Alla scoperta dell’artista toscano e della Pala di Sant’Onofrio conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia.
Luca dโEgidio di Ventura, noto come Luca Signorelli, nacque nel 1450 a Cortona, piccolo ma ricco centro al confine tra Toscana e Umbria. Gli artisti fiorentini influenzarono la sua formazione fin da giovane, specialmente Piero della Francesca, di cui fu allievo. Da Piero Signorelli apprese le nozioni prospettico-matematiche, ma ben presto elaborรฒ un proprio stile; Giovanni Santi, padre di Raffaello, descrisse lโanimo del pittore in unโepigrafe: ยซel cortonese Luca de ingegno et spirto pelegrinoยป, come sinonimo di eccentrico e ingegnoso.
Decisivo, per la sua maturazione artistica fu il contatto con Andrea del Verrocchio, titolare della bottega presso la quale si erano formati artisti come Leonardo, Botticelli, Ghirlandaio e Perugino. ร proprio in questo periodo che il Signorelli instaurรฒ con il Divin pittore uno stretto rapporto, tanto da condividere con lui il cantiere della Cappella Sistina.
Pala di Sant’Onofrio, olio su tavola di Luca Signorelli, 1484
Probabilmente fu proprio il Perugino a introdurlo a Perugia: qui il vescovo Jacopo Vagnucci, anche egli cortonese, gli commissionรฒ la Pala di SantโOnofrio, conservata nel Museo del Capitolo della Cattedraledi San Lorenzo. Lโiconografia รจ quella della sacra conversazione: la Vergine seduta su un alto trono legge le Sacre Scritture, mentre il Bambino reca in mano un giglio simbolo di verginitร e purezza, lo circondano due angeli, uno dei quali accorda un liuto, SantโOnofrio e San Ercolano, protettori di Perugia.
Lo stile di Signorelli รจ caratterizzato da una grande attenzione allโanatomia e al movimento; nella sua arte tutto รจ corporeo, dalla rappresentazione dei personaggi al paesaggio reale. Le sue figure sembrano essere inserite in una rappresentazione teatrale e coreografica, soprattutto nelle raffigurazioni piรน complesse.
Il pittore ricevette importanti commissioni a Perugia e Firenze, ma si dovette allontanare da questโultima dopo la morte di Lorenzo il Magnifico avvenuta nel 1492. Nel 1502, secondo il racconto di Giorgio Vasari, perse suo figlio a causa della peste che infuriava a Cortona; sconvolto dalla perdita, il pittore ritrasse il corpo esanime del figlio: ยซcon grandissima costanza dโanimo senza piangere o gettar lacrima, per vedere sempre che volesse, mediante lโopera delle sue mani quella che la natura gli aveva dato e toltoยป. Secondo alcuni storici il corpo del figlio รจ stato ripreso per la raffigurazione del Cristo morto di Cortona.
Al pittore vennero riconosciuti importanti investiture nella politica cortonese, grazie alle quali potรฉ instaurare rapporti con celebri e potenti famiglie come i Piccolomini e i Petrucci di Siena e i Vitelli di Cittร di Castello. Fatale gli fu una caduta da un ponteggio mentre stava lavorando che lo portรฒ alla morte nel 1523.
La regista romana di origini umbre chiude la sua trilogia cinematografica con la Santa di Assisi, una donna che lotta per ottenere quello che vuole e rompe gli schemi dellโepoca.
La storia di una ragazza che ha rivoluzionato il mondo. La storia di una ragazza che รจ diventata santa. Susanna Nicchiarelli, romana di nascita ma umbra di origine,ย ha portato sullo schermo la vita della Santa dโAssisi con il film Chiara.
La pellicola โ la quinta della regista โ conclude una trilogia dedicata a tre donne ยซdisturbantiยป, come lei stessa le definisce; tre donne legate a degli uomini dai quali faticano a emanciparsi: Nico (vero nome di Christa Pรคffgen ex musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground), Eleanor Marx (figlia di Karl Marx), e appunto Chiara – lโeccellenza femminile piรน importante dellโUmbria โ legata a Francesco.
Non potendo intervistare Chiara (per ovvie ragioni), ho parlato di lei con Susanna, che nello scrivere la sceneggiatura lโha studiata e scoperta in ogni suo aspetto. Il film racconta la storia di una diciottenne ribelle che lascia la famiglia per unirsi al suo amico Francesco: da quel momento la sua vita cambia per sempre, non si piegherร alla violenza dei famigliari, e si opporrร persino al Papa: lotterร con tutto il suo carisma per sรฉ e per le donne che si uniranno a lei, per vedere realizzato il suo sogno di libertร .
Susanna Nicchiarelli. Foto di Matteo Vieille
Susanna, come prima domanda le chiedo: qual รจ il suo rapporto con lโUmbria?
Mio padre รจ originario di Tavernelle. Io torno spesso in Umbria, ho una casa e sono molto legata a questa terra. Ho un ottimo rapporto anche con tutta la rete dei cinema e dei festival umbri. Spesso li sento, quando sono nei paraggi passo a trovarli e presento i miei film; รจ una realtร molto bella, con persone che amano veramente il cinema.
In Umbria โ a Bevagna – ha girato anche alcune scene del suo ultimo film โChiaraโโฆ
Nella piazza di Bevagna รจ ambientata la scena in cui le donne vengono chiamate da Chiara. Il resto del film, per motivi scenici, รจ stato girato a Tuscania: lรฌ si รจ potuto ricreare il paesaggio medioevale e le chiese pre-francescane. Ad Assisi tutto questo non era possibile.
โChiaraโ fa parte di una trilogia di donne da lei raccontate โ insieme a โNico 1988โ e a โMiss Marxโ – che si scontrano con gli uomini che hanno nelle loro vite: ce la fanno veramente a staccarsi da loro?
Piรน che emanciparsi, rivendicano un posto in una societร di uomini. Tutti e tre i film raccontano il loro rapporto con loro: Nico con il figlio, Miss Marx con il padre e il marito e Chiara con Francesco e il Papa. Quello di Chiara รจ forse il rapporto piรน politico con un potere maschile.
“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula
ร una donna che ha saputo portare avanti le sue idee e ha sempre ragionato con la propria testa, non cosรฌ scontato nel 1200โฆ
Lei, come Francesco, vuole restare dentro la Chiesa, quindi modula la sua battaglia in modo da poter fare ciรฒ, ma allo stesso tempo cambiare le cose. Il centro della loro lotta รจ la povertร , e Chiara riesce nel suo obiettivo, creando un ordine di donne povere: una cosa senza precedenti. Quello che ottiene รจ molto importante dal punto di vista simbolico, perchรฉ fino ad allora gli ordini femminili erano protetti e dovevano avere possedimenti; i monasteri erano luoghi di ricchezza e gerarchizzati, lei invece fa nascere un ordine dove tutte sono uguali e ugualmente povere. Per arrivare a questo perรฒ รจ costretta ad accettare la clausura che lei non voleva.
Si รจ fatta unโidea del rapporto che cโera tra Chiara e Francesco?
Trovo che sia stato un rapporto molto femminile. Lui a un certo punto รจ costretto ad abbandonarla perchรฉ non puรฒ creare un ordine misto, ma poi torna a morire fra le sue braccia. Cโรจ stata sempre una forte dipendenza di Francesco nei confronti di Chiara, perchรฉ lei era solida. Una soliditร che si manifesta anche nella comunitร che costruisce, che รจ molto unita e compatta, a differenza di quella dei francescani che si falda. Vivono due sviluppi diversi di una stessa idea.
