fbpx
Home / Posts Tagged "Roma" (Page 2)

รˆ proprio vero! Infatti, ancora oggi, molte strade si dirigono verso la nostra Capitale seguendo i vecchi tracciati delle antiche consolari romane.

Alberto Stade, foto by viaromeagermanica

 

Ci sono anche strade e soprattutto percorsi che hanno preso vita da precise motivazioni delle persone che avevano la necessitร  di spostarsi da un luogo a un altro in modo piรน comodo, veloce e sicuro possibile.
รˆ il caso dell’Abate Alberto che nel 1236 partรฌ dalla cittadina tedesca di Stade, ubicata nel Nord della Germania vicino alla foce del fiume Elba, in direzione Roma per incontrare Papa Gregorio IX. All’andata fece la Via Francigena mentre al ritorno la Romea-Germanica. Al rientro dal viaggio, durato circa sei mesi e dopo aver percorso circa 3.500 chilometri, deluso per una serie di motivi personali e di contrasti con i suoi confratelli, si dimise da Abate ed entrรฒ in convento.
Qui si dedicรฒ alla stesura di alcune opere tra cui gli Annales, una cronaca in latino degli avvenimenti piรน importanti del tempo. All’interno degli Annales รจ contenuto un dialogo tra due monaci immaginari che conversano sulle migliori strade da intraprendere per un pellegrinaggio verso Roma.
Nel dialogo, Alberto di Stade, racconta minuziosamente il suo viaggio, descrivendo i luoghi, le distanze, le soste e altre notizie utili ma soprattutto indica la Romea-Germanica come la Melior Via per raggiungere Roma.

 

Via Romea-Germanica, foto by Facebook

Un'autentica e precisa guida di viaggio per il Pellegrino!

Da quel momento, tutti identificarono il percorso fatto da Alberto di Stade, attraverso la via Romea-Germanica o Via Romea Perigrinorum, come la strada piรน comoda e preferibile per raggiungere Roma dalla Germania.
La Romea-Germanica aveva molti incroci e diramazioni e collegava il Nord-Est europeo a Roma con una vera e propria rete stradale, di analoga importanza alla Via Francigena e al Cammino di Santiago di Compostela (all’epoca erano le tre strade europee piรน importanti e trafficate).
Alberto descrive, nel dialogo tra i due monaci, che partendo da Stade si attraversava una serie di cittร  tedesche e austriache, dopodichรฉ si valicava il Passo del Brennero e, a seguire, si transitava per Trento, Padova, Venezia, Ravenna, Forlรฌ, Alpe di Serra, Arezzo, Val di Chiana, Orvieto, Acquapendente (dove la Melior Via si univa alla Francigena), Viterbo e si arrivava a Roma.
La via Romea-Germanica attraversava varie localitร  del territorio del Trasimeno e della Chiana, e giungendo da Nord troveremo la Melior Via che dopo Arezzo toccherร  nello specifico e in successione: Castiglion Fiorentino, Cortona, Montalla, Ossaia, Petrignano del Lago, Giorgi, Pozzuolo Umbro, Casamaggiore, Gioiella, Vaiano, Villastrada, Cimbano, Vocabolo Tre Case, Caselle, Paciano, San Donato, Popoltaio Schiacciato, Casaltondo, Cittร  della Pieve, Fabro, Ficulle, Allerona, Orvieto, Acquapendente (qui si unisce alla Francigena), Viterbo e infine Roma.
In localitร  Ossaia esisteva una sua derivazione che transitava sulla costa Nord del Lago Trasimeno nei territori di Tuoro, Passignano e Magione, proseguendo poi in direzione Corciano, Perugia, Assisi, Spoleto, Rieti e quindi Roma.

 

Via Romea-Germanica, foto by Facebook

Una Via ancora da scoprire

La Romea-Germanica o Melior Via era chiamata anche dell’Alpe di Serra o via dei Pellegrini o Major o degli Eserciti; infatti รจ stata attraversata oltre che da pellegrini e viandanti anche da Re, Imperatori Sassoni, Sovrani Svevi, Papi, Santi ed Eserciti e nel periodo dal 1000 in poi รจ stata, per molti secoli, la via piรน transitata per giungere a Roma e da qui, con altre strade, si poteva proseguire per la Terra Santa.
La Melior Via ha rappresentato nel passato e per molte localitร , scambio di persone, influenza culturale e artistica e sviluppo economico; dal secolo scorso, con l’avvento di nuovi percorsi di comunicazione piรน rapidi e veloci, alcuni tratti sono stati abbandonati o relegati in strade di secondaria o marginale importanza.
Recentemente si รจ dato nuovo interesse al ritrovato percorso della Romea-Germanica, il quale tocca localitร  suggestive e interessanti da molti punti di vista e con una grossa portata storica.
Nel tratto del comprensorio del Trasimeno e non solo, l’antica Strada potrebbe rappresentare per un turismo sostenibile e responsabile, un’attrattiva artistica, culturale e naturista da valorizzare in favore della bellezza dei Borghi e dei luoghi visitabili attraverso essa; durante il suo tracciato si potrebbero incontrare numerose testimonianze culturali e ammirare un paesaggio mozzafiato che con i suoi colori delicati e pastello, mette tutto in armonia.
Gli operatori del settore, tramite l’organizzazione costante e calendarizzata di iniziative attraverso percorsi culturali indirizzati o passeggiate rilassanti o trekking o visite dedicate o altro, potrebbero trarre dalla Melior Via un vantaggio economico integrativo per la loro attivitร  imprenditoriale.

