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Cannara, una storia complessa e ricca di fascino

Lì c’era il lago Umbro, poi si ritirò, venne la palude e poi due fiumi con le canne.

I primi a insediarsi furono gli Etruschi seguiti dai Romani, poi dai barbari, i perugini e i papalini. Dopo tutto questo via vai è arrivata anche l’Italia. La storia di Cannara comincia in collina nella zona di Collemancio. Gli Etruschi si allargarono verso la valle Umbra, dove c’era il lago, e trovarono che la collina fosse un buon sito per costruire una città mentre cercavano di sfruttare tutto il terreno coltivabile. Ma, si sa, niente è per sempre. Il lago Umbro non si prosciugò del tutto e lasciò la palude, due fiumi e tante canne.

 

Sito archeologico Urvinum Hortense. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Dopo gli Etruschi arrivano i Romani. A loro il sito piacque perché era buono per il commercio, Ampliarono la città, le dettero il nome di Urvinum Hortense e, efficienti come sempre, iniziarono la bonifica della palude. Le merci che transitavano lungo la via principale dovevano essere tante perché, a Urvinum fu dato il titolo di Municipium. Così divenne città e le città offrono molti divertimenti. I Romani non si sono mai tirati indietro quando c’era da divertirsi così costruirono prima il tempio, poi il teatro, l’anfiteatro, le terme, le botteghe e le domus. Una delle domus aveva addirittura le terme personali e aveva abbellito la villa con un mosaico di 65 mq con scene nilotiche. L’eleganza e la dimensione del mosaico fanno chiaramente capire che si trattava di una famiglia ricca e che il proprietario era stato in Africa. Urvinum doveva essere un luogo importante perché ne parla Plinio il Vecchio nel suo libro Naturalis Historiae. La scoperta del sito di Urvinum Hortense ha lasciato un dilemma non ancora risolto: i Romani erano abili ingegneri e sapevano trattare le acque, ma gli archeologi si chiedono come hanno fatto a convogliare così tanta acqua fino a 500 metri di altezza? Prima o poi lo scopriranno.

 

Maniero di Collemancio. Foto di Enrico Mezzasoma

La nascita di Cannara

I secoli passarono, nel V secolo venne costruita una basilica paleocristiana, i Romani non erano più potenti, i commerci si fermarono, Urvinum Hortense decadde: il bosco lo ricoprì e se ne persero le tracce fino al 1932 quando gli archeologi lo hanno riportato in luce. Purtroppo al momento non è visitabile. Intanto, a poche centinaia di metri aveva cominciato a svilupparsi il borgo di Collemancio. Dura la vita di Collemancio. I barbari, poi la guerra gotica, poi la rivalità tra Assisi e Perugia e infine il papato. Devastazioni e rovine non sono mancate. Ma in mezzo a tante vicende tragiche, tra il fiume Topino e un rio, nacque un nuovo insediamento che prese il nome dalle canne di palude: lo chiamarono Cannara.
In quei tempi cupi e pericolosi nacque come castrum, con mura perimetrali robuste una casa gentilizia e tante chiese. L’abbondanza di chiese in un luogo così piccolo è sorprendente. Ci sono più chiese che case. Forse è da attribuirsi al fatto che San Francesco era un habitué di Cannara e dormiva in un luogo oggi chiamato Il Tugurio. Pare che in quel Tugurio abbia fondato l’ordine dei frati terziari.
Piccolo borgo medievale era politicamente molto impegnato, disposto anche a cambiare posizione. Infatti, passò da guelfo a ghibellino. Cannara adesso è famosa per cose molto lontane tra loro: le cipolle Dop (in programma dal 5 al 10 settembre e dal 12 al 17 settembre), le lavande di primavera e il nuovo museo.

 

Mosaico di Urvinum

Il museo

Nel nostro Paese, dove possibile, si ricicla tutto, infatti il museo è allestito all’interno del monastero benedettino, ma non ha niente della cupezza di un monastero perché prende tanta luce ed è luminoso e ben organizzato. Nelle teche si possono vedere molti reperti provenienti da Urvinum: arnesi da lavoro, monete, lanterne, pesi, monili e reperti fittili. Ci sono anche molte steli funebri di varie epoche, prima e dopo Cristo. Il pezzo forte, comunque, è il mosaico di Urvinum grande come un appartamento di 65mq e lo si può vedere bene solo dal primo piano. Le tessere delineano ippopotami, aironi, serpenti e pigmei che sono anche ritratti in una scena tra il comico e il canzonatorio: i pigmei urinano verso gli ippopotami. In Italia ogni luogo, anche se piccolo, ha dietro di sé una storia affascinante millenaria e piena di sorprese e Cannara non è da meno.

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Renata Covi

Figlia del profondo nord, cresciuta a Roma, sposata con un meridionale. Laureata in Farmacia e in Scienze biologiche, ha lavorato a Parigi e in Inghilterra. Adora la storia, in particolare la storia della farmacia. Da quando ha raggiunto la pensione, scrive e gioca a golf.