“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula
Che penserebbe dellโItalia del 2023?
Chiara sarebbe sicuramente orgogliosa della posizione che hanno conquistato le donne nella societร di oggi, anche se cโรจ ancora tanta strada da percorrere. Lei chiedeva semplicemente una paritร , di poter fare quello che era concesso a Francesco, indipendentemente dal suo essere donna. Era una richiesta molto semplice, a tal punto da essere spiazzante. Sicuramente perรฒ, lโabbondanza e il consumismo sarebbero le prime cose che criticherebbe, sia lei sia Francesco. Cosรฌ come il nostro rapporto con il denaro, con la ricchezza e con il superfluo: loro hanno dimostrato come si puรฒ andare allโessenziale e si puรฒ aiutare lโaltro, il diverso. Francesco รจ stato il primo a parlare di un rapporto inclusivo e di ascolto con le altre culture, di confrontarsi con lo straniero non per convertirlo, ma per un dialogo e uno scambio di idee. E anche Chiara era in quella linea. Cโรจ ancora tanta strada da fare per le battaglie che hanno iniziato a combattere loro.
Per certi versi sembra che dal 1200 non sia passato troppo tempo, anche per quanto riguarda lโimmagine della donnaโฆ
Ancora oggi nel cinema, nella televisione, nella pubblicitร e nella societร lโimmagine della donna che viene promossa รจ unโimmagine che non deve disturbare. Quando diventa disturbante, quando rompe gli schemi, viene accettata con fatica. Penso ad esempio alle donne che non vogliono figli. Chiara, come Eleanor Marx e Nico sono figure femminili disturbanti anche per il femminismo, perchรฉ hanno difficoltร a staccarsi dagli uomini e quindi ci costringono a uno sguardo critico anche sullo stesso processo di emancipazione. Posso dire che non sono certo film celebrativi, anzi sono molto problematici.
Ha in programma altre pellicole che raccontano figure femminili?
Essendo una donna รจ ovvio che quando scrivo le sceneggiature i miei occhi e il mio punto di vista sul mondo ci sono e ci saranno sempre, ora perรฒ mi voglio dedicare a qualcosa di diverso. Con loro credo di aver chiuso un discorso. Magari piรน avanti chissร .
“Miss Marx” by Emanuela Scarpa – Vivo film, Tarantula
In โChiaraโ si parla in dialetto, come mai questa scelta?
Ho voluto tantissimo il dialetto per rendere i personaggi piรน reali. Tante volte nei film ambientati nel passato, gli attori parlano un italiano molto forbito, che perรฒ non รจ veritiero. In Chiara si parla un codice molto simile a quello usato da Francesco nel Cantico delle Creature. Lโelemento linguistico fondamentale della rivoluzione francescana e per me era importante che fosse rispettato.
Con Marco Bellocchio ha scritto il film โRapitoโ: aveva giร scritto qualcosa con lui? Comโรจ andata?
Lo conoscevo, ma non avevo mai lavorato con lui. Mi sono molto divertita perchรฉ รจ stato un lavoro di ricerca ed รจ stato bellissimo poter entrare nella testa di Marco e scrivere il film che lui si immaginava. Ho imparato tantissimo.
Ha vinto un David di Donatello come sceneggiatrice per โNicoโ e un Nastro dโArgento sempre come sceneggiatrice per โRapidoโ: due premi molto importanti. Di quale รจ piรน orgogliosa?
Il David per Nico รจ stato un riconoscimento molto importante. ร una sceneggiatura poco tradizionale che ho scritto da sola, ci tengo particolarmente.
“Nico, 1988”. Foto by Dominique Houcmant
Quali sono i suoi progetti futuri?ย
Sto lavorando a una serie che andrร in onda su Rai Uno. Racconta la storia di alcuni bambini che aiutano i partigiani in montagna. Lโho girata questa estate in Val di Susa, e posso dire che la montagna non fa per me โ sono piรน tipo da campagna (ride). ร stata comunque una bellissima esperienza: girare in quei paesaggi รจ difficile ma molto affascinante, cosรฌ come lo รจ stato raccontare la Resistenza.
Per concludere, come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Hirohiko Shoda, in arte Chef Hiro, dal Giappone รจ arrivato in Italia nel 2006 e da qualche mese si รจ traferito in Umbria, a Casteltodino. Con lui ha portato nella nostra regione la cultura della sua terra.
Hirohiko Shoda, conosciuto come Chef Hiro, ha lasciato il Giappone nel 2006 โ dove perรฒ torna spesso a trovare la sua famiglia โ per trasferirsi in Italia, dove da qualche mese vive con la moglie a Casteltodino (in provincia di Terni). ยซFinalmente possiamo immergerci in una dimensione piรน semplice, pulita, goderci la natura e il buon cibo, fonti di ispirazione continua per il nostro lavoro di creativiยป. Oramai lโUmbria รจ un luogo che gli appartiene e che vive quotidianamente, essendosi integrato alla perfezione con la nostra terra. Con grande disponibilitร , ha risposto alle nostre domande dove Giappone e Umbria โ anche se apparentemente lontane – si uniscono in un intreccio di cultura e sapori.
Lo abbiamo giร visto nella trasmissione Ciao, sono Hiro su Gambero Rosso Chanel, al programma La Prova del Cuoco e su Radio Deejay รจ spesso ospite del Trio Medusa. Il suo talento si esprime anche in diversi libri di cucina, tra cui Washoku, lโarte della Cucina Giapponese e Hiro Cartoon Food.
Chef Hiro
Il poeta uruguaiano Mario Benedetti scriveva che รจ ยซgrazie ai sentimenti che diventiamo consapevoli di essere noi stessiยป. Nel suo libro, Hiro Cartoon Food, lei racconta sรฉ stesso e la cucina giapponese attraverso emozioni e sentimenti. Ci puรฒ spiegare il perchรฉ di questa scelta?
Dopo tanti anni nellโalta ristorazione stellata, sia in Giappone sia in Italia, dopo alcuni anni di lavoro come docente in varie accademie e soprattutto dopo lโuscita del mio libro Washoku, lโarte della Cucina Giapponese (edito da Giunti, manuale completo sulla cucina e la cultura giapponese tradizionale), ho sentito il bisogno di evadere un poโ dal mio ruolo istituzionale di Ambasciatore Ufficiale della cucina giapponese in Italia e ritrovare i ricordi della mia infanzia, recuperare e rivivere alcune emozioni lasciate in disparte da alcuni anni. Riconoscendo quelle emozioni del passato si puรฒ dare completezza alla propria vita di adulto e soprattutto si puรฒ apprezzare lโaffetto e la condivisione da parte di tante persone con lo stesso vissuto, al di lร della nazionalitร di origine.
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Tra le ricette del suo cuore ce nโรจ una in particolare alla quale รจ piรน legato? Perchรฉ?
Io cito sempre i dorayaki, i famosi pancake giapponesi, che gustavo sempre da bambino dopo la scuola, a merenda, con gli amici o insieme a mio fratello e a mia sorella. Questo dolcino, semplicemente buono, รจ molto popolare in Giappone e compare in tantissimi anime, manga e film, come il gattone spaziale Doraemon o la dolce signora del film Le ricette della signora Toku. Non รจ solo un dolce, ma un simbolo di famiglia e di affetto.