Prima del Coronavirus venne la peste. Veniva da est, era arrivata seguendo la via della Seta e giunse in tempo per essere raccontata da Boccaccio nel 1348. Poi si ripresentรฒ nel 1630 per dare a Manzoni lโ€™occasione di scrivere molte belle pagine.

Tra le due pesti letterarie ce ne fu unโ€™altra nel 1527 che non ebbe cantori, ma che fece strage egualmente. Questa arrivรฒ da nord, da quella zona che sarebbe diventata la Germania. Attraversรฒ le Alpi con i lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโ€™imperatore Carlo V, che li aveva arruolati ma non sempre li pagava. Erano luterani, erano violenti e carichi dโ€™odio verso i cattolici papisti e soprattutto verso Roma, dove cโ€™era il Papa e, con il Papa, la corruzione della Chiesa. Poi – per inciso – era piena di ricchezze e di opere dโ€™arte di valore. Entrati in cittร  si abbandonarono a violenze e stupri, devastarono case e palazzi, rubarono tutto quello che riuscirono a rubare. Fu una strage.
Alla fiine se ne andarono. Erano entrati il 6 maggio 1527 quando Roma contava circa 100.000 abitanti. Se ne andarono a febbraio 1528 lasciando 30.00 morti. Non era finita lรฌ.

 

strade romane

La via Amerina

L’epidemia passa per l’Umbria

Se ne andarono, ma a Roma lasciarono la peste, che si portรฒ via altre 20.000 persone. Se ne andarono per tornare in Germania seguendo il percorso della via Amerina, che li avrebbe portati fino in Umbria. Loro risalivano e la peste li seguiva. Le persone morivano a migliaia e anche i lanzichenecchi si ammalavano e morivano, ma non abbastanza. Quelli rimasti hanno continuato a infierire e devastare. Le soldataglie germaniche sul loro percorso incontrarono Nepi ed entrarono da Porta Nica marciando sul basolato romano della via Amerina. Ai Nepesini fu riservato lo stesso trattamento che giร  aveva sperimentato Roma, peste inclusa.
Poi continuarono a risalire, attraversarono il Tevere; alcuni deviarono verso Narni e ne fecero scempio. Altri andarono verso Viterbo, ma poi tutti ripresero il percorso della via Amerina. La strada collegava Amelia, Todi e Perugia e sul suo percorso si affacciavano borghi e castelli di proprietร  di due famiglie rivali: gli Atti guelfi, filoimperiali, e i Chiaravalle, ghibellini e sostenitori del papato. Collicello fu il primo. Le mura rimasero in piedi e ancora sfoggiano otto torri. Poi continuarono per Avigliano, che godeva di una posizione strategica a metร  strada tra Todi e Amelia. Dopo toccรฒ a Montecastrilli, che era sotto la diretta protezione del Papa. Ultima fu Casalina, di proprietร  del monastero di San Pietro a Perugia.

 

Lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโ€™imperatore Carlo V

 

I lanzichenecchi infierirono sulla popolazione e portarono via tutto quello che li poteva sfamare e tutto quello che era di valore. Se ne andarono e fu la fame per i sopravvissuti. Poi cominciรฒ la peste, che non si diffuse in maniera drammatica come a Roma. Il merito era dovuto allโ€™involontario distanziamento sociale. Quei piccoli borghi erano lontani lโ€™uno dallโ€™altro, arroccati su colline e dossi che si guardavano a vista, per sicurezza e soprattutto per le rivalitร  politiche tra le due grandi famiglie. Gli abitanti erano pochi e, dopo il passaggio dei soldati, ne rimasero ancora meno. La peste ne portรฒ via pochi: si puรฒ dire che fu piรน benevola dei lanzichenecchi.
Per i piccoli borghi non era ancora finita. Dopo i lanzichenecchi, dopo la fame e dopo la peste, li attendeva unโ€™altra una terribile prova: la carestia. Se le pietre potessero parlare, quei borghi avrebbero storie terribili da raccontare. Adesso sono ancora lรฌ con i loro castelli e le loro mura, immersi nel silenzio della vecchia via Amerina. Immersi nel verde dellโ€™Umbria.

Bernardino di Betto, noto come il Pinturicchio, nasce a Perugia nel 1454 da Benedetto di Biagio, nel quartiere di Porta Santโ€™Angelo.[1] Probabilmente venne chiamato Pinturicchio a causa della sua statura minuta.

Fu lโ€™erede di una tradizione pittorica e miniaturista di rilievo che ha i suoi precedenti in Bartolomeo Caporali, Fiorenzo di Lorenzo e Benedetto Bonfigli. Il Pinturicchio spiccรฒ come uno degli artefici della grande stagione rinascimentale di riscoperta della classicitร : infatti sarร  tra coloro che si avventureranno nel sottosuolo romano, copiando gli affreschi della Domus Aurea, dando inizio al gusto del revival archeologico e contribuendo alla diffusione delle grottesche. Entrรฒ a bottega dal Perugino e collaborรฒ con il maestro a Roma, tra il 1481 e il 1482, realizzando due affreschi: il Battesimo di Cristo e la Circoncisione dei figli di Mosรจ nella Cappella Sistina.
Nel 1486 eseguรฌ le Storie di S. Bernardino che decorano la cappella Bufalini in S. Maria in Ara Coeli. Tali affreschi sono stati commissionati al pittore da messer Niccolรฒ di Manno Bufalini, avvocato concistoriale, per ricordare la vicinanza avvenuta tra la sua famiglia e i Baglioni di Perugia, proprio per merito di S. Bernardino.
A Roma venne in contatto anche con la pittura del Ghirlandaio e del Botticelli, i quali contribuirono alla sua formazione artistica. Nella seconda metร  del Quattrocento, lโ€™artista realizzรฒ una piccola ma deliziosa tempera su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e San Giovannino, conservata nel Museo del Duomo a Cittร  di Castello.

