai lunghi panneggi fluttuanti, assorti in un canto silenzioso, i quali aleggiano in una composizione complessa sul monumento Rossini (1905).
Atteggiamenti delicati, che conferiscono un’atmosfera di sospensione ed indefinitezza, come l’angelo languidamente seduto sopra il monumento sepolcrale della famiglia Nottari: la testa appoggiata alla mano, il gomito sopra una pila di libri, l’espressione vitrea, tra il vago, il fiacco, l’inerte. Del 1888, firmata da Raffaele Angeletti (1842-1899) e Francesco Biscarini (1838 โ 1903), questa รจ solo una delle tante opere dei due artisti all’interno del cimitero di Perugia, i quali, dopo aver fondato nel 1861 uno studio di scultura, intrapresero l’attivitร di un laboratorio e una fornace di terrecotte artistiche, in Via del Labirinto.
Allegorie dell'Aldilร
Allegorie epiche accompagnano talvolta i ritratti dei defunti, come le sfingi, questa volta di tradizione greca, che sostengono il monumento funebre della poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti: le due donne alate, dalle possenti zampe di leone, hanno l’espressione elegante di nobili fanciulle, il collo lungo e i tratti fini; i capelli sono acconciati con una corona di alloro e nastri svolazzanti, in linea con il gusto decorativo liberty. Il monumento fu realizzato nel 1914 da Romano Mignini, con la collaborazione del figlio Venusto; lo scultore aveva frequentato il laboratorio Angeletti โ Biscarini, e come i suoi maestri, si era formato all’Accademia perugina.
Tra i personaggi che animano le sculture funebri, le figure dei bambini addolciscono l’immaginario legato ai defunti. Sul monumento della famiglia Pezzolet, firmato Giuseppe Scardovi (1857 โ 1924), sta seduto in posa scomposta un bambino dalle fattezze angeliche; mentre lo stesso Giuseppe Frenguelli scolpisce nel 1915, per la cappella della famiglia Pagnotta lungo il viale centrale, un bambinetto aggraziato e immobile nella sua tristezza, i cui fiocchi alle scarpe sono il dettaglio di verosimiglianza che conferisce alla figura l’apparenza funerea di uno spirito bambino.
La visita al cimitero si rivela un viaggio tra una moltitudine di figure, spiriti, e creature celesti scultoree, i quali rivelano simboli e allusioni legate all’universo dei defunti: scoprirle sarร una passeggiata in un museo a cielo aperto, immerso nel silenzio.
Giovanni di Pietro detto Lo Spagna – per lโorigine spagnola della sua famiglia– (Spagna 1470 โ Spoleto 1528) รจ tra i protagonisti dellโarte pittorica umbra tra XV e XVI secolo.Meno conosciuto rispetto ad altri seguaci del Maestro umbro Pietro Vannucci (per citare i suoi allievi piรน celebri: Pinturicchio e Raffaello), รจ un artista interessante e molto gradevole che vale la pena approfondire.
Il Maestro
Il giovane Giovanni si trovavaprobabilmente a Firenze intorno al 1493 quando Pietro Vannucci,detto Il Perugino, era tra i quattro maestri piรน in vista della cittร insieme a Botticelli, Filippino, e Ghirlandaio. Perugino assunse in quegli anni un ruolo di guida aprendo bottega presso lโOspedale di Santa Maria Nuova; il suo laboratorio era tra i piรน attivi e frequentati anche da numerosi allievi che da tutta Europa giungevano per imparare ยซla grazia che ebbe nel colorire in quella sua manieraยป(G.Vasari, 1568). Questo ci fa pensare che il nostro artista potrebbe essere entrato qui in contatto con il maestro umbro, diventandone in seguitoallievo e collaboratore.
Influssi e primi lavori
Quando nel 1501 Perugino aprรฌbottega a Perugia, ricco comune che voleva rinnovarsi nello stile e nel gusto contemporaneo che proprio lโartista, originario del contado perugino, aveva con successo elaborato nella grande Firenze,Giovanni lo seguรฌ,entrando in contatto probabilmente anche con Raffaello, altro giovane seguace del Perugino. Col Maestro,Giovanni lavorerร al ciclo di affreschi per il Convento francescano di Monteripido del quale rimane un affresco staccato con San Francesco che riceve le stimmate, conservato alla Galleria Nazionale dellโUmbria,che si trovava sul timpano della facciata della chiesa.
