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I negozi e la cittร  in archivio

TITOLO: I negozi e la cittร  in archivio. Foligno tra Ottocento e Novecento

AUTORE: Giovanna Galli

PAGINE: 85

EDITORE: Folignolibri

ANNO: 2019

COSTO: 15 EURO

Lโ€™autrice del volume si รจ laureata in Restauro Architettonico all’Universitร  La Sapienza di Roma. Attualmente svolge la libera professione ed รจ iscritta nellโ€™Elenco degli esperti in Beni Ambientali e Architettonici della Regione Umbria.
La passione per la storia architettonica e urbanistica della sua cittร  lโ€™ha portata ad alcune pubblicazioni sullโ€™argomento come Piccola Guida Foligno dentro le mura, del 2014; Foligno cittร  romana vol. I โ€“ Ricerche storico urbanistiche topografiche della antica cittร  di Fulginia a cura di Giuliana Galli, di cui รจ co-autrice (Il Formichiere, 2015); Foligno cittร  romana vol. II โ€“ Dal Castrum alla Via della Quintana, dal tempio alla Cattedrale (Il Formichiere, 2016) di cui รจ co-curatrice e co-autrice con Giuliana Galli e Paolo Camerieri, fino a giungere allโ€™ultima pubblicazione, nella quale, dopo una meticolosa ricerca dโ€™archivio, รจ riuscita a ricostruire il passaggio e la trasformazione della cittร  di Foligno attraverso le attivitร  commerciali che si sono succedute. Come spiega nella prefazione, la molla che la spinge ยซรจ la conoscenza della cittร  e della sua storia, che deve essere usata per la sua conservazione attraverso una corretta progettazione che la tramandi al futuroยป.
Le trasformazioni principali nel tessuto urbano in Italia e, nello specifico, a Foligno, avvengono principalmente negli ultimi due secoli: a seguito dello sviluppo industriale, si cerca di dare un nuovo ordine ai quartieri risanando le pessime condizioni igienico sanitarie con nuove infrastrutture quali fogne e acquedotti. Inoltre, nascono nuovi sistemi di collegamento come quello ferroviario e stradale per le automobili: da qui la necessitร  di dotarsi di nuovi sistemi di pianificazione del territorio.
Il pregio di questa ricerca รจ evidenziare questa trasformazione attraverso un punto di vista insolito e generalmente trascurato dai trattati di urbanistica: le attivitร  commerciali. Queste โ€“ come spiegato dallโ€™autrice nellโ€™introduzione โ€“ ยซOltre alle funzioni puramente economiche, svolgono importanti funzioni sociali, costituendo un momento di contatto fra i cittadini e le comunitร  locali diffondendo le informazioni piรน recenti in materia di stili di vita, modelli culturali e attivitร  collettiveยป.
Il libro, partendo Dalla situazione generale della cittร  nei primi decenni del secolo, attraverso Le modificazioni del tessuto urbano, Gli interventi privati, I negozi che contribuiscono a cambiare lโ€™immagine della cittร  per finire allโ€™ultimo capitolo Da depositi a botteghe a moderni negozi รจ corredato da un importante apparato fotografico che comprende le immagini dei negozi e delle attivitร  con commercianti o artigiani al lavoro, i progetti con le modifiche da apportare presentati agli organi competenti, i rilievi, i regolamenti. Il tutto fornisce un preciso spaccato delle trasformazioni avvenute.
ยซForse perchรฉ in realtร  il negozio รจ un luogo privato in cui ogni esercente esprime la propria personalitร , dove mette in mostra i prodotti secondo una propria filosofiaยป conclude nellโ€™introduzione lโ€™architetto Galli ยซMa questo luogo privato diventa pubblico nel momento in cui si affaccia nella cittร , nel momento in cui si apre su facciate antiche rimaste per secoli chiuse ermetiche. I negozi, i loro spazi, i loro affacci, diventano quindi un pretesto anche per parlare di cittร , per parlare di quelle modificazioni che la cittร  ha subitoยป.

Ho sempre amato i film d’avventura. Quei film dove il protagonista trova una mappa del tesoro e parte alla scoperta di cittร  fantastiche nascoste tra foreste o montagne.

Sono stato sempre attratto dalla voglia di scoprire e mi buttavo a capofitto nella visione di film come All’inseguimento della pietra verde o I
predatori dell’arca perduta. Ci metto di mezzo anche i videogiochi, e come non innamorarsi di Lara Croft che risolveva misteri tra le antiche rovine in Tomb Raider?
รˆ un po’ cosรฌ che mi sono sentito quando mi sono ritrovato per la prima volta in questo gigantesco complesso industriale di inizio Novecento, stretto e abbandonato tra le montagne dell’Appennino umbro. Ero Michael Douglas che si muoveva tra le piante della giungla e allo stesso tempo ero Harrison Ford che evitava una trappola con il suo fedele cappello. Mi ero immerso completamente nella parte perchรฉ, complice il mio divagare con la mente e l’atmosfera che si respirava appena entrati, la sensazione era proprio quella.