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Nel libro la presentazione dei piatti รจ ispirata alle piรน popolari serie manga e anime giapponesi: quali sono i suoi manga e anime preferiti e in particolar modo quale tra i film di animazione dello Studio Ghibli genera in lei piรนใใญใใญ.
Eh sรฌ, ใใญใใญ in giapponese si pronuncia doki doki, รจ unโespressione onomatopeica che si puรฒ tradurre con bum bum, come il battito del cuore delle prime emozioni, della trepidazione giovanile, che io ho voluto associare alla consistenza tenera e soffice dei dolci giapponesi. Ogni capitolo del mio libro Hiro Cartoon Food (edito Mondadori) รจ legato a una di queste onomatopee che in realtร rappresentano uno stato dโanimo, una sensazione, un sentimento, spesso suscitati anche dai suoni del cibo, oltre che dellโanima. Tutte le opere dello Studio Ghibli, in particolare quelle del grande maestro Hayao Miyazaki, si fondano su tematiche universali che accomunano tutti gli uomini e vanno oltre, nella fantasia, nel mondo onirico ed epico, fino allโaldilร . E anche il tema del cibo รจ ricorrente e molto potente, simbolo di un quotidiano che trascende in qualcosa di piรน intimo e recondito. In Giappone fin da piccoli, a scuola, si trasmettono le opere dello Studio Ghibli, che sono molto piรน di un film dโanimazione, ma strumenti didattici e culturali che insegnano valori e principi sempre attuali e sempre validi, in ogni epoca storica e in ogni Paese del mondo.
Hiro Cartoon Food e Washoku
Il suo viaggio in Italia รจ iniziato nel lontano 2006, in Veneto; che cosa lโha portato in Umbria? Per Hirohiko Shoda cosa rappresenta questa regione? E per Chef Hiro?
Sono arrivato in Italia nel lontano 2006, ormai sono oltre 17 anni, tanto tempo! Il primo accesso รจ stato per motivi di lavoro, per collaborare con lo chef de Le Calandre di Padova, ristorante tre stelle Michelin. Dopo circa 7 anni, ho conosciuto la mia compagna Letizia che mi ha fatto capire che il lavoro รจ fondamentale e va rispettato e tutelato, ma che cโรจ anche altro da preservare, la salute innanzitutto e gli affetti piรน cari che nel tempo, presi da una vita impegnata h24, si trascurano, si perdono. E la stessa scelta di vita lโabbiamo percorsa insieme qualche mese, trasferendoci da Roma in Umbria, dove finalmente possiamo immergerci in una dimensione piรน semplice, pulita, goderci la natura e il buon cibo, fonti di ispirazione continua per il nostro lavoro di creativi. Oggi posso dire che Chef Hiro e Hirohiko Shoda sono la stessa persona, il mio lavoro รจ perfettamente integrato nella mia vita, e la mia vita รจ stimolo e carburante per la mia professione.
In questa ricerca gastronomica, le รจ capitato di testare dei sapori umbri che in qualche modo le hanno ricordato la sua terra dโorigine?
Ovviamente sto testando tutto, piano piano voglio scoprire nel dettaglio le varie produzioni e toccarle da vicino, i prodotti umbri hanno storia e radice profonda, come la vecchia quercia che protegge la mia casa, e questa bellezza di tramandare sapori e cultura รจ unโusanza molto tipica anche in Giappone. In particolare, io sono nato nella Prefettura di Nara, lโunica regione del Giappone che non รจ toccata dal mare, proprio come la Regione Umbria, il cuore verde dโItalia.
Ci sono delle affinitร tra Giappone e Italia nel rapporto col cibo?
Sรฌ, molte, soprattutto nellโaspetto di condivisione del cibo con le persone care, e lโoffrire il cibo come gesto dโamore e di cura.
Se dovesse descrivere sรฉ stesso con un piatto quale sceglierebbe?
Ormai รจ molto difficile rispondere a questa domanda perchรฉ ho vissuto metร della mia vita in Giappone e lโaltra metร in Italia, continuo a viaggiare molto e a scoprire le bellezze gastronomiche che ogni Paese del mondo offre, quindi non saprei piรน fare una scelta. Lโimportante per me รจ che un piatto contenga un messaggio, anche piccolo o invisibile, ma che abbia sempre qualcosa da dire, da raccontare, da tramandare.
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Grazie alle diverse trasmissioni che ha fatto a partire da Ciao, sono Hiro, abbiamo avuto modo di constatare la sua passione per la natura, la musica e lโarte in generale, fondamentali nel processo creativo dal quale nascono i suoi piatti. In che modo lโUmbria riesce ad ispirarla nelle sue creazioni?
In Umbria posso finalmente godermi il silenzio della natura, che in realtร รจ un silenzio solo apparente, ricco invece di suoni, rumori, urla, sibili, canti, crepitii, fruscii, molti dei quali ricordano proprio i rumori e i suoni della cucina, ad esempio mentre si frigge o si cuoce alla brace. DellโUmbria amo proprio il fuoco, la brace, le lunghe cotture, tutti metodi antichi molto vivi e presenti anche nella cucina giapponese autentica, spesso erroneamente collegata soltanto alla cruditร degli ingredienti.
Da quella trasmissione a oggi, comโรจ cambiato il suo rapporto con i social?
Nel 2014, quando ho debuttato in tv, i social non erano cosรฌ presenti nella nostra quotidianitร , erano principalmente mezzi di evasione, di distrazione, di svago. Oggi si sono trasformati, per molti sono anche un mezzo importante di comunicazione e di lavoro, ma, come in tutte le sfere della vita e del lavoro, occorre sapere trovare il giusto metro di utilizzo, tenere la distanza necessaria senza farsi sopraffare. Io personalmente condivido e amo molto comunicare sui social, mostro me stesso senza grandi filtri, ma alcune cose in particolare, come eventi personali o dolori, preferisco lasciarli nella mia sfera privata. Lโaspetto negativo dei social รจ non essere regolamentato e disciplinato. Non รจ possibile dire e fare tutto perchรฉ siamo in una sfera virtuale. Il virtuale oggi esiste, ed รจ molto piรน materiale di quello che sembra. Io credo che il rispetto e lโeducazione, la civiltร e la discrezione (aspetti fondamentali della mia cultura dโorigine) vadano sempre garantiti, tutelati e preservati. Lโessere un personaggio pubblico non equivale ad essere un pungiball, tutti si possono esprimere liberamente, ma sarebbe preferibile intervenire se si ha veramente qualcosa da dire, altrimenti a volte รจ meglio tacere e investire il tempo ad osservare, studiare e magari migliorarsi.
Chef Hiro al corteo storico di Casteltodino
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Di traguardi nella vita ne ha raggiunti tanti, come la nomina del MAFF Japan nel 2019 di Ambasciatore della Cucina Giapponese in Italia. Ci sono ancora dei sogni nel cassetto che vorrebbe realizzare?
Sono giร molto contento e realizzato, il vero sogno รจ non perdere mai lโentusiasmo e la voglia di imparare e di conoscere.
Cosa le manca di Nara, antica capitale del Giappone e patrimonio UNESCO, nonchรฉ sua cittร dโorigine?