La critica รจ concorde nel vedere nello stile pittorico di Giovanni di Pietro un‘adesione forte a modelli perugineschi, passaggio fondamentale per la formazione del pittore e per ottenere commissioni, ma anche lโabilitร di saper raccogliere lโinflusso di Raffaello, mantenendo allo stesso tempo un linguaggio personale, semplice e ricco di finezze coloristiche e di grazia.Alcune sue opere sono oggi parte delle collezione dei musei piรน importanti del mondo, per citarne alcuni: Londra (National Gallery), Parigi (Musรจedu Louvre), Roma (Pinacoteca dei Musei Vaticani).
Dai primi passi al successo
Agli inizi del 1500 lโambiente perugino รจ sotto il controllo della bottega del Vannucci e, come altri collaboratori del Perugino โ tra cui Pinturicchio โ lo Spagna si dovrร trasferire in cerca di lavoro per poter creare un proprio entourage. Sarร in altri centriumbri che decollerร la sua carriera artistica.
Rilevante รจla cittร di Todi, bella ed elegante cittadina che domina la valle del Tevere: nel 1507 venne stipulato a Todi il contratto tra il pittore e gli osservanti della chiesa di Montesanto per la creazione di una pala d’altare raffigurante lโIncoronazione della Vergine (Todi, Museo civico)(fig.1),completata nel 1511 quandoil pittore vi andrร ad abitare e a costituire una societร . Oltre alla pala di Montesanto, Giovanni lavorรฒ nel duomo dove affrescรฒ diverse cappelle (tra gli anni 1513 e 1515) decorandoanche l’organo (1516). Rimangono due tavole con S. Pietro e S. Paolo e un lacerto di affresco raffigurante una Trinitร (quarta navata sulla destra, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Todi).
Altro importante centro umbro per la carriera de Lo Spagna รจ la cittร diTrevi, borgo che da unโaltura del monte Serano, domina splendidamente la valle spoletina, dimora di potenti famiglie locali. Qui lโartista รจ chiamato da Ermodoro Minerva, ambasciatore di Ludovico Sforza, per decorare la Cappella di San Girolamo nella chiesa di S. Martino. La lunetta con la Vergine in gloria con i Santi Girolamo, Giovanni Battista, Francesco e Antonio da Padova datata 1512 รจ un affresco con evidenti richiami perugineschi, paesaggio ideale e ameno, ma dai colori piรน decisi. Per la stessa chiesa realizzerร nel 1522 una imponente pala d’altare con Incoronazione della Vergine (ora allapinacoteca del Complesso museale di San Francesco)ricca di toni puri, raffinati e cangianti, solida costruzione delle figure, materie e oggetti attentamente descritti con resa illusionistica, derivata dal prototipo di Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto (1467-69) e da unโIncoronazione della Vergine delGhirlandaio, che realizzรฒ a San Girolamo a Narni nel 1486; entrambe furono da riferimento anche per Raffaello nel 1505 per la pala di Monteluce a Perugia. Sempre a Trevi il maestro spagnolo, oramai richiesto e apprezzato in tutta lโUmbria, decorerร la chiesa della Madonna delle Lacrime tra 1518 e 1520 con riferimenti allo stile del richiestissimo Raffaello, in particolare nella scena del Trasporto di Cristo,dove cโรจ un forte richiamo al capolavoro del maestro urbinate eseguito per la cappella Baglioni di Perugia nel 1507, oggi alla Galleria Borghese a Roma. Testimonianza dellโevoluzione dellโartista spagnolo quindi in continuo e rapido rinnovamento, stimolato da continuo studio e approfondimento, al passo con le richieste delle committenze piรน facoltose.
Nel 1516 gli venne concessa la cittadinanza spoletina, testimonianza del fatto che Giovanni risiedeva a Spoleto giร da diversi anni. Il 31 agosto 1517 viene nominato capitano dell’Arte dei Pittori e degli Orefici, conferma del riconoscimento delruolo di caposcuola. Dal 1516 in poi la sua attivitร รจ attestata a Spoleto e nei centri circostanti, sia su base documentaria, sia attraverso un nutrito gruppo di opere, nelle quali traspare la presenza di aiuti e l’attivitร di una bottega che ne aveva assimilato la maniera.