 

Madonna con Bambino e San Giovanni. Museo del Duomo. Cittร  di Castello

 

La piccola tavola raffigura Maria, Gesรน bambino, in piedi sulle ginocchia della madre e San Giovanni Battista, che sostiene la scritta Ecce Agnus Dei. Le tre figure sono luminose su ampio sfondo, con un linguaggio stilistico composto e severo.
Lโ€™artista rientrรฒ a Perugia il 14 febbraio 1495, stipulando, con i religiosi del convento di S. Maria degli Angeli a Porta S. Pietro, il contratto per la realizzazione del Polittico di S. Maria deโ€™ Fossi, ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Il contratto per lโ€™opera, ci รจ pervenuto e contiene dettagliatissime istruzioni circa la realizzazione dell’opera, che era destinata all’altare maggiore per la chiesa, detta dei Fossi. Il pittore era all’epoca allโ€™apice del suo successo, favorito da Papa Alessandro VI per il quale aveva appena concluso la grande impresa della decorazione dellโ€™appartamento Borgia.

 

Pala di Santa Maria dei Fossi. Dettaglio

 

Anche per la cornice lignea le prescrizioni dei religiosi furono precise ed essa venne realizzata a imitazione dell’architettura della facciata della chiesa. Il Vasari non vide lโ€™opera, sebbene essa venne ampiamente lodata dagli studiosi locali anche nei secoli successivi. La pala รจ oggi composta da sette pannelli principali; al centro campeggia la Madonna con il bambino e san Giovannino, affiancata dai santiย Agostino, vestito con un riccoย piviale eย Girolamo, vestito daย cardinaleย e con un modellino della chiesa in mano, forse la stessa Santa Maria degli Angeli. Sopra di essi due riquadri con l’Angelo annuncianteย e laย Vergine annunciata. Sullaย cimasaย campeggia ilย Cristo morto sorretto da due angeliย e laย Colomba dello Spirito Santo.
Nel 1497 vennero eseguiti gli affreschi per la decorazione della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Leonardo, immersa in un dolcissimo paesaggio lacustre tipico della scuola umbra.
Nel 1501 Pinturicchio realizzรฒ unโ€™altra delle sue opere migliori la cappella bella, ovvero la cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello. La decorazione venne commissionata dal priore Troilo Baglioni, poi vescovo di Perugia. Lโ€™impresa fu l’ultima commissione importante del Pinturicchio in Umbria, prima di partire per Roma e Siena.

Autoritratto Pinturicchio. Cappella Baglioni a Spello

Lโ€™impresa, come uso del il pittore perugino, venne condotta con notevole rapiditร  grazie all’utilizzo di una ben organizzata bottega, con lโ€™impiego di altri maestri che dipingevano su suo disegno. Tali affreschi recano la firma Bernardius Pictoricius Perusinus e rappresentano sulle pareti: lโ€™Annunciazione, lโ€™Adorazione dei Magi, Gesรน fra i dottori, nelle vele invece le quattro Sibille e un Autoritratto.
La libreria Piccolomini a Siena, del 1502, รจ lโ€™opera considerata il suo capolavoro assoluto: potente cromatismo, gusto del particolare, grande attenzione allโ€™aspetto decorativo, caratterizzano lโ€™intervento di Pinturicchio nella biblioteca fatta edificare nel 1495 dal cardinale Todeschini Piccolomini in onore di Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II.
Lโ€™ultima opera documentata dellโ€™artista รจ la Madonna in Gloria tra i Santi Gregorio Magno e Benedetto, per gli Olivetani della chiesa di Santa Maria di Barbiano presso San Giminiano. Fu Vasari, grazie a un aneddoto, a raccontare i suoi ultimi anni. Il pittore aveva trovato alloggio presso i Frati di San Francesco a Siena e chiese con insistenza di togliere dalla sua cella un cassone, ma durante il trasloco questo si ruppe rivelando il suo tesoro: cinquecento ducati dโ€™oro, i quali spettarono ai frati riempiendo il pittore di tristezza fino a condurlo alla morte.[2]
Lโ€™artista morรฌ lโ€™11 dicembre 1513 a Siena. Riposa nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio.

 


[1] Giorgio Vasari, Le Vite deโ€™ piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 493-531.โ‡‘

[2] Giorgio Vasari, Vite deโ€™piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, edizione commentata del 1878, vol. III, pag. 503-505.โ‡‘

ยซรˆ un vero piacere essere intervistati da un magazine umbro elegante come il vostro. Mi chiedevo poco tempo fa: “Chissร  quando farรฒ unโ€™intervista in Umbria!” Ed eccoci quaยป.

Raimondo Rossi, in arte Ray Morrison, รจ un fotografo e direttore artistico perugino che vive fra Perugia, Roma e Los Angeles. Dopo aver maturato diverse esperienze in numerose sfilate e backstage, oggi si dedica a lavori di styling, direzioni creative o fotogiornalismo.
ยซIn questo periodo seguo due progetti che sono volti a rompere alcuni stereotipi di bellezza. Purtroppo nella moda molte riviste propongono sempre la stessa zuppaยป. Per la sua eleganza รจ stato inserito fra le 10 icone di stile su NZZ Magazine.
Per questo e per molto altro, non poteva non finire tra le nostre eccellenze umbre!