La mia famiglia, ma fortunatamente torno spesso in Giappone e riesco a non sentire troppo la distanza.
Cโรจ qualche appuntamento in programma per i nostri lettori che avrebbero piacere di incontrarla?
Sto scrivendo il nuovo libro insieme a Letizia, e siamo entrambi felici di aver aspettato di completarlo proprio in Umbria, nella nostra nuova casa, ricca di ispirazioni e buone vibrazioni. Speriamo che lโUmbria ci porti fortuna e tanta serenitร .
I piccoli artigiani sono le persone che tramandano unโarte che altrimenti andrebbe persa. A Massa Martana hanno imparato la tecnica della cartapesta leccese per fare i presepi. A Poggio del Papa sono scesi da Bergamo per coltivare i fiori tintori. A Santa Maria degli Angeli si tramanda lโarte millenaria del pizzo chiacchierino.
La societร di oggi vuole tutto subito e in grandi numeri, invece lโarte artigiana รจ rimasta manuale e lenta e si prepara un pezzo alla volta. Sono andata a Santa Maria degli Angeli alla scoperta dei gioielli di filo, cioรจ di monili fatti con un pizzo lavorato a puntochiacchierino. Il pizzo รจ una tecnica che crea qualcosa dal nulla come quando si lavora la lana o il cotone con lโuncinetto o i ferri da maglia. Da un filo esce una magia. Il pizzo a punto chiacchierino รจ composto da archetti, cerchietti e pippiolini che si susseguono a formare la cosa voluta. Si usa come bordura o al centro di una tovaglia, come colletto o sulla scollatura di un vestito. Lโapplicazione su tovaglie, lenzuola, vestiti, tende, centrini ecolletti non รจ piรน di moda. Adesso non si passano anni a preparare il corredo di nozze. Anche Burano, isola della laguna veneziana famosa per i merletti a tombolo, sta importando lavori simili dalla Cina.
La tecnica di Francesca Scalzo
Dโaltra parte le ricamatrici sono poche e non sono in grado di accontentare i milioni di turisti che invadono lโisola tutto lโanno. Il tombolo รจ un lavoro lento, preciso e di conseguenza molto caro, i turisti invece vanno di corsa e vogliono spendere poco. Il merletto a punto chiacchierino รจ difficile e richiede una grande destrezza. Non si fa con lโago ma con lโaiuto di una spoletta e del filo di cotone ritorto. Il pollice e lโindice di una mano reggono la spoletta, mentre il filo passa tra le dita dellโaltra mano. La spoletta passa veloce tra i fili facendo dei nodi piccolissimi che non si snodano piรน. Ogni errore รจ immodificabile e comporta la perdita totale del lavoro.
Lungo il filo, a volte, vengono aggiunte delle perle di ogni tipo che si fanno scorrere fino al punto voluto per decorare e rendere piรน prezioso il lavoro. Francesca Scalzo ha imparato questa tecnica da bambina, frequentando le suore salesiane di Bianchi nellโalta Sila cosentina e lโha esportata in Umbria. Mi diceva che per fare questo lavoro ci vuole una grande manualitร che lei ha sempre avuto ma presa dallโinsegnamento e dalla cura delle figlie e della casa le rimaneva poco spazio per i pizzi. Allora ha pensato di fare delle cose piccole come bracciali, orecchini, collane semplici o abbellite da pietre dure. Francesca vende le sue creazioni ai mercatini e soprattutto ai mercatini antiquari. Ha scelto le atmosfere antiche perchรฉ il punto chiacchierino ha una storia millenaria. Pare che ne siano state trovate tracce tre le pitture dellโantico Egitto.
Poi cโรจ stato un sonno lungo secoli ed รจ rispuntato fuori nei secoli del barocco e del rococรฒ. Le grandi dame sono state ritratte con in mano la spoletta e il filo e i loro vestiti mostrano una scollatura ornata proprio dal pizzo chiacchierino. Le nobili dame passavano il tempo nei salotti tra filo, spoletta e chiacchiere, da cui il nome. Naturalmente la dama non poteva usare una spoletta qualsiasi, ma solo un gioiello che poteva essere dโoro o argento e ornato con pietre preziose. La spoletta che usa la signora Francesca รจ modestamente dโalluminio.
ยซNei nostri territori cโรจ stato un profondo cambiamento generazionale, sociale e anche politico. Sono cambiati i protagonisti della vita pubblica ed รจ mutato lโorizzonte culturale; tuttavia รจ rimasto intatto il cuore verde e spirituale di questa regioneยป.
Cardinale Gualtiero Bassetti
Il cardinale Gualtiero Bassetti รจ andato in pensione la scorsa primavera, ma รจ rimasto arcivescovo emerito della sede metropolitana di Perugia – Cittร della Pieve, che ha guidato dal 2009 al 2022. Nato in Toscana ma umbro dโadozione, dal 2017 al 2022 รจ stato anche presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Abbiamo avuto la possibilitร di fargli alcune domande su Perugia e sullโUmbria, ma anche sulla situazione mondiale e su aspetti della sua vita privata come il recente pensionamento: ยซFarรฒ il sacerdote a tempo pieno, con la stessa passione di prima ma con minori impegni. Se ce ne sarร lโopportunitร , darรฒ il mio contributo per valorizzare il patrimonio culturale e religioso del territorioยป.
Eminenza, come sono cambiate Perugia e lโUmbria in questi tredici anni in cui รจ stato vescovo dellโarcidiocesi di Perugia-Cittร della Pieve?
In tredici anni sono cambiate molte cose sia a Perugia sia in Umbria. Del resto รจ profondamente mutata la societร nella sua interezza. Il passaggio dโepoca a cui ha fatto spesso riferimento Papa Francesco รจ una questione reale, concreta e visibile. Nei nostri territori cโรจ stato un profondo cambiamento generazionale, sociale e anche politico. Sono cambiati i protagonisti della vita pubblica ed รจ mutato lโorizzonte culturale, tuttavia รจ rimasto intatto il cuore verde e spirituale di questa regione: i paesaggi e i borghi sono rimasti gli stessi, non hanno perso le loro peculiaritร storiche e sono indubbiamente tra i piรน belli dโItalia; i luoghi sacri piรน famosi, ma anche quelli meno noti, continuano inoltre a essere frequentati, non solo dal turismo religioso, ma da molti fedeli che si abbeverano alla sorgente della fede che qui in Umbria sgorga ormai incessantemente da secoli.
รdiventato cittadino onorario di Perugia: si sente ora un poโ perugino? Le ha fatto piacere questo riconoscimento?
Mi ha fatto molto piacere questo riconoscimento perchรฉ significa che forse ho lasciato non solo qualcosa di buono, ma anche qualcosa di mio in questa cittร . Le parole delle autoritร civili, a partire da quelle del sindaco, mi hanno veramente commosso e fatto sentire parte di una storia cittadina antica e prestigiosa. ร proprio vero, come diceva La Pira, che le cittร hanno unโanima. E adesso anchโio mi sento compartecipe di questโanima.
Cโรจ qualcosa che vorrebbe dire ai perugini che ancora non ha detto loro o che non โpotevaโ dire per il ruolo che ricopriva?