 

Papigno

Foto di Giulio Rosi

 

Quello che si mostrรฒ davanti a me e ai miei amici era un alternarsi di piante ed edifici di inizio secolo che, scendendo, ci portavano nel cuore di quello che era il fulcro di tutta la centrale. Con quei vecchi ganci con le date in risalto – 1907 – funi d’acciaio e ponti, vasche e pozzi, edera e pietre, il complesso si allargava e mostrava tutti gli stabilimenti costruiti successivamente. Grandi, imponenti, abbandonati a se stessi. Ogni volta che entro in un posto cosรฌ ho sempre la stessa sensazione: mi sembra che il tempo si sia fermato improvvisamente e che tutto ciรฒ che c’era intorno sia fuggito all’improvviso. รˆ per il fatto che sedie, tavoli, fogli di carta con date, numeri, nomi, sono lasciati lรฌ come se un giorno io mi alzassi dalla mia scrivania e me ne andassi per sempre.

 

Foto di Giulio Rosi

Ed era cosรฌ anche lรฌ, con la potenza visiva che la stanza delle turbine riuscรฌ a trasmettermi con la sua struttura a V, i macchinari spolpati dai ladri di metalli, i suoi inquietanti graffiti che perfettamente si incastonavano, rendendo il tutto una sorta di tempio decaduto della modernitร .

 

Foto dell’autore

Papigno

Foto dell’autore

 

Ma lo stupore piรน grande, quello capace di disorientarmi completamente e di scuotermi, fu quando entrammo nei capannoni centrali. Questi, dei padiglioni giganteschi sicuramente piรน recenti rispetto al resto della centrale, ospitano da decenni diversi set cinematografici, tra
cui spiccano su tutti quelli della Vita รจ bella e Pinocchio. Per un appassionato di cinema come me trovare un intero paese dei balocchi, con le sue giostre, le sue case appariscenti, i volti dipinti di donne e uomini in vestiti sontuosi, le chiese vuote di legno e le case popolari dipinte a mano, รจ stato un immenso stupore. Un meccanismo svelato di quello che รจ il cinema, di quel cinema costruito a mano a cui normalmente non pensiamo. Le scenografie immense, come la stazione dei treni che arrivava fino in cima al capannone, alta oltre dieci metri e piena di polvere.

 

Foto dell’autore

Foto dell’autore

 

Girando lรฌ e scattando le mie foto in un religioso silenzio, ho pensato alla storia di quel posto. Sapevo dell’esistenza di un progetto voluto da piรน parti che voleva un prestigioso studio cinematografico qua in Umbria. Ci si รจ provato per piรน anni: prima Benigni, poi la stessa Cinecittร , che ha investito per costruire gli Umbria Studios, ma ora avevamo tutto ciรฒ di fronte a noi, tra polvere e incuria.
La sede degli studios รจ composta da palazzi nuovissimi, costruiti sempre all’interno del complesso. Entrando lรฌ non si respirava la stessa aria decadente di prima, non c’erano macerie sparse o vetri rotti, solo mobili vuoti e fogli sparsi ovunque. Non รจ stato difficile imbattersi in sceneggiature lasciate lรฌ, vestiti di scena o schede di gente che voleva fare l’attore. I loro visi, le loro esperienze pregresse, le loro speranze racchiuse in fogli gettati a terra all’interno di quel posto dimenticato.
Prima di andarmene chiesi agli altri di ripassare un attimo all’interno del paese dei balocchi. Ho ripensato di nuovo al sogno di creare qualcosa d’importante e poi ho visto l’edera che filtrava dalle fessure sul cemento.
Me ne sono andato cosรฌ. Tornandomene a casa ho ripensato poi – sempre rimanendo in campo cinematografico – ai film d’avventura che tanto mi piacciono. Ho riflettuto sul fatto che anche loro, i grandi esploratori, ogni volta alla fine del film se ne tornano a casa con nulla.
Trovano la cittร  fantastica e poi, una volta lรฌ, devono fuggire e abbandonarla senza avere la possibilitร  di farla conoscere al mondo.
Un senso d’incompiuta meraviglia: era questo che, facendo le dovute proporzioni (mi manca il cappello di Indiana Jones), provavo anche io nella mia auto mentre me ne tornavo a casa.

 

Foto dell’autore

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