 

Raimondo Rossi, foto by Alessandro Amico

Raimondo qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Il mio legame con lโ€™Umbria รจ molto forte, รจ quel luogo dove sono a casa anche in una strada che non conosco o in un bosco in piena notte. รˆ un legame che ricorda la forza degli arbusti o degli alberi della nostra regione: anche dopo un taglio, tornano con piรน energia di prima. Di certo non svanirร  mai.

Comโ€™รจ passato dalla laurea in matematica allโ€™Universitร  di Perugia al mondo della moda?

รˆ stato casuale. Mi รจ stato chiesto di indossare dei capi di uno stilista per degli eventi a Firenze e dopo quella settimana mi รจ stato detto da una giornalista: ยซRay ti vedo bene nel mondo della moda, sei semplice e interessante. Perchรฉ non inizi a far qualche foto e a prendere i pass per i backstage?ยป. Da lรฌ son partito, prima con un semplice blog e poi con collaborazioni per Asbo e FabUK, due riviste londinesi. Poi รจ stato un poโ€™ un crescendo, anche a livello interiore e di conoscenza delle mie attitudini e capacitร .

Vive tra Perugia, Roma e Los Angeles: dovโ€™รจ che si sente a casa?

A Los Angeles vado due volte lโ€™anno, ma mi fermo sempre un poโ€™ e mi sento molto a casa. Ormai sono sei anni che vado. Perugia รจ Perugiaโ€ฆ quindi, fra le tre, forse Roma รจ quella che ancora non sento mia.

Blogger, fotografo di reportage, modello e styling: quale di questi lavori preferisce? Cosa vorrร  fare “da grande”?ย ย 

Modello lo sono stato solo allโ€™inizio o per qualche collaborazione e non รจ una cosa che mi piace. Ora sto facendo lavori che si possono restringere a tre: fotogiornalismo, styling e direzione artistica (mi viene affidato un team che guido nella realizzazione del progetto fotografico o video, o per un evento). In questo periodo seguo due progetti che sono volti a rompere alcuni stereotipi di bellezza. Purtroppo nella moda molte riviste propongono sempre la stessa zuppa, cโ€™รจ bisogno di cose nuove ma valide.

Ha cambiato nome in Ray Morrison per essere piรน appetibile allโ€™estero? Ho letto che lโ€™Italia le va un poโ€™ strettaโ€ฆ

Ho cambiato nome allโ€™inizio semplicemente per un omaggio a Jim Morrison, anima travagliata ma complessa, e perchรฉ sono abbastanza affascinato dalla musicalitร  di alcuni nomi e cognomi anglofoni. Nellโ€™ultimo anno sono tornato anche a usare il nome vero. Ma capita a tutti, no? Abbiamo parti di noi che a volte non riusciamo a collegare, poi tutto si unisce e prende forma. Chissร  quante parti di me ancora devo capire e poi far lavorare con le altre. (ride)

Cโ€™รจ qualche personaggio a cui rifarebbe volentieri il look?

Tantissimi! (ride) Mi scoccia fare nomi, ma ce ne sono. Posso dire questo: qualunque persona famosa o no che vedo vestire sempre allo stesso modo, pur bello, non ha la mia stima. Credo che lo stile nel vestire sia un poโ€™ come per la bravura di un attore: un certo trasformismo che porti ogni volta a creare nuove armonie, siano esse hip hop style o un classico dandy style.

Quando era ragazzino e andava a scuola a Perugia era giร  un tipo attento alle mode? ย ย 

Assolutamente no. Zero. Non mi interessavano. Tuttโ€™ora non sono la mia principale passione, รจ un poโ€™ un gioco, che รจ soprattutto volto a dare un messaggio: tutti voi – tutti noi – possiamo creare dei modi di vestire interessanti, non importa lโ€™etร , il peso o lโ€™altezza. Ricordiamoci che anche nella moda a volte non sanno che inventarsi e fanno cavolate inguardabili.

Ci dia qualche consiglio: cosโ€™รจ che un uomo non dovrebbe mai indossare? E invece cosa รจ indispensabile nel suo guardaroba?

Non esistono regole, ogni guardaroba dovrebbe cambiare a seconda del peso, altezza ed etร , come ho detto prima. Un completo di Dior puรฒ essere disastroso per un red carpet, se su un corpo sbagliato o su un modo di camminare non giusto, o puรฒ essere il top. Comunque, a livello personale, nel mio guardaroba non mancano mai vari tipi di cappelli, anche sportivi, e occhiali. Riguardo a cosa un uomo non dovrebbe mai indossare, forse direi i collant (ma ci puรฒ essere qualche eccezione). Anche cose tradizionalmente poco usate, quali le gonne lunghe, posso dire che, in tipi alla Tiziano Terzani, sono okay. Una cosa che a me non piace sono anche le bretelle, ma a certi tipi possono star bene.

 

Raimondo Rossi, foto by Alessandro Amico

Da fotografo, se dovesse scattare una foto dellโ€™Umbria o di Perugia come la rappresenterebbe?ย 

Assisi, in una foto con una composizione importante. Via Maestร  delle Volte, in centro a Perugia, a ritrarre piรน elementi curvilinei possibili. E una composizione di volti di varie etnie, che peraltro ho fatto, a Umbria Jazz, per un magazine inglese. Perugia e la sua immagine devono rimanere piรน internazionali possibile.

Nel futuro di Raimondo cosa cโ€™รจ?