Non ho nascosto assolutamente nulla al mio popolo. Piuttosto, ai perugini vorrei aggiungere: siate sempre voi stessi coltivando con premura e amore la nostra cittร . Siate accoglienti perchรฉ ogni giorno che passa crescono nelle persone le lacrime da asciugare e le piaghe da fasciare. I primi difensori della cittร sono infatti gli stessi abitanti che la vivono quotidianamente investendo energie, risorse e idee. In questi anni ho visto alcuni borghi della cittร risorgere in modo eccezionale. Questa mi sembra la strada per il presente e per il futuro.
Stiamo vivendo, e abbiamo vissuto, anni molto difficili: pandemia, guerra e ora lโombra della carestia. Il ruolo della Chiesa e i numerosi appelli del Papa quanto sono importanti? Si potrebbe fare qualcosa di piรน?ย
Il Papa e tutta la Chiesa si stanno impegnando alacremente per far cessare il terribile conflitto in Ucraina, cercando di dar vita a un negoziato, portando aiuti materiali dove รจ necessario e assistendo migliaia di rifugiati. Parlo della guerra in Ucraina perchรฉ รจ quella piรน vicina a noi, ma la Chiesa cattolica รจ presente, non da ora, in tutte le zone di crisi del mondo. Lo stesso impegno รจ stato profuso inoltre durante la pandemia, cercando di aiutare in ogni circostanza gli ammalati, le persone sole, le famiglie e gli anziani. Tutti i canali a nostra disposizione โ diplomatici, sociali e spirituali โ sono sempre aperti per prendersi cura dellโuomo ferito. Tuttavia, da sempre, lo sforzo piรน importante della Chiesa non รจ propriamente visibile ma รจ sicuramente quotidiano, costante e incessante: ed รจ la preghiera. Dโaltronde come diceva La Pira, la preghiera รจ la forza motrice della storia.
Ha vissuto la pericolositร del Covid in prima persona: un poโ questa esperienza lโha cambiato?
ร stata unโesperienza, al tempo stesso, durissima e preziosissima. Sono stato a un passo dalla morte e ho sentito la vita che mi stava abbandonando. In quei momenti ho sperimentato lโabbandono nelle braccia di Dio. Un abbandono totale e pieno di speranza. Sul letto della terapia intensiva inoltre ho sperimentato la sofferenza della malattia ma anche lโamore dei medici e degli infermieri che si sono presi cura di me. Sono stati per me una sorta di angeli in camice bianco che vivevano il loro lavoro come una missione. Li porterรฒ sempre nel mio cuore. E condividere le sofferenze del Covid nellโOspedale della Misericordia, accanto alla mia gente, รจ stata per me una grazia di Dio.
Il Cardinale con i bambini di una scuola perugina
Nella sua nuova residenza nel palazzo vescovile di Cittร della Pieve porterร la sua grande biblioteca: cโรจ un volume al quale รจ piรน affezionato?
Ci sono molti volumi a cui sono legato, a partire da quelli della mia formazione. Penso per esempio ai libri di Maritain e Mounier, molti dei quali in lingua francese, che hanno caratterizzato la mia gioventรน. Ai tantissimi libri di e su Giorgio La Pira, da cui ho spesso tratto ispirazione e che ho citato molte volte nei miei interventi pubblici. Oppure a quelli di don Mazzolari e di don Milani. Inoltre sono anni che sul mio tavolo ci sono diverse edizioni della Divina Commedia, mi esercito nellโimparare a memoria le terzine piรน significative. Ci sono perรฒ anche alcuni volumi piรน personali che contengono una dedica e che mi ricordano una parte importante della mia vita. Penso per esempio al libro di Giuliano Agresti, Vita nuova di San Francesco del 1978. Un libro bellissimo di una persona che, non solo รจ stata Rettore del Seminario di Firenze e poi vescovo di Spoleto, Norcia e Lucca, ma anche segnato la mia vita come uomo e come sacerdote.
In molti se lo chiederanno: cosa fa un cardinale in pensione?
Farรฒ il sacerdote a tempo pieno, con la stessa passione di prima ma con minor impegni. Laddove ci sarร bisogno del mio aiuto, compatibilmente con la mia salute, io ci sarรฒ. E magari, se ce ne sarร lโopportunitร , darรฒ il mio contributo per valorizzare il patrimonio culturale e religioso del territorio.
A Cittร della Pieve รจ di casa anche il premier Mario Draghi, magari vi incontrerete per la cittร โฆ
E sarร lโoccasione per confrontarci su tanti problemi vitali…
Filippo Silvestri รจ considerato uno dei padri fondatori dellโentomologia italiana, ossia di quel ramo della zoologia che si occupa dello studio degli insetti.
Filippo Silvestri nacque a Bevagna il 22 giugno 1873 da Giuseppe e da Rosa Palmieri. Laureatosi a Palermo nel 1896, vi rimase fino al 1898, anno in cui venne nominato assistente presso il laboratorio di anatomia comparata allโUniversitร di Roma, sotto la guida di Giovanni Battista Grassi. Nello stesso anno decise di recarsi a Buenos Aires dove ebbe lโopportunitร di ricoprire la carica di capo della sezione zoologica del Museo nazionale di Buenos Aires e, lโanno seguente, quella di capo dei lavori pratici di istologia presso la locale Universitร .
Filippo Silvestri
A Buenos Aires, durante una spedizione organizzata dal ministero dellโAgricoltura, ebbe modo di studiare la possibile acclimatazione di alcune specie di pesci del lago Argentino e del rio Santa Cruz. Dopo la parentesi argentina, compรฌ moltissimi viaggi per scopi scientifici fino a quando, nel 1900, rientrรฒ in Italia e riprese a lavorare nel laboratorio diretto da Grassi e, in seguito, in quello di zoologia generale e agraria della Scuola superiore dโagricoltura in Portici.
Ottenuta lโabilitazione per la libera docenza in anatomia comparata, divenne docente di zoologia generale e agraria nella Scuola di Portici fino a quando, fra il 1920 e il 1930, fu anche direttore della Scuola superiore, che grazie a lui ottenne un prestigio internazionale. Si deve a lui la ricchissima raccolta di insetti dell’istituto, tuttora fra le piรน importanti al mondo, composta da circa duemila specie che egli stesso ebbe modo di raccogliere in oltre 50 anni di attivitร .
Silvestri fu principalmente uno specialista nello studio degli Artropodi, in particolare delle classi dei miriapodi e degli insetti. Scrisse moltissimi saggi dove riportรฒ le sue scoperte, frutto di una accurata e continua osservazione. Grazie a lui รจ stato possibile aggiungere importanti novitร e precisazioni speciografiche non trascurando altri settori della zoologia come gli aracnidi, i pesci, i rettili e gli uccelli.
Piazza dedicata a Filippo Silvestri a Bevagna
Fin dallโinizio della sua carriera di ricercatore, portรฒ avanti una serie di studi volti a indagare la biologia degli insetti, con lโobiettivo di mettere a punto metodi per la lotta contro le patologie vegetali, come il problema della mosca olearia. A partire dal 1890, il ministero dellโAgricoltura lo dotรฒ di un laboratorio di entomologia agraria, per classificare e studiare quegli animali, soprattutto insetti, in grado di avere un impatto (nocivo o vantaggioso) sullโagricoltura e sullโindustria manifatturiera. Grazie a lui il vecchio laboratorio di zoologia generale divenne un vero e proprio Museo entomologico, ancora in attivitร . Delle sue tantissime pubblicazioni, citiamo solo quella che รจ considerata la sintesi finale delle sue molteplici ricerche, purtroppo a causa della guerra da lui non completata: Compendio di entomologia applicata.
