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Alfonso Ceccarelli, il falsario di Bevagna che scrisse il primo libro sui tartufi

Personaggio poliedrico nella Bevagna del 1500, medico, letterato, storico, avventuriero e soprattutto falsario – «il più inventivo falsario del Rinascimento», come venne definito da Pierre Toubert (Dalla terra ai castelli. Paesaggi, agricoltura e poteri nell’Italia medievale, a cura di G. Sergi, Einaudi 1995) – Alfonso Ceccarelli nacque a Bevagna il 21 febbraio del 1532 da Claudio, notaio di famiglia originaria di Città di Castello e da Tarpea Spezi, che apparteneva alla famiglia Spetia, illustre casato di origine longobarda.

Nel 1553 sposò Imperia Ciccoli da cui ebbe otto figli. Divenuto medico, esercitò dapprima la professione a Bevagna, poi nel 1558 si spostò a Giano dell’Umbria, per tornare dopo un anno a Bevagna, dove cominciò a scrivere di geografia e botanica; quindi esercitò a San Gemini, Orte, Orvieto, Nepi e a Canzano di Teramo.

Nel 1562 si recò a Roma per la prima volta, membro di una delegazione bevanate inviata a Pio IV, probabilmente per ottenere per Bevagna la qualifica di Città. Nel 1564 pubblicò a Padova le sue prime opere note: Opusculum de Tuberibus – che è ad oggi il più antico trattato di micologia stampato – e un trattatello sul Clitunno Opusculum de Clitumno flumine celeberrimo; ambedue ricche di citazioni classiche in parte inventate e prive di ogni interesse scientifico.

Deciso a sfruttare l’ambizione nobiliare di ricche famiglie borghesi, di magistrati, di comuni e di città, riuscì in breve tempo a crearsi una solida ed estesa fama di esperto storico, antiquario e genealogista. Durante il suo soggiorno a Orvieto venne in contatto con il vescovo e Cardinale della città Girolamo Simoncelli, dal quale fu presentato alla cugina Ersilia Cortese del Monte, sorella di papa Giulio III, che lo prese a benvolere, ne fece il suo medico personale e lo portò a Roma, nel 1574, ospitandolo nel suo palazzo a piazza Navona. Sempre a Orvieto venne in contatto con Monaldeschi, che non fu soltanto un protettore, ma anche un attivo e consapevole collaboratore: il rapporto portò alla pubblicazione nel 1580 dell’unica opera del Ceccarelli resa pubblica da lui vivente Dell’historia di casa Monaldesca… libri cinque.

Dopo questa pubblicazione, sempre alla ricerca di una definitiva affermazione, volle compilare una grande storia delle famiglie nobili romane dalle origini ai suoi giorni. L’opera La serenissima nobiltà dell’alma città di Roma risultò essere, in realtà, un’accozzaglia di dati, messa insieme, per stessa affermazione del Ceccarelli, senza “ordine alcuno di precedenza, perché secondo che io ho avuto i libri e le scritture così io le ho poste et scritte”.  Il testo, composto da citazioni, estratti per buona parte falsi, è preceduto da una confusa teoria sul supremo valore della nobiltà e da una curiosa difesa metodica della genuinità delle fonti adoperate autentiche e vere se citato da altri autori. Ormai attratto da facili guadagni si dedicò anche alla falsificazione di documenti relativi a testamenti, fidecommissi e passaggi di proprietà. Infine, contro di lui fu avviato un processo dinanzi al tribunale della Camera apostolica; arrestato e imprigionato a Tor di Nona, forse anche torturato, confessò in data 15 febbraio 1583 i numerosi falsi compiuti e scrisse anche una memoria (libello supplice) in sua difesa, nella quale sostenne di avere agito sempre in favorem Ecclesiae pro veritate e con buone intentione. Fu condannato a morte per decapitazione il 1° giugno 1583; la sentenza fu eseguita a ponte S. Angelo il 9 luglio e il corpo venne seppellito nella chiesa dei SS. Celso e Giuliano. La sentenza così iniziava: Sentenza di morte contro Alfonso Ceccarelli da Bevagna famoso impostore di scritture antiche.