Nessun programma preciso, sicuramente un poโ€™ piรน di Los Angeles per lavorare in quellโ€™area che sta a metร  fra moda e costume. Mi piace la moda che rompe i volumi e nel cinema succede spesso. Voglio comunque rimanere indipendente e fare pochi lavori ma giusti. Non classici e che siano molto miei.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Quiete, natura e buon cibo. Ma non vorrei descriverla solo cosรฌ, come in parte appare nel Sensational Umbria di Steve McCurry. Metterei ancora piรน in evidenza lโ€™internazionalitร .

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

San Francesco e Assisi. Tutto il mondo, California compresa, deve qualcosa a lui. E questo รจ bellissimo.

ยซTornare in Umbria per me รจ come prendere una boccata dโ€™ossigeno. Amo questa regione e il suo ciboยป

Camilla Ferranti si sta facendo sempre piรน strada nel piccolo schermo. Dopo le partecipazioni in Incantesimo, Distretto di Polizia, Angeli e Diamanti, Don Matteo e lโ€™Onore e il Rispetto, sarร  il prossimo anno lโ€™antagonista di Barbara dโ€™Urso nella nuova stagione della fictionย La dottoressa Giรฒ. Nata a Terni, da anni vive a Roma, ma una parte del suo cuore resta legata allโ€™Umbria. Un cuore che da poco tempo รจ stato rapito dallโ€™attore Christopher Lambert. Una love story nata per caso sul set della fiction e della quale Camilla parla sussurrando, quasi con timidezza.

 

Camilla Ferranti, foto by Melissa Marchetti

Camilla, la prima domanda รจ di rito: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame di sangue, ci sono nata e cresciuta. Fino al liceo sono stata a Terni, poi lโ€™universitร  mi ha portato a Roma e lรฌ sono rimasta. I primi anni dopo aver lasciato la mia cittร  non sentivo il distacco, perchรฉ consideravo Terni una piccola realtร ; non ci stavo bene nemmeno per le mie ambizioni. Oggi torno sempre volentieri, apprezzo la cittร  e la regione: venire in Umbria รจ una vera e propria boccata dโ€™ossigeno.

Quindi torna spesso a Terni?

La mia famiglia vive lรฌ, per questo nei weekend o appena mi รจ possibile, torno in cittร , anche semplicemente per una cena: la cucina umbra mi manca molto.

Spesso gli umbri sono accusati di essere chiusi: lei vivendo fuori regione, percepisce questo?

Assolutamente no. Anzi, trovo che gli umbri siano un popolo molto aperto e alla mano. Sono accoglienti con le persone che provengono da fuori, cosa che non ho ritrovato nelle cittร  che ho girato per lavoro. Inoltre, lโ€™Umbria โ€“ anche con le sue pecche โ€“ รจ una regione dinamica e mi piace molto lโ€™idea che non abbia bisogno di chissร  quali grandi cose per star bene. Ultimamente mi sento molto nazionalista e legata alle mie origini, alla cultura e alla storia che ha lโ€™Italia: siamo un luogo e un popolo meraviglioso.    

A breve la vedremo nella serie La dottoressa Giรฒ con Barbara Dโ€™Urso: che ruolo ha?

Sono il direttore sanitario della struttura dove lavora la dottoressa Giรฒ che, in combutta con il primario del reparto, cerca di ostacolare i suoi piani: la dottoressa vorrebbe creare un centro dedicato alle donne che subiscono violenza โ€“ un tema tra lโ€™altro molto attuale โ€“ ma io, che rappresento la parte economica dellโ€™ospedale, penso soltanto ai soldi e ai miei interessi. In pratica sono la cattiva della serie.

Quindi รจ un personaggio negativo?

รˆ una donna che pensa solo alla carriera, รจ una pronta a tutto, che si mette sempre dalla parte del piรน forte e del potere. Non รจ certamente una che si fa mettere i piedi in testa: puรฒ sembrare una pedina, ma รจ una donna molto risoluta e sicuramente determinata. Avrร  anche una redenzioneโ€ฆ   

Si rivede in questa descrizione o lei รจ lโ€™esatto lโ€™opposto?

Sono anche io una donna determinata, ma non sono una carrierista: non sacrificherei mai la mia vita privata e non farei mai cattiverie per raggiungere i miei obiettivi. Giocare sporco non fa per me, sono una persona onesta e sto bene con me stessa se riesco a raggiungere i miei traguardi per merito e con le mie forze. Ciรฒ non toglie che se cโ€™รจ da giocare e combattere lo faccio tranquillamente. Sono attratta dal successo โ€“ lo ammetto – e sono molto ambiziosa, perรฒ gioco onestamente.     

Quando andrร  in onda la serie?

Non si sa ancora con certezza, ma probabilmente all’inizio del 2019.

Camilla Ferranti, foto by Melissa Marchetti

Questa esperienza televisiva le ha portato anche lโ€™amore, sul set ha conosciuto lโ€™attore Christopher Lambertโ€ฆ

Non parlo molto della mia vita privata, posso dire che cโ€™รจ una bella storia. รˆ stato un incontro inaspettato, non pensavo nemmeno che potesse accadere, io ero concentrata sul mio lavoroโ€ฆ ma le cose belle arrivano quando meno te le aspetti! 

Ho letto che vi sposerete il prossimo anno…

Non voglio dire nulla a riguardo.

Cosโ€™ha in cantiere Camilla per il futuro?

Ho diversi progetti lavorativi, sia nel cinema sia in televisione. Sono ancora top secret.

Tornando allโ€™Umbria, come la descriverebbe in tre parole?

Genuina, rude, vera.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Verde e tranquillitร .