Silvestri fu membro di numerosissime accademie italiane e ricevette molti premi internazionali di assoluto prestigio, segno della grande importanza della sua enorme attivitร . Si spense nella sua Bevagna il 1ยฐ giugno del 1949. A lui รจ dedicata la piazza della cittร .
Da vari anni ormai si sente parlare, sempre piรน spesso, di questo metodo di cottura โinnovativoโ che mantiene intatte tutte le qualitร degli alimenti, addirittura esaltandole.
Se รจ perรฒ vero che la cottura a bassa temperatura (abbreviata in CBT oppure resa con lโespressione francese sous vide, che piรน in generale definisce la cucina sottovuoto) rappresenta una nuova tendenza che riscuote particolare successo nellโambito dellโalta ristorazione, รจ anche vero che essa ha una storia piรน lunga alle spalle, che trova riscontro sia nella scienza sia nella buonissima riuscita dei piatti, apprezzati ampiamente anche da chi utilizza questo metodo per cucinare a casa. Vediamo quindi quali sono i vantaggi della cottura a bassa temperatura e come si cucina sottovuoto, insieme a consigli e suggerimenti su quali ingredienti scegliere e come conservare i cibi cotti a bassa temperatura.
Il metodo della cottura a bassa temperatura sottovuoto
La cottura a bassa temperatura non รจ soltanto una moda del momento. I primi esperimenti culinari risalgono addirittura al 1799, e rientrano in realtร nellโambito scientifico. Fu infatti il Conte Rumford, uno scienziato americano, a spiegare per per primo in un trattato i vantaggi della cottura della carne a bassa temperatura. Il successo della CBT รจ perรฒ piรน recente e risale agli anni Duemila, dopo una tiepida diffusione che si protraeva dagli anni Settanta.
Oggi la cottura a bassa temperatura รจ una tecnica nota e rodata, che abbina la cucina sottovuoto, con speciali sacchetti, a una cottura lenta a bagnomaria, a una temperatura fissa e costante dellโacqua che puรฒ variare, a seconda dei cibi e dei tempi, dai 45ยฐC ai 90ยฐC.
Lo chef Alessio Berionni
I vantaggi
Al di lร del successo che riscuote la cucina sottovuoto, vediamo perchรฉ la cottura a bassa temperatura si sta diffondendo non solo tra i ristoranti stellati, ma anche in una fetta sempre piรน ampia della ristorazione, e persino nella cucina amatoriale di ambito casalingo. La cottura sottovuoto a bassa temperatura permette infatti di ottenere cibi piรน gustosi, piรน ricchi di nutrienti, dalla consistenza estremamente tenera (nel caso delle carni) e dallโaspetto vivo e brillante. La CBT infatti:
mantiene intatte le proprietร nutritive degli alimenti perchรฉ il cibo resta isolato dallโacqua di cottura, impedendo la dispersione delle sostanze, vitamine o sali minerali. Inoltre la bassa temperatura non altera in alcun modo i nutrienti.
Sempre per lo stesso motivo, il cibo conserva tutto il suo sapore. Non solo: i condimenti inseriti nel sacchetto di cottura riescono a penetrare a fondo nellโalimento.
La cottura risulta uniforme dentro e fuori, perchรฉ il cibo non viene a diretto contatto con il calore, mentre la temperatura resta costante e per lungo tempo.
Le carni cotte a bassa temperatura risultano piรน tenere, perchรฉ cuociono nei loro stessi succhi, che non si disperdono.
I cibi risultano piรน naturali, con colori inalterati e brillanti. Il sottovuoto blocca infatti il processo di ossidazione che altera pigmenti e sapori.
Come si cucina a bassa temperatura?
La procedura per cuocere sottovuoto a bassa temperatura รจ molto semplice, e va dalla preparazione del sottovuoto, alla cottura a bagnomaria con roner, alla finitura del piatto. Nel dettaglio: preparate anzitutto la busta, mettendo dentro il sacchetto per il sottovuoto gli ingredienti e i loro condimenti. Cercate di creare un pacchetto di spessore uniforme, cosicchรฉ i tempi di cottura si mantengano uguali in ogni parte del pacchetto. Sigillate quindi la busta cosรฌ come previsto dalla vostra macchina per il sottovuoto ed eliminate lโaria.
Impostate il roner alla temperatura scelta e scaldate lโacqua per la cottura, quindi immergetevi dentro il sacchetto. Scegliete una pentola per lโacqua abbastanza capiente in modo che il liquido ricopra interamente la busta; inoltre vi consigliamo di optare per una pentola che trattenga bene il calore, onde evitare dispersioni termiche. La temperatura da impostare varia in base al cibo scelto, cosรฌ come i tempi di cottura variano a seconda della temperatura impostata e del tipo di alimento in questione. Vedremo dopo qualche combinazione di tempi e temperature in base alla ricetta.
Trascorso il tempo di cottura, che puรฒ variare da pochi minuti a 24 ore, uscite la busta e bloccate la cottura immergendola dentro lโacqua e ghiaccio. Nei ristoranti si usa lโabbattitore professionale. A questo punto potete decidere se stoccare il cibo in frigo o nel congelatore lasciando intatto il sacchetto, oppure finirlo in padella o in forno per creare la crosticina esterna che la cottura a bassa temperatura chiaramente non permette.
Ingredienti e tempi di cottura
I tempi di cottura della cucina sottovuoto CBT sono relativamente lunghi, perchรฉ โ come ovvio โ le temperature sono molto basse. Per questo motivo nella ristorazione professionale si usa preparare in anticipo il prodotto, sfruttando magari i tempi morti della notte; prodotto che poi va comunque finito in padella o in forno. In ogni caso, temperatura e tempo di cottura dipendono molto dal cibo e dalla sua pezzatura: gli asparagi per esempio possono andare a 80ยฐC per 20 minuti, cosรฌ come il pesce richiede meno della carne, bastando per il baccalร giusto 15 minuti con una temperatura di 55ยฐC.
ร tuttavia la carne a beneficiare piรน di ogni altro alimento della cottura sottovuoto a bassa temperatura, perchรฉ cuoce lentamente con i propri succhi, risultando alla fine estremamente morbida e saporita. I tempi perรฒ si allungano notevolmente, a seconda della pezzatura e del tipo di carne, cosรฌ se per un petto di pollo possono bastare 78ยฐ C a 70ยฐC, per una coppa di suino alla stessa temperatura si rende necessario un intero giorno. Una ricetta a bassa temperatura che vi consiglio e sicuramente di provare, per la semplicitร e la sorpresa del risultato, รจ quella dellโuovo in camicia a 63ยฐC, che cuoce per ben 75 minuti.
