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Danilo Petrucci, in sella alla Ducati, porta lโ€™Umbria in pista. Il motociclista, classe 1990, arriva dalla Terni operaia e dโ€™acciaio, e proprio nella sua cittร  vorrebbe aprire una pista per far conoscere e amare questo sport.

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Danilo Petrucci, foto via

 

Petrux, che dal 2012 corre il MotoGP, la massima categoria motociclistica, questโ€™anno ha ottenuto il suo miglior risultato: un ottavo posto nella classifica finale, salendo sul podio per ben quattro volte. Una crescita importante per il motociclista ternano, che scrive un diario e si rilassa tra i boschi dellโ€™Umbria.

Qual รจ il legame con la sua regione?

Ho molti affetti in Umbria e non solo a Terni, anche a Perugia. Sono molto legato alla mia regione.

Ho letto in unโ€™intervista che ha un diario in cui appunta quello che le passa per la testa: cosa le piacerebbe scrivere, che ancora non ha scritto?

Ci sono ancora tante pagine che mi piacerebbe scrivere. Quello che appunto nel mio diario non lo sa nessuno, spesso mi รจ anche capitato di buttare via i diari scritti senza nemmeno rileggerli. Confesso che ci sono due o tre cose, non solo a livello sportivo, che mi piacerebbe scrivere, ma non lo dico per scaramanzia.

Lei รจ abituato alla velocitร , cosa servirebbe allโ€™Umbria per iniziare a correre come fanno altre regioni?

Servirebbe un poโ€™ piรน di apertura mentale e di tolleranza anche verso il mondo delle moto. Io sto cercando di fare qualcosa per la mia cittร : vorrei aprire una pista, ma cโ€™รจ molta difficoltร  e poca benevolenza. Pensano che facciamo troppo rumore e per questo ci ostacolano. รˆ sempre molto difficile.

Come ha fatto ad arrivare a correre il MotoGP, partendo da una regione che storicamente non รจ cosรฌ legata ai motori?

Ci sono state molte persone, sia a Terni che a Perugia, che mi hanno aiutato economicamente a iniziare questa carriera, non posso che ringraziarle. Poi, se vuoi realizzare il tuo sogno, devi fare molti chilometri: da piccolo per fare cross andavo nelle Marche e nel Lazio. In Umbria cโ€™รจ Magione, che รจ stato un mio tracciato per tanti anni. Servirebbe perรฒ un occhio diverso per il mondo dei motori e soprattutto che gli venisse riconosciuta piรน importanza, anche in Umbria.

Lo stereotipo degli umbri chiusi lo ha mai avvertito, glielo hanno fatto mai notare?

Nel mio lavoro non รจ utile essere chiusi, perchรฉ spesso devi parlare per forza. Gli umbri sono un poโ€™ strani: nonostante siamo molto piccoli, litighiamo tra noi. Terni e Perugia non si possono vedere. Non so, se siamo poi cosรฌ chiusi, di sicuro cโ€™รจ che non abbiamo le risorse di altre regioni: non c’รจ nรฉ il mare nรฉ la montagna vera. Abbiamo tanti posti belli, ma poco conosciuti.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Affascinante, segreta, piccola.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Le montagne dove mi piace andare a fare enduro. Qui ci sono posti tra i migliori in Italia per farlo. Prendo la moto e mi rilasso in giro per i boschi.

 

 

Per saperne di piรน su Terni

Mauro Casciari รจ un tipo alla mano. Tutto di lui parla di informalitร , di disponibilitร  e di simpatia, ma anche di una sorta di urgenza: di recuperare qualcosa che era stato sacrificato, di reinventarsi, di tornare a casa. รˆ unโ€™eccellenza della nostra regione, e noi lo abbiamo intervistato.

Tutto inizia dagli studi di Teleperugia, tivรน locale umbra, nel 1992. Il passo alla radio รจ breve: due anni dopo la voce di Mauro Casciari risuona su Radio Augusta Perusia e altre emittenti locali, finchรฉ verso la fine degli anni Novanta arriva a diffondersi su scala nazionale. Prima Radio Italia Network, poi Radio Deejay; infine Italia Uno, dove รจ uno dei sei dj che prestano al propria voce al progetto Uno di Uno.

Fino al 2005 รจ la voce che annuncia i cartoni animati di Italia Uno: si capisce ora come Mauro Casciari abbia potuto sviluppare tale espressivitร  e brio, e come possa ispirare simpatia giร  dal primo incontro. Torna alla radio nel 2002, con RDS, e da quel momento in poi presta la sua voce alternativamente alla televisione e alle frequenze FM โ€“ basti pensare agli spot promozionali di Italia Uno e agli innumerevoli programmi su Radio 2.