ยซLโ€™Umbria? Il suo punto di forza รจ la concretezza e il carattere solido; la sua debolezza รจ la troppa chiusuraยป.

Giuliano Giubilei, perugino DOC, giornalista ed ex vicedirettore del Tg3, racconta la sua Perugia, dove รจ nato e dove ha mosso i primi passi da cronista di Paese Sera; la cittร  con la quale mantiene un forte legame, nonostante i quanrant’anni di lontananza: ยซVivo a Roma da tanto tempo, ma non dimenticherรฒ mai il vento di Tramontana in Corso Vannucci. Il rapporto con questi luoghi non si รจ mai interrotto: un perugino resterร  sempre un perugino, anche se vive da tanti anni in unโ€™altra cittร ยป.

Quindi non posso che farle come prima domanda: qual รจ il suo legame con questa regione?

Sono nato a Perugia e, nonostante non viva piรน in cittร  da circa quarant’anni, ho mantenuto un forte legame: ho un rapporto con questi luoghi che non si รจ mai interrotto. A Perugia ho avuto le mie prime esperienze, anche lavorative; ho avuto i miei primi amici e ho vissuto la mia formazione di uomo: dopotutto, quando sono andato via avevo venticinque anni. Chi nasce in Umbria resta umbro per sempre, anche se da anni vive in unโ€™altra regione: un perugino di nascita non diventerร  mai un romano dโ€™adozione.

 

Festiva delle Nazioni

Giuliano Giubilei sul palco del Festiva delle Nazioni

Lei รจ presidente del Festival delle Nazioni di Cittร  di Castello: che importanza hanno questo tipo di manifestazioni per la regione?

Sono importantissime, fanno conoscere lโ€™Umbria in Italia e nel mondo. Tre su tutte sono fondamentali: parlo di Umbria Jazz, del Festival dei Due Mondi di Spoleto e del Festival delle Nazioni di Cittร  di Castello. Sono le manifestazioni meno provinciali, che rendono il territorio vivo e che gli permettono di uscire dal confine e farsi apprezzare al di fuori. Il Festival delle Nazioni, ad esempio, punta โ€“ con la sua formula โ€“ a far conoscere musicisti internazionali dei quali, altrimenti, non avremmo potuto apprezzare la musica. Ogni edizione รจ dedicata a una nazione e questo permette di portare in Umbria artisti che altrimenti non sarebbero mai venuti. Il festival รจ anche molto frequentato da stranieri, che in estate abitano lโ€™Alta Valle del Tevere e tutta la regione.

Comโ€™รจ andata questa ultima edizione?

Un vero successo! Lo scorso anno abbiamo festeggiato i cinquant’anni con un numero di spettatori e dโ€™incassi da record. Beh, questโ€™anno รจ andata ancora meglio. La prossima edizione sarร  la dodicesima sotto la mia direzione e pensiamo di ospitare la Cina. In passato solo in due occasioni siamo usciti fuori dallโ€™Europa, ospitando Israele e Armenia. Con la Cina vogliamo espanderci ancora di piรน.

Cosa serve allโ€™Umbria per fare quel salto in avanti e togliersi la nomea di sorella minore della Toscana, sia in campo infrastrutturale sia in quello culturale?

Non trovo che lโ€™Umbria sia la sorella minore della Toscana, non รจ inferiore a nessunโ€™altra regione. La politica regionale ha investito molto nella cultura e nel favorire i vari festival ed eventi; ovviamente si puรฒ sempre fare di piรน. Per quanto riguarda le infrastrutture, il servizio ferroviario va sicuramente potenziato: Roma sembra lontanissima, in piรน โ€“ oltre al fatto che ci vogliono due ore e mezzo per raggiungerla da Perugia โ€“ alla stazione Termini il binario dโ€™arrivo si trova a 700 metri dal terminal. Qualche giorno fa sono venuto a Perugia con il treno; al ritorno ci hanno fatto scendere al binario est e ho fatto quasi un chilometro a piedi per arrivare alla metropolitana: praticamente รจ come se fossimo scesi a Orte (ride). Inoltre, si deve puntare a migliorare anche lโ€™aeroporto: lโ€™Umbria non si puรฒ isolare!

Con lโ€™occhio da giornalista, qual รจ il suo parere su Perugia e sulla regione? Quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze?

La sua piรน grande debolezza รจ la sua chiusura. Le racconto un aneddoto: mi sono laureato in Storia Contemporanea con la professoressa Fiorella Bartoccini, che era un nome prestigioso e un personaggio di spicco allโ€™Universitร  di Perugia. Un giorno mi disse: ยซSai che non sono mai stata invitata a cena da un perugino?ยป Questo รจ per far capire cosa intendo per chiusura. Lโ€™Universitร  stessa ha perso, nel corso degli anni, nomi di alto livello tra gli insegnanti. Tra i punti di forza invece cโ€™รจ il carattere concreto e solido degli umbri. I perugini, in particolare, non vogliono essere servi di nessuno. Si direbbe che non vogliono stare sotto padrone.

Ha qualche aneddoto legato al suo lavoro e a Perugia?