ยซVolevo convincervi che dovete imparare a far sรฌ che ogni azione abbia valore, perchรฉ resterete qui per poco tempo: troppo poco, infatti, per essere testimoni di tutte le meraviglie di questo mondoยป (Don Juan).ย
โWho is Zieger?โรจ il titolo della mostra antologica dedicata allโartista Bruno Zieger, inaugurata lo scorso 27 maggio nelle sale settecentesche di Palazzo Facchinetti a Cittร di Castello, che rimarrร allestita fino al 2 luglio. Lโesposizione, curata da Lorenzo Fiorucci, รจ lโoccasione per ripercorrerne la storia biografica e artistica – a dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel dicembre 2012 – che troverร compimento nella presentazione del catalogo, a ottobre del 2023. Lโevento, patrocinato dal Comune di Cittร di Castello e in collaborazione con lโAssociazione Caratteri dal 1799 ODV, รจ stato promosso dalla moglie Brunella Tacchini con il supporto di amici e il significativo contributo del comitato artistico costituito da Luca Baldelli, Jos Hachmang, Andrea Lensi, Fabio Mariacci, Elio Mariucci, Alvaro Tacchini e Giampaolo Tomassetti.
Bruno Zieger, Who is Zieger?, installation view, Palazzo Facchinetti, Cittร di Castello. Ph. Enrico Milanesi
Il percorso espositivo si articola in otto sezioni tematiche, nelle quali gli stili e i linguaggi espressivi si alternano in scultura, pittura, collage e installazione facendo emergere la costante, ansiosa e giocosa ricerca dโidentitร dellโeclettico artista. Lโindagine prende avvio dalle vicende biografiche di Zieger, nato nel 1950 a Maracaibo in Venezuela, dal padre Antonio originario di Trento e la madre Eva Parn, estone. La famiglia, perรฒ, a causa del lavoro del padre si trasferisce prima a Curaรงao, nelle Antille Olandesi, poi a Bangkok, in Thailandia e nel 1963 Bruno, allโetร di tredici anni, viene mandato a Montreux, per frequentare un collegio inglese. Incoraggiato dal suo docente George Williams, prosegue poi gli studi artistici presso la Depauw University di Greencastle, in Indiana, e dal 1972 si trasferisce a Cittร di Castello, dove i genitori avevano acquistato un rudere, in localitร Spazzavento, e qui si stabilisce fino al 2012, anno della sua prematura scomparsa. Nella prima sala, Ouverture, lโopera video di Fabio Galeotti Who is Zieger? apre la mostra insieme ai documenti dโarchivio e alle opere di piccolo formato, fra le quali Tautologia (1978); proseguendo, in Balance sono presentate le primissime pitture astratto-geometriche di metร anni โ70, gli studi sulla luce e le sculture di profili in ferro. A seguire Me, myself and I, con opere nelle quali il tema dellโautoritratto รจ indagato con disciplina e forza, insieme a un alfabeto di segni primitivi e ricorrenti. La sala centrale, The last dream, ci conduce in una dimensione onirica dove sono evidenti le influenze Dada – Duchamp, Man Ray e Schwitters – neoplastiche e costruttiviste arrivando a immaginari metafisici e surrealisti che proseguono nelle tre sale successive: Antichair, Unfathomable Mystery e Dialogues and conversations. A chiudere la mostra lโinstallazione The Good Shepherd, realizzata nel 2009 per la bipersonale olandese Incontro, nella quale espose con lโamico e artista Jos Hachmang.
Bruno Zieger, Senza Titolo, 2004. Ph. Enrico Milanesi
Bruno Zieger difficilmente puรฒ essere collocato in un movimento o in uno stile e il suo costruttivismo ludico, come lo definisce Giuliano Serafini, risente di suggestioni sedimentate; entrare nelle sue opere induce ad abitare, anche fisicamente, una geografia intima nella quale la stagione dellโinfanzia รจ un tempo per interrogarsi sullโidentitร , il desiderio e lโassenza, poichรฉ forse, dopotutto, la mancanza รจ ciรฒ che spinge a cercare. Tornare a leggere oggi il lavoro di Zieger, in una prima retrospettiva antologica, รจ un passaggio fondamentale per documentare un periodo aureo a Cittร di Castello; fondamentale il suo contributo come artista e come membro di associazioni artistiche, in particolare Mani dโOpera, di cui fu fondatore e promotore, il Teatro dei 90 e Politheater. La straordinaria partecipazione della cittadinanza durante lโinaugurazione e nelle prime settimane di apertura ha confermato lโurgenza e il desiderio di riscoprire un artista poliedrico, complesso, apolide ma tifernate dโadozione.ย
โWho is Zieger?โ a cura di Lorenzo Fiorucci 27/05/2023 – 02/07/2023 giovedรฌ-domenica 10:00-13:00 / 17:00-20:00 Palazzo Facchinetti, Corso Vittorio Emanuele, 2, Cittร di Castelloย
ยซUn mio sogno รจ quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non รจ uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinandoยป.
Francesca Cesarini ha 16 anni, vive a Magione (Perugia) ed รจ una stella dello sport paralimpico. Ha conquistato – volteggiando con la poledance, una performance art che di danza e ginnastica con una pertica – il primo premio al World Pole and Aerial Championship 2022 ed รจ anche salita sul podio piรน alto della federazione Posa Pole Sports & Arts World Federation.
Francy, come la chiama la mamma Valeria, รจ nata senza gli avambracci e una gamba e ha scelto questa disciplina un poโ per caso โ forse a causa di un sogno โ nemmeno lei lo sa con certezza. Quello che sa invece, รจ che รจ un animale da palcoscenico. ยซMe lo dicono tutti!ยป.
Lo ha dimostrato anche durante le riprese del docufilm Come una piuma (in uscita prossimamente), per la regia di Daniele Suraci e promosso dallโassociazione perugina MenteGlocale, che racconta la sua storia sportiva e personale. E in qualche modo anche durante la nostra chiacchierata dove, senza nessun tipo di timidezza adolescenziale, ha risposto alle mie domande con molta schiettezza. Oltrechรฉ in palestra si allena con il palo piantato in salotto e questo la fa sentire libera. ยซQuando volteggio posso essere chi voglio!ยป.
L’atleta Francesca Cesarini
Francesca, come mai a 11 anni hai scelto questa disciplina?
Non mi ricordo di preciso. Ricordo solamente che un giorno sono andata dalla mamma e le ho detto: ยซMamma, voglio fare la pole danceยป. Forse lโho visto sui social, forse me lo sono sognato, perรฒ sta di fatto che da quel giorno โ dopo aver trovato una palestra – ho iniziato questa disciplina.
Quante ore ti alleni?
Tre volte alla settimana per circa unโora e mezza.
Facci capire cosa di prova a volteggiare in ariaโฆ
Un poโ dโansia cโรจ per il rischio di cadere, ma quando sono in alto sul palco posso fare ciรฒ che voglio. Mi fa sentire libera. ร una sensazione che provo ancora, anche dopo tanto tempo. ร sempre bello!
Cosa consiglieresti a una giovane che vuole iniziare la pole dance?
Prima cosa le consiglierei di fare una prova e di continuare a provarci anche se da subito non la coinvolge, perchรฉ comunque รจ un sport molto bello.
Segui una dieta particolare?
No. Io mangio tutto. Non faccio nessuna dieta (ride).
Hai mai pensato di dire “basta, smetto”?
ร successo a luglio 2022. Ho dovuto cambiare allenatrice, per questo ho rischiato di non poter partecipare al Mondiale. Per due settimane ho detto: ยซBasta, non continuo!ยป. Poi mia mamma si รจ messa alla ricerca di altre scuole di pole: abbiamo conosciuto Giulia Lupattelli, insegnante di pole alla Movโit di Perugia e alla scuola Altrove danza di Magione, la quale mi ha messo in contatto con lโattuale allenatrice di Firenze, Iliana Ciccarello. Quindi mi divido con gli allenamenti tra Magione (con Giulia) e Firenze (con Iliana).