Tra le opere piรน interessanti e significative, la MadonnaRidolfi, una Madonna con il Bambino tra i Santi Girolamo, Niccolรฒ da Tolentino, Caterina e Brizio, commissionata da Pietro Ridolfi, governatore di Spoleto dal 1514 al 1516 (Spoleto, Palazzo comunale) ele Virtรน dipinte per la Rocca, staccate nel 1824 e ricomposte in un monumento dedicato a Leone XII (Palazzo comunale). La disposizione e l’iconografia delle tre figure allegoriche, la Giustizia in alto, con la Caritร e Clemenza ai lati, suggeriscono la destinazione verso un ambiente con funzioni giudiziarie.
Spoleto – San Giacomo
Nella Caritร , concepita secondo una composizione rotante, e nella Clemenza, caratterizzata da uno scorcio che conferisce efficacia retorica a gesti e posture, si riflettono soluzioni elaborate da Raffaello negli anni romani, suggerendo cosรฌ una cronologia abbastanza avanti nel tempo.
Lungo la via Flaminia, poco lontano da Spoleto, per la chiesa di San Giacomo Apostolo, protettore dei pellegrini, nel 1526 Giovanni di Pietro รจ chiamato a decorare lโabside e due cappelle. Nel catino raffigura una Incoronazione della Verginee sulla parete San Giacomo e il Miracolo dellโimpiccato e il Miracolo dei galli. Straordinaria ricchezza di dorature, colori e ornamenti a grottesca, affollato di figure e scenicamente complesso: qui Lo Spagna raggiunge uno degli esiti piรน alti della sua attivitร , una rara testimonianza umbra della maniera moderna.
In questi anni, insieme alla bottega, Lo Spagna lavorรฒ in Valnerina: nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Gavelli, ove vi sono affreschi datati 1518 e 1523; a Visso nella chiesa di S. Agostino; a Scheggino, dove, infine nel 1526 sottoscrisse il contratto per la decorazione della tribuna della chiesa di S. Niccolรฒ per la quale gli furono offerti 150 fiorini.
Ereditร
Lo Spagna morรฌ forse di peste, nellโottobre del 1528: il decesso รจ attestato da una carta dell’Archivio capitolare di Spoleto che riferisce che nel giorno 9 di quel mese vennero ricevuti i ceri per la cerimonia funebre: ยซdie 9 octobris, havemmo per la morte dello Spagna pictore quatro torcieยป (Gualdi Sabatini, 1984, p. 395).
Dono Doni fu il seguace piรน noto, ma non il solo a raccoglierne il testimone, la sua fiorente bottega costituisce ancora oggi un aspetto caratterizzante del patrimonio artistico della zona spoletina e della Valle del Nera. Tra i collaboratori vanno ricordati Giovanni Brunotti e Isidoro di ser Moscato, Giacomo di Giovannofrio Iucciaroni (1483-1524 circa) attivo in Valnerina; Piermarino di Giacomo che nel 1533 terminรฒ gli affreschi di Scheggino.
PER INFO:
Todi – Museo civico (chiuso lunedรฌ, orari 10.00-13.00/ 15.00-17.30), Cattedrale di Santa Maria Annunziata (apertura orario continuato 9.00-18.00), uff. turistico tel. 075 8942526
Trevi โ Pinacoteca complesso museale di San Francesco (aperto da venerdรฌ a domenica dalle 10.30-13.00/ 14.30-18.00), altri spazi apertura su richiesta. ProTrevi tel. 0742 781150
Spoleto โ Palazzo Comunale (orari da lun a ven 9.00-13.00, lun e gio 15.00-17.00), uff. turistico tel. โฏ0743218620/1
Fausta Gualdi Sabatini, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, Spoleto, Accademia Spoletina, 1984.
Pietro Scarpellini, Perugino, Electa, MIlano 1984. Perugino: il divin pittore, cat. della mostra a cura di Vittoria Garibaldi e Federico Francesco Mancini, (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria 2004), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2004.
Giovanna Sapori, Giovanni di Pietro: un pittore spagnolo tra Perugino e Raffaello, Milano, Electa, 2004
Sotto la cittร , allโinterno delle mura sotterranee della Rocca Paolina, allโepoca ancora non aperta al pubblico, due dei piรน importanti artisti del nostro tempo si confrontarono e lasciarono due opere fondamentali nelloro percorso artistico: le sei lavagne tematiche ยซsumma dellโarte cripto-concettualeยป del tedescoJoseph Beuys e il Grande Nero, il monumento del massimo artista contemporaneo umbroAlberto Burri.