Poi, nel 2007, diventa inviato per Le Iene, dando finalmente un volto alla voce che tanto aveva impazzato sulle radio nazionali. Per dieci anni, oltre che iena, รจ stato anche conduttore televisivo per numerosi programmi RAI, Sky Uno HD e TV8 โ€“ solo per citarne alcuni: Affari Tuoi, Lโ€™Ereditร , Mi manda Raitre, Il Testimone.

Nellโ€™ultimo anno, dopo aver lasciato Le Iene, รจ stato lโ€™inviato Radio 2 Rai e Rai 2 per il 100ยฐ Giro dโ€™Italia, con il programma Non รจ un paese per giovani.

Ma lโ€™inventiva di Mauro Casciari non finisce qui: รจ collaboratore dellโ€™associazione Valigia Blu e presidente onorario della ONLUS Avanti Tutta, fiore allโ€™occhiello della regione.

(Monte del Lago 1854[1] โ€“ Roma 1910)
Figlio del patriota Giuseppe e della contessa Giuseppina Becherucci, Guido studia prima nel liceo perugino e poi a Bologna, dove frequenta la facoltร  di Giurisprudenza – che non porta a termine, sebbene consegua in tutti gli otto esami sostenuti il massimo risultato.

Si dedica in seguito agli studi letterari e alla lingua tedesca: in etร  giovanile traduce e commenta Storia della legislazione inglese sulle fabbriche di van Plener mostrando una grande competenza e profonditร  di giudizio[2] e scrive unโ€™opera su Ernesto Renan[3].

La sua attivitร  politico-amministrativa inizia molto presto: nel 1876 viene nominato soprintendente per le scuole di San Feliciano e Monte Fontegiano e due anni piรน tardi diventa consigliere comunale di Magione. Nel 1879, subentrando al barone Giuseppe Danzetta Alfani, entra a far parte del Consiglio Provinciale e lโ€™anno seguente viene chiamato a presiedere la Congregazione di Caritร  di Magione. In questo periodo giร  piuttosto denso di attivitร , inizia a collaborare con alcuni periodici locali quali ยซLโ€™Unione Liberaleยป e ยซLa Favillaยป: la sua forma di scrittura appare ยซoriginale, severa, efficacissima, il pensiero vi si rifletteva limpido, stringato, senza fronzoli o vacuitร ยป[4]. Nel 1884 ottiene la delega del Consiglio Provinciale presso la Commissione amministrativa dellโ€™Universitร  di Perugia, carica che terrร  a vita. Nel 1885 fonda a Perugia la Banca Popolare e lโ€™anno successivo viene eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati. Nel 1896, da presidente del Consorzio per la Bonifica del Trasimeno, inaugura i lavori per il nuovo emissario. Il 14 settembre 1897 viene eletto Presidente del Consiglio Provinciale, incarico che gli sarร  rinnovato a vita.

Ma non sono solo le questioni di carattere locale o nazionale ad accrescere lo spessore della sua figura pubblica. Nel 1899 viene inviato in qualitร  di plenipotenziario italiano alla Conferenza di Pace dellโ€™Aja e lโ€™anno seguente รจ sottosegretario alla Finanze nel Gabinetto Saracco. Nel maggio 1906 diviene sottosegretario agli Esteri nel Governo Giolitti e lโ€™anno successivo rappresenta nuovamente lโ€™Italia nella II Conferenza di Pace allโ€™Aja[5].

Nella compagna di vita, la poetessa Vittoria Aganoor, egli riconosce il suo perfetto completamento: una donna forte, sorretta da grandi ideali, da una fervida intelligenza e da una profonda bontร  dโ€™animo. La loro unione rappresentรฒ ยซla fusione intima delle complesse facoltร  di due anime eccelseยป[6] ma proprio per questo egli non trovรฒ ragione e forza sufficienti a sopravviverle. Il 7 maggio 1910, alla notizia della morte di Vittoria, Guido si uccide, sparandosi ad una tempia. Fu questo lโ€™ultimo grido di un leone ferito[7].


