Meglio conosciuto come Maestro Zabaglia, sebbene la lapide fatta mettere dai frati Carmelitani nella chiesa di Santa Maria in Traspontina e poi rimossa lo definisca «romanus» e molti suoi biografi assegnino i suoi natali alla Toscana, nacque a Buda di Cascia, in Umbria, nel 1664. Figlio di Alessandro, capomastro di San Pietro, a partire dal 1686 iniziò a lavorare a Roma dove venne assunto per 22 baj e ½ al giorno da Antonio Valeri, fattor generale della Fabbrica di San Pietro.
Nel 1703 per le sue capacità e meriti venne nominato architetto soprastante la Fabbrica di San Pietro. Egli «senza saper leggere e senza maestri talmente si avanzò nella statica e nella meccanica e nell’arte di muover pesi che ha forse nella macchinale professione superato ogni altro»[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolò e Marco Pagliarini, 1743. e infatti nel Museo Petriano di Roma sono ancora conservati di alcuni modelli in legno dello Zabaglia. Lo scienziato francese Jean Etienne Montucla nella sua Histoire des mathématiques lo definisce «un genio più raro che singolare» e sostiene che la raccolta delle sue invenzioni è «indispensabile a qualunque architetto incaricato di grandi opere pubbliche»[2] e tale pensiero dovettero averlo anche all’indomani della sua scomparsa se è vero che nel 1824 fu pubblicata una seconda edizione della sua opera per soddisfare le numerose richieste che venivano dall’estero nella quale venne inserita anche una biografia dello Zabaglia.
Le sue opere ebbero grande fama sebbene fossero criticate da architetti suoi contemporanei quali Luigi Vanvitelli o Carlo Fontana forse anche perché lo consideravano un concorrente sleale dato che le sue macchine erano davvero a buon mercato o forse non lo stimavano abbastanza dato il suo quasi completo analfabetismo cosa che certo non gli consentì di partecipare al dibattito tecnico-artistico per il consolidamento della cupola michelangiolesca, anche se questo non gli impedì di realizzare le impalcature e i cerchi in ferro necessari alla realizzazione del lavoro.
Un manoscritto del casciano Marco Franceschini ce lo descrive come un «borrino” (ossia uno zotico) «con una berretta in testa ed una sariga» (una cappa di panno) presentarsi a Luigi XIV, re di Francia, il quale vedendolo pensò che il Papa inviandoglielo volesse burlarsi di lui, ma poi «in sentire che lui era pronto in un giorno far quell’opera (voltare una statua colossale) che tanti bravi ingegneri avevano richiesto il tempo di un mese, col solo pagamento di dodici bottiglie di vino» dovette ricredersi guardando l’opera che «in un sol giorno con stupore di tutta Parigi» Maestro Zabaglia era riuscito a realizzare. [3] La città di Roma ha dedicato a lui una via nel rione Testaccio e una Scuola d’arti e mestieri.[4]
Bibliografia essenziale
A. Morini, Nicola Zabaglia e il suo paese di nascita, in «Latina Gens», (gen.-feb. 1941)
P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, pp. 51-52
A.M. Corbo, Nicola Zabaglia. Un geniale analfabeta, Roma, Edilazio, 1999
U.M. Milizia, Notizie sulla vita e sulle opere di Nicola Zabaglia, in http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.
[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolò e Marco Pagliarini, 1743.
[2] Citazione riferita da P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, p. 52.
[3] Citazione riferita da P. Pizzoni, cit., p. 52.
[4] Per l’elenco completo delle sue opere si veda http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.
Laura Zazzerini
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