Vi racconto la mia super raccomandazione per iniziare a fare il giornalista. Nel 1973 sono entrato a Paese Sera: la testata aveva una sede locale e con me muovevano i primi passi in questo settore Lamberto Sposini, Alvaro Fiorucci e Walter Verini. Un giorno, mentre passeggiavo per Corso Vannucci, un mio amico mi disse: ยซMi hanno preso a lavorare come giornalista a Paese Sera ma a me non piace, non รจ che vuoi andare al mio posto?ยป Ovviamente, accettai al volo. Ecco la mia raccomandazione! Mi occupavo prima di cronaca giudiziaria, poi di politica comunale. Perugia, negli anni Settanta, era una cittร  molto vivace, piena di cultura; cโ€™era un rapporto stretto tra la comunitร  e gli stranieri presenti. Poi ha avuto un cambiamento fisiologico come tutte le altre cittร  italiane, ma deve tornare a ricoprire il ruolo di capoluogo di una regione importante, sia in abito culturale sia sociale.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Chi viene vuole sempre tornare, serena e con paesaggi modellati dallโ€™uomo.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Le mattine fredde, sferzate dalla Tramontana in Corso Vannucci.

Ilย  pittore inglese Graham Dean, plasma ยซmagnifiche modelle, atleti, incredibili feticisti del bondage, gemelli omozigoti, individui con imperfezioni fisicheยป usando i loro corpi come ยซveicoli dโ€™espressioneยป[1]. Attraverso i suoi incredibili e innovativi acquerelli, narra emozioni, idee e ricordi, giocando con i contrasti e con strati innumerevoli. Guardando ai suoi rossi, รจ facile immaginarsi le luminose tinte dellโ€™India, ma difficilmente potremmo credere che Dean sia stato ispirato anche dallโ€™Umbria.

 

Era il 1992 quando Graham Dean, nato a Birkenhead, nel Merseyside, venne in Italia per trascorrere sei mesi di soggiorno-studio alla British School di Roma. Aveva vinto un prestigioso premio โ€“ il Senior Abbey Award in Painting โ€“ e aveva sfruttato la possibilitร  offerta di vivere e visitare Roma e le cittร  circostanti. Da quel momento in avanti, lโ€™Italia gli entrรฒ nel cuore.
Durante le numerose visite fuori Roma, Graham visitรฒ la rinomata cittร  di Assisi e poi, sulla via del ritorno, si fermรฒ in una piccola cittadina sul Lago Trasimeno.
ยซNon sapevo niente dellโ€™Umbria, ma mi soffermai sul lago e sulle terre che lo circondano, chiedendomi come mai questo posto fosse un tale segreto. Perchรฉ era cosรฌ poco conosciuto?ยป afferma Graham. ยซUna volta tornato a Roma, giurai che un giorno sarei tornato per comprarvi una casa e, magari, uno studioยป.

Era solo lโ€™inizio: Graham Dean, che ha esposto in numerose personali in tutto il mondo, rimase cposรฌ folgorato dallโ€™Umbria che, adesso, possiede una casa-studio tra Migliano e San Vito, a circa 15 minuti da Marsciano. Torna in quella tenuta, circondata da campi e costeggiata dal fiume Fersenone, circa cinque o sei volte lโ€™anno.
ยซNello studio, lavoro sui progetti o sulle idee. Posso contare sulla gran quantitร  di tempo che ho, per pensare e riflettere. Mi sono accorto, nei quindici anni che possiedo la casa, che questo รจ lโ€™unico ambiente in cui posso rilassarmi completamente. Cโ€™รจ unโ€™atmosfera che รจ difficile da descrivere, a meno che non la si sperimenti in prima persona, e tutti quelli che vengono a farmi visita lo confermano. Cerco di non idealizzare troppo, so che per le persone che vivono qui โ€“ soprattutto i giovani โ€“ puรฒ essere difficile vivere serenamente, viste le difficoltร  economicheยป.

Come pittore del corpo umano, Graham Dean si รจ accorto che sta lentamente focalizzando la sua attenzione sullโ€™idea del paesaggio e sul senso dellโ€™altro che sia lui che i suoi amici sperimentano nella casa di Migliano. Sente che lโ€™Umbria come un territorio nuovo, da esplorare.
Quale sarร  il suo prossimo passo? Gli piacerebbe fare una grande mostra dei suoi lavori proprio qui, in Umbria, ma ancora attende proposte! Questo perchรฉ, nonostante numerosi giovani pittori abbiano cercato di agevolarlo, le istituzioni non lโ€™hanno fatto, il che ha portato a una situazione dโ€™impasse.
Ma chi lo sa? Scommettiamo che, presto o tardi, vedremo uno degli enormi e bellissimi dipinti di Graham Dean in uno dei nostri musei.

 


Fonte:ย www.grahamdean.com

 

[1] Adattamento di un articolo scritto da Galerie Maubert, Paris. Settembre 2011, in http://grahamdean.com/about/.โ‡‘

Strangozzi, stringozzi, strozzapreti, bringoli, umbricelli, bigoli, umbrichelle, lombrichelli, ciriole, anguillette, manfricoli: se mai vi capitasse di fare un giro nelle osterie umbre, sedendovi in quelle sale dalle rustiche atmosfere e addentrandovi nella lettura dei prelibati menu, vi accorgereste che nella sezione dedicata ai primi piatti campeggiano portate dai nomi evocativi quanto ambigui.

Foto via

Farina e acqua

Non รจ facile ricostruire la storia di un piatto dalle antiche origini, soprattutto nel caso in cui regni ancora indisturbata la confusione persino sul nome da attribuirgli, contaminato com’รจ dall’imprecisione propria della lingua parlata e dall’uso consuetudinario di alcuni termini piuttosto che di altri.