Raccontando oggi queste opere e quellโincontro, soprattutto in questo momento che la terra trema e che viviamo nell’incertezza degli eventi, si ha la sensazione che questi due artisti – lontani tra di loro e distanti anche nel modo di concepire arte ed estetica – siano in realtร legati da un tema fondamentale: il rapporto inevitabile e sostanziale dellโuomo con la forza della natura.
Lo sciamano tedesco
Locandina dell’evento
Joseph Beuys giunse a Napoli per lโinaugurazione della mostra-incontro con Andy Warhol alla Galleria Lucio Amelio il 1 aprile 1980; approfittando della sosta italiana Italo Tomassoni organizzรฒ lโevento di Perugia. Incontri necessari, tra i grandi artisti che contribuirono alla nuova autonomia della cultura artistica europea rispetto allโegemonia del modello americano, che a partire dal secondo dopoguerra era stata depositaria dei valori della cultura.
La sera del 3 aprile Beuys, allโinterno della Sala Cannoniera della Rocca, con un gessetto bianco, di getto realizzรฒ i suoi disegni, schemi e simboli sopra sei grandi lavagne. Una โscultura socialeโ che rompe qualsiasi schema con lโarte tradizionale. Oggi, protette da teche di vetro, sono esposte al Museo civico di Palazzo Penna in modo sequenziale rispettando il percorso illustrato dallโartista nella sua performance.
Le sei lavagne tematiche di Beuys
Lโarte secondo Beuys รจ trasformazione, trasmissione di energia vitale allโinterno del continuum della materia informe. Insegnante allโAccademia di Dรผsseldorf, attraverso la didattica, cercava di far emergere le facoltร creative come mezzo di rifondazione del linguaggio. Piรน volte definito sciamano per il tipo di ritualitร delle sue azioni, rivela la forza occulta, lโenergia segreta della materia. Tra i fondatori di Fluxus, con i suoi happening va alla ricerca dellโastrazione, la proprietร dellโintelletto su cui si basa il linguaggio; emozionando lo spettatore, parla ai sensi, abbinando ogni sorta di materiale e oggetti.
La lavagna n.1
Lavagna n. 1, Beuys
Nel catalogo a cura di Tomassoni, realizzato in occasione del nuovo allestimento nel 2003, troviamo la descrizione di ogni lavagna. Per il nostro discorso, la piรน rappresentativa e forse fulcro del pensiero di Beuys รจ la Lavagna n. 1, dove si affronta il rapporto con la natura.
Scrive Tomassoni: ยซlโarte si deve ampliare in senso socio-antropologico, e lโeconomia e la politica devono essere valutate con il metro dello spirito. Beuys ritiene lโarte lo strumento piรน idoneo per una solidarietร che protegga la vita anzichรฉ distruggerla.ยป
Due figure umane sopra al sole: รจ la Cittร del Sole di Campanella nella quale gli ordinamenti e le istituzioni non sono il frutto di consuetudini ereditate dalla tradizione, ma lโespressione della ragione naturale dellโuomo.โฏLo stesso Beuys scriveva: ยซSe voglio dare allโuomo una nuova posizione antropologica, devo anche dare una nuova posizione a tutto quanto lo concerne, collegarlo verso il basso con gli animali e le piante, con la natura, cosรฌ come verso lโalto, con gli angeli o gli spiriti[โฆ]. Nelle mie azioni ho sempre esemplificato arte=uomo.ยป
L'artista della natura
Superando cosรฌ il concetto ideologico delle avanguardie (arte=vita), Beuys diventa lโartista della natura anche grazie a numerose performance tra cui la piรน famosa, nel 1982 a Kassel in Germania, in occasione di Documenta VII.7000 querce: nellโarco di quattro anni vennero piantate 7000 querce, ciascuna affiancata da una stele di basalto in un rapporto tra roccia e pianta in continua evoluzione. Ma รจ nel 1981, a mio avviso, che Beyus riesce a rappresentare meglio il significato piรน profondo e tragico del rapporto tra materia ed energia, tra la forza della natura e la creativitร dellโuomo. In occasione del progetto Terrae Motus alla Galleria Amelio per il terremoto dellโIrpinia del 1980, Terremoto in palazzo – che ho avuto modo di vedere nella ricostruzione fatta al MADRE di Napoli nel 2015- Beuys mostra la fragilitร umana allestendo una stanza con strumenti di lavoro recuperati dai centri colpiti dal sisma.