[1]La data di nascita รจ stata corretta dagli studi pubblicati in M. Chierico, Guido Pompilj statista del lago, Perugia, s.n., 1996, pp. 13-14.โ‡‘
[2]E. van Plener, Storia della legislazione inglese sulle fabbriche, Imola, Galeati, 1876.โ‡‘
[3]G. Pompilj, Lโ€™eau de jouvence di Ernesto Renan, Perugia, Boncompagni, 1881.โ‡‘
[4]G. Muzzioli, Guido Pompilj e Vittoria Aganoor Pompilj. Commemorazione popolare, Perugia, Guerra, 1910, p. 6.โ‡‘
[5]Le informazioni sugli incarichi ricoperti da Guido Pompilj sono state tratte da M. Chierico, cit.โ‡‘
[6]G. Muzzioli, cit., p. 22.โ‡‘
[7]Pompilj nella villa a Monte del Lago aveva fatto incidere il motto โ€œUt Leoโ€ che lo rappresenta nella brevitร  in tutta la sua essenza. Per maggiori informazioni biografiche su Guido Pompilj si rimanda a: M. Ambrogi e L. Zazzerini, Atlante biografico, v. Guido Pompilj, in M. Tosti (a cura di), Tra Comuni e Stato. Storia della Provincia di Perugia e dei suoi amministratori dallโ€™Unitร  ad oggi, Perugia: Quattroemme, 2009, pp. 130-131; M. Chierico, Guido Pompilj. Il politico, in M. Squadroni (a cura di), Vittoria Aganoor e Guido Pompilj. Un romantico e tragico amore di primo Novecento su Lago Trasimeno, [Perugia]: Soprintendenza archivistica per lโ€™Umbria, 2010, pp. 49-64; M. Calzoni, La famiglia Pompilj e le sue proprietร , in in M. Squadroni (a cura di), cit., pp. 65-84.โ‡‘

 

Per saperne di piรน su Magione

Sรฌ, era umbro Pino Lancetti, potremmo dire un umbro DOC, di quelli che nel mondo hanno lasciato unโ€™impronta indelebile e di cui lโ€™Umbria puรฒ essere davvero fiera.

Lancetti

Pino Lancetti con le sorelle, Vanda, Lorena ed Edda

 

Nacque a Bastia Umbra il 27 novembre 1928; qui trascorse la sua giovinezza e giร  da allora era evidente quellโ€™animo gentile e quellโ€™indole artistica, doti che lo portarono a intraprendere la carriera di disegnatore di moda e che lo videro per molti anni protagonista assoluto a livello internazionale. Recuperiamo perle preziose della vita di Lancetti dalla monografia che gli dedicรฒ nel 2007, anno della sua morte, la professoressa Edda Vetturini, sua ex insegnante e grande sostenitrice, in unโ€™edizione speciale del ยซIl Giornale di Bastiaยป edito dalla Pro Loco di Bastia Umbra.
Da lei apprendiamo come il giovane Pino non amasse frequentare la piazza insieme ai suoi coetanei, ma preferisse disegnare schizzi su quellโ€™album da disegno da cui difficilmente si separava e come, giร  da allora, nei suoi lavori si intravedessero fantasia e talento straordinari.
Frequentรฒ lโ€™Accademia di Belle Arti di Perugia, e dopo un primo periodo trascorso ancora in Umbria in cui si dedicรฒ allโ€™attivitร  di disegnatore, prima nel campo della ceramica, poi nel settore artistico della Perugina, nel 1954 si trasferรฌ a Roma.

Da sarto umbro a re dellโ€™alta moda

Qui aprรฌ un suo laboratorio in via Margutta e lentamente iniziรฒ a crearsi una certa fama nei salotti importanti della Capitale, che gli permise di realizzare la sua prima collezione per la principessa Lola Giovannelli. I suoi lavori ebbero il plauso della piรน grande giornalista di moda italiana, Irene Brin, e da lรฌ in avanti iniziรฒ la sua importante carriera di disegnatore dโ€™alta moda.
Lโ€™arte fu la sua musa ispiratrice, in particolare la pittura, e ai pittori sono orientate le sue piรน celebri collezioni: la prima, successo del 1956, influenzata da Modigliani; nel 1977 la collezione Italian Style Rinascimento suggerita dalle stanze di Raffaello, fino alla realizzazione di veri capolavori dโ€™arte con il lancio nel 1984 della Sophisticated Lady, stoffe impreziosite da disegni che raccontano le profonde suggestioni degli artisti che piรน aveva amato e che maggiormente lo avevano guidato: Cimabue, Giotto, Picasso, Matisse, Kandinskij, Modigliani.