Ma andiamo per ordine: stiamo innanzi tutto parlando di un tipo di pasta fresca, rustica in quanto fatta a mano e dunque imprecisa, grossolana, la cui bontร  sta proprio nella ruvidezza della sua composizione. Le fonti concordano sulle origini povere di questo piatto, realizzato con acqua e farina di grano tenero. Ciรฒ che fa la differenza รจ perรฒ la forma che assume: ecco dunque che dallo stesso impasto nascono molti tipi di pasta, i cui nomi sono spessi confusi a causa di una somiglianza etimologica.

A Spoleto, ยซErti de stinarello e fini de cortelloยป

Foto via

Gli stringozzi di Spoletoโ€“ chiamati strangozzi a Terni, manfricoli a Orvieto, anguillette nella zona del lago Trasimeno, umbricelli a Perugia per la loro somiglianza con i lombrichi, o ancora brigoli, lombrichelli o ciriole โ€“ sono degli spaghetti piuttosto tozzi e grossolani, con una circonferenza di 3-4 millimetri e una lunghezza di circa 25 centimetri, arrotolati a mano sulla spianatoia. Come afferma il detto, nel momento in cuiย si stende la sfoglia, non bisogna assottigliarla in maniera eccessiva; si starร  attenti allo spessore solo in un secondo momento, quando col coltello la si taglierร  nel senso della lunghezza.
La cottura degli strangozzi deve avvenire in abbondante acqua, e bisogna star pronti a ripescarli nel momento esatto in cui vengono a galla.Vengono conditi con sughi al ragรน, con tartufo, con parmigiano o con le verdure.ย 
Senza dubbio, la preparazione piรน caratteristica รจ quella che tiene alto il nome di Spoleto – โ€œalla spoletinaโ€ appunto – in cui vengono esaltati dal gusto del pomodoro, del prezzemolo e dal peperoncino piccante.

Una bagarre linguistica

Foto via

Ciรฒ che รจ curioso, รจ che gli strangozziย per questa loro assonanza col verbo โ€œstrangolareโ€-vengano spesso confusi con gli strozzapreti, altra preparazione ottenuta dallo stesso semplice impasto di acqua e farina.

Sebbene i nomi vengano spesso usati in maniera intercambiabile, gli strozzapreti hanno una formato ben diverso dagli strangozzi (e dai loro omologhi): sono piรน corti e si presentano come delle listarelle di sfoglia arrotolate su sรฉ stesse, la cui forma assomiglia alle stringhe delle scarpe, un tempo fatte di tenace cuoio arricciato.

Qualcuno doveva pur finire per strozzarsi

La leggenda vuole che i rivoltosi anticlericali usassero le suddette stringhe per strangolare, ai tempi del dominio dello Stato Pontificio, gli ecclesiastici di passaggio. Non sembra un’ipotesi troppo remota, se consideriamo la continua lotta dei perugini contro l’ingerenza dello Stato Pontificio: episodi come la Guerra del Sale del 1540 o l’acceso anticlericalismo ottocentesco sfociato nelle Stragi di Perugia, ci fanno ben comprendere lo scarso amore della popolazione verso i prelati. Questi ultimi, infatti, oltre a riscuotere i tributi, erano notoriamente dei golosoni, sempre pronti a scroccare pasti alla povera gente.ย 

Foto via

Un’altra interpretazione vuole che gli strozzapreti fossero cosรฌ chiamati perchรฉ le massaie, costrette a dimezzare le porzioni ai loro cari per fare quella dei prelati, augurassero loro di strozzarsi con quello che mangiavano. Una variante รจ quella che vede le donne di casa maledire i preti per aver loro sottratto le uova come tributo, costringendole a fare una pasta โ€œpoveraโ€, composta solo di acqua e farina.
Un’ulteriore interpretazione โ€“ e conferma dello spropositato appetito della Curia – ci รจ data dal poeta Giuseppe Gioacchino Belli, maestro del vernacolo romanesco:

 

Foto via

Nun pรฒi crede che ppranzo che cciร  ffatto ย 
Quelโ€™accidente de Padron Cammillo. ย 
Un pranzo, chโ€™รจ impossibbile de dรญllo: ย 
Ma un pranzo, un pranzo da restacce matto. ย 
Quello perantro cโ€™ha mmesso er ziggillo ย 
A ttutto er rimanente de lo ssciatto, ย 
รˆ stato, guarda a mmรฉ, ttanto de piatto ย 
De strozzapreti cotti cor zughillo. ย 
Ma a pproposito cqui de strozzapreti: ย 
Io nun pozzo capรญ ppe cche rraggione ย 
Sโ€™abbi da dรญ cche strozzino li preti: ย 
Quanno oggni prete รจ un sscioto de cristiano ย 
Da iggnottisse magara in un boccone ย 
Er zor Pavolo Bbionni sano sano.ย 

(G.G. Belli, La Scampaggnata)ย 

 

 

 

Sembra dunque che l’eco degli stomaci affamati dei prelati si fosse propagata fino a Roma: il loro appetito era talmente smisurato da superare persino la difficoltร  che la particolare forma degli strozzapreti donava all’atto di mangiarli. Altro che strozzarsi: ci vuole ben altro che una zuppiera di strozzapreti per far passare l’appetito ad un religioso!

Un piatto sostanzioso

Foto via

Oggi, sebbene gli strozzapreti vengano prodotti a livello industriale, la lavorazione attuata con una trafila in bronzo li rende ruvidi come quelli fatti in casa, permettendo il completo assorbimento dei condimenti con cui vengono serviti. Tra le sinuositร  del suo profilo, infatti, i sughi si depositano e lรฌ restano, donando al palato una piacevole sensazione di consistenza e corpositร , cosรฌ come sono tutte le paste dal sapore antico.

  • 2