Vasi di vetro sotto i piedi del tavolo e frammenti sparsi tuttโintorno, un uovo in equilibrio su un tavolo deformato: queste immagini scorrono in un video proiettato su una parete: Beuys sotto uno un tavolo disegna su una carta per elettrocardiogramma le onde sismiche, mettendo in relazione il battito della scossa con quello del cuore.
ยซCโera dellโenergia nellโarte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terraยป cosรฌ scriveva Lucio Amelio.ยป
ยซOgni uomo possiede il Palazzo piรน prezioso del mondo nella sua testa, nel suo sentimento, nella sua volontร ยป, afferma Beuys, individuando nella forza creativa dellโuomo la possibilitร di un nuovo e autentico riscatto.
Burri e la continua metamorfosi dell'uomo
Mentre Beuys illustrava le sue lavagne, Burri scelse lโangolo piรน nascosto tra le volte della Rocca per sistemare unโimponente scultura nera alta piรน di 5 metri, il Grande Ferro o Grande Nero. Unโopera cinetica, misteriosa e silente che cerca di esprime la condizione dellโuomo in continua metamorfosi dopo le ferite e i mutamenti inflitti dalla natura e dalla storia. Questo rapporto profondo con la natura รจ espresso diversamente in Burri rispetto a Beuys: i sacchi e le sperimentazioni con nuovi materiali sono una ricerca tesa alla sublimazione degli oggetti usati e logorati, ne evidenzia tutta la carica poetica come residui dellโesistenza umana.
Grande Cretto di Gibellina, Burri
A partire dagli anni Settanta i suoi cretti bianchi o neri, realizzati con misture di caolino e vinavil, hanno lโaspetto della terra essiccata; li userร nelle sue opere piรน imponenti, come il Grande Cretto di Gibellina, unโopera di land art nata anchโessa come risposta alla distruzione e alla tragedia del terremoto, ma terminata solo nel 2015. Sempre insieme allโarchitetto Zanmatti, giร intermediario per lโincontro di Perugia, nel 1984 si recรฒ a Gibellina, vicino Trapani, dove il sindaco vide nell’arte una possibilitร di riscatto dopo molti anni dal sisma, che demolรฌ la cittร nel 1968.
Chilometri quadrati di cemento formano un enorme cretto sopra la cittร vecchia. Il visitatore attraversa le crepe del cretto, non piรน case ma blocchi bianchi informi, un paesaggio surreale dopo la scomparsa della vita. Scrive Burri dopo il sopralluogo: ยซMi veniva quasi da piangere e subito mi venne lโidea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei cosรฌ: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, cosรฌ che resti perenne ricordo di questโavvenimentoยป.
PerBeuys e Burri la natura non รจ distruttrice, nรฉ maligna, รจ lโuomo che deve, attraverso un rinnovato rapporto con essa, creare piรน intelligenti forme di convivenza. Lโarte puรฒ concretamente cambiare il mondo e il nostro modo di agire, rendere eterne le cose del mondo destinate alla caducitร .
Guido Montana in ยซLโUmanitร ยป, 3 maggio del 1980
Italo Tomassoni, a cura di, Beuys/BurriPerugia, Rocca Paolina, 3 aprile 1980, in collaborazione con Lucio Amelio, Alberto Zanmatti, Litostampa, Perugia 1980.
Stefano Zorzi,โฏParola di Burri, Torino, Allemandi, 1995 Joseph Beuys: difesa della natura diaryof Seychelles, testi di Lucrezia De Domizio Durini, Italo Tomassoni, Giorgio Bonomi, ed. Charta, Milano 1996
Italo Tomassoni, a cura di, Beuys a Perugia, ed. Silvana, Cinisello Balsamo 2003 Guida alla raccolta Beuys Museo Palazzo della Penna, Liomatic, Perugia 2008
Andrea Viliani, a cura di, Lucio Amelio dalla Modern Art Agency alla genesi di TerraeMotus (1965-1982): documenti, opere, una storia…, Mondadori Electa, Milano 2015