 

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Collezione di Alta Moda primavera/estate, 1986

Il sarto pittore

Piรน che abiti, queste creazioni erano vere opere dโ€™arte, da esporre piรน che da indossare, e non a caso a Lancetti venne attribuito dalla stampa specializzata lโ€™appellativo di โ€œsarto pittoreโ€.ย Quel sarto pittore che nel 1986, per i 25 anni di alta moda, presentรฒ a Villa Medici, sede dellโ€™Accademia di Francia, una stupenda collezione in onore di Picasso, in contemporanea con una mostra presentata dal grande pittore nel suo ultimo periodo artistico: ยซI modelli di Arlecchino suscitano la stessa attenzione di quelli dellโ€™artista spagnolo unendo, dipinto e Moda, in un armonico connubio allโ€™insegna dellโ€™Arteยป.[1]

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Tradizione e innovazione: la versatilitร  di Lancetti

La moda di Lancetti era una moda raffinata, preziosa, gli abiti erano spesso ornati da ricami sapienti, decorati da pietre, cristalli, paillettes. Ogni capo era unโ€™opera unica e irripetibile, da ammirare proprio come i dipinti amati dallโ€™artista e da cui traeva ispirazione.
Famosi in tutto il mondo divennero i suoi foulard, veri e propri quadri con tanto di cornice monocolore, che rappresentarono un simbolo di eleganza e raffinatezza fra gli anni Settanta e Novanta.
Pino Lancetti fu un artista poliedrico, lavorรฒ per il cinema (nel โ€™79 creรฒ i costumi per il film La luna di Bernardo Bertolucci), fu artefice di profonde trasformazioni frutto di uno studio costante e di unโ€™accurata ricerca: creativitร  sรฌ, ma senza improvvisazione.
Accanto allโ€™abito-opera dโ€™arte, lo stilista intuรฌ la necessitร  di cambiamento nella moda femminile, in linea con lโ€™emancipazione che stava vivendo la donna negli anni Settanta. Da qui lโ€™esigenza di creare una moda veloce, pratica, facile da indossare: nacque cosรฌ il prรชt-ร -porter che gli valse il Premio Speciale della Stampa Italiana.
Lancetti fu in effetti uno stilista molto amato dalla stampa, italiana e estera, e molti furono i premi e i riconoscimenti ufficiali che ebbe durante la sua carriera: da Cavaliere della Repubblica alla Nomination in Whoโ€™s in Italy 1997, dal Baiocco dโ€™oro del Comune di Perugia, allโ€™Oscar alla Carriera dalla Camera nazionale della Moda. Solo per citarne alcuni. Nel 2001 il Presidente Ciampi lo nominรฒ Grande Ufficiale al merito della Repubblica.
Fra le numerose mostre celebrative a lui dedicate, vogliamo ricordare quella allestita nella sua regione: nel 1999 nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina vennero esposti cento capolavori dโ€™alta moda facenti parte della collezione privata dellโ€™artista.

 

Collezione primavera/estate, 1986

Il tributo della sua cittร 

A dieci anni dalla scomparsa di Pino Lancetti, Bastia Umbra, che dopo la sua morte accolse il feretro del suo concittadino in un commosso abbraccio, ha voluto intitolargli la piazzetta adiacente alla Chiesa di San Rocco. In mezzo al piccolo Largo Pino Lancetti, egli osserva con la sua aria elegante e vagamente malinconica, quelle strade che tante volte lo videro passeggiare portando sottobraccio il suo inseparabile album da disegno.

 

[1]E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโ€™Alta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. โ‡‘

 


Fonti:

E. Vetturini, Lancetti. Il Re dellโ€™Alta Moda, edizione speciale de ยซIl Giornale di Bastiaยป, Pro Loco di Bastia Umbra, novembre 2007. La pubblicazione รจ stata gentilmente messa a disposizione da Vanda Lancetti, sorella di Pino.

 

 

Per saperne di piรน su Bastia Umbra

Sellano appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Un salto nel passato di quasi due secoli, per scoprire una delle ultime voci bianche della Musica Sacra. Dalle umili origini, alla direzione della Cappella Sistina Vaticana: รจ il 16 aprile del 1829 quando a Sterpara, nel comune di Sellano, nasce Domenico Mustafร , il cantore evirato distintosi nel tempo per un eccellente virtuosismo vocale, oltre che per essere un geniale compositore.

Non tutti – per fortuna – dimenticano i personaggi del passato e si possono rintracciare omaggi al Verdi della Musica Sacra, come definito da alcuni nel tempo, nei luoghi dove vive e si forma divenendo cantore, direttore e compositore.