Chi รจ Francesca quando รจ fuori dalla palestra?
Mi piace tanto stare con i miei amici, uscire con loro il sabato sera e andare a ballare. Spesso ci organizziamo e si va in centro, al cinema o in qualche centro commerciale. Dโestate invece il posto che piรน frequentiamo รจ il lago Trasimeno. Amo molto anche ascoltare la musica.
Che musica ascolti?
Musica americana di qualsiasi genere. Adoro anche guardare film e serie tv. Ne vedo tantissime.
Quali sono le ultime serie che hai visto?
Con mia mamma sto guardando Greyโs Anatomy, poi guarderemo Stazione 19. Da poco ho terminato Mercoledรฌ e The Vampire Diaries.
Ho letto che sei appassionata di Harry Potter: si sta parlando della realizzazione di una serie tv, che ne pensi?
Sarร bellissimo avere una serie su Harry Potter, perรฒ gli attori non saranno quelli dei film, quindi non so se sarร bella lo stesso!
Durante le riprese di “Come una piuma”
Quali sono i tuoi prossimi impegni sportivi?
ย Le prossime gare saranno alla fine dellโanno. Per ora mi alleno soltanto.
Giร sai cosa vorrai fare da grande? Qual รจ il tuo sogno?
Vorrei continuare a esibirmi con la pole dance. Mi piacerebbe anche lavorare in ambito medico: sto studiando Biotecnologie sanitarie allโITAS Giordano Bruno e il mondo della medicina mi affascina molto. Fare il medico sarebbe bellissimoโฆ ancora perรฒ non ho pensato la specializzazione. Ho tempo! Un altro sogno รจ quello di partecipare alle Olimpiadi con la pole dance. Ancora non รจ uno sport olimpico, ma ci stiamo piano piano avvicinando; si spera di farlo rientrare giร nelle prossime Olimpiadi. Sarebbe fichissimo!
Oramai la pole dance รจ diventata anche molto di modaโฆ
Sรฌ. Negli ultimi anni รจ cresciuta tantissimo, questo si vede anche durante le gare dove partecipano molti piรน atleti.
In autunno uscirร il docufilm โCome una piumaโ con la regia di Daniele Suracie promosso dallโassociazione perugina MenteGlocale, che si occupa dal 2001 di progetti di comunicazione sociale. Come sono andate le riprese?
Mi sono divertita tantissimo, anche a girare con i miei amici che sono presenti in alcune scene. Stare davanti alla telecamera mi piace, mi hanno detto che sono un animale da palcoscenico. Non provo mai ansia. Anche alle gare sono un poโ agitata qualche minuto prima di salire sul palco, poi quando sono lรฌ divento tranquilla e faccio la mia esibizione.
Hai qualche piccolo rito scaramantico?
Faccio un saltello e un passo quando chiamano il mio nome prima dellโesibizione. Tutto qui.
La Pasqua รจ alle porte e tutti si accingono a mangiare uova di cioccolato: al latte, fondente o bianco poco importa. Ma conoscete tutte le sue caratteristiche e la sua storia?
Se ti chiedessi di nominare – a bruciapelo – un prodotto dolce, sono convinto che mi risponderesti: ยซIl cioccolatoยป o comunque un preparato che lo contenga. Sarei curioso di sapere qual รจ stato il tuo primo pensiero: scrivimelo se ti va! Ma il cioccolato possiamo ironicamente definirlo come la risposta corretta a tutte le domande. Lo affermiamo noi oggi, ma in realtร i primi a pensarlo furono i Maya e gli Aztechi che, oltre 3.000 anni fa, cominciarono con la coltivazione della pianta del cacao da cui poi si รจ arrivati alla produzione del cioccolato. Le piรน celebri leggende associano il cioccolato alla dea della fertilitร , al punto che veniva offerto in tributo, insieme allโincenso, alle divinitร della loro religione.
Lo chef Alessio Berionni
Secondo una leggenda azteca, la pianta del cacao fu donata dal dio Quetzalcoatl agli esseri umani per alleviare la fatica. Sappiamo ora che le fave di cacao contengono in effetti alcaloidi coma la teobromina e anche delle proprietร energizzanti. In quantitร minore, caffeina. Elevato, inoltre, il suo potere antiossidante, a cui vengono attribuite anche virtรน antidepressive, grazie alla presenza di serotonina, sostanza coinvolta nella regolazione dellโumore. Ricco di vitamine e minerali, il cacao contiene inoltre flavonoidi che influiscono sui livelli di colesterolo e arreca benefici anche per la salute cardiovascolare. Di contro, รจ sconsigliato nelle persone soggette a ipertensione e nervosismo, nonchรฉ ai bambini al di sotto dei tre anni. I preziosi semi arrivarono in Europa dopo il quarto viaggio di Cristoforo Colombo, ma รจ solo dalla prima metร del Cinquecento che Hernรกn Cortรฉs, il conquistatore del Messico, iniziรฒ una vera e propria importazione di questa nuova merce nel vecchio continente. Da quel momento, la bevanda, allora consumata con aggiunta di zucchero, anice, cannella e vaniglia, ebbe lo strepitoso, esponenziale successo che tuttora detiene.
Nel Seicento il cacao inizia a essere prodotto anche in Italia, soprattutto a Firenze e a Venezia, ed รจ grazie alla scuola torinese che nel 1819 Francois-Luis Cailler fonderร la prima fabbrica svizzera di cioccolato. Successivamente, nei primi anni del Novecento, il genovese Bozelli metterร a punto una macchina per raffinare la pasta di cacao, mentre lโolandese van Houten sโingegnerร a trovare il modo di separare il burro di cacao. Nel 1865, a Torino, Caffarel, mescolando cacao e nocciole, avvierร la produzione di cioccolato gianduia, mentre una decina di anni dopo lo svizzero Daniel Peter inventerร il cioccolato al latte. La prima produzione di cioccolato fondente, avviata a Berna nel 1879, si deve invece a Rodolphe Lindt, mentre a Frank Mars lโinvenzione della prima barretta al cioccolato, apparsa a Chicago nel 1923.
Il cioccolato รจ, nella sua forma originaria nonchรฉ attuale, il cioccolato fondente, un preparato di polvere di cacao, burro di cacao, vaniglia e zucchero. Per ottenere cioccolato al latte, agli stessi ingredienti si aggiunge del latte (o in polvere o condensato) mentre, per il cioccolato bianco, si integra egualmente il latte, ma non si impiega la polvere di cacao.
Fondente, al latte e bianco
Adesso, invece, spostiamoci sulle tipologie di cioccolato e lโimpiego consigliato in funzione della preparazione. Regola sempre valida in cucina รจ: al di lร dello specifico tipo, acquistare materie prime di qualitร รจ la base per un grande risultato. Il cioccolato, come ingrediente principale per altre preparazioni, puรฒ essere usato nelle sue tre grandi categorie: fondente, latte, bianco.
Sono amante di quello fondente 98% e lo uso per uno dei miei cavalli di battaglia, una mousse al cioccolato fondete, affumicato e accompagnato da un caramello salato croccante.