Dicono di lui…

Il suo archivio, contenente parte dell’epistolario, manoscritti di sue opere, documenti falsificati e documenti genuini, spogli e appunti di ogni genere, fu sequestrato, depositato nell’Archivio di Castel Sant’Angelo e poi in quello Vaticano. A tutt’oggi le sue opere manoscritte sono conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano; Seminario Arcivescovile, Biblioteca Iacobilli, Foligno; Biblioteca Comunale Augusta, Perugia; Biblioteca del Seminario, Padova; Biblioteca Alessandrina, Roma; Archivio di Stato, Massa.

A Giulio Spetia, storico bevanate, si deve un avvincente studio sul falsario di Bevagna in un volume uscito postumo e curato dalla sorella Maria Laura, Alfonso Ceccarelli il medico di Bevagna. Storia documentata sulle avventure, processo, sentenza e decapitazione del famoso falsario che voleva fabbricare il Papa, a cura di M.L.Spetia,Tip. Porziuncola, Assisi,1969. Così scriveva: «Il Ceccarelli si differenzia da altri congeneri falsari per la vastità di falsi compiuti, senza limitazione di tempo e di ambiente, senza necessità storiche, senza obblighi di dipendenza da personaggi più o meno illustri. Ora scaltro e ora timido, talvolta audace e temerario, a momenti ironico e beffardo, in altri pedante e preoccupato, quest’uomo mostra uno dei temperamenti più complessi fra tutti quelli sia passato, per caso fatalissimo, il segno della storia: di quella storia che volle rendere a lui, disinvolto e generoso elargitore di grandezza e di fasto, un impercettibile pulviscolo, per quanto infame, di immortalità».

Storie di tartufi

L’Opusculum de tuberibus stampato a Padova nel 1564 è uno dei primi trattati sui tartufi, dei quali già avevano scritto Marco Gavio Apicio nel De arte coquinaria (che il Ceccarelli non conosceva) e Plinio, nella Naturalis Historia, che invece Ceccarelli cita. Di tartufi si occupa nel 1565 anche un altro medico umbro, Castore Durante da Gualdo Tadino, nel De bonitate et vitio alimentorum centuria, ristampato a Roma nel 1585 e poi con grande fortuna in altre città. L’Opusculum si compone di XIX articoli.

Si parla di tartufo anche nel Tacuinum sanitatis di Bevagna, manoscritto del XIV secolo, ritrovato nell’Archivio Storico del Comune, e dato alle stampe per volere della Gaita Santa Maria. Il manoscritto è la traduzione in latino di un testo arabo risalente al secolo XI.

 

Vicolo Alfonso Ceccarelli

 

Del Tacuinum sanitatis di Bevagna, di Alfonso Ceccarelli e di tartufi si parla infine in un libro pubblicato nel 2022, da Sonia Merli e Marco Maovaz, Truffle/ Truffe. Il Tartufo: una storia di grandi passioni, Fabrizio Fabbri Editore. Gli autori definiscono come splendido esemplare duecentesco il Tacuinum mentre, riguardo il Ceccarelli scrivono che si deve a lui: «curiosa figura di medico, genealogista, astrologo e falsario, il primo trattato a stampa interamente dedicato al Tartufo. Una eruditissima compilazione articolata in diciannove capitoli tematici. Nel capitolo VIII il bevanate tesse compiaciuto le lodi del Tartufo umbro, e in particolar modo spoletino, divenendo inconsapevolmente il primo promotore del prezioso tubero made in Umbria».
Alcuni anni fa, l’Amministrazione Comunale nel denominare nuove aree di circolazione creò il Vicolo Alfonso Ceccarelli, situato in Gaita S. Pietro e dietro Piazza Spetia.

 


Riferimenti bibliografici

Alfonso Ceccarelli, Opusculum de tuberibus, a cura di Arnaldo Picuti e Antonio Carlo Ponti, Fabrizio Fabbri Editore,1999.

Il Tacuinum sanitatis di Bevagna. Un prontuario medico del XIV secolo, a cura di Maurizio Tuliani, Fabrizio Fabbri Editore,2015

Sonia Merli-Marco Maovaz, Truffle/ Truffe. Il Tartufo: una storia di grandi passioni, Fabrizio Fabbri Editore, 2022.

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Alfredo Properzi

Laureato in Medicina e Chirurgia, medico di famiglia. Appassionato di calcio, innamorato della Juventus. Appassionato di storia medievale, in particolare della storia del lavoro e dell'alimentazione medievale; di Bevagna e della sua storia antica e della sua bellissima rievocazione medievale: il Mercato delle Gaite.