Il percorso a ritroso parte dal sapore della sua terra, laddove รจ cresciuto, attraverso i luoghi di nascita e crescita che lo celebrano. รˆ il caso della Sala Domenico Mustafร , situata nel Castello di Postignano, a Sellano, che dedica al celebre Maestro uno spazio allโ€™interno delle sue mura, luogo che spesso ospita eventi musicali.

Lโ€™estro geniale e la caratteristica voce bianca, frutto di unโ€™evirazione, consentono a Mustafร  di avviarsi verso una carriera importante. Non si ha certezza in merito alla causa della sua castrazione, ma la piรน accreditata sembrerebbe essere per volontร  di suo padre. Si tratta di una scelta attuata al tempo da molte famiglie povere che, volendo assicurare un futuro migliore ai propri figli, decidono di sottoporli a questa pratica, sperando che li aiuti ad avviarsi alla carriera di cantori.
Da giovanissimo arriva a Roma, ma รจ necessario attendere il 1848 perchรฉ il futuro Maestro sia ammesso come Soprano alla Cappella Sistina, dove tenta โ€“ senza ottenere risultati – di attuare delle riforme. Non riuscendoci, decide di ritirarsi dallโ€™incarico nel 1870 e tornare in Umbria per stabilirsi a Montefalco. Tuttavia, le pressioni dei colleghi e dei personaggi del tempo, lo convincono ad accettare la direzione artistica della Societร  Musicale Romana dal 1874 fino al 1884, ottenendo anche la nomina di Direttore Perpetuo della Sistina nel 1878; ne abbandona perรฒ lโ€™incarico nel 1887 per tornare a Montefalco, presso la sua dimora chiamata โ€œVilla Cavolataโ€ e attuale B&B Villa Mustafร , per celebrare i suoi ultimi anni di vita accanto ad una donna.
La cittร  umbra lo omaggia dedicandogli Piazzetta Mustafร .

Piazzetta Domenico Mustafร ย 

Targa dedicata a Domenico Mustafร  nella piazza a lui dedicata

Il Maestro si cimenta molto presto nella composizione sia nello stile organico quanto nel genere a voci sole, molte delle quali esclusivamente composte per la Cappella Sistina. Tra le opere piรน famose si cita Tu es Petrus, eseguita nel 1867 per celebrare il centenario di San Pietro, nella Basilica Vaticana; un evento mai tentato prima, che suscita invidia, stima ed entusiasmo al tempo.

รˆ indubbia la sua fisicitร  e il carattere irrompente e nel 1894 Mustafร  decide di celebrare il terzo centenario dalla morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina con un grande concerto chiedendo ai maestri del tempo le loro composizioni a sole voci e per eseguirlo con sicurezza di intonazione, richiede lโ€™ausilio di un armonium. A questa decisione si oppone il Maestro Giuseppe Verdi, scatenando una lite tra i due, un dissenso che raggiunge la pace solo dopo due anni, quando si incontrano a Montecatini e Verdi ammette lโ€™errore.

Articolo dell’epoca che riporta la notizia della pace fra Domenico Mustafร  e Giuseppe verdi

Nel 1877 compone musiche anche per la celebrazione del Patrono San Feliciano, nella Cattedrale di Foligno, dove il successivo anno dirige Musica, solenne a piena orchestra, da lui composta.

Come si puรฒ immaginare, il Maestro essendo evirato non ha figli, ma alcuni suoi discendenti ne conservano la storia e le virtรน, come la famiglia Postelli. Nellโ€™incontro con il pronipote Massimo si percepisce la passione che si tramanda da padre in figlio e racconta che: ยซDomenico Mustafร  ha due sorelle e un fratello, questโ€™ultimo ha dei figli, tra cui Ottavio, mio bisnonno che purtroppo nasce quando suo padre รจ in carcere, per avere rubato delle pecore, e non puรฒ essere da lui riconosciuto allโ€™anagrafe. Per non marchiarlo a vita, si decise di cambiare il suo cognome da Mustafร  a Postelli. Tuttavia, sembrerebbe che lโ€™origine del cognome Mustafร  si debba alla migrazione di fedeli mussulmani dalla Turchia al territorio sellanese. In ragione del loro credo, non essendo consumatori di carne di maiale, sono utilizzati al tempo dalla popolazione locale per la guardia a questi animaliยป.

Monumento funebre in onore di Domenco Mustafร , nel cimitero cittadino di Montefalco

Una lunga vita per Domenico Mustafร  che si spegne a Montefalco allโ€™etร  di ottantatrรฉ anni, nel 1912, nella cittร  scelta da lui anni prima, lasciando un patrimonio importante nella storia della Musica Sacra. รˆ seppellito nel Cimitero cittadino, dove gli rende omaggio un monumento marmoreo che lo raffigura insieme ad altri interpreti della Cappella Sistina.

 

 

 


Fonti

Informazioniย tratte dall’intervista con il pronipote del Cantore, Massimo Postelli, e dal libro da lui stesso fornito dal titolo: “Mustafร , cantore, direttore, compositore, il Verdi della Musica Sacra. Hanno detto di lui”, a cura di Lanfranco Cesari, Giornalista.

Meglio conosciuto come Maestro Zabaglia, sebbene la lapide fatta mettere dai frati Carmelitani nella chiesa di Santa Maria in Traspontina e poi rimossa lo definisca ยซromanusยป e molti suoi biografi assegnino i suoi natali alla Toscana, nacque a Buda di Cascia, in Umbria, nel 1664. Figlio di Alessandro, capomastro di San Pietro, a partire dal 1686 iniziรฒ a lavorare a Roma dove venne assunto per 22 baj e ยฝ al giorno da Antonio Valeri, fattor generale della Fabbrica di San Pietro.

Nel 1703 per le sue capacitร  e meriti venne nominato architetto soprastante la Fabbrica di San Pietro. Egli ยซsenza saper leggere e senza maestri talmente si avanzรฒ nella statica e nella meccanica e nellโ€™arte di muover pesi che ha forse nella macchinale professione superato ogni altroยป[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolรฒ e Marco Pagliarini, 1743. e infatti nel Museo Petriano di Roma sono ancora conservati di alcuni modelli in legno dello Zabaglia. Lo scienziato francese Jean Etienne Montucla nella sua Histoire des mathรฉmatiques lo definisce ยซun genio piรน raro che singolareยป e sostiene che la raccolta delle sue invenzioni รจ ยซindispensabile a qualunque architetto incaricato di grandi opere pubblicheยป[2] e tale pensiero dovettero averlo anche allโ€™indomani della sua scomparsa se รจ vero che nel 1824 fu pubblicata una seconda edizione della sua opera per soddisfare le numerose richieste che venivano dall’estero nella quale venne inserita anche una biografia dello Zabaglia.

Le sue opere ebbero grande fama sebbene fossero criticate da architetti suoi contemporanei quali Luigi Vanvitelli o Carlo Fontana forse anche perchรฉ lo consideravano un concorrente sleale dato che le sue macchine erano davvero a buon mercato o forse non lo stimavano abbastanza dato il suo quasi completo analfabetismo cosa che certo non gli consentรฌ di partecipare al dibattito tecnico-artistico per il consolidamento della cupola michelangiolesca, anche se questo non gli impedรฌ di realizzare le impalcature e i cerchi in ferro necessari alla realizzazione del lavoro.

Un manoscritto del casciano Marco Franceschini ce lo descrive come un ยซborrinoโ€ (ossia uno zotico) ยซcon una berretta in testa ed una sarigaยป (una cappa di panno) presentarsi a Luigi XIV, re di Francia, il quale vedendolo pensรฒ che il Papa inviandoglielo volesse burlarsi di lui, ma poi ยซin sentire che lui era pronto in un giorno far quellโ€™opera (voltare una statua colossale) che tanti bravi ingegneri avevano richiesto il tempo di un mese, col solo pagamento di dodici bottiglie di vinoยป dovette ricredersi guardando lโ€™opera che ยซin un sol giorno con stupore di tutta Parigiยป Maestro Zabaglia era riuscito a realizzare. [3] La cittร  di Roma ha dedicato a lui una via nel rione Testaccio e una Scuola dโ€™arti e mestieri.[4]

 

 


Bibliografia essenzialeย 

A. Morini, Nicola Zabaglia e il suo paese di nascita, in ยซLatina Gensยป, (gen.-feb. 1941)

P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, pp. 51-52

A.M. Corbo, Nicola Zabaglia. Un geniale analfabeta, Roma, Edilazio, 1999

U.M. Milizia, Notizie sulla vita e sulle opere di Nicola Zabaglia, in http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.

 


[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolรฒ e Marco Pagliarini, 1743.

[2] Citazione riferita da P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, p. 52.

[3] Citazione riferita da P. Pizzoni, cit., p. 52.

[4] Per lโ€™elenco completo delle sue opere si